TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 752 di Venerdì 3 marzo 2017
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, per sapere – premesso che:
le zone franche in genere, e soprattutto «le zone economiche speciali», rappresentano un eccezionale volano per lo sviluppo economico e sociale di qualsiasi Paese, per la loro capacità catalizzatrice di Foreign direct investment (FDI), di creazione di posti di lavoro, e quindi di abbassamento del tasso di disoccupazione, nonché per la loro idoneità a determinare l'incremento del commercio internazionale, l'accelerazione di un programma di sviluppo economico, lo sviluppo del settore della tecnologia avanzata;
la loro rilevanza nell'ambito della crescita commerciale ed economica deriva anche dalle oggettive connessioni esistenti con il settore dei trasporti, ed in particolare con il settore portuale e logistico;
a tale riguardo, in relazione alla recente riforma portuale che ha attribuito, fra l'altro, esplicite competenze alle autorità di sistema portuale in ambito portuale e logistico, l'utilizzo delle «zone economiche sociali» sarebbe uno strumento per consentire al sistema portuale e logistico nazionale l'acquisizione di una maggiore competitività, soprattutto con riferimento agli interscambi commerciali con i Paesi esterni all'Unione europea;
in base a qualificati dati forniti da esperti a livello mondiale in materia di zone franche e di zone economiche speciali, è recentemente emerso il grande interesse degli stakeholder internazionali circa la recente evoluzione istituzionale in atto in Italia su tale argomento, rappresentata dai lavori svolti dal tavolo tecnico interistituzionale sulle zone economiche speciali che nel 2016 più volte si è riunito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per vagliare le relative proposte di legge della regione Calabria e della regione Campania, per verificare la possibilità di redigere un primo documento normativo nazionale dedicato alle zone economiche speciali e di realizzare, così, le prime due ipotesi di zone economiche speciali nel nostro paese presso il porto di Gioia Tauro e in alcuni territori della Campania, in particolare presso i porti di Napoli e di Salerno, e loro aree retroportuali e la zona ex industriale di Bagnoli;
tali strumenti possono essere realizzati nel rispetto della normativa dell'Unione europea sugli aiuti di Stato e sulla concorrenza, come dimostrano alcuni esempi di successo in Europa;
a tal proposito, si sottolinea, tra l'altro, che l'interrogazione sulle zone economiche speciali del 27 settembre 2012 (E-008553-2012), presentata dall'eurodeputato Tsoukalas, ha determinato un'importante risposta della Commissione l'11 dicembre 2012, nella quale è stato precisato che l'esperienza dei propri servizi con le zone economiche speciali sarebbe stata oggetto di un revirement;
il potere di accelerazione economica di tali strumenti, in base alle più recenti evoluzioni internazionali, non risiede esclusivamente su incentivi di carattere doganale e fiscale (dovendo solo in tal caso soggiacere necessariamente al quadro normativo dell'Unione europea), bensì su ulteriori agevolazioni, quali quelle di carattere amministrativo ed infrastrutturale, che si sono rivelate ugualmente indispensabili per sostenere e catalizzare l'attenzione della business community;
la grande l'aspettativa che finalmente anche l'Italia entri a far parte a pieno diritto del consesso internazionale dei Paesi che con successo utilizzano sul loro territorio tali eccezionali strumenti creatori di sviluppo e di benessere (e fra questi vi sono diversi Stati membri dell'Unione europea) deve far riflettere sul fatto che i tempi delle analisi e delle inutili ponderazioni sono terminati e che per stimolare la ripresa economica non si può prescindere dalla realizzazione delle zone economiche speciali –:
se il Governo non ritenga che tra le scelte strategiche e le riforme economiche previste nel nostro Paese sia da annoverare anche la creazione di zone economiche speciali nelle aree logistiche ed industriali in connessione funzionale con i porti italiani di rilevanza internazionale, al fine di stimolare l'insediamento di imprese estere che svolgono attività nel comparto logistico-industriale o in quello dei servizi, nonché di imprese start-up innovative, di imprese spin-off attive nel settore della ricerca e dello sviluppo e dell'alta tecnologia, di imprese di servizi per le «città intelligenti» (smart city);
se non sia necessario accelerare il perfezionamento dell’iter riguardante la creazione delle prime due ipotesi di zone economiche speciali in Italia.
(2-01659)
«Oliaro, Monchiero, Mazziotti Di Celso, Menorello, Molea, Galgano, Quintarelli, Dambruoso».
(14 febbraio 2017)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
da circa tre anni, il repentino alternarsi di gruppi dirigenti e di manager differenti all'interno del gruppo TIM ha comportato la modifica continua delle priorità e dei progetti, spesso aventi però un unico fine: la compressione dei costi;
nel marzo 2013 sono stati firmati accordi particolarmente pesanti per i lavoratori ma aventi come obbiettivo l'aumento di produttività ai fini della salvaguardia del perimetro occupazionale e della stabilizzazione a medio-lungo termine dei volumi lavorati in azienda;
ad ottobre 2015 con accordo separato alcune organizzazioni sindacali hanno firmato nuovi contratti di solidarietà che hanno avuto inizio da gennaio 2016 e dureranno fino a gennaio 2018. Nel primo semestre 2016 si insedia la nuova dirigenza a seguito del passaggio del controllo azionario di TIM al gruppo francese. Il nuovo amministratore delegato Cattaneo, al suo insediamento, ha espresso la volontà di procedere a un taglio dei costi di 1,6 miliardi di euro nei successivi tre anni, riducendo gli sprechi, ma dichiarando altresì che non avrebbe tagliato i costi del lavoro;
il 6 ottobre 2016 l'azienda ha disdettato unilateralmente gli accordi collettivi del 14 e 15 maggio 2008, che racchiudono una parte della normativa di secondo livello e frutto di anni di mediazione sindacale, disegnando così un progetto aziendale di organizzazione del lavoro che va a minare inesorabilmente le fondamenta del contratto collettivo nazionale di lavoro;
contro tale progetto i lavoratori del gruppo TIM iniziano un periodo di mobilitazione che culmina con lo sciopero nazionale del gruppo TIM del 13 dicembre 2016. L'obbiettivo è contrastare tale scelta aziendale, che ha previsto un aumento di ore lavoro legato ad alta flessibilità, ad una diminuzione dei salari e a demansionamento. Lo sciopero ha registrato un'adesione di oltre il 70 per cento con punte diffuse del 90 per cento in alcuni settori e sedi;
il 1o febbraio i lavoratori TIM hanno partecipato ad uno sciopero nazionale di settore delle telecomunicazioni per il mancato rinnovo del contratto nazionale, per protestate contro la volontà manifestata dalla proprietà di spostare unilateralmente il gruppo «Staff», dalle attuali sedi di Torino e Milano verso Roma, coinvolgendo 56 lavoratrici e lavoratori;
il 6 febbraio 2017 l'azienda ha disposto unilateralmente lo spostamento di attività e persone del gruppo « Staff» dalle sedi di Milano e Torino per un totale definitivo di 265 lavoratrici e lavoratori, molti di loro con più di cinquant'anni di età. La scelta della gestione accentrata delle attività è stata motivata con il presunto efficientamento connesso alla gestione «su più sedi». Tale motivazione, in un contesto che abbraccia talune realtà ormai consolidate come quella dello smartworking, suona quantomeno obsoleta. Il trasferimento collettivo forzoso dei lavoratori, inoltre, comporterebbe inevitabilmente un depauperamento dei territori di provenienza;
l'11 febbraio 2017, in occasione del festival di Sanremo, i lavoratori della TIM hanno fatto sentire nuovamente la loro voce protestando contro le politiche aziendali;
migliorare l'efficacia e l'efficienza dell'organizzazione del lavoro significa investire sulla professionalità e sulla motivazione delle lavoratrici e dei lavoratori di TIM – peraltro altamente qualificati –, cogliendo le sfide dell'innovazione per rilanciare e aumentare la competitività commerciale, tecnologica, dei servizi, delle offerte dell'azienda, puntando alla re-internazionalizzazione dell'impresa. Si rende allora utile e doveroso chiedere chiarimenti alla nuova società rispetto alle decisioni prese, a fronte di un piano di rilancio industriale condiviso con tutte le parti in gioco, soprattutto se le parti hanno già dovuto affrontare sacrifici, come in questo caso –:
se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra esposta;
se il Governo intenda convocare in tempi celeri un tavolo di confronto con proprietà e rappresentanze sindacali.
(2-01678)
«Cimbro, Vezzali, La Marca, Gnecchi, Melilla, Paola Boldrini, Ciracì, D'Incecco, Zan, Martelli, Carloni, Gribaudo, Fabbri, Taricco, Capozzolo, Fitzgerald Nissoli, Allasia, Fontanelli, Paola Bragantini, Montroni, Cassano, Quaranta, Zappulla, Placido, Cominelli, Chaouki, Giuseppe Guerini, Guerra, Lauricella, Scanu, Amato, Ascani, Bersani, Damiano, Marco Di Stefano, Misiani, Prina, Raciti, Rampi, Francesco Sanna, Giovanna Sanna, Rabino, Lainati, Ragosta, Librandi».
(23 febbraio 2017)