TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 834 di Venerdì 14 luglio 2017

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il 18 gennaio 2017, come tutti tristemente ricordano, l'Hotel Rigopiano, ex rifugio e unico albergo della omonima località turistica (situato nel comune di Farindola, in provincia di Pescara), è stato investito da una valanga di neve e detriti a seguito di uno straordinario evento meteorologico;
   al momento della valanga, all'interno della struttura erano presenti 40 persone, fra ospiti dell'albergo e personale; il bilancio definitivo è stato di 29 vittime ed 11 sopravvissuti;
   la cronaca di quelle tragiche ore è ben nota, con i soccorsi che giunsero solo all'alba del 19 gennaio 2017, a causa di vie di comunicazione interrotte, scarsa visibilità e condizioni avverse per gli spostamenti in elicottero;
   le circostanze iniziali, avevano evidenziato che le 29 vittime avevano trovato la morte nell'immediatezza degli eventi, fatto che, di certo, non ha reso meno dolorosa la tragica scomparsa dei cari, se non rappresentando un flebile conforto al pensiero che le stesse non si fossero rese conto di quanto stesse accadendo;
   la notizia divulgata, invece, in questi giorni dagli organi di stampa ha ulteriormente aggravato la questione, in quanto è stata data notizia che i pochissimi sopravvissuti al momento dell'impatto sono rimasti in vita diverse ore; in particolare, una di essi, una giovane donna, avrebbe più volte tentato di mettersi in contatto con i familiari e con i soccorsi, inviando messaggi di testo, purtroppo mai recapitati, a causa dell'assenza di segnale;
   nella memoria del telefono della donna, 14 messaggi non inviati e ben 15 telefonate mai partite hanno avvalorato le notizie diffuse dai media, all'esito delle autopsie;
   la donna è rimasta in vita almeno 40 ore e 47 minuti, spegnendo e riaccendendo il telefono per poter risparmiare la batteria;
   l'ultimo tentativo di mettersi in contatto con il mondo esterno risale alle ore 7,37 del 20 gennaio, i soccorsi l'hanno poi raggiunta solo dopo il decesso la sera del 23 gennaio, con il telefono in mano;
   tutti questi dettagli sono stati divulgati dagli organi di stampa, con un effetto devastante per i familiari, che hanno, sfortunatamente, appreso con dolore immenso, le modalità dei fatti e gli ultimi atti di vita della loro parente;
   dal canto loro, i carabinieri di Pescara, con encomiabile delicatezza, dopo aver recuperato il contenuto del telefonino ed analizzato la memoria, non hanno più voluto accenderlo per evitare che i messaggi arrivassero a destinazione per non dare un dolore ulteriore alla famiglia della donna;
   è questione triste e grave il fatto che i familiari della vittima abbiano appreso questa notizia prima dagli organi di stampa e poi dalle istituzioni –:
   se il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, le opportune iniziative volte a chiarire innanzitutto le ragioni per cui i familiari delle vittime non siano stati messi a conoscenza delle motivazioni che hanno portato al decesso dei loro parenti e, in secondo luogo, i motivi per i quali notizie così delicate e strazianti per i parenti di persone tragicamente decedute vengano comunicate così velocemente agli organi di stampa e non agli stessi interessati.
(2-01882)
«Fabrizio Di Stefano, Occhiuto».
(11 luglio 2017)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il bacino del Mediterraneo è un'area particolarmente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici, uno dei cosiddetti hot spot, come evidenziato dal quinto rapporto di valutazione redatto dagli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change). Nell'area del Mediterraneo si registrano, infatti, aumenti delle temperature e riduzioni delle precipitazioni superiori alla media globale che portano a maggiori impatti dei cambiamenti climatici anche con fenomeni di siccità e accentuato rischio di desertificazione;
   il problema della siccità è diventato particolarmente evidente nel mese di giugno 2017 con situazioni di emergenza e gravi danni in tutto il Paese, dovuti anche al susseguirsi di mesi invernali e primaverili tra i meno piovosi dal 1800 con riduzioni delle precipitazioni anche del 50 per cento;
   le situazioni fortemente critiche riguardano, tra gli altri, bacini idrografici del Po, e delle Alpi orientali. Il livello del Po, dal quale dipende il 35 per cento della produzione agricola nazionale, ha raggiunto i minimi storici, con una riduzione della portata pari a meno 65 per cento in Piemonte. È critica la situazione anche nei grandi laghi del Nord con il lago di Garda attestato intorno al 20 giugno a 70 cm contro i 128-130 cm di media dello stesso periodo dei tre anni precedenti. Nel Lazio, il livello del lago di Bracciano, una delle riserve idriche ampiamente utilizzata da Acea per distribuire acqua alla capitale, si è abbassato di un metro e quaranta centimetri. Preoccupano l'Adige in Veneto e il Tagliamento in Friuli Venezia Giulia. Toscana, Friuli Venezia Giulia, Veneto hanno dichiarato lo stato di emergenza, mentre Sardegna, Campania, Calabria e Lazio hanno richiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Il Governo ha accolto la richiesta dell'Emilia Romagna deliberando lo stato di emergenza per le province di Parma e Piacenza;
   l'allarme siccità interessa i 2/3 dell'intera superficie agricola nazionale e dall'inizio del 2017 ha causato danni alle coltivazioni e agli allevamenti per oltre un miliardo di euro. Nei campi coltivati nel nostro, Paese è sempre più difficile ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, già molto provate in alcune regioni dalle eccezionali gelate di fine aprile, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, dai vigneti agli uliveti fino al fieno per l'alimentazione degli animali per la produzione di latte e formaggi. Secondo lo European Drought Observatory, l'osservatorio europeo sulla siccità, la siccità interessa 37 milioni di italiani e il 61 per cento del territorio;
   l'Italia è il Paese affetto da rischio di desertificazione: nel 1994 l'Italia ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite per lotta alla desertificazione – UNCCD e ratificato la sua adesione con la legge 4 giugno 1997, n.  170, in veste di Paese sia donatore sia affetto da fenomeni di desertificazione;
   in quanto Paese affetto da rischio di desertificazione l'Italia deve garantire la messa in opera nel suo territorio di azioni utili a mitigarla. Da qui l'obbligo, tra gli altri, di definire e adottare un Piano di azione nazionale di lotta alla desertificazione;
   a questo scopo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 1997 presso il Ministero dell'ambiente era stato istituito il Comitato nazionale per la lotta alla desertificazione incaricato di seguire l'attuazione della convenzione contro la desertificazione (UNCCD) e di definire e aggiornare il Piano di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione adottato in una prima versione dal Cipe con la delibera n.  229 del 21 dicembre 1999;
   elementi fondamentali del piano di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione sono l'individuazione delle aree vulnerabili, la definizione e attuazione di misure di protezione integrata delle risorse suolo, acqua e aria, lo sviluppo di attività socioeconomiche compatibili con tale protezione e dunque l'attivazione di misure finalizzate all'adozione di sistemi di produzione agricola, zootecnica, forestale in grado di prevenire il degrado fisico, chimico e biologico del suolo, puntando sul risparmio idrico e sulla ricerca più avanzata. I settori operativi di intervento principali sono individuati nella protezione del suolo, nella gestione sostenibile delle risorse idriche anche rendendo più efficienti le tecniche di distribuzione e di irrigazione anche con meccanica di precisione e migliorando la qualità degli acquedotti e delle reti di distribuzione anche con il recupero dei piccoli invasi rurali, nella riduzione dell'impatto delle attività produttive, nel riequilibrio del territorio anche con il recupero dei suoli degradati per processi di erosione e salinizzazione e con interventi di rinaturalizzazione di aree degradate in ambito urbano e industriale. Si richiama altresì che la possibilità prevista nel Piano di sviluppo rurale nazionale di realizzare investimenti a fini irrigui. Alle regioni ed alle autorità di bacino era affidato il compito di definire i piani di azione locali con il supporto del Comitato nazionale per la lotta alla desertificazione, anche nel promuovere l'adozione dei migliori standard e metodologie per la conoscenza, la prevenzione e la mitigazione dei fenomeni di desertificazione nelle aree vulnerabili; il comitato nazionale ha tuttavia cessato la sua attività e il piano di azione nazionale è stato solo parzialmente avviato e non quindi aggiornato nell'ambito della strategia decennale 2008-2018 della Convenzione contro la desertificazione;
   la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici propone azioni di breve e lungo periodo per contrastare il fenomeno della desertificazione e del degrado del suolo che richiamano le azioni esposte in precedenza; manca, però, ancora la definizione di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che indichi gli interventi e le linee di azione prioritarie, da unire al rafforzato impegno per la decarbonizzazione secondo l'accordo di Parigi sul clima –:
   quali iniziative intenda assumere per dare al nostro Paese un piano nazionale contro la siccità e la desertificazione – anche riportando in funzione il Comitato nazionale di cui in premessa e monitorando lo stato di avanzamento degli investimenti a fini irrigui – nonché un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici per attenuarne impatti e danni economici, insieme al rafforzato impegno ad abbattere le emissioni di gas serra verso la decarbonizzazione come previsto dall'accordo di Parigi.
(2-01877)
«Stella Bianchi, Borghi, Cenni, Mariani, Cova, Narduolo, Schirò, Patrizia Maestri, Becattini, Casati, Casellato, Cominelli, Carra, Prina, Romanini, Galperti, Incerti, Giovanna Sanna, Mura, Carrescia, Oliverio, Marchi, Grassi, Vico, Patriarca, Baruffi, Senaldi, Taricco, Preziosi, Luciano Agostini, Antezza, Falcone, Mazzoli, Dal Moro, Fiorio, Colaninno, Massa, Piazzoni, Rampi, Zardini, Rostellato, Venittelli, Giampaolo Galli, Manzi, Crimì, Sbrollini, Coccia, Minnucci, Verini».
(7 luglio 2017)