TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 754 di Martedì 7 marzo 2017

 
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INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

A) Interpellanza

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimane il presidente dell'Inps, professor Tito Boeri, ha proposto di modificare «il modello organizzativo del coordinamento generale medico-legale dell'istituto»;
   in base a quanto disposto dalle determinazioni nn. 108 e 231 del 2009 e n. 82 del 2010, l'articolazione delle strutture medico-legali dell'istituto prevede 11 coordinamenti centrali presso la direzione generale, 20 unità operative complesse territoriali con funzione di coordinamento regionale, 86 unità operative complesse territoriali, 33 unità operative semplici territoriali, 5 unità operative semplici territoriali polispecialistiche, 28 unità imperative semplici non territoriali;
   a seguito della riorganizzazione predisposta dall'Inps le unità operative complesse territoriali e le unità operative semplici vengono così, di fatto, soppresse e conseguentemente vengono istituiti, solo a livello provinciale, i centri di coordinamento di livello 1 o 2, le unità operative semplici polispecialistiche e quelle non territoriali insieme alle unità operative complesse territoriali vengono soppresse (con una riduzione di 49 unità operative) e i servizi da queste prestati accentrati presso le sedi provinciali;
   tali disposizioni in Calabria si declinano con l'istituzione di 3 centri medico-legali di coordinamento territoriale di livello 2 (Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro) e due centri medico-legali di livello 1 (Crotone, dipendente funzionalmente da Cosenza, e Vibo Valentia, dipendente funzionalmente da Catanzaro);
   di conseguenza, viene soppresso l'unità operativa semplice di Rossano e le relative visite verranno effettuate dal centro medico-legale di livello 2 che opererà presso la sede provinciale di Cosenza;
   l'unità operativa semplice di Rossano, ad oggi, serve una popolazione pari ad oltre 220.000 abitanti ed ha una competenza territoriale che si estende lungo l'alto Jonio, dalla provincia di Crotone fino alla regione Basilicata con numerosi comuni montani dell'area silana e albanesi;
   è quindi facilmente immaginabile quale siano le gravi ripercussioni in termini di disagio per i cittadini (soprattutto anziani, malati, bambini, disabili che poi sono quelli che più usufruiscono dei servizi dell'Inps) senza contare i lavoratori, come i braccianti (questa area è a forte insediamento di aziende agricole), che dovranno raggiungere Cosenza per la semplice visita di controllo a seguito di mancato riscontro alla visita domiciliare;
   l'unità operativa semplice di Rossano, nel periodo che va dal 1o gennaio al 13 dicembre 2016, ha validato 10.993 verbali di invalidità civile e 60.140 certificati medici, ha effettuato 4.673 visite di invalidità civile ed i medici Inps hanno partecipato a 476 sedute presso le varie aziende sanitarie locali del territorio;
   l'unità operativa semplice di Rossano, quindi, per carico di lavoro, risulta essere in Calabria vicina a Reggio Calabria e Cosenza, con dati statistici assolutamente superiori a Crotone e Vibo Valentia, capoluoghi di provincia, alle quali in base alla riorganizzazione viene invece riconosciuto il centro medico-legale livello 1 territoriale che non viene concesso paradossalmente a Rossano;
   è altresì assai improbabile che il centro medico-legale di Cosenza, per logistica e per carichi di lavoro, sia in grado di accogliere e gestire un flusso di utenza aggiuntivo pari ad una media di circa 600 persone al giorno tra malati ed accompagnatori;
   inoltre, in tale presunto processo di razionalizzazione della spesa non si può non considerare che il risparmio sull'indennità al medico responsabile finirebbe per essere annullata dai rimborsi delle spese di viaggio per gli stessi medici che, assegnati a Cosenza, dovranno partecipare alle sedute delle commissioni mediche integrate presso le aziende sanitarie locali della zona;
   va inoltre previsto un conseguente aumento delle richieste di visite domiciliari in ragione un ulteriore conseguente di collegamento degli utenti con Cosenza ed un ulteriore conseguente aumento delle spese di trasferta per i medici;
   questo tipo di organizzazione ricalca, fra l'altro, una suddivisione territoriale che non considera la realtà territoriale che vede in atto l'approvazione della legge regionale per l'unione dei comuni di Rossano e Corigliano che costituiranno un'unica grossa realtà territoriale, circa ottantamila abitanti, la prima città della provincia di Cosenza;
   alla sede dell'Inps di Rossano, che estende la sua competenza sull'intero territorio della Sibaritide, deve essere riconosciuta la struttura che le compete in base al bacino d'utenza e al conseguente numero di prestazioni erogate per cui si chiede che alla sede di Rossano venga riconosciuto il centro medico-legale di livello 1 ed il ruolo di filiale provinciale, anche perché l'uno implica l'altro, al fine garantire ai cittadini di questo territorio i diritti essenziali negati –:
   quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere affinché l'Inps riveda il modello organizzativo avanzato sulla base di criteri più razionali che tengano conto di carichi dei lavoro e delle difficoltà sociali e infrastrutturali dei territori interessati e, in particolare, per quanto attiene alla situazione dell'unità operativa semplice e della filiale provinciale di Rossano, se non ritenga opportuno convocare in tempi rapidi un tavolo di concertazione al fine di pervenire ad un modello organizzativo, soprattutto nel delicatissimo settore medico-legale, maggiormente rispondente alle esigenze dei diversi territori e dei cittadini.
(2-01566)
«Bruno Bossio, Aiello, Barbanti, Battaglia, Censore, Covello, Magorno, Oliverio, Stumpo».
(21 dicembre 2016)

B) Interrogazione

   BINETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   tempo fa l'interrogante ha già segnalato in un'interrogazione al Ministro della salute, interrogazione a risposta scritta n. 4-10126, del 4 agosto 2015, seduta n. 475, che non ha avuto risposta, la situazione di un bambino autistico: Angelo, allontanato da sua madre e dalla sua famiglia e messo in una casa-famiglia di Trieste. I problemi del bambino si erano accentuati dopo un cambio del trattamento farmacologico che lo aveva profondamente scompensato, rendendolo aggressivo e poco controllabile;
   i problemi di Angelo nel frattempo hanno assunto un aspetto, che va ben oltre l'aspetto sanitario, e che ha profondi risvolti con la gestione dei servizi sociali di cui si avvale il tribunale dei minori di Trieste. Per questo l'interrogazione oggi è rivolta in primis al Ministro della giustizia, analogamente a quanto fatto con un'interrogazione su materia simile riguardante l'allontanamento forzato di bambini dalla loro famiglia, e in concreto dalla loro madre, presentata il 6 ottobre 2015, seduta n. 496, relativamente alla condizione di due fratellini di Battipaglia e ancora in attesa di risposta;
   attualmente il bambino Angelo, dopo aver ripreso la vecchia terapia, appare più sereno e vorrebbe tornare a casa con sua madre e suo fratello. Va meglio a scuola, dove ha trovato un buon sostegno e non ha crisi, secondo quanto ha detto l'insegnante alla madre, incontrata per la rappresentazione di Natale;
   nella casa famiglia sono rimasti soltanto due bambini: oltre ad Angelo, che ha 9 anni, c’è un altro bimbo di 4 anni, che non parla ancora e mostra visibili segni di ritardo e di disadattamento. Nella casa-famiglia sono per altro subentrate nuove difficoltà, legate alla riduzione del personale, per cui non possono seguire il bambino come sarebbe necessario;
   nella precedente interrogazione l'interrogante faceva presente che il decreto dell'agosto 2015 prolungava la presenza di Angelo nella casa-famiglia senza tener conto che le motivazioni del decreto di prelievo forzato eseguito il 29 dicembre 2014 erano conseguenza di un grave equivoco. In quel periodo infatti le assistenti sociali avevano interpretato la situazione di scompenso del bambino, attribuendola alla relazione con la mamma, mentre si sarebbe trattato, a quanto risulta all'interrogante, degli effetti di una terapia sbagliata, che sembrerebbe esser stata prescritta da un neuropsichiatra, che dopo aver visitato superficialmente il bambino durante le vacanze di Natale del 2014, sarebbe partito senza lasciare nessun recapito. Nessuno allora si sarebbe azzardato a modificare il trattamento, nonostante le insistenze della madre, che si rendeva conto dell'immediata relazione che c'era stata tra cambiamento delle medicine e cambiamento del comportamento di Angelo. La mamma non fu ascoltata e il bambino fu prelevato forzosamente e condotto dai servizi sociali nella casa-famiglia Gesù Bambino, che peraltro ha un carattere più di tipo educativo che terapeutico;
   ancora oggi il personale della casa-famiglia non sembra all'interrogante adeguato a prendersi cura di Angelo e dei suoi problemi, né facilita le cose il fatto che, a quanto consta all'interrogante, l'unico educatore presente sarebbe spagnolo e non sempre riuscirebbe a capirsi correttamente con il bambino. La forzata separazione di Angelo da sua madre, da suo fratello e da suo padre è motivo di profonda frustrazione per lui e per la sua famiglia, che non riesce assolutamente a capirne le ragioni;
   la madre nel frattempo ha dovuto ridurre drasticamente la sua attività professionale di legale, per essere a disposizione dei servizi sociali ad ore obbligate, in funzione del rapporto con Angelo e con Andrea, suo fratello. È stata anche indotta dai servizi sociali a seguire corsi di parent training a Conegliano per imparare a gestire meglio i suoi figli;
   i tentativi della madre di venire a capo della situazione per ricongiungersi con il bambino si scontrano con una burocrazia che la ferisce profondamente e che in alcuni casi mostra anche dei segnali preoccupanti;
   le relazioni della scuola e quelle della casa-famiglia appaiono in contrasto tra di loro: le relazioni della casa-famiglia trasmesse al tribunale dei minori dal servizio sociale sottolineano la problematicità di certi comportamenti del bambino, mentre direttamente dalla scuola giungono segnali positivi alla madre, che tuttavia sembrerebbe non esser autorizzata ad informarsi formalmente dell'andamento del figlio. Nella mamma e nei suoi consulenti c’è la diffusa convinzione che si voglia generalizzare ed esagerare un comportamento che invece sembrerebbe una reazione alla casa-famiglia ed a quella che pare un'incapacità di gestire il bambino –:
   quale iniziative di competenza il Governo intenda assumere per rivedere e rivalutare il ruolo delle case-famiglia e dei servizi sociali, quando in casi come questi le case-famiglia non rispondono alle effettive esigenze dei bambini, mentre l'allontanamento dalla famiglia crea una sensazione di abbandono e accentua la sofferenza del bambino, rendendo più difficile per lui l'integrazione sul piano sociale e scolastico. (3-02029)
(19 dicembre 2016)

C) Interrogazione

   FAVA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   al detenuto Aldo Ercolano, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione di stampo mafioso, è stato revocato il regime speciale di detenzione previsto dall'articolo 41-bis;
   il fatto ha già provocato la preoccupata reazione della direzione nazionale antimafia che, nell'ultima relazione semestrale, ha inteso stigmatizzare la decisione, ritenendo che «il venir meno del regime di cui all'articolo 41-bis nei confronti di Aldo Ercolano, nipote di Benedetto Santapaola e da questi designato alla successione anche per l'autorevolezza di cui gode all'interno della “famiglia”, rende particolarmente preoccupante e meritevole di un attento monitoraggio la situazione che può determinarsi all'interno delle carceri in cui sono reclusi gli associati a tale cosca mafiosa (...) in quanto appare assai verosimile che possano essere effettuati, con la regia dell'Ercolano, nuovi reclutamenti (...) e che vengano impartite importanti indicazioni strategiche sull'operatività della cosca da veicolare all'esterno»;
   Aldo Ercolano è figlio di Giuseppe Ercolano – capo dell'omonima famiglia mafiosa, recentemente deceduto – nonché nipote di Benedetto Santapaola, noto capomafia catanese;
   dopo l'arresto dello zio Benedetto Santapaola, l'Ercolano aveva assunto la reggenza di Cosa nostra sul territorio di Catania;
   l'ufficio anticrimine della questura di Catania in una nota recente scrive che Ercolano «seppur detenuto da molti anni, ha sempre avuto e continua ad avere una posizione di assoluto prestigio all'interno della famiglia»;
   la famiglia Ercolano, imparentata con quella dei Santapaola e dei Mangion, rappresenta una delle cosche storiche di Cosa nostra nella Sicilia orientale;
   risale a pochi giorni fa la confisca ai sensi della «legge La Torre» di due aziende del valore di dieci milioni di euro intestate ai fratelli di Aldo;
   i rapporti tra il vecchio capomafia Giuseppe Ercolano, padre di Aldo, e l'editore del quotidiano La Sicilia Mario Ciancio hanno determinato l'apertura di un'indagine che attualmente vede Ciancio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa;
   in occasione della recente missione della Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere a Catania, a domanda specifica dell'interrogante, sia il prefetto che il questore e il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri hanno detto di non essere al corrente del provvedimento di revoca del 41-bis nei confronti di Aldo Ercolano;
   l'attuale pericolosità mafiosa della famiglia Ercolano e il ruolo indiscutibilmente apicale che vi ricopre Aldo Ercolano sono fatti inoppugnabili –:
   quali motivazioni giustifichino la revoca del 41-bis nei confronti del detenuto Aldo Ercolano;
   se il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative per riattivare tempestivamente il 41-bis nei confronti del suddetto detenuto. (3-02849)
(6 marzo 2017)
(ex 4-04379 del 4 aprile 2014)