TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 755 di Mercoledì 8 marzo 2017
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
A)
FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
recentemente il tribunale amministrativo regionale della Liguria ha dichiarato illegittimo il diniego del permesso di soggiorno, disposto dalla questura di La Spezia, nei confronti di un extracomunitario a seguito di due condanne per reati inerenti sostanze stupefacenti, per non aver valutato, nel caso, i legami familiari di quest'ultimo in Italia;
sempre giorni fa, lo stesso tribunale amministrativo regionale avrebbe accolto un analogo ricorso, presentato da uno straniero, precedentemente condannato per furto aggravato, al quale la questura di Savona aveva successivamente revocato il permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, per non aver quest'ultima adeguatamente dato «conto della gravità del reato commesso dal ricorrente e della conseguente pericolosità sociale dello stesso», non desumibile solo dal reato commesso, né fornito «un giudizio negativo o quantomeno sub valente in ordine all'inserimento familiare sociale e lavorativo» del ricorrente, tali da giustificare la revoca disposta;
in merito alla revoca del permesso di soggiorno di lungo periodo, il comma 7, lettera c), dell'articolo 9 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per i casi in cui manchino o vengano a mancare le condizioni per il suo rilascio, fa richiamo al precedente comma 4;
il comma 4 dispone in merito ai casi di diniego del permesso di soggiorno di lungo periodo e, richiamando ulteriori elementi di valutazione, fa però eccezione rispetto alle previsioni di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo n. 286 del 1998 per il rilascio del permesso di soggiorno;
pertanto, nei casi di cittadini extracomunitari che soggiornano in Italia da lungo periodo e che abbiano commesso dei reati, per effetto di tale interpretazione giurisprudenziale, confermata anche dalle sentenze richiamate in premessa, di fatto, i casi di diniego e revoca del permesso di soggiorno e di allontanamento degli stessi stranieri risultano fortemente limitati, rendendo sostanzialmente priva di effetto la normativa in materia a discapito dei legittimi diritti dei cittadini in tema di sicurezza –:
quali iniziative di competenza, in particolare normative, il Governo intenda adottare affinché possa efficacemente operare la revoca del permesso di soggiorno, anche di lungo periodo, e l'allontanamento degli stranieri titolari che abbiano commesso dei reati in Italia, in particolare a seguito di condanne per reati inerenti alle sostanze stupefacenti. (3-02851)
(7 marzo 2017)
B)
RICCIATTI, MARTELLI, FERRARA, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, LAFORGIA, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MURER, NICCHI, PIRAS, QUARANTA, RAGOSTA, SANNICANDRO, SCOTTO, SPERANZA, STUMPO, ZACCAGNINI, ZARATTI e ZOGGIA. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
Isolante K-Flex è un'azienda italiana specializzata nella produzione di isolanti elastomerici per isolamento termico ed acustico; conta 11 impianti produttivi ed oltre 2.000 addetti in 60 Paesi;
i dipendenti dello stabilimento di Roncello (Monza della Brianza) sono in presidio permanente dal 24 gennaio 2017 davanti la sede dell'azienda, per protestare contro la volontà della società di chiudere lo stabilimento italiano e trasferirlo in Polonia; in data 8 febbraio 2017 si è tenuto presso il Ministero del sviluppo economico un incontro sulla vertenza K-Flex, presieduto dal Vice Ministro Teresa Bellanova, con la presenza delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti della regione Lombardia. Tuttavia, l'incontro è stato disertato dall'azienda;
nonostante i richiami al senso di responsabilità, nell'incontro del 14 febbraio 2017 tenutosi presso la sede di Assolombarda, l'azienda, attraverso il responsabile del personale, nonché membro della famiglia proprietaria, Marta Spinelli, ha confermato i 187 licenziamenti annunciati e la volontà di trasferire la sede produttiva italiana, che impiega attualmente 250 lavoratori, nella sede polacca della società, dove si starebbe procedendo all'ampliamento dello stabilimento;
l'azienda non è in crisi e le ragioni del trasferimento sarebbero dettate da ragioni di mera convenienza economica;
Isolante K-Flex avrebbe inoltre beneficiato nel corso degli ultimi anni, a quanto riferiscono le organizzazioni sindacali, di 12 milioni di euro di finanziamenti pubblici, finanziamenti sui quali la stessa Vice Ministra Teresa Bellanova ha annunciato un'istruttoria –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare per evitare che Isolante K-Flex delocalizzi l'impianto produttivo di Roncello e garantire i livelli occupazionali attualmente impiegati e in tale contesto, tenuto conto dei 12 milioni di euro di contributi pubblici ricevuti dalla Isolante K-Flex, quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda promuovere affinché le aziende che ricevono finanziamenti pubblici siano tenute a perseguire l'obiettivo di mantenere la loro attività sul suolo italiano, evitando di delocalizzare gli stabilimenti all'estero. (3-02852)
(7 marzo 2017)
C)
DI VITA, BARONI, LOREFICE, GRILLO, SILVIA GIORDANO, NESCI, MANTERO e COLONNESE. – Al Ministro per gli affari regionali. – Per sapere – premesso che:
la legge di stabilità per il 2016 aveva fatto registrare un lieve incremento degli stanziamenti relativi al fondo nazionale per le politiche sociali, rifinanziandolo con circa 313 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017 e con circa 314 milioni di euro per l'anno 2018 e aumentando il fondo nazionale per la non autosufficienza a 450 milioni di euro, cui si aggiungono i 50 milioni di euro ricavati dal cosiddetto decreto-legge sul Mezzogiorno, per un totale di 500 milioni di euro;
l'intesa Stato-regioni del 23 febbraio 2017 ha stabilito, per il 2017, il taglio da 50 milioni di euro al fondo nazionale per la non autosufficienza e da 211 milioni di euro al fondo nazionale per le politiche sociali, derivante dalle ricadute del contributo alla finanza pubblica a carico delle regioni stabilito a partire dalla legge di stabilità per il 2015 e che per il 2017 costerà a regioni e province autonome 2,691 miliardi di euro di minori introiti. Tali riduzioni sarebbero conseguenza di quell'intesa che, prevedendo la riduzione degli stanziamenti statali a favore delle regioni per un totale di 485,196 milioni di euro extrasanitari, ha contemplato gli effetti di tale riduzione su diverse voci di spesa tra le quali figurano il fondo nazionale per la non autosufficienza e quello per le politiche sociali per gli importi sopra menzionati;
l'intesa è il frutto di un accordo esclusivo tra regioni e Ministero dell'economia e delle finanze, alla presenza del Ministro per gli affari regionali, senza la partecipazione, sin dalla fase istruttoria, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
il fondo nazionale per la non autosufficienza passerebbe da 311 a 99,7 milioni di euro, mentre il fondo nazionale per le politiche sociali perderebbe quei 50 milioni di euro ulteriori stanziati appena il giorno prima della citata intesa, nell'ambito della legge per la coesione sociale e il Mezzogiorno;
appare dunque irragionevole, al limite del paradosso, che nel giro di ventiquattr'ore si sia realizzato un incremento e un decremento del medesimo fondo, tanto da suscitare unanime sdegno delle rappresentanze sindacali;
la sentenza della Corte costituzionale n. 275 del 2016 ha sancito un principio fondamentale: «è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio e non l'equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione»;
il Governo non può esimersi dal garantire un adeguato stanziamento di risorse economiche per assicurare i livelli essenziali di assistenza –:
come il Governo intenda sopperire ai tagli dei fondi necessari ad assicurare i diritti incomprimibili delle fasce più deboli della società, indicando l'esatta riduzione, regione per regione, dei fondi che sono stati decurtati a discapito dei servizi e delle prestazioni che tutte le regioni devono garantire. (3-02853)
(7 marzo 2017)
D)
CALABRÒ. – Al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere – premesso che:
secondo i dati riportati dall'Istat in Italia nel 2016 sono nati 476 mila bambini (ancora meno dei 486 mila del 2015). La fecondità è stimata a 1,34 figli per donna;
la crisi economica che ha colpito così duramente il nostro Paese è uno dei motivi che hanno determinato il calo delle nascite. Il Governo è intervenuto con il «bonus nido» introdotto dal 1° gennaio 2017. Tale misura permetterà alle famiglie di iscrivere con più facilità i propri figli agli asili nido;
tra l'altro, la legge di bilancio per il 2017 ha confermato il voucher baby sitter e asilo nido varati nel corso della legge di stabilità per il 2016;
inoltre, il Governo ha previsto il cosiddetto «bonus mamma domani» o «premio alla nascita», valido dal 1° gennaio 2017, che comporta un premio una tantum di 800 euro da elargire alle future mamme al settimo mese di gravidanza;
accanto a queste importanti e fondamentali norme occorrono misure strutturali che permettano di implementare il numero delle nascite nel nostro Paese, favorendo e sostenendo le giovani coppie, invertendo, così, una tendenza al calo registrata dai dati Istat;
è naturale che un auspicato incremento delle nascite possa assicurare per il futuro la crescita economico-sociale del nostro Paese ed una «tenuta» maggiore del nostro sistema previdenziale –:
quali iniziative e misure strutturali il Governo intenda adottare (indicandone anche i tempi di attuazione) che possano essere da stimolo alla genitorialità e rappresentare un reale sostegno ai nuclei familiari con più figli e a quelli di nuova costituzione, al fine di incrementare il numero delle nascite nel nostro Paese.
(3-02854)
(7 marzo 2017)
E)
MONCHIERO. – Al Ministro per gli affari regionali. – Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 521-536, della legge n. 208 del 2015 concerne la pubblicazione dei bilanci di esercizio degli enti del servizio sanitario nazionale e l'attivazione, da parte dei medesimi enti, di un sistema di monitoraggio delle attività assistenziali e della loro qualità, introducono l'obbligo di adozione e di attuazione di un piano di rientro per le aziende ospedaliere o ospedaliero-universitarie e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici che presentino un determinato disavanzo o un mancato rispetto dei parametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure e prevedono un'estensione dell'istituto del piano di rientro, a decorrere dal 2017, alle aziende sanitarie locali ed ai relativi presidi ospedalieri;
in particolare, i commi 524 e 525 prevedono che l'individuazione degli enti che rientrino in almeno una delle due fattispecie (disavanzo o mancato rispetto dei parametri) è operata, per il 2016, entro il 31 marzo e, successivamente, entro il 30 giugno di ogni anno da parte della regione, con provvedimento della giunta regionale o del commissario ad acta (ove presente). Riguardo alla prima fattispecie, si fa riferimento alla sussistenza di un disavanzo tra i costi ed i ricavi (derivanti dalla remunerazione delle attività da parte del servizio sanitario regionale) pari o superiore al 10 per cento dei medesimi ricavi o pari, in valore assoluto, ad almeno 10 milioni di euro;
l'articolo 1, comma 390, della legge n. 232 del 2016 ha modificato la definizione di disavanzo, sostituendo il parametro del 10 per cento con quello del 7 per cento e riducendo da 10 a 7 milioni il parametro in valori assoluti;
il piano di rientro deve essere presentato alla regione, da parte dell'ente interessato, entro i 90 giorni successivi all'emanazione del provvedimento regionale di individuazione degli enti e riguardare un periodo di tempo non superiore al triennio, con la definizione delle misure idonee al raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario e patrimoniale e/o (a seconda dei casi) al miglioramento della qualità delle cure e all'adeguamento dell'offerta. Tale piano è approvato dalla regione secondo le procedure previa una valutazione positiva circa l'adeguatezza delle misure proposte, la loro coerenza con la programmazione sanitaria regionale o, ove presente, con il piano di rientro regionale dal disavanzo sanitario –:
a quante aziende sanitarie ospedaliere le regioni abbiano richiesto la presentazione di un piano di rientro e quanti di questi siano stati, ad oggi, approvati.
(3-02855)
(7 marzo 2017)
F)
FASSINA, PAGLIA e MARCON. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla procura di Napoli denominata «Facility management 4», è stato interrogato, come persona informata sui fatti ed in qualità di attuale amministratore delegato della Consip cpa (la centrale di committenza nazionale chiamata a realizzare il programma di razionalizzazione degli acquisti nella pubblica amministrazione), il dottor Luigi Marroni;
dalle sue deposizioni sarebbe emerso che il Ministro Luca Lotti gli avrebbe riferito di un'indagine in atto a carico della Consip spa, circostanza che lo avrebbe indotto a chiedere la bonifica dei suoi uffici dai dispositivi di intercettazione nel frattempo installati da carabinieri e Guardia di finanza, rendendolo così, a sua volta, responsabile di uno sviamento delle indagini;
al fine di assicurare la tutela degli interessi pubblici e la corretta gestione delle risorse, salvaguardando altresì l'immagine del socio pubblico, il Ministero dell'economia e delle finanze, con direttiva del 24 giugno 2013, ha dettato al dipartimento del tesoro i criteri di eleggibilità e gli indirizzi da osservare nelle procedure di selezione dei componenti degli organi di amministrazione delle società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero;
quanto alle nomine, la suddetta direttiva ha rafforzato i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori ed individuato le tappe di un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti, preliminare alla designazione dei candidati da parte del Ministro, nell'ambito delle sue funzioni di indirizzo politico-amministrativo. La stessa ha introdotto, inoltre, specifici parametri per la valutazione della competenza professionale e dell'esperienza dei candidati, con una particolare attenzione ai requisiti di eleggibilità richiesti ai fini della nomina come amministratore delegato;
secondo quanto prescritto dalla richiamata direttiva l'istruttoria sulle singole candidature deve essere svolta dal dipartimento del tesoro, con il supporto, nel processo di ricerca e valutazione dei candidati, di due società specializzate nel recruiting di top manager, la Spencer Stuart Italia e la Korn Ferry intl., individuate con una specifica procedura di selezione. Al termine dell'istruttoria sulle candidature e previo parere favorevole di un comitato di garanzia, al Ministro interrogato viene proposta una short list di nominativi unitamente ad una relazione di sintesi sui criteri di selezione adottati e sui profili dei candidati proposti –:
se per la nomina del dottor Luigi Marroni alla carica di amministratore delegato della Consip siano state osservate tutte le prescritte procedure e quali fossero, all'epoca, gli altri competitor inclusi nella relativa short list. (3-02856)
(7 marzo 2017)
G)
BRUNETTA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
nella vicenda Consip diventano centrali le dichiarazioni dell'amministratore delegato, Luigi Marroni, nominato a giugno 2015, sentito dai magistrati come persona informata sui fatti;
Marroni ha raccontato di un vero e proprio «ricatto» subito, di pressanti «richieste di intervento» – provenienti da un «livello istituzionale altissimo» – sulle commissioni di gara per favorire una specifica società, di «incontri» riservati, di «aspettative ben precise» sull'assegnazione di gare d'appalto indette dalla Consip, del valore di centinaia di milioni di euro;
Marroni, tuttavia, nonostante si sia dichiarato «molto turbato» dalle pressioni ricevute, non ha né sospeso, né revocato la procedura per l'appalto su cui avrebbe subito ricatti; nei verbali risulta persino che Marroni abbia dichiarato di aver fatto rimuovere le microspie piazzate dai carabinieri del nucleo operativo ecologico nel suo ufficio, senza rendere alcuna formale segnalazione o denuncia sia delle pressioni, sia delle microspie rimosse, né all'interno della struttura aziendale, né all'autorità giudiziaria;
tali gravi omissioni hanno riguardato anche il Ministero dell'economia e delle finanze, azionista unico di Consip, con ciò determinando precise violazioni di obblighi da statuto (articolo 11.7, che prevede rapporti trimestrali al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministro sull'andamento dell'amministrazione e della gestione) e codice etico (articolo 3.2), non essendosi attenuto alla prescrizione che impone di «operare nei rapporti con i terzi con imparzialità, trasparenza e correttezza, evitando di instaurare relazioni che siano frutto di sollecitazioni esterne o che possano generare un conflitto di interesse»;
a fronte di tali comportamenti sconcertanti – per i quali già si profilano risvolti di responsabilità sociale dell'amministratore, nonché erariale e per danno all'immagine – nessun intervento è stato adottato dal socio unico di Consip nei confronti degli amministratori interessati, mentre si apprende che il Ministro interrogato avrebbe già riconfermato la fiducia all'amministratore delegato, nonostante questi gli abbia offerto la propria disponibilità a lasciare l'incarico –:
se sia stato informato tempestivamente, a norma di statuto, delle gravi compromissioni dell'azione amministrativa in corso presso Consip e, in caso contrario, quali iniziative intenda adottare tenuto conto della violazione di espressi obblighi da statuto e codice etico, non essendo state fornite al Ministero dell'economia e delle finanze, agli organi societari e agli inquirenti le informazioni sulle pressioni che l'amministratore delegato di Consip ha riferito (solo ora) di avere ricevuto, e per quali ragioni il Ministro interrogato avrebbe rinnovato la fiducia all'amministratore delegato, anziché convocare l'assemblea per sollevarlo dall'incarico, sostituire tutto il consiglio d'amministrazione e adottare i provvedimenti richiesti in tale situazione. (3-02857)
(7 marzo 2017)
H)
GIGLI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
nel mese di febbraio 2017 il Parlamento europeo ha approvato la cosiddetta «risoluzione Tarabella», non legislativa, sulla parità tra uomo e donna;
la risoluzione citata ha, certamente, parti condivisibili e di buon senso, come quelle relative alla parità di accesso alla lavoro, alle iniziative contro la violenza sulle donne o quelle contro il lavoro minorile ed altre;
purtroppo, però, un emendamento presentato da alcuni gruppi di sinistra ha voluto intervenire in risposta, a parere dell'interrogante in modo improprio, alla decisione del Presidente Trump di vietare che organizzazioni non governative internazionali ricevano fondi dagli Usa qualora tra i servizi per la pianificazione familiare offrano anche l'aborto;
in particolare, il Parlamento europeo ha deciso di lanciare un fondo internazionale per finanziare l'accesso al controllo delle nascite ed all'aborto sicuro e legale, con l'utilizzo di fondi allo sviluppo a livello nazionale ed europeo, in modo da colmare il «buco» che la decisione americana causerebbe nei bilanci delle organizzazioni citate;
un compromesso finale ha stabilito che la legislazione competente sulla riproduzione resta di competenza statale;
nonostante questo, stupisce che il Parlamento europeo abbia deciso di seguire la linea di alcuni Stati europei, come i Paesi Bassi, che avevano deciso autonomamente di creare un fondo ad hoc per compensare le perdite finanziarie causate dalla decisione del Presidente Trump;
risulta all'interrogante che il Ministro danese per la cooperazione Ulla Tornaes ha avviato un processo per far sottoscrivere agli Stati membri una lettera comune da sottoporre all'Alto rappresentate per la politica estera dell'Unione europea Mogherini e al Commissario Mimica;
nella lettera si fa appello alla solidarietà con le donne in difficoltà per chiedere di aumentare i fondi dell'Unione europea destinati sostanzialmente a finanziare l'aborto nei Paesi in via di sviluppo, richiamando il cosiddetto approccio «fill the decency gap» che portò nel 2001 ad un contributo solidale di 32 milioni di euro per sostituire quelli americani soppressi;
il Ministro danese, preoccupata che una versione più estesa della Mexico city policy da parte del Governo Usa possa portare a restringere i servizi per la cosiddetta salute riproduttiva, propone che il tema venga discusso durante l'incontro informale dei Ministri responsabili per la cooperazione e lo sviluppo che potrebbe essere già programmato nelle prossime settimane –:
quale sarà la posizione che, sul tema della copertura dei fondi per l'aborto, assumerà il Governo in occasione del citato incontro. (3-02858)
(7 marzo 2017)
I)
RAMPELLI, GIORGIA MELONI, CIRIELLI, LA RUSSA, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
stando a quanto riportato da numerosi quotidiani, l'Unione europea sarebbe determinata a chiudere la cosiddetta rotta libica che porta in Europa i migranti irregolari attraverso i barconi che approdano sulle coste italiane;
tra le ipotesi allo studio della Commissione europea, oltre a quella di chiedere al Governo di Tripoli l'autorizzazione per le navi europee a entrare nelle acque territoriali libiche per il contrasto al traffico di esseri umani, vi sarebbe anche quella di creare una «line of protection», di fatto un blocco navale da realizzare con unità e uomini libici finanziati dalla Commissione europea con duecento milioni di euro a costituire una prima linea di difesa per impedire le partenze, dietro alla quale dovrebbero continuare ad operare le navi europee della missione «Sofia», con lo scopo di soccorrere i migranti alla deriva e di distruggere i barconi catturati;
in questo quadro, per rendere sicuro il meccanismo, l'Unione europea avrebbe intenzione di far verificare dal punto di vista legale anche l'attività delle organizzazioni non governative che operano al confine con le acque territoriali libiche, la cui presenza può essere un incentivo per i trafficanti a caricare i migranti su imbarcazioni inadatte a tenere il mare, contando sul fatto che saranno salvati, e sulle quali in Italia stanno già indagando due procure;
dopo la chiusura della rotta balcanica i migranti che salpano dalle coste libiche verso l'Italia e l'Europa meridionale rappresentano il 90 per cento del totale e, dopo l'aumento del 18 per cento degli ingressi clandestini registrato già nel 2016, per il 2017 l'Unione europea ha preso atto del fatto che «non ci sono indicazioni che il trend possa cambiare finché non migliorerà la situazione economica e politica» nei Paesi di origine e in Libia e ha stimato le persone pronte a partire dalla Libia nel corso dell'estate 2017 tra settecentomila e il milione –:
in che modo il Governo intenda agire affinché si giunga ad una tempestiva e favorevole conclusione delle trattative in ambito europeo e internazionale in corso per la realizzazione del blocco navale.
(3-02859)
(7 marzo 2017)
L)
LOCATELLI, PASTORELLI e LO MONTE. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
secondo la risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio»: è genocidio ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»;
gli yazidi sono un'etnia antichissima, linguisticamente di ceppo curdo e la cui identità è definita dalla professione di una fede preislamica, che combina elementi di diverse antiche religioni della regione medio orientale;
nell'agosto del 2014, quando Daesh prese il sopravvento nella regione al confine tra Siria ed Iraq, la popolazione yazida, che viveva per lo più concentrata nel distretto di Sinjar, ha subito persecuzione, violenze e massacri;
le Nazioni Unite hanno stimato che nel 2015 cinquemila yazidi sono stati massacrati e 7.000 donne e ragazze sono state ridotte in schiavitù e a tutt'oggi donne yazide risultano prigioniere dell'Is;
il rapporto del 2015 delle Nazioni Unite ha dichiarato la responsabilità di Daesh per il genocidio yazida davanti alla Corte penale internazionale;
le accuse includono anche i crimini di guerra verso i civili, bambini inclusi, e crimini contro l'umanità per cui si invoca il Consiglio di Sicurezza di ricorrere alla Corte penale internazionale perché persegua i responsabili;
l'Italia è attualmente membro non permanente del Consiglio di Sicurezza ed ha assunto la vice presidenza dell'Assemblea degli Stati facenti parte dello statuto della Corte penale internazionale;
la Camera dei deputati, nella seduta del 27 settembre 2016, ha approvato le mozioni Locatelli n. 1-01291 e Rosato n. 1-01292, che impegnavano il Governo a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al riconoscimento del genocidio del popolo yazida e ad assicurare i responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale;
dall'approvazione delle mozioni sono trascorsi 160 giorni, in data 10-13 febbraio 2017 una delegazione dell'intergruppo Italia-Kurdistan composta dai deputati Pia Locatelli, Lia Quartapelle Procopio e Giuseppe Romanini si è recata nella regione, ricevendo unanime riconoscimento per l'impegno del Parlamento italiano volto al riconoscimento in sede internazionale del genocidio yazida e al deferimento del caso alla Corte penale internazionale –:
quali iniziative intenda assumere il Governo per promuovere, nelle competenti sedi internazionali, il riconoscimento del genocidio yazida e, in particolare, se abbia intrapreso o intenda intraprendere passi formali al fine di assicurare i responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale. (3-02860)
(7 marzo 2017)
M)
QUARTAPELLE PROCOPIO, NICOLETTI, ROMANINI, PREZIOSI, CASSANO, MOSCATT, TACCONI, ANDREA ROMANO, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
il Parlamento è impegnato nell'esame e approvazione della deliberazione del Consiglio dei ministri sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali che potenzia il contingente militare italiano in Iraq e le sue funzioni di addestramento per le forze locali;
parallelamente, la deliberazione riconosce la necessità di rafforzare gli interventi di cooperazione come presupposto per una sicurezza duratura;
proseguono le operazioni di liberazione della città di Mosul iniziate dal Governo iracheno nell'ottobre 2016 ed è notizia di queste ultime ore la riconquista di un secondo ponte sul fiume Tigri che collega la zona vecchia della città ai suoi quartieri meridionali, dopo la liberazione della parte orientale a gennaio 2017;
nel corso dell'offensiva e dell'occupazione delle milizie di Daesh nell'Iraq settentrionale le minoranze etnico-religiose sono state oggetto di massacri e violenze di massa, abusi sessuali e privazioni della libertà, in particolare per le donne e per i bambini; i sopravvissuti sono stati costretti a un esodo di massa; dei 550 mila yazidi, 360 mila risultano attualmente sfollati, mentre dei 60 mila cristiani nell'area ne restano ormai soltanto 10 mila;
una delegazione dell'intergruppo d'amicizia Italia-Kurdistan iracheno si è recata a Sulaimaniya, Dohuk ed Erbil per incontrare esponenti politici e istituzionali, nonché rappresentanti delle comunità religiose yazida e siriaco-cattolica;
durante la visita si è manifestato unanime riconoscimento circa la leadership italiana nel programma di addestramento della coalizione; uguale apprezzamento è stato espresso per l'impegno del Parlamento italiano volto al riconoscimento in sede internazionale del genocidio yazida e al deferimento del caso alla Corte penale internazionale;
alla delegazione parlamentare è stato indirizzato l'invito a rafforzare, parallelamente all'impegno dei militari italiani, le iniziative di cooperazione bilaterale e multilaterale per costruire sicurezza e stabilità durature, nonché la necessità di aumentare gli interventi di assistenza e sostegno alle minoranze vittime di Daesh essenziali per la ricostruzione, riconciliazione e coesione della società irachena;
risulta sempre più gravosa la risposta sanitaria per feriti e infortunati più gravi, in particolare tra i minori –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza volte a sviluppare, nel contesto della liberazione di Mosul e di una progressiva stabilizzazione del territorio iracheno, anche un dettagliato piano integrato d'intervento per la ricostruzione e la riconciliazione, con particolare riferimento alle minoranze vittime delle offensive e dei crimini efferati di Daesh per le quali si prospetterebbe, come unica alternativa, un esodo migratorio verso l'Europa. (3-02861)
(7 marzo 2017)