TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 861 di Venerdì 29 settembre 2017

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   il 3 ottobre 2007 una donna del comune di Palagonia (Catania), Marianna Manduca, viene uccisa dal marito con sei coltellate al petto, dopo un lungo calvario di soprusi e violenze subiti;
   le continue minacce di morte avevano spinto la donna a sporgere ben 12 denunce contro l'uomo, tossicodipendente e senza lavoro;
   dopo aver lasciato il marito, questo inspiegabilmente diventa affidatario dei figli, motivo per cui la donna intenta una causa, ma viene uccisa a pochi giorni dall'udienza;
   il cugino di Marianna, tutore dei tre figli dal 2010, ha provveduto con un'azione giudiziaria contro la magistratura per vedersi riconosciuta l'imperizia dei magistrati che non hanno compreso la gravità del caso, considerandolo «lite familiare»;
   il ricorso, dopo essere stato giudicato inammissibile in due gradi di giudizio, è stato accolto in Cassazione;
   la corte d'appello di Messina ha condannato la procura di Caltagirone e stabilito che la Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà risarcire i figli della donna con oltre 300 mila euro per danno patrimoniale;
   la Presidenza del Consiglio dei ministri, però, ha impugnato la sentenza del tribunale di Messina;
   i legali dei figli, Alfredo Galasso e Licia D'Amico, sostengono che «C'era parso che una corretta ed imparziale applicazione della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, recentemente riformata, avrebbe indotto il Presidente del Consiglio dei ministri ad adottare una diversa e solidale decisione nei confronti di una famiglia notoriamente generosa e bisognosa come quello che ha accolto da anni i figli di Marianna Manduca. (...) Nell'atto di appello è stata chiesta la sospensione dell'esecuzione della sentenza di primo grado, allo scopo di non pagare al padre adottivo Carmelo Cali il modesto risarcimento riconosciuto, in attesa dell'esito di un appello che riteniamo del tutto infondato e dilatorio»;
   secondo la legge sulla responsabilità civile dei giudici del 1988 – applicata in questa vicenda dalla corte di Messina – chi «ha subito un danno ingiusto a causa del magistrato» deve procedere «esclusivamente nei riguardi dello Stato», il quale «solo in un secondo momento» si rifarà «sul giudice responsabile». Salvo i casi in cui «il danno causato dal magistrato nell'esercizio delle sue funzioni» sia riconducibile direttamente a lui secondo le norme ordinarie;
   da un articolo de La Repubblica del 2 agosto, si legge che «La Presidenza del Consiglio – si legge sul sito del Governo – ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato di valutare ogni possibile soluzione, compresa la ricerca di una definizione consensuale, fino ad arrivare anche alla ipotesi della desistenza da qualsiasi azione giudiziaria, nel rispetto della legge e tenendo conto dell'interesse dei familiari della donna»;
   nel mese di luglio 2017 la sottosegretaria Maria Elena Boschi ha espresso stupore e dispiacere per il fatto che il progetto di legge in favore degli orfani vittime di crimini domestici, già approvato all'unanimità alla Camera non abbia visto una rapida approvazione definitiva –:
   quali siano le ragioni della grave presa di posizione del Governo, ovvero del ricorso nei confronti della sentenza della Corte di appello di Messina, e se non ritenga doveroso evitare di impugnare provvedimenti giurisdizionali come questo, in presenza di orfani a causa di «femminicidi».
(2-01951) «Spadoni, Dadone, Colletti».
(26 settembre 2017)

B)

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   da un articolo de «La Stampa» si evince: «Sono almeno 9 miliardi di risparmi degli italiani e si appoggiano su gambe che mostrano qualche incrinatura. Si tratta del prestito sociale delle Coop e la colpa non è solo della crisi dei consumi e di una concorrenza sempre più aggressiva, ma anche di un legame tra Coop e finanza che tra impegni  “di sistema”  e avventure azzardate nell'azionariato di grandi banche (Mps e Carige principalmente) rischia di diventare insopportabile (...)»;
   alle cooperative, come a tutti i soggetti diversi dalle banche, è fatto divieto di effettuare raccolta «rimborsabile a vista». Le cooperative ingenerano nel pubblico l'idea di una sostanziale equiparazione della suddetta raccolta a quella effettuata dalle banche utilizzando sui loro siti le denominazioni «libretto di risparmio», «zero spese di apertura-chiusura conto, zero spese per operazioni e per tenuta conto» «la cooperativa riconosce al depositante un tasso di interesse competitivo rispetto agli investimenti con caratteristiche analoghe» ... «totalmente gratuito» ed addirittura le accezioni «capitale garantito, di cui potrai chiedere il rimborso in ogni momento»;
   diversi sono i casi di default delle cooperative che hanno rimborsato solo quota parte del prestito sociale ad esempio dall'Emilia Romagna al Friuli Venezia Giulia: Coop Muratori di Reggiolo (raccolti 49 milioni di euro, restituiti solo 19), Orion (raccolti 5 milioni di euro, restituiti 2); oltre a cooperativa di costruzioni Di Vittorio di Fidenza, Coopsette e Unieco di Reggio Emilia, e Coop di consumo come Coop Carnica e Trieste;
   non esiste fondo di garanzia comune e le vicende descritte testimoniano, secondo gli interpellanti, la carenza di solidarietà di Legacoop. Totalmente assente appare la consapevolezza dei risparmiatori/soci della mancanza delle garanzie del prestito sociale rispetto ai depositi bancari;
   il prestito sociale finanzia l'attività economica della cooperativa, ma gran parte dei fondi sono stati destinati ad investimenti azionari senza frammentazione del rischio e diversificazione patrimoniale. Gli scopi non sono chiari e si evidenziano, ad avviso degli interpellanti, esclusivamente relazioni politiche, come il caso Monte dei Paschi di Siena e Carige e l'acquisizione della maggioranza del gruppo UGF;
   le varie cooperative di consumo detengono la maggioranza azionaria del gruppo Unipol UGF sia attraverso un controllo diretto che attraverso un, intreccio di società: Holmo, Spring2 e Finsoe;
   tale sistema piramidale, secondo gli interpellanti, è funzionale al mantenimento in bilancio della partecipazione di controllo in Unipol a valori non coerenti con la realtà. Nel bilancio delle varie cooperative viene inserito il valore al costo di acquisto storico delle azioni Unipol detenute nella società contenitore Finsoe e di Holmo e Spring2 proprietarie a loro volta di quote del contenitore, senza peraltro tener conto dei debiti delle società «satelliti». Attraverso tale complesso meccanismo si ottiene una valorizzazione nei bilanci delle cooperative, indiretta e nascosta, di circa 13,50 euro per azione Unipol UGF (media), contro i 3,80 euro della quotazione di borsa attuale. Quanto descritto si evidenzia da una perizia rilasciata dalla società di revisione Deloitte, in cui si tenta di dimostrare una valorizzazione del gruppo UGF in base agli utili attesi nel (precedente) piano industriale e mai realizzato) più un premio di maggioranza per la quota di controllo calcolato in base a dati di acquisizioni realizzati, non recentemente, ma bensì all'inizio del 2000 (periodo pre-crisi);
   di recente è stata deliberata la scissione di Finsoe che, a parere degli interpellanti, non è servita a semplificare e rendere trasparente la catena di controllo di Unipol, ma probabilmente a evitare a FINSOE il ruolo di capogruppo assicurativa/bancaria, con conseguenti obblighi di trasparenza di bilancio e controlli da parte Ivass e Bankitalia ed obblighi di valutazione in bilancio delle attività maggiormente stringenti per gruppi bancari assicurativi, dovuti all'introduzione obbligatoria dei criteri di valutazione IFRS 9 dal 1o gennaio 2018. Difatti, attraverso la delibera di scissione, non si semplifica nulla, si rende ancora più complessa la struttura piramidale, costituendo 22 nuove società per azioni, una per ciascun socio Finsoe (con aggiunta nel nome di suffisso 2), ove confluiranno (di fatto) pro-quota le azioni Unipol al prezzo attuale di carico in Finsoe;
   da un'attenta analisi delle partecipazioni incrociate contabilizzate nei vari bilanci 2016, risulterebbero agli interpellanti delle ipervalutazioni delle azioni UGF rispetto ai valori di mercato correnti delle azioni Unipol: Coop Alleanza 3.0 le iscrive al 580,42 per cento, Spring2 al 694,40 per cento, creando una valutazione complessiva pari a 870 milioni di euro, mentre il valore netto intrinseco sottostante a quotazioni di borsa delle azioni Unipol al netto dei debiti delle società veicolo nella forchetta più alta nell'ultimo anno è di solo di 144 milioni di euro. La maggiore valutazione di 736 milioni confluisce a patrimonio netto, consentendo alla cooperativa di poter raccogliere fino ad ulteriori 2,2 miliardi di euro prestito sociale;
   una corretta valutazione al fair value di quotazione media di borsa di Unipol, a giudizio degli interpellanti porterebbe alle seguenti minusvalenze in milioni di euro: Coop Alleanza 3.0: 736, Coop Liguria: 133, Nova Coop: 113, UnicoopTirreno: 114, CoopcentroItalia: 14, Unicoop Firenze minusvalenze: 13;
   le partecipazioni in Monte dei Paschi di Siena e banca Carige permangono anch'esse valorizzate a valori che appaiono agli interpellanti non congrui rispetto alle quotazioni di borsa ed una corretta valutazione al fair value condurrebbe alle seguenti minusvalenze: Coop Liguria, azioni Carige, 33 milioni di euro; Coop Centro Italia, azioni Monte dei Paschi di Siena, 84 milioni di euro;
   il quadro delineato, peraltro parziale, prende in esame solo il valore in bilancio delle partecipazioni, e non della valorizzazione degli immobili ad esempio, e restituisce valori di minusvalenze latenti superiori a 1,5 miliardi di euro –:
   se il Governo abbia contezza dei fatti narrati, se intenda darne evidenza e se intenda intervenire con iniziative normative per tutelare i risparmiatori;
   se il Governo abbia acquisito o intenda acquisire elementi in ordine alla perizia Deloitte sulla valorizzazione delle azioni Finsoe, le quali a cascata avrebbero determinato la ipervalutazione delle azioni UGF, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda eventualmente intraprendere per risolvere questa discrepanza, tutelando i soci risparmiatori;
   se si intenda promuovere, per il prestito sociale, la creazione di una forma di garanzia solidale equivalente a quella erogata dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi per i depositi bancari;
   se si intendano assumere iniziative rivolte ad un maggior controllo, sia sui bilanci che sulle forme e sulle modalità di raccolta dei fondi, delle cooperative che usufruiscono dei prestiti sociali;
   se si intendano assumere iniziative per eliminare la possibilità per le associazioni di cooperative di vigilare sulle consociate, eliminando palesi conflitti di interesse.
(2-01950)
«Pesco, Crippa, Sibilia, Alberti, Fico, Pisano, Ruocco, Villarosa, Cancelleri».
(26 settembre 2017)

C)

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per lo sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   Poste Italiane spa è una società direttamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze che fornisce servizi logistico-postali, servizi di risparmio, di pagamento, assicurativi e di comunicazione digitale;
   presente su tutto il territorio nazionale, Poste Italiane spa ha assunto negli anni, grazie ai forti investimenti in ambito tecnologico, di sviluppo e di formazione dei suoi circa 143 mila dipendenti, un ruolo sempre più centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese. Ad oggi, con oltre 32 milioni di clienti, è la più grande infrastruttura di servizi italiana;
   l'attenzione all'innovazione, alle persone e soprattutto la rete di uffici presenti sul territorio nazionale sono alla base dei risultati di eccellenza raggiunti da Poste Italiane spa;
   negli ultimi anni si è assistito nel nostro Paese e in Europa ad una serie di riforme del mercato del lavoro, tutte incentrate sulla costante tensione fra efficienza del mercato ed affermazione dei diritti sociali;
   la nuova campagna di recruiting per portalettere di Poste Italiane spa rientrerebbe nel piano assunzioni 2015-2020, che pare preveda la creazione di circa 8 mila posti di lavoro, di cui circa 4 mila per i giovani;
   Poste Italiane spa apre periodicamente (ormai da qualche anno) campagne di recruiting con lo scopo di reclutare portalettere su tutto il territorio nazionale con contratto di lavoro a tempo determinato, al fine di rispondere alla carenza di personale addetto a tali mansioni. Tale carenza di personale si manifesta molto di più nei periodi delle ferie natalizie ed estive;
   tra gli altri requisiti richiesti per la mansione di portalettere, ci sono il diploma e/o laurea, in particolare il diploma di scuola media superiore con votazione minima di 70/100 e/o la laurea, anche triennale, con votazione minima di 102/110;
   il contratto a termine è tra quelli che negli ultimi tempi ha subito le maggiori trasformazioni che portano a letture diverse e ad interpretazioni che conducono, nella maggior parte dei casi, ad allargare lo spettro decisionale del datore di lavoro;
   tra l'altro ai sensi del comma 4 dell'articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.  276, è consentita l'apposizione del termine di 36 mesi alla durata del contratto di lavoro subordinato, comprensiva di massimo 5 proroghe, fra un datore di lavoro e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nell'ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato;
   dubbi sorgono sull'improprio uso/abuso del contratto a termine che, a giudizio degli interpellanti, è quello riscontrato proprio nel « modus operandi» della società Poste Italiane spa relativamente alle assunzioni pro tempore per portalettere. Infatti, si passa da una prima fase dove il contratto a termine viene utilizzato in forma eccezionale, ad una successiva, quella odierna, della regola. Tale comportamento altro non ha fatto, finora, che creare e reiterare nel tempo il tanto «combattuto» precariato e senza realmente creare nuovi posti di lavoro stabili;
   attualmente i contratti a termine di Poste Italiane spa, per i portalettere, pare non superino i 22/23 mesi complessivi tra proroghe e rinnovi (pur ottenendo valutazioni positive da parte dei responsabili delle risorse degli uffici) e nonostante sia prevista, come da normativa di cui sopra, la possibilità di proroga fino ai 36 mesi –:
   se e quali iniziative intendano assumere affinché Poste Italiane spa riveda i parametri di valutazione dei requisiti richiesti in quanto è assurdo escludere già da una fase iniziale di recruiting, un laureato in qualsiasi disciplina che non abbia una votazione di almeno 102 su 110 o sia in possesso di un diploma con almeno 70/100;
   se si intendano assumere iniziative per assicurare la stabilizzazione del personale con contratto a termine, dando priorità a coloro che hanno maturato già esperienza, conoscenze e competenze, in quanto riassunti più volte attraverso l'utilizzo di proroghe e/o rinnovi, affinché si possa fronteggiare l'oggettiva forte carenza di personale addetto alle mansioni di portalettere.
(2-01920)
«Sgambato, Minnucci, Manfredi, Crivellari, Iacono, Coccia, Arlotti, Carella, Censore, Tino Iannuzzi, Capone, Albanella, Cuomo, Impegno, Lattuca, Lodolini, Sbrollini, Pilozzi, Malisani, Ribaudo, Amato, Ascani, Ginoble, Marantelli, D'Ottavio, Lauricella, Misiani, Bargero, Valeria Valente, Capozzolo, Campana, D'Incecco, Carloni, Berretta, Gnecchi, Tidei, Chaouki, Rossomando».
(12 settembre 2017)

D)

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   le autorità elettive della comunità autonoma catalana hanno promosso lo svolgimento di un referendum popolare di autodeterminazione, che dovrebbe svolgersi il prossimo 1o ottobre 2017;
   il Governo centrale spagnolo e la Corte costituzionale del Regno hanno dichiarato illegittima la consultazione, chiudendo tutti gli spazi ad ogni possibile mediazione;
   nel prosieguo del confronto è stato impartito a tutte le forze di polizia nazionali e catalane, dalla Guardia Civil ai Mossos d'Esquadra, l'ordine di impedire lo svolgimento dell'iniziativa referendaria, in primo luogo attraverso la ricerca sistematica ed il sequestro delle schede preparate per la consultazione e del relativo materiale propagandistico;
   la procura dello Stato spagnolo ha inoltre ingiunto ai procuratori provinciali territorialmente competenti di notificare agli oltre 700 sindaci catalani aderenti all'Associazione dei municipi per l'indipendenza, favorevoli allo svolgimento del referendum, l'apertura a loro carico di un'indagine, minacciandone l'arresto qualora rifiutino l'ordine di comparizione;
   lo Stato spagnolo ha quindi ripreso il controllo dell'agenzia fiscale catalana e, da ultimo, il 20 settembre 2017 la Guardia Civil è entrata nella sede della Generalitat, provvedendo ad arrestare alcuni elementi di spicco legati al Governo catalano, tra i quali Josep Maria Jové, il più stretto collaboratore del Vicepresidente Oriol Junqueras;
   la circostanza ha determinato l'immediato scoppio di manifestazioni spontanee di protesta a Barcellona ed in tutta la Catalogna;
   tra le ulteriori ritorsioni prospettate dal Governo centrale vi sarebbe anche il ritiro dello statuto di autonomia della Catalogna;
   di contro, l'assemblea parlamentare catalana ha approvato la cosiddetta legge di rottura, che farebbe discendere l'immediata indipendenza dalla eventuale vittoria dei «sì» al referendum del 1o ottobre prossimo, peraltro a sua volta sospesa dalla Corte costituzionale spagnola;
   è evidente come il confronto tra le autorità centrali spagnole e quelle autonome della Catalogna rischi di precipitare un conflitto vero e proprio, con ripercussioni al momento imprevedibili, ma certamente drammatiche per la penisola iberica e, probabilmente, l'Europa intera;
   potrebbero contribuire ad attenuare la tensione eventuali pressioni sulle autorità spagnole da parte dei Paesi partner nell'Unione europea e nell'Alleanza Atlantica, inclusa l'Italia –:
   se il Governo intenda assumere delle iniziative politiche e diplomatiche utili a riportare la calma in Spagna e quali;
   se il Governo, in tale ambito, non ritenga di dover adottare iniziative volte a fermare la progressione della spirale di azioni e reazioni che sta caratterizzando la gestione dell'aspirazione catalana all'autodeterminazione, chiedendo moderazione e soprattutto di por fine agli arresti disposti nei confronti di chi abbia incarichi istituzionali od elettivi nella Comunità autonoma catalana;
   se il Governo non giudichi utile proporre, in ambito europeo, l'eventuale adozione di sanzioni nei confronti della Spagna, qualora insista su quella che agli interpellanti appare la via della repressione penale e poliziesca dell'esercizio di autodeterminazione intrapreso dalle legittime autorità catalane;
   se, nel contesto delle iniziative esercitabili nei confronti della Spagna, il Governo consideri anche il richiamo in patria per consultazioni dell'ambasciatore d'Italia a Madrid, qualora la tensione non si attenui e l'esecutivo centrale spagnolo insista sulla strada intrapresa;
   se e come il Governo ritenga di sostenere politicamente e diplomaticamente l'avvio di un dialogo interno alla Spagna finalizzato alla definizione di tempi e procedure di garanzia che permettano ai catalani di pronunciarsi legalmente sul loro futuro.
(2-01948)
«Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».
(25 settembre 2017)

E)

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   la società Wartsila spa è una società specializzata nella metalmeccanica e in tecnologie marine, con sede centrale in Finlandia, che ha una importante rilevanza nel tessuto economico del Friuli Venezia Giulia;
   la società Wartsila spa è stata notevolmente supportata dalla regione Friuli Venezia Giulia e dal Governo che hanno partecipato anche recentemente ai tavoli di trattativa per evitare esuberi nello stabilimento di Trieste;
   la società Wartsila spa, per evitare licenziamenti, si è vista assegnare 900.000 euro dalla regione Friuli Venezia Giulia e 2,8 milioni di euro dal Governo, risorse provenienti dal fondo per la crescita sostenibile, per sostenere il progetto di sviluppo da parte della società di tecnologie innovative nella unità produttiva di Trieste;
   in tale contesto, si inserisce la vicenda di Sasha Colautti, dipendente della Wartsila spa nello stabilimento di Trieste, ex dirigente della Fiom, ora dirigente dell'Usb, che dopo il termine di un periodo di distacco sindacale, con la Fiom, ha chiesto all'azienda di rientrare in fabbrica;
   l'ufficio del personale della Wartsila spa ha comunicato nella mattina del 6 giugno 2017, a Sasha Colautti, che sarebbe rientrato in fabbrica ma non nella sede di Trieste bensì nella sede di Taranto che dista circa 1.000 chilometri, in quanto la sede di Bagnoli non era disponibile a seguito della ristrutturazione degli organici;
   a giudizio degli interpellanti il mancato rientro del lavoratore nella sede di Trieste e il suo trasferimento a Taranto ovvero a circa mille chilometri di distanza, con la motivazione addotta, colpisce di fatto un lavoratore scomodo, impegnato sindacalmente, evidenziando una condotta da parte dell'azienda che appare del tutto in contrasto con i diritti sindacali senza alcuna giustificazione plausibile e dando luogo a un trasferimento che non può non essere letto come arbitrario e punitivo;
   il 3 luglio 2017 si è svolta l'udienza presso il tribunale di Taranto con la richiesta al giudice del reintegro di Sasha Colautti nella sede di Trieste; il giudice, a quanto consta agli interpellanti, ha rinviato a settembre 2017 la discussione;
   l'Usb ha promosso una serie di mobilitazioni a sostegno e a difesa di Sasha Colautti; una partecipata manifestazione si è tenuta il 24 giugno 2017 a Trieste per chiedere il ritiro del trasferimento e il ritorno in fabbrica nella sede di Trieste di Sascha Colautti –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e quali siano i suoi orientamenti in proposito;
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire il rientro nello stabilimento di Trieste di Sascha Colautti, nel rispetto delle disposizioni vigenti, ed evitare comportamenti aziendali come quelli messi in atto dalla società Wartsila spa nei confronti del citato dirigente sindacale, che a giudizio degli interpellanti ledono i diritti sindacali e paiono dettati da motivazioni politiche.
(2-01906)
«Pellegrino, Fratoianni, Airaudo, Placido».
(1o agosto 2017)