TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 890 di Mercoledì 22 novembre 2017

 
.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   GIANLUCA PINI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, LO MONTE, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
   recentemente il Governo ha assunto una politica fortemente contraddittoria in tema di concessioni pubbliche: per alcune, ha rinnovato le licenze senza alcun espletamento di gara o attraverso importanti proroghe temporali; per altre, ha invece rispettato diligentemente le regole sulla messa a gara imposte dall'Unione europea;
   tale pratica, ovviamente, comporta degli squilibri economici importanti, che, più che rispondere a logiche di mercato e di efficienza della gestione delle risorse statali, sembrano essere assoggettate ad altri interessi non chiaramente intellegibili, dato che rinnovi e proroghe sicuramente determinano benefici per i soggetti concessionari che le ricevono, con un corrispondente onere per lo Stato;
   prova ne sono: il rinnovo automatico della gestione del «Gratta e Vinci» alla società Lottomatica-Igt;
   al contrario, ha ritenuto di non accogliere le richieste della categoria dei balneari, probabilmente meno strutturati come categoria e non rientranti nei cosiddetti poteri forti, che non sono invece riusciti ad ottenere le suddette proroghe, restando tra quelle concessioni per cui si rispettano i dettami europei;
   si ricorda, infatti, che l'Unione europea ha spesso richiamato i Paesi membri, nonché legiferato sulle modalità di attribuzione delle concessioni pubbliche al fine di evitare proroghe e rinnovi automatici;
   in particolare, sul rinnovo della concessione del «Gratta e Vinci» a Lottomatica, non si comprende per quale motivo sia stata scelta dal Governo la strada del rinnovo della concessione, con il pagamento di soli 800 milioni di euro (50 nel 2017 e i restanti 750 nel 2018), quando invece avrebbe potuto indire una gara e ottenere condizioni molto più vantaggiose;
   si consideri il fatto che, in seguito all'avvio del contingentamento del numero delle slot machine, il mercato del «Gratta e Vinci» crescerà in maniera esponenziale: nel terzo trimestre del 2017, secondo i dati resi noti da Lottomatica, le vendite sono aumentate del 5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 –:
   quali siano le motivazioni che hanno spinto il Governo a scegliere il rinnovo governativo della concessione a Lottomatica, senza rispettare le regole sulla concorrenza e sull'obbligo di messa a gara previsto dalla normativa europea, applicando quest'ultimo soltanto per il rinnovo delle concessioni demaniali. (3-03376)
(21 novembre 2017)

   CENTEMERO. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
   la legge n. 107 del 2015 ha previsto un piano straordinario di assunzioni del personale docente, per tutti gli ordini e gradi, ad eccezione della scuola dell'infanzia, su posti comuni e di sostegno, vacanti e disponibili e per creare il nuovo organico dell'autonomia per dotare ogni scuola di maggiori risorse professionali per proporre un'offerta formativa più ricca e flessibile ai propri studenti;
   all'inizio dell'anno scolastico 2017/2018, la situazione appare confusa e approssimativa;
   si registrano cattedre non assegnate, graduatorie vuote con impossibilità di immissioni in ruolo su alcune classi di concorso, ricorso alle supplenze per oltre 80 mila posti;
   si rende necessario conoscere, in modo chiaro e trasparente, quale sia lo stato di attuazione della legge n. 107 del 2018 mediante l'assunzione di dati, con particolare attenzione agli anni scolastici 2015/2016, 2016/2017, 2017/2018, in merito a:
    a) quanti docenti sono ancora inseriti nelle graduatorie di merito del 2012 e quanti nelle graduatorie ad esaurimento, per regione, per classi di concorso e diversi ordini e gradi di scuola;
    b) quante assegnazioni provvisorie e utilizzi e, di conseguenza, quante supplenze sono state assegnate su posti lasciati scoperti, da utilizzi e assegnazioni e mancata presa di servizio per ogni ordine e grado di scuole e per ogni regione;
    c) quanti posti di sostegno sono stati attribuiti in supplenza a personale non avente titolo per ogni ordine e grado di scuole e per ogni regione;
    d) la ripartizione degli organici, su posti comuni e di sostegno, per ogni ordine e grado di scuole e per ogni regione e i criteri di detta ripartizione –:
   quali siano i dati relativi a quanto indicato in premessa. (3-03377)
(21 novembre 2017)

   RABINO, FRANCESCO SAVERIO ROMANO e PARISI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   il carcere Giuseppe Montalto di Alba è già stato oggetto di atti di sindacato ispettivo inerenti ai necessari interventi di bonifica e sanificazione dell'istituto in seguito all'accertamento di tre casi di legionellosi;
   il 10 febbraio 2016 il Ministro interrogato ha affermato che i dovuti interventi erano stati inseriti dall'amministrazione penitenziaria nel programma triennale 2016-2018;
   il 15 luglio 2016 la Sottosegretaria di Stato per la giustizia ha confermato lo stanziamento di 2 milioni di euro e la previsione che ipotizzava la completa riapertura dell'istituto entro la fine del 2017;
   nel maggio 2017 alcune celle dell'istituto, quelle rivolte all'accoglienza dei collaboratori di giustizia, sono state riaperte;
   la riapertura parziale ha consentito il rientro di parte del personale di polizia penitenziaria precedentemente in missione in diversi istituti del distretto;
   il 6 ottobre 2017 gli uffici del Ministero della giustizia hanno comunicato al primo firmatario della presente interrogazione il cronoprogramma per la completa riapertura del carcere;
   detto cronoprogramma, inerente al rifacimento degli impianti meccanici, all'adeguamento dei servizi igienici e alle opere connesse, prevedeva il termine per la progettazione entro il mese di ottobre 2017 e la riapertura completa dell'istituto entro il 2018;
   il 13 ottobre 2017 il garante comunale dei detenuti di Alba Alessandro Prandi, dopo aver visionato il cronoprogramma, ha affermato che «pare difficile individuare la fine del 2018 come riapertura anche solo parziale degli attuali padiglioni fuori servizio»;
   la riapertura completa dell'istituto Montalto è necessaria a ripristinare il corretto funzionamento del sistema carcerario dell'intero distretto ed a consentire il rientro di tutto il personale attualmente in missione –:
   se le fasi del cronoprogramma siano state ad oggi rispettate e per quando sia ufficialmente prevista la completa riapertura del carcere di Alba. (3-03378)
(21 novembre 2017)

   VERINI, MATTIELLO, FERRANTI, BAZOLI, BERRETTA, CAMPANA, DI LELLO, ERMINI, GIULIANI, GIUSEPPE GUERINI, GRECO, IORI, MAGORNO, MORANI, GIUDITTA PINI, ROSSOMANDO, TARTAGLIONE, VAZIO, ZAN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   Totò Riina, l'ultimo vero capo dei capi riconosciuto, è stato titolare di un «regno mafioso» lunghissimo ed estremamente sanguinario, durato dai primi anni ’80, cioè dopo la cosiddetta seconda guerra di mafia, fino alla sua morte, avvenuta il 17 novembre 2017;
   con la morte in carcere, prima di Provenzano, poi di Riina, si aprono, necessariamente, interrogativi e scenari che interrogano lo Stato e tutte le forze democratiche del nostro Paese;
   va ricordato che, nel frattempo, la lotta alla criminalità organizzata ha condotto all'arresto di pericolosi latitanti capi di camorra e ’ndrangheta e che, sul piano repressivo, lo Stato ha inferto colpi durissimi alle organizzazioni criminali, che pure rimangono una minaccia, ben oltre i territori di provenienza tradizionale; basti, ad esempio, ricordare la presenza, accertata e documentata, delle mafie nelle regioni settentrionali, in particolare in Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Lombardia, Umbria, Piemonte e Veneto, ma anche la situazione del Foggiano, del Garganico e della zona di Cerignola (centinaia di omicidi negli ultimi 20 anni sostanzialmente senza colpevoli e accordi criminali con organizzazioni come Cosa nostra, camorra e ’ndrangheta);
   catturare i capi, abbattere le leadership cui fanno capo i cartelli criminali appaiono, dunque, fondamentali, ma non basta, come ricordato anche dal nuovo Procuratore nazionale antimafia, che ha sottolineato come sia, nel nostro Paese ma anche a livello internazionale, necessario individuare «le casseforti, circoscrivere le alleanze delle organizzazioni tra politica ed economia e individuare i complici anche nei ceti professionali» –:
   quali siano gli ambiti che il Governo ritiene di dover presidiare con maggiore forza, al fine di evitare che divengano terreno fertile per il radicamento e lo sviluppo della criminalità organizzata, e se non ritenga il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie prerogative, opportuno e necessario verificare l'attualità e l'adeguatezza degli strumenti normativi a disposizione, anche alla luce delle recenti innovazioni, in considerazione del mutare delle forme tradizionali delle medesime organizzazioni, nonché quali iniziative ritenga necessarie al fine di proseguire con decisione nella lotta alle mafie, oltre che sul piano strettamente normativo, anche dal punto di vista delle risorse, dell'organizzazione, dal punto di vista carcerario e da quello più prettamente preventivo. (3-03379)
(21 novembre 2017)

   BERSANI MELILLA, EPIFANI, MARTELLI, ZAPPULLA, SPERANZA, SCOTTO, LAFORGIA, GIORGIO PICCOLO, RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS SANNICANDRO, KRONBICHLER, DURANTI, ALBINI, STUMPO, FERRARA, ZARATTI, CIMBRO, ZACCAGNINI, D'ATTORRE, ZOGGIA, FONTANELLI, NICCHI, FRANCO BORDO, MOGNATO, FORMISANO, FOLINO, RAGOSTA, ROBERTA AGOSTINI, BOSSA, CAPODICASA, FAVA, FOSSATI, CARLO GALLI, LACQUANITI, LEVA, PIERDOMENICO MARTINO, MURER, MATARRELLI, ROSTAN e SIMONI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   la multinazionale Honeywell ha comunicato la sua scelta di dismettere il sito industriale di Atessa in Abruzzo che occupa 420 lavoratori;
   contro questa sciagurata ipotesi i lavoratori sono in sciopero ormai da 2 mesi;
   questa conclusione drammatica della vertenza rappresenta un duro colpo non solo per i 420 lavoratori e le loro famiglie, ma per l'economia della provincia di Chieti e della regione Abruzzo, con una caduta brusca dell'occupazione, del reddito e dei consumi;
   occorre un intervento del Governo nazionale e della regione Abruzzo per portare la Honeywell ad una valutazione più responsabile della scelta annunciata e lavorare insieme ad una soluzione diversa che salvaguardi la presenza produttiva ed occupazionale di questa multinazionale in Abruzzo –:
   quali iniziative intenda assumere con urgenza il Governo affinché venga aperto un tavolo negoziale che individui le giuste soluzioni produttive e occupazionali per il sito industriale di Honeywell di Atessa (Chieti). (3-03380)
(21 novembre 2017)

   SORIAL, PAOLO NICOLÒ ROMANO, DALL'OSSO, SPESSOTTO, LIUZZI, NICOLA BIANCHI, CARINELLI, DELL'ORCO, DE LORENZIS, CHIMIENTI, CIPRINI, COMINARDI, LOMBARDI e TRIPIEDI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il 12 novembre 2017, in un servizio de Le Iene sulle violazioni dei diritti dei lavoratori italiani da parte della compagnia Ryanair, Monica Piccirillo, dirigente Enac (Ente nazionale aviazione civile), faceva intendere che gli strumenti normativi e giuridici per intervenire ci sarebbero ma che Ryanair godrebbe di protezioni politiche ad alto livello;
   tali affermazioni sono coerenti con quelle di Vito Riggio, presidente Enac, che in occasione dell'audizione svoltasi al Senato il 5 ottobre 2017, ha ricordato come, pur non essendo direttamente competente in materia di lavoro, da anni Enac chiede al Governo, ripetutamente ma senza alcun effetto, di intervenire contro il vettore irlandese;
   la compagnia stipula contratti di lavoro tramite un'agenzia interinale irlandese cosicché il personale, seppur residente e effettivamente impiegato in Italia, viene sottoposto alle norme del diritto irlandese. Per i lavoratori italiani significa una duplice disparità rispetto a quelli assunti con contratto di diritto italiano da altre compagnie: ridotta contribuzione previdenziale e peggiori condizioni di lavoro;
   nel giugno 2016 la sentenza di appello di Bologna, Inps contro Ryanair, per il recupero di oltre 9 milioni di euro di contributi non versati a favore del personale assunto tra il 2006 e il 2010 confermò la disparità previdenziale;
   in Norvegia la sentenza Cocca contro Ryanair, 16 ottobre 2016, dichiarò Ryanair responsabile di sottoporre la lavoratrice a condizioni di lavoro che violavano la disciplina del Paese in cui risiedeva e lavorava abitualmente;
   prima il 27 aprile 2017, l'Avvocato generale della Corte di giustizia europea, poi il 14 settembre la seconda sezione della stessa Corte ribadiscono che «il luogo in cui il lavoratore svolge abitualmente la propria attività non è equiparabile alla «base di servizio» ma si deve riferire allo «Stato in cui si trovi il luogo da cui il lavoratore effettua le sue missioni di trasporto, dove ritorna dopo le sue missioni, dove riceve le istruzioni e organizza il suo lavoro», introducendo così una nozione di «luogo di lavoro», non ridotta esclusivamente alla «nazionalità degli aeromobili», definendo così il perimetro normativo entro cui le società come Ryanair devono muoversi;
   non risulta che il Governo abbia assunto finora misure nei confronti del vettore irlandese a tutela dei lavoratori italiani –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per porre fine al dumping sociale a danno dei dipendenti italiani e garantire parità di trattamento nel rispetto dei diritti e della disciplina italiana ed europea. (3-03381)
(21 novembre 2017)

   FASSINA, AIRAUDO, MARCON, FRATOIANNI e CIVATI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Roma, sezione lavoro, con più provvedimenti, ha ritenuto illegittimo il licenziamento di 153 dipendenti della sede di Roma di Almaviva contact spa con mansioni di operatore di call center cosiddetto «in bound»;
   le ordinanze tribunalizie hanno riconosciuto che, in caso di licenziamenti collettivi, non si può addurre, come valida motivazione della scelta dei lavoratori da licenziare, un accordo che contenga criteri contrari a norme o principi costituzionali. Nel caso specifico, il licenziamento del 22 dicembre 2016 aveva riguardato arbitrariamente solo i lavoratori della sede romana e non di altre sedi italiane della stessa società;
   è emerso che «l'unica cosa che distingueva la sede romana era il costo del lavoro dei dipendenti» perché, a differenza dei lavoratori di Napoli, quelli di Roma non avevano sottoscritto l'accordo in base al quale sarebbe scattata una riduzione della retribuzione;
   quindi, si legge nelle ordinanze, «chi non accetta(va) di vedersi abbattere la retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso trattamento di fine rapporto, (veniva) licenziato e chi accetta(va) (veniva) invece salvato. Un messaggio davvero inquietante anche per il futuro»;
   i 1.063 lavoratori licenziati furono sostituiti immediatamente dopo con 1.068 precari (145 somministrati e 503 collaboratori coordinati e continuativi a Catania; 157 somministrati e 71 collaboratori coordinati e continuativi a Rende; 112 somministrati e 50 collaboratori coordinati e continuativi a Milano);
   l'azienda, in attesa di presentare ricorso, ha comunicato di aver disposto la reintegrazione dei 153 lavoratori, ma sostenendo di non avere più un «sito operativo a Roma», ha disposto che entro pochi giorni i lavoratori romani prendano servizio nella sede di Catania;
   in realtà a Roma l'azienda dispone ancora almeno di un «sito» nel quale impiega circa 10 dipendenti e 400 lavoratori a progetto;
   la scelta del trasferimento a Catania è pertanto ritorsiva e, inoltre, in violazione delle norme sui trasferimenti collettivi, sia in termini di preavviso che di coinvolgimento delle organizzazioni sindacali;
   Almaviva è l'operatore che presta i suoi servizi a numerosi soggetti pubblici e il fatto che metta in atto licenziamenti discriminatori e, comunque, in spregio a regole che attuano precisi principi costituzionali, dovrebbe determinare l'esclusione dalle commesse e dai bandi futuri, in attuazione degli articoli 30, comma 3, e 80, comma 1, lettera a), del codice degli appalti –:
   quali strumenti sia possibile attivare per ottenere il blocco del trasferimento dei lavoratori e delle lavoratrici a Catania, al fine della coerente attuazione delle pronunce giudiziarie di reintegro. (3-03382)
(21 novembre 2017)

   RIZZETTO, RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   i lavoratori stagionali sono più di trecentomila soltanto nel settore turistico e, generalmente, non hanno un'occupazione per più di sei mesi l'anno, poiché caratteristica di tale tipologia di attività è la peculiare esigenza di forza lavoro, in particolari periodi dell'anno, per far fronte ai picchi di attività del comparto;
   il lavoro stagionale è una risorsa fondamentale per le aziende del nostro Paese, le quali ricavano significativi introiti nella stagione interessata; inoltre, in tale ambito trovano possibilità di inserimento molti giovani che accumulano importanti esperienze lavorative;
   è necessario promuovere specifici interventi a salvaguardia di questi lavoratori, soprattutto considerando la mancanza di continuità dell'attività esercitata, ossia l'alternarsi – nel corso dell'anno – di periodi di attività lavorativa a periodi di non lavoro;
   in particolare, va modificato il sistema di computo dell'indennità di disoccupazione, cosiddetta «Naspi», poiché tale istituto pregiudica considerevolmente gli stagionali;
   con l'introduzione del Jobs Act, dal 2015, infatti, sono state apportate rilevanti modifiche rispetto alla precedente normativa in materia, sulla durata e sui requisiti contributivi, in presenza dei quali si ha diritto all'erogazione dell'indennità;
   in pratica l'indennità è stata dimezzata, poiché la nuova normativa prevede che coloro che si trovano in stato di disoccupazione involontaria possono usufruirne qualora abbiano versato nei quattro anni precedenti, rispetto all'inizio del periodo di disoccupazione, tredici settimane di contributi e possano far valere trenta giornate di lavoro effettivo o equivalenti, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l'inizio del periodo di disoccupazione. La durata dell'indennità è pari alla metà dei mesi lavorati negli ultimi 4 anni, per un massimo di due anni; tuttavia, a differenza della previgente normativa, in tale calcolo non vengono considerati i periodi contributivi per i quali è già stata erogata una prestazione di disoccupazione;
   ciò pregiudica notevolmente i lavoratori stagionali, poiché questi lavoratori percepiranno, come assegno di disoccupazione, solo la metà dei mesi lavorati nell'ultimo anno, ossia soli tre mesi in luogo dei sei –:
   se e quali iniziative intenda adottare per la modifica della disciplina vigente della «Naspi», in particolare in riferimento al calcolo della durata del sussidio, per garantire ai lavoratori stagionali maggiore tutela e un'adeguata indennità durante il periodo di disoccupazione involontaria. (3-03383)
(21 novembre 2017)

   GAROFALO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   a seguito del grave incidente occorso il 28 ottobre 2016 sulla strada statale n. 36 Milano-Lecco, che ha visto il crollo di un cavalcavia, gli enti proprietari o gestori della rete stradale ed autostradale hanno proceduto, di fatto, alla paralisi del rilascio delle autorizzazioni al transito di veicoli eccezionali (o in condizioni di eccezionalità) in numerosi tratti caratterizzati dalla presenza di ponti o cavalcavia, provocando rilevanti danni di natura economica;
   si parla di un comparto, quello dei trasporti eccezionali, nel quale operano settemila addetti, con un parco veicolare di sei/settemila mezzi ed un fatturato di 3 miliardi di euro;
   il passaggio di convogli eccezionali viene ormai consentito soltanto previa verifica della staticità e della portata di ponti e cavalcavia, anche a diretto carico dell'utenza, oppure applicando oneri forfettari aggiuntivi di verifica tecnica (come nel caso di alcune concessionarie autostradali), con tempi di rilascio che si sono sensibilmente allungati;
   lo stallo conseguente al rilascio delle autorizzazioni finisce inevitabilmente per ripercuotersi sulle imprese, che rischiano la paralisi della propria attività con effetti molto pesanti in termini di penali, laddove non dovessero rispettare i tempi previsti dai contratti stipulati con i clienti;
   una direttiva del marzo 2017 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dispone che gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni alla circolazione di trasporti eccezionali istituiscano il catasto stradale della rete viaria di loro competenza, procedendo, quindi, all'aggiornamento dei dati relativi allo stato tecnico e giuridico della medesima;
   la direttiva prevede, inoltre, un'attività istruttorio/conoscitiva che deve essere condotta da personale tecnico appositamente formato ed addestrato, con specifico riferimento anche ai controlli da effettuare sulla documentazione necessaria per ottenere l'autorizzazione e, in particolare, quella di cui all'articolo 14, commi 3, 4 e 7, del regolamento di esecuzione e di attuazione del codice della strada;
   gli operatori del settore riconoscono l'importanza della direttiva, ma ravvisano ancora, nei fatti, un'operatività non celere e priva di termini temporali adeguati –:
   se il Governo non ritenga opportuno procedere ad un confronto immediato con tutti gli enti interessati alla materia, in modo da pervenire ad una procedura ancora più chiara e rapida per il rilascio delle autorizzazioni al transito di veicoli eccezionali in numerosi tratti caratterizzati dalla presenza di ponti o cavalcavia. (3-03384)
(21 novembre 2017)

   CATANIA. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   convergono su Bologna quattro tronchi autostradali: la Bologna-Milano, la Bologna-Firenze, la Bologna-Padova e la Bologna-Ancona, collegati fra loro dal sistema tangenziale di Bologna. Per decongestionare questo nodo della rete viaria italiana sono state proposte diverse soluzioni che non hanno avuto seguito;
   a novembre 2015, dopo anni di discussioni, viene definitivamente bocciata la proposta di realizzare una bretella esterna a nord di Bologna, un nuovo tratto autostradale denominato «Passante nord», che allungava il percorso di ben 16 chilometri, con enorme spreco di suolo (oltre 500 ettari), prosciugando le risorse economiche senza completare il reticolo delle opere viarie minori esistenti;
   gli enti locali hanno successivamente accettato la soluzione alternativa promossa dal comitato di cittadini per risolvere la criticità del nodo bolognese, mediante l'aggiunta di due corsie per senso di marcia all'asse tangenziale senza uscire dal sedime attuale;
   finalmente il problema si avvia a soluzione, viene firmato a Bologna un accordo tra Governo ed enti locali, basato sulla nuova pianificazione territoriale a consumo zero di territorio, che accantona il progetto denominato «Passante nord» e riconosce la proposta del sopra menzionato comitato, inserendo nell'accordo che le risorse restanti rispetto al «Passante nord» vengano destinate al completamento di importanti arterie a nord di Bologna, denominate poi «opere di adduzione al Passante di Bologna»;
   mentre il progetto è ora alla valutazione d'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la discussione è aperta sulle opere «complementari» che Autostrade sembrerebbe considerare di rango minore. Infatti, secondo i comitati dei cittadini, Autostrade non vorrebbe migliorare, allargandolo, il ponte della Trasversale di Pianura (strada provinciale n. 3) sulla A13 denominato Nodo di Funo, che rimarrebbe ad una sola corsia per senso di marcia nel punto più trafficato e congestionato per flussi merci di Interporto e Centergross;
   è previsto, inoltre, che una parte del budget sia impiegata per il nuovo tracciato dell'Intermedia di Pianura, pur in presenza di una valida alternativa esistente – solo da adeguare – già illustrata dal sopra citato comitato che da anni si occupa in modo propositivo della pianificazione territoriale locale –:
   se il Ministro interrogato intenda valutare, per quanto di sua competenza, questi aspetti importanti per la sistemazione definitiva del nodo bolognese, senza compromettere il principio di consumo di suolo zero unito alla massima funzionalità, anche avviando un dialogo con il sopra menzionato comitato di cittadini per l'alternativa al «Passante nord». (3-03385)
(21 novembre 2017)

   LATRONICO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il sistema infrastrutturale lucano presenta molte carenze sul piano viario, della sicurezza e della manutenzione, nonostante gli ingenti finanziamenti stanziati;
   tale stato di cose rappresenta un forte disagio non solo per i singoli utenti, ma anche e soprattutto per le aziende di tutti i settori che non trovano competitivo investire sul territorio lucano a causa dell'inadeguatezza infrastrutturale;
   la designazione di Matera capitale europea della cultura 2019 ha posto in evidenza tali carenze, che determinano un vero isolamento verso le direttrici più vicine;
   fin dal 2016 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha definito un piano di interventi per i collegamenti strategici di Matera, in vista del citato avvenimento internazionale. In particolare, fra le priorità si annoverava il collegamento della strada statale n. 407 Basentana all'autostrada A14, il collegamento mediano Murgia-Pollino, già dichiarato strategico e di interesse nel 2001 e inserito tra gli interventi previsti dalla delibera del Cipe n. 130 del 6 aprile 2006;
   in forza di tale riconosciuta priorità, l'Anas ha predisposto un progetto preliminare, corredato dallo studio di impatto ambientale, relativo al collegamento Gioia del Colle-Matera-Ferrandina-Pisticci-Montalbano-Valsinni-Lauria. Dopo tale impennata di interesse la questione è rimasta inspiegabilmente ferma e insoluta;
   il 17 gennaio 2017 il comitato di indirizzo e controllo per la gestione del patto per lo sviluppo della regione Basilicata ha illustrato i 70 interventi in infrastrutture programmati dalla regione Basilicata, quelli già avviati ed altri da realizzare nel 2017 nell'ambito del patto per la Basilicata;
   fra gli interventi viabilistici si ritrovano, con indicazioni generiche sui finanziamenti reali e sui tempi di realizzazione, i progetti già approvati come la «Matera-Ferrandina-Pisticci» e la «Gioia del Colle-Matera» sul corridoio «Murgia-Pollino»;
   ad inizio ottobre 2017 è stato esperito il bando per l'affidamento della progettazione di fattibilità nell'ambito dell'opera che dovrebbe ricalcare il progetto ventennale della Murgia-Pollino;
   ne consegue che la fine dei lavori sarà successiva al 2019, continuando, ad avviso dell'interrogante, una politica di annunci e proclami –:
   quali siano i tempi effettivamente previsti per il completamento dell'opera e quale sia lo stato di avanzamento dei lavori infrastrutturali collegati a «Matera 2019» e, in generale, alla mobilità della regione Basilicata e per Matera, volti a garantire al territorio quell'accessibilità necessaria per il proprio sviluppo. (3-03386)
(21 novembre 2017)