TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 795 di Venerdì 12 maggio 2017

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per lo sport, per sapere - premesso che:
   il Palazzo del podestà fu costruito il 1227, committente il bresciano Laudarengo Martinengo nominato podestà di Mantova. Unitamente alla torre civica, il palazzo rappresentò il centro amministrativo del comune di Mantova;
   con il programma triennale delle opere pubbliche 2008-2010 e l'elenco annuale 2008, approvato con delibera di consiglio comunale n. 22 del 17 marzo 2008, il comune di Mantova ha previsto la realizzazione dei lavori di recupero, valorizzazione e riuso funzionale del complesso monumentale, denominato «Palazzo del podestà»;
   il progetto preliminare è stato approvato con delibera di giunta comunale n. 247 del 18 novembre 2008;
   la gara pubblica vide, in data 23 novembre 2011, l'offerta del Consorzio operative costruzioni C.C.C. Soc. Coop di Bologna aggiudicarsi l'appalto per l'importo di 11.125.794,84 euro (prima fase dei lavori);
   le condizioni del complesso monumentale, dopo le scosse sismiche che colpirono il comune di Mantova nel maggio 2012, hanno reso improrogabile l'intervento di urgenza, sia per tutelare la salute e la pubblica incolumità, sia per rispettare il protocollo Unesco. Quindi, con determinazione dirigenziale n. 1925 del settore lavori pubblici, in data 24 settembre 2012 sono stati approvati i verbali di gara e le risultanze in essi contenute aggiudicandosi, in via definitiva, i lavori all'associazione temporanea di imprese costituita da C.C.C. soc. Coop di Bologna e Piacenti s.p.a. di Prato;
   in tale determina si è precisato che l'appalto viene suddiviso in due fasi, impegnando l'importo complessivo di 12.347.274,32 euro, relativo alla sola fase I, a favore del C.C.C. Soc. Coop di Bologna: l'imputazione è riferita ai capitoli di bilancio relativi a «realizzazione sedi uffici comunali» e «nuove sedi degli uffici comunali»;
   con delibera di giunta comunale n. 247 del 10 dicembre 2013, è stato approvato il progetto definitivo;
   nelle premesse della delibera di giunta, tra le altre considerazioni, viene «accertata la necessità di rimodulare il progetto definitivo, dando priorità a lavorazioni di consolidamento e miglioramento sismico dell'intero edificio, senza oneri aggiuntivi rispetto alle risorse complessivamente assegnate per la fase I, pari a 13.925.000,00 euro, di cui 10.135.794,84 euro per lavori»;
   tali risorse risultano dal quadro economico, anch'esso approvato con la delibera n. 247 del 2013 ed «aggiornato a seguito delle spese già effettivamente sostenute e dell'adeguamento iva, dando atto che si darà corso alla sola fase I»;
   nelle premesse deliberative (secondo capoverso, pagina 7) si considera «che, ad oggi (10 dicembre 2013), sono già stati liquidati complessivi euro 717.768,03». Successivamente, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, segretariato regionale per la Lombardia, con provvedimento n. 1989 del 17 marzo 2016, ha autorizzato il comune di Mantova ad eseguire i lavori;
   sulla Gazzetta di Mantova, in data 1o dicembre 2016, si legge: «Il Cipe ha appena deliberato 9 milioni per sbloccare il cantiere del Palazzo del podestà - scrive in una nota del tardo pomeriggio il sindaco di Mantova Mattia Palazzi»;
   il progetto doveva procedere senza oneri aggiuntivi rispetto alle risorse complessivamente assegnate per la fase I, pari a 13.925.000,00 euro, di cui 10.135.794,84 euro per lavori. Dal marzo 2016 ad oggi i lavori non sono iniziati;
   non è noto se il Cipe abbia stanziato i nove milioni di euro con adeguata istruttoria;
   da una richiesta del consigliere comunale Giuliano Longfils, risulta che non è stato acquisito alcun fascicolo istruttorio presso il settore «Gestione del territorio e dell'ambiente» del comune di Mantova;
   una nota del 21 dicembre 2016, inviata dal Ministro Lotti, al sindaco di Mantova Mattia Palazzi, comunica la decisione presa nella seduta del Cipe del 1o dicembre 2016 dell'utilizzazione «delle risorse derivanti da revoche già operate con la delibera del Cipe n. 21/2014 per le obbligazioni giuridicamente vincolanti non assunte nei termini, a favore di comuni ed enti pubblici che presentino un livello di progettazione disponibile tale da consentire il rapido avvio della spesa ovvero che richiedano un cofinanziamento del costo residuo per poter essere rapidamente avviati. Tra gli interventi approvati, Ti confermo la presenza del progetto presentato dal comune di Mantova relativo al recupero, alla valorizzazione e al riuso funzionale del complesso del Palazzo del podestà per un importo complessivo di 9 milioni di euro. La delibera è attualmente nella fase di formalizzazione presso il dipartimento per la programmazione economica e verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica dopo l'avvenuto controllo preventivo di legittimità operato dalla Corte dei conti». Non è chiaro a quale «progetto» si riferisca il Ministro Lotti, considerato che il settore lavori pubblici del comune di Mantova, a quanto consta agli interpellanti, non ha inoltrato al Cipe alcun progetto definitivo, che, come già espresso, ha una sua conclamata autonomia finanziaria, né, tantomeno, il progetto esecutivo, relativo alla fase A1, revisione 1o ottobre 2015; i lavori non sono mai iniziati e, comunque, l'importo di tali lavori non può eccedere il finanziamento di 13.925.000,00 euro, già citato sopra;
   risulta agli interpellanti che, ad oggi, non sia stata resa pubblica alcuna istruttoria degli specifici atti di finanziamento del Cipe nella seduta del 1o dicembre 2016;
   da ultimo, il sindaco Palazzi, nella seduta di consiglio comunale del 21 dicembre 2016, ha esibito un documento che avrebbe comprovato il finanziamento di 9 milioni di euro da parte del Cipe: si trattava verosimilmente, secondo gli interpellanti, della nota del Ministro Lotti. Il che ha generato la ricerca finora infruttuosa degli atti al riguardo da parte del consigliere Longfils, con particolare attenzione alla richiesta del comune di Mantova del finanziamento sopra menzionato –:
   se il Governo intenda chiarire, per quanto di competenza, quali decisioni siano state assunte nella seduta del Cipe del 1o dicembre 2016 in merito al recupero ed al riuso funzionale del Palazzo del podestà del comune di Mantova;
   se e quali iniziative di competenza intendano assumere per impedire che siano destinate risorse economiche da parte del Cipe senza che sia stata svolta un'adeguata ed approfondita istruttoria preventiva.
(2-01778) «Zolezzi, Alberti, Businarolo, De Rosa, Ferraresi, Sarti, Agostinelli, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Massimiliano Bernini, Paolo Bernini, Nicola Bianchi, Bonafede, Brescia, Brugnerotto, Busto, Cancelleri, Cariello, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Ciprini, Colletti, Colonnese, Cominardi, Corda, Daga, Villarosa».
(2 maggio 2017)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
   il comune di Mazzarrà S. Andrea è stato sciolto per infiltrazioni mafiose della cosiddetta cosca dei «Mazzaroti» e si è insediata una commissione straordinaria nell'ottobre 2015;
   la Tirrenio Ambiente spa gestiva la discarica in fase operativa e adesso gestisce le operazioni del «post mortem» della suddetta discarica e della discarica di Tripi in provincia di Messina;
   la società, al centro di diverse inchieste giudiziarie, in particolare le operazioni «Riciclo», «Vivaio» e «Gotha», è stata messa in liquidazione come si evince da un articolo della Gazzetta del Sud del 27 febbraio 2017;
   il settimanale siciliano di politica «Centonove», nel mese di febbraio 2016, pubblica un interessante articolo su un presunto buco di 46 milioni di euro riguardante i fondi riscossi dal 2003 al 2014 per la sicurezza e la gestione trentennale post mortem della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea;
   a quanto pare la società adesso è in una crisi finanziaria che, a detta di quest'ultima, non permette una corretta gestione «post mortem» della discarica, con particolare rilievo alle attività di raccolta e di smaltimento del percolato che potrebbe creare, di fatto, un'emergenza igienico-sanitaria in caso di fuoriuscita dalle vasche;
   a quanto risulta agli interpellanti dal 2014 ad oggi nessun progetto di chiusura e messa in sicurezza è stato presentato dalla società;
   inoltre già dal 2014, durante le conferenze di servizi tenutesi al dipartimento regionale dei rifiuti di Palermo, era stato valutato come rischio reale il pericolo di sversamento di percolato, il rischio di esplosione dovuto al biogas ed il possibile crollo del corpo della discarica;
   con numerose e diverse note, la commissione straordinaria del comune di Mazzarrà ha più volte segnalato alla regione ed al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la situazione di pericolo dovuto a:
    a) impossibilità di intervento della società per crisi finanziaria;
    b) impossibilità di intervento risolutivo del comune che ha dichiarato dissesto;
    c) mancanza di previsione di un intervento risolutivo da parte della Regione siciliana;
   con ordinanze nn. 6 e 7 del 17 e del 24 marzo 2017 la commissione straordinaria del comune di Mazzarrà ha stanziato la somma di 20.000 euro per due interventi «tampone» che hanno evitato, solo per un paio di settimane circa, un'emergenza igienico-sanitaria causata dalla fuoriuscita del percolato dalle vasche;
   si apprende da due articoli che dal 6 aprile 2017 (articolo della Gazzetta del Sud del 6 aprile 2017: «Pompe spente, percolato nel torrente: è disastro») fino al 22 aprile 2017 (articolo della Gazzetta del Sud del 23 aprile 2017: «Da oggi via libera allo smaltimento del percolato») si è verificata un'emergenza igienico-sanitaria nel comprensorio, in quanto il percolato è fuoriuscito dalle vasche inquinando l'ecosistema circostante;
   con delibera 167/2017 del 7 aprile 2017 la Regione siciliana ha stanziato 300.000 euro per superare la fase critica dell'emergenza. Secondo le stime della società, questa cifra servirà ad evitare un'ulteriore emergenza al massimo fino a luglio/agosto 2017;
   all'interno della discarica è stato realizzato negli anni un impianto per il trattamento del percolato costato 2,8 milioni di euro che, a quanto si apprende da un articolo del Giornale di Sicilia del 15 aprile 2017, non è mai stato messo in funzione;
   inoltre, come si apprende da un articolo del Giornale di Sicilia del 12 aprile 2017, pare ci sia un «business» legato al trattamento del percolato delle discariche siciliane segnalato in un dossier presentato alla procura dall'Associazione Vania Contrafatto, che, parlando della discarica di Mazzarrà, sostiene che «continua a produrre percolato, è stata fermata la raccolta e non si capisce dove sono finiti i soldi che erano accantonati per smaltirlo. Si è creato un danno ambientale (...)» –:
   se non si ritenga di dovere, con urgenza, assumere iniziative per risolvere definitivamente questa situazione di pericolo per la pubblica incolumità nel comune di Mazzarrà S. Andrea e nei comuni limitrofi;
   se intendano, per quanto di competenza, attivarsi per capire dove siano finiti i fondi accantonati previsti per la raccolta ed il trattamento del percolato per la discarica di Mazzarrà S. Andrea, come anche denunciato dall'Associazione Contrafatto;
   se intendano, per quanto di competenza, attivarsi per acquisire elementi in merito ai motivi per cui solo il 4 aprile 2017, nonostante tutti gli enti preposti fossero già a conoscenza da circa un anno della criticità, la regione abbia deciso l'escussione di una sola polizza fideiussoria, con un massimale di circa 189.000 euro, depositata dalla Tirreno Ambiente spa e prevista dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 36 del 2003;
   se, nell'ambito delle proprie competenze, intendano avviare una seria ed approfondita verifica sui fatti accaduti nel corso degli anni e sull'attività delle autorità che dovevano rappresentare lo Stato e che dovevano prevedere e prevenire queste criticità per garantire la salute dei cittadini di quei territorio.
(2-01794) «Villarosa, D'Uva, Cancelleri, Di Benedetto, Lorefice, Grillo, Lupo, Marzana, Rizzo, Daga, Busto, De Rosa, Micillo, Terzoni, Zolezzi».
(9 maggio 2017)