TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 751 di Mercoledì 1 marzo 2017

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. – Per sapere – premesso che:
   l'inchiesta sul terremoto del mese di agosto 2016, condotta dal gruppo interforze composto dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria e dai carabinieri di Rieti, ha avuto come esito preoccupante la scoperta che tre aziende, attualmente operanti nella ricostruzione post sisma nella zona di Amatrice, hanno avuto in passato difficoltà giudiziarie;
   l'aquilana Dsba srl, che si sta occupando della «manutenzione ordinaria e pronto intervento» di due strade regionali che portano ad Amatrice, nel 2015 fu esclusa su segnalazione dell'Anac da un bando di lavori per il Giubileo, in quanto al suddetto bando avevano partecipato due società gemelle (Dsba e Codisab) con nomi diversi, ma sempre riferibili alla famiglia di impresari Di Sabantonio, alterando la concorrenza;
   la Codisab, azienda capofila di Di Sabantonio, nella ricostruzione post terremoto dell'Aquila operò in un'associazione temporanea di imprese, in cui uno dei cui soci risultava in rapporti con i prestanome di Vito Ciancimino;
   la seconda azienda, su cui la procura sta decidendo se aprire un'indagine, è l'Htr bonifiche che ha vinto alcune commesse per la rimozione delle macerie e che fa parte del gruppo Htr, il cui ex consigliere delegato è imputato a Firenze per traffico illecito di rifiuti;
   lavora alla ricostruzione delle zone terremotate, infine, il Consorzio nazionale servizi che ha vinto la gara Consip per la fornitura di casette di legno destinate anche ad Amatrice, a cui era associata anche la cooperativa di Buzzi protagonista dell'inchiesta su «mafia capitale» –:
   se il Governo sia a conoscenza delle vicende di cui in premessa e se possa fornire rassicurazioni circa il corretto svolgimento delle assegnazioni dei lavori e delle gare in questione, nel pieno rispetto del quadro normativo. (3-02831)
(28 febbraio 2017)

   RUSSO, CATANOSO e FABRIZIO DI STEFANO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:
   è di recente diffusione l'allarme della Coldiretti, lanciato sulla base dei dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2015: le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono aumentate del 680 per cento e hanno raggiunto circa 70 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente;
   dalla Cina si sta infatti assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano, poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro;
   in Italia, l'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti vale solo per la passata di pomodoro, ma non per il concentrato o per i sughi pronti; in pratica, una volta lavorati nel nostro Paese, i prodotti conquistano una fittizia cittadinanza italiana e beneficiano del valore aggiunto di cui godono le eccellenze agroalimentari italiane sui mercati esteri, costituendo un serio attacco al made in Italy;
   l'iniziativa del Governo per la valorizzazione dei prodotti nazionali attraverso il segno unico distintivo agroalimentare ha, di fatto, alimentato un export agroalimentare di prodotti che non sono italiani, ma che semplicemente transitano nel nostro Paese;
   all'aumento record delle importazioni si sommano la riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori (di circa il 10-15 per cento) e il taglio delle superfici coltivate, generando una situazione che non è più sostenibile;
   il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani: nel settore del pomodoro da industria sono impegnati in Italia oltre 8 mila imprenditori agricoli che coltivano circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10 mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro;
   la Cina avrebbe conquistato, anche nel 2015, il primato in Europa del numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti –:
   quali iniziative urgenti intenda adottare per contrastare questo ennesimo attacco di concorrenza sleale in uno dei settori simbolo del made in Italy nel mondo, oltre che per tutelare il diritto dei consumatori di conoscere cosa acquistano e cosa mangiano, e come intenda agire, attraverso specifiche iniziative di competenza, per rendere il mercato più trasparente e tutelare il made in Italy attraverso l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti importati, anche per il concentrato di pomodoro. (3-02832)
(28 febbraio 2017)

   VIGNALI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il Parlamento ha approvato il 6 giugno 2016 la legge n. 106, «Delega al Governo per la riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale»;
   la legge prevede una serie di deleghe al Governo al fine di sostenere l'autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono anche in forma associata a perseguire il bene comune e ad elevare i livelli di coesione e protezione sociale, favorendo l'inclusione ed il pieno sviluppo della persona;
   tra le finalità perseguite dalla delega vengono indicate specificatamente quelle di procedere ad una revisione della disciplina contenuta nel codice civile in tema di associazioni e di fondazioni, nonché della disciplina in tema di impresa sociale e di servizio civile nazionale;
   l'articolo 9 della citata legge prevede una delega al Governo per la disciplina delle misure agevolative e di sostegno economico in favore degli enti del terzo settore e per il riordino e l'armonizzazione della relativa disciplina tributaria e delle diverse forme di fiscalità di vantaggio nel rispetto della normativa dell'Unione europea. Tra l'altro, questo decreto legislativo dovrebbe contenere le norme sul 5 per mille;
   si tratta di una legge attesa da tempo e che rappresenta una vera e propria svolta nella vita del mondo del terzo settore, che, pertanto, ha acquisito un riconoscimento giuridico che fino ad oggi era mancato;
   il Governo ha tempo un anno dalla data di entrata in vigore della legge per predisporre i decreti legislativi necessari all'attuazione della stessa, pertanto a breve la delega scadrà –:
   quale sia lo stato di attuazione relativo alla predisposizione degli schemi dei decreti legislativi necessari per rendere subito operativa la legge sul terzo settore in particolare il decreto legislativo che dovrebbe contenere le norme sul 5 per mille) in relazione alla quale si ritiene opportuno accelerare, vista l'importanza che essa riveste per il Paese, la presentazione dei medesimi schemi di decreti legislativi alle Camere per il relativo parere.
(3-02833)
(28 febbraio 2017)

   LOMBARDI, CIPRINI, CHIMIENTI, COMINARDI, TRIPIEDI e DALL'OSSO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il 7 febbraio 2017, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla presenza di esponenti del Governo, si è svolta una riunione tra il direttore delle risorse umane di Tim spa, la responsabile relazioni sindacali dell'azienda e il rappresentante del sindacato Uilcom;
   in quell'occasione, la società riportava una serie di indicatori economici a sostegno dell'asserito andamento negativo della redditività e della produttività aziendale, tra i quali:
    a) ricavi in calo;
    b) costo del lavoro stabile malgrado il ricorso alla solidarietà;
    c) contrattazione di II livello antistorica e/o inadeguata a sostenere la produttività;
   a quanto risulta dalla presentazione ufficiale, da parte dei vertici Tim, del nuovo piano industriale, i suddetti dati non corrisponderebbero a quelli reali che sarebbero invece i seguenti:
    a) nel corso degli ultimi 5 anni i ricavi hanno conosciuto un incremento pari a circa l'1 per cento annuo;
    b) il costo del lavoro è stato ridotto di circa 11 milioni di euro;
    c) la contrattazione di secondo livello in vigore fino a oggi ha prodotto cospicui risultati;
   sulla base degli elementi riportati dai vertici Tim – confutati da parte dei lavoratori – l'azienda ha disdetto gli accordi sindacali del 14 e 15 maggio 2008 e ha emanato un nuovo regolamento aziendale, peggiorativo delle condizioni dei dipendenti, al fine di attenuare i trend sopra evidenziati che, a loro avviso, impatterebbero pesantemente sulla competitività della società –:
   se il Ministro interrogato, alla luce dei dati in suo possesso, riferiti agli anni 2012-2016, non reputi necessario intervenire allo scopo di sollecitare un nuovo tavolo di incontro tra i manager di Tim e le organizzazioni sindacali dei dipendenti, finalizzato a ripensare un modello di gestione aziendale che tuteli i diritti fondamentali dei lavoratori. (3-02834)
(28 febbraio 2017)

   PAGLIA, AIRAUDO, PLACIDO, COSTANTINO, DANIELE FARINA, FASSINA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, MARCON, PALAZZOTTO, PANNARALE e PELLEGRINO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   ad un lavoratore modenese con 30 anni di contributi versati da lavoratore dipendente e con successivo cumulo di contributi afferenti alla gestione separata (provenienti da prestazioni a voucher), con verificata possibilità di anticipare il requisito da 67 anni a 63 e 7 mesi, la locale sede dell'Inps avrebbe negato la collocazione in pensione a partire dal 1o gennaio 2017, opponendo la mancata maturazione del diritto;
   a seguito di verifica effettuata dal patronato Inca Cgil, sarebbe stata confermata la previsione iniziale, motivata con il fatto che negli ultimi 4 anni l'operaio sia stato pagato a voucher;
   la sede dell'Inps di Modena non sarebbe infatti abilitata all'accredito dei contributi da lavoro a voucher, in attesa di indicazioni da parte della sede nazionale;
   è del tutto evidente che, se confermata, la notizia sarebbe incredibile, perché rappresenterebbe una terribile lesione del diritto dei lavoratori, che, oltre a vedersi costretti a lavorare in assenza di contratto, con la retribuzione affidata a un «buono orario», sarebbero anche privati del diritto alla pensione;
   è inutile aggiungere che anche solo una giornata di pensione negata ad un solo lavoratore sarebbe un arbitrio intollerabile, a fronte di contributi regolarmente versati;
   inoltre, per quanto risulta agli interroganti, le sedi periferiche dell'Inps, come quella di Modena, potrebbero non essere autorizzate ad accreditare i versamenti contributivi derivanti da voucher e ciò rappresenterebbe un fatto di gravità inaudita –:
   se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e, in tal caso, quali provvedimenti urgenti si intendano assumere in relazione a quanto si sta verificando presso le sedi dell'Inps che, come quella di Modena, stanno negando un diritto ai lavoratori, chiarendo altresì i motivi per i quali non siano mai state date le opportune e doverose disposizioni per rimediare al più presto ad una lacuna inaccettabile. (3-02835)
(28 febbraio 2017)

   D'ALESSANDRO, FRANCESCO SAVERIO ROMANO, PARISI e VEZZALI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   nell'ultima settimana di febbraio 2017 – secondo quanto riporta la stampa – nelle carceri italiane si sono registrati tre suicidi. Nello specifico: il 21 febbraio 2017 un detenuto trentottenne si è tolto la vita nella casa circondariale di Napoli Poggioreale; il 24 febbraio 2017 è stata la volta di un cinquantenne ristretto alla Dozza di Bologna e di un ventiduenne in carcere a Regina Coeli dopo esser fuggito dalla residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza (rems) di Frosinone;
   secondo fonti non ministeriali – associazioni e sindacati di polizia penitenziaria – sarebbero 235 i casi di suicidio in carcere nel quinquennio 2012-2016 e 937 dal 2000 al 2016: una media pressoché costante di circa uno alla settimana;
   ancor più numerosi e costanti negli anni i casi di tentato suicidio e autolesionismo, il cui epilogo non è stato tragico grazie all'intervento degli agenti di polizia penitenziaria: secondo la ricerca Istat più recente relativa ai detenuti nelle carceri italiane, pubblicata nel 2015, il tasso di suicidio tra i detenuti è orientativamente sei volte superiore a quella della popolazione maschile italiana. Il tasso di tentato suicidio è pari a 16,4 per mille, quello di autolesionismo a 106,1 per mille;
   è opinione condivisa da chi opera nelle carceri che le anomale percentuali siano da ricondurre a condizioni carcerarie spesso proibitive, diretta conseguenza del sovraffollamento: al 31 gennaio 2017 la popolazione carceraria ammontava a 55.381 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare dei 191 istituti penitenziali pari a 50.174, con uno scarto di 5.207 unità;
   secondo il medesimo studio il sovraffollamento sarebbe dovuto, in particolare, a una quota consistente di detenuti in attesa di giudizio: il dato relativo al 31 gennaio 2017 indica in 9.729 i detenuti in attesa di primo giudizio e 9.585 quelli condannati non in via definitiva. Complessivamente il 35 per cento dei detenuti risulta soggetto a custodia cautelare;
   gli istituti penitenziari hanno l'obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, così come gli agenti di polizia penitenziaria hanno il diritto di svolgere le loro mansioni in un contesto non emergenziale –:
   quanti siano i casi di suicidio, di tentato suicidio e di autolesionismo verificatisi negli istituti penitenziari italiani dal 2014 ad oggi, quali misure si intendano adottare per migliorare le condizioni di vita nelle carceri e per arginare quello che appare agli interroganti un abuso della detenzione preventiva, ormai diventato un anticipo di pena, anche in ragione del gran numero di assoluzioni che intervengono nei vari gradi di giudizio. (3-02836)
(28 febbraio 2017)

   GALGANO, MUCCI, MENORELLO, MOLEA e OLIARO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   dall'inizio del 2016 sono 117 le donne uccise da uomini, mariti, fidanzati o compagni (omicidi che rientrano più propriamente nella tipologia del femminicidio);
   nel 2015 in Italia si sono consumati 6.945 atti persecutori a danno delle donne, 3.086 casi di violenza sessuale e ben 6.154 casi di percosse;
   la durezza delle violenze è sempre più grave: aumentano i casi di ferite (dal 26,3 per cento al 40,2 per cento da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8 per cento del 2006 al 34,5 per cento del 2014); anche le violenze da parte dei non partner sono più gravi;
   il 19 giugno 2013 il Parlamento italiano ha approvato, in via definitiva, la legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa, nota come Convenzione di Istanbul, contro la violenza sulle donne e la violenza domestica;
   la Convenzione di Istanbul pone l'accento su un tema importante, quello della «vittimizzazione secondaria», ovvero la colpevolizzazione della vittima, che consiste nel ritenere chi ha subito una violenza o altre sventure parzialmente o interamente responsabile di ciò che le è accaduto, inducendo la stessa ad autocolpevolizzarsi;
   a Perugia, il 24 dicembre del 2011, una ragazza fu vittima di ripetuti stupri, oltre ad essere massacrata di botte davanti a una macchina parcheggiata fuori da un noto locale cittadino;
   dopo l'immediata denuncia per stupro (a seguito di opportuni accertamenti medici e di varie indagini) l'imputato venne arrestato e poi rilasciato;
   non è stata purtroppo ancora formulata una sentenza di primo grado e questi tempi così lunghi potrebbero portare ad un eventuale prescrizione, come purtroppo accaduto a Torino in un odioso caso di violenza su di una bambina di 7 anni, procedimento non concluso e quindi prescritto dopo 20 anni –:
   se non ritenga di assumere opportune iniziative normative affinché nei casi di violenza, come quelli citati, i processi abbiano iter più brevi nonché durata certa e le vittime di aggressioni possano usufruire di forme e modalità per rendere testimonianza giudiziale che le tutelino maggiormente, attenuando l'impatto psicologico ed emotivo scaturito dalla violenza subita. (3-02837)
(28 febbraio 2017)

   FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   il 22 febbraio 2017 il giudice del tribunale ordinario di Milano, dottoressa Martina Flamini, ha emesso un'ordinanza (ruolo generale n. 47117 del 2016) con cui condannava la Lega Nord, sezione di Saronno, la Lega Nord Lega Lombarda e la Lega Nord Federale al pagamento della somma, in solido fra loro, di euro 10.000, oltre spese legali, per aver utilizzato l'espressione «clandestini» all'interno di manifesti, affissi nell'aprile 2016 a Saronno, «per il carattere discriminatorio e denigratorio»;
   con il termine «clandestino» si definisce colui che si trova od opera in una situazione irregolare, senza l'approvazione dell'autorità o contro il divieto delle leggi vigenti; è inconcepibile, pertanto, per gli interroganti l'intento di modificare il vocabolario della lingua italiana tramite sentenze, che denota un atteggiamento sempre più guidato da un'ideologia che da un'oggettiva azione giudicante;
   tale ricorso è stato promosso da Asgi-Associazioni degli studi giuridici sull'immigrazione e Naga-Associazione volontaria di assistenza sociosanitaria e per i diritti di cittadini stranieri, rom e sinti;
   il magistrato giudicante deve avere comportamenti imparziali e terzi, tali da non sollevare dubbi a nessuna parte in causa che potrebbe potenzialmente trovarsi in un «conflitto di interessi»; è opportuno menzionare come vi è un presupposto processuale dell'imparzialità e terzietà del giudice, collegato ai principi costituzionali dell'obbedienza del giudice solo alla legge (articolo 101 della Costituzione) e del diritto delle parti processuali a che il giudizio sia tenuto da un giudice terzo, nell'ambito di un giusto processo (articolo 111);
   l'articolo 51 del codice di procedura civile contempla i casi in cui il giudice ha l'obbligo di astenersi chiedendone, al capo dell'ufficio, ex articolo 78 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, la relativa autorizzazione;
   emerge che la dottoressa Martina Flamini ha più volte, e con continuità, tenuto conferenze presso uno dei due ricorrenti – l'Asg – su temi attinenti al diritto della protezione internazionale nelle seguenti date: 21 febbraio 2014, 18 marzo 2014, 13 marzo 2015, 25 novembre 2015, 7 marzo 2016 e 13 settembre 2016;
   tenere conferenze, quale relatrice, con continuità, presso una delle associazioni ricorrenti pone il forte dubbio che il giudice possa non essere imparziale e terzo e quindi trovarsi in un «conflitto di interessi» cui porre rimedio promuovendo l'istanza di astensione –:
   se intenda verificare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di un'ispezione, anche ai fini dell'esercizio dell'azione disciplinare, poiché il magistrato a parere degli interroganti doveva promuovere l'istanza d'astensione. (3-02838)
(28 febbraio 2017)

   VERINI, ROSSOMANDO, ERMINI, AMODDIO, BAZOLI, BERRETTA, CAMPANA, DI LELLO, GIORGIS, GIULIANI, GRECO, GIUSEPPE GUERINI, IORI, MAGORNO, MATTIELLO, MORANI, GIUDITTA PINI, ROSTAN, TARTAGLIONE, VAZIO, ZAN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   la legge 28 aprile 2016, n. 57, recante «Delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace», prevede il riassetto complessivo dell'ordinamento dei magistrati onorari, introducendo alcune significative novità, ad esempio la distinzione tra giudici di pace e giudici onorari di tribunale, che vengono inseriti in un solo ufficio giudiziario, nonché prevedendo, al contempo, un ampliamento significativo delle competenze civili e penali, quali, ad esempio, sul piano della competenza civile, le cause condominiali, i procedimenti di espropriazione mobiliare presso il debitore;
   la competenza per valore viene estesa fino a 30 mila euro e per gli incidenti stradali fino a 50 mila euro. Il giudice di pace avrà poi la possibilità di decidere, secondo equità, tutte le cause di valore fino a 2.500 euro, mentre sul piano della competenza penale saranno attribuite nuove fattispecie di reato;
   si è, dunque, di fronte ad una funzione, quella esercitata dai giudici di pace, che, soprattutto alla luce della riforma avviata, riveste un ruolo sempre più centrale e importante nell'amministrazione della giustizia, ma che, proprio per le caratteristiche intrinseche di temporaneità, soffre di tale mancanza di stabilità e lamenta carenze di adeguate tutele;
   ancora ad oggi non vi è stato completo esercizio della delega, che dovrebbe avvenire entro il 14 maggio 2017, ma va sottolineato come da tempo, sia in Italia sia in sede europea, si discuta intorno all'inquadramento dal punto di vista lavoristico della magistratura onoraria e di pace, che è caratterizzata proprio, come detto, dalla mancanza di una sufficiente stabilità, proprio in considerazione della natura stessa, a termine, dell'incarico;
   il Comitato europeo dei diritti e delle uguaglianze sociali (Ceds) ha accolto il reclamo n. 103/2013 e ha sancito il diritto al riconoscimento della sicurezza sociale a questa magistratura, oltre al fatto che le funzioni di giudice di pace siano funzionalmente equivalenti ai magistrati di ruolo –:
   se il Governo abbia attualmente allo studio misure, ed eventualmente quali, anche nell'ambito del completamento dell'esercizio della delega, che forniscano risposte adeguate al tema dell'inquadramento dei giudici onorari di pace, tali da superare in maniera definitiva le criticità esposte. (3-02839)
(28 febbraio 2017)

   CIRIELLI, LA RUSSA, RIZZETTO, GIORGIA MELONI, MURGIA, TAGLIALATELA, RAMPELLI, NASTRI, TOTARO e PETRENGA. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
   da fonti di stampa si è appreso che al Ministro interrogato è stata recapitata una lettera firmata da 82 procuratori della Repubblica di tutta Italia per chiedere un'audizione in vista della paventata riforma della magistratura onoraria e solo questo ennesimo allarme sui disagi che tale riforma provocherebbe sembra aver portato finalmente alla convocazione di un incontro;
   il tema da affrontare è quello dell'ulteriore precarizzazione dei magistrati onorari attraverso l'introduzione di pagamenti sul modello dei voucher e la riduzione dell'impegno di lavoro a una sola giornata a settimana;
   prorogati per diciassette anni, senza alcuna tutela previdenziale o assicurativa, già il Consiglio d'Europa e la Commissione europea hanno censurato l'inquadramento precario della categoria, ma ciononostante il Ministro interrogato ha continuato a ribadire il suo diniego alla stabilizzazione della categoria ritenendola incompatibile con la Costituzione, che la riserverebbe ai soli magistrati che abbiano superato il concorso ordinario;
   l'inquadramento a tempo indeterminato dei magistrati onorari è cosa diversa dall'inquadramento nel ruolo ordinario dei magistrati di carriera e non inciderebbe sulle prerogative esclusive della magistratura di carriera, titolare unica di tutte le funzioni diverse da quelle giudiziarie devolvibili a giudici singoli;
   per difendere il proprio diritto a svolgere le funzioni loro affidate, a condizioni economiche rispettose della loro indipendenza e autonomia, e per ribadire la propria volontà di fornire un effettivo e sempre maggiore supporto alla magistratura di ruolo, la categoria ha promosso uno sciopero dal 20 al 24 febbraio 2017;
   nonostante le promesse fatte, ad avviso degli interroganti il Governo non sembra mostrare interesse ad agire in modo incisivo sull'inquadramento della categoria, né verso una distinzione di chi in essa milita da decenni, ben oltre l'originario termine quinquennale previsto dal decreto legislativo n. 51 del 1998, lasciando immutata la temporaneità delle funzioni attribuite e l'assenza di una dignitosa retribuzione corrispettiva dell'impegno profuso;
   la tematica era già stata posta con l'interrogazione n. 4-11417, in attesa di risposta da oltre un anno –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative intenda adottare, anche attraverso la convocazione di tavoli tecnici con le rappresentanze di categoria, per la tutela della magistratura onoraria, che garantisce il funzionamento della macchina giudiziaria, sul presupposto che la natura onorifica dell'iniziale inquadramento formale non può giustificare quello che gli interroganti giudicano uno sprezzante disconoscimento delle responsabilità effettive e delle conseguenti guarentigie minime dovute. (3-02840)
(28 febbraio 2017)