TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 863 di Martedì 3 ottobre 2017

 
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INTERROGAZIONI

A)

   VALLASCAS. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il 14 settembre 2016 l'Anas ha disposto la chiusura della strada statale n. 554 «Cagliaritana», tra gli svincoli di Gannì (al chilometro 18,200) e Santu Lianu (al chilometro 24,500);
   il provvedimento è stato preso a seguito dell'ennesimo cedimento della carreggiata, in un'area già sottoposta, a più riprese, a importanti interventi di messa in sicurezza e ripristino, a causa dei continui smottamenti della sede stradale e dei terreni circostanti;
   dopo un primo cedimento e un successivo ripristino, nel 2011, si era formata una nuova spaccatura lunga 137 metri. Dopo i necessari lavori di ricostruzione, la strada era stata riaperta al traffico nel 2015 e successivamente richiusa, come detto, nel mese di settembre 2016, per l'ulteriore cedimento;
   complessivamente, i lavori per la realizzazione della strada sono costati oltre 55 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i rilevanti costi derivanti dai ripetuti interventi di ripristino;
   nelle scorse settimane, la procura di Cagliari ha concluso le indagini sugli interventi condotti dopo il cedimento del 2011, rinviando a giudizio due dirigenti dell'Anas, per crollo colposo, e il titolare dell'impresa d'appalto, per frode in pubbliche forniture;
   in particolare, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, «i lavori sarebbero stati svolti senza i previsti accertamenti geologici e geotecnici e senza la verifica di stabilità del pendio e del rilevato sopra il quale passa la parte spaccatasi; inoltre sarebbe stato utilizzato un conglomerato bituminoso non sbriciolato» (L'Unione Sarda del 25 marzo 2017);
   al di là delle motivazioni del crollo, resta il grave problema della chiusura di un'importante arteria stradale che interessa rilevanti flussi di traffico che si intensificano ulteriormente nel periodo estivo, considerato che l'infrastruttura collega l'area vasta di Cagliari con importanti località turistiche;
   la situazione ha creato legittima preoccupazione nei territori collegati dalla strada statale n. 554 «Cagliaritana» per i gravi disagi che derivano dal ritrovarsi isolati, in un contesto in cui sono stati chiusi o sottodimensionati molti servizi essenziali, come ad esempio quelli sanitari; tutte condizioni che accentuano la mobilità verso Cagliari;
   L'Unione Sarda del 25 marzo 2017 ha riportato le dichiarazioni di alcuni amministratori locali, secondo i quali «l'interruzione della 554 ci rende una zona ancora più periferica. Un mezzo del 118 rischia di arrivare troppo tardi nei centri ospedalieri del capoluogo»;
   inizialmente, l'Anas aveva garantito la riapertura al traffico per il 30 giugno 2017, ma il 20 aprile 2017 L'Unione sarda riferiva che l'Anas aveva comunicato che non sarebbe riuscita a concludere i lavori per tale data;
   il giornale Cagliaripad, il 30 marzo 2017, aveva pubblicato le immagini del cantiere, dalle quali emergeva con evidenza una situazione di stallo dei lavori che confermavano i dubbi sulla possibilità di concludere gli interventi per quella data;
   la circostanza desta grave inquietudine, in merito alla sicurezza dell'infrastruttura, ai disagi che ancora dovranno essere affrontati e ai danni che potrebbero derivare all'economia di una zona a vocazione turistica;
   è il caso di riferire che, durante le festività pasquali, si sono registrate lunghe code e numerosi automobilisti «sono rimasti imbottigliati per 40 minuti nella galleria di Terra Mala» (L'Unione sarda del 21 aprile 2017) –:
   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per fare in modo che i lavori della strada statale n. 554 «Cagliaritana» possano procedere celermente al fine di superare i gravi disagi e le limitazioni alla mobilità che la chiusura al traffico della strada sta causando alle popolazioni interessate;
   se non intenda verificare, per quanto di competenza, se vi siano responsabilità dell'Anas nel ritardo dei lavori. (3-03015)
(10 maggio 2017)

B)

   CRIVELLARI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:
   l'istituzione dell'Agenzia unica per l'attività ispettiva, denominata Ispettorato nazionale del lavoro, con il decreto legislativo n. 149 del 2015, è stata l'opzione scelta dal legislatore delegato per perseguire «la razionalizzazione e semplificazione dell'attività ispettiva» in materia di lavoro (articolo 1, comma 7, lettera l), della legge n. 183 del 2014), in alternativa a quella, pure prevista nel citato articolo della legge delega, che contemplava l'individuazione di «misure di coordinamento»;
   la costituzione di un'agenzia unica ispettiva avrebbe consentito, inoltre, di venire incontro alle legittime rivendicazioni che da tempo il personale ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali avanzava, in termini di valorizzazione professionale, sia per i profili normativi che per quelli di natura meramente economici, potendo contare sull'autonomia gestionale propria delle agenzie ex decreto legislativo n. 300 del 1999;
   il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, unifica i servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'Inps e dell'Inail, assicurando uniformità di azione ispettiva su tutto il territorio nazionale, attraverso i propri uffici territoriali che sostituiscono, assorbendone integralmente le funzioni, le attuali direzioni interregionali e territoriali del lavoro; i poteri dell'agenzia sono rafforzati con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 febbraio 2016, contenente le disposizioni per l'organizzazione delle risorse umane e strumentali per il funzionamento del nuovo ente, con riferimento alla parte meramente operativa;
   ad avviso dell'interrogante non sono forse state adeguatamente soppesate le ricadute pratiche derivanti dal fatto che l'integrazione riguarda tre realtà diverse, per inquadramento retributivo e normativo, nonché per modello organizzativo che, in assenza di adeguate risorse e probabilmente di adeguato coraggio politico, ha portato a lasciare gli ispettori dell'Inps e dell'Inail, incardinanti giuridicamente presso i rispettivi enti di appartenenza, con il loro trattamento economico/normativo e soprattutto con il loro modello organizzativo, che contempla, tra l'altro, la responsabilità personale dell'ispettore quale responsabile del procedimento e del provvedimento, così da impedire la realizzazione di quella effettiva unicità del corpo ispettivo e, soprattutto del modello operativo, che avrebbe dovuto connotare la nuova Agenzia unica;
   circa 700 ispettori Inps sono stati assunti a seguito di un concorso pubblico del 2007 e si può agevolmente intuire come tale «ruolo ad esaurimento» sarà presente almeno per i prossimi 30 anni;
   con riferimento ai dipendenti degli istituti Inps-Inail e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è transitato nella nuova agenzia soltanto il personale ispettivo ministeriale;
   dal mese di gennaio 2017 il personale si è improvvisamente «trovato» alle dipendenze dell'Ispettorato nazionale del lavoro, quale nuovo datore di lavoro e non più del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, ad oggi, nessun decreto interministeriale risulta pubblicato in materia;
   molti sono i dubbi e le incertezze rispetto al modello operativo proposto che rischia di compromettere la funzionalità delle forme di coordinamento, che pure sul territorio erano e sono in atto –:
   quali siano le risorse finanziarie disponibili per la nuova Agenzia unica per le ispezioni del lavoro;
   se ritengano di assumere iniziative per accelerare le procedure ricognitive sopra indicate per i conseguenti trasferimenti di risorse relative all'inquadramento nell'agenzia del personale;
   quando sarà stipulato il contratto integrativo collettivo previsto dall'articolo 9, comma 3, del decreto legislativo n. 300 del 1999;
   come si intenda procedere per la riorganizzazione degli uffici territoriali, la rideterminazione in modo uniforme del trattamento di missione del personale ispettivo, eliminando disparità che oggi sono ancor più ingiustificate, e per la definizione di specifiche linee guida per individuare delle procedure ispettive necessarie a garantire adeguate modalità di svolgimento degli accessi da parte del personale di vigilanza ed assicurare un'uniforme valutazione delle fattispecie oggetto di accertamento, come previsto dall'articolo 17 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 febbraio 2016.
(3-02814)
(23 febbraio 2017)