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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 223 di martedì 6 maggio 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,35.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baretta, Bindi, Bonifazi, Michele Bordo, Capezzone, Carbone, Epifani, Ferranti, Ferrara, Gasbarra, Ginefra, La Russa, Meta, Mogherini, Pannarale, Portas, Rigoni, Sisto, Tofalo, Villecco Calipari e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione sulle linee generali delle mozioni Iori ed altri n. 1-00427, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00446, Silvia Giordano ed altri n. 1-00447 e Brambilla ed altri n. 1-00448 concernenti iniziative per il contrasto alla violenza nei confronti dei minori, con particolare riferimento all'adescamento e all'abuso sessuale commessi tramite Internet (ore 10,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Iori ed altri n. 1-00427, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00446, Silvia Giordano ed altri n. 1-00447 e Brambilla ed altri n. 1-00448 concernenti iniziative per il contrasto alla violenza nei confronti dei minori, con particolare riferimento all'adescamento e all'abuso sessuale commessi tramite Internet (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che sono state testé presentate le mozione Rondini ed altri n. 1-00449 e Nicchi ed altri n. 1-00450 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Iori, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00427. Ne ha facoltà.

  VANNA IORI. Signor Presidente, ieri si celebrava la quarta giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, istituita nel 2009. Il 23 ottobre 2012 è Pag. 2entrata in vigore la legge n. 172, di ratifica della Convenzione di Lanzarote, primo strumento giuridico internazionale vincolante per i Paesi firmatari per la protezione dall'abuso e dallo sfruttamento sessuale minorile. Ma il problema della pedofilia e della pedopornografia continua ad aumentare. La diffusione di questo complesso fenomeno nelle sue reali e molteplici manifestazioni è ancora in gran parte sconosciuto, perché manca un monitoraggio istituzionalizzato, strutturato e omogeneo. La conoscenza è invece il primo passo che rende possibile agire nella prevenzione, nell'aiuto alle vittime e nella punizione dei colpevoli di questo dramma silenzioso. Le fonti principali (Terre des Hommes, Cismai, Telefono Azzurro, Save The Children, Meter, Ecpat) indicano chiaramente che l'abuso sessuale infantile è un comportamento numericamente significativo purtroppo diffuso in tutti i contesti trasversalmente alle classi sociali, all'età e alla cultura. Le vittime sono al 90 per cento italiane e prevalentemente di sesso femminile (nel 68 per cento). Ma soprattutto, i dati conosciuti ci dicono che l'abuso avviene prevalentemente in famiglia: nel 90 per cento dei casi, secondo il Censis e anche secondo il rapporto pubblicato da Telefono Azzurro nel marzo 2014. In particolare, al primo posto troviamo i padri (il 30 per cento), poi nonni, nuovi coniugi o conviventi, madri e altri parenti; dunque solo l'11 per cento circa riguarda persone estranee, ma anche in questo caso si tratta di adulti sempre vicini alla famiglia e quindi conosciuti dai minori. Tra essi troviamo infatti amici di famiglia (13 per cento), insegnanti (9 per cento), vicini di casa, figure religiose (l'1 per cento); aumentano, inoltre, le donne autrici di abusi sessuali (12,8 per cento). Ma questi dati non sono che la punta dell'iceberg, perché molti abusi sommersi non vengono mai denunciati; riguardano, infatti, adulti nei quali i bambini ripongono fiducia abbassando così le difese e trovandosi in condizioni di maggiore fragilità affettiva. E anche per questo tacciono, per paura o per vergogna di colpe non loro; sentimenti che non trovano parole per essere detti. Il pedofilo, del resto, non è un soggetto facilmente identificabile, è abile nel mimetizzarsi e nello sfruttare le situazioni che favoriscono il contatto con i bambini. E i media, che pure sono riusciti a spezzare il silenzio e l'omertà su questo tema a lungo occultato, lo hanno però affrontato spesso in maniera sensazionalistica, alimentando un diffuso allarme generico e una percezione distorta. È quindi urgente una chiara e corretta informazione da cui possono nascere una reale ed efficace prevenzione e protezione, a partire dai tre ambiti dove maggiore è il pericolo.
  Il dramma più diffuso e il più sommerso è, innanzitutto, l'incesto. Senza entrare qui nelle teorie psicoanalitiche, psichiatriche, psicologiche si deve comunque segnalare che questa violenza invisibile ma profonda e duratura lascia ferite che non si rimarginano mai e conseguenze psicopatologiche insanabili. Si pensi che secondo diverse ricerche gli adulti abusanti sono ex bambini abusati. La violenza sessuale infantile intrafamiliare è quella «bestia nel cuore», come la definisce Cristina Comencini nel titolo del suo romanzo – film, quella violenza che uccide il diritto alla dignità e annienta il diritto alla libertà di conservare i ricordi di infanzia anziché impiegare l'età adulta a combatterli e a cancellarli.
  Un secondo girone di violenza e dolore è legato alla crescente diffusione del cosiddetto turismo sessuale: bambine di cinque o sei anni si prostituiscono per pochi soldi con la serietà di un lavoro, espressione di disperazione, degrado economico e umano che si accompagna al turismo brutale e sfruttatore e l'Italia, secondo i dati Ecpat, è al primo posto in questa orribile graduatoria con i suoi 80 mila viaggi ogni anno. A questi viaggi si aggiungono anche la tratta di bambini e bambine per scopi sessuali, l'abuso verso i minorenni in condizione di abbandono, in primis i minori stranieri non accompagnati, il reclutamento e lo sfruttamento della prostituzione minorile.
  Il terzo allarme viene dall'adescamento tramite la rete Internet dove circolano, Pag. 3nelle centinaia di siti pedofili, scene di sesso, anche violento, con bambini e bambine. L'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pornografia minorile segnala che le vittime degli abusi on line appartengono a fasce di età sempre più basse tra i 10 e i 12 anni, ragazzi seguiti dagli adescatori nei profili web con l'obiettivo di attrarli nella propria rete. Inoltre, il cosiddetto sexting è un nuovo rischio molto diffuso e conosciuto tra gli adolescenti che facilmente possono realizzare immagini e video di se stessi e di altri e diffonderli tramite il telefono cellulare o il computer.
  Nel pedo deep web, la parte nascosta di internet dove prolifera lo scambio di materiale, ma anche intimidazioni e minacce di diffusione, si alimenta il commercio e un enorme giro di denaro. Nel 2013 Meter Onlus ha inviato 806 protocolli alla polizia postale e al Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line, monitorando 23.421 siti e 1.274 social network. Il ruolo di Internet come strumento di incontri a sfondo sessuale richiede interventi preventivi e repressivi urgenti perché contribuisce alla diffusione di quella cultura pedofila che propone di sdoganare l'abuso sui minori considerandolo un naturale orientamento sessuale.
  Già da alcuni anni viene segnalata l'esistenza di lobby legate al mondo pedofilo che diffondono una copertura culturale indicando come irrilevanti lo sfruttamento, la costrizione e la mercificazione dei minorenni a fini sessuali. Così scrive lo psichiatra Vittorino Andreoli: «ci sono potenti e ricche associazioni nel mondo e in Italia che vogliono rendere la pedofilia accettabile eticamente e socialmente. Ne fanno parte persone molto influenti, con soldi da investire per ottenere il loro scopo, che è quello di trovare giustificazione alla pedofilia spacciandola per autentico amore verso i bambini, secondo un malinteso riferimento alla mitologia e alla cultura classica». In una certa misura questa minimizzazione della violenza pedofila ha evidentemente permeato anche la nostra cultura se in occasione del Safer Internet Day dell'11 febbraio 2014 (giornata per la sensibilizzazione all'utilizzo sicuro della rete) l'associazione Save The Children ha documentato, per la prima volta, la percezione che gli adulti hanno sui rapporti intrattenuti con i minori.
  Ebbene da questa ricerca – fonte Ipsos – emerge che non solo l'81 per cento degli italiani ritiene che gli incontri sessuali tra giovani e adulti iniziati in rete siano un fenomeno diffuso, ma soprattutto è inquietante che il 38 per cento degli intervistati si dichiari favorevole alle relazioni sessuali tra adulti e minori. Accade così che mentre il Papa chiede perdono per il male commesso nella Chiesa dagli abusi dei preti pedofili a seguito delle denunce diffuse dai media dal 2007 in poi, i gruppi pedofili organizzati paradossalmente legittimino questi abusi, proponendo di riabilitare e nobilitare la pedofilia in nome di un presunto consenso, che è ben difficile immaginare come frutto di consapevolezza affettiva e di libertà decisionale in un bambino o una bambina di cinque, sei, sette anni.
  Allora, non chiamiamolo amore, questo è possesso, sfruttamento dei corpi e dei sentimenti infantili, è la tragedia di bambini e bambine trattati come oggetti, commercializzati, seviziati, umiliati e annientati. Questa è la realtà e questa mozione ribadisce il loro diritto a che si ponga fine a delle sofferenze silenziose che non hanno voce, perciò impegna il Governo innanzitutto a predisporre un sistema di raccolta dati e monitoraggio, a perseguire interventi necessari per combattere l'abuso sessuale infantile, sia con la prevenzione tramite campagne informative per sensibilizzare l'opinione pubblica e per informare i ragazzi dei pericoli che corrono e che possono incontrare nella rete, sia attivando percorsi di formazione alle persone che lavorano a contatto con i minorenni nei settori dell'istruzione, della sanità, della scuola, della protezione sociale, della giustizia, della sicurezza e della cultura, diffondendo un'adeguata conoscenza dell'abuso sessuale nonché dei mezzi per individuarlo e segnalarlo, come previsto, del resto, dall'articolo 5 della Convenzione di Lanzarote.Pag. 4
  In secondo luogo, la mozione chiede un efficace contrasto, di renderlo anzi più efficace anche tramite il potenziamento delle tecniche investigative, estendendo per esempio al reato di adescamento la possibilità di svolgere indagini sotto copertura, rafforzando quindi l'attività repressiva e diffondendo l'informazione sui luoghi dove chiedere aiuto e dove poter denunciare.
  Un terzo strumento indispensabile è la protezione e il recupero delle vittime, ovviamente nel caso in cui sia stato accertato che abbia avuto luogo un abuso sessuale è importante l'aiuto e il sostegno da parte di altri adulti, altri familiari, amici, insegnanti, figure professionali su cui poter contare, assistenti sociali, psicologi, neuropsichiatri infantili, pediatri, persone che lavorano nei servizi sociali dei comuni, delle ASL, nei consultori familiari.
  Infine è importante anche la cura e la prevenzione della recidiva di coloro che si sentono sessualmente attratti da bambini e bambine, istituendo e pubblicizzando servizi riabilitativi e terapeutici per chi ha la volontà di sottoporvisi, anche utilizzando gli strumenti economici che l'Unione europea mette a disposizione, avvalendosi delle esperienze pilota attivate con successo in alcuni Paesi come la Germania, il Regno Unito e la Danimarca, dove esistono progetti specifici proprio per i soggetti che avvertono il bisogno di accedere a questi percorsi riabilitativi e terapeutici.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 10,50)

  VANNA IORI. In conclusione, tutte queste misure possono rafforzare e diffondere una cultura che sappia dare voce ai silenzi e porre fine alle sofferenze inespresse, elevare il livello di tutela dei diritti dei più piccoli, il diritto all'ascolto, a una fiducia non tradita dagli adulti, all'educazione emotiva, a una società in cui bambine e bambini, pre-adolescenti e adolescenti diventino consapevoli che ognuno è il suo corpo-persona e che essi stessi e tutti gli altri adulti hanno il dovere di rispettarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese, che illustrerà la mozione Brambilla ed altri n. 1-00448, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, introdotta dalla legge n. 41 del 4 maggio 2009, che si è praticamente consumata nella giornata di ieri, è un'occasione importante per riflettere su questi gravi reati, più in generale sugli abusi a danno dei minori e sui mezzi necessari a contrastarli. Per questo motivo e per l'importanza del problema, Forza Italia ha presentato una mozione.
  I numeri relativi a questi fenomeni sono noti, ma non per questo meno impressionanti. Secondo le stime del Consiglio d'Europa, un bambino su cinque nel nostro continente è vittima di abusi in qualche forma, dal maltrattamento alla pedopornografia. In Italia i casi di abuso sessuale e pedofilia denunciati all'autorità giudiziaria, secondo i dati Istat, sono stati un migliaio circa nel 2012 e quelli trattati da Telefono Azzurro, tra violenze, pedofilia, adescamento, sono aumentati lo scorso anno, come riferisce l'organizzazione. Solo nel 2013 la polizia ha chiuso 1.600 siti pedofili, arrestato 55 persone e ne ha denunciate altre 344. Però, possiamo essere ragionevolmente certi che tutti questi numeri rappresentano solo la punta di un iceberg, data la profonda omertà che circonda la stragrande maggioranza degli abusi.
  Desta forte preoccupazione, in questo contesto, l'uso distorto di tecnologie informatiche e social network, che favoriscono i rapporti tra adulti, nascosti sotto lo schermo di una falsa identità e i bambini, come la pratica ripugnante del turismo sessuale che, a quanto pare, coinvolge, solo nel nostro Paese, decine di migliaia di viaggiatori alla ricerca di avventure con Pag. 5minorenni. Ma la vera portata del dramma possiamo coglierla solo se guardiamo oltre la freddezza dei numeri, alle terribili ferite generate nei bambini dagli abusi, ferite dalle quali è molto difficile, se non impossibile, guarire. Di tutto ciò sono certo che quest'Aula è ben consapevole. Non c’è, dunque, bisogno che mi soffermi a lungo sulle dimensioni del fenomeno, né su analisi che fondamentalmente condividiamo.
  Vorrei invece, signor Presidente, motivare in breve le richieste che facciamo al Governo. La prima discende da una considerazione elementare: pedofilia e pedopornografia, tra le forme più orribili di abuso sui minori, sono piaghe globali, che devono essere combattute soprattutto a livello internazionale. L'approvazione della Convenzione di Lanzarote, ratificata dall'Italia nel 2012, ha avviato un processo di integrazione degli ordinamenti nazionali sulla base di precise definizioni delle fattispecie di reato e, per quanto riguarda il nostro Paese, un percorso di allineamento alle disposizioni della Convenzione, che indubbiamente rafforzerà un impianto normativo considerato in materia tra i più avanzati d'Europa. Con la stessa legge di ratifica, lo ricordo a titolo d'esempio, è stato opportunamente introdotto il nuovo reato di adescamento di minorenne, definito come «qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore di 16 anni attraverso artifici, lusinghe o minacce, posti in essere anche mediante utilizzo della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione, per commettere reati connessi all'abuso e allo sfruttamento sessuale dei minori stessi».
  Sempre con la stessa legge sono state individuate condotte che circoscrivono meglio il reato di prostituzione minorile, tra cui quelle di reclutamento alla prostituzione di un minore, gestione, controllo e organizzazione della prostituzione di un minore, con evidenti ricadute positive per il contrasto al ripugnante fenomeno del turismo sessuale. Un altro passo importante, compiuto con il medesimo strumento, è stata l'introduzione del reato di istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia, di cui si rende colpevole chiunque, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere, in danno di minorenni, uno o più delitti di quelli previsti nel codice penale. Sulle circostanze aggravanti, invece, è intervenuto il decreto legislativo n. 39 del 4 marzo 2014, in attuazione della direttiva europea n. 2011/93.
  È un quadro certamente positivo, ma perfettibile. Noi di Forza Italia siamo convinti che la lotta della comunità internazionale contro pedofilia e pedopornografia trarrebbe nuovo alimento da una deliberazione dell'Assemblea delle Nazioni Unite che riconosca questi reati quali crimini contro l'umanità, come il genocidio o i peggiori crimini di guerra.
  Lo chiedono da tempo, anche con petizioni rivolte al Parlamento, le associazioni e le organizzazioni non governative impegnate in questo campo, tra le altre l'Osservatorio sui diritti dei minori e molti cittadini in proprio, rappresentati dai loro consigli comunali o provinciali.
  Sia chiaro: non si tratta di una opzione nominalistica, di un atto puramente dimostrativo, ma di una svolta, a nostro avviso, essenziale per fare piazza pulita di ogni residua ambiguità culturale sulla natura di questi reati e per esercitare una forte pressione politica su tutti gli Stati. Chiediamo, dunque, al Governo di attivarsi in tutte le rilevanti sedi internazionali per ottenere questo risultato.
  La legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote ha opportunamente previsto che in ogni fase del procedimento giudiziario il minore vittima del reato possa ricevere assistenza affettiva e psicologica da parte dei genitori e, se vi presta consenso, anche di operatori di comprovata esperienza, iscritti in un apposito elenco di soggetti legittimati.
  Meno opportunamente si è deciso di non rendere obbligatorio il trattamento psicologico delle persone condannate per reati sessuali a danno di minori. Si tratta a nostro avviso di un errore, dato l'elevato tasso di recidiva per questo tipo di condotte. L'introduzione di un trattamento obbligatorio favorirebbe oggettivamente il Pag. 6recupero del reo e ridurrebbe il rischio di vedersi ripetere comportamenti criminali a danno dei più deboli e indifesi.
  L'Italia va giustamente fiera della sua severa legislazione in materia di abusi sui minori, pedofilia e pedopornografia. Mi sia consentito di aggiungere qui, anche a nome del mio gruppo, una nota di plauso e gratitudine per l'intensa ed efficace azione delle forze dell'ordine e della magistratura nel reprimere questi odiosi reati, ma non dobbiamo nasconderci che esistono contraddizioni e criticità. La più macroscopica è mettere nel mirino dei tagli alla spesa pubblica la polizia delle telecomunicazioni. Secondo il rapporto Symantec nel 2013 i crimini informatici sono aumentati del 62 per cento. Non parliamo solo di pedopornografia, ma anche di cyberbullismo e cyberstalking, di truffe, di sabotaggio, di pirateria. Mentre in tutto il mondo cresce l'allarme e la Commissione europea promuove l'istituzione del centro europeo per la lotta alla criminalità informatica, sa di vero e proprio autogol anche solo pensare di chiudere ed accorpare, in nome della spending review, decine di presidi di polizia delle telecomunicazioni, tra l'altro con il concretissimo rischio di ottenere l'effetto opposto a quello inteso. Risparmiare in sicurezza informatica vuol dire imporre un conto molto salato a imprese, cittadini e al Paese intero.
  Un'ultima osservazione: la nostra legge esclude dalla possibilità di accedere al patteggiamento o ad altri riti alternativi per i più gravi reati contro i minori, ma tale divieto è spesso aggirato nella pratica – ne abbiamo sentito parlare, per esempio, dalle cronache sul caso delle baby prostitute dei Parioli – attraverso la prospettazione di fattispecie di reato diverse. In questo campo francamente non abbiamo bisogno di impostazioni perdonistiche, ma di severità e più che mai di certezza della pena. Spetta al Governo, in continuo raccordo con il Parlamento, stabilire con quali interventi, anche normativi, garantire l'effettività delle sanzioni.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi avvio a concludere: la lotta agli abusi sui minori, alla pedofilia, alla prostituzione minorile e alla pedopornografia è una cosa seria e l'Italia l'ha presa seriamente in considerazione. Noi chiediamo che non si allenti la stretta e che l'azione di repressione sia accompagnata da una costante e incisiva campagna di prevenzione, che deve coinvolgere, con azioni informative, i nostri figli nelle scuole di ogni ordine e grado e, con azioni formative, gli operatori che a qualsiasi titolo lavorano a contatto con bambini e adolescenti.
  Gli abusi sui minori sono crimini che destano forte allarme e generale riprovazione dai cittadini. Le istituzioni, Governo, legislatori, magistrati e forze dell'ordine, devono mantenere l'attenzione a livello più alto possibile e collaborare per rompere quel muro di silenzio che ancora avvolge questo universo di dolore. Alla sofferenza delle vittime non possiamo rispondere balbettando cose incomprensibili, ma con iniziative efficaci e concrete.
  Ringrazio per l'attenzione e chiedo a tutti i gruppi e anche al Governo di valutare attentamente la nostra proposta di mozione e, viste anche quelle presentate dagli altri gruppi, di percorrere la strada, che io ritengo possibile, percorribile e auspicabile, di una mozione unitaria da parte del Parlamento.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rondini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00449. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, la legge 4 maggio 2009, n. 41, ha istituito il 5 maggio come Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Al fine di evitare che questa giornata sia interpretata come l'ennesimo momento da dedicare a sterili discussioni che vedono convergere verso superficiali obiettivi tutte le forze politiche, è necessario avviare un serrato confronto costruttivo e non autoreferenziale per l'elaborazione condivisa di un piano strategico di interventi che nel breve e nel lungo periodo siano mirati a contrastare in modo efficace la diffusione esponenziale del fenomeno.Pag. 7
  L'approvazione della Convenzione di Lanzarote segna un traguardo importante nella lotta contro la pedofilia. L'Italia fu, nel 2007, non solo tra i primi Paesi a sottoscrivere la Convenzione per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, ma anche tra i maggiori contribuenti, con una cinquantina di articoli, alla sua stesura.
  Nella fase di ratifica della Convenzione, grazie anche alle iniziative perseguite da tempo dal gruppo parlamentare della Lega Nord (promotore, fra l'altro, di una proposta di legge finalizzata all'introduzione di una nuova fattispecie di reato denominata «apologia della pedofilia») è stato inserito il principio finalizzato ad anticipare la soglia di tutela prevista nel nostro sistema penale, sanzionando, per ciò stesso, indipendentemente dalla commissione del reato propagandato, condotte che arrecano offesa a quei valori, socialmente e universalmente ritenuti tali, per il solo fatto di far credere normale ciò che comunemente viene percepito come aberrante e anormale.
  A venticinque anni dalla entrata in vigore della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, purtroppo, ancora in tutto il mondo i bambini patiscono violenze, sfruttamento e abusi. Sono costretti a combattere guerre o a lavorare in condizioni intollerabili, vengono sottoposti ad abusi sessuali o a violenze punitive.
  Gli elementi di un'infanzia sana, così come sono specificati nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, vengono negati perché il mondo non riesce a fornire ai bambini la protezione di cui hanno bisogno e diritto. Al contrario di quanto si crede, i diritti dei bambini non sono violati esclusivamente in quella parte del mondo che vive in situazioni di grave sottosviluppo, ma anche in quei Paesi che hanno raggiunto livelli di industrializzazione e benessere elevati.
  In Italia due bambini al giorno vengono fatti oggetto di abusi sessuali, negli ultimi anni le violenze sui minori sono cresciute di oltre il 90 per cento, i casi di pedofilia nel nostro Paese sono circa 21.000 all'anno e oltre 50.000 i siti a sfondo pedofilo stimati che possono essere contattati su Internet.
  Questi dati, anche se vanno considerati per difetto perché, come è ovvio, molti casi sfuggono alle statistiche, mostrano uno scenario quantomeno allarmante. Il monitoraggio della rete Internet da parte della polizia postale e di organizzazioni di volontariato dimostra con sempre maggiore frequenza come la rete sia utilizzata non solo per la divulgazione di materiale di tipo pedopornografico, ma anche per la diffusione di una vera e propria apologia del reato di pedofilia.
  Alcune farneticanti pseudo-associazioni o gruppi di persone deviate e abiette stanno promuovendo a livello mondiale una sottile e assurda distinzione tra pedofilia cattiva e pedofilia buona. Queste aberranti disquisizioni consistono in veri e propri trattati, saggi più o meno filosofeggianti, per disquisire sulla legittimità e persino sull'opportunità di rapporti sessuali fra adulti e minorenni. Molto spesso questi soggetti, tra loro, sono soliti definirsi addirittura «pedofili culturali» e le ramificazioni sono talmente vaste che, di frequente, i collegamenti telematici si estendono a siti esteri dello stesso genere.
  Tali aberranti farneticazioni sono state avallate anche da noti esponenti politici che rappresentano movimenti e partiti ampiamente rappresentati nell'arco costituzionale del nostro Paese. Già nel 1999 don Fortunato Di Noto, in un'audizione di fronte alla Commissione parlamentare per i diritti dell'infanzia, aveva denunciato la presenza in Italia di una vera e propria lobby, che protegge e aiuta la diffusione della pedofilia. Le affermazioni del sacerdote Di Noto, che da anni si occupa del monitoraggio del fenomeno criminale della pedofilia, si basano su una ricerca approfondita e sistematica e sono correlate di un'ampia documentazione.
  È del tutto evidente come sia necessario intervenire al più presto sotto il profilo della prevenzione e della repressione, non solo avvalendosi degli strumenti di lotta di tipo telematico che sono sempre in continua evoluzione, ma anche attraverso l'introduzione Pag. 8di nuove fattispecie di reato con modifiche al codice penale che servano a combattere più efficacemente i reati prodromici e connessi alla pedofilia, soprattutto per la loro natura di azione di plagio delle menti affinché vi sia un'accettazione delle pratiche sessuali nei confronti di minori.
  La Lega Nord oramai da diverse legislature presenta proposte di legge volte a contrastare, quale fenomeno pericolosissimo ma troppo spesso sottovalutato, la pedofilia e la pedopornografia. È necessario sviluppare un sistema adeguato di monitoraggio del fenomeno della pedofilia e della pedopornografia capace di quantificare ed elaborare i dati sul problema in relazione a tutti gli innumerevoli aspetti che possono essere considerati connessi, direttamente o indirettamente, allo sfruttamento sessuale dei minori.
  Nel mondo industrializzato i problemi dell'infanzia sono anche connessi – ed è innegabile – all'ondata dei flussi migratori clandestini. I minori, sradicati dal proprio ambiente naturale, in condizioni di estrema fragilità e povertà, divengono facilmente preda di situazioni di violazione dei diritti fondamentali, dall'accattonaggio fino allo sfruttamento sessuale.
  La pedofilia rientra tra i disturbi di parafilia ed è condizione che implica un'attrazione sessuale nei confronti di bambini anche piccolissimi. Tale devianza di comportamento sessuale non comporta l'incapacità di intendere e volere, che il codice di procedura penale richiede per poter negare o ridurre la responsabilità e, dunque, la punibilità.
  È, quindi, improcrastinabile un intervento legislativo finalizzato a dare un segnale forte contro gli abusi sui minori, ipotizzando anche l'introduzione della castrazione chimica, in presenza di soggetti condannati per reati di abuso sessuale sui minori.
  Il progresso della società moderna è stato viziato dalla rinuncia a quei riferimenti valoriali che rappresentavano le fondamenta di una comunità sana, capace di comprendere l'importanza della tutela dei propri figli quale bene primario, seminando il dubbio del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. L'accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell'educazione sfocia, oggigiorno, in un vero e proprio allarme educativo.
  Sempre più in modo repentino si diffonde un pensiero unico laicista che trova sostegno anche in iniziative legislative assurde, come, ad esempio, quelle volte a cancellare dai documenti ufficiali i riferimenti alla madre e al padre per sostituirli con surrogati asettici. Scelte dettate da un'idiozia ideologica che non possono essere sottovalutate e produrranno gravi danni nel medio e lungo periodo. I genitori evidenziano maggiori difficoltà nell'assolvimento delle competenze di cura e di educazione dei propri figli. Le conflittualità intraconiugali e intrafamiliari sfociano in sofferti procedimenti di separazione e di divorzio e sono sempre più evidenti gli episodi di maltrattamento e di violenza intrafamiliare. La frantumazione dell'istituto familiare, in una comunità sempre meno capace di farsi carico della crescita sana dei bambini, è il primo fattore che pone i bambini in una condizione di precario equilibrio ed estrema fragilità, rendendoli soggetti fortemente a rischio.
  L'affermazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è inderogabile. Se, da un lato, a livello legislativo si possono annoverare numerosi provvedimenti adottati in nome dell'interesse superiore dei bambini e degli adolescenti, animati dalle più convinte intenzioni di dar vita ad un reale sistema di tutela e promozione dei loro diritti, dall'altro lato, è unanime la consapevolezza che siamo ben lontani dal poter affermare di essere stati in grado di creare una vera e propria politica per l'infanzia. I punti cardine sui quali si dovrebbero incentrare le politiche di tutela per l'infanzia devono essere la conoscenza del problema, il rilancio della scuola come centro di promozione culturale e sociale nel territorio e la centralità del sostegno alla famiglia.
  Noi, quindi, con questa mozione chiediamo un impegno al Governo ad attivarsi Pag. 9in tempi rapidi per mettere in atto una concreta ed organica azione di contrasto al fenomeno criminale della pedofilia, finalizzata a potenziare e rafforzare i controlli sulla rete in modo da non permettere la presenza di siti che propugnano il pseudo messaggio culturale volto all'accettabilità sociale di questo fenomeno aberrante quale è la pedofilia; a proteggere l'utilizzo del web da parte dei minori adottando, attraverso la collaborazione con i provider, sistemi di filtro che rendano sempre più sicura la navigazione on line; ed ancora, ad impedire che organizzazioni, associazioni e fondazioni, utilizzino la rete Internet per sostenere e propagandare la liceità del rapporto sessuale tra minori ed adulti; ed ancora, a potenziare il coordinamento internazionale tra le forze di polizia per la lotta allo sfruttamento sessuale dei minori, alla produzione e allo scambio di materiale pedopornografico e per contrastare in modo drastico il turismo a scopo sessuale; ed ancora, a promuovere l'adozione, ad opera dei Paesi, di un piano europeo di lotta al fenomeno della pedofilia; ad assumere, con la massima urgenza, ogni iniziativa utile a contrastare efficacemente la piaga della pedofilia e degli abusi sessuali sui minori, anche valutando l'opportunità di introdurre la castrazione chimica dei condannati per reati di abuso sessuale sui minori; a promuovere una politica a sostegno, veramente a sostegno della famiglia, quale nucleo fondamentale della società, nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell'educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani adolescenti; ed infine a promuovere iniziative volte a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e a contrastare le associazioni criminali straniere che traggono profitto dalla tratta delle persone, in particolar modo se si tratta di bambini.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Nicchi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00450. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signora Presidente, il maltrattamento e l'abuso sui minori sono un dramma che continua ad affliggere la nostra contemporaneità, anche quella considerata più evoluta, anche quella considerata più sviluppata sul piano sociale ed economico, come il nostro Paese. Ma le nostre società, così evolute, rimuovono questa sofferenza, salvo, in un modo altalenante, direi carsico, enfatizzarla come emergenze sociali, come se fossero, queste violenze, tanti eventi straordinari.
  Non si vuole vedere – e quindi fare i conti – come questa sofferenza si annidi in ambiti intimi, in quelle che sono le cosiddette famiglie normali, relazioni familiari cosiddette normali, famiglie in cui, malgrado la retorica, molto più di quanto si riconosca, si intrecciano trascuratezza, aggressività e vere violenze fisiche, psicologiche, affettive.
  Situazioni, queste, che annullano ogni senso di sicurezza, di fiducia e provocano traumi difficili, profondi, soprattutto per i piccoli e per le bambine piccole.
  Conoscere questi fenomeni nella loro complessità, per sottrarli quindi a questa altalena o del silenzio o della cronaca sensazionalista, è per noi – e questa giornata può essere sicuramente importante per sottolinearne il valore – il primo passo per mettere quelle basi solide a politiche, noi sosteniamo e sottolineiamo, di prevenzione e protezione pubbliche adeguate.
  È una richiesta che è improcrastinabile: dotarsi di un sistema di riconoscimento e di monitoraggio, come richiede il Comitato ONU per la Convenzione sui diritti del fanciullo, come base per dare la possibilità allo Stato di promuovere e tutelare il diritto dei minori.
  Per questo è molto importante e significativa l'indagine più volte citata anche nelle mozioni, di Terres des hommes e CISMAI sul tema del trattamento dei bambini nell'arco di tempo tra il 2012 ed il 2013, che ha coinvolto 5 milioni di cittadini e 750 mila minorenni. I dati sono allarmanti: un minore su 100 risulta vittima di maltrattamento (ne cito solo alcuni); bambine e ragazze, anche su questo Pag. 10piano, sono le più colpite: nel 52,7 per cento dei casi per la trascuratezza materiale e affettiva; e poi, il 16,6 per cento di bambine e bambini assiste alla violenza che avviene in ambito familiare.
  Inoltre, Telefono Azzurro ha detto e testimoniato che, negli ultimi 5 anni, più di 17 mila appelli per via telefonica e chat dedicata si sono rivolti a questo servizio: una media di 4 episodi di violenza al giorno. Quasi il 70 per cento delle vittime di queste violenze sessuali sono bambine, con un aumento della diffusione, attuata oppure solo minacciata, di foto e video intimi attraverso le tecnologie informatiche e dei social network.
  Il maltrattamento durante l'infanzia segna la vita per sempre e procura gravi danni alla salute mentale e fisica per il minore.
  È un inaccettabile danno umano che noi dobbiamo assolutamente affrontare. Aggiungo un altro motivo che rende impellente un intervento in questa materia, un argomento caro ai famosi teorici dei bilanci pubblici in pareggio. Questo tipo di intervento di cura delle vittime, per il bilancio dello Stato rappresenta anche una spesa rilevante, una spesa, del resto, a rischio continuo perché la politica dei tagli ciechi dell’austerity la mette sempre a rischio. Si stima, secondo l'università «Bocconi», che si spendono circa 13 miliardi di euro annui, ovvero lo 0,84 per cento del PIL. I soli casi nuovi che avvengono costano 910 milioni di euro ogni anno. Riguardano i costi per l'ospedalizzazione, per la cura della salute mentale, per le strutture e le prestazioni residenziali, per gli affidi familiari, per i servizi sociali, per la giustizia minorile; costi che devono essere affrontati per gli effetti che questo tipo di maltrattamenti producono sui futuri adulti.
  Ecco, sono soldi pubblici che una corretta, efficace, adeguata politica di prevenzione avrebbe potuto indirizzare prima di tutto per prevenire e, dunque, per risparmiare, o almeno ridurre, le sofferenze di migliaia di bambine e bambini. Tanti soldi per rimediare e non per prevenire la sofferenza. Dobbiamo capovolgere questo paradigma. C’è l'urgenza di imprimere un cambio di rotta nelle politiche dell'infanzia del nostro Paese. I bambini e le bambine non possono pagare il prezzo della carenza di una visione lungimirante da parte del Governo che investa in uno straordinario piano di prevenzione e di investimenti mirati. Una risposta sociale, innanzitutto, non solo penale, repressiva. Una risposta preventiva.
  E sta in questo quadro il tema anche più peculiare dell'abuso sessuale dell'adulto sul minore. È un tema di gravità insopportabile. È in aumento, questo fenomeno, che comporta conseguenze umane spesso insanabili. I dati dei reati accertati crescono, sono triplicati i reati sessuali e anche qui dobbiamo ricordare l'incidenza per le bambine del 78 per cento. Aumentano anche i casi di pornografia minorile. Molti abusi, però, rimangono invisibili, sono abbuiati dall'omertà, rimangono nei sotterranei delle famiglie, nei cuori e nella mente di tanti. Faticano ad emergere e a trovare responsabilità, giustizia, financo ad essere nominati come, per esempio, dimostra il troppo lungo travaglio di denuncia e di presa d'atto da parte delle gerarchie della Chiesa rispetto ai preti pedofili.
  Ecco, oggi è il momento di alcuni impegni unitari: un intervento per l'attuazione puntuale e completa della Convenzione di Lanzarote; una lotta sul piano internazionale alla criminalità che sfrutta e induce alla schiavitù, in particolare i bambini e le bambine; un'azione che chiede opportune modifiche del codice di procedura penale in modo da permettere tutti gli strumenti investigativi contro lo sfruttamento sessuale; un'azione che tenda a favorire, con il consenso dell'abusante condannato per reato di pedofilia o su richiesta di chi tema di compierlo, il trattamento psicoterapeutico nelle strutture adeguate, utilizzando le somme del fondo di cui all'articolo 17, comma 2, della legge n. 269 del 1998.
  Mi avvio alla conclusione: quello che però sentiamo ancora troppo debole e al di sotto delle necessità è l'investimento di risorse per una svolta sulle politiche educative Pag. 11e sociali, la madre delle politiche. Molte sono le azioni che noi abbiamo indicato al Ministro e al sottosegretario nella nostra mozione e su questi punti dal Governo e dalla maggioranza aspettiamo passi significativi in avanti.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  È iscritto a parlare il deputato Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, la mozione che discutiamo questa mattina è una buona occasione effettivamente per sviluppare a livello istituzionale la consapevolezza del fenomeno del maltrattamento e dell'abuso di minori sia in termini di conoscenza che in termini anche di potenzialità operative come chi mi ha preceduto ha sottolineato.
  È bene perciò che non lasciamo scivolare nella retorica di circostanza questo passaggio e che ne valutiamo le sue diverse implicazioni, come ha già in particolare evidenziato perfettamente Vanna Iori. In particolare, concentrerò il mio intervento sul tema dell'abuso veicolato tramite gli strumenti di contatto a distanza.
  Il tema, come sempre per le questioni sociali, si presenta anzitutto in termini di prevenzione. E discutere di prevenzione in questa materia significa in primo luogo valutare la condizione dei soggetti coinvolti: da un lato il minore, dall'altro l'adulto. E qui possiamo rilevare una prima asimmetria: mentre per l'adulto abbiamo idea che le motivazioni di accesso alla rete siano chiare, non credo che la stessa cosa possa dirsi per i minori. Dobbiamo domandarci: cosa cerca nella rete un bambino, un adolescente potenzialmente adescabile ?
  Credo che questa sia una domanda cruciale per poter intervenire in modo puntuale in termini di prevenzione. In ogni caso, per entrambi i soggetti, il reticolo è così articolato che certamente c’è bisogno di studi approfonditi che valutino al meglio i contesti di intervento. In effetti, la sessualità coniugata al dominio e alla sopraffazione sul più debole derivano dalla distorsione della sfera affettiva legata a disturbi della sfera della personalità dei singoli ma, più in generale, anche all'immiserimento della sfera sociale e alla diffusione dei più squallidi modelli culturali.
  Il «pentolone» massmediatico lasciato alla bollitura nella sua nuova variante Internet e social ha evidentemente «stracotto» la capacità di percezione dei limiti e i primi a pagarne le conseguenze sono ovviamente i minori meno attrezzati per definizione all'autodifesa consapevole. Soprattutto occorre tener conto che le potenzialità delle nuove connessioni portano con sé il rischio di deformazione delle qualità relazionali.
  Infatti, attrazione e desiderio sono veicolati da strumenti che possono alimentare l'onnipotenza sia perché annullano le distanze fisiche sia perché moltiplicano gli accessi. Le risorse dell'attrazione e del desiderio, per entrambi i versi della relazione sia dalla parte del minore che dalla parte dell'adulto, sono infatti potenziate dalla replicabilità infinita del digitale che permette di cliccare gli altri in continuazione.
  Mi si passi la simmetria: il rischio è un po’ quello della fotografia. Le potenzialità offerte dalla quantità di scatti concessa dalle macchine digitali non significano in automatico nessuna garanzia di qualità degli stessi. Anzi, spesso significano minor cura e concentrazione se non addirittura un eccesso che può generare effetti bulimici. Così anche nelle qualità relazionali fast, veicolate dai nuovi strumenti social, prende corpo a distanza di SMS e chat un eccesso che non assicura qualità e neppure una grammatica relazionale che, a volte, rischia di essere stravolta, ad esempio con la possibilità di evadere facilmente il tema dell'insuccesso, percorso fondamentale dell'iniziazione affettiva.
  Sono temi teorici solo in apparenza. Le ricadute in effetti finiscono per essere anche quelle di cui parla la mozione. Online, ad esempio, anche la barriera sociale della distanza generazionale viene annullata. Le garanzie offerte in passato Pag. 12dai contesti vivi sono aggirate. Infatti, da un lato, la reciprocità del contatto può restare a lungo nascosta a terzi, cosa che finisce per alimentare quella segretezza e quella complicità intrigante che tanta parte hanno nelle relazioni interpersonali esclusive, a volte anche prendendo la forma paradossale dell'esibizione. E, dall'altro, le identità online possono essere falsificate. Questo è probabilmente un elemento decisivo per avviare la relazione asimmetrica, soprattutto se si tiene conto dell'aspetto ludico che questo può comportare.
  La pedofilia, nella sua variante online, è insomma una spia, un indicatore di un sommovimento sociale e culturale molto più vasto, che continua a camminare sottotraccia. Siamo di fronte, infatti, non solo al fondamentale tema sotteso dell'educazione sessuale, ma anche al tema più generale della educazione affettiva e relazionale. Le famiglie, la scuola, la rete sociale hanno di fronte una frontiera educativa inedita, determinante per il senso di successo e per la felicità nella vita delle persone. Ecco perché il principale punto di caduta operativo è certamente l'integrazione sociale. Una società coesa, in cui opera con un'integrazione efficace la rete dei servizi educativi e socio-sanitari, può permettersi di intervenire in modo pronto ed efficace nella prevenzione, nella identificazione di questioni problematiche, nel sostegno ai genitori e ai bambini. Abbiamo bisogno, perciò, di rigenerare il tessuto educativo, stimolando la capacità degli adulti di leggere i segnali che gli adolescenti lanciano. Abbiamo bisogno di rimodellare il profilo del desiderio, attribuendogli un limite che aiuti a sublimare, come suggerirebbe probabilmente Recalcati.
  È a partire da questa sollecitazione educativa che dalla chiave preventiva possiamo e dobbiamo agire in termini anche di protezione. La mozione propone diversi impegni su fronti puntuali. Io vorrei aggiungere qualche ulteriore chiave di lettura che porta con sé altre potenzialità per individuare azioni concrete. La protezione dei bambini è in primo luogo la loro protezione e difesa da parte dei papà e delle mamme, e ciò significa favorire in modo efficace la continuità della paternità e della maternità anche nelle condizioni difficili, per condizione economica, sociale e di relazione all'interno e al di fuori della famiglia tradizionalmente intesa. La debolezza della famiglia, snervata da tanti fattori demografici e socioculturali è oggi un tema su cui le politiche sociali devono perciò fare un ragionamento di lungo periodo.
  Ma non basta: vanno evitate situazioni di solitudine dei bambini più o meno prolungate, anche in relazione all'accesso ai social media, e questo pone inevitabilmente il tema del tempo libero e della solitudine. Ecco perché un nuovo profilo di scuola inserito nel territorio, articolato con orari tali da offrirsi come spazio relazionale privilegiato per larga parte della giornata, dove le competenze educative degli adulti sono impiegate più risolutamente insieme a quelle disciplinari, va traguardato come uno dei principali strumenti di protezione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, Governo, colleghi, è per me importante come madre, ancor prima che come deputata di questo Parlamento, poter intervenire nella discussione generale su un tema raccapricciante quale quello della pedofilia e della pedopornografia.
  La pedofilia è un fenomeno che la società tende a rimuovere e in Italia il numero dei casi non denunciati è molto alto. Non vi sono realtà o contesti immuni dal fenomeno della violenza e dagli abusi sui minori. È un fenomeno che tende ad espandersi, nonostante in diversi Paesi si adottino i piani nazionali per il contrasto alla violenza.
  L'infanzia abusata in Italia non è un'infanzia emarginata e degradata. Fino a qualche tempo fa si pensava che queste cose accadessero in ambienti sociali degradati, ma non è così. Adesso sappiamo Pag. 13che gli abusi sessuali avvengono in ogni contesto sociale e che i carnefici, spesso, sono persone perfettamente integrate, quindi difficili da riconoscere.
  Sappiamo, inoltre, che c’è una notevole differenza tra il numero di casi di abuso riferiti alle forze dell'ordine e ai servizi sociali e la realtà. I minori spesso si trovano in difficoltà a riferire di essere stati vittime di abusi sessuali, perché ben spesso si vergognano, hanno paura di essere puniti, oppure, ancora peggio, sono violentati da familiari o da conoscenze o da figure religiose e subiscono minacce.
  Sono circa due milioni le bambine e i bambini che ogni anno sono sfruttati nell'industria del sesso e sulla rete Internet sono diffuse più di un milione di immagini di minori sottoposti ad abuso. Di questi minori, stimati tra 10 e 20 mila, solo poche centinaia di vittime sono identificate, i restanti continuano a subire abusi. E non dimentichiamo il turismo sessuale, altra piaga da combattere.
  Il Governo deve impegnarsi ad assumere iniziative tempestive allo scopo di rispettare i principi sanciti nella Convenzione del Consiglio d'Europa firmata a Lanzarote nel 2007, elaborando nuove misure di contrasto dello sfruttamento e dell'abuso sessuale dei minori. Per questo, Scelta Civica ritiene fondamentale inserire programmi specifici nella scuola primaria e secondaria adattati alle capacità evolutive degli studenti, affinché possano acquisire tutte le informazioni sui rischi dello sfruttamento sessuale e dell'abuso sessuale e sui metodi per tutelarsi.
  Lo Stato deve investire e finanziare permanentemente specifici programmi di prevenzione, assistenza e recupero psicoterapeutico dei minori vittime di abusi, sfruttando un sistema nazionale per la raccolta dei dati e il monitoraggio degli abusi sessuali e dei maltrattamenti verso i minori; sviluppare al meglio la cooperazione internazionale per combattere la dimensione transnazionale di reati connessi al turismo sessuale e attraverso Internet, promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini sull'importanza di comunicare casi di sospetti di abuso sessuale alle forze dell'ordine; mettere a punto corsi di formazione e aggiornamento su temi riguardanti il contrasto alla violenza sui minori per le forze dell'ordine, affinché queste possano gestire al meglio, anche sotto il profilo psicologico, il minore vittima di abusi. Alcuni ospedali hanno istituito con il triage di accoglienza e di pronto soccorso il «codice rosa» per le donne vittime di maltrattamento. Bene, è arrivato il momento che si istituisca anche il «codice azzurro» per i minori vittime di abuso, con personale preparato all'accoglienza di casi delicati e che meritano la massima delicatezza di intervento.
  Dobbiamo prendere nuove misure legislative, inasprendo le pene per i reati connessi allo sfruttamento sessuale e alla violenza sessuale compiuta sui minori, facendo accrescere la consapevolezza a favore della protezione dei diritti dei minori fra le persone che hanno contatto con i minori negli ambiti dell'educazione...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. ...della protezione sociale, delle discipline sportive – e concludo –, delle attività del tempo libero e delle strutture religiose per assicurare un'adeguata conoscenza dello sfruttamento sessuale, dell'abuso sessuale sui minori e dei metodi per riconoscerli.
  Personalmente, auspico che le piccole vittime dei crimini sessuali riescano ad uscire dal silenzio e dalla solitudine in cui spesso si chiudono e trovino la forza ed il coraggio di denunciare, soprattutto attraverso il sostegno dei familiari, laddove le violenze non siano commesse tra le mura domestiche, o mediante le strutture presenti sui territori o le associazioni. Mi auguro soprattutto che queste piccole vittime trovino la forza di ricominciare quella vita che, in parte, gli è già stata negata.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

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(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, proprio con riferimento agli impegni contenuti nelle mozioni, volevo ripercorrere il percorso di quello che è stato fatto nel nostro Paese. Il Governo italiano ha ratificato la Convenzione di Lanzarote il 25 luglio 2012 con la legge 1o ottobre 2012, n. 172. La legge, sottoscritta da quarantasei Stati, tutti membri del Consiglio d'Europa, è stata sinora ratificata da diciannove Stati.
  Con tale documento, i Paesi aderenti, tra cui il nostro, si impegnano a rafforzare la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, adottando criteri e misure comuni per la prevenzione del fenomeno sia per il perseguimento dei rei, nonché per la tutela delle vittime. Tra le principali novità introdotte nell'ordinamento penale italiano attraverso la ratifica della Convenzione si ricordano, in particolare: l'introduzione del reato di istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia; la definizione del concetto di pornografia minorile; l'innalzamento da 14 a 18 anni del limite di età per il quale trova applicazione il principio di inescusabilità dell'ignoranza dell'età della persona offesa; l'introduzione del delitto di adescamento di minorenni, anche attraverso l'uso di rete Internet; il raddoppio dei termini di prescrizione per alcuni reati (abuso sessuale e sfruttamento sessuale dei minori); e la modifica dell'articolo 572 del codice penale, che ha reso applicabile quanto previsto in ordine al reato di maltrattamento in famiglia anche ai conviventi, con un conseguente inasprimento delle pene previste per tale reato.
  L'articolo 572 ha subito ulteriori modifiche a seguito dell'emanazione del decreto-legge n. 93 del 2013. Grazie a quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge infatti, la pena prescritta per chi maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, la reclusione da due anni a sei anni, verrà aumentata, non solo come in precedenza stabilito, se il fatto è commesso in danno ai minori degli anni 14, ma se il fatto è commesso in danno o in presenza di un minore degli anni 18. Si innalza così la soglia di tutela a favore dei minori e si introduce nel nostro ordinamento giuridico la cosiddetta violenza assistita intrafamiliare.
  La tutela dei minori da qualsiasi forma di sfruttamento e abuso sessuale peraltro è alla base di quanto ha da ultimo previsto il decreto legislativo n. 39 del 4 marzo 2014 che, nel dare attuazione alla direttiva 2011/93/UE dell'Unione europea, lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, rafforza ancora di più il sistema penale e processuale vigente in materia, attraverso l'introduzione di ulteriori circostanze aggravanti.
  Come è noto, il Dipartimento per le pari opportunità rappresenta il Governo italiano nell'ambito del comitato degli Stati parti della Convenzione di Lanzarote, organismo di implementazione e monitoraggio dell'attuazione della convenzione stessa. Sin dal 1999, la Commissione europea promuove strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani. Il programma prevede, in particolare, il finanziamento di interventi a livello europeo e nazionale, supportando le creazioni di profili di riferimenti nazionali sul tema del SIC, (Centro nazionale per la sicurezza in rete). Il progetto SIC-Italia è coordinato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in partenariato con la Polizia postale e delle comunicazioni, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, Save the Children, Telefono Azzurro, Cooperativa EDI, Movimento difesa del cittadino e promuove l'uso sicuro e responsabile dei nuovi media da parte dei giovani attraverso la realizzazione di un'ampia serie di iniziative che include interventi di sensibilizzazione, formazione e attività di peer education nelle scuole. Nell'ambito del Pag. 15progetto è stata realizzata nel 2013 la campagna «Generazioni Connesse» che ha previsto anche la realizzazione di un sito Web volto a promuovere un utilizzo sicuro e consapevole della rete tra i ragazzi e le ragazze, fornendo strumenti, consigli e informazioni sia ai giovani che ai genitori e agli insegnanti.
  Il Dipartimento per le pari opportunità è costantemente impegnato nella costruzione di azioni di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori, in particolare attraverso l'attività dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, organismo strategico di studio e monitoraggio del fenomeno, istituito dalla legge n. 38 del 2006 e recentemente ricostituito. L'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, presieduto dal capo del Dipartimento per le pari opportunità, è composto anche da rappresentanti della Polizia dello Stato, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e dalle principali associazioni coinvolte nelle attività di protezione dei minori dalla violenza. Spetta loro il compito di acquisire, monitorare i dati e le informazioni relative alle attività svolte da tutte le pubbliche amministrazioni per la prevenzione e la repressione della pedofilia e della pornografia minorile. Attraverso la banca dati dell'Osservatorio, attiva dall'anno 2013, il dipartimento intende organizzare e integrare in modo sistematico il patrimonio informativo proveniente dalle diverse amministrazioni, in modo da consentire una visione di insieme ed una conoscenza più approfondita del fenomeno con un focus specifico sui minori vittime di crimini sessuali.
  A supporto dell'azione di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori il Dipartimento per le pari opportunità ha promosso la realizzazione di un nuovo portale Web dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, allo scopo di informare e formare i cittadini e la società civile sui modi per riconoscere, prevenire e contrastare i fenomeni dell'abuso e dello sfruttamento.
  Ci sono stati ulteriori interventi che manifestano l'impegno dell'Italia contro lo sfruttamento sessuale, come il progetto DICAM, avviato nel 2010 dal Ministero dell'interno, finanziato con fondi europei e coordinato dall'associazione Save the Children Italia Onlus, finalizzato a sviluppare metodologie utili all'individuazione e alla presa in carico di minori vittime di sfruttamento.
  Nell'ambito del servizio della Polizia postale e delle comunicazioni – a cui sicuramente vanno date risorse – è stato inoltre istituito il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online, che svolge attività di monitoraggio anche in relazione al fenomeno della prostituzione minorile. Tale attività è indirizzata principalmente a monitorare i siti internet e i gruppi di discussione e ad eseguire intercettazioni telematiche su espressa autorizzazione dell'autorità giudiziaria.
  Si ricorda altresì il terzo piano biennale nazionale di azioni ed interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, redatto dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, inoltre l'avvio di un sistema informativo nazionale su bambini e adolescenti. Questo sistema potrebbe essere oggetto di implementazione e di dialogo per la banca dati nazionale, necessaria al monitoraggio dei reati sessuali sui minori, ex legge n. 38 del 2006.
  Si ricorda inoltre che con i fondi della legge n. 285 del 1997 in alcune città sono stati realizzati una serie di progetti significativi per l'implementazione del servizio di presa a carico di minori vittime, oltre che di maltrattamento fisico, psicologico, incuria e violenza assistita, anche di abuso sessuale.
  In materia di prevenzione e contrasto dell'abuso dello sfruttamento sessuale dei minori si rammenta l'avviso pubblico per il sostegno a progetti pilota per il trattamento dei minori, vittime di abuso e sfruttamento sessuale intrafamiliare o extrafamiliare, pubblicato nel 2011 ed emanato dal Dipartimento per le pari opportunità. Scopo dell'avviso – che ha consentito il finanziamento di 27 progetti attualmente Pag. 16in fase di realizzazione per un ammontare di risorse pari a 2 milioni e 800 mila euro – è quello di promuovere interventi a favore di minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale, che si caratterizzano per una forte propensione al raccordo tra tutte le risorse operative e istituzionali del sistema locale.
  Inoltre il Dipartimento per le pari opportunità dal 2009 finanzia il servizio emergenze infanzia, il 114, una linea telefonica gratuita accessibile da tutto il territorio nazionale 24 ore al giorno, a disposizione di chiunque intenda segnalare situazioni di pericolo e disagio che vedano coinvolti i minori.
  Il Dipartimento per le pari opportunità è attivo anche in iniziative promosse da diversi organismi, operanti in ambito europeo ed internazionale in materia di prevenzione e contrasto delle diverse forme di violenza poste in essere ai danni dei minori. Tra queste si segnala il lancio a Roma nel 2010 della campagna «One in Five» per la protezione dei minori dall'abuso e dallo sfruttamento sessuale e, di recente, l'adesione alla nuova Strategia del Consiglio d'Europa sui diritti del bambino per gli anni 2012-2015, presentata a Monaco nel novembre 2011 ed adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 15 febbraio 2012.
  Per quanto riguarda la Polizia di Stato e il contrasto dei reati ai danni dei minori, proprio a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 66 del febbraio 1996, norme contro la violenza sessuale, sono stati istituiti presso le questure gli Uffici minori con funzioni di pronto soccorso per le esigenze dei minori e delle famiglie in difficoltà e di raccordo con enti e organismi assistenziali.
  Infine poi internet e cyberbullismo, che è un fenomeno che si evidenzia in azioni vessatorie e persecutorie, lesive della dignità di altri, veicolate attraverso la rete e perpetrate dai minori contro altri minori, individualmente o in piccoli gruppi. Il fenomeno è ancora molto sommerso, difficilmente quantificabile per due ordini di motivi. Si tratta di una realtà recente, dunque da poco monitorata, per la quale non è prevista alcuna disciplina giuridica specifica, applicandosi di volta in volta singole fattispecie di reato, quali stalking, minacce, ingiurie, estorsioni. I ragazzi tendono a non denunciare gli episodi di aggressione online, dei quali restano vittime, ed i genitori talvolta sottostimano la gravità degli avvenimenti.
  La polizia postale e delle comunicazioni ha intrapreso già da tempo molteplici attività in ordine alla prevenzione e repressione dei reati commessi in Internet in danno di minori attraverso il costante monitoraggio della rete: la prevenzione e il contrasto ai fenomeni dell'abuso e dello sfruttamento sessuale e della tratta dei minori per sfruttamento sessuale e pedopornografia. Il comitato interministeriale di coordinamento per la lotta alla pedofilia, dopo la riunione di insediamento del 2013, ha esaminato la proposta della bozza del piano biennale nazionale di prevenzione e contrasto all'abuso e allo sfruttamento sessuale dei minori 2013-2015.
  Al riguardo, il Ministero della salute sarà coinvolto in due delle tredici aree strategiche: l'area 1 (prevenzione dei crimini), che prevede interventi di formazione e sensibilizzazione degli operatori che lavorano a contatto con minori; l'area 5 (protezione delle vittime), con interventi di protezione e sostegno dei minori di abuso sessuale e sfruttamento sessuale. Il report mondiale sulla prevenzione della violenza dell'OMS fornisce in esteso un documento sullo stato della violenza interpersonale nei Paesi del mondo. Per violenza interpersonale si considera: violenza giovanile, bullismo, gang, eccetera; maltrattamento e abusi sui minori, violenza sessuale. Il report mondiale sulla prevenzione delle violenze OMS, sezione Italia, che è in fase di pubblicazione, coordinato dal Ministero della salute, ha coinvolto il Ministero della giustizia, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero dell'istruzione e il dipartimento pari opportunità e il Cismai. Tale report potrebbe essere il primo passo di un raccordo interistituzionale di monitoraggio delle iniziative in essere in Italia. Il reportPag. 17ha sondato tutti gli aspetti inerenti la prevenzione della violenza, compreso l'abuso e il maltrattamento dei minori, il bullismo, il cyberbullismo. Le sinergie sono fondamentali per affrontare le tematiche di prevenzione dell'abuso e della violenza sui minori e sono molteplici le azioni necessarie a contrastare tale fenomeno.
  Sono necessari il potenziamento di centri di ascolto sul territorio, una maggiore attenzione alla salute mentale dei minori o all'identificazione precoce delle famiglie a rischio, intercettando le dipendenze patologiche e i numerosi segnali di disagio che, magari, il minore lancia come richiesta di aiuto. Nell'ottica di migliorare formazione e sensibilizzazione degli adulti per il riconoscimento precoce dell'abuso sui minori, il Ministero della salute ha poi promosso e finanziato il progetto Ccm sulla prevenzione dell'abuso sessuale sui minori, sensibilizzazione degli insegnanti delle scuole in ogni ordine in tema di violenza e abuso sui minori. In collaborazione con la regione Piemonte, per esempio, l'obiettivo del progetto è stato sensibilizzare gli insegnanti sul tema dell'abuso sessuale sui bambini e sulla corretta presa in carico del minore con sospetto di abuso sessuale. Gli insegnanti rappresentano un riferimento educativo imprescindibile e soprattutto un potenziale fattore di protezione all'interno di situazioni a rischio. Il progetto ha realizzato la pubblicazione: L'abuso sessuale nei bambini; requisiti e raccomandazioni per una valutazione appropriata, distribuita a tutti i pronto soccorso e disponibile on-line sul sito del Ministero della salute e nata dall'esperienza del gruppo di lavoro per l'abuso e il maltrattamento dell'infanzia, che ha coinvolto professionisti italiani dell'area ginecologica, medico legale e pediatrica.
  Emerge, da una parte, l'importanza della cooperazione tra scuole, servizi sociali e sanitari, autorità giudiziaria, operatori che lavorano con bambini e famiglie e, dall'altra, la necessità di una maggiore consapevolezza del fenomeno attraverso forme di sensibilizzazione e una formazione più specifica per gli operatori che lavorano a contatto con i bambini e le famiglie. Proprio prima l'onorevole Iori diceva di dare voce a questo silenzio, credo che queste mozioni siano l'occasione per andare avanti su questa strada e dare risposte concrete. Grazie a tutti i parlamentari che hanno presentato le mozioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretaria Biondelli. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14 con l'espressione del parere del Governo e le dichiarazione di voto sulle mozioni presentate.

  La seduta, sospesa alle 11,50 è ripresa alle 14,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Boccia, Damiano, Guerra, Rossomando, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Iori ed altri n. 1-00427, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00446, Silvia Giordano ed altri n. 1-00447, Brambilla ed altri n. 1-00448, Rondini ed altri n. 1-00449, Nicchi ed altri n. 1-00450 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451 concernenti iniziative per il contrasto alla violenza nei confronti dei minori, con particolare riferimento all'adescamento e all'abuso sessuale commessi tramite Internet (14,16).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Iori ed altri n. 1-00427, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00446, Silvia Giordano ed altri n. 1-00447, Brambilla ed altri n. 1-00448, Pag. 18Rondini ed altri n. 1-00449, Nicchi ed altri n. 1-00450 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451, concernenti iniziative per il contrasto alla violenza nei confronti dei minori, con particolare riferimento all'adescamento e all'abuso sessuale commessi tramite Internet (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali, nel corso della quale sono state presentate le mozioni Rondini ed altri n. 1-00449, Nicchi ed altri n. 1-00450 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451 ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Iori ed altri n. 1-00427 che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Dorina Bianchi, Antimo Cesaro, Palese, Nicchi e Silvia Giordano, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Contestualmente sono state ritirate le mozioni Dorina Bianchi ed altri n. 1-00446, Brambilla ed altri n. 1-00448, Nicchi ed altri n. 1-00450 e Silvia Giordano ed altri n. 1-00447.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere sulle mozioni presentate è favorevole.

  PRESIDENTE. Su tutte le mozioni ? Su quella unificata. E sulle altre ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sulla mozione della Lega Nord, Rondini ed altri n. 1-00449, il parere può essere favorevole se quando si arriva al capoverso: «a promuovere l'adozione, ad opera dei Paesi europei, di un piano europeo di lotta al fenomeno della pedofilia», tale capoverso può essere riformulato: «a valutare la possibilità di promuovere un piano europeo di lotta al fenomeno della pedofilia». Questa è la riformulazione. Vedo il collega Rondini...

  PRESIDENTE. I presentatori del gruppo della Lega accettano questa riformulazione ? Può ripeterla ? Parli al microfono: non la sentiamo, se no.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sostituendo: «a promuovere l'adozione, ad opera di Paesi...», con: «a valutare la possibilità di promuovere un piano europeo di lotta al fenomeno della pedofilia». Poi lasciando: «ad assumere ogni iniziativa utile a contrastare efficacemente», quindi senza «con la massima urgenza», «la piaga della pedofilia e degli abusi sessuali sui minori», togliendo: «anche valutando l'opportunità di introdurre la castrazione chimica nei confronti di condannati per reati di abuso sessuale sui minori», da togliere quindi, da riformulare senza quello. Poi il successivo capoverso: «a promuovere una politica a sostegno della famiglia, quale nucleo fondamentale della società, nel riconoscimento del ruolo primario che riveste nell'educazione e nella crescita dei bambini e dei giovani adolescenti» va benissimo. Nel successivo: «a promuovere iniziative volte a contrastare le associazioni criminali straniere che traggono profitto dalla tratta delle persone, in particolar modo se trattasi di bambini»; togliendo quindi: «il fenomeno dell'immigrazione clandestina».

  PRESIDENTE. Onorevole Rondini, lei accetta questa riformulazione ? Prego, ce lo dica al microfono, per favore.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, no, non accettiamo la riformulazione, e chiediamo naturalmente di poter mettere ai voti la mozione.

Pag. 19

  PRESIDENTE. Quindi, il parere del Governo è contrario.
  C’è poi da esprimere il parere sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il secondo capoverso «ad adottare le opportune iniziative», va bene. Quando si arriva al successivo: «a promuovere l'istituzione presso le aziende sanitarie pubbliche di appositi sportelli dedicati all'assistenza psicoterapica alle giovani vittime», il parere è contrario perché l'istituzione degli sportelli presso le aziende sanitarie, non è il Governo ma sono le ASL che devono promuoverla in questo caso. Poi il successivo: «a promuovere l'assegnazione di risorse specifiche per il Garante...», viene riformulato e potrebbe così avere parere favorevole: «a valutare la possibilità di assegnare risorse specifiche per il Garante». Poi il parere è favorevole su tutti gli altri punti: «ad adottare le iniziative necessarie ad inserire l'attivazione di specifici piani di intervento...»; «a valutare l'adozione di percorsi sanzionatori differenziati...»; «a promuovere l'adozione di specifici programmi»; «ad avviare delle campagne di comunicazione...»; sugli altri quattro punti quindi il parere è favorevole. Quindi c’è una riformulazione, «a valutare la possibilità di assegnare risorse specifiche»; per quanto riguarda il terzo capoverso, «a promuovere l'istituzione presso le aziende», il parere è contrario, perché non è competenza del Governo.

  PRESIDENTE. Onorevole Taglialatela, prego: accetta la riformulazione ?

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, in parte, se possiamo ovviamente fare una valutazione comune: mi rendo conto che la sua è una giusta osservazione per quello che riguarda le ASL e le loro competenze; per quello che riguarda invece gli obiettivi (e quindi il meccanismo «sanzionatorio», nel caso in cui non vengano inserite queste cose all'interno degli obiettivi), quello è un compito che spetta al Governo, è nel suo potere di prevedere. Comprendo la valutazione che lei fa, rispetto alla vicenda delle ASL, ma c’è l'aspetto relativo a quelli che sono gli obiettivi che la legislazione vigente prevede, e non è in contrasto.

  PRESIDENTE. Il Governo non accetta questa interpretazione ? No. Sta bene. Prendo quindi atto che il parere su questo sarà contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, gli ultimi dati sugli abusi nei confronti di bambini, bambine e adolescenti confermano purtroppo che non si tratta di un'emergenza, bensì di un fatto strutturale ben più diffuso di quanto non si possa credere. Sono soprattutto bambine che hanno meno di dieci anni le vittime di abusi messi in atto quasi sempre da persone conosciute: padri, nonni, zii e amici di famiglia, conosciuti e quindi insospettabili, ai quali la vittima si avvicina con fiducia e dai quali riceve abusi e violenza spesso mascherati da una brutta copia dell'amore. Sono reati sui quali a volte c’è un'inaccettabile accondiscendenza, è il caso di una recente sentenza della Corte di Cassazione che invita a riconsiderare la vicenda giudiziaria di un uomo sessantenne, condannato in primo e secondo grado per abusi sessuali nei confronti di una bambina di 11 anni che gli era stata affidata, perché l'atto sessuale si inseriva nell'ambito di una relazione amorosa. È incredibile, soprattutto inaccettabile.
  Abusi e violenze nei confronti dei minori non sono storia recente, anche se certamente l'uso distorto di internet e dei social network ha facilitato il diffondersi della pedo-pornografia e dell'adescamento Pag. 20on line, reato sottovalutato e da molti considerato quasi veniale. L'incremento delle denunce dimostra che verso questi orrendi reati c’è meno omertà, complicità e rassegnazione. Fare emergere il sommerso per rompere il silenzio è il primo passo per combattere questa terribile piaga utilizzando gli strumenti che ci vengono dalla Convenzione di Lanzarote: informazione, prevenzione, contrasto, repressione ma anche percorsi terapeutici per coloro che hanno quello che si definisce un interesse sessuale nei confronti dei minori.
  Vorrei concludere ricordando un altro dramma di cui dobbiamo occuparci, quello che io definisco «pedofilia legalizzata». In alcuni Paesi, come ad esempio lo Yemen ma non solo – Yemen dal quale sono appena tornata – l'orrenda pratica delle spose bambine rende legale quello che per noi è un orrendo reato; occupiamocene al più presto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, il tema della lotta alla pedofilia e alla pedo-pornografia è un tema oramai di cultura comune, quindi che l'Aula della Camera possa intervenire con un richiamo al Governo ad adottare una serie di provvedimenti, lo riteniamo un qualcosa di estremamente importante e produttivo.
  Chiedo al Governo, in ragione della formulazione sulla quale ha posto un distinguo nel capoverso rispetto ai compiti assegnati da parte delle ASL, che vi possa essere una riformulazione che consenta di poter in ogni caso individuare, tra gli obiettivi che vengono posti nell'ambito della legislazione vigente ai direttori generali delle ASL, un meccanismo che obblighi che le spese e gli obiettivi vengano considerati, anche tenendo conto nello specifico; ad adottare strumenti che consentano che poi il percorso terapeutico nei confronti delle vittime venga reso possibile con la creazione di strutture, perché – veramente senza nessun tema polemico – se la costruzione di quello che noi stiamo ponendo in essere è un percorso che ovviamente da una parte individua e colpisce tutto quello che gira intorno al mondo della pedofilia e della pedo-pornografia, ma contemporaneamente non si costruiscono gli strumenti attraverso i quali il Sistema sanitario nazionale offra alle vittime dei percorsi di tipo terapeutico per recuperare dal danno subito per effetto della violenza, noi rischiamo fondamentalmente di approvare delle dichiarazioni di principio, almeno per quello che riguarda il percorso di recupero, che lasciano il tempo che trovano.
  Allora, io ho ascoltato con attenzione le osservazioni fatte dal rappresentante del Governo. Condivido il fatto che l'autonomia delle ASL e delle aziende sanitarie ovviamente non sia un limite valicabile per quello che riguarda l'obbligo alla istituzione, ma che vi sia un meccanismo che consenta che si raggiunga in ogni caso l'obiettivo della presenza di struttura all'interno delle ASL penso che questo sia un percorso condiviso, sul quale non c’è necessità di avere una valutazione e una posizione diversa.
  Quindi, con una fiduciosa attesa mi rivolgo ad una possibilità che quel capoverso – così come è scritto – venga ovviamente modificato, eliminando le parti che sono in contrasto con la normativa vigente, ma che vi sia invece e comunque un chiaro riferimento alla necessità che vengano posti in essere tutti gli strumenti possibili affinché all'interno delle ASL vi sia un percorso che consenta alle vittime delle violenze sui minori di ricevere le opportune cure.
  Lo ripeto: c’è una condivisione dell'approccio rispetto al problema, vi è una condivisione rispetto alla necessità che venga operata la più dura lotta nei confronti del mondo che gira intorno a questo spregevole reato.
  Io penso che vi sia bisogno di fare una valutazione anche in ordine alla necessità che le vittime del reato debbano poter ricevere – laddove sia necessario – le cure del caso ed è ovvio che se noi non prevediamo che all'interno delle aziende Pag. 21sanitarie pubbliche vi sia una capacità di questo genere, in qualche modo rendiamo monco l'approccio ad un problema che mi pare sia assolutamente condiviso.
  Quindi, mi auguro che una formulazione, che affido nelle mani del Governo, possa sostituire il capoverso « incriminato», tenendo conto che mi pare che l'obiettivo sia comune, ma si ha bisogno ovviamente di scriverlo nella maniera migliore possibile. Mi auguro che il testo possa essere, con le dovute modifiche, approvato, ma questo per evitare che vi sia una distinzione che non farebbe bene a nessuno, tanto meno all'intero Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Signor Presidente, intanto noi non abbiamo accettato la riformulazione del Governo perché secondo noi è inaccettabile che si possa chiedere che venga inserita nel testo della nostra mozione la clausola «a valutare la possibilità di» dar seguito agli impegni che, invece, secondo noi, restano e rimangono improrogabili, nel senso che comunque tale clausola denota una mancanza di volontà nel perseguire gli impegni che noi avevamo sottoposto al Governo.
  In più, lo stralcio dell'impegno che prevedeva la possibilità di «valutare la possibilità» – quello sì – di introdurre strumenti quali la castrazione chimica per chi si macchia di questo orrendo reato, secondo noi, è una cosa inaccettabile.
  Ricordo che in molti Paesi anche europei esiste questo strumento – in Svezia, in Danimarca, negli Stati Uniti e in Canada – e, stando ai resoconti che abbiamo, ha funzionato per limitare il crescere di questo reato, che è il reato che poi chi consuma quel tipo di materiale può consumare ai danni dei minori.
  Quindi, per questo, noi riteniamo inaccettabile la riformulazione del Governo e chiediamo naturalmente che la nostra mozione venga messa ai voti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Signor Presidente, noi abbiamo aderito con convinzione a questa mozione perché riteniamo che ci sia un allarme sociale che l'Europa ha contribuito a creare, che non va dimesso.
  Gli strumenti di lotta contro l'abuso, lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile devono essere ancora più raffinati e ampliati. Penso alle direttive dell'Unione europea, alla Convenzione di Lanzarote. Un bambino su cinque subisce abuso almeno una volta nella vita: questo è il titolo della campagna One in Five del Consiglio d'Europa, che è stata lanciata nel 2010 proprio a Roma, e su cinque bambini oggetto di violenza quattro sono femmine e forse dovremmo ricollegarci al lavoro che questa Camera ha fatto in questi mesi sul femminicidio. Sono, quindi, circa 20 mila casi all'anno in Italia.
  In questi anni, anche se troppo lentamente, si è cercato di erigere una barriera culturale e giuridica in difesa dei bambini, di combattere il silenzio, la vergogna. Mentre scomparivano uno a uno gli altri motivi di scandalo a sfondo sessuale, la pedofilia è diventata uno degli ultimi tabù ed è cresciuto, per fortuna, un senso di rifiuto e di stigmatizzazione; ma non dobbiamo dimenticare che parallelamente non mancano anche posizioni di difesa di una libertà individuale senza limiti, per cui le relazioni con i minori potrebbero essere viste come una forma di espressione della propria libertà. Insomma, la pedofilia da tabù rischia di diventare naturale. E, in ogni caso, è la lotta concreta contro gli abusi che dobbiamo far seguire alla retorica a cui non corrisponde sempre una vera efficacia di interventi.
  Il fatto è che la lotta alla pedofilia si svolge in vari ambienti. Uno è quello domestico, di vita, degli amici di famiglia, dei parenti; l'altro è quello globale, della rete, della pedopornografia on line, del turismo sessuale. Contro i pedofili ci sono certo norme più restrittive. Pensiamo al Pag. 22certificato che chi è a contatto con i minori ha dovuto esibire al datore di lavoro il mese scorso. Ma, per altro verso, cresce la libertà di movimento e, soprattutto, nel grande mercato globale si dilata la possibilità di comprare l'infanzia. Si compra a poco prezzo nei Paesi più poveri. Si scambia sesso on line con gli adolescenti in cambio di oggetti del desiderio, con il file sharing, il servizio che consente lo scambio di film e musiche, ma anche di foto e video pedopornografici.
  Questo mercato è immenso. Secondo l'Unicef lo sfruttamento sessuale dei minori nella prostituzione e la produzione di materiale pornografico ha un valore di circa 250 miliardi di euro annui e di questi solo un quarto restano nel Paese in cui avviene lo sfruttamento del minore. In Thailandia, Cambogia, Brasile, Repubblica Dominicana, Kenya, Nigeria, Romania, Moldavia, il mercato dell'infanzia non accenna a declinare. Negli ultimi anni abbiamo promosso norme che contrastano il turismo sessuale, ma purtroppo non abbiamo dati che ci consentano di monitorarle. Ad esempio, non sappiamo se viene applicato veramente l'articolo 17 della legge n. 38 del 2006, che obbliga gli operatori che organizzano i viaggi ad apporre una scritta nei propri cataloghi, cioè che la legge italiana punisce la prostituzione e la pornografia minorile anche se commesse all'estero. Per questo noi raccomandiamo che i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'interno garantiscano una maggiore cooperazione tra l'Italia e i principali Paesi di destinazione.
  Nell'anno 2001 l'Interpol ha raccolto e vagliato oltre 250 mila immagini pedopornografiche reperite dal web. L'associazione Meter in Italia ha contato 70 mila siti e soprattutto social network e denuncia il vero problema, cioè non solo la chiusura dei siti ma la protezione dei bambini coinvolti, perché nonostante gli sforzi in molti Paesi solo una cifra esigua di minori che subisce violenza e che si vede in questo materiale online viene attualmente identificata (solo 300 in 19 Paesi).
  L'abuso sessuale dei minori su Internet è una particolare declinazione della violenza per il modo in cui si sviluppa. L'adescamento dei minorenni non avviene più con l'offerta di caramelle ma con lusinghe, esche: il grooming, una forma di seduzione e manipolazione. Si offrono beni di scambio. È una friendship with benefits, in questo caso amicizie che fanno uno scambio tra l'uso di un corpo bambino e della sua immagine in cambio di oggetti e d'altronde adolescenti, e sempre più spesso bambini, vivono a rischio. A quasi la metà degli adolescenti, dice il rapporto Eurispes-Telefono Azzurro, è capitato in rete che qualcuno chiedesse loro il nome e si sentono proporre incontri dal vivo.
  Uno dei principali angoli oscuri della società è rappresentato dal deep web, la parte della rete non indicizzata. Server segreti ospitano attività illegali e pedopornografia, come Lolita City, e non è difficile per un minorenne accedervi. Io ne conosco molti. Molti lo fanno affascinati e respinti dalla perversione. Certo, l'anonimato è anche una forma di sicurezza per chi svolge attività, per esempio, di contrasto ai regimi dittatoriali.
  I militanti politici hanno bisogno dell'anonimato, ma è pericoloso per i ragazzi accalappiati.
  Come sempre, Internet è lo specchio del meglio e del peggio della società, ma la massiccia presenza in Internet di materiale pedopornografico rischia di portare ad accettare questi fenomeni come un aspetto fisiologico della rete. Non è così. Tutte le misure di contrasto già adottate dall'Italia, che non è arretrata in questo campo rispetto ad altri Paesi europei, devono essere potenziate, come l'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. E molto sta facendo la polizia postale attraverso il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia su Internet, istituito nel 2006, che ha il compito di raccogliere le segnalazioni. È necessario che si provveda con più mezzi e risorse alla formazione specialistica e al potenziamento delle risorse assegnate all'unità di analisi del materiale pedopornografico e segnaliamo che l'agenda digitale italiana includa misure Pag. 23finalizzate alla tutela on line dei minori nelle strategie di sviluppo che verranno adottate.
  I minori però non vanno solo protetti, vanno resi consapevoli e aiutati a difendersi anche da soli. Gli stessi adolescenti possono svolgere un ruolo di vigilanza nei confronti dei coetanei, dato che abuso, bullismo in rete, hate speech, pur essendo fenomeni molto diversi, rappresentano forme di violenza in rete spesso collegate tra di loro.
  Non esiste solo il pedofilo che adesca nell'ombra, ma anche abusi e violenze sempre più normalizzate e noi contiamo di coinvolgere, ad esempio, i consigli dei ragazzi, presenti ormai in molti comuni e regioni, che svolgano un ruolo importante in questo senso.
  L'articolo 6 della Convenzione di Lanzarote prevede che gli Stati adottino le necessarie misure legislative perché i bambini vengano informati nelle scuole. Si apre, quindi, il problema della formazione dei formatori, degli insegnanti, perché la rete, che è il bosco in cui bambini si smarriscono, è spesso incomprensibile per adulti non nativi digitali.
  Auspichiamo, quindi, una formazione dei docenti e dei tutor nella scuola e, in un momento in cui assistiamo a conflitti tra scuola e famiglia su tematiche dell'educazione alla sessualità, sottolineiamo quanto ci sarebbe invece bisogno di una alleanza stretta fra i genitori e il personale della scuola per difendere i bambini, senza prese di posizione ideologiche o steccati da ambo le parti (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro. Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, colleghi, abbiamo appena celebrato la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, tuttavia ancora molto è necessario fare per fronteggiare tale problema. La celebrazione di una ricorrenza, se non accompagnata da azioni concrete, non aiuta le piccole vittime.
  Stiamo fronteggiando un'emergenza che nel mondo riguarda milioni di bambini costretti a prostituirsi o vittime di violenza domestica ed abusi sessuali. Si tratta di un pericolo sempre più grave e la mozione che stiamo per votare, quella unitaria accolta dal Governo, ne descrive in modo puntuale gli aspetti, dal maltrattamento in famiglia all'adescamento via Internet.
  A quest'ultimo proposito ho presentato un'interrogazione parlamentare relativa alla pericolosità di un uso non congruo da parte dei minori dei social network. Ovviamente il problema non è lo strumento Internet, anzi riconosciamo tutte le potenzialità del web in termini di libertà di informazione, conoscenza e socializzazione. Occorre però vigilare sulle conseguenze di un uso strumentale del web, favorirne un utilizzo più consapevole e rafforzare le occasioni di dialogo e di ascolto soprattutto con i giovanissimi. Qui giocano un ruolo fondamentale la famiglia e la scuola.
  In quest'ottica ritengo assai condivisibile l'impegno contenuto nella mozione tesa a rafforzare nei programmi scolastici percorsi didattici tesi a richiamare l'attenzione dei ragazzi sui rischi della navigazione in rete. Basti pensare che, sebbene i social richiedano un limite di età per l'iscrizione, sono tuttavia milioni i minori che, inserendo una data di nascita fittizia, passeggiano in questa piazza virtuale ricca di potenziali pericoli.
  Il testo in discussione fa riferimento in diversi punti alla necessità di monitoraggio e di investigazione. In quest'ottica, la necessità di assicurare una raccolta di dati sistematica sul fenomeno della violenza e degli abusi sui bambini è stata segnalata in diversi documenti ONU e anche sui rapporti annuali dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.
  Conoscere per deliberare, dice un antico adagio. Questa è la ragione per cui dovrebbero essere sostenute ed appoggiate con ogni mezzo iniziative come quelle promosse dall'Autorità garante, che nel 2013 ha lavorato in forte sinergia con le associazioni e i coordinamenti attivi sul Pag. 24tema del maltrattamento, della violenza e dell'abuso sui minori. Da una prima esperienza pilota è emerso che ben oltre 100 mila bambini sono presi in carico ogni anno dai servizi sociali italiani esclusivamente per maltrattamento o abuso.
  I bambini, come enunciato dalla Convenzione di Lanzarote, hanno il diritto ad essere protetti da ogni forma di sfruttamento, così come a non essere costretti a svolgere alcuna attività che incida negativamente sulla loro educazione e sul loro benessere fisico o spirituale. Purtroppo, sono ancora troppi gli abusi impuniti ai danni dei bambini, spesso per l'assenza di meccanismi di denuncia adeguati. Da ciò la necessità di adeguate misure di protezione, per dare ai bambini e ai nostri ragazzi la giusta informazione sul diritto all'ascolto, per poter riconoscere tutte le forme di abuso, anche quelle più subdole, e poterne fare parola, in maniera sicura e confidenziale, innanzitutto con i genitori.

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  ANTIMO CESARO. Nel marzo scorso Telefono Azzurro ha reso noti i dati delle richieste di aiuto pervenute all'associazione: si parla di oltre 17 mila appelli per via telefonica, con una media di quattro episodi di violenza al giorno. È perciò necessario sostenere istituzionalmente ed economicamente le strutture e le persone che, con una costante opera di prevenzione, proteggono un bambino da violenze e abusi, ostacolando il verificarsi di episodi che possono provocare traumi e difficoltà psicologiche, anche nel lungo periodo. In tal senso, un'azione significativa...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  ANTIMO CESARO. ...deve essere svolta nelle scuole, dove è forte l'esigenza di personale professionalmente competente per promuovere attività di sensibilizzazione e di prevenzione, in particolare di contrasto alla dispersione scolastica.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore. È scaduto il tempo.

  ANTIMO CESARO. Nel dichiarare il voto favore di Scelta Civica, ci auguriamo si possa finalmente, in Italia e sullo scenario internazionale, invertire una tendenza fino ad ora rivelatasi assai miope: si abbia il coraggio di investire, con risorse straordinarie, sull'infanzia. È una questione che misura il tasso di civiltà di un Paese, ma anche e soprattutto la lungimiranza di una classe politica che finalmente decide di investire coraggiosamente sul proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, in Europa un bambino su cinque è vittima di abusi sessuali: questa è la stima che il Consiglio d'Europa fa di un fenomeno che sta sempre più assumendo caratteri preoccupanti, soprattutto a causa delle nuove tecnologie informatiche. Un bambino su cinque significa milioni di casi, milioni di bambini, in particolare in seno alle famiglie. Per questo è importante che sia stata istituita questa giornata, la Giornata contro la pedofilia, e per questo oggi è significativo discuterne e analizzare, ma, soprattutto, fare qualcosa contro questa violenza subita da troppi bambini.
  L'orrore e la vergogna che una cosa del genere ci provoca hanno negato spesso l'idea, anche nell'opinione pubblica, che i bambini potessero essere vittime di violenza e abusi sessuali, o oggetto di attenzione da parte degli adulti. I giornali, le televisioni, che, a dire la verità, in questi giorni non hanno dato grande risalto a questo problema, anche perché forse distratti anche da una violenza altrettanto grave, come quella presente negli stadi, nel tempo, però, hanno aiutato, insieme alle associazioni di volontariato che si sono occupate di questo fenomeno, a rompere il silenzio, ma non l'emergenza, come ci ricorda Don Di Noto, che ci dice che l'emergenza non si ferma.
  E noi non ci fermiamo, ad oggi, a chiedere al Governo un impegno più forte Pag. 25e maggiori risorse per fermare questa piaga contro i più piccoli e i più indifesi; un fenomeno inaccettabile, sul quale dobbiamo continuare a mantenere sempre alta l'attenzione, a sensibilizzare sempre di più l'opinione pubblica e a fare emergere un dramma che troppo spesso rimane celato tra le mura domestiche. Bisogna uscire dal silenzio, ed è questo lo slogan che in questi giorni ha adottato Telefono Azzurro, appunto per celebrare la Giornata nazionale contro la pedofilia.
  Parole che condividiamo perfettamente. Un silenzio quello sugli abusi e sui maltrattamenti dell'infanzia che ha caratterizzato tutta la storia dell'umanità e nonostante gli importanti passi avanti compiuti negli ultimi decenni, sia sul piano legislativo, sia sul piano della denuncia (voglio ricordare che l'Italia è uno dei Paesi all'avanguardia in Europa), le segnalazioni di abuso sessuale sui bambini o adolescenti nell'ultimo anno sono quasi raddoppiati nel nostro Paese.
  Secondo la linea di emergenza di Telefono Azzurro si è passati dal 4,6 per cento del 2012 al 7,9 del 2013 e questo, come dicevamo, alla luce dell'intensa legislazione italiana in materia a partire dalla legge n. 66 del 1996 contro la violenza sessuale, dalla legge n. 269 del 1998 contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, e ancora dalla legge n. 38 del 2006 in materia di sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo di Internet, e, infine, dalla legge n. 172 del 2012 con la quale il nostro Paese ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa svoltasi a Lanzarote nel 2007 per la protezione dei minori dall'abuso e dallo sfruttamento sessuale.
  Intense sono state anche le indagini fatte in questi anni e sono proprio di ieri gli ultimi dati di Telefono Azzurro relativi al 2013: viene confermato che le vittime sono soprattutto bambine, oltre il 70 per cento, anche se cresce il numero di maschietti, ed hanno meno di dieci anni oltre il 40 per cento.
  Nella maggior parte dei casi, inoltre, l'abuso avviene da parte di persone conosciute e in qualsiasi contesto sociale. Aumentano, inoltre, le violenze perpetrate dai coetanei: rispetto ai casi segnalati al 114 in un anno si è passati dall'1,4 per cento al 2,4 per cento.
  In aumento anche gli abusi perpetrati su minori stranieri: le vittime sono passate dal 19 per cento al 31 per cento del totale dei bambini non italiani che hanno chiesto aiuto. Ma, in generale, non è facile quantificare questo fenomeno per l'elevata percentuale di sommerso. Infatti, una delle cose che diciamo e che chiediamo anche nella mozione – ringraziamo il Governo per aver accolto la mozione, frutto del contributo di tutti i gruppi parlamentari – è l'assenza di una banca dati a livello nazionale che permetta una rilevazione omogenea e un sistemico monitoraggio della casistica relativa al reato di pedofilia.
  I dati disponibili non sono sicuramente esaustivi. Lo scopo principale è appunto quello di applicare effettivamente quanto previsto dalla Convenzione di Lanzarote al fine di assicurare un apparato normativo che possa incardinare i principi e i diritti dei minori nell'ordinamento italiano, oltre che contrastare il più possibile il fenomeno degli abusi e dei maltrattamenti su di essi.
  C’è da sottolineare come la diffusione dei social network non abbia certo rappresentato una barriera al fenomeno, tutt'altro; attraverso profili fake infatti spesso i pedofili, sotto false maschere, tentano adescamenti di minori.
  È stato lo stesso direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, Antonio Abruzzese, a suonare un campanello d'allarme: questi fenomeni si stanno intensificando per numero e gravità anche a causa dell'uso distorto dei social media. Condividiamo in merito l'esigenza di un'attività investigativa più mirata e una prevenzione avanzata. Al riguardo, nella mozione che abbiamo presentato abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi in un'intensa attività di monitoraggio che sia in grado di proteggere i minori soprattutto dagli adescamenti tramite Internet. Riteniamo opportuno un coinvolgimento propositivo sul tema da parte delle aziende Pag. 26del settore tecnologico proprio sul fronte della prevenzione. Occorre implementare e rilanciare la formazione degli operatori che si occupano dei minori maltrattati, così favorendo la diffusione della cultura e dell'approccio al trauma in modo da riconoscerlo e trattarlo con gli strumenti adeguati. Una campagna d'informazione o sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla materia delle violenze sui minori attraverso l'utilizzo dei media e il coinvolgimento delle scuole, aiuterebbe sicuramente ad incrementare la consapevolezza della popolazione sulla gravità del fenomeno e a rafforzare i mezzi per attuare una seria campagna di prevenzione e tutela.
  In ultimo, ma di certo non in ordine di importanza ed allo scopo di uniformarsi ad altri Paesi europei, occorre che il Governo si impegni a predisporre programmi di trattamento per gli autori dei reati sessuali. Appositi centri per l'ascolto darebbero modo a quanti presentano disturbi legati alla pedofilia di rivolgersi a un personale specializzato. Lo scopo è fornire il trattamento medico e psicologico adeguato alla cura di una vera e propria patologia che rappresenta un pericolo per il benessere e la salvaguardia dei bambini.
  Con questa mozione, quindi, si intende dare il nostro contributo, in questa importante giornata nazionale contro la pedofilia, nella lotta alla violenza nei confronti dei minori, chiedendo al Governo di impegnarsi nell'attuazione di quanto detto per contrastare un fenomeno odioso e non tollerabile e soprattutto, finalmente, per fare delle cose utili ai nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, maltrattamento e abuso sui minori sono un dramma che viene da lontano e che continua ad affliggere la contemporaneità, anche quella che si dice più evoluta e sviluppata, come il nostro Paese. Ma le nostre società rimuovono questa sofferenza, salvo, di fiammata in fiammata, enfatizzarla come un'emergenza sociale, secondo le categorie dell'allarme sociale, fatta cioè solo di straordinarietà.
  Non si vuole vedere come questa sofferenza si annidi nella normalità di tante famiglie, nei rapporti parentali, ambiti in cui, malgrado la retorica, molto più di quanto venga riconosciuto, si intrecciano, troppo spesso, trascuratezza, aggressività e vere violenze fisiche, psicologiche ed affettive. Laddove dovrebbero trovare protezione massima tanti piccoli e tante piccole perdono ogni sicurezza, perdono la fiducia e questo provoca traumi ancora più profondi.
  Conoscere questi fenomeni nella loro complessità e sottrarli a questa altalena di silenzio, da una parte, o di cronaca sensazionalistica, dall'altra, è il primo passo per mettere basi solide a politiche di prevenzione e protezione pubbliche e anche private adeguate. È la richiesta che quest'Aula fa in modo improcrastinabile, in modo unitario: costruire un sistema di riconoscimento e di monitoraggio per rafforzare la capacità dello Stato di promuovere e tutelare i diritti dei minori.
  E per questo è significativa l'indagine fatta da Terre des Hommes e CISMAI sul maltrattamento dei bambini. I dati sono allarmanti, sono noti, sono stati ricordati: un minore su 100 risulta vittima di maltrattamento e bisogna sottolineare che le bambine, le ragazze sono le più colpite. Telefono Azzurro ha sperimentato e documentato che esiste una media di quattro episodi di violenza al giorno e quasi il 70 per cento riguarda bambine e ragazze. Il maltrattamento durante l'infanzia segna la vita, procura danni di salute mentale, fisica, che il minore poi ha difficoltà a riparare. È un dolore inaccettabile sul piano umano.
  Aggiungo anche un altro argomento, per me molto meno importante, ma caro, per esempio, ai teorici dei bilanci pubblici in pareggio, bilanci pubblici in pareggio messi anche in Costituzione. Interventi successivi al maltrattamento rappresentano una spesa rilevante e questi fondi Pag. 27sono a rischio continuo, proprio per questa accesa politica dell’austerity. Secondo uno studio dell'università «Bocconi» si stimano circa 13 miliardi di euro annui per intervenire a riparazione di questi danni, ovvero – ripeto – lo 0,84 per cento del PIL.
  Riguardano i costi per l'ospedalizzazione, per la cura della salute mentale, per le strutture e prestazioni residenziali di affido familiare, per i servizi sociali, per la giustizia minorile, tutti costi anche per affrontare gli effetti nella vita degli adulti di queste originarie ferite; soldi pubblici che una corretta politica avrebbe potuto indirizzare prima di tutto per prevenire, per dare attenzione e soprattutto, quindi, risparmiare o ridurre le sofferenze di migliaia di bambini e bambine.
  In questa giornata internazionale contro la pedofilia, vogliamo cogliere l'occasione per ribadire l'urgenza di un cambio di rotta nelle politiche dell'infanzia del nostro Paese.
  I bambini non possono pagare il prezzo di una carenza di visione lungimirante, di una cura pubblica, di un'attenzione preminente che investe in uno straordinario piano di prevenzione ed investimenti mirati, una risposta sociale, soprattutto sociale e non solo penale o repressiva, che è importante, ma non è risolutiva. Noi ribadiamo questo concetto.
  Sta in questo contesto il tema più peculiare dell'abuso sessuale dell'adulto sui minori, atti e reati di gravità insopportabile in aumento, con conseguenze umane spesso insanabili.
  Molti abusi rimangono invisibili, annebbiati dall'omertà, nei sotterranei delle vite familiari, faticano ad emergere, a trovare responsabilità e giustizia, persino ad essere nominati, come ha dimostrato il troppo, lungo, lento, travagliato lavoro di ammissione e riparazione fatto dalle gerarchie della Chiesa verso i preti pedofili. Dunque c’è di fronte al Governo ed al Parlamento una delicata responsabilità.
  Oggi, con la mozione unitaria, stiliamo impegni importanti per attuare la Convenzione di Lanzarote e noi saremo allerta perché questi impegni vengano coerentemente rispettati.
  Chiudo dicendo che quello che però sentiamo ancora troppo debole e che ribadiremo anche in modo unitario nei prossimi giorni, al di sotto delle necessità, è l'investimento di risorse per una svolta sulle politiche educative e sociali, la madre delle politiche.
  Serve uno stanziamento per l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, serve un piano nazionale per l'infanzia, serve un coordinamento delle competenze istituzionali sull'infanzia e l'adolescenza, attualmente competenze frammentate, per avere un'azione realmente efficace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione (15,06).

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Brambilla. Ne ha facoltà.

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il dibattito odierno ha evidenziato ancora una volta la determinazione con cui quest'Aula intende fronteggiare il fenomeno degli abusi sui minori. Di tale realtà riusciamo a farci un'idea quantitativa grazie a numerose indagini sociologiche e criminologiche, grazie al lavoro meritorio ed indefesso dei Pag. 28funzionari governativi e dei volontari che, in tutto il mondo, lottano contro le varie forme di violenza sui più deboli, grazie all'impegno, per quanto riguarda l'Italia, delle forze dell'ordine e della magistratura, che abbiamo qui il dovere di ringraziare.
  Assai più difficile, al netto dell'allarme sociale e della riprovazione morale, è invece farsi un'idea delle conseguenze degli abusi sul vissuto delle vittime: i disagi e le psicopatologie generate nei bambini sono ferite spaventose, che faticano a guarire e, in molti casi, non guariscono mai. A volte compromettono in via definitiva lo sviluppo di normali rapporti affettivi e solo tenendo fisso lo sguardo su questi terrificanti effetti, ben oltre la freddezza delle statistiche, possiamo capire la portata del dramma ed attrezzarci adeguatamente per intervenire.
  L'Italia – e lo diciamo con legittimo orgoglio perché ci viene riconosciuto anche a livello internazionale – ha una legislazione e una politica severe in materia di abusi sui minori, pedofilia e pedopornografia. Ciò non vuol dire che non esistano, però, lacune, criticità e contraddizioni sulle quali il nostro gruppo, per dare il suo fattivo contributo, ha puntato tutta la sua attenzione.
  Il primo aspetto è la dimensione internazionale del fenomeno. Gli abusi contro i minori sono una macroscopica violazione dei diritti dei bambini e dei ragazzi, una realtà globale che affligge invero tutti i Paesi, tutte le culture e tutti i gruppi sociali; una realtà che può prendere varie forme, dall'incuria al maltrattamento, all'abuso sessuale, allo sfruttamento nella prostituzione e nella pornografia. La diffusione delle nuove tecnologie, che, va detto, come tutti gli strumenti non sono né buone né cattive e, perciò, non vanno in sé demonizzate, ha oggettivamente accresciuto il rischio al quale sono esposti i più giovani. Siamo di fronte a piaghe globali che si combattono quindi soprattutto a livello globale. Con l'approvazione della Convenzione di Lanzarote, ratificata dall'Italia nel 2012, ha avuto grande impulso un processo di integrazione degli ordinamenti nazionali sulla base di precise e condivise definizioni delle fattispecie da perseguire. E nel nostro Paese è positivamente iniziato un percorso di allineamento ai principi e alle disposizioni della Convenzione sui quali ritornerò brevemente in seguito.
  Noi di Forza Italia siamo convinti che la dimensione internazionale, ormai assunta dalla lotta a pedofilia e pedopornografia, debba trovare il proprio coronamento alle Nazioni Unite con l'esplicito riconoscimento da parte del massimo consesso internazionale che questi reati sono crimini contro l'umanità. E nel chiedere al Governo italiano di impegnarsi con forza in tutti i fori internazionali per questo scopo, ci facciamo quindi interpreti di analoghe richieste che provengono da enti territoriali, organizzazioni non governative e di volontariato, da privati cittadini. Si tratta, a nostro avviso, di un passaggio indispensabile per esercitare un'efficace pressione sugli Stati e chiarire definitivamente, al di là dei comodi distinguo di tipo pseudoculturale, la natura e la gravità di questi fatti.
  Con la ratifica della Convenzione di Lanzarote, come dicevo, sono stati fatti grandi progressi. Basti pensare: al nuovo reato di adescamento di minorenni, ad esempio, che si concretizza in qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore di 16 anni attraverso artifici, lusinghe o minacce, posti anche con l'utilizzo della rete Internet o di altri mezzi di comunicazione, per commettere i reati di abuso e sfruttamento sessuale; alle condotte che meglio specificano il reato di prostituzione minorile, importanti per reprimere il ripugnante fenomeno anche del turismo sessuale; e poi al raddoppio dei termini di prescrizione per i reati di abuso sessuale e sfruttamento sessuale dei minori; all'introduzione del reato di istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia, la cosiddetta pedofilia culturale. E poi altre aggravanti per taluni reati contro i minori sono state aggiunte con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 39.
  In questo quadro – ripeto, complessivamente avanzato e positivo e ci tengo a Pag. 29ribadirlo – abbiamo chiesto al Governo di riflettere attentamente su due punti: la possibilità, innanzitutto, di estendere le indagini sotto copertura specificamente al reato di adescamento e il trattamento psicologico dei pedofili condannati in via definitiva. Infatti, sappiamo, purtroppo, che comportamenti del genere hanno un alto livello di recidiva.
  Abbiamo visto che la valutazione circa l'introduzione di un percorso psicologico di approfondimento è stata accolta e potrebbe oggettivamente ridurre il pericolo di reiterazione dei reati e dare in tutti i casi un contributo significativo al recupero del reo. Un altro motivo di preoccupazione, in particolare, riguarda l'applicazione delle norme perché, innanzitutto, c’è il rischio, come purtroppo abbiamo visto anche in alcuni recenti casi di cronaca, di aggiramento delle disposizioni che vietano l'accesso degli imputati di gravi reati contro i minori al patteggiamento e ai riti alternativi. E ciò avviene spesso perché è possibile qualificare diversamente le condotte secondo altre meno gravi fattispecie di reato.
  Abbiamo perciò sollecitato l'Esecutivo a valutare se non sia il caso di intervenire anche con mezzi normativi per garantire finalmente la certezza della pena e, anche qui, abbiamo avuto un riscontro positivo. Altrimenti, tante belle parole rischiano, colleghi, di rimanere sulla carta. E quel che più conta tanti pedofili finiscono per farla franca e ricominciare come se niente fosse.
  Passo ora ad un'ulteriore questione di particolare peso: sarebbe veramente grave se il Governo insistesse con il suo programma di tagli alle forze dell'ordine. In tutto il mondo c’è forte allarme, come sapete, per le forme note di cyber crime e soprattutto per la capacità dei delinquenti informatici di inventarne sempre di nuove. E come è possibile quindi anche solo pensare, in un simile contesto, di cancellare decine di sezioni della polizia delle telecomunicazioni ? Ora basta dare un'occhiata su Internet per avere in pochi minuti un panorama completo delle proteste in merito a questi annunci, da Padova a Cosenza, perché questo proposito irresponsabile ovviamente ha creato molta agitazione e molta contrarietà. Ora nessuno nega la necessità di risparmiare ma risparmiare in sicurezza informatica, che non riguarda quindi solo la lotta agli abusi contro i minori ma il vastissimo capitolo delle truffe, del sabotaggio, del terrorismo e via dicendo, mi sembra assolutamente un controsenso all'alba del XXI secolo. Noi abbiamo bisogno del contrario, cioè di più risorse e più uomini perché adescamento, pedofilia e pedopornografia si combattono efficacemente solo con indagini molto delicate e complesse effettuate da personale altamente specializzato. Ora chi ha il compito di reprimere i reati deve essere posto nelle migliori condizioni per farlo sia dal punto di vista della disponibilità di risorse che degli aspetti investigativi.
  Mi avvio a concludere. C’è un altro aspetto sul quale è auspicabile un maggiore impegno: quello dell'informazione e della formazione. Informazione vuol dire nuove e capillari campagne destinate alla famiglia e alla scuola, i due luoghi principali dove avviene l'acculturazione dei giovani e penso soprattutto a forme di educazione all'uso dei mezzi digitali, alle opportunità che danno e ai rischi che comportano e comunque tutte quelle iniziative che possano aiutare i bambini e i ragazzi e le loro famiglie a riconoscere e gestire il pericolo. Anche qui io ho apprezzato la relazione e le precisazioni di questa mattina del sottosegretario però vorrei ricordare che sarebbe molto più facile fare tutto ciò di cui si è parlato anche se si desse finalmente «un taglio» ai tagli sui fondi destinati alle politiche per la protezione dell'infanzia e della famiglia, cosa che né la legge di stabilità del precedente Governo purtroppo né questo Governo finora ha fatto. È stata citata, ad esempio, la legge n. 285 del 1997 che istituisce il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Ebbene, il Governo di sinistra-centro, a dicembre...

  PRESIDENTE. Onorevole Brambilla, concluda.

Pag. 30

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. ...non vent'anni fa, l'ha tagliato del 22 per cento. Voi capite che quindi occorrono più risorse per la formazione per tutti coloro che, a vario titolo, operano a contatto con bambini e adolescenti perché abbiano piena consapevolezza dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, riconoscano gli indizi di abuso e adottino i protocolli conseguenti. Quindi, ciò premesso, ribadisco l'apprezzamento per lo sforzo compiuto da tutti i gruppi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. ... per arrivare su questa materia tanto delicata a un dispositivo comune...

  PRESIDENTE. È oltre un minuto.

  MICHELA VITTORIA BRAMBILLA. ... e pertanto preannunzio il voto favorevole di Forza Italia-Popolo della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, poiché mi è arrivata la segnalazione che la I Commissione è ancora convocata, le chiederei, oltre la sconvocazione della suddetta Commissione, in questa occasione, essendo iniziati, dalle 14, i lavori di aula, con votazioni, di farlo presente da questo momento in poi, perché ci troviamo quasi ad ogni seduta a dover ricordare di qualche Commissione che rimane convocata, a prescindere dai lavori dell'aula.

  PRESIDENTE. Stiamo chiamando.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Questo anche per un comportamento corretto verso i colleghi che fanno parte di quelle Commissioni e vorrebbero partecipare al dibattito in quest'aula.

  PRESIDENTE. È chiaro. Giusto. La ringrazio.
  Faccio presente che la I Commissione è sconvocata.
  La deputata Silvia Giordano ha comunicato alla Presidenza di aver erroneamente ritirato la propria mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00447 e che la propria firma alla nuova formulazione della mozione Iori ed altri n. 1-00427 deve intendersi come non apposta.
  Dobbiamo, quindi, acquisire il parere del Governo anche su tale mozione. Prego, sottosegretaria Biondelli.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento al primo capoverso del dispositivo della mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00447, che impegna il Governo a valutare la possibilità di assumere iniziative per escludere il reato di pedofilia dai reati che godono del beneficio degli arresti domiciliari, il Governo esprime parere favorevole.
  Sul secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo ad adoperarsi in sede europea affinché venga valutata la possibilità di sospendere ogni rapporto economico con tutti quei Paesi che non hanno proceduto alla ratifica della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, il Governo esprime parere contrario, perché è una formulazione ritorsiva.
  Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad assumere iniziative», con le parole: «a valutare la possibilità di assumere iniziative».
  Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad assumere iniziative finalizzate ad istituire all'interno delle scuole», con le parole: «a valutare la possibilità di assumere», e così via.
  Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «a prevedere, attraverso Pag. 31apposite iniziative normative, l'esclusione della possibilità», con le parole: «a valutare la possibilità di prevedere, attraverso apposite iniziative normative», e così via.
  Il Governo esprime parere favorevole sul sesto capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole «ad assumere tutti gli strumenti, nonché ad avviare tutte le iniziative», con le parole: «a valutare gli strumenti più idonei che consentano di identificare le piccole vittime di pedopornografia», eccetera.
  Il Governo esprime parere favorevole sul settimo capoverso del dispositivo, mentre sull'ottavo capoverso del dispositivo esprime parere favorevole, a condizione che sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad assumere iniziative per istituire una banca dati nazionale», con le parole: «a valutare la possibilità di istituire una banca nazionale per il censimento dei minori».
  Se l'onorevole Silvia Giordano ritira il secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo ad adoperarsi in sede europea affinché venga valutata la possibilità (...), sul quale il parere del Governo è contrario, il parere è favorevole con alcune riformulazioni, che ho appena citato.

  PRESIDENTE. Onorevole Silvia Giordano accetta le riformulazioni ?

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, rinuncio al secondo capoverso del dispositivo e accetto le riformulazioni.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il parere è favorevole.
  Ha facoltà ora di intervenire per dichiarazione di voto. Prego, onorevole Silvia Giordano.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, «non è facile descrivere le emozioni di un passato che si è cercato tutta la vita di dimenticare. Ormai, dieci anni fa, all'età di dodici anni mai compiuti, qualcuno decise di rubarmi la vita. Questo qualcuno era la persona di cui mi fidavo di più in assoluto, la mia guida: mio padre. E quel padre perse definitivamente quel titolo, allora, quando decise di spingersi oltre il possibile e il credibile. Volle diventare artefice, carnefice, abusatore e violentatore del suo stesso figlio».
  «Anni di tenebre. Speravo di non rimanere mai sola con lui. Speravo che»...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di silenzio. Prego.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. «Speravo che non chiudesse a chiave quella porta. Per molti anni non potei nemmeno sentire quel rumore di chiavi, e ancora oggi odio le porte chiuse. Facevo finta di dormire, pregando che non si perpetrasse quel rito così macabro. In quei tre anni di continui abusi, avrei voluto dire qualcosa ma non sono mai riuscito. Non dirlo a nessuno – mi diceva –, perché questo legame nessun altro lo può comprendere. Mi bruciava la gola, il cuore, l'anima perché dentro urlavo e fuori non riuscivo a dire nulla».
  «Io, piccola e indifesa, non sapevo oppormi. Mi faceva credere che era sua dovere insegnarmi quelle cose, che potevo essere orgogliosa perché le faceva solo con me e che io dovevo farle solo con lui. Non mi ha permesso di distinguere il bene e il male. Riusciva a convincermi che lui era come Dio e con lui era il paradiso. Mi diceva che saremmo stati felici e sempre insieme, con una casa nostra e dei figli. Ero completamente plagiata, sedotta dal mio aguzzino. Vita e pensieri di una donna grande messi nella testa e nel corpo di una bambina ingenua».
  «Frequentavo una scuola elementare di Stato a Savona, il mio maestro elementare, a quell'epoca c'era il maestro unico, nel corso della mattinata scolastica, mi faceva sedere sulle sue ginocchia, e al riparo della cattedra, mi molestava sessualmente. Alla fine dell'opera scellerata, dopo avermi fatto scendere dalle sue ginocchia, si puliva le mani disinfettandole con l’alcool, era un uomo che amava l'igiene personale. Ho sempre la percezione dell'odore di Pag. 32quell’alcool, che ricorre nei miei incubi peggiori. Da bimbo, alzandomi alla mattina per recarmi a scuola con la prospettiva di dover subire le molestie sessuali del laido maestro, ero sempre assalito da una feroce emicrania.
  Non fui l'unico degli scolari ad essere molestato da quella persona, addirittura il pedofilo, in un impeto incontrollabile, teneva sulle ginocchia due scolari e li molestava entrambi, alternando le sue attenzioni criminali ora su uno ora sull'altro. Nessuno dei bambini molestati si ribellò alle sue attenzioni, qualcuno ne parlò a casa con i genitori, ma ovviamente non venne creduto e fu zittito, nessuno voleva o osava andare a tangere un uomo come quello, il maestro per antonomasia...

  PRESIDENTE. Per favore, colleghi... è la seconda volta; ve lo chiedo per cortesia, è possibile un po’ più di attenzione ? Stiamo trattando un tema molto delicato... per favore.
  Prego, continui, onorevole.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, signora Presidente. Il maestro per antonomasia, che incuteva rispetto solo con il suo aspetto severo e ascetico. Il direttore della scuola e i colleghi del pedofilo non sospettavano nulla delle sue attività, solo un altro maestro, avuto sentore da qualche scolaro, tentò di ostacolarlo portando le voci dal direttore, ma risultò un'impresa impossibile, perché il malvagio maestro godeva di stima incondizionata e quindi gli fu permesso di continuare, per anni, la sua sporca azione su decine e decine di indifesi che passavano per le sue sporche mani.»
  Queste sono alcune delle testimonianze di ex bambini ormai a cui i loro aguzzini hanno tolto tutta la loro innocenza. Testimonianze che fanno male al lettore, figuriamoci a chi le scrive. Testimonianze che fanno venire la pelle d'oca. Testimonianze che hanno il diritto di essere prese in considerazione per capire quanta vergogna e quanta ripugnanza intacca un'età che si dovrebbe ricordare solo per la sua spensieratezza, come un periodo di giochi e di ginocchia sbucciate. Abbiamo il dovere di prendere in considerazione queste e molte altre testimonianze, soprattutto noi, e soprattutto qui, in questo luogo, visto che abbiamo la responsabilità, il doveroso compito e anche il potere di poter agire e legiferare per eliminare sempre di più questa piaga.
  Dovremmo forse noi tutti iniziare a dare l'esempio non solo con atti, ma anche, per non sembrare completamente incoerenti, dimostrando tutto il nostro dissenso, apertamente, pubblicamente e senza giri di parole quando si parla con superficialità di questo reato. Come ad esempio quando dei colleghi paragonano la pedofilia ad un orientamento sessuale come è successo nell'arco di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). O quando, un ormai ex collega, anche se attualmente ancora rappresentante politico, dice che la pedofilia è il diritto dei bambini ad avere la loro sessualità. Dovremmo cercare di non venerare, di non giustificare, di non proteggere e di non fare accordi con chi viene riconosciuto responsabile per prostituzione minorile.
  Lo dovremmo fare se non per buon senso, almeno per rispetto di tutte quelle persone che, a causa di questa mostruosità, si ritrovano una vita in frantumi e un'infanzia rovinata. Questo dovrebbe essere l'abc, il minimo, il dovuto. Ma, ahimè, non è così. E ancora: potremmo, per una volta, cercare di non aver paura e far finta di nulla quando la cronaca porta a galla quello che ormai è uno degli aspetti più dilanianti di questo fenomeno: il continuo, terribile collegamento tra pedofilia e chiesa ? E questo, vedete, non vuole essere un attacco, ma un vero e proprio appello ai fedeli e ai credenti, che, come me, hanno voglia di voler vedere libera e sana la casa di Dio in cui ripongono fiducia. Pretendete chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Anche il rapporto della commissione ONU per i diritti dei minori denuncia la responsabilità del Vaticano rispetto agli abusi compiuti sui minori da parte di religiosi, confermando l'assoluta necessità Pag. 33di predisporre procedure efficaci per la tutela di bambini e adolescenti nei luoghi organizzati che frequentano abitualmente, tra cui oratori e parrocchie. Punto che noi abbiamo voluto riprendere come impegno in questa mozione. Abbiamo il compito, quindi, di far capire che noi questa piaga vogliamo contrastarla e come MoVimento 5 Stelle abbiamo pensato a più aspetti. Prima di tutto l'informazione e l'ascolto: chiediamo, infatti, da un lato, l'emanazione di un decreto-legge per la realizzazione di corsi di formazione per il personale docente e non docente nelle scuole, nonché azioni di formazione ed assistenza per i genitori, finalizzati ad una puntuale informazione sul tema dell'abuso sessuale, dall'altro, l'emanazione di un decreto-legge, per istituire all'interno delle scuole un punto di ascolto per alunni e genitori, gestito da insegnanti in stretto contatto con gli assistenti sociali.
  Poi, vi è l'ambito penale, dove chiediamo sia la possibilità di escludere il reato di pedofilia dai reati che godono del diritto degli arresti domiciliari, sia di escludere la possibilità di chiedere il patteggiamento per gli imputati del reato di violenza sessuale, del reato di atti sessuali con i minorenni e del reato di corruzione di minorenne. E tra gli altri aspetti vi è anche l'ambito europeo, che non dobbiamo mai sottovalutare, dove chiediamo che venga valutata, anche se purtroppo non è stata accettata, ma la riproporremo in casi più opportuni, la possibilità di sospendere qualsivoglia rapporto economico con tutti quei Paesi che non aderiscono alla Convenzione internazionali sui diritti dell'infanzia. Come possiamo incentivare il mercato di questi Stati che prevedono il fenomeno delle cosiddette «spose bambine» alla sola età di 9 anni ? È solo di gennaio la notizia di Kader, bambina di 13 anni che dopo due anni di matrimonio è stata uccisa con un colpo di pistola alla testa perché aveva perso il secondo figlio, nato prematuro.
  Ecco, Presidente, questo è quello che il MoVimento 5 Stelle chiede. Questi sono gli impegni che vorremmo che il Governo portasse avanti, che sono stati accolti ma che vorremmo venissero messi in pratica. Speriamo, infatti, che quella sorta di «buco nero» delle mozioni che le vede approvare ma non attuare (infatti, fino a dicembre neanche un impegno di una mozione è stato applicato) finisca. Speriamo che le mozioni incomincino ad avere un reale peso pratico e non solo un mero valore politico; e sarebbe bello iniziare, perché no, proprio con la mozione sul contrasto al mostro della pedofilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Giordano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, la ringrazio, anche per la sua presenza qui in questa occasione, un segno della sua attenzione a questo tema così delicato e così importante. Purtroppo, care colleghe e cari colleghi, è di ieri la notizia di un nuovo grave caso di abuso sessuale a danno di un'adolescente, una sedicenne con disabilità psichica. È stata vittima di una violenza sessuale compiuta purtroppo da tre giovani – cosa che rende ancora più grave questa notizia – di 19, 22 e 23 e di una quarta persona addirittura minorenne. La spietatezza di questa cronaca ci richiama alla gravità di questo fenomeno dell'abuso sessuale sui bambini, sulle bambine, sugli adolescenti, sui minori, e questo fenomeno è oggetto della mozione che oggi sottoponiamo alla vostra attenzione per un voto di approvazione urgente.
  Con l'entrata in vigore della Convenzione di Lanzarote del 2012 – è stato già ricordato più volte –, che il nostro Paese ha ratificato tra i primi, nel 2007, l'Italia si è impegnata a rafforzare la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale e a contrastare quei reati, come la pedopornografia, che vengono sempre più frequentemente compiuti con il supporto delle moderne tecnologie. Dall'istigazione alle pratiche di pedopornografia, alla diffusione e apologia di questo reato, dall'innalzamento dell'età da 14 a Pag. 3418 anni per la tutela delle vittime all'adescamento mediante l'utilizzo della rete, il cosiddetto grooming, ai delitti di maltrattamento in famiglia a danno dei minori, ai reati di associazione a delinquere finalizzati alla commissione di reati a sfondo sessuale, Lanzarote ci ha consegnato uno strumento giuridico coraggioso e importante per tutelare i minori da un reato che è poco definire rivoltante, qual è appunto l'abuso e lo sfruttamento sessuale delle persone di età minore. Perché dunque oggi proponiamo e chiediamo a quest'Aula un voto su questa mozione ? Perché noi crediamo che occorra dare concretezza e gambe per correre più veloci al dettato della legge. Manca, nel nostro Paese, in questo ambito, così come purtroppo in altri ambiti che si riferiscono ai diritti dei bambini e delle bambine, un sistema omogeneo organizzato di rilevamento dei dati, che rappresenta, invece, il primo fondamentale passo per l'adozione di politiche di prevenzione. Ecco, questo è uno dei punti che la mozione fotografa.

  PRESIDENTE. Colleghi, di nuovo, per favore. Sarebbe un bel segnale un po’ di attenzione su un tema così delicato. Grazie.

  SANDRA ZAMPA. Sono necessarie risorse umane, tecniche e finanziarie per dare un nuovo slancio ad un'azione di difesa dei diritti dei minori, così come peraltro ci è indicato dalla Convention on the right of the child dell'ONU.
  Ma quanti sono oggi i bambini abusati sessualmente in Italia ? Le forze di polizia ci dicono che, dai 166 casi accertati nel 2011, siamo passati ai 502 del 2012, con un'incidenza del 78 per cento nei confronti delle bambine e delle adolescenti. Nello stesso arco temporale i casi di pornografia minorile sono passati da 23 a 108. Anche Telefono Azzurro, associazione quanto mai attiva insieme a Save the children e ad altre che sono state richiamate negli interventi dei colleghi, ha reso noto i dati relativi alle richieste di aiuto ai minori: più di 17 mila per via telefonica e chat. Il 53,1 per cento delle vittime risulta essere di sesso femminile, dato che aumenta al 68,1 per cento per quanto riguarda la violenza sessuale. Inoltre la differenza in negativo dei dati rilevati in Italia, rispetto a Francia e Germania, ci indica con chiarezza che ancora nel nostro Paese vediamo solo la punta dell’iceberg e che troppe volte questo tipo di reato non viene denunciato.
  Ciò avviene con molta probabilità in ragione del fatto che l'abuso, purtroppo, avviene principalmente in famiglia o da parte di adulti conosciuti a questi bambini e di cui questi bambini si fidano e su cui tacciono per un misto di sentimento che sta tra la paura e la vergogna, come ci ha egregiamente mostrato la Comencini nel suo famoso film.
  Appare quindi evidente quanto sia urgente che i minori di età siano aiutati a comprendere che nessuno ha il diritto di violare la loro sfera sessuale. Dobbiamo insegnare loro che insieme al diritto allo studio, allo svago e alla salute hanno il diritto alla propria sessualità e che nessuno può chiedere loro di diventare una merce di scambio. Devono sapere che nessuno ha il diritto di violare il loro corpo e che la legge punisce chi attenta ai loro diritti. Dobbiamo fare in modo che riscoprano il valore di una vita vissuta al riparo dalla violenza e dagli abusi e che nessun oggetto e nessuna finta ricchezza darà loro quanto, attraverso lo studio e la personale capacità d'impegno, potranno conquistare.
  Per fare ciò dobbiamo garantire a tutti, soprattutto ai meno fortunati, ai più fragili, ai meno abbienti, parità di accesso all'istruzione, prima di tutto l'istruzione alla conoscenza, alla consapevolezza. E, mentre il papa Francesco chiede perdono per i preti pedofili, l'opinione pubblica italiana sembra invece abituarsi a questo odioso fenomeno. L'81 per cento degli italiani, tra i 25 e i 65 anni, ritiene, come ci ha rilevato Save the children, l'incontro sessuale tra giovani e adulti iniziato in rete un fenomeno diffuso ed il 28 per cento degli adulti, tra i 45 e i 65 anni, risulta avere tra i propri contatti telematici giovani Pag. 35che non conosce e il 38 per cento si dichiara favorevole alle relazioni sessuali tra adulti e minori.
  Appare, dunque, evidente quanto sia necessario provvedere ad una diffusa ed incisiva campagna d'informazione, che dalla scuola giunga a coinvolgere le famiglie attraverso tutto il tessuto sociale e culturale del nostro Paese. Occorre davvero cambiare la cultura di questo Paese e la sensibilità su questo tema. Non è accettabile che vi sia chi pensa che una violazione così grave, così odiosa, di una sfera così delicata in età infantile e adolescenziale, sia non solo possibile, ma addirittura si dichiari favorevole. Deve diffondersi il principio sancito dalla Convenzione di New York che il bambino, il minore di età, è soggetto di diritto.
  Va compiuto ogni sforzo possibile perché diventi patrimonio culturale di tutti, di tutti, il principio secondo il quale bambini e ragazzi sono persone, e come tali con diritti che la legge tutela: non merce, non oggetto, non strumento di piacere. Minori di età, non persone minori.
  Questa mozione impegna il Governo ad un'azione incisiva che tuteli i loro diritti e che diffonda una nuova cultura, che tenga conto della necessità di dotare le forze dell'ordine in particolar modo la Polizia postale –, nell'ambito dell'attività di contrasto – di strumenti investigativi maggiormente incisivi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SANDRA ZAMPA. Il nostro auspicio, signor sottosegretario, è che venga esteso al reato di adescamento di minori la possibilità di effettuare anche attività sotto copertura. Infine la mozione chiede che le persone che riconoscono di avere un interesse sessuale nei confronti di bambini o adolescenti siano supportate con ausili e interventi psicologici, anche utilizzando i fondi che l'Unione europea mette a disposizione a questo scopo.
  Colleghe, colleghi, vi chiediamo un voto perché anche il nostro Paese possa al più presto conoscere con certezza la vastità di un fenomeno grave e devastante nella vita dei suoi più giovani e fragili cittadini, le donne e gli uomini di domani. Un voto che consenta un'azione di educazione e diffusione di una nuova cultura, un voto che consenta alle istituzioni preposte un'azione di contrasto e prevenzione efficace. Un voto per assicurare al nostro Paese una nuova generazione, che si sappia riconoscere in un nuovo sistema di valori e di relazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iori, Dorina Bianchi, Antimo Cesaro, Palese, Nicchi ed altri n. 1-00427 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Locatelli, Folino, Giacomoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  435   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato   435.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Silvia Giordano ed altri n. 1-00447, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 36
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano, De Micheli, Daniele Farina, Manzi...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  434   
   Votanti  406   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato   406.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00449, non accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  437   
   Votanti  401   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   19    
    Hanno votato no   382.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00451, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, non accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti  436   
   Votanti  412   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   54    
    Hanno votato no   358.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 15,45)

Seguito della discussione delle mozioni Cirielli ed altri n. 1-00248, Verini, Leone, Dambruoso, D'Alia, Pisicchio ed altri n. 1-00432, Mottola e Palese n. 1-00433, Molteni ed altri n. 1-00434, Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-00437 e Daniele Farina ed altri n. 1-00438 concernenti iniziative per la tutela delle vittime di reato (ore 15,46).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cirielli ed altri n. 1-00248, Verini, Leone, Dambruoso, D'Alia, Pisicchio ed altri n. 1-00432, Mottola e Palese n. 1-00433, Molteni ed altri n. 1-00434, Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-00437 e Daniele Farina ed altri n. 1-00438 concernenti iniziative per la tutela delle vittime di reato (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 aprile 2014, sono state presentate le mozioni Molteni ed altri n. 1-00434, Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-00437 e Daniele Farina ed altri n. 1-00438, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che alla mozione Cirielli ed altri n. 1-00248 è stato presentato l'emendamento Agostinelli ed altri 1-00248/1. Il relativo testo è in distribuzione.
  Avverto infine che è stata presentata la risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00072 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.Pag. 37
  Quanto alle modalità d'esame dell'emendamento, conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni, se non vi sono obiezioni, procederemo dapprima all'esame e alla votazione dell'emendamento Agostinelli n. 1-00248/1, riferito alla mozione Cirielli ed altri n. 1-00248, previe eventuali dichiarazioni di voto sull'emendamento medesimo, indi, in sequenza al voto sulle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Costa, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno, sulla risoluzione e sull'emendamento presentati.

  ENRICO COSTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento Agostinelli n. 1-248/1, a condizione che venga riformulato con l'aggiunta, dopo la parola «assumere», delle parole: «nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica». Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cirielli ed altri n. 1-00248, se riformulata nel senso di espungere dal dispositivo il terzultimo capoverso, da «con specifico» fino a «famiglie».
  Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Verini, Leone, Dambruoso, D'Alia, Pisicchio ed altri n. 1-00432. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Mottola e Palese n. 1-00433, se riformulata sostituendo, al penultimo capoverso, le parole «ad assumere» con le parole «a valutare l'opportunità di assumere». Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Molteni ed altri n. 1-00434. Il Governo esprime infine parere favorevole sulle mozioni Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-00437 e Daniele Farina ed altri n. 1-00438 e sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00072.

(Esame dell'emendamento Agostinelli – Mozione n. 1-00248)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento Agostinelli n. 1-00248/1 (Vedi l'allegato A – Mozioni), che avverrà ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, e sul quale il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e vorrei esplicare all'Aula l'emendamento e sottoporlo a votazione.

  PRESIDENTE. Ricordo all'Aula che stiamo facendo gli interventi sull'emendamento Agostinelli n. 1-00248/1 e quindi si porrà in votazione l'emendamento prima delle dichiarazioni di voto sulle mozioni. Quindi invito i colleghi a rimanere in Aula per evitare che la votazione si prolunghi eccessivamente.
  Prego, collega Agostinelli.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, vorrei dire due parole. Lo sottoponiamo a votazione perché crediamo che sia un emendamento molto importante e non sottoponibile ai limiti indicati dal rappresentante del Governo.
  Dunque, una piena tutela processuale della vittima per reati intenzionali violenti riteniamo si realizzi non solo garantendo il risarcimento dei danni subiti dalla stessa nel caso in cui l'autore del reato sia insolvente o irreperibile, così come imposto dalla direttiva 2004/80 CE, ma altresì riconoscendole un adeguato diritto al gratuito patrocinio e il diritto al rimborso delle spese sostenute in sede processuale.
  Si tratta di diritti che trovano un solido referente sia a livello nazionale, nell'articolo 24 della Costituzione, sia a livello comunitario, nella direttiva 2012/29 UE.
  Attualmente, la disciplina interna sul patrocinio a spese dello Stato è quella di cui al decreto del Presidente della Repubblica Pag. 38n. 115 del 2002, il testo unico cioè in materia di spese di giustizia. In base all'articolo 76, comma 1, del testo unico, dunque, può ora essere ammesso al patrocinio chi è titolare di un reddito imponibile ai fini dell'imposta frazionale sul reddito risultante dall'ultima dichiarazione non superiore a 10.000 euro circa.
  Dunque, per accedere al gratuito patrocinio, è previsto di regola un limite reddituale attributivo dello status di non abbiente. Tuttavia, il comma 4-ter del medesimo articolo dispone che in pratica le vittime di reati a sfondo sessuale vengono ammesse al gratuito patrocinio a prescindere dal limite reddituale di cui al comma 1o.
  Dunque, alla luce di queste disposizioni, che vanno lette in combinazione con quelle di cui alla direttiva n. 2004/80/CE, relativa agli indennizzi delle vittime di reato, si rende quanto mai opportuno ampliare l'accesso al gratuito patrocinio per le vittime dei reati intenzionali violenti. In questa direzione si suggerisce, pertanto, l'inserimento nel corpo dell'articolo 76 di un ulteriore comma, diretto a raddoppiare il limite di reddito per l'accesso al gratuito patrocinio a favore di questa tipologia di vittime. In questo modo, tra l'altro, verrebbero fugati i sospetti di incostituzionalità per violazione del principio di uguaglianza che adombrano sul comma 4-ter dell'articolo 76 che, come detto, esclude qualsiasi limite reddituale per le vittime di reati di violenza sessuale.
  In definitiva, con questo emendamento si suggerisce di modificare la disciplina di cui all'articolo 76 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2012, mediante l'introduzione di un ulteriore comma, in modo tale da graduare l'accesso al gratuito patrocinio nel seguente modo: per le vittime di reati sessuali, accesso al gratuito patrocinio a prescindere dalla posizione reddituale; per le vittime di reati intenzionali violenti, accesso al gratuito patrocinio solo per i titolari di un reddito non superiore ad euro 21 mila circa; per gli altri reati, accesso al gratuito patrocinio per i titolari di un reddito non superiore ad euro 10 mila circa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ENRICO COSTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, considerato che le ragioni che sono state addotte sono ragioni condivisibili – e comunque l'Aula possa esprimersi su questo –, ritengo che se non viene accolta la riformulazione comunque il Governo esprime parere favorevole.
  Era soltanto per un percorso più lineare dal punto di vista normativo. Però, comunque c’è il parere favorevole sul contenuto.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora, anche in caso di non accettazione della riformulazione, noi porremo in votazione la formulazione originaria con il parere favorevole del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, prendo la parola anche per chiederle di potere intervenire per l'illustrazione della nostra mozione. Non mi ero ancora iscritto a parlare...

  PRESIDENTE. Forse per dichiarazione di voto, perché l'illustrazione...

  MARCELLO TAGLIALATELA. Sì certo.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, io ho ascoltato le motivazioni e ho letto l'emendamento della collega del 5 Stelle, ma nel momento in cui l'Italia è stata richiamata da parte della legislazione internazionale per una serie di lacune, mancanze inottemperanze, sembra francamente demagogico rispondere a quello Pag. 39che fondamentalmente oggi non esiste come sistema a tutela delle vittime di reati, che si innalzi il limite reddituale. Nel momento in cui di fatto non esiste in Italia un'assistenza, o esiste in maniera assolutamente non sufficiente, rispetto a quello che dovrebbe essere un limite reddituale, rispondere con il raddoppio del limite reddituale mi sembra un'operazione che, alla fine, non renda giustizia a quello che è l'intento che la mozione Cirielli ed altri n. 1-00248 vuole ottenere. È per questo motivo che sull'emendamento noi ci asterremo specificando che l'importante, per quello che ci riguarda, è che venga affermato il principio che l'Italia debba uscire dalla situazione per la quale è stata richiamata dalla comunità internazionale in ordine alla difesa di coloro i quali sono stati vittime di reato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostinelli ed altri n. 1-00248/1, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Siamo qui per questo, collega Bianconi. Faccia con calma. Onorevole Manfredi, provi a votare; provi a votare non a sbloccarla, tanto abbiamo tempo. Locatelli. Onorevole Tancredi, la Presidenza ricambia il saluto. Prego, onorevole Tripiedi. Nicchi, Bianchi, Peluffo, Calabria, con tanti auguri. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  384   
   Astenuti   36   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 383    
    Hanno votato
no   1).    

  Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo statale Santa Chiara, di Enna, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, sentiamo spesso dire in questa Aula che il garantismo di alcuni gruppi parlamentari, tra questi in prima fila il gruppo socialista, sarebbe una sorta di ingiustizia e di offesa per le vittime dei reati. Così non è. Si può e si deve essere garantisti, perché nella nostra Costituzione è sancito il principio di presunzione di innocenza sino alla condanna definitiva, e si può allo stesso tempo essere dalla parte delle vittime. Questa risoluzione è volta proprio a colmare questa lacuna, l'essere cioè dalla parte delle vittime, impegnando il Governo a dare attuazione alla direttiva comunitaria relativa all'indennizzo delle vittime di reati, recependo l'articolo 12, in base al quale tutti gli Stati membri provvedono a che le loro normative nazionali prevedano un sistema di indennizzo delle vittime di reati internazionali violenti commessi nei rispettivi territori che garantisca alle vittime un indennizzo equo ed adeguato. Ad oggi infatti tutele e risarcimenti sono limitati alle vittime del terrorismo e della mafia e, grazie alla legge sul femminicidio, a coloro che subiscono maltrattamenti e violenza domestica. Non basta e non è sufficiente. Ancora una volta ci troviamo in pesante ritardo nei confronti dell'Europa, che ci chiede non solo di prevedere un risarcimento per le vittime di tutti i reati internazionali violenti, ma anche che questo diritto venga garantito indipendentemente dal luogo dell'Unione europea in cui il reato è stato commesso, cosa che non è stata fatta. Da qui la necessità di intervenire, anche per non incorrere in ricorsi al tribunale civile, come già è accaduto nel caso di Torino, che porterebbe a future condanne. Così come occorre intervenire per evitare che, una volta garantita la tutela all'indennizzo, essa venga vanificata, soprattutto per alcune fattispecie di reato, dall'applicazione di Pag. 40parametri risarcitori che non ristorano, se non parzialmente, il cittadino e la cittadina dei danni prodotti alla salute. Evitiamo che le vittime siano due volte vittime, del reato subito e dell'indifferenza delle istituzioni.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Locatelli anche per la pazienza di intervenire in un'Aula... colleghi per favore !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà. Siccome ci sono alcuni altri interventi per qualche minuto ancora, chi non è interessato può uscire, grazie.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, io concentrerò il mio intervento sulla parte che non è gradita al Governo, che per noi è viceversa un elemento assolutamente fondamentale. La nostra mozione è stata ovviamente condivisa per quello che è l'obiettivo principale, ma all'interno dell'obiettivo principale la parte relativa a coloro i quali subiscono una violenza, sono vittime di un reato per effetto di chi era in carcere, è uscito dal carcere per un provvedimento di clemenza o per la concessione di una misura alternativa rispetto alla pena detentiva, costituisce un elemento per noi imprescindibile, perché introduce un principio.
  Lo Stato deve essere considerato responsabile quando, con una sua decisione, attraverso la sua decisione, chi era in carcere ed è uscito dalla situazione detentiva per effetto di un atto di clemenza riprende a delinquere e compie un reato per il quale vi è una vittima. Questa vittima deve essere risarcita e per noi il principale responsabile è lo Stato.
  Mi rendo conto che si tratta di una questione particolare, ma ritengo che sia quella che effettivamente crea un distinguo nell'atteggiamento e nell'approccio che noi dobbiamo avere nei confronti di chi subisce un reato o una violenza, ed è quindi vittima. Da un lato vi è una questione che vede lo Stato intervenire laddove non vi è un'altra possibilità, ma il caso specifico che noi abbiamo posto all'interno della nostra mozione vede lo Stato responsabile perché quel reato, quel reato che ha creato una vittima, che ha consentito la realizzazione di un atto di violenza, si è consumato per una decisione che lo Stato stesso ha preso. Quindi, è evidente che per noi è impossibile accettare una riformulazione della mozione che prescinda dal capoverso che il Governo ha dichiarato di non poter accettare. È ovvio che, per quello che ci riguarda, rispetto ad un caso specifico, quello di chi è rimasto vittima di un reato, di una violenza commessa da chi era in uno stato di pena detentiva e, per effetto di un atto di clemenza, ha avuto la trasformazione dello stato detentivo in altra misura, in quel caso lo Stato deve essere chiamato alla sua responsabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro, le mozioni presentate sicuramente riguardano un tema molto delicato, quale è, appunto, quello della tutela del soggetto vittima di reati. Queste mozioni sono tutte finalizzate ad impegnare il Governo affinché sia incrementato il livello di assistenza e protezione delle vittime di reati, in particolare di reati violenti. Il nostro Paese, in effetti, è molto in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, arrivando persino ad esporsi più volte alla condanna da parte della Corte di giustizia europea, soprattutto in materia di indennizzo equo ed adeguato da parte dello Stato.
  La normativa italiana, infatti, si trova ancora in posizione molto arretrata anche in materia di diritti della vittima all'interno del diritto processuale penale, sia in materia di informazione che di diritto all'accompagnamento ed al rimborso delle spese processuali sostenute. La Commissione europea ha quindi proceduto ad avviare una procedura di infrazione, la n. 2011/4147, vista l'assenza di meccanismi generali di risarcimento per tutte le vittime di reati intenzionalmente violenti.
  In risposta a questa grave criticità, si è osservato un crescente interessamento del Pag. 41legislatore in materia, come dimostra la legge di delegazione europea del 2013, promulgata nell'agosto del 2013, recante, appunto, deleghe per il recepimento di varie direttive, tra cui si segnalano la direttiva 2011/36/UE del Parlamento e del Consiglio, relativa alla tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime, nonché la direttiva 2012/29/UE del Parlamento e del Consiglio, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato. Si segnala, inoltre, che il decreto-legge n. 93 del 2013 ha rafforzato gli obblighi di informazione alla vittima del reato, nonché ampliato la sua facoltà di partecipazione al procedimento.
  Non si può però, nonostante tutto, evitare di notare come questo quadro normativo, in quanto risultante da un'evidente stratificazione di norme di varia natura, appaia frammentato e sembri necessitare un ripensamento generale. Manca difatti una normativa uniforme che tenda a garantire universalmente un risarcimento per le vittime di reati intenzionalmente violenti che sia proporzionale al danno subito. Tale deve essere la prospettiva all'interno della quale il legislatore e il Governo devono muoversi.
  Per quanto poi concerne la necessità di tutela della vittima, al di là dei profili risarcitori, è importante che si riesca ad accompagnare la vittima durante tutto l'arco del processo. La previsione di un risarcimento statale qualora la vittima non possa ottenere il risarcimento dal soggetto colpevole dal reato non può soddisfare da sola la generale esigenza di garantire il principio del diritto della vittima ad ottenere giustizia. Un diritto che può essere tutelato appieno soltanto se invece è garantito l'accompagnamento della persona offesa in tutte le fasi del processo. Siamo, quindi, consci della scarsità perenne di risorse, ma questo ci sembra un punto prioritario di civiltà giuridica sul quale è impensabile non intervenire. Non si può infatti derogare al dovere di dare giustizia a chi subisce un reato violento. Il Governo, quindi, è chiamato ad adoperarsi in questo delicato ambito con la decisione necessaria e la doverosa accuratezza. Si tratta dunque da un lato di reperire risorse e mezzi al fine di garantire ausilio nel processo e del giusto risarcimento del danno subito, ma anche è evidente l'esigenza di ridare coerenza e compattezza all'impianto normativo di settore, magari attraverso un intervento mirato in questa direzione.
  In questa prospettiva diamo con convinzione il nostro consenso del gruppo Per l'Italia affinché il Governo sia impegnato a riportare l'Italia al posto che merita nel consesso delle nazioni essendo capace di tutelare in maniera omogenea tutte le vittime dei crimini efferati che continuano a portare ferite gravi, non soltanto fisiche, e che meritano di avere un processo equo, nonché un supporto doveroso per il dolore subito (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo su questa mozione cercando in primo luogo di aprire il velo di ipocrisia che sta dominando nel dibattito di quest'Aula, perché se qualcuno pensa di ricordarsi delle vittime dei reati solo oggi, dopo che questo Parlamento nell'ultimo anno ha approvato cinque tra decreti-legge e disegni di legge «svuota carceri» (e poi ricorderemo quali), credo che questo atteggiamento venga fatto unicamente per potersi lavare la coscienza rispetto alle vittime dei reati, rispetto alle quali voi, tutto il Parlamento e i Governi che in questi anni si sono susseguiti, avete operato. Per un anno vi siete totalmente dimenticati delle vittime dei reati e delle persone offese, oggi magicamente vi ricordate che ci sono le vittime dei reati. Questa è ipocrisia allo stato puro, perché se pensate di lavarvi la coscienza con una mozione che vale zero da un punto di vista politico, questa è ipocrisia allo stato puro e noi non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Non ci stiamo perché è almeno un anno, anzi è più di un anno, che vi facciamo presente, Pag. 42quando avete portato più volte in approvazione i vari decreti «svuota carceri», che anziché occuparvi e preoccuparvi, come avete fatto in modo ripetuto, di coloro i quali stanno in carcere, ovvero criminali e delinquenti, il pensiero – e questo è il presupposto della Lega – deve essere rivolto in modo particolare, anzi in modo esclusivo, a coloro i quali i reati li hanno subiti, ovvero le vittime dei reati, ovvero i familiari delle vittime dei reati.
  E questa credo che sia un'ipocrisia e una vergogna che il Parlamento oggi non può accettare, al di là della buona fede, della bontà del dibattito che si sta sviluppando.
  Abbiamo sentito dire che non ci sono e che mancano i soldi per i risarcimenti per le vittime dei reati; allora spiegatemi il motivo per cui, invece, i soldi per i risarcimenti ai criminali che stanno in carcere li trovate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Li avete trovati in un decreto, nel decreto dove volevate garantire – cosa poi non avvenuta grazie a un emendamento della Lega – 100 euro al giorno di risarcimento per coloro i quali stanno in carcere.
  Ed è notizia di questi giorni – anzi è stata confermata la settimana scorsa dall'audizione in Commissione giustizia alla Camera del Ministro della giustizia Orlando – che, per far fronte ai ricorsi rispetto alla sentenza Torreggiani per il problema del sovraffollamento delle carceri, il Ministro Orlando, il Governo, la maggioranza, il Partito Democratico sono venuti a dirci che per risolvere questo problema, per affrontare il problema dei 3 mila ricorsi pendenti a seguito della sentenza Torreggiani pensano di attuare una politica compensativa, ovvero dare 20 euro al giorno per ogni criminale che è uscito dal carcere e garantire gli sconti di pena per coloro i quali in carcere, invece, ci stanno.
  Quindi, non avete i soldi, non trovate i soldi, non abbiamo ratificato una Convenzione, che quasi tutti i Paesi europei hanno già ratificato, per garantire un equo risarcimento a chi ha subito il reato; per loro i soldi non ci sono, per loro i soldi non li trovate, per loro i soldi è impossibile trovarli, ma per i criminali e per i detenuti che in carcere ci stanno i soldi li trovate e trovate anche milioni di euro.
  Quindi, il consiglio che vi diamo è di prendere quei soldi che prevedete di dare a chi è in carcere, a chi ha commesso un reato e girarli, invece, alle persone che i reati li hanno subiti, alle vittime dei reati e ai familiari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  E vi cito un caso, un caso esemplificativo che vale per tutti, che è stato oggetto di un'interrogazione a risposta immediata la settimana scorsa. Dieci anni fa in provincia di Varese un ragazzo di 23 anni, Claudio Meggiorin, è stato ucciso con un coltello ad opera di un albanese all'epoca presente clandestinamente nel nostro Paese. Dopo dieci anni la famiglia è ancora in attesa del risarcimento danni: 450 mila euro, che ovviamente non sono stati compensati da parte del colpevole, rispetto ai quali abbiamo chiesto allo Stato, che è colpevole per non aver espulso quell'immigrato clandestino e per non aver impedito l'ingresso clandestinamente a chi non poteva entrare, di subentrare e di garantire il risarcimento a questa famiglia che ha visto il figlio di 23 anni perdere la vita per mano di un criminale.
  Quando bisogna difendere le vittime dei reati – ed è il motivo per cui il Governo non ha accolto la nostra mozione e noi siamo orgogliosi che il Governo non l'abbia accolta – servono due tipi di azione: da un lato, ovviamente, garantire nel rispetto della Convenzione, che ovviamente invitiamo il Governo a sottoscrivere e lo invitiamo anche ad adeguarsi a quanto altri Paesi europei hanno fatto, un risarcimento doveroso e necessario nei confronti delle vittime dei reati. Ma per garantire le vittime dei reati non serve solo il risarcimento, per garantire le vittime dei reati bisogna abbandonare, bisogna censurare gli «svuota carceri», gli indulti mascherati, le politiche di clemenza generalizzata che voi avete approvato ed adottato in questo anno e negli anni precedenti: due decreti, un disegno di legge, il disegno di legge e il decreto della settimana Pag. 43scorsa sulle droghe, con la depenalizzazione del piccolo spaccio, e la norma, contenuta nel disegno di legge che arriverà tra poco all'attenzione della Camera, di ritorno dal Senato, sulle misure cautelari in carcere, in base alla quale per chi commette reati di gravissimo allarme sociale, omicidi e altri reati che vanno a impattare gravemente sulla condizione sociale della nostra comunità, non può scattare automaticamente la misura della carcerazione preventiva in carcere.
  Ed è per questo che noi non ci stiamo all'ipocrisia diffusa, all'ipocrisia che aleggia in quest'Aula, rispetto alla quale qualcuno ovviamente tenta di potersi lavare la coscienza; ma non è certamente con una mozione che ci si può lavare la coscienza rispetto al disinteresse totale e assoluto che avete mostrato in questo anno e mezzo rispetto a coloro i quali i reati li subiscono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Pertanto noi invitiamo il Governo o a cambiare parere sulla mozione della Lega e quindi a seguire quelle che sono le indicazioni che noi chiediamo oppure, molto più semplicemente, chiediamo al Governo di difendere le vittime dei reati non solo a parole, ma tramite atteggiamenti, provvedimenti che vadano in quella direzione.
  Ed è per questo che noi non accettiamo nessun tipo di riformulazione, ed è per questo che chiediamo al sottosegretario Costa, che rappresenta il Ministro Orlando qua oggi, che il modo migliore per tutelare le vittime dei reati è quello di utilizzare quei 20 euro al giorno, che il Ministro Orlando la settimana scorsa ha annunciato e che ha intenzione di dare a chi i reati li ha commessi, di darli invece alle famiglie, alle vittime dei reati, a coloro i quali i reati li hanno subiti e, dopo anni, non hanno ancora avuto alcun risarcimento danni.
  Da un lato quindi la tutela alle vittime, di cui voi vi siete totalmente dimenticati, dall'altro lato maggiore attenzione – ed è quello che noi inseriamo all'interno di questa mozione – al tema della sicurezza; tema della sicurezza che voi oggi state smantellando, state smantellando attraverso l'abolizione del reato di immigrazione clandestina. Vi comunichiamo che proprio oggi abbiamo depositato in Cassazione il quesito per indire il referendum per ripristinare il reato di immigrazione clandestina, quello che voi, che tutto il Parlamento, ad eccezione della Lega, ha colpevolmente abolito.
  Si garantisce la sicurezza in un altro modo (ed è anche questo inserito all'interno della nostra mozione): sospendendo quell'invasione di massa che voi state garantendo attraverso l'operazione Mare Nostrum. Sospendete quell'operazione, che ha creato e che ha rappresentato unicamente un incentivo alla criminalità organizzata ed un regalo agli scafisti.
  Concludo: la difesa e la tutela delle vittime dei reati non si fa con le politiche clemenziali, con gli indulti mascherati che voi avete approvato fino ad oggi, ma la si fa mettendo al centro realmente la persona, la vittima del reato, la persona offesa, di cui voi sino ad oggi vi siete brutalmente e barbaramente dimenticati e per cui siete responsabili e colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, l'esigenza di una piena tutela delle vittime di reato è fortemente avvertita dalla nostra società, anche perché la parte danneggiata, la parte offesa, la parte civile costituita in giudizio rappresenta un interesse prioritario dell'azione politica in tutte le moderne democrazie. Emblematico è, ad esempio, il caso delle vittime del terrorismo, quello delle vittime delle stragi, quello delle vittime di infortuni e malattie mortali a causa del lavoro, quello delle vittime della criminalità e quello delle vittime di reati a sfondo sessuale, nonché quello delle vittime di aggiotaggio e reati societari e bancari, quello delle vittime del reato di disastro ambientale.Pag. 44
  Per tutte queste fattispecie di reato, accanto ad una pretesa risarcitoria riconosciuta e garantita dalla legge ordinaria, acquistano però un particolare significato sul piano sociale la richiesta di verità e l'interesse all'individuazione esatta ed alla punizione del colpevole.
  In un Paese come l'Italia, in cui la tutela della vita e della sicurezza sociale assumono il rango di valori fondanti della nostra società, non è giustificabile che solo i casi relativi a reati violenti – quello più odiosi, quelli più gravi – rimangano senza tutela. Chi subisce incolpevolmente le conseguenze di crimini violenti, deve sentire la vicinanza dello Stato e deve ricevere le più ampie tutele ed ogni forma di supporto, sia psicologico che economico, soprattutto quando il risarcimento da parte del colpevole del reato si rende impossibile perché il responsabile è indigente o non è stato individuato. L'idea di una tutela di queste vittime da parte dello Stato non nasce oggi, ma fonda le sue origini nella nostra storia.
  Già negli anni Sessanta diversi Stati europei diedero vita a meccanismi di sicurezza sociale volti a garantire forme di ristoro economico statale a favore delle vittime in questione, laddove impossibilitati a conseguire dagli autori dei crimini la riparazione dei danni.
  Su questa scia si è avuta una notevole sensibilizzazione anche negli Stati Uniti, con il Crime victims’ bill of rights, per riconoscere una serie di diritti alle vittime dei crimini violenti.
  Da qualche anno su questi temi sembra che qualcosa si stia evolvendo positivamente anche all'interno dell'Unione europea.
  Tra le direttive più recenti in materia, volte ad assicurare alle vittime dei reati violenti un giusto riconoscimento e un adeguato recupero del danno subito, ricordo la 2012/29/UE e la 2011/99/UE, del Parlamento europeo e del Consiglio, che hanno introdotto l'ordine di protezione europea muovendo dalla premessa che un reato non è solo un torto alla società, ma anche una violazione dei diritti individuali delle vittime e ponendo come obiettivo comunitario quello di garantire che le vittime di reato ricevano informazione, assistenza e protezione adeguate e che possano partecipare, quindi, ai procedimenti penali.
  Ebbene, tutto questo si sta muovendo adeguatamente anche in Europa. In questa evoluzione normativa, un ruolo fondamentale è stato svolto dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Per ciò che riguarda lo Stato italiano, ad esempio, dopo la sentenza Mastromatteo contro l'Italia, che registrava una chiusura al diritto al risarcimento del danno per le vittime dei reati violenti, del 2009, con un voto all'unanimità veniva emessa la sentenza relativa al procedimento n. 28634 del 2006, con la quale lo Stato italiano veniva condannato al risarcimento del danno derivante dalla violazione dell'articolo 2 della Convenzione europea.
  Ebbene, la decisione della Corte prende in considerazione il duplice profilo dell'adeguatezza del sistema penale italiano nel garantire le vittime dei reati e della necessità di tutela della sicurezza dei cittadini. I giudici europei hanno affermato in particolare il principio per cui l'esigenza di segretezza attinente a un'indagine in corso non può mai prevalere sulla necessità di tutela del diritto alla vita dei cittadini contro possibili aggressioni del condannato socialmente pericoloso. In tale prospettiva, gli organi del pubblico ministero non devono mai limitare la loro attenzione allo stretto recinto dell'indagine del processo in corso essendo essi, invece, più in generale garanti della sicurezza sociale.
  Questa sentenza indubbiamente ha rappresentato un primo rilevante tassello verso il riconoscimento, anche in Italia, anche nel nostro Paese, del diritto delle vittime dei reati violenti ad ottenere una forma di tutela economica da parte dello Stato. Da allora, infatti, l'Italia ha già compiuto significativi passi avanti e solo pochi mesi fa ha previsto, nella legge di delega europea 2013, il recepimento delle citate direttive e ha riconosciuto, con legge 15 ottobre 2013, n. 119, di conversione del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, una Pag. 45compiuta tutela della vittima nell'ambito della giustizia penale, rafforzando l'obbligo di comunicazione e di informazione alla vittima e ampliando le sue facoltà di partecipazione al procedimento.
  Sotto il profilo processuale c’è, quindi, ancora tanto da fare. Occorre rivedere le prerogative della vittima nel corso del giudizio per riconoscerle il ruolo di vera e propria parte processuale, consapevole, informata, conscia dei propri diritti ed in grado di gestirli ed esercitarli, senza obbligarla a costituirsi parte civile al solo scopo di avere una voce nel processo e nell'eventuale procedimento cautelare, e fornendole adeguata consulenza legale anche prima che il procedimento penale sia formalmente iniziato.
  Nonostante gli sforzi più recenti, però, il quadro normativo nazionale presenta ancora notevoli lacune per quanto attiene alla tutela delle vittime di reato ed è certamente suscettibile di miglioramento rispetto agli standard europei, soprattutto sotto il profilo di una compiuta tutela del soggetto vulnerabile prima, durante e dopo il processo penale.
  Si pensi, infatti, che oggi l'Italia è destinataria di un provvedimento di messa in mora a seguito della procedura di infrazione promossa a suo carico dalla Commissione europea per la cattiva applicazione della direttiva 2004/80/CE della Commissione europea che stabilisce che tutti gli Stati membri prevedano l'esistenza di un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime nel caso in cui il condannato non abbia i mezzi per farlo.
  La tutela delle vittime del reato, signor Presidente, deve quindi trovare riconoscimento e sostegno, anche a prescindere dall'azione repressiva dell'apparato giudiziario, ossia fuori da una dinamica esclusivamente processuale, attraverso la necessaria predisposizione e copertura economica di quei servizi di sostegno materiale e psicologico, in un quadro articolato di prevenzione, protezione e assistenza delle vittime di reato.
  In questa prospettiva, il gruppo di Scelta Civica per l'Italia sosterrà il Governo nel far fronte agli impegni assunti con la mozione di maggioranza affinché si adottino misure normative di equilibrio e di solidarietà sociale per garantire, da un lato, un adeguato indennizzo alle vittime dei reati intenzionalmente violenti, soprattutto quando la vittima non può ottenere il risarcimento dal soggetto colpevole del reato, e, dall'altro, una partecipazione effettiva, consapevole e informata della vittima in tutte le fasi del processo, anche attraverso un piano globale di interventi che offra le più ampie tutele e un supporto qualificato, sia sul piano legale, che sul piano psicologico, al dolore delle vittime e delle loro famiglie che hanno subito incolpevolmente un evento traumatico e ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, diritti delle vittime e diritti degli autori dei reati sono diversi ovviamente ma sono collegati. Insieme costituiscono o dovrebbero costituire un importantissimo presidio di civiltà dello Stato di diritto e per fortuna nella nostra Costituzione, seppur diversamente, trovano entrambi tutela.
  Eppure, come abbiamo ampiamente argomentato in sede di dibattito generale, nella realtà la vittima del reato violento in Italia non è tutelata come altrove in Europa. Questo nonostante una Convenzione sul risarcimento nel lontano 1983, questo nonostante una decisione quadro del 2001 relativa alla posizione della vittima nel procedimento penale, questo nonostante una direttiva del 2004 di impegno all'indennizzo delle vittime del reato violento.
  Ma noi si aveva altro da fare fino ad oggi, in cui una nuova direttiva del Parlamento europeo del 2012 ci costringe a ridiscutere. Dicevo che in tutti questi anni noi si aveva altro da fare. Chiedo ai colleghi e all'Aula: ma fare cosa ?.
  Noi si era impegnati a moltiplicare le vittime dei reati perché è andata di moda Pag. 46una falsa equazione negli scorsi anni, direi negli scorsi lustri, per cui più carcere era uguale a più sicurezza. Questa equazione si è dimostrata falsa e, a conti fatti, si è addirittura rovesciata. Più carcere ha significato più recidiva. Mentre quelle misure alternative che avrebbero potuto garantire maggior sicurezza sono state «costrette» e immiserite. Tant’è vero che se le vittime di reato violento potessero fare una class action allo Stato, in solido ne dovrebbero rispondere anche coloro che hanno votato la Bossi-Fini, la Fini-Giovanardi o la cosiddetta ex-Cirielli. So che questo non è possibile, ma rimane un desiderio fondato.
  Infine, questi nostri colleghi che tanto danno e tanto disastro hanno fatto, in alcune delle mozioni che vengono presentate all'attenzione dell'Aula, sono, a loro volta, «recidivi al quadrato» perché cercano disciplina risarcitoria speciale da parte dello Stato laddove l'autore del reato sia tornato a delinquere perché rilasciato dal carcere a seguito di provvedimenti di clemenza. Tradotto ciò significa che, dietro il dolore e il diritto delle vittime, si cerca di far viaggiare la solita pessima politica sbagliatissima oppure si vorrebbe impegnare il Governo ad escludere il rito abbreviato per tutti quei reati per i quali si prevede la pena dell'ergastolo e per tutti quei reati di competenza della Corte di assise. La mozione di Sinistra Ecologia Libertà è libera da questi tentativi di strumentalizzazione, motivo, la strumentalità, per cui voteremo invece contro quelle mozioni che la contengono. Credo che sia il modo minore migliore di tutelare e onorare le vittime dei reati violenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, incominciamo con il dire che il termine vittima non ha un significato omogeneo. Invero nel linguaggio comune fa riferimento a chi ha subito un torto. Per gli psicologi è chi sente, ritiene di aver subito un torto. Quello che interessa nel caso di cui trattiamo è la valutazione di vittima che attiene al codice penale. Vittima è il titolare del bene giuridico, protetto dalla norma penale, violata a seguito della commissione di un fatto di reato.
  La direttiva europea 2004/80/CE, già richiamata peraltro in tutte le mozioni, riconosce alle vittime del reato il diritto alla riparazione del danno subito. Il decreto legislativo n. 204 del 2007, destinato ad assicurare attuazione alla direttiva, non ha però previsto un diritto generalizzato della persona offesa a compiere e a conseguire un ristoro.
  Le linee di sviluppo della protezione della vittima del reato a livello internazionale ed europeo, a cui peraltro dobbiamo fare riferimento in questo particolare momento, stanno procedendo lungo due direttrici: una, relativa alla posizione della vittima nel processo penale, l'altra riguarda l'aspetto del risarcimento dei danni subiti dalle vittime. Invero, già la decisione quadro del 15 marzo 2001 include l'obbligo per gli Stati membri di assicurare che le vittime di atto violento criminale possano ottenere, nel corso dei procedimenti penali, una decisione, in un tempo ragionevolmente breve, circa il risarcimento da parte dei responsabili del reato commesso ai loro danni. In sostanza, bisogna intervenire concretamente per incoraggiare i responsabili a corrispondere, in un tempo accettabile, l'adeguato risarcimento alle vittime.
  Bisogna ancora, in una visione innovativa della definizione di vittima, ricomprendere in detta definizione, oltre che la persona fisica che abbia subito un pregiudizio fisico, mentale, emotivo o economico a causa del reato, anche i familiari della persona, il cui danno sia stato causato direttamente da un reato e che abbiano conseguentemente subito pregiudizio. Alle vittime di reato dovrà garantirsi adeguato accesso alla giustizia, anche a prescindere dalle condizioni di soggiorno nel territorio, dalla cittadinanza o dalla nazionalità. L'obiettivo finale, quindi, deve essere la salvaguardia degli interessi e delle esigenze Pag. 47della vittima, la riparazione del pregiudizio da essa subito e la prevenzione di ulteriori danni.
  Oggi, a fronte delle numerosissime vittime di gravi reati, che in Italia rimangono prive della possibilità di conseguire una tutela rimediale effettiva nei confronti del loro offensori, si impone una riflessione sulla responsabilità del legislatore – quindi, nostra – per la mancata attuazione delle direttive europee. Infatti, mentre il legislatore comunitario ha riconosciuto un diritto di notevole portata sociale alle vittime dei reati violenti dolosi, impossibilitate ad essere risarcite dagli autori materiali dei reati, purtroppo ed inspiegabilmente, questa garanzia continua ad essere negata nel nostro Paese – come noi si trova solamente la Grecia: anche questa è una riflessione necessaria da fare –, con la conseguenza deprecabile che queste vittime restano, in buona sostanza, senza alcuna tutela.
  Bisogna, quindi, lavorare, impegnarsi, perché si preveda un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi sul territorio nazionale che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime. Occorre, quindi, mettere mano rapidamente ad una riforma che comporti una risarcibilità oggettiva delle vittime di reato e che preveda un iter rapido attraverso l'accertamento sia delle cause dell'evento sia delle conseguenze economiche e morali derivanti dal fatto-reato, con la creazione di un fondo di garanzia per le vittime del reato che sia un istituto pubblico, finanziato anche attraverso la cessione da parte dello Stato dei crediti vantati nei confronti di coloro che sono stati condannati in via definitiva a pene pecuniarie, facendo anche sì che in detto fondo confluisca una quota parte dei beni, mobili ed immobili, che sono oggetto di confisca con riferimento ai reati di cui trattiamo.
  Invero, bisogna anche considerare che, per la tutela della vittima, non basta la repressione, la punizione, la pena certa conseguenza di un atto violento, ma anche educare, informare e prevenire divengono elementi importantissimi nella formazione dei valori sociali di coscienza e di volontà individuale nel rispetto dell'altrui diritto, eclatanti come l'attuare modelli per limitare l'incidenza del crimine e rendere più giusta la società (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto comprensivo statale «Troiano Delfico» di Montesilvano, in provincia di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto comprensivo statale «Fratelli Bandiera» di San Giovanni in Fiore in provincia di Cosenza, anch'essi in tribuna (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, il nostro ordinamento giuridico è un ordinamento antropocentrico; al centro di esso vi è l'uomo, la persona, con i suoi diritti fondamentali che ne costituiscono l'essenza pregiuridica di diritto naturale. L'articolo 2 della Costituzione dispone, infatti, che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. La nostra Costituzione, dunque, ci «abbraccia», ci protegge. Tali effetti protettivi trovano il loro fondamento nel principio di solidarietà consacrato proprio nell'articolo 2 della Carta fondamentale.
  In altre parole, a dover essere protetti sono soprattutto i soggetti deboli. Tra i soggetti deboli da proteggere vanno incluse le vittime di reati, soprattutto quelle di reati violenti, a maggior ragione se donne e bambini. La tutela delle vittime di reato attiene, infatti, alla sfera dei diritti fondamentali della persona. Questa tutela deve esplicarsi non solo in ambito processuale, ma anche fuori dal processo; si deve cioè guardare alla vittima non solo come soggetto processuale, ma più in generale come persona da proteggere nei suoi poliedrici Pag. 48aspetti anche emozionali, quindi, anche fuori dal processo e al di là di esso.
  Quanto alla tutela della vittima nella fase processuale essa si esplica, anzitutto, attraverso il riconoscimento di una piena tutela risarcitoria, i rimborsi delle spese e il gratuito patrocinio. L'articolo 185 del codice penale riconosce espressamente alla vittima di reato il diritto al risarcimento, sia dei danni patrimoniali, che di quelli non patrimoniali. Bisogna però distinguere: mentre il diritto penale ha una funzione sanzionatoria, cioè riguarda soprattutto il carnefice con l'intento di punirlo, per lo più disinteressandosi della vittima, è il diritto civile a consentire la riparazione dei danni, patrimoniali e non, subiti dalla stessa, ciò che avviene attraverso il sistema della cosiddetta responsabilità aquiliana. L'illecito penale, infatti, oltre ad essere un fatto penalmente rilevante, è anche un illecito civile cioè un fatto fonte di responsabilità extracontrattuale, ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile.
  Il raccordo tra il sistema della responsabilità penale e il sistema della responsabilità civile è dato dalla disciplina sulla costituzione di parte civile. Nel nostro sistema processuale, infatti, la vittima del reato può scegliere se avanzare la propria pretesa risarcitoria davanti al giudice civile ovvero se agire davanti al giudice penale, costituendosi, appunto, parte civile. Il quadro normativo delineato sebbene coerente è, tuttavia, lacunoso sotto molteplici aspetti, specie alla luce della normativa sovranazionale e comunitaria. L'Italia, infatti, non ha ratificato e neanche sottoscritto, ad esempio, la Convenzione europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti adottata dal Consiglio d'Europa nel 1983 ed entrata in vigore il 1o febbraio 1988. La convenzione obbliga gli Stati contraenti ad istituire dei fondi pubblici diretti a garantire un equo indennizzo alle vittime di infrazioni violente e dolose dalle quali siano derivate gravi lesioni corporali o la morte.
  A beneficiare di questo sistema di indennizzi potranno essere non solo i cittadini degli Stati aderenti alla Convenzione ma anche le vittime di altre nazionalità, compresi i lavoratori migranti, i turisti, gli studenti. Vi è poi un altro importante atto comunitario che non è stato recepito, si tratta della direttiva 2004/80/CE, che impone agli Stati membri di prevedere, a partire dal 1o luglio 2005, un sistema che garantisca alla vittime di reati intenzionali violenti un equo indennizzo per i casi in cui l'autore del reato sia insolvente o irreperibile. Attualmente, infatti, la legislazione italiana prevede dei fondi speciali solo in favore di alcune categorie: le vittime di terrorismo, le vittime di criminalità organizzata, quelli di richieste estorsive e quelli di usura. Pertanto, le vittime di reati particolarmente gravi quali l'omicidio comune e lo stupro rimangono escluse da qualsiasi forma di tutela.
  Il 26 febbraio 2007, in seguito al perdurante inadempimento dell'Italia, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione per la cattiva applicazione di questa direttiva. La procedura si è conclusa nel novembre 2007 con sentenza della Corte di giustizia di condanna dell'Italia. Ad oggi siffatto inadempimento permane, nonostante l'emanazione del decreto legislativo n. 204 del 2007, intitolato, appunto: Attuazione della direttiva 2004/80/CE relativa all'indennizzo delle vittime di reato. Si tratta di un intervento con il quale il Governo italiano si è limitato a disciplinare le procedure di cooperazione volte a facilitare l'accesso all'indennizzo delle situazioni transfrontaliere, indipendentemente cioè dal luogo della Comunità europea in cui l'atto è stato commesso, senza però estendere questa tutela a tutte le vittime dei reati intenzionali violenti. In pratica, è stato recepito solo il Capo I della direttiva. Ciò ha dato luogo, nel 2012, all'avvio nei confronti dell'Italia di un'ulteriore procedura di infrazione. La tutela processuale della vittima di reato, però, si realizza non solo garantendo alla stessa una piena tutela risarcitoria ma anche riconoscendole il rimborso delle spese processuali, un più facile accesso al gratuito patrocinio nonché una più ampia partecipazione alle varie fasi del procedimento secondo i Pag. 49principi del giusto processo. Al riguardo, allora, non si può non menzionare la direttiva 2012/29/UE, che introduce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime del reato e che ha come obiettivo quello di garantire che le vittime di reato ricevano informazione, assistenza e protezione adeguate e possano partecipare ai procedimenti penali. Questa direttiva riconosce alle vittime di reati intenzionali violenti sia il diritto al patrocinio a spese dello Stato che il diritto al rimborso delle spese.
  Come detto, però, la tutela delle vittime di reato, per essere davvero piena ed effettiva, deve andare oltre la fase strettamente processuale e considerare la vittima di reati in tutti i suoi aspetti e bisogni. Si deve cioè guardare alla vittima come persona in difficoltà, come una persona bisognosa di sostegno, a partire dal piano psicologico ed emotivo. Sono quindi necessari maggiori investimenti finalizzati alla formazione di operatori sempre più professionalizzati e competenti, nonché alla creazione di strutture di accordo tra pubblico e privato così da incrementare la sinergia tra il settore pubblico e il terzo settore, in modo da rendere questi servizi sempre più capillari e diffusi sull'intero territorio nazionale secondo il principio della sussidiarietà orizzontale e dell'uguaglianza sostanziale. Con la nostra mozione, in sostanza, chiediamo al Governo di impegnarsi affinché vengano adottati tutti quei provvedimenti che siano in grado di rafforzare il sistema delle tutele in favore delle vittime di reati intenzionali violenti, soprattutto in un'ottica di rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. In particolare, al di là e al di fuori di qualsiasi forma di demagogia, si chiede al Governo di sottoscrivere la Convenzione europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti del Consiglio Europa del 24 novembre 1983 e a richiederne la ratifica nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si chiede, altresì, di dare compiuta attuazione alla direttiva 2004/80/CE attraverso l'introduzione di un sistema generale di risarcimento a favore delle vittime di reati intenzionali violenti impossibilitati a conseguire dai loro offensori il risarcimento integrale dei danni.
  Alla luce di quanto finora esposto, dunque, chiediamo all'Assemblea un voto favorevole per la presente mozione del MoVimento 5 Stelle, sottoposta all'esame dell'odierna Assemblea. Soprattutto chiediamo che queste mozioni non restino, come spesso accade, una mera e vuota dichiarazione di intenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.

  ALFREDO BAZOLI. Signor Presidente, colleghe, colleghi, signor Viceministro, sotto l'impulso del legislatore europeo e delle istituzioni sovranazionali, e assecondando una tendenza in atto da molti anni negli ordinamenti giuridici democratici, le vittime dei reati, soprattutto di quelli violenti, stanno diventando sempre più centrali nell'attenzione delle politiche criminali e del diritto penale in genere. È un'attenzione nuova, che modifica in modo rilevante il tradizionale assetto del nostro ordinamento giuridico, spostando il baricentro del procedimento penale in direzione e dalla parte della vittima.
  Il riconoscimento della vittima come soggetto debole e degno di appropriata tutela prima, durante e dopo il processo, ha trovato una sua prima formale individuazione nella dichiarazione dei basilari principi di giustizia per le vittime del reato ed abuso di potere adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1985, ove si è anche data una prima e precisa definizione di vittima del reato. Ma è soprattutto nell'ordinamento comunitario che si sono fatti strada i principi basilari ed essenziali di tale tutela, dapprima con la decisione quadro sulla posizione della vittima nel procedimento penale del 15 marzo 2001, e poi in particolare con la direttiva europea adottata il 25 ottobre 2012 recante norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione Pag. 50delle vittime del reato: una direttiva decisamente innovativa, che ha modificato radicalmente l'approccio stesso al concetto di vittima, la sua collocazione nello scenario criminale complessivo. Il reato non è più considerato, come nella teoria tradizionale, solo un fatto socialmente dannoso, ma anche una violazione individuale dei diritti della vittima, addirittura contrapposti ai diritti individuali dell'imputato.
  Anche il concetto di vittima ha trovato nella direttiva una sua più compiuta e adeguata formulazione, ricomprendendo, oltre che la persona fisica che abbia subito un pregiudizio fisico, mentale, emotivo o economico a causa del reato, anche i familiari delle persona la cui morte sia stata causata direttamente da un reato e che abbiano conseguentemente subito un pregiudizio. A tali soggetti, riconosciuti dunque come meritevoli di una tutela appropriata e particolare in quanto deboli e in difficoltà, devono essere forniti una molteplicità di garanzie, sia dentro il procedimento penale sia a margine di esso, di natura informativa, di assistenza, di protezione, e diritti partecipativi. Importanti tra questi i programmi di protezione personalizzata della vittima, che consenta ad essa di poter affrontare serenamente il processo e le conseguenze pregiudizievoli della condotta criminale, evitando in particolar modo i frequenti episodi di vittimizzazione secondaria, intimidazione e ritorsioni: non va dimenticato infatti che molto spesso, alla sofferenza derivante dal commesso reato, si aggiunge quella della partecipazione al processo, momento di conflitto spesso aspro e di per sé violento che pone problemi delicatissimi di natura psicologica per le vittime.
  Di qui anche il ricorso a schemi differenti, che possano evitare il ricorso al processo, l'uscita anticipata, tra cui in particolare rivestono significativa importanza i meccanismi di giustizia riparativa, cioè quei procedimenti mediante i quali la vittima e il reo, e se ritenuto appropriato anche altri individui o membri della comunità lesi da un reato, partecipano attivamente insieme alla risoluzione delle questioni sorte dall'illecito penale, generalmente con l'aiuto di un facilitatore. Si tratta di un nuovo modello sanzionatorio, che se, da un lato, tende a ridurre la criminalità, dall'altro, promuove la ricomposizione della frattura tra reo e vittima, concorrendo, per questa via, al perseguimento di un maggior senso di sicurezza e benessere per quest'ultima.
  Si tratta insomma di un approccio di politica penale e criminale innovativo ai soggetti lesi dai reati, alle vittime, soggetti che con la condanna del reo vengono totalmente separati da quest'ultimo e spesso dimenticati, tranne che nei casi e nei momenti in cui vengono riportati alla ribalta della cronaca per eventi legati alla fase del giudizio e alle notizie dell'esecuzione di pena del reo, producendo spesso oltre che l'ulteriore vittimizzazione anche una cristallizzazione del dolore e dell'odio.
  Il Partito Democratico attraverso questa mozione intende manifestare la propria convinta adesione e il proprio pieno sostegno a questa evoluzione normativa intesa a far uscire dall'ombra le vittime dei reati, a riconoscerne la fisionomia, lo status, i diritti e le necessità di protezione e per questo intende richiamare il Governo alla necessità di dare piena attuazione alla direttiva del 2012, istituendo e normando anche le parti che ancora non sono state disciplinate. Mi riferisco in particolare allo stanziamento di risorse per assicurare un adeguato indennizzo risarcitorio alle vittime dei reati intenzionalmente violenti, soprattutto allorché il reo sia indigente o non sia stato individuato, sanando così una mancanza che già è stata contestata al nostro Paese dalla Commissione europea attraverso l'avvio di una procedura di infrazione. Mi riferisco anche all'approntamento di tutti gli strumenti che consentano, all'interno del procedimento penale, una partecipazione effettiva, consapevole e informata della vittima, anche attraverso la fornitura di adeguata consulenza legale e la possibilità di accedere al patrocinio a spese dello Stato. Mi riferisco altresì all'adeguata formazione degli operatori suscettibili di entrare in contatto con le vittime, con i Pag. 51funzionari di polizia, il personale giudiziario, i giudici, gli avvocati e coloro che forniscono servizi di assistenza, sostegno e giustizia ripartiva di modo che siano sensibilizzate le loro esigenze e posti in condizione di trattarle in modo adeguato. Ma – questo deve essere ben chiaro – non vogliamo offrire alcuna sponda a chi intende utilizzare e strumentalizzare le vittime a fini di consenso politico con l'obiettivo di alimentare politiche securitarie di pura efficacia simbolica fondate sulla cosiddetta società della paura, né ci presteremo al baratto dei sacrosanti diritti da riconoscere alle vittime con le garanzie conquistate in secoli di evoluzione della civiltà giuridica nei confronti degli imputati dentro il processo e dei condannati in fase di esecuzione della pena. La giustizia penale non può che avere un unico faro, costituito dopo secoli di tradizione illuminista e liberale dall'accertamento del fatto e dell'eventuale responsabilità dell'imputato all'interno di un corredo di garanzie che si fondano sulla presunzione di innocenza, ma dentro questa cornice è necessario e doveroso attivarsi per riconoscere il ruolo delle vittime, soggetti senza voce di cui per troppo tempo è stata trascurata la dimensione emozionale e la sofferenza prodotta dall'offesa subita. Ed è in fondo proprio nel riconoscimento di questi diritti che la vittima potrà sentirsi pienamente parte di un ordinamento fondato sulla giustizia, così realizzandosi l'obiettivo di una pacificazione sociale e la conseguente mitigazione delle crescenti e spesso irrazionali richieste di sicurezza e prevenzione generale.
  Per questi motivi, ovviamente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione a prima firma Verini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Come da prassi, gli atti di indirizzo saranno posti in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cirielli ed altri n. 1-00248, nel testo emendato, non accettata dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Biasotti, Martino, Oliaro, Simoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  421   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 131    
    Hanno votato
no  290).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Verini, Leone, Dambruoso, D'Alia, Pisicchio ed altri n. 1-00432, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Pisicchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  402   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 398    
    Hanno votato
no    4).    

  (Le deputate Rotta, Piccoli Nardelli e Gnecchi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mottola e Palese n. 1-00433, nel testo riformulato, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.Pag. 52
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gnecchi, Piccoli Nardelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  425   
   Votanti  409   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 409).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-00434, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Brugnerotto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  352   
   Astenuti   78   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  58    
    Hanno votato
no  294).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cristian Iannuzzi ed altri 1-00437, in quanto non assorbita da precedenti votazioni, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Gutgeld, Manzi, Molea, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  412   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 410    
    Hanno votato
no    2).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Daniele Farina ed altri 1-00438, in quanto non assorbita da precedenti votazioni, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  426   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 410    
    Hanno votato
no   16).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00072, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Piccoli Nardelli, La Marca, Spessotto. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  428   
   Votanti  415   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 411    
    Hanno votato
no    4).    

Seguito della discussione della mozione Boccadutri ed altri n. 1-00216 concernente iniziative per la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi (ore 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Pag. 53Boccadutri ed altri n. 1-00216 (Nuova formulazione) concernente iniziative per la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella seduta di lunedì 14 aprile 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione all'ordine del giorno.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con la mozione n. 1-00216 (Nuova formulazione) gli onorevoli Boccadutri ed altri, nel richiamare le notizie di stampa riguardanti l'elevato costo di produzione delle monete in euro da 1 e 2 centesimi, impegnano il Governo ad assumere iniziative, a livello nazionale ed europeo, affinché vengano attuate delle politiche di contenimento della spesa, sospendendo il conio delle monete da 1 e 2 centesimi.
  Al riguardo, sentita anche la Banca d'Italia tramite la segreteria del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio, occorre premettere che, a seguito dell'introduzione dell'euro, la materia dell'emissione e della circolazione delle monete è stabilita dal regolamento 3 maggio 1998, n. 975, il quale introduce regole vincolanti per gli Stati membri, stabilendo i valori unitari e le specificazioni tecniche delle monete metalliche in euro destinate alla circolazione. Nell'ambito dell'Unione europea, le competenze del nostro Paese in materia di emissione di monete sono state attribuite al Ministero dell'economia e delle finanze, che per la coniazione si avvale dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, mentre la Banca d'Italia è coinvolta essenzialmente nella distribuzione delle monete al sistema bancario.
  Con riferimento all'eventuale ritiro dalla circolazione delle monete in euro di piccolo taglio, tale problematica è stata inizialmente sollevata in alcuni Paesi dell'area, in particolare Finlandia e Paesi Bassi, che hanno anche introdotto regole di arrotondamento dei prezzi ai cinque centesimi più prossimi, così da fare venire meno la domanda di monete da 1 e 2 centesimi. Nei citati casi le regole di arrotondamento si applicano non al singolo prezzo, che continua a essere denominato al centesimo, ma al conto totale risultante dalla somma dei prezzi di una pluralità di articoli, ciascuno denominato al centesimo, da pagare presso un esercizio commerciale. Al momento non risultano istanze per l'abolizione del taglio da 5 centesimi, invece.
  Con riguardo alle citate iniziative, con raccomandazione del 22 marzo 2010 la Commissione europea ha sottolineato che negli Stati membri, nei quali sono state adottate regole di arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi più prossimi, le monete da 1 e 2 centesimi dovrebbero continuare a godere dello status di moneta legale e ad essere accettate nei pagamenti. Le tematiche delle monete di piccolo taglio sono state anche oggetto del regolamento dell'Unione europea n. 651 del 2012, emanato in data 4 luglio 2012 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, per richiedere alla Commissione una valutazione d'impatto sul proseguimento dell'emissione di monete da 1 e 2 centesimi che includesse un'analisi costi/benefici. Il 14 maggio 2013 la Commissione ha quindi pubblicato un'apposita comunicazione. I suddetti documenti illustrano l'attuale situazione della circolazione delle monete da 1 e 2 centesimi nell'area euro. Alla luce della consultazione dei diversi stakeholder, la Commissione ha delineato alcune ipotesi alternative quali il mantenimento dello status quo, considerando anche la possibilità di produrre le monete da euro 1 e 2 centesimi con materiali meno costosi, nonché l'interruzione dell'emissione di tali monete, prevedendone un ritiro graduale ovvero rapido dalla circolazione a seconda che si continui o si cessi di conferire loro lo status di moneta legale.
  Tale proposta è stata subordinata ad una approfondita analisi del bilanciamento costi/benefici in quanto la soppressione Pag. 54delle due monete potrebbe portare a opzioni diverse da Paese a Paese, in considerazione di aspetti rilevanti quali: 1) il confronto tra valore nominale e costi di produzione e trattazione delle monete; 2) la valutazione della grande distribuzione commerciale in ordine all'impatto del ritiro delle monete; 3) l'analisi sull'impatto inflazionistico che potrebbe derivare dalla soppressione delle monete nello specifico ambito nazionale; 4) l'impatto dell'eventuale soppressione delle monete sull'equilibrio economico-finanziario delle zecche nazionali.
  In attesa di poter realizzare una approfondita analisi costi/benefici nei diversi Stati, la Commissione europea ha avviato anche una consultazione volta ad individuare i migliori benchmark di riferimento per le modalità di produzione e trattazione delle monete nelle zecche dei Paesi membri, al fine di presentare entro i primi mesi del 2014 un libro verde sulle zecche europee.
  Con riferimento, infine, al fabbisogno annuale di monete da 1 e 2 centesimi di euro in Italia, si precisa che esso è determinato principalmente dalla richiesta del sistema bancario e dalle organizzazioni della grande distribuzione e risulta ancora adesso elevato. Ciò premesso il Governo propone la seguente riformulazione dell'impegno, dell'unico impegno per cui si caratterizza la mozione, nel senso che segue: impegna il Governo ad assumere iniziative a livello nazionale ed europeo perché vengano attuate politiche di contenimento della spesa, esaminando l'opportunità di introdurre misure finalizzate a ridurre in maniera significativa la domanda di monete da 1 e 2 centesimi analogamente a quanto avvenuto in altri Stati membri dell'Unione europea, previa valutazione dell'impatto delle misure medesime sull'inflazione. Con questa riformulazione dell'impegno il parere è favorevole, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Zanetti. Ricordo a lei, ma tramite lei al Governo, che l'intervento del Governo è previsto al termine della discussione sulle linee generali e avrebbe dovuto avvenire lunedì 14 aprile. Il Governo in questa fase è chiamato all'esclusiva formulazione del parere sulle mozioni presentate, anche per ragioni di economia dei nostri lavori. Pur tuttavia procediamo.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, colleghi, Governo, il gruppo Per l'Italia voterà a favore di questa mozione, che consentirà un risparmio di risorse pubbliche strutturale nella misura di oltre 20 milioni annui. Si tratta di un'utile razionalizzazione a fronte di una spesa già di per sé considerata inutile da cittadini ed operatori. L'unica controindicazione alla soppressione del conio di monete da 1 e 2 centesimi è che questo non provochi corse all'arrotondamento superiore, che potrebbe generare svantaggi immediati per i consumatori e spinte inflazionistiche per l'economia in generale. Ma su questo riteniamo e confidiamo che l'attività di controllo delle istituzioni preposte possa funzionare. Siamo certi che l'approvazione di questa mozione, lungi dall'alimentare strumentalizzazioni da quei movimenti che oggi cavalcano l'onda anti euro, rappresenterà un pungolo per il Governo per sostenere presso l'Unione europea l'opportunità di procedere alla definitiva assunzione di provvedimenti che sospendano definitivamente il conio di queste monete, che spesso finiscono per essere accumulate. Si parla addirittura di circa il 60 per cento annuo di monete che non vengono rimesse in circolazione, obbligando così lo Stato a nuove emissioni con nuovi oneri. Venti milioni di risparmio sono una cifra importante, soprattutto se consideriamo i tagli alla spesa pubblica che il Governo intende realizzare e per questi motivi auspichiamo una rapida attuazione da Pag. 55parte del Governo degli impegni che la mozione ha indicato nel suo dispositivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colleghi, noi non abbiamo problemi a dichiararci favorevoli a questa mozione, che ci sembra una mozione di assoluto buon senso, che oltretutto può portare dei risparmi alle casse dello Stato, risparmi di cui c’è sempre bisogno.
  Siamo favorevoli anche alle condizioni di valutazione degli effetti che questo provvedimento potrebbe avere sull'inflazione; pericolo di inflazione che, in questo momento, ci appare quanto mai remoto, e quindi è giusta la cautela, ma non reale il rischio. Quello che ci dispiace è che si parli di euro per questioni, per così dire, marginali, per quanto, come già detto, di buonsenso, e non si discuta, invece, quella che è la vera questione che la Lega pone in modo isolato nell'arco parlamentare, delle forze politiche di questo Parlamento, e cioè dell'opportunità per l'Italia di rimanere all'interno di questa che non si può neanche definire una moneta unica, ma, piuttosto, una valuta comune in un sistema di cambi fissi. Sistema di cambi fissi che, peraltro, è peggiorativo rispetto allo SME precedente, perché non prevede alcun meccanismo di uscita e di svalutazione competitiva, di cui avrebbe bisogno, in questo momento, il nostro Paese. Ci dispiace che la nostra sia una voce isolata, perché la questione è seria e va, secondo noi, posta con urgenza.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Busin. Onorevole Polidori, ci fa piacere che lei voglia socializzare la conversazione, però... prego, onorevole Busin.

  FILIPPO BUSIN. Del resto, abbiamo, a suffragio della nostra posizione, degli esempi storici nel nostro stesso Paese: quando, nel 1926, Mussolini stabilì la famosa «quota 90» di cambio fisso della lira nei confronti della sterlina inglese, gli effetti che produsse furono singolarmente analoghi a quelli a cui assistiamo in questi anni, da quando, nel 1996, Ciampi stabilì la famosa «quota 990» sul marco tedesco. Crisi del sistema produttivo manifatturiero, crollo totale del sistema produttivo nel campo dell'edilizia, disoccupazione crescente, calo dei redditi, alcuni anche per intervento diretto di quella che allora era una dittatura. Adesso non si può fare, però gli effetti che stiamo vedendo sono del tutto analoghi. Il mercato sta spingendo per una precarizzazione crescente e un calo dei salari crescente, perché, ovviamente, in un sistema economico in cui si pone un vincolo esterno importante come la valuta, l'unica variabile per agire sulla competitività diventa il salario e la precarizzazione dei dipendenti.
  Quindi, siamo a favore senz'altro di questa mozione e richiediamo, altresì, con urgenza, che si ponga la questione dell'euro e dell'opportunità per l'Italia di rimanere all'interno di questa gabbia che tanti danni ha provocato e continuerà a provocare, se non interveniamo con urgenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Gentile Presidente, sottosegretario, deputate e deputati, non voglio caricare di troppi significati il voto su questa mozione. L'ho condivisa con colleghi di diversi gruppi, che voglio anche ringraziare, ma si vuole qui anche affermare un principio: che la politica e l'impegno nelle istituzioni – anche nell'opposizione, come nel mio caso – hanno senso se si prova a migliorare, giorno dopo giorno, le cose, anche le piccole cose.
  Questo è un atto che, ovviamente, non risolve le cose in termini assoluti: interviene su un piccolo spreco, quello che io considero un piccolo spreco inutile, senza alcun danno per i cittadini consumatori; probabilmente, libereremo un po’ di risorse per fare cose più utili. Vedete, accetto la proposta di riformulazione che fa il Governo, chiedendo, naturalmente, poi, Pag. 56un impegno affinché la cosa non venga procrastinata sine die, perché non ci sono soltanto i costi di produzione, 21 milioni di euro nel 2013, ma ci sono tutti gli altri costi: i costi di stoccaggio, di trasporto, altri costi di distribuzione, che poi sono costi che, alla fine, gravano su tutti i cittadini, attraverso, naturalmente, il sistema bancario o il sistema della grande distribuzione. Perché ? Perché appunto – lo ha detto qualche collega prima di me – queste monete si perdono, e quindi bisogna coniarle continuamente, bisogna impacchettarle, bisogna farle arrivare e, sostanzialmente, rimetterle in circolazione, perché, quando arrivano nelle nostre tasche, per il 60-70 per cento finiscono in un vasetto a casa, in un cassetto, rimangono nelle tasche delle giacche o dentro le borse.
  Va detto, quindi, che quei Paesi che hanno fatto questa scelta, i Paesi Bassi e la Finlandia, e che hanno proceduto in questa direzione, l'hanno fatto in modo molto tranquillo, studiando ovviamente eventuali impatti e stabilendo delle regole affinché non ci fossero effetti inflattivi. Ci sono Paesi, non in Europa, come il Canada, che hanno agito in modo analogo con la moneta da un penny e ci sono altri Paesi che non lo fanno (ma lo vorrebbero fare, come gli Stati Uniti) per un significato simbolico che ha in quel Paese la moneta da un cent, persino nella fumettistica di Walt Disney. Quindi, in quel caso vi è proprio un'idea diversa, un impatto diverso che hanno i cittadini con quella moneta, per noi è ben diverso.
  Ho detto appunto che è un provvedimento poco significativo perché reperisce risorse, 20 milioni l'anno, in un momento di estrema difficoltà e vorrei ricordare soltanto due esempi di situazioni che potremmo provare ad affrontare con queste risorse. Noi, ad esempio, abbiamo la possibilità di derogare da parte dell'Unione europea per autorizzare l'Italia ad alzare fino a 65 mila euro di ricavi annui il tetto per l'accesso al regime dei minimi delle partite IVA. È una deroga prevista fino al 31 dicembre del 2016 – oggi il limite è 30 mila euro – e sarebbe una misura davvero a favore di molti giovani, che semplificherebbe tra l'altro la vita di tutti, si tratterebbe di ridurre la pressione fiscale proprio su quei soggetti che avviano una start-up o che dalla propria attività percepiscono un reddito minimo. Questa operazione, secondo il Governo, costerebbe circa 20 milioni di euro. È una valutazione che è stata fatta in quest'Aula dal sottosegretario Baretta. Oppure, sospendendo il conio delle monetine, potremmo aprire ancora di più le porte della specializzazione di tantissime laureati in medicina, un piccolo esercito di giovani motivati che, dopo aver speso un sacco di soldi per laurearsi, sono costretti ad andare all'estero, perché in Italia non abbiamo i soldi per specializzarli; 20 milioni di euro significherebbero tanti specializzandi in più. Ma di esempi ne potremmo farne tanti, sono tante proposte che potrebbero venire, tutte legittime.
  Ritornando a noi, e concludo, vorrei ricordare l'opinione diffusa che hanno le persone su queste monetine: alcuni servizi televisivi e radiofonici hanno evidenziato che sia gli esercenti, che i consumatori li considerano un fastidio, confessando, gli uni e gli altri, che non li accettano e non li utilizzano. Nei mercati rionali e nei piccoli esercizi in cui i prodotti si vendono a peso, pur di non avere a che fare con le monetine, i commercianti arrotondano i prezzi finali già oggi a vantaggio del consumatore. Solo nella grande distribuzione le monetine sono utilizzate come resto, ma alla grande distribuzione organizzata gestire un rotolo da 50 monetine da un centesimo costa 40; un costo che evidentemente, alla fine, ricade sui consumatori. Infine, ed è forse l'esempio più lampante, nessun distributore automatico, nessun parcometro, nessun casello autostradale, nessuna biglietteria automatica le accetta. Anche in questo caso ritirarle e gestirle costerebbe troppo.
  Sui timori dell'inflazione basta andare a leggere proprio lo studio, citato anche dal sottosegretario, della Commissione europea del 2013. Uno studio che esplicita che il conio di queste monetine è nei fatti un'attività in perdita, e questo è il titolo Pag. 57proprio di un paragrafo dello studio della Commissione, studio che certifica in modo esatto che non ci sarebbero effetti sull'inflazione a patto di lasciare i prezzi definiti del centesimo e procedere all'arrotondamento secondo regole standard sul totale della spesa del consumatore, e non articolo per articolo. Va sottolineato che i pagamenti elettronici rimarrebbero effettuabili al centesimo. Qui, infatti, stiamo decidendo la sospensione del conio, e non già la perdita del valore legale. Concludo, quindi, ovviamente annunciando il voto favorevole del mio gruppo e auspicando che la riformulazione non significhi appunto che il Governo dimentichi la cosa in qualche cassetto, ma addivenga a breve a una soluzione per risparmiare 20 milioni di euro l'anno, forse una goccia nel mare nella nostra spesa pubblica, ma per tante e tante persone forse una soluzione, come ho potuto rappresentare nei miei esempi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milanato. Ne ha facoltà.

  LORENA MILANATO. Signor Presidente, anche il gruppo di Forza Italia non si sottrae certamente ad esprimere un parere favorevole a questa mozione: una mozione di equilibrio e di buon senso, come già è stato detto. È una mozione che impegna il Governo affinché, nell'ambito delle politiche di contenimento e di rivisitazione della spesa pubblica, intervenga per la sospensione del conio – come si diceva – delle monete da 1 e 2 centesimi, consentendo, di conseguenza, un risparmio di circa 21 milioni di euro l'anno.
  Questa proposta, da tempo valutata anche dall'Esecutivo comunitario, il quale però si è dimostrato, anche in quest'occasione, titubante ed indeciso nel prendere una posizione in modo chiaro e netto, si affianca a decisioni già intraprese dalla Finlandia, dall'Olanda e nei Paesi europei in cui circolano solo monete da 5 centesimi in su, con un adattamento dei prezzi che ha dato i suoi frutti e la prova di come i consumatori non debbano temere l'inflazione o eventuali restrizioni che possono subire i commercianti sulla flessibilità dei prezzi.
  Inoltre, aggiungo che, a fronte degli effetti positivi per l'amministrazione dello Stato, derivanti dall'interruzione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi, per un complessivo valore reale di 174 milioni di euro, per il quale l'Italia ha sostenuto un costo complessivo di 362 milioni di euro, si innescherebbero, tra l'altro, delle opportune premesse per arginare il fenomeno dell'arrotondamento dei prezzi, che con la presenza dei centesimi – come si è visto sin dall'introduzione dell'euromoneta – ha causato un aumento continuo, ovvero quegli aumenti che vengono comunemente chiamati «rincari da euro». La percezione dell'utilità nell'utilizzo dei centesimi e della complessa spendibilità negli acquisti si è dimostrata, pertanto, tra i consumatori, nella quotidianità, molto limitata.
  Riteniamo sia importante ricordare come le difficoltà che hanno determinato la decisione di coniare monete da 1 e 2 centesimi si inseriscono all'interno delle complessità del quadro decisionale stabilito prima del marzo 2002, ovvero pochi mesi prima dell'introduzione dell'euro. Un rapporto di cambio, quello lira-euro, la cui vicinanza alle 2 mila lire ha creato una molteplicità di equivoci e che, a conti fatti, ha determinato più problemi che benefici.
  Sul fronte dell'inflazione concordiamo con le motivazioni che si sono fatte in sede di discussione sulle linee generali della mozione. La sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi, accompagnata da un sistema di monitoraggio permanente, non avrà alcun impatto negativo, in quanto la cessazione sarà rivolta al conio delle monete, e non riferita al valore legale. Eventuali effetti sui prezzi, quindi, non sarebbero significativi.
  Tali misure andrebbero affiancate anche – a nostro avviso – con l'introduzione delle banconote da 1 e 2 euro, per ridare il giusto valore ed il prezzo esatto ai piccoli beni di consumo che, nel loro insieme, rappresentano una grande fetta Pag. 58della spesa familiare. Calmierare, quindi, i piccoli prezzi non rappresenta, infatti, un processo di poco conto.
  Pertanto, a nome del gruppo di Forza Italia, si annuncia il parere favorevole alla mozione, che impegna il Governo ad assumere iniziative affinché, attraverso un attento monitoraggio degli effetti in un contesto di politiche di contenimento, sia sospeso il conio delle monete da 1 e 2 centesimi. Si tratta di un provvedimento che va incontro alle esigenze dei consumatori e dei cittadini, spesso condizionati da fattori di natura psicologica, oltre che economica, e finalizzato a sollecitare il prossimo Esecutivo comunitario ad intraprendere un percorso decisionale.
  Alleggerire la spesa pubblica dei Paesi dell'eurozona e semplificare il sistema dei pagamenti rappresenta, infatti, una delle numerose priorità che il nuovo Parlamento europeo sarà chiamato ad affrontare nei prossimi mesi. Proprio la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi, i cui costi di produzione e di trasporto sono sostenuti dai Governi nazionali, a differenza delle banconote, che sono, invece, a carico della Banca centrale europea, a cui si aggiunge il prezzo dei metalli, che varia di giorno in giorno, rappresenta una delle decisioni da seguire insieme: Governi e cittadini alleati nel fronte comune della razionalizzazione dei costi e nella semplificazione del sistema dei pagamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Milanato, anche per la sintesi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lodolini. Ne ha facoltà.

  EMANUELE LODOLINI. Signor Presidente, sottosegretari, colleghi, il Partito Democratico sostiene questa mozione anche...

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Lodolini. Colleghi, per favore, se è possibile un po’ di silenzio. Ricordo che è l'ultimo intervento, dopodiché si vota. Prego, onorevole Lodolini.

  EMANUELE LODOLINI. Il Partito Democratico sostiene questa mozione, anche con la riformulazione del Governo e, quindi, voteremo a favore. Lo faremo perché quella di sospendere il conio delle monetine da 1 e 2 centesimi, monitorandone ovviamente gli effetti, è un segnale piccolo, un gesto semplice, ma di grande rilevanza.
  È un gesto piccolo, dicevo, perché in questo istante preciso non stiamo discutendo dei grandi problemi che vive oggi il Paese ed ai quali ogni giorno il Governo Renzi dedica tempo, energie e soluzioni efficaci. Grande perché produrrebbe un significativo risparmio, però, per le casse dello Stato: parliamo di milioni di euro di risparmio da qui agli anni a venire, circa 20 o 21 milioni l'anno. Parliamo di risorse importanti, che potrebbero essere destinate ad altro: penso, ad esempio, venendo dalla provincia di Ancona e quindi dalla realtà colpita dall'alluvione di queste scorse giornate, ad un piano straordinario per la prevenzione del rischio idrogeologico. Ecco, 20 o 21 milioni l'anno sarebbero risorse molto importanti. Un gesto semplice, dunque, ma importante per restituire non solo risorse agli italiani, come facciamo con gli 80 euro, ma anche fiducia nella politica, speranza, la speranza che le cose possano cambiare, devono cambiare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,30)

  EMANUELE LODOLINI. Parliamo di monetine che non vengono accettate dai distributori automatici, dai caselli automatici delle autostrade, dai parcometri. I consumatori stessi non pagano spesso con monetine da 1 o 2 centesimi, ma le ricevono in resto dai dettaglianti. Inoltre, chi le riceve come resto quasi mai le riusa e sono trattate come se fossero prive di valore, accumulate piuttosto che rimesse in circolazione, tant’è vero che il tasso di perdita è stimato al 60 per cento. Dunque un costo altissimo che si abbatte sui consumatori e che non trova più una giustificazione plausibile. Non stiamo parlando Pag. 59di uscire dall'euro: stiamo parlando di far uscire delle monetine dalla Zecca dello Stato.
  Dall'introduzione dell'euro al 2012, la Zecca avrebbe fuso oltre 2 miliardi e 800 milioni di monetine da un centesimo e 2,3 miliardi di monetine da 2 centesimi. Se si considerano anche le monete da 5 centesimi, il costo complessivo è di 362 milioni di euro. C’è questo studio importante della Commissione europea, che è stato citato. Parliamo di spending review, parliamo di tagli, parliamo a volte di perdita di servizi per i cittadini, i comuni e le imprese: e questo sarebbe un risparmio molto importante.
  Non solo, dico una cosa in più: noi invitiamo il Governo e l'autorità monetaria europea a valutare l'abolizione della banconota da 500 euro, che rappresenterebbe un segnale importante per ridurre l'uso del contante, contrastare l'economia illegale e l'evasione fiscale.
  Quindi il tutto, Presidente, se lo inquadriamo nell'attuale crisi economica o sul tema della prevenzione e della manutenzione del territorio, ci porta a dire che queste decisioni, a nostro avviso, devono essere adottate presto, ed il Partito Democratico conferma la disponibilità a sostenere e votare questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto, così siamo più ordinati al momento del voto.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boccadutri ed altri n. 1-00216 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Alli, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  390   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 390).    

  (La daputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione delle mozioni Vallascas ed altri n. 1-00343, Lacquaniti ed altri n. 1-00443 e Allasia ed altri n. 1-00444 in materia di nomine di competenza del Governo nelle società a partecipazione pubblica (ore 17,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), Lacquaniti ed altri n. 1-00443 e Allasia ed altri n. 1-00444 in materia di nomine di competenza del Governo nelle società a partecipazione pubblica (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che, nella seduta di lunedì 28 aprile 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che è stata presentata la mozione Misiani ed altri n. 1-00452 (Nuova formulazione) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Enrico Zanetti, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate. Pag. 60Sottosegretario Zanetti, le chiedo se ha la nuova formulazione della mozione Misiani ed altri n. 1-00452.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sì, ho avuto modo di vederla.

  PRESIDENTE. Perfetto, quindi lei può esprimere il parere su tutte le mozioni. Prego, a lei la parola.

  ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulle mozioni Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione) e Lacquaniti ed altri n. 1-00443. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00444, purché sia riformulata nel senso di elidere integralmente l'ultimo impegno, altrimenti il parere è contrario. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Misiani ed altri n. 1-00452 (Nuova formulazione).

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà. Le chiedo anche di esprimersi sull'ipotesi di riformulazione del Governo. Prego, a lei la parola, onorevole.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, innanzitutto, sul parere di riformulazione, mi esprimo mio malgrado favorevolmente. Intervengo giusto per lasciare un inciso sulla politica di questo Paese in merito al conflitto di interesse, in modo tale che si esprima al meglio la nostra posizione su quello che è avvenuto in questi anni. Noi, nello specifico, con questa mozione, sicuramente non andiamo a fare grandi polemiche sui vari conflitti sui quali nascono questo Governo, quello precedente e anche quello prima, di Monti, nel quale abbiamo visto persone nominate o precettate per svolgere funzioni pubbliche, come il ruolo di Ministri, in cui c'era un palese conflitto di interesse.
  E anche questo Governo non si è fatto mancare nulla: alcuni Ministri hanno sicuramente un evidente problema di conflitto, che risolveranno, si dovrà risolvere almeno a livello politico, perché, poi, a livello giurisprudenziale si è già potuto evincere che questi conflitti non esistevano, però come altri predecessori, come altri Presidenti del Consiglio si deve anche fare una valutazione politica di opportunità.
  E noi riteniamo che le ultime nomine delle aziende partecipate direttamente dallo Stato, dai soggetti pubblici siano inopportune; non solo quelle relative ai nomi più eclatanti, in cui si è visto citare l'ex amministratore delegato di Ferrovie, ma anche altre, con riferimento alle quali in cui si sono visti enormi conflitti.
  Entrando nello specifico della mozione – poi, eventualmente, esprimerò anche la posizione circa il voto della Lega Nord sulle altre mozioni –, noi riteniamo opportuno chiedere al Governo una serie di paletti ben precisi, in cui chiediamo un impegno a disciplinare e a rendere pubblici, laddove non abbia già provveduto in tal senso, anche nel rispetto delle disposizioni contenute nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 2012, i requisiti richiesti per la candidatura alla carica di componente dei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo; a subordinare l'eventuale riconferma dei presidenti e degli amministratori delegati uscenti alla valutazione dei risultati aziendali conseguiti ed in ogni caso avendo come limite massimo quello dei tre mandati; a procedere ad una generale riduzione della retribuzione lorda totale di chi sia designato a ricoprire le cariche di presidente ed amministratore delegato – come abbiamo visto che era successo negli scorsi anni –, subordinandola, al contempo, ai risultati gestionali conseguiti.
  Cito anche l'ultimo impegno, con riferimento al quale è stata richiesta dal Pag. 61Governo la cassazione completa, in cui chiedevamo di adottare ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, volta a prevedere, ove non già disposto, la sottoposizione delle proposte governative di nomina dei membri dei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo al parere delle competenti Commissioni parlamentari.
  Una norma che chiedevamo assolutamente di buon giudizio, perché, come è già stato fatto per altre nomine o altre mozioni, si richiedeva che le Commissioni competenti, man mano, potessero esprimere il proprio parere. Il Governo ritiene che questo sia inaccettabile e inammissibile: ne prendiamo atto, si assumerà la responsabilità politica di questa situazione, di questa modifica in questa mozione.
  Vediamo anche che, di gran fretta, è stata depositata, poi, una mozione – che è stata approvata per evitare, forse, a questo Governo di fare una brutta figura –, in cui riteniamo che le mozioni del MoVimento 5 Stelle e di SEL, a prima firma di Vallascas e di Lacquaniti, dei medesimi gruppi parlamentari, siano da prendere in forte considerazione in modo positivo. Sicuramente, molto, molto polemiche, come ho ribadito all'inizio: molto polemiche e puntuali sulla formazione dei nuovi consigli di amministrazione. Ma noi vorremmo evitare ulteriori polemiche perché il Paese non ha bisogno di tante polemiche, ma ha bisogno di fatti.
  Questo Governo si è proposto come un Governo «del fare», l'ennesimo Governo «del fare», ne abbiamo già visti altri in precedenza; continuiamo a vedere che fa ben poco e, volgarmente, continua a sistemare gli amici degli amici o, volgarmente, fa un po’ quel che vuole, come succede normalmente.
  Diremo che la nostra posizione rispetto alle altre mozioni è favorevole, perché riteniamo che sia una materia di interesse pubblico, una materia su cui c’è necessità di discutere ad ampio raggio, non solo esclusivamente con la mozione; a nostro parere, sarebbe necessario discutere, in modo molto più ampio, a livello legislativo, sulla formazione di questi consigli di amministrazione, che non sia solo una competenza riferita a poche persone nel Consiglio dei ministri o che semplicemente il Presidente del Consiglio dei ministri svolga queste nomine, ma che sia di largo interesse. Per quello noi ritenevamo opportuno, con il quarto punto della mozione che è stato cassato da questo Governo, l'interesse globale dell'Assemblea o quanto meno delle Commissioni competenti. Per questo diamo il parere favorevole alla mozione così come è stata riformulata dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, mi riferisco al sistema delle partecipazioni pubbliche che rappresenta, in questo momento di crisi, una parte particolarmente importante dell'economia, perché le imprese di cui ci stiamo occupando e di cui ci si occupa, le principali imprese statali, sono alcune delle poche, grandi imprese strategiche che in questo Paese possono contribuire al nostro rilancio economico ed è particolarmente importante che queste imprese vengano gestite da consigli di amministrazione nominati secondo criteri di trasparenza.
  Negli anni 2013 e 2014 si è migliorato molto da questo punto di vista e oggi ci sono state contestazioni e ci sono proposte di gruppi, come ad esempio del gruppo della Lega Nord, che sono stati parte di Governi sotto i quali di procedure di trasparenza non ce n'era nessuna. Nel 2013 si è arrivati al Senato a una prima mozione che noi non abbiamo votato come Scelta Civica, perché la ritenevamo insufficiente, ma che comunque introduceva delle prime regole – noi avevamo chiesto un limite di mandati e l'esclusione dei parlamentari entro un anno dalla loro scadenza e tutti i partiti, sottolineo «tutti», votarono la mozione e votarono contro la nostra proposta – dopodiché alcune di queste cose sono state modificate Pag. 62nella successiva direttiva ministeriale che ha stabilito le regole di trasparenza e, ancora più recentemente, il Senato, nel 2014, ha ulteriormente rafforzato alcuni di questi criteri di trasparenza delle procedure delle nomine anche con riguardo al limite dei mandati. Quindi, sicuramente, c’è stato un miglioramento della situazione quest'anno e le accuse che vengono fatte di processi totalmente opachi sono, a mio modo di vedere, infondate. Certo è che sotto il profilo della trasparenza delle procedure non siamo ancora arrivati a un livello di comparabilità rispetto ad altri sistemi. In altri sistemi, penso, ad esempio, a quello inglese, ci sono procedure dove sono previste delle commissioni specifiche che fanno delle proposte e dove il ruolo del Ministro è quello di scegliere tra le candidature comunicate da questo tipo di commissioni, trasparenti e che vengono rese pubbliche. Questo tipo di procedure eliminerebbe le polemiche che delle volte sono anche abbastanza stucchevoli su questo argomento e consentirebbe al Governo di poter fare le nomine con una maggiore tranquillità. Credo che sarebbe nell'interesse del Governo migliorare le regole sotto questo profilo e per questo, come Scelta Civica abbiamo chiesto che nella mozione di maggioranza che oggi viene presentata sia previsto che il Governo, nell'applicare le regole recentemente introdotte, assicuri il rafforzamento della trasparenza delle procedure.
  Un ultimo passaggio che vorrei svolgere è il seguente: il tema della trasparenza non riguarda soltanto le società statali, ma riguarda anche, o dovrebbe riguardare, tutte le partecipate pubbliche, in particolare per quello che riguarda gli enti locali, perché oggi è negli enti locali che si annidano i favori, la scarsa trasparenza, spesso le clientele e, comunque, spesso, la ripetuta nomina di personaggi che hanno esclusivamente origini politiche e spesso sono parcheggiati dopo una carriera politica.
  Mi rendo conto che per adottare delle regole che valgano anche per le partecipazioni locali ci vorrebbero interventi dal punto di vista costituzionale per condizionare l'autonomia degli enti locali, ma siamo in una fase di riforma del Titolo V e credo che il rapporto tra Stato ed enti locali, sotto il profilo della trasparenza e regolarità delle procedure nella spesa dei soldi pubblici, sia importante quanto la trasparenza per quel che riguarda le società statali. Quindi, oggi la mozione riguarda le partecipazioni dello Stato – e riteniamo soddisfacente la mozione di maggioranza per la quale voteremo a favore, mentre voteremo contro le altre, che prevedono in alcuni casi, ad esempio, come quella della Lega, il parere vincolante delle Commissioni parlamentari, che va totalmente contro il principio dell'indipendenza di queste società dalla politica – però auspichiamo che il Governo valuti in futuro nuove iniziative per migliorare la trasparenza con procedure più rigide, sia per quel che riguarda le partecipazioni statali sia anche per quel che riguarda tutte le partecipazioni degli altri enti locali, che sono migliaia e che, ripeto, rappresentano un gravissimo problema di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo per ribadire alcuni concetti che riguardano questa mozione, condivisa come maggioranza, attinenti argomenti di attualità e direi anche delicati per il sistema Paese. Parliamo di quelle partecipate di cui lo Stato, il Ministero dell'economia e delle finanze, è azionista, rispetto al rilancio dell'economia reale del nostro Paese di asset che sono strategici all'interno del sistema produttivo e quindi con quella particolare attenzione che ci riporta anche ad un'approvazione, all'interno dell'altro ramo del Parlamento, il Senato, che ha visto la condivisione anche da parte di altre formazioni politiche nel mettere in evidenza il ruolo che il Parlamento certamente esercita nei riguardi del Governo, nel rispetto delle funzioni e rispetto a quei suggerimenti che mettono in Pag. 63risalto quelle caratteristiche necessarie e utili, anche per quel rilancio cui facevo riferimento prima, con cui si è agito fino a questo momento come Governo sulle prime nomine.
  Sappiamo, tra l'altro, che proprio in questi giorni si insediano i consigli di amministrazione, quelle figure più alte per le quali c’è stato anche un rispetto importante della parità di genere; diversi colleghi ricorderanno quanto fu approvato in questa direzione nella scorsa legislatura. La cosa che noi intendiamo ribadire è anche il richiamo alla trasparenza, che è certamente condivisa da tutti ma non riconducibile all'una o all'altra formazione, se si immagina di avere un diritto di prelazione su argomenti come questo, perché anche noi, come Nuovo Centrodestra, siamo attenti alla valutazione dei curricula, dei profili, delle competenze necessarie, soprattutto per le posizioni che si troveranno da qua a brevissimo a gestire realtà così importanti che superano anche i confini italiani e si ritrovano a fare sistema e sinergia anche in ambito di altre aree geografiche del Paese.
  Entrando anche nel merito di uno degli argomenti che ha riportato alla ribalta il nostro Governo sul tema delle retribuzioni, chiediamo: che siano congrue; che ci siano dei tetti ben riconosciuti e riconoscibili all'interno del sistema; che vi sia quella chiarezza necessaria nei confronti dei nostri concittadini per quelle doti e quelle capacità di ruoli guida – intendo e mi riferisco ad amministratori delegati e presidenti – laddove si va alla loro riconferma; che si valuti il lavoro fin qui svolto e quello che ha significato il sistema di amministrazione di quelle realtà, perché ovviamente parliamo di realtà quotate in Borsa, affinché abbiano dato il giusto risultato anche nei confronti di coloro che hanno voluto condividere esperienze importanti nate decenni fa e che oggi rappresentano dei player strategici per quello che riguarda il sistema Italia.
  Ecco perché – e concludo – votiamo positivamente questa mozione, che vede la presenza e la firma delle diverse forze di maggioranza. Nel sottolineare quegli aspetti a cui mi richiamavo e quella trasparenza legittima anche rispetto ai criteri di onorabilità, di professionalità, di competenza, così come il Governo anche in queste nomine ha voluto esercitare, e che si prosegua in questa direzione, perché è la strada giusta con cui possiamo rilanciare il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toni Matarrelli. Ne ha facoltà.

  TONI MATARRELLI. Signor Presidente, fin dall'inizio della presente legislatura tanto il Parlamento quanto i Governi che si sono succeduti hanno colto l'esigenza di garantire al Paese un impegno maggiore in direzione della trasparenza e della moralizzazione della vita pubblica: entrando nel merito, ad esempio, dei requisiti e delle modalità di nomina dei componenti degli organi di amministrazione di società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze.
  Proprio a ridosso della scadenza di importanti incarichi presso imprese partecipate dello Stato, il Senato ha prodotto una mozione unitaria, la Tomaselli ed altri, con cui, principalmente, si impegnava il Governo ad individuare criteri e modalità per la nomina e la decadenza dei componenti gli organi di amministrazione delle società controllate direttamente o indirettamente, introducendo una specifica causa di ineleggibilità in caso di rinvio a giudizio o condanna per gravi fattispecie di reato, e l'attivazione di una valutazione dei requisiti professionali basata su esperienza, autorevolezza, assenza di conflitto di interesse. Con quella mozione si impegnava inoltre il Governo alla trasparenza nei diversi contesti della pubblica amministrazione.
  Mentre tale mozione veniva approvata nel giugno dello scorso anno, a pochi giorni di distanza, solo sei giorni, il Ministro dell'economia e delle finanze elaborava una direttiva, la n. 14656, tesa ad introdurre nuove regole in materia di nomine di componenti dei consigli di amministrazione Pag. 64delle società pubbliche. Occorre però segnalare come nel corso dell'esame parlamentare siano stati saltati alcuni importanti passaggi, che hanno condizionato in senso negativo la stesura della successiva direttiva ministeriale, e particolarmente in riferimento alla limitazione del numero dei mandati ed alla fissazione di un'età massima dei candidati.
  A ciò si aggiunga che la citata direttiva ministeriale ha recepito in modo del tutto insoddisfacente talune indicazioni formulate dal Parlamento, introducendo ad esempio una serie di ipotesi aggiuntive, riguardanti l'onorabilità, l'insussistenza di condizioni ostative e la professionalità. Si vuole far notare a tal proposito che, per quanto riguarda l'insussistenza delle condizioni ostative, la direttiva ne indica due: l'assenza di conflitto di interesse, e il fatto di non essere membri di assemblee politiche o amministrative elettive.
  Sotto tale profilo, si rileva come le prescrizioni concernenti i conflitti di interesse contenuti nella direttiva appaiano inadeguati rispetto alla complessità ed alla delicatezza di questioni discusse da anni nel nostro Paese. Quanto al conflitto di interesse, in particolare, è del tutto ovvio che esse debbano impedire l'accesso alle cariche o comportare la decadenza da esse. La prescrizione della direttiva risulta dunque superflua, poiché non vengono precisate quelle situazioni di conflitto di interesse nuove, cioè non già contemplate dalle leggi o dagli statuti, nell'aria grigia degli interessi di fatto in cui si insinuano i più alti rischi di ambiguità.
  A tal proposito, si rammenta che il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà ha di recente presentato un'interrogazione parlamentare, per chiedere al Governo di revocare la nomina dell'ex Viceministro degli esteri Marta Dassù dal consiglio di amministrazione di Finmeccanica: tale nomina, infatti, viola palesemente la norma di legge sul conflitto di interessi. Anche la fresca nomina di Emma Marcegaglia a presidente di ENI appare risentire di una vistosa situazione di conflitto di interesse, considerato che il gruppo industriale di proprietà della sua famiglia ha rilevanti coinvolgimenti nel settore dell'energia e di conseguenza in quello del gas.
  Secondo quanto previsto dalla direttiva ministeriale, poi, per essere eletti alle cariche occorre possedere una «comprovata professionalità ed esperienza in ambito giuridico, finanziario o industriale». Tale generico requisito viene meglio articolato per le cariche di amministratore delegato, per le quali sarà necessaria una certa esperienza di analogo livello di responsabilità e si domandano doti di autorevolezza, di reputazione, di risultati conseguiti, e così via. Tale misura di valutazione, tuttavia, non è in alcun modo argomentata nel dettaglio in rapporto alle caratteristiche specifiche di ciascuna delle imprese controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze. Le vaghe indicazioni della direttiva per i candidati alla carica di presidente dischiudono quindi un varco all'esercizio di un'amplissima discrezionalità, come una ben nota casistica può dimostrare, basti pensare alla recente nomina a presidente di Enel di Patrizia Grieco, persona sicuramente di riconosciuta esperienza in ambiti assai diversi da quello energetico, oppure a quella di Patrizia Todini, nominata presidente di Poste italiane e proveniente da una famiglia di costruttori con cui, attualmente, continua a svolgere un tipo di attività molto lontana dal servizio pubblico universale delle comunicazioni, o anche a quella di Mauro Moretti, recentemente nominato amministratore delegato di Finmeccanica ma confermato appena un anno fa alla guida di Ferrovie dello Stato. Anche in merito alle procedure selettive, la direttiva ministeriale prevede che la selezione e l'individuazione dei candidati delle cariche nelle società controllate avvenga attraverso una procedura articolata in più passaggi che, oltre a coinvolgere il dipartimento ed il Ministro, si affidi a società esterne specializzate nella selezione di top manager e ad un comitato di garanzia, ma la medesima direttiva prevede che, nelle more dell'allestimento del nuovo regime, si avvii una «non meglio specificata procedura semplificata», che salvaguarda comunque Pag. 65la funzione di verifica proprio del succitato comitato di garanzia. Infine, va segnalata quella grave dimenticanza della direttiva che omette di precisare i termini e i modi in cui il Ministero debba informare le Commissioni parlamentari circa l'attuazione delle nuove procedure di nomina. Va da sé allora che le recenti nomine comunicate dal Governo appena il 14 aprile scorso suscitano particolare perplessità in relazione alla composizione dei consigli di amministrazione di importantissime società a partecipazione pubblica, proprio per i motivi fin qui espressi. Si consideri che neppure una settimana prima il Senato aveva approvato a larga maggioranza in Commissione industria una risoluzione che sul tema impegnava il Governo ad una più acuta e puntuale attenzione ai criteri di trasparenza e a valutazioni di merito.
  Invito quindi i colleghi deputati a sostenere la mozione con cui si impegna il Governo a revocare le recenti nomine, rispetto alle quali si appalesano i più evidenti conflitti di interesse, con particolare riferimento a quelle dell'ex Viceministro degli affari esteri Marta Dassù nell'ambito del consiglio di amministrazione di Finmeccanica, nonché quella di Emma Marcegaglia a presidente di Eni; ad informare immediatamente nel modo più dettagliato possibile il Parlamento circa le procedure seguite in merito alle ultime nomine; a riferire i requisiti e le modalità valutative in forza delle quali il comitato di garanzia sia stato concretamente messo in condizione di operare le proprie verifiche; ad informare tempestivamente le Commissioni parlamentari sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici; ad integrare le prescrizioni previste dalla citata direttiva ministeriale alla luce delle omissioni e delle criticità rilevate dal presente atto di indirizzo.
  Rispetto alle altre tre mozioni, esprimiamo parere negativo rispetto alla mozione di maggioranza, che non affronta, se non in maniera generica, le questioni che noi abbiamo sollevato; voteremo a favore della mozione della Lega, che sostanzialmente è analoga alla nostra, anche se alla luce della rimodulazione non è così convincente come prima, ma rimangono le condizioni per il nostro sostegno; ci asterremo invece sul documento del MoVimento 5 Stelle, perché vi sono alcune incongruenze che rischiano di minarne l'impianto e la complessiva bontà.
  Nel merito, infatti, la mozione del MoVimento 5 Stelle prevede, ad esempio, che sia comunque prevista l'incompatibilità per coloro che abbiano un procedimento giudiziario in corso, estendendo in maniera indiscriminata l'incompatibilità anche a soggetti semplicemente indagati, o non ancora rinviati a giudizio, o magari denunciati per reati di cui non viene precisata la matrice dolosa o colposa, e di fatto contravvenendo ai principi della civiltà garantista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio movimento, Forza Italia, non ha presentato una mozione su questo argomento per un semplice e ovvio motivo: queste mozioni, soprattutto quella del MoVimento 5 Stelle che era stata presentata nel febbraio scorso, aveva come compito principale quello di indirizzare il Governo in relazione alle nomine, che sarebbero appunto avvenute a fine aprile e ai primi di maggio in relazione ai criteri di trasparenza, a certi requisiti e condizioni relative al conflitto di interesse, che hanno indicato anche dei limiti di età.
  Ebbene, come tutti sapete, le nomine sono già state fatte da qualche tempo, le nomine più importanti, per cui oggi noi discutiamo di mozioni che – mi permetto di dire – sono decisamente fuori tempo e, se vogliamo parlare di mozioni a futura memoria, noi siamo disponibili ad affrontare questo argomento anche perché ci saranno sì adesso delle nomine di secondo livello, di microsocietà controllate, di qualche società nella quale c’è stata una modifica dell'amministratore delegato, come per esempio le ferrovie, però il grosso delle Pag. 66partecipazioni cosiddette statali, nel settore dell'energia, nel settore degli armamenti, cioè le più importanti, come ENI, ENEL e Finmeccanica sono già state fatte.
  Ma comunque siamo qui a partecipare anche noi a questo dibattito anche se lo riteniamo abbastanza ultroneo viste le nomine fatte, a prescindere da quello che adesso diceva il deputato di Sinistra, Ecologia, Libertà.
  Il merito di queste mozioni, che alla fine sono diventate quattro, può essere condivisibile per molti aspetti e infatti, a prescindere dalla, secondo me eccessiva, richiesta da parte di SEL, sulle altre noi possiamo anche dare delle indicazioni perché tutti noi siamo d'accordo che chi va a guidare un'azienda pubblica o un'azienda statale deve anche essere, se vogliamo, maggiormente valorizzato rispetto ad una condizione privata perché proprio l'incarico che viene dato testimonia che, rispetto agli interessi del Paese, questa persona deve essere non solo capace, ma anche trasparente e in qualche modo indirizzata a questo scopo.
  Negli anni scorsi sono già stati fatti numerosi interventi in materia, sia sotto il profilo del risparmio economico, la cosiddetta spending review interna, sia attraverso la scelta di personaggi che in qualche modo la guidavano. Allora, è evidente che molte riconferme sono nate proprio dai risultati di queste società, per cui ritengo che la prima cosa che dobbiamo individuare proprio per sgombrare il campo da facili ideologie è il concetto che comunque una persona che ha fatto un mandato deve essere sostituita. Io dico: «manco per niente»; di una persona che ha svolto un mandato va visto il tipo di risultato che ha portato alla sua azienda, che conseguentemente ha portato allo Stato e quindi conseguentemente ha portato a tutti i cittadini e poi va fatta una valutazione.
  In questo senso, se vogliamo, non tutte le scelte fatte dal Governo in questa tornata sono non dico capibili, ma indirizzate in questo senso, però sono state fatte delle scelte nella continuità in molte società, per cui anche noi in qualche modo abbiamo visto favorevolmente alcune di queste. Così come è stata introdotta, sotto il precedente Governo Berlusconi, una condizione per cui, al di là del presidente e dell'amministratore delegato, i tre componenti del consiglio di amministrazione dovevano essere componenti interni alla pubblica amministrazione, soprattutto per tutte le società collegate. Questo perché si è proceduto in tal modo ad una sensibile riduzione dei costi proprio perché i soggetti della pubblica amministrazione non percepivano un'indennità e un compenso, avendo già il loro stipendio pagato dallo Stato.
  Per cui, in molte di queste società si è ridotto il numero dei consiglieri di amministrazione da nove a cinque e addirittura in alcune da sette a tre. Il fatto che poi all'interno di queste società due o tre componenti provengano dalla pubblica amministrazione ha indubbiamente accelerato il concetto della riduzione dei costi. Nonostante questo noi conveniamo con alcune delle mozioni presentate laddove indicavano, soprattutto per quanto riguarda le stock option e per quanto riguarda il costo totale dei manager, una sensibile riduzione che in qualche modo il Governo, dobbiamo dire, ha messo in piedi.
  Ci sono state poi – visto che parliamo, appunto, di storia recente – ulteriori modifiche soprattutto nell'ambito delle cosiddette quote di genere. Io penso che anche questo, così come noi, almeno come partito, abbiamo già indicato in sede di legge elettorale, sia un concetto non solo sbagliato ma, insomma, neanche giusto nei confronti di donne che sono state poste come presidenti non certo perché erano donne, ma perché erano persone capaci e meritevoli. Cioè, ritengo che la quota di genere, soprattutto in questo settore, sia un qualcosa che va proprio nel senso sbagliato, soprattutto laddove ci sono grandi responsabilità rispetto a grandi aziende. Deve essere il merito quello che prevale e deve essere il merito quello che conduce alle scelte e, pertanto, ci chiediamo adesso qui, senza riaprire necessariamente una polemica, quanto un po’ di Pag. 67demagogico vi sia nel porre delle donne a capo di aziende avendo poco potere, così come magari metterle capolista rispetto a delle competizioni dove ci sono le preferenze. Ma diciamo, senza volere per forza fare una polemica, che questa indubbiamente è una scelta innovativa che ci ha trovato assolutamente favorevoli in un concetto di – ripeto di nuovo – merito e di valorizzazione delle capacità che queste donne comunque avevano anche nel settore professionale.
  Per cui, la scelta che noi andremo oggi a fare è sicuramente una scelta di adesione a molto del merito di queste mozioni, proprio perché indirizzate verso un'ottica di trasparenza, un'ottica di meritocrazia e anche un'ottica di ricambio. Per questo non ci troviamo d'accordo sulla prima delle mozioni presentate, cosa che avevo già detto in sede di discussione, perché si inserisce, nella mozione del MoVimento 5 Stelle, il limite di età di 66 anni. Io trovo assolutamente sbagliato questo perché, proprio per parlare in maniera semplice, nella crescita della vita di ognuno di noi, un uomo o una donna di 66 anni non solo è in grado di intendere e di volere ma ha assolutamente l'esperienza, la capacità e la forza di guidare aziende magari ben più di altri che, più giovani, non hanno, invece, l'esperienza per farlo. Per cui su questa richiesta del MoVimento 5 Stelle noi personalmente non ci troviamo d'accordo, mentre su altri aspetti fondamentali sì, così come sicuramente il concetto di avere un avviso di garanzia in ordine a un procedimento in corso che non sia giunto a conclusione non sta a indicare assolutamente nulla in un Paese dove sappiamo che il 60 per cento delle persone che vanno in carcere in via preventiva poi vengono assolte. Per cui, insomma, questo è un altro aspetto che non c'entra.
  Abbiamo esaminato con una certa attenzione la mozione presentata da poco dalla maggioranza e dobbiamo dire che va incontro a quelle che sono anche le nostre indicazioni, soprattutto laddove indica la presentazione al Parlamento di una relazione annuale sull'andamento delle società controllate, direttamente o indirettamente, dal Ministero dell'economia e delle finanze. E, infatti, è importante non solo sapere come vanno le società madri, non sola la società Poste, la società ENEL, ma capire anche, rispetto a un bilancio consolidato, le scelte dell'azionista rispetto a queste indicazioni.
  Per cui, anche su questo riteniamo che sia un discorso positivo, così come la valorizzazione della Direzione del Ministero dell'economia e delle finanze che è una Direzione importantissima laddove vengono fatte delle scelte di preparazione, di attività istruttoria, perché sappiamo che queste nomine sono, per la maggior parte, dei concerti tra due Ministri, in cui i due uffici più importanti, quello della Direzione generale del Ministero dell'economia e delle finanze e soprattutto quello del Ministero dello sviluppo economico, si incontrano per andare a ratificare la scelta di presidenti e di amministratori delegati proprio per andare a verificare quali siano i requisiti di questi soggetti.
  Per cui, sulla mozione della maggioranza riteniamo di potere dare un parere favorevole, così come riteniamo di dare un parere favorevole, in sede di dichiarazione di voto, sulla mozione della Lega Nord, che condividiamo su tutti e quattro i punti che loro indicano, compreso l'ultimo che esprime, in maniera chiara, che questo tipo di nomine, che vengono compiute dal Governo, devono essere sottoposte al parere delle competenti Commissioni parlamentari.
  È giusto che anche il Parlamento valuti queste scelte, è giusto che il Parlamento sia messo in condizione di capire se le scelte del Governo vanno nella direzione degli indirizzi che si vuol dare e, pertanto, anche su questa della Lega Nord esprimeremo il nostro parere favorevole. Riteniamo comunque che si tratti di mozioni – ripeto – sulle quali noi daremo il nostro parere ed esprimeremo la nostra valutazione, ma che mi sembra oggi discutiamo leggermente con un po’ di ritardo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 68

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, perché parlare ancora di società partecipate ? I riflettori si sono spenti sull'argomento, non fa più notizia, sarà che per noi del MoVimento 5 Stelle non è importante essere l'oggetto dello scoop, come più volte ci è stato imputato, non conta avere le prime pagine, bearci di una foto o di un servizio televisivo, non è il nostro obiettivo. Questa è la priorità di Renzi e della sua perenne campagna elettorale, fatta subordinando gli interessi dei cittadini italiani al proprio tornaconto personale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  A oggi, per noi del MoVimento 5 Stelle, più che mai a bocce non ancora ferme, è necessario insistere sulla necessità di addivenire a un impianto normativo che fornisca regole certe sulle nomine nelle partecipate, ponendo finalmente un limite giuridico all'arbitrarietà, nell'affidamento di incarichi così importanti per l'interesse della collettività. Paletti che devono essere fissati per questo Governo quanto per quelli che verranno. Governi al più presto possibile legittimati dal popolo sovrano, ci auspichiamo.
  La scelleratezza nell'esercizio di pratiche di spartizione a opera di Renzi non può non destare in noi un senso di sdegno, di forte preoccupazione per il futuro di queste che costituiscono di fatto l'impalcatura economica del nostro Paese. Si allungano le mani su un patrimonio, di cui nessuno – e dico nessuno – può disporre come se fosse proprio, perché frutto dei sacrifici e dell'impegno profuso da tutta la comunità nazionale in quasi un secolo. Il nostro sconcerto, non si esaurirà in uno sterile piagnisteo, ma sarà tradotto in una battaglia politica che continua attraverso la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ancora più energica, ancora di più, perché i cittadini italiani, che sono gli azionisti meno tutelati nelle partecipate, non vengano truffati, soggiogati da un sistema di potere asservito al renzismo, che ci racconta che tutto è nuovo e bello, che adesso alla presidenza abbiamo le donne, che i condannati sono andati via, che non c’è stata lottizzazione.
  Dunque, siamo qui vigili a informare questo Parlamento e tutti quei cittadini rabboniti e confusi da una campagna di informazione menzognera e faziosa, e dire che il PD e i suoi mass media mirano a rafforzare l'illusione di un cambiamento, di una direzione nuova, che abita solo nel marketing persuasivo, alla Vanna Marchi, di Renzi.
  Il cambio di direzione non esiste, si nutre di parole che confondono i cittadini più distratti, perpetra nel frattempo le stesse modalità di accaparramento di poltrone del passato. In questo frangente, merito, talento, capacità, vengono subordinate al desiderio di favorire la cricca di amici e finanziatori, al compiacimento di quei poteri forti che si annidano come un cancro all'interno delle istituzioni e che solo noi riusciremo a stanare e sradicare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ammettetelo, non siete stati in grado di esprimere, con coraggio, una nuova generazione di manager pubblici, sganciati dal sistema, uomini e donne che segnassero una reale svolta, da scegliere tra un esercito di eccellenze che andranno a dare lustro ad altri Paesi, in altre aziende, ma non in Italia. Aspettavamo una nuova generazione che ci facesse dimenticare i boiardi di Stato, diventati nababbi a nostre spese. Uomini e donne in grado di traghettare questa nave in avaria verso l'Europa. Invece chi avete nominato ? Marcegaglia, Todini, Dassù, De Gennaro, Mancuso, Rao. Che novità ! A ogni cambio di potere abbiamo assistito ad una nuova lottizzazione finalizzata ad usare lo Stato e le aziende di cui noi cittadini siamo azionisti per finalità personali, una volta per rimpinguare le tasche dei soliti noti con stipendi milionari, una volta per compiacere gli alleati, un'altra per sdebitarsi verso un sostenitore. Adesso made in BING Bang, in MPS o nella Cassa di risparmio di Firenze, in futuro ?Pag. 69
  Questo è il senso della mozione, farsi propulsore di un'opera di vera rivoluzione nelle nomine perché questo scandalo non abbia più a ripetersi. Soprattutto dopo avere assistito all'ennesima occupazione di posti di potere a opera della «Banda del giglio», diciamo che dobbiamo ai cittadini italiani, dico dobbiamo, dare regole, criteri, limiti che condizionino le scelte senza vie di fuga. Il nostro cambiamento di direzione non è l'ennesima carnevalata del pinocchietto di Firenze.
  Per noi non è sufficiente, a testimonianza dello stra-annunciato cambio made in Renzolandia, avere nominato un trio al femminile, Marcegaglia-Todini-Grieco, permettetemi, alla faccia dello scossone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non ci basta che Renzi abbia esibito come un trofeo la testa di Scaroni, perché essa era già stata segata dalla ghigliottina giudiziaria con la condanna per il disastro ambientale...

  PRESIDENTE. Colleghi, chiederei di lasciare i banchi del Governo liberi e di lasciare ascoltare.

  ANDREA VALLASCAS. ...alla centrale ENEL di Porto Tolle, condannato a tre anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Scaroni, però, garantisce la sua discendenza con il suo pupillo Descalzi. Non ci basta che vada via Conti, se la nomina dopo è quella del capo di Enel Green Power Francesco Starace, suggerita a Renzi dall'amico Marco Carrai. Caro Renzi, queste sono le tue parole: «Ho cambiato un gruppo dirigente che governava...

  PRESIDENTE. Onorevole Mongiello, mi scusi. Onorevole Mongiello, ho appena richiamato i suoi colleghi.

  ANDREA VALLASCAS. Caro Renzi, queste sono le tue parole: «Ho cambiato un gruppo dirigente che governava le rispettive aziende da almeno un decennio. Ho lasciato i partiti fuori dalla porta e non ho fatto scelte di parte». Ma allora cosa ci dici del consiglio di amministrazione di Poste ? Perché c’è l'ex braccio destro di Casini, Roberto Rao ? Perché nella lista di ENI c’è il capo del fondo Equinox, Salvatore Mancuso ? Perché nel consiglio di Finmeccanica ci sarà il capo degli avvocati italiani, Guido Alpa, e l'ex Viceministro degli affari esteri, Marta Dassù (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Quest'ultima in barba alla legge Frattini ! Cosa ci dici, poi, di Luigi Zingales nel consiglio di amministrazione dell'Eni ? Cosa, ancora, dell'uomo di televisione Antonio Campo Dall'Orto per Poste ? Hai delle risposte ?
  Si cerca di disorientare i cittadini parlando di tagli e tetti, che Renzi sa benissimo potranno essere imposti solo ai presidenti delle partecipate. Permettetemi l'inciso: non ci saranno tetti agli stipendi dei vertici aziendali delle partecipate quotate in borsa, sarà l'assemblea dei soci a decidere sui compensi dei manager (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Renzi questo non lo dice, perché non c’è la volontà politica di farlo e perché lo impediscono alcune delle misure che la Commissione europea ha approvato il 9 aprile per disciplinare e rafforzare la struttura manageriale delle 10 mila società quotate sui mercati UE.
  Renzi non vuole e non può, perché egli stesso è schiavo dei suoi stessi nominati, presidenti, amministratori delegati e CdA. Gli stipendi milionari degli amministratori delegati delle società pubbliche quotate in Borsa, se saranno ridotti, lo saranno su una parte irrisoria. Chiacchiere, dunque: Matteo Renzi ha puntato a ridimensionare gli assegni dei presidenti, che sono meno e contano ben poco, dato il ruolo di pura rappresentanza, di fatto privo di poteri operativi. Per tutti i nuovi incaricati di ENI, ENEL, Finmeccanica e Poste, il Tesoro proporrà – ribadiamo, proporrà – all'assemblea dei soci che il compenso annuo dei nuovi presidenti sia fissato nella cifra di 238 mila euro annui lordi, una cifra pari all'assegno previsto per il Presidente della Repubblica. Una miseria, vero ? In Paesi come Germania, Francia e Gran Bretagna, i manager statali guadagnano fino a 4 volte meno dei nostri, con Pag. 70risultati molto migliori. Dov’è, dunque, la sobrietà annunciata ? Dov’è la best practice ? Qualche numero per chiarirci le idee: Moretti, passando da FS a Finmeccanica, guadagnerà all'incirca la stessa cifra: 873 mila euro. Il suo predecessore riceveva 1,6 milioni per la carica di amministratore delegato e poi altri 1,4 milioni di euro di bonus legati ai risultati. Sarmi: l'ultimo stipendio era arrivato a quota 1,56 milioni, con 919 mila euro di parte fissa. Scaroni, cui sino a ieri spettava il compenso più scandaloso: 6,4 milioni nel 2012, ovvero 1,423 milioni di parte fissa più 4,95 di stipendio variabile. Dunque, li strapaghiamo: possiamo avere dei criteri chiari sulle loro caratteristiche, sull'incompatibilità, su età, sul numero di mandati, sull'eventuale conflitto di interessi ?
  La girandola delle nomine non si è ancora conclusa, il percorso intrapreso dall'approvazione della mozione Tommaselli ed altri n. 1-00060, avvenuta il 19 giugno 2013 con l'emanazione della direttiva ministeriale n. 14654, effettuata il successivo 24 giugno, risulta largamente insufficiente. I nomi sopradetti confermano i nostri dubbi, divenuti adesso certezze: ci dicono che questo è stato l'ennesimo buco nell'acqua. La direttiva si limita, infatti, a ricordare che i requisiti per accedere e mantenere le cariche societarie sono previsti dalla legge, dagli statuti sociali e dalle direttive ministeriali vigenti. Introduce, perciò, in modo vago, direi inutile, una serie di ipotesi aggiuntive, riguardanti l'onorabilità, l'insussistenza di condizioni ostative, la professionalità.
  I nuovi requisiti di onorabilità sono specificati nell'allegato alla direttiva: non sono di diretta applicazione, sono obbligatori solo perché inseriti negli statuti societari. Ce ne rendiamo conto ? Per quanto riguarda il conflitto di interesse, anche in riferimento ad eventuali cariche in società concorrenti, i requisiti, appaiono generici e palesano, di fatto, una considerazione poco attenta della complessità della situazione.
  La prescrizione della direttiva risulta dunque inutile, perché non comprende un elemento essenziale: la tipizzazione delle situazioni di conflitto di interessi nuove, non già contemplate dalle leggi o dagli statuti. Perciò, lascia tutto sospeso tra il lecito e l'illecito, e questo lascia spazio all'arbitrarietà e a quella gestione scandalosa che Renzi ha attuato.
  Il tema è di importanza tale da richiedere che questo Governo prenda seriamente un nuovo impegno, come già da noi richiesto, cioè adotti, una norma di rango primario volta a prevedere, che le proposte governative di nomina dei membri dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo, secondo i seguenti criteri e modalità in aggiunta alla direttiva del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 giugno, siano sottoposte al previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, a rappresentanza del popolo sovrano, al fine di verificare la professionalità, onorabilità ed indipendenza.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANDREA VALLASCAS. Dichiarare ineleggibili coloro, non per i quali sia già stata emessa condanna, ma abbiano un procedimento giudiziario in corso. Chi ricopre incarichi di tale rilevanza non può avere complicazioni giudiziarie pendenti.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere onorevole Vallascas, ha esaurito il tempo.

  ANDREA VALLASCAS. Questa nostra rivoluzione in altri Paesi si chiama normalità. Pretendiamo degli organici nelle partecipate che cambino volto ai pezzi più preziosi della nostra economia, vogliamo che siano scelte le eccellenze, manager liberi dal condizionamento politico, che mirino solo alla completa riuscita della loro missione. Ancora più preziosa e onorevole, perché eseguita per dare vigore e prospettiva a una comunità nazionale soffocata. Con questa mozione vogliamo una ventata di novità, una rivoluzione moralizzatrice nelle nomine a tutela più ampia degli interessi dei nostri datori di lavoro. Pag. 71Voteremo a favore, a favore dei cittadini, del loro imprescindibile diritto ad essere rappresentati in tutte le istituzioni e aziende dagli uomini migliori del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misiani. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, in passato quando lo Stato controllava un quinto dell'economia e tre quarti del settore bancario le nomine nelle partecipazioni statali sono state spesso terreno di caccia di una cattiva politica e occasione per polemiche e scontri di ogni genere. Quella stagione, però, è alle nostre spalle, perché dopo le privatizzazioni degli anni Novanta, lo Stato è uscito dal settore bancario; dopo le privatizzazioni lo Stato ha mantenuto una presenza in alcuni settori strategici dell'industria e dei servizi, ma quasi sempre in posizione di minoranza. E parliamo di aziende, quotate o non quotate, che devono comunque rispondere ai mercati, devono presentare standard elevati di trasparenza per quanto riguarda i bilanci, la governance, i rapporti con gli stakeholder. È per questo che tutta una serie di polemiche sono fuori misura, fuori strada, perché quelle logiche del passato non sono più riproducibili nell'attuale contesto, non sono più riproducibili in realtà che devono fare tutti i giorni i conti con il giudizio dei mercati. E lo Stato, nelle realtà in cui mantiene partecipazioni significative, è chiamato a ripensare profondamente il suo ruolo e vanno esattamente in questa direzione gli atti di indirizzo approvati dal Parlamento e dal Governo che sono stati richiamati anche nel dibattito odierno. Vanno nella direzione di processi di selezione trasparenti, improntati a criteri di onorabilità, professionalità, competenza e vanno nella direzione di un controllo molto più puntuale da parte del Parlamento sui risultati di queste aziende, perché è questo controllo che deve rappresentare il primo metro di giudizio su chi viene chiamato a dirigere le società partecipate dallo Stato.
  Allora, il senso e l'obiettivo della mozione presentata dai gruppi di maggioranza è esattamente questo: riaffermare i criteri di trasparenza, competenza e onorabilità nelle nomine che saranno fatte nell'immediato futuro, riaffermare i tetti e i criteri di merito nella definizione della retribuzioni dei componenti dei consigli di amministrazione, rafforzare gli strumenti di verifica a disposizione del Parlamento. Insomma, l'obiettivo che noi poniamo con la nostra mozione è quello di consolidare il buon lavoro, e sottolineo buon lavoro, che è stato fatto in questa prima tornata di nomine. Me lo lasci dire, signor Presidente, noi abbiamo assistito a troppe polemiche strumentali sulle nomine dell'ENEL, ENI, Finmeccanica, Poste, c’è chi ha eccepito sulla qualità delle scelte anche nel dibattito di oggi, è legittimo per carità.
  Però, vorrei ricordare che tutte le donne e tutti gli uomini che sono stati indicati, a partire da quelli selezionati per i ruoli apicali, provengono da esperienze imprenditoriali e manageriali di tutto rispetto e meritano il rispetto del Parlamento nel momento in cui sono chiamati a servire l'interesse pubblico in queste aziende. Io vorrei rassicurare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, non c’è nessuna «banda del Giglio» in queste nomine; ci sono donne e uomini che sanno tutti che cos’è un bilancio, come si dirige un'azienda, come si legge un piano industriale.
  Nella mozione del MoVimento 5 Stelle c’è la richiesta di escludere dalle future nomine non solo gli eletti, ma anche chi si è semplicemente candidato a cariche istituzionali negli ultimi cinque anni. Io vorrei spendere qualche parola su questo, perché io dissento profondamente da questa impostazione. Non è accettabile che chi ha servito la comunità o si è solamente candidato a servire la comunità nelle istituzioni debba essere colpevolizzato per questo, debba essere trattato come una persona su cui ricade un peccato originale che deve essere punito con la massima severità, perché è questa la logica di quel contenuto che noi non possiamo accettare.Pag. 72
  C’è chi ha ironizzato sulle donne che sono state indicate nei consigli d'amministrazione, nei collegi sindacali, per le presidenze di queste imprese. Ebbene, io credo che, almeno una volta, dovremmo sforzarci di guardare le cose con un minimo di oggettività. Guardiamo i numeri. Con questa tornata di nomine, su 39 nominativi indicati nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali, 14 sono donne e sono donne 4 su 5 dei nuovi presidenti. Guardate, questa è una proporzione senza precedenti nel nostro Paese e con pochi eguali in Europa. Lasciatemelo dire, io credo che questo sia un passo in avanti vero, che deve aprire la strada a un maggiore equilibrio di genere in tutte le realtà produttive del Paese, a partire da quelle pubbliche, ma deve allargarsi anche al settore privato dell'economia di questo Paese.
  Lo stesso elemento di novità va riconosciuto, a mio parere, nella scelta di stabilire un limite massimo ai compensi dei presidenti. È un segnale di sobrietà, in un Paese che chiede a gran voce moderazione, sobrietà da parte di chi è chiamato a rappresentare questo Paese nelle istituzioni come nelle società a partecipazione pubblica.
  Allora, noi diciamo che bisogna andare avanti su questa strada, è questo il messaggio che lanciamo con forza al Governo in vista delle future tornate di nomine: andare avanti sulla strada della professionalità, della competenza, dell'onorabilità, facendo la massima attenzione ai conflitti di interessi; andare avanti verso retribuzioni legate ai risultati ottenuti da chi siederà in questi organi di amministrazione; fissare a tre mandati il limite massimo per i componenti di questi organi amministrativi e dare al Parlamento nuovi e più incisivi strumenti per valutare, per giudicare chi opera all'interno di queste società, a partire dalla relazione annuale, che noi chiediamo al Governo di presentare al Parlamento, sull'andamento di queste società, in rapporto al mandato che viene attribuito agli organismi di amministrazione.
  E infine, ma non certo all'ultimo posto in ordine di importanza, noi chiediamo nella nostra mozione che vengano rafforzati anche gli strumenti e la direzione del Ministero dell'economia e delle finanze, che è preposto al controllo di queste società e lo chiediamo proprio in nome di questa nuova logica a cui si deve ispirare il ruolo dello Stato nella gestione, nell'indirizzo rivolto a queste società controllate o partecipate dallo Stato: non l'occupazione che appartiene, che apparteneva alla vecchia stagione delle partecipazioni statali, non logiche di lottizzazione, non logiche spartitorie, ma un moderno ruolo di indirizzo e di controllo nella garanzia della necessaria autonomia del management, degli organismi di amministrazione di società di grande rilievo per l'economia del Paese.
  Sono questi i contenuti, signor Presidente, ho finito, che porteranno il Partito Democratico ad esprimere voto favorevole sulla mozione dei gruppi di maggioranza ed è sulla base di questi contenuti, che sono rispecchiati nella mozione Allasia dopo la riformulazione, che noi esprimeremo voto favorevole anche sulla mozione che ha come primo firmatario l'onorevole Allasia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), nel senso di votare distintamente la premessa e i singoli capoversi del dispositivo.
  Pregherei i colleghi di prendere posto, perché iniziano le votazioni.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 73Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Sanga.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  340   
   Astenuti   57   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  245).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Ruocco, Giammanco, Artini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  378   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Malpezzi, Manzi, Locatelli, Crippa, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  378   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  284).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Manzi, Capone.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  377   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  94    
    Hanno votato
no  283).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lacquaniti ed altri n. 1-00443, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  325   
   Astenuti  77   
   Maggioranza  163   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  283).    

  (I deputati Segoni e Terzoni hanno segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi).

Pag. 74

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-00444, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione. Mi dispiace, onorevole Patriarca, non l'ho vista.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  326   
   Astenuti  81   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato
 325    
    Hanno votato
no  1).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiani, Andrea Romano, Bernardo ed altri n. 1-00452 (Nuova formulazione), in quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Patriarca, Manzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  404   
   Astenuti   1   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 298    
    Hanno votato
no  106).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,40).

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno prevede l'esame delle pregiudiziali sul decreto-legge in materia di ospedali psichiatrici giudiziari a partire dalle ore 19.
  Per evidenti esigenze di razionalizzazione dei nostri lavori, se non vi sono obiezioni, potremmo dedicare i venti minuti, che ci separano dalle ore 19 agli interventi di fine seduta. È ovvio, del resto, che, dopo l'esame delle pregiudiziali, la Presidenza non accetterà ulteriori iscrizioni a parlare a tale titolo.
  Per quanto riguarda gli interventi di fine seduta, osservo che molti di essi sono dedicati agli eventi alluvionali che hanno colpito le Marche. A questo proposito, informo l'Assemblea che il Governo verrà a riferire su questo argomento domani alle ore 12 con l'intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio. Inviterei, pertanto, i colleghi ad evitare di svolgere due volte lo stesso dibattito. Tuttavia, ovviamente, non posso non dare la parola ai colleghi che l'hanno chiesta su questo argomento, se insistono. Avevo iscritti a parlare alcuni colleghi del Partito Democratico: Emanuele Lodolini, Piergiorgio Carrescia, Alessia Morani. Mi risulta che abbiano rinunciato all'intervento, rinviando alla seduta di domani e questo vale anche per l'onorevole Ricciatti di Sinistra Ecologia Libertà.
  Il primo che ha chiesto di parlare negli interventi di fine seduta è l'onorevole Fabio Porta. Prego.

  FABIO PORTA. Signor Presidente, anch'io, come altri miei colleghi, ho aderito all'iniziativa dell'onorevole Kyenge per spingere questo Parlamento ad approvare quanto prima la nuova legge sulla cittadinanza. Racconto la storia di Victor: «Mi chiamo Victor, sono figlio di genitori nigeriani, nato nel 1988 in Nigeria e abito a Verona. Pag. 75
  Sono arrivato in Italia grazie ad un ricongiungimento familiare all'età di cinque anni. Ho sempre avuto un permesso regolare fino ai diciassette anni, ho frequentato la scuola fino alla prima superiore. Poi, nel 2005, insieme alle mie quattro sorelle più piccole, nate in Italia, nostra mamma ci portò tutti in Francia, perché nostro padre aveva problemi economici, anche problemi di giustizia, e si è trasferito qui per cercare lavoro. Abbiamo vissuto un anno a Parigi tutti insieme, ma, poi, mia madre se ne andò con le mie sorelle e mi lasciò lì con mio padre. Dopo qualche mese, mio padre fu arrestato durante un controllo stradale e lo rimandarono in Italia in un carcere. Da quel momento, mi sono ritrovato da solo: non avevo più contatti con mia mamma e il mio permesso di soggiorno italiano era scaduto.
  Avevo diciotto anni, non ho dato peso alla situazione; in più, abitavo nella periferia di Parigi, ma il mio Paese è l'Italia: ero stufo di vivere doppiamente straniero, nigeriano e italiano in Francia. Ad un certo punto, sono tornato in Italia, a Verona, la mia città, ho fatto il giro di tutti gli uffici stranieri – la questura, eccetera –, ma non hanno trovato soluzione, perché il mio permesso era scaduto nel 2007. Sono stato fermato dalla polizia, ma ero senza documenti e, quindi, mi hanno portato in questura e mi hanno dato un appuntamento per darmi il foglio di via. Ero troppo piccolo quando mi hanno portato via e, quindi, vorrei trovare una soluzione per stare in Italia in regola.
  A questo punto, chiedo un aiuto a voi, lo apprezzerei molto, perché la mia vita è stata sempre qui e non me ne voglio andare. In questo momento, non ho nessuna possibilità di farmi una vita come qualsiasi persona civile può permettersi. Grazie per avermi ascoltato e spero e mi possiate davvero aiutare» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, vorrei che stasera, nell'Aula della Camera, riflettessimo su quanto la Calabria sia schiacciata dalla violenza del potere politico, mafioso o anche economico, un potere che impone il silenzio perché teme la libertà di opinione e, persino, di satira. Emblematico, e ormai tristemente noto, è il caso del quotidiano calabrese L'Ora.
  Ma oggi vi parlo della società Sei Spa, che vuole costruire una centrale a carbone a Saline Ioniche e che, pensate, ha citato davanti al tribunale civile di Reggio Calabria i cittadini Giuseppe Toscano, Paolo Catanoso e Noemi Evoli, impegnati nella battaglia civile proprio contro quella centrale a carbone che sul territorio nessuno vuole. Pensate, la società Sei ha chiesto un risarcimento di 4 milioni di euro ! E sapete perché ? Soltanto perché i tre attivisti hanno difeso il territorio da un'opera imposta dall'alto, Governo compreso.
  Insieme ad altri cittadini, Toscano, Catanoso ed Evoli hanno inviato comunicati stampa e in rete hanno diffuso vignette che raccontano della foga di costruire quella centrale inutile e dannosa per la salute dei cittadini. Il messaggio che sta dietro questa vicenda è sempre il solito: colpirne uno per colpirne altri cento, soffocare il dissenso e spaventare i comuni mortali. Nella società odierna, queste azioni sono una vera e propria prova di muscoli: sfidare nei palazzi della giustizia le popolazioni in disaccordo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DALILA NESCI. Il più forte, ovviamente, ha mezzi più potenti, quindi, il tentativo è quello di piegare il più debole e di convincerlo che resistere non conviene. A questo punto, la Sei Spa faccia una cosa: faccia causa anche a noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle, che abbiamo interrogato il Governo sulla centrale a carbone di Saline Ioniche. Lo faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie...

Pag. 76

  DALILA NESCI. Vi ricordo che il terrore è un istituto che utilizza anche la mafia e che questo Parlamento e tutte le istituzioni devono combattere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, volevo segnalare all'Aula la drammatica vicenda delle 223 ragazze nigeriane sequestrate il 14 aprile scorso nella loro scuola, la Chibok High School nello stato del Borno, in Nigeria.
  Ieri, in un agghiacciante video di quasi un'ora, il leader del movimento fondamentalista «Boko Haram» si è accreditato il sequestro delle oltre 200 ragazze e rivela il destino ad esse riservato: vendute come schiave per 12 euro, come è già accaduto ad alcune di loro, o maritate a forza con soldati integralisti.
  Per il movimento islamico Boko Haram le ragazze, le loro famiglie e il Governo centrale sono «colpevoli» perché l'istruzione alle donne è proibita, deve essere proibita, e quindi è giusto che vengano punite. Il messaggio è una sfida al sud cristiano del Paese, ma anche e soprattutto al Governo nigeriano al quale viene intimato di impedire alle donne l'accesso al sistema di istruzione; Governo nigeriano che, secondo quanto riferiscono i genitori delle ragazze e alcuni media internazionali, si è mosso con lentezza ed inefficienza. È difficile, purtroppo, pensare che senza una forte pressione internazionale le ragazze vengano liberate e più passano i giorni, più la loro sorte sembra segnata.
  Chiedo quindi a quest'Aula e alla Presidenza di mettere in atto tutti gli strumenti di pressione in nostro possesso, sollecitando tutti gli sforzi negoziali possibili, certamente difficilissimi oltre che dagli esiti incertissimi, ma non si scarti nessuna possibilità di azione, pur nella consapevolezza che trattare con un gruppo come Boko Haram è impresa ardua. Spero che il Governo stia lavorando per dare vita ad azioni diplomatiche in collegamento con tutte le democrazie del mondo per riportare a casa le studentesse e poi tentiamole tutte anche noi, tutte le vie, anche aderendo alla campagna lanciata su Twitter BringBackOurGirls (Applausi).

  MARCO DA VILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signora Presidente, intervengo per sollecitare l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01214 presentata il 15 ottobre scorso che riguarda l'affidamento a privati della gestione del Casinò di Venezia. Assistiamo a un paradosso: da una parte la cittadinanza veneziana che si attiva attraverso l'associazione «Poveglia per tutti» per recuperare ad un uso pubblico tale isola lagunare, partecipando all'asta del demanio grazie al contributo economico di migliaia di cittadini, dall'altra l'amministrazione comunale di Venezia che continua a svendere beni pubblici, come già il Fontego dei Tedeschi, le azioni della società aeroportuale SAVE ed ora lo stesso casinò. Ora, la gara ad evidenza pubblica è andata deserta e già il sindaco Orsoni si è affrettato a dichiarare che nel nuovo bando ridurrà le già magre pretese economiche del comune. L'attuale richiesta, che ha ricevuto l'avallo dell’advisor incaricato della valutazione è infatti di 500 milioni di euro per trent'anni, mentre solo nell'ultimo anno il casinò ha fruttato 30 milioni di euro al comune. È quindi urgente che il Governo risponda all'interrogazione in questione, in particolare per far luce sull'esistenza e sull'entità delle presunte perdite addotte dall'amministrazione come ragione per la propria scelta di privatizzazione.

  GIULIA SARTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signora Presidente, richiamo l'attenzione di quest'Aula perché è di questa mattina la notizia di un fatto gravissimo: secondo una circolare del CSM Pag. 77sappiamo che, purtroppo, si sta minando la compattezza del pool di Palermo. Grazie a questa circolare terribile i magistrati Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia non potranno più svolgere le indagini su quella intricata vicenda e sulle trattative tra Stato e mafia. Sappiamo che attualmente si sta celebrando un processo importantissimo a Palermo che vede imputati non solo esponenti della criminalità organizzata, quanto esponenti delle istituzioni, del ROS, politici e sappiamo anche, però, che si stanno svolgendo, attualmente, nuove indagini per scavare ancora più a fondo su ciò che è successo tanti anni fa, per scavare più a fondo per cercare di capire quali sono stati gli intricati rapporti tra servizi segreti e criminalità organizzata, per cercare di capire qual è la verità che si cela dietro alle stragi non solo del 1992, ma anche del 1993.
  Sappiamo che questi magistrati stanno lavorando per cercare la verità su quanto è successo, ed è una nefandezza, è gravissimo, che proprio da padre del CSM arrivi una circolare che vieta a chi non farà più parte della Direzione distrettuale antimafia di andare avanti con queste indagini importantissime condotte proprie da Di Matteo e Tartaglia. Vi faccio riflettere solo su un fatto: se in questo Paese questa disposizione – gli otto anni che i magistrati possono svolgere all'interno della Direzione distrettuale antimafia – fosse valsa anche per Falcone e Borsellino, questi due magistrati non avrebbero potuto dare un contributo a questo Paese per tanti anni.

  PRESIDENTE. Onorevole Sarti, deve concludere.

  GIULIA SARTI. L'esperienza in tutti i Paesi è un vanto, in Italia invece l'esperienza serve al Consiglio superiore della magistratura per minare la verità e la ricerca della giustizia in questo Paese. È gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi siamo indignati, tutto il Paese si sta indignando ! Chiediamo al CSM di riflettere su quanto sta accadendo e noi saremo pronti a mobilitarci davanti a questo schifo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Sarti, l'ho lasciata concludere, però devo segnalare a lei e a tutti noi che, ai sensi dell'articolo 104 della Costituzione, che inizia dicendo che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, il suo intervento e qualsiasi altro intervento sull'autogoverno della magistratura, in questa sede, è del tutto improprio. Tuttavia, ho preferito lasciar concludere il suo intervento.
  Non ci sono altre richieste di intervento, pertanto sospendo la seduta fino alle ore 19.

  La seduta, sospesa alle 18,55, è ripresa alle 19.

Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge: S. 1417 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 2325).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Molteni ed altri n. 1 presentata al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2325: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
  Avverto che a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

Pag. 78

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per illustrare la pregiudiziale di costituzionalità a nome del gruppo della Lega su questo decreto-legge, che è il decreto-legge di superamento degli ex OPG.
  Presidente, colgo l'occasione per dire che già nel 2011, quando in un decreto-legge svuota-carceri, voluto dall'allora Ministro della giustizia Severino e sostenuto dalla maggioranza di allora, si decise, con una evidente forzatura rispetto alla finalità del testo, di introdurre la norma per la chiusura degli ex OPG, trasferendo la competenza alle regioni, e venne fissato un termine, che era il termine di un anno, affinché venissero adempiuti tutti gli atti necessari per il trasferimento di competenza per la chiusura degli ex OPG, la Lega si oppose. La Lega si oppose a quel decreto-legge svuota-carceri, e si oppose, tanto nel merito quanto nelle modalità, alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari: perché – vogliamo ricordarlo – all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari vi sono soggetti che non hanno solo problemi legati all'infermità mentale, ma vi sono soggetti pericolosi, soggetti che hanno commesso reati gravi, reati di grave pericolosità sociale.
  E oggi ci troviamo, dopo due anni, a chiedere l'ulteriore proroga al Parlamento, proprio perché non si è data attuazione a questa misura. Ovviamente noi riteniamo che non ci sono gli estremi della necessità e dell'urgenza per procedere al decreto-legge: siamo al solito strumento della decretazione d'urgenza da parte del Governo, un Governo evidentemente in difficoltà anche rispetto alla sua composizione all'interno della maggioranza; ed è alquanto inconsueto che l'urgenza sia giustificata rispetto al concetto di proroga: la proroga cozza per definizione con il carattere dell'urgenza.
  E quindi vi è una contestazione anche rispetto alle modalità con le quali si è affrontato in Commissione questo decreto-legge, senza un minimo di riflessione rispetto alle motivazioni reali che hanno portato a questo ritardo nell'applicazione del decreto-legge. Ma io credo che questo decreto-legge sulla chiusura degli ex OPG deve portare all'interno di quest'Aula, di questo Parlamento il dibattito, che deve ovviamente essere molto più ampio e che non deve riguardare solo ed esclusivamente la chiusura, ripeto, rispetto alla quale noi siamo contrari, degli ospedali giudiziari, ma deve portare ad una valutazione molto più ampia rispetto alla problematica di natura sanitaria, per le problematiche legate ai problemi di natura mentale.
  Proprio perché oggi noi assistiamo, a seguito della chiusura dei manicomi – è questo il dibattito che noi vorremmo portare nell'Aula del Parlamento – a tanti casi di malattie mentali all'interno delle famiglie, con le famiglie in grosse difficoltà, nell'incapacità di poter gestire situazioni che poi sfociano in quegli atti di criminalità e delinquenza rispetto ai quali poi vengono portate queste persone negli ospedali psichiatrici giudiziari, noi riteniamo che il dibattito debba essere anteposto rispetto al fatto che bisogna ripensare probabilmente a tutte quelle situazioni di difficoltà che hanno portato alla chiusura dei manicomi stessi per quelle problematiche che oggi rimangono di gestione e di sofferenza all'interno delle famiglie.
  Quindi il dibattito andrebbe anticipato rispetto all'aspetto terminale, che sono gli ospedali psichiatrici giudiziari di cui oggi noi parliamo, quindi visto che ci sono delle proposte di legge della Lega proprio per affrontare in via preliminare queste situazioni di disagio mentale che poi sfociano in quegli atti di violenza a cui spesso noi assistiamo, noi crediamo che debba essere impostato da un altro punto di vista il dibattito rispetto alle problematiche sanitarie legate agli aspetti problematici legati appunto a questi problemi di natura mentale. Ed è proprio per questo che noi, nel chiedere ovviamente che questo decreto, per i motivi di incostituzionalità che abbiamo illustrato, venga bloccato, riteniamo che si debba ampliare questo dibattito e debbano essere rapidamente portate all'attenzione del Parlamento le proposte di legge che la Lega ha avanzato.Pag. 79
  In merito a questo decreto ovviamente riteniamo che la proroga di un anno non sia sufficiente per poter arrivare tra un anno a quello che voi auspicate rispetto a mille problematicità che le regioni, che voi non avete voluto ascoltato né audire in Commissione, hanno sollevato e che portano oggi le nuove strutture che dovrebbero sostituire gli ex OPG a non essere ancora operative. Era pertanto necessario che in Commissione venisse svolta un'attività molto più complessiva e completa, tenendo conto anche delle considerazioni che abbiamo fatto precedentemente e che voi non avete voluto ascoltare. È per questo che riteniamo che da una legge sbagliata, la legge del 2011, il decreto «svuota carceri» del 2011, in cui è stata inserita una norma che poteva probabilmente essere affrontata separatamente rispetto a quel decreto per affrontare il problema degli aspetti mentali e sanitari che hanno una portata sicuramente molto più vasta della norma relativa alla chiusura degli ex OPG; poteva essere affrontata separatamente, in modo più complessivo e generale, tenendo in considerazione tutti quegli aspetti che invece nel decreto del 2011 non sono stati tenuti in considerazione.
  Quindi riteniamo che la fretta con cui voi state affrontando questo decreto rischia da un lato di non risolvere il problema, perché – lo ripeto – all'interno degli ospedali psichiatrici giudiziari vi sono soggetti estremamente pericolosi e gli ospedali che sono stati individuati dalle regioni in alcuni casi si trovano anche in luoghi, ad esempio nei centri cittadini, che non sono ovviamente idonei e reputati tali per poter avere strutture di questo tipo, che al proprio interno dovranno poi gestire situazioni di particolare pericolosità sociale da un lato e situazioni di una particolare gravità che non sono connaturate rispetto al tessuto sociale in cui queste strutture vengono collocate, ma soprattutto riteniamo importante e necessario e invitiamo il Governo affinché possa ampliare il dibattito rispetto ad una problematica che probabilmente oggi viene sottovalutata. Noi crediamo ciò, viste le tante famiglie in difficoltà che non riescono a gestire casi di estrema difficoltà proprio per la delicatezza e la problematicità che determinate situazioni portano, e obbligano quindi le famiglie stesse a doversi far carico di situazioni che poi sfociano inevitabilmente in atti di criminalità, e ci si interroga poi del motivo per cui questi atti di criminalità vengono compiuti, lasciando le famiglie abbandonate a sé stesse a gestire queste situazioni di evidente difficoltà, legate ad aspetti di natura ambientale.
  Noi crediamo che il dibattito debba essere maggiormente ampliato e affrontato da un punto di vista preventivo e non semplicemente rispetto alla parte terminale che porta alla sostituzione degli ex ospedali psichiatrici giudiziari, che non rappresenta probabilmente, anzi sicuramente, la soluzione e la panacea di un problema, che è un problema reale, evidente, che molte famiglie italiane toccano con mano quotidianamente. Soprattutto, non vorremmo che con questo decreto e con questa ennesima proroga ed ennesima traslazione dell'entrata in vigore di questa norma soggetti estremamente pericolosi – come abbiamo avuto più volte occasione di dire – finiscano in un ospedale giudiziario. Citiamo senza alcuna strumentalizzazione, ma è un fatto di cronaca reale, tal Mada Kabobo, che ha ucciso a picconate tre individui che circolavano liberamente sul proprio territorio. Mada Kabobo ha rischiato, nel momento in cui gli è stata riconosciuta la seminfermità di mente, di poter finire in un ospedale psichiatrico giudiziario. Noi crediamo che situazioni come questa non facciano bene ovviamente alla collettività, perché parliamo sempre e comunque di soggetti particolarmente pericolosi che possono comunque nuocere gravemente alla società.
  Quindi, per tutti questi motivi, la Lega chiede di non procedere alla deliberazione di questo decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, Forza Italia voterà a favore di questa Pag. 80pregiudiziale; voterà a favore per la gravità del problema e la modalità con la quale lo si affronta. Questo è un problema atavico, una delle tante vergogne del nostro Paese. Non è possibile fare l'ennesima proroga in un contesto in cui, anche nell'attuazione dei provvedimenti rispetto alle decisioni con cui i giudici e i magistrati di sorveglianza adottano questi provvedimenti, è veramente, spesso e ben volentieri, disgustevole.
  Nel contesto di tanti servizi che hanno anche dimostrato e documentato e che sono stati trasmessi da parte della televisione, da Internet e da alcuni siti, si riscontrano tanti carcerati che sono in condizioni psichiche certamente di sofferenza dal punto di vista medico, ma la cui permanenza viene prorogata senza che ci sia una verifica vera sulla possibilità di recupero e quant'altro; ciò da più di vent'anni, spesso a ben volentieri, ha riguardato alcuni pazienti. Questo è uno dei motivi. L'altro è che il Governo sta affrontando l'ennesima proroga della permanenza di queste strutture con un decreto-legge. Sulla decretazione d'urgenza è fin troppo evidente e non sappiamo più che tipo di iniziativa e in che lingua dobbiamo dire al Governo che non si può continuare in questa maniera. Ci sono stati tanti interventi dei vari Presidenti della Repubblica che si sono succeduti e di recente c’è stato anche l'autorevole intervento da parte della Presidente della Camera, Boldrini, che ha pregato il Governo di non adottare decreti-legge a iosa, e invece qui si continua a fare esattamente il contrario.
  Questi sono i motivi principali per cui noi riteniamo che questa pregiudiziale vada approvata da parte del Parlamento, per far sì che si discuta, in primo luogo, di un problema gravissimo che permane nel nostro Paese, della permanenza degli ospedali psichiatrici giudiziari, quando poi dovevano essere aboliti e dovevano essere strutture alternative da più di vent'anni e, in secondo luogo, perché si interviene su questo provvedimento per fare una proroga d'urgenza con decretazione nuovamente d'urgenza utilizzando poi una leva sola su cui il Parlamento ha pochi margini per potere intervenire in riferimento a questo evento.
  Quindi, Forza Italia, per questi motivi, voterà a favore di questa pregiudiziale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, innanzitutto è opportuno ricordare che il processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari è stato avviato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 1o aprile 2008, che attuava il decreto legislativo del 1999 in materia di riordino della medicina penitenziaria e che prevedeva la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e il trasferimento, entro il 2010, degli internati in strutture sanitarie regionali gestite dalle ASL. Successivamente, il decreto-legge del 2011 ha fissato il termine per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, termine che, per ritardi nella riorganizzazione delle strutture di accoglienza regionali, è stato in seguito prorogato al 1o aprile 2014.
  Oggi all'esame della Camera, dopo essere stato approvato dal Senato con delle modifiche, è arrivato il decreto-legge che ha lo scopo di prorogare di un anno la chiusura degli ospedali psichiatrici e tale termine, appunto, non risulta congruo per rispettare i termini relativi al definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, che dovranno essere sostituiti con nuove strutture sanitarie per l'esecuzione delle misure di sicurezza.
  Pur esprimendo il voto contrario sulla pregiudiziale di costituzionalità, il Nuovo Centrodestra si associa, comunque, alla nota diffusa dal Presidente della Repubblica il 1o aprile 2014, che ha espresso il rammarico per la proroga posta dal Governo, decisione che comporta la permanenza nel nostro Paese di strutture che devono necessariamente essere superate. Il Capo dello Stato ha infatti stigmatizzato il comportamento delle regioni, che non hanno ancora dato attuazione a quella norma che permette il superamento degli Pag. 81ospedali psichiatrici giudiziari, norma ispirata, come detto dallo stesso Presidente, ad elementari criteri di civiltà e di rispetto della dignità di persone deboli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Signor Presidente, la questione della pregiudiziale presentata dai colleghi della Lega Nord a me pare piuttosto chiara e comprensibile a tutti e quando dico tutti intendo non tutti quelli che sono seduti qui, in questo Parlamento, ma tutti quelli che vivono sul pianeta Terra, perché se un decreto inizia, all'articolo 1, al comma 1, al primo periodo, ponendo una proroga, è evidente che manca proprio dei fondamenti della necessità e dell'urgenza per cui si adotta; se il decreto ponesse in essere che da oggi gli ospedali psichiatrici giudiziari devono essere chiusi allora sarebbe effettivamente urgente. Ma se noi posticipiamo il problema da oggi al 2015, evidentemente non c’è urgenza di risolvere questo problema, perché lo portiamo all'anno prossimo.
  Anche il Presidente della Repubblica, quando ha firmato questo decreto, si è prima addolorato per il fatto di dovere prorogare ulteriormente la chiusura di questi posti, che sarebbe meglio definire dei lager, poi però la firma sotto l'ha posta. Però, quel che non ha fatto il Presidente della Repubblica forse può fare questo Parlamento e questa Camera, identificando questo decreto come non urgente perché da questo punto di vista la Costituzione non è chiara, è chiarissima. I decreti-legge per essere adottati e firmati, devono necessitare di due requisiti: la necessità e l'urgenza, non la necessità o l'urgenza. Forse era necessario fare una proroga, ma si poteva introdurre tranquillamente nel milleproroghe o in qualsiasi altro decreto, ma l'urgenza assolutamente non è identificabile in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma vorrei porre l'accento su altre due questioni che sono forse, dal mio punto di vista, molto più importanti. La prima riguarda l'uguaglianza dei cittadini, quindi l'articolo 3 della Costituzione, perché nel decreto viene posto che il magistrato di sorveglianza ha la possibilità di dimettere o comunque scarcerare i soggetti che a suo parere non hanno più una pericolosità sociale e di rimetterli in libertà o affidarli a un servizio territoriale, ma, nel fare questo ovviamente valuta il tessuto territoriale in cui il detenuto o il malato viene immesso e, quindi, valuta se ha una famiglia, valuta se ha un posto in cui andare, se c’è una struttura che è disposta ad accoglierlo.
  Ci saranno evidentemente dei detenuti che abitano magari in aree più svantaggiate o che non hanno la famiglia che non subiranno lo stesso trattamento solo e unicamente per il fatto che la loro regione di appartenenza non ha una struttura che li possa accogliere o perché, sfortunati, non hanno una famiglia che li possa assistere. E questa non è affatto uguaglianza.
  L'ultimo accento che vorrei porre sul decreto riguarda le coperture finanziarie. Ce ne vantiamo tanto, e parliamo tanto dell'articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio, e delle coperture finanziarie, però quando facciamo i decreti ce ne dimentichiamo molto celermente. Perché nel corso della storia delle chiusure degli OPG lo stanziamento dei soldi proprio per la costruzione delle nuove strutture ha subito delle aggiunte, dei tagli, e anno per anno, siccome la chiusura degli OPG veniva prorogata, una parte, un milione e mezzo, un milione, due milioni l'anno, venivano presi da questo ammontare di 180 milioni per coprire le spese di gestione degli OPG e della gestione insomma degli appalti delle nuove strutture. Una parte centrale riguarda il fatto che le regioni, quando avranno queste nuove strutture, queste famigerate REMS, di cui ancora non si capisce bene la funzione e non si vede neanche ancora la luce, avranno, in deroga ovviamente al blocco del turnover, la possibilità di assumere personale addetto all'assistenza di questi soggetti che andranno in queste nuove strutture, ma non c’è copertura finanziaria Pag. 82per questi nuovi progetti. Per le regioni non vengono stanziati ulteriori soldi per assumere del personale che oggi non c’è. E quindi quando si dice che non ci devono essere maggiori oneri per la finanza pubblica è un falso, come è un falso affermare che le regioni che dovranno ovviamente formare queste nuove persone lo dovranno fare a zero euro.
  Quindi, mi chiedo come sia possibile definire questo decreto-legge a norma di Costituzione. Viola più di un articolo della Costituzione: il primo e ovviamente il più importante è che non è assolutamente urgente, ma non ci sono neanche i soldi e – assolutamente fondamentale – i detenuti o i malati che sono attualmente in OPG non sono trattati tutti alla stessa maniera; è questa la cosa più grave (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patriarca. Ne ha facoltà.

  EDOARDO PATRIARCA. Presidente, colleghe e colleghi, vorrei rimanere sulle questioni poste dalla questione pregiudiziale di incostituzionalità dei colleghi della Lega. Credo avremo occasione per approfondire in maniera più dettagliata, e anche più convinta di quanto potrò fare adesso io, i contenuti del decreto.
  Il decreto-legge in esame posticipa la soppressione definitiva degli ospedali giudiziari prorogando al 31 marzo 2015 il termine per la loro sostituzione con le nuove strutture sanitarie per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Si tratta, checché ne dicano i colleghi che sono intervenuti in precedenza, di un provvedimento omogeneo, come omogenee al contenuto del decreto-legge sono le modifiche introdotte dal Senato. Di più – aggiungo – il decreto-legge in oggetto potrebbe essere portato d'esempio per la piena conformità ai parametri previsti dalla legge n. 400 del 1988 per la decretazione d'urgenza.
  Appare quindi, a nostro parere, inopportuno il richiamo che la pregiudiziale in esame fa alla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012 e alle lettere che i Presidenti della Repubblica hanno inviato alle Camere su questo tema. Questo decreto-legge inoltre presenta i caratteri di necessità e urgenza che l'articolo 77 della Costituzione richiede per legittimare l'intervento del Governo con atti normativi immediatamente efficaci. Le ragioni della proroga – basta leggere il testo in maniera approfondita – sono chiaramente inquadrate nella relazione illustrativa del Governo, dove si legge che il termine del 1o aprile 2014 – leggo testualmente – non è risultato congruo per completare definitivamente il superamento degli ospedali giudiziari soprattutto in ragione della complessità della procedura per la realizzazione delle strutture destinate ad accogliere le persone cui sono applicate le misure di sicurezza.
  Preso atto dell'incongruità del termine precedente, la proroga di un solo anno nasce – cito ancora la relazione illustrativa del Governo – dalla necessità di contemperare, da un lato, le esigenze rappresentate dalle regioni di avere a disposizione un maggior lasso di tempo per concludere i lavori per la realizzazione e la riconversione delle strutture sanitarie destinate ad accogliere i soggetti oggi internati negli OPG, dall'altro, l'esigenza di dar corso in tempi rapidi al loro definitivo superamento.
  Si tratta, pertanto, di una proroga che intende fare fronte a due esigenze egualmente cogenti: la definitiva conclusione del processo di chiusura degli ospedali giudiziari, gli OPG, e la predisposizione di strutture adeguate per accogliere i soggetti che attualmente vi sono detenuti. Parliamo, Presidente, di 800 persone: non di migliaia e migliaia e migliaia di persone, ma di 800 persone. Ad ulteriore conferma dell'urgenza di affrontare questa duplice esigenza e della ragionevolezza delle misure introdotte dal decreto-legge, segnaliamo che il decreto-legge in esame conferma, altresì, la possibilità per lo Stato di attivare i poteri sostitutivi, qualora dalle comunicazioni delle regioni risulti che lo stato di realizzazione e riconversione delle Pag. 83strutture sia tale da non garantire il completamento del processo di superamento entro il termine previsto.
  Lo stesso Presidente della Repubblica, citato anche da altri colleghi, al momento dell'emanazione del decreto-legge, con una nota ha espresso – cito testualmente – «sollievo per gli interventi previsti nel decreto-legge per evitare ulteriori slittamenti e inadempienze...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda.

  EDOARDO PATRIARCA. ...nonché – e concludo – per mantenere il ricovero in ospedale giudiziario soltanto quando non sia possibile assicurare altrimenti cure adeguate alla persona internata e fare fronte alla sua pericolosità sociale».
  Si tratta di un'osservazione in sintonia con le preoccupazioni e gli auspici manifestati a più riprese, anche in questi giorni, da altre istituzioni del nostro Paese e anche da questo Parlamento, del quale ricordiamo, da ultimo, la relazione della Commissione di inchiesta sull'efficacia e sull'efficienza del Servizio sanitario nazionale. Per questi motivi, Presidente, preannunzio il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Signor Presidente, Governo, colleghi, davanti a queste pregiudiziali vi sono tre ragioni per essere d'accordo e una fondamentale, però, per votare contro. Le ragioni per essere d'accordo sono che, oggettivamente, il tempo inizialmente dedicato a che questo disegno di legge fosse operativo, già un paio di anni fa, era davvero, eccessivamente, non so se dire ottimista, ingenuo o, comunque, calcolato in modo un po’ ideologico.
  Un'altra ragione per essere d'accordo è che è vero, non ci piace la decretazione d'urgenza, lo ribadiamo tutte le volte, e che vorremmo veramente che finisse un poco questo tipo di stile di governare i lavori dell'Aula. Il terzo motivo è che, effettivamente, le risorse economiche sono scarse; scarse per un problema importante e scarse per un problema che richiederebbe un intervento sociale molto più capillare, con un investimento sul piano della comunicazione e sul piano del coinvolgimento dell'opinione pubblica molto più ampio e profondo di quanto non vi sia stato finora.
  Ma il problema vero è che questo decreto-legge ha un contenuto specifico di tutela dei cittadini e dei malati con un forte impatto sulla nostra società, che richiede di essere portato avanti, e portato avanti nei tempi giusti, ed è questo il motivo per cui voteremo un «no» convinto a queste questioni pregiudiziali. Gli ospedali psichiatrici giudiziari, gli OPG, come ormai sono noti a tutti nella loro sigla, sono una categoria di istituti che in Italia è nata a metà degli anni Settanta, più o meno contemporaneamente all'approvazione della legge n. 180 del 1978, la cosiddetta legge Basaglia, che prevedeva la chiusura dei manicomi e che, in questo modo, infatti, sostituiva con gli OPG i manicomi criminali.
  Si tratta di strutture giudiziarie dipendenti dall'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia. Al 30 giugno 2010, tali strutture contenevano un totale di 1.547 detenuti. Vale la pena ricordare, forse, qualcuno dei passaggi sul piano legislativo.
  Nel 2011, il decreto-legge del 22 dicembre, successivamente convertito in legge il 17 febbraio del 2012, aveva già disposto all'articolo 3-ter la chiusura delle strutture per la data del 31 marzo 2013. Tale norma, adottata dopo un'indagine parlamentare che dimostrava le condizioni di estremo degrado degli istituti e una carenza generalizzata degli interventi di cura che avevano motivato l'internamento, non prevedeva, ed è forse questo uno degli elementi di debolezza del sistema, che, in attesa della chiusura, si potessero compiere già degli interventi all'interno delle strutture per garantire quelli che apparivano allora, altroché i livelli essenziali di assistenza, i livelli minimali di rispetto della dignità della persona umana. Le Pag. 84immagini che la televisione mandò in onda più di una volta in quei giorni erano veramente immagini di un degrado spaventoso che non dovrebbe mai essere consentito là dove c’è fuori la sigla di un'istituzione, qualunque sia questa istituzione. La stessa legge, infatti, prevedeva che le misure di sicurezza del ricovero nell'ospedale psichiatrico-giudiziario e dell'assegnazione a case di cura e custodia fossero eseguite esclusivamente all'interno delle strutture i cui requisiti venivano stabiliti con decreto del Ministero della salute, adottato di concerto con il Ministro della giustizia e d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Era evidente che dovessero procedere di pari passo le misure a cautela della salute, con un intento evidentemente chiaro e determinato di recupero della salute di queste persone e l'altro obiettivo, altrettanto fondamentale, che era quello in parte della pena da scontare e in parte il grande concetto, che è quello su cui fa leva il timore dell'opinione pubblica, quello della sicurezza, ossia della pericolosità sociale di queste persone. Ancora una volta, tuttavia, il termine originariamente disposto non è stato rispettato e lo scorso 1o aprile, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha emanato, come disse lui con estremo rammarico, il decreto-legge che stiamo discutendo in questa occasione e che fissa al 30 aprile 2015 la data entro la quale dovrebbero essere chiuse queste strutture.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  PAOLA BINETTI. L'attuale decreto-legge prende atto che la malattia mentale esiste, che il soggetto che ne è affetto può non avere piena consapevolezza di ciò che fa e questo smarrimento della sua coscienza può essere provvisorio o drammaticamente definitivo. Ma prende atto anche della pericolosità sociale, della necessità di tutelare la comunità civile in cui vive. È una triangolazione difficile che impone un'attenzione controllata e selettiva per garantire i diritti di tutti, per non dimenticare che i malati vanno curati e che questo richiede misure alternative al carcere, anche per evitare quelle inutili forme di affollamento che abbiamo più volte ritrovato in questi mesi attraverso diversi disegni di legge. Ma il decreto-legge pone con esemplare chiarezza il tema della sicurezza sociale, della prevenzione di eventi drammatici spesso preceduti dai segnali di disagio tutt'altro che irrilevanti. Noi auspichiamo...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PAOLA BINETTI. ... noi auspichiamo davvero che questo decreto-legge possa arrivare in porto ora e riempire di contenuto, di cambiamento positivo le strutture che stanno lavorando e ci auguriamo davvero che questo sia l'ultimo termine che viene posto in un decreto-legge, e soprattutto in un disegno di legge che costituisce una sorta di ferita, un vulnus per tutto il sistema giudiziario, da una parte, e sanitario, dall'altro, del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà per due minuti.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli ospedali psichiatrici giudiziari ricalcano le orme dei vecchi manicomi, strutture che ospitano al momento ben 1.550 persone di cui ben 375 cosiddette in proroga, vale a dire ancora rinchiusi perché nessun altro centro, sia vicino che lontano, delle comunità di origine è in grado di ospitarli. Su proposta del Ministro della salute, con decreto-legge varato il 22 marzo 2013, il Consiglio dei ministri aveva rinviato al 1o aprile 2014 la chiusura. Ad oggi, però, a causa del ritardo accumulato nell'emanazione dei provvedimenti funzionali alla messa a punto delle strutture sanitarie e alla sostanziale inerzia della maggior parte delle regioni e dei servizi di salute mentale, è tutto ancora fermo in vista della data di chiusura prevista dal decreto ministeriale.Pag. 85
  Tutto ciò, a nostro avviso, risulta inverosimile. Nonostante i richiami da parte del Ministero della giustizia alle regioni del gennaio 2013, la maggior parte di esse non ha ancora posto in essere uno specifico programma di utilizzo delle risorse, con l'indicazione dell'organizzazione dei progetti e dei luoghi riabilitativi, pur conoscendo i criteri e i parametri strutturali ormai da mesi.
  Urge una soluzione alla questione. A tale proposito, è giusta la strada intrapresa dal Governo che, con il decreto 31 marzo 2014, n. 52, vuole porre fine entro un anno allo scempio civile e sociale degli OPG.
  In ultimo, cari colleghi, anche in merito alla sterile polemica sollevata sull'ipotetica mancanza di coperture economiche, noi crediamo non sia fondata. Ma ove lo fosse, siamo certi che una maggioranza composta da moderati e progressisti, come quella attuale, sia in grado di tagliare alcune spese meno importanti a carico del bilancio statale per dare finalmente una dignità a migliaia di persone inferme di mente, spesso dimenticate e abbandonate dalle proprie famiglie in luoghi definiti di tortura anche dal nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e da molte associazioni a difesa dei diritti umani.
  Ecco i motivi per i quali i socialisti sono favorevoli nel procedere all'esame del disegno di legge n. 2325.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale. Prego i colleghi di prendere posto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Molteni ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, L'Abbate, Oliaro, Battaglia, Causin, D'Incà, Bonavitacola...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  375   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no  264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,42).

  PRESIDENTE. Avverto che, come già anticipato ai gruppi per le vie brevi, nella seduta di domani alle ore 9,30 avrà luogo la votazione sulle dimissioni del deputato Dario Nardella, prevista originariamente per la seduta di giovedì.
  Ricordo, inoltre, che sempre nella seduta di domani, alle ore 12, avrà luogo l'informativa urgente sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito le Marche e, alle ore 13, quella sui gravi episodi verificatisi in occasione della finale di Coppa Italia presso lo stadio Olimpico di Roma.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 7 maggio 2014, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Dimissioni del deputato Dario Nardella.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 1387 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2014, n. 25, recante misure urgenti per l'avvalimento dei soggetti terzi per l'esercizio dell'attività di vigilanza della Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 2309).
  — Relatore: Pelillo.

Pag. 86

  (ore 12)

  3. – Informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali che hanno colpito le Marche.

  (ore 13)

  4. – Informativa urgente del Governo sui gravi episodi verificatisi in occasione della finale di Coppa Italia presso lo Stadio Olimpico di Roma.

  (ore 15)

  5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 19,45.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 29 aprile 2014:
   a pagina 26, seconda colonna, ventunesima riga, le parole «4 dicembre 2013» si intendono sostituite dalle seguenti: «24 gennaio 2014».

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Iori e a. n. 1-427 n.f. 435 435 218 435 70 Appr.
2 Nom. Moz. Giordano S. e a. n. 1-447 rif 434 406 28 204 406 71 Appr.
3 Nom. Moz. Rondini e a. n. 1-449 437 401 36 201 19 382 71 Resp.
4 Nom. Moz. Meloni G. e a. n. 1-451 436 412 24 207 54 358 71 Resp.
5 Nom. em. Agostinelli e a. n. 1-248/1 420 384 36 193 383 1 70 Appr.
6 Nom. Moz. Cirielli e a. n. 1-248 425 421 4 211 131 290 69 Resp.
7 Nom. Moz. Verini e a. n. 1-432 421 402 19 202 398 4 68 Appr.
8 Nom. Moz. Mottola e a. n. 1-433 rif. 425 409 16 205 409 68 Appr.
9 Nom. Moz. Molteni e a. n. 1-434 430 352 78 177 58 294 68 Resp.
10 Nom. Moz. Iannuzzi C. e a. n. 1-437 429 412 17 207 410 2 68 Appr.
11 Nom. Moz. Farina D. e a. n. 1-438 429 426 3 214 410 16 68 Appr.
12 Nom. Ris. Di Lello e a. n. 6-72 428 415 13 208 411 4 68 Appr.
13 Nom. Moz. Boccadutri e a. 1-216 n.f. 391 390 1 196 390 67 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz.Vallascas e a. 1-343 n.f. p.I 397 340 57 171 95 245 64 Resp.
15 Nom. Moz.Vallascas e a. 1-343 n.f. p.II 405 378 27 190 95 283 64 Resp.
16 Nom. Moz.Vallascas e a.1-343 n.f. p.III 407 378 29 190 94 284 64 Resp.
17 Nom. Moz.Vallascas e a. 1-343 n.f. p.IV 406 377 29 189 94 283 64 Resp.
18 Nom. Moz. Lacquaniti e a. 1-443 402 325 77 163 42 283 64 Resp.
19 Nom. Moz. Allasia e a. 1-444 rif. 407 326 81 164 325 1 64 Appr.
20 Nom. Moz. Misiani e a. 1-452 n.f. 405 404 1 203 298 106 64 Appr.
21 Nom. Ddl 2325 - Quest. preg. 375 375 188 111 264 63 Resp.