TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 686 di Mercoledì 5 ottobre 2016

 
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PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla II Commissione (Giustizia):
FERRANTI ed altri: «Modifiche all'articolo 609-septies del codice penale, concernenti il regime di procedibilità del delitto di atti sessuali con minorenne». (3862)

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge BRIGNONE ed altri: «Modifiche al codice penale concernenti il regime di procedibilità del delitto di atti sessuali con minorenne». (3939)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   VITO, BRUNETTA, OCCHIUTO, CALABRIA, CENTEMERO, GREGORIO FONTANA, PALMIZIO, RAVETTO, SECCO e SISTO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:
   dal 2010 gli stipendi dei pubblici dipendenti non fruiscono dell'adeguamento rispetto all'aumento del costo della vita calcolato in base agli indici Istat;
   con sentenza n. 178 del 2015, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sopravvenuta – a decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza medesima nella Gazzetta ufficiale (29 luglio 2015) – del regime di sospensione della contrattazione collettiva, disciplina successivamente prorogata dall'articolo 1, comma 453, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 e dall'articolo 1, comma 254, della legge 23 dicembre 2014, n. 190;
   la Corte costituzionale, ravvisando nelle suddette misure una violazione dell'autonomia negoziale, ha fatto notare che la previsione di misure che inibiscono la contrattazione economica tende a rendere strutturale il regime del «blocco», situazione che si pone di per sé in contrasto con il principio di libertà sindacale sancito dall'articolo 39 della Costituzione;
   una prolungata sospensione delle procedure negoziali e dell'ordinaria retribuzione risulta essere in contrasto con i principi di eguaglianza, di tutela del lavoro, di proporzionalità della retribuzione al lavoro svolto. Le misure adottate hanno, altresì, introdotto disparità di trattamento arbitrarie anche tra le varie categorie di dipendenti pubblici;
   la Corte costituzionale ha quindi chiesto la riapertura della contrattazione nel pubblico impiego (che interesserebbe oltre 3 milioni di lavoratori), confermando che «il carattere essenzialmente dinamico e procedurale della contrattazione collettiva non può che essere ridefinito dal legislatore, nel rispetto dei vincoli di spesa, lasciando impregiudicati, per il periodo già trascorso, gli effetti economici derivanti dalla disciplina esaminata»;
   ad oggi, nessun contratto di lavoro è stato rinnovato, né risultano avviate trattative al riguardo, determinando una situazione di evidente illegittimità;
   la situazione è particolarmente grave per i comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle Forze armate, costretti a lavorare in condizioni di estremo disagio, data anche la necessità di potenziare le politiche attive di sicurezza nazionale;
   l'illegittimo mancato rinnovo dei contratti, obbligo direttamente scaturente dalla sentenza della Corte costituzionale, ha determinato ulteriori danni ai lavoratori del pubblico impiego –:
   se e in quali tempi il Governo intenda adottare iniziative volte a dare seguito a quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale, per avviare in particolare le trattative per il rinnovo dei contratti dei comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle Forze armate, prevedendo le relative risorse finanziarie all'interno del disegno di legge di bilancio di prossima presentazione. (3-02519)
(4 ottobre 2016)

   CAUSIN e BOSCO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. – Per sapere – premesso che:
   negli ultimi 60 anni quasi 900 mila persone hanno abbandonato la montagna (Centro europeo ricerche), dando inizio ad un progressivo abbandono delle attività commerciali, peraltro ancora in corso;
   alcuni Paesi si ripopolano solamente nel periodo estivo per il rientro, per ferie, dei vecchi abitanti;
   questo spopolamento è un dato di fatto oggettivo e potrebbe portare, nel giro di pochi anni, ad avere «villaggi fantasma», spesso, nei periodi invernali, isolati per le abbondanti nevicate;
   i motivi di tale abbandono sono noti da tempo: queste terre, infatti, non offrono lavoro e possibilità di sviluppo, difficoltà di carattere sociale che li pongono ben al di sotto dello standard tipico di una moderna società;
   modi per salvaguardare queste realtà ce ne sarebbero, ma, oggettivamente, l'unica risorsa sfruttabile è il turismo, che però al giorno d'oggi richiede un complesso di infrastrutture eccessivamente oneroso per queste piccole realtà sconosciute. I posti di lavoro che si creerebbero non sarebbero comunque sufficienti a coprire la domanda: si crea, di conseguenza, una situazione di stallo in cui nessuno (amministrazioni e privati) azzarda a creare qualcosa per il futuro, per il timore di non ricevere riscontro economico dall'investimento;
   vivere di pastorizia e agricoltura oggi non è più sufficiente: soppiantate dagli allevamenti e dalle coltivazioni intensive della pianura, le piccole produzioni danno poco più del sostentamento personale, impedendo di sostenere le spese che la vita moderna richiede (tasse, scolarizzazione, sanità, trasporti ed altro). Dati di fatto, questi, che inducono a credere che presto le piccole realtà della montagna saranno abbandonate al degrado e alla forza della natura, con conseguenze umane, sociali, territoriali che non possono non creare apprensione e preoccupazione –:
   quali siano gli interventi che il Governo ha posto, o intende porre in essere, al fine di frenare ed invertire tale tendenza che crea un comprensibile e diffuso allarme sociale. (3-02520)
(4 ottobre 2016)

   CARUSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   secondo notizie in possesso dell'interrogante, Poste italiane ha revocato a partire dal marzo 2016 i permessi sindacali retribuiti alla «Federazione nazionale comunicazioni Ugl comunicazioni» con sede legale in Roma in via Volturno n. 40 firmataria del contratto collettivo Poste italiane spa e dotata di rappresentatività oltre il 5 per cento, come documentalmente risultante alla stessa azienda dalle deleghe sindacali in possesso della medesima;
   la revoca dei permessi sindacali retribuiti sarebbe stata giustificata da Poste italiane spa sulla base di una presunta situazione di incertezza in ordine all'identificazione del legale rappresentante della «Federazione nazionale comunicazioni Ugl comunicazioni» e dei legittimi fruitori dei permessi sindacali retribuiti, e ciò sulla base di quanto comunicato dalla Confederazione Ugl che attribuisce alla propria e diversa associazione sindacale denominata «Federazione nazionale Ugl comunicazioni» la rappresentatività sindacale, pur essendo quest'ultima sprovvista di qualsivoglia iscritto, delega sindacale e/o rappresentante con esclusione del «reggente», nominato dalla medesima Confederazione Ugl e dipendente della società Alitalia;
   in realtà tale sospensione dei permessi sindacali retribuiti operata dalla società Poste italiane spa sta arrecando un gravissimo pregiudizio unicamente alla «Federazione nazionale comunicazioni Ugl comunicazioni» – da non confondere lessicalmente per una pseudo parziale omonimia con la «Federazione nazionale Ugl comunicazioni» – atteso che la prima è l'unica organizzazione sindacale ad avere una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale, ad essere presente in 82 province italiane con i propri rappresentanti ed oltre ad avere 1.000 fruitori di permessi sindacali, a questo punto sospesi, con un provvedimento di dubbia legittimità dal responsabile delle relazioni industriali di Poste Italiane spa;
   sempre secondo notizie in possesso dell'interrogante, i predetti fatti sarebbero oggetto di un esposto all'Autorità nazionale anticorruzione, nonché di giudizi pendenti dinanzi ai tribunali competenti, stante, secondo l'interrogante, la dubbia legittimità della condotta di Poste italiane spa;
   la condotta di Poste italiane s.p.a. appare assolutamente ingiustificata e ci si chiede come sia possibile che ciò sia avvenuto in una vicenda che vede contrapposta una confederazione sprovvista di qualsivoglia rappresentanza e rappresentatività all'interno dell'azienda Poste italiane spa ad una organizzazione sindacale, autonoma associazione di diritto privato, i cui requisiti di rappresentatività sono documentati e in possesso e a disposizione della medesima Poste italiane spa –:
   quali tempestive iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere per accertare se Poste Italiane spa abbia tenuto una condotta corretta, con particolare riferimento alla verifica della rappresentatività sindacale.
(3-02521)
(4 ottobre 2016)

   GNECCHI, DAMIANO, ALBANELLA, ARLOTTI, BARUFFI, BOCCUZZI, CASELLATO, DI SALVO, CINZIA MARIA FONTANA, GIACOBBE, GRIBAUDO, INCERTI, PATRIZIA MAESTRI, MICCOLI, PARIS, GIORGIO PICCOLO, ROSTELLATO, ROTTA, SIMONI, TINAGLI, ZAPPULLA, MARTELLA e BINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   alla luce dell'anomalo incremento dell'utilizzo dei voucher in tutti i settori produttivi, il Governo ha opportunamente rafforzato le misure relative alla tracciabilità di tali strumenti di pagamento delle prestazioni lavorative, con il decreto legislativo di prossima pubblicazione;
   in agricoltura, sono emersi alcuni dubbi interpretativi relativamente ai tetti di retribuzione annua percepibile dal lavoratore da parte del singolo datore di lavoro, anche alla luce di alcune circolari Inps, recentemente riproposti su alcuni quotidiani;
   in particolare, la circolare Inps n. 49 del 2013 esplicitava che per il settore dell'agricoltura non avrebbe trovato applicazione il limite economico dei 2.000 euro annui, in virtù della disciplina allora vigente;
   successivamente, tuttavia, il dettato dell'articolo 48, commi 1 e 3, del decreto legislativo n. 81 del 2015 chiarisce in maniera inequivoca che anche al settore agricolo si debba applicare il suddetto tetto retributivo dei 2.000 euro, nonostante sia stato innalzato il reddito annuo percepibile complessivamente dai diversi datori di lavoro dai precedenti 5.000 agli attuali 7.000 euro;
   alla luce degli impegni formalmente assunti, anche in sede di esame dello schema di decreto legislativo di prossima pubblicazione, sui tetti retributivi non sono previste modifiche normative –:
   quali iniziative intenda assumere al fine di superare i dubbi interpretativi di cui in premessa, al tal fine adottando le opportune misure finalizzate all'emanazione di istruzioni e circolari esplicative da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e da parte dell'Inps.
(3-02522)
(4 ottobre 2016)

   FEDRIGA, SIMONETTI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI e SALTAMARTINI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il piano di riorganizzazione dell'Inps, voluto con forza e unilateralmente dal presidente Boeri (si veda la determinazione n. 89 del 30 giugno 2016), che ha varato un regolamento di organizzazione modificante, in sostanza, l'assetto dei poteri interni, con la previsione di una posizione di supremazia del presidente nella scelta e gestione dei dirigenti, ha aperto lotte interne tra i vertici Inps (il collegio dei sindaci ha dichiarato illegittimo il regolamento con parere negativo del 5 luglio 2016 ed il 27 luglio 2016 il Civ ha chiesto il ritiro all'unanimità, minacciando, in caso contrario, il ricorso al tribunale amministrativo regionale);
   grave è, a parere degli interroganti, la vicenda del «taglio» alle pensioni di reversibilità e della circolare n. 195 del 2015, in merito alla quale l'Inps ha dapprima parlato di un semplice refuso per poi dover ammettere di averla sbagliata;
   se non fosse stato per la denuncia della Lega Nord con precedente atto di sindacato ispettivo per opera del quotidiano La Verità, migliaia di pensionati sarebbero stati colpiti nel silenzio;
   sia che trattasi di svista o di errore consapevole è evidente a giudizio degli interroganti il caos che regna all'interno dell'Inps, l'incapacità dell'attuale presidente a ricoprire l'incarico e, ancor di più, la mancata vigilanza da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, facendo sorgere ulteriori perplessità in ordine all'operazione di «taglio» dei trattamenti ai superstiti –:
   se e quali urgenti iniziative di propria competenza il Ministro interrogato, in qualità di autorità vigilante, intenda tempestivamente adottare per garantire maggiore trasparenza all'operato dell'Inps, a tutela in primis dei diritti e delle prestazioni dei lavoratori e dei pensionati, anche revocando, ove necessario, l'incarico all'attuale presidente. (3-02523)
(4 ottobre 2016)

   SCOTTO, FRANCO BORDO, AIRAUDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il 27 settembre 2016 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha rilanciato inaspettatamente, dopo mesi di silenzio, la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina nel corso dell'incontro per i 110 anni di Salini-Impregilo per «togliere la Calabria dall'isolamento e far sì che la Sicilia sia più vicina», specificando altresì come la realizzazione di un'opera inutile, costosa e faraonica come il «Ponte» possa generare 100.000 posti di lavoro. Inoltre, nei giorni successivi il Ministro interrogato ha dichiarato alla stampa che lo Stato sarebbe pronto a investire risorse pubbliche;
   il Ministro interrogato, oltre che il Presidente del Consiglio dei ministri e altri esponenti di maggioranza e Governo, con riferimento alla realizzazione del «Ponte», hanno sempre tenuto a precisare che si sarebbe dovuta dare priorità alla realizzazione delle opere importanti per lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Paese che, purtroppo, conta una altissima percentuale di opere incompiute arrivate nel 2014, avendo riguardo all'ultimo dato disponibile dell'Anagrafe delle opere, a quota 868 da 692 nel 2013 con il record negativo proprio della Regione Sicilia che vede sul territorio ben 215 opere rimaste al palo. Al netto di ciò, si ritiene comunque inammissibile che il Presidente del Consiglio, dopo il disastro alluvionale di Genova, il disastro ferroviario in Puglia e il drammatico sisma dello scorso 24 agosto con quasi 300 morti e decine di feriti che continuano ancora oggi a lottare contro la vita e la morte, rilanci la realizzazione per meri scopi pre-elettorali di un'opera assurda come «il Ponte» in una delle aree territoriali più sismiche del Paese;
   molti aspetti delle vicende connesse alla realizzazione del «Ponte» rimangono ancora oscuri come quella relativa all'ammontare delle penali che lo Stato dovrebbe pagare al consorzio Eurolink, di cui Impregilo è capofila, per la mancata realizzazione del «Ponte»;
   per quanto risulta agli interroganti nell'ambito della legge di bilancio 2017 potrebbe essere addirittura introdotta una norma «ad hoc» per riattivare il progetto del «Ponte», nonché destinata la somma di 2 miliardi di euro di risorse pubbliche a tal scopo –:
 quali siano gli effettivi intendimenti del Governo in merito al possibile inserimento, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2017, di una norma «ad hoc» per riattivare il progetto del «Ponte», destinando addirittura 2 miliardi di euro di risorse pubbliche a tale scopo, e a quanto ammontino oggi le penali che lo Stato dovrebbe pagare al Consorzio Eurolink.
(3-02524)
(4 ottobre 2016)

   SEGONI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, TURCO, BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   da anni, ciclicamente, torna di attualità per la politica ed i media il progetto relativo alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina;
   nell'ultima settimana di settembre 2016 il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha rispolverato un «cavallo di battaglia» che ha accomunato i sogni di molti ex Presidenti del Consiglio dei ministri, il ponte sullo Stretto di Messina, rilanciando il progetto della grande infrastruttura nel corso dell'assemblea che ha celebrato a Milano i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo;
   in un'interrogazione presentata dal gruppo Alternativa Libera in Commissione ambiente al Ministro interrogato il 23 settembre 2015, si era evidenziata l'intenzione del Governo di promuovere il suddetto progetto per il rilancio del Sud, progetto proposto dal Ministro dell'interno Alfano nella sede dello Svimez, (associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno), che chiedeva in quella sede al Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi la definizione di un calendario preciso di realizzazione dell'opera entro il 2018;
   nel programma delle infrastrutture strategiche allegato al Documento di economia e finanza 2015 era riportato un elenco di venticinque opere prioritarie del costo di 70.936 milioni di euro, tra le quali non compariva tuttavia il progetto del ponte sullo Stretto di Messina;
   il Ministro interrogato aveva risposto all'interrogazione in Commissione, confermando che nel Documento di economia e finanza 2015 non vi era alcun riferimento al progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e che tale progetto non risultava all'interno delle linee programmatiche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   in un'intervista a Il Corriere della sera del 2 ottobre 2016 il Ministro interrogato ha ribadito che per il ponte sullo Stretto di Messina il Governo è ancora allo studio di fattibilità e che nella legge di bilancio non sono previsti fondi per la realizzazione dell'opera –:
   se il rinnovato interesse del Governo relativo al ponte sullo Stretto di Messina trovi riscontro, oltre che in dichiarazioni pubbliche, anche in un piano concreto in cui siano state previste delle tempistiche per una programmazione economico-finanziaria dell'opera suddetta da parte del Ministero competente. (3-02525)
(4 ottobre 2016)

   RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, MAIETTA, GIORGIA MELONI, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   il Presidente del Consiglio dei ministri ha rilanciato pochi giorni fa il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, promettendo addirittura una partecipazione dello Stato all'onere finanziario per circa la metà del costo previsto, vale a dire per due dei quasi quattro miliardi di euro necessari, salvo poi fare retromarcia dichiarando addirittura che il ponte «non è una priorità»;
   oggi in una lettera a un quotidiano si attesta sulla medesima linea anche il Ministro interrogato, affermando il suo scarso interesse per la questione del ponte e che «non lo considero una priorità e non lo sento come un problema»;
   una dichiarazione simile circa l'intenzione del Governo di procedere con la realizzazione del ponte era stata resa dal Presidente del Consiglio dei ministri appena nel 2015, mentre nel 2014 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, nel corso di un'informativa urgente del Governo sull'eventuale realizzazione del ponte, aveva affermato che il Governo né aveva previsto lo stanziamento di risorse per la sua realizzazione, né lo aveva inserito tra le priorità delle grandi opere, ma che, anzi, dal 2013 il Parlamento aveva fatto decadere le concessioni, che il Governo aveva messo in liquidazione la società «Ponte sullo stretto» e che era in atto un contenzioso;
   il ponte sullo Stretto di Messina è un'opera di importanza strategica e la sua realizzazione non esclude quella delle altre infrastrutture strategiche necessarie al rilancio della nazione e, in particolare, del Meridione d'Italia –:
   quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. (3-02526)
(4 ottobre 2016)

   GALGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:
   con 157 chilometri e un'utenza pari a circa 4.000 passeggeri giornalieri, la ex Ferrovia centrale umbra è una linea a scartamento ordinario in concessione, il cui tracciato si snoda quasi totalmente nel territorio dell'Umbria;
   il 26 gennaio 2016 è stato sottoscritto l'accordo quadro tra regione Umbria e Rete ferroviaria italiana per la gestione della ex Ferrovia Centrale Umbra da parte di Rete ferroviaria italiana, che prevede l'incremento della capacità di traffico sulla linea ferroviaria umbra, il potenziamento dei collegamenti con Roma e le Marche, nonché investimenti per la messa in sicurezza e la riqualificazione della rete;
   durante lo svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea dell'interrogante in data 8 marzo 2016 riguardo alla suddetta tratta, il Ministro interrogato ha illustrato che «allo stato risulta in corso una progettazione di massima e uno studio di fattibilità per definire gli interventi necessari alla sicurezza e all'esercizio a cura dell'azienda Umbria tpl e mobilità, considerato che rientra nelle competenze della regione la programmazione e la gestione di questa parte di servizio. Si sta facendo questo lavoro insieme, alla luce dell'accordo che abbiamo raggiunto di presa in carico della rete umbra, al fine di garantire un'intermodalità e una funzionalità, uno scambio dei mezzi sulle due reti nazionale e regionale. La prima fase cerca di gestire l'infrastruttura secondo gli attuali standard, eliminando tutte le soluzioni critiche sull'armamento, sulla sede, e le opere d'arte; la seconda fase, che permetterà l'implementazione di questa rete secondo gli standard di Rete ferroviaria italiana, avrà la necessità di applicazione dei sistemi controllo marcia treno sull'intera tratta e adeguamento dei sistemi di sicurezza e segnalamento.»;
   per quanto riguarda la quantificazione e la durata dei cantieri, il Ministro interrogato ha risposto che non è ancora possibile stabilirle nelle due prime fasi di analisi e di programmazione degli interventi. In relazione all'investimento complessivo, il Ministero è stato sollecitato soprattutto ad occuparsi della principale direttrice, cioè la linea Perugia-Terni, e stima che l'investimento necessario per un adeguamento funzionale alle esigenze di mobilità ed interscambio con la rete nazionale sia nell'ordine dei 100-120 milioni di euro –:
 quale sia lo stato di avanzamento della progettazione e dello studio di fattibilità della ex Ferrovia centrale umbra, nonché quali investimenti si intendano effettuare per dare piena funzionalità alla linea e potenziare il trasporto ferroviario pubblico locale. (3-02527)
(4 ottobre 2016)

   CECCONI, MANLIO DI STEFANO, DIENI, DEL GROSSO, COZZOLINO, DI BATTISTA, DADONE, GRANDE, D'AMBROSIO, SCAGLIUSI, NUTI, SIBILIA, TONINELLI e SPADONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   recentemente il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha effettuato un viaggio in Sudamerica nel corso del quale ha avuto diversi incontri pubblici con la comunità degli italiani ivi residenti organizzati dall'ambasciata italiana che, a quanto si desume dai resoconti giornalistici, si sono palesemente trasformati in veri e propri comizi a favore del «Si» al referendum del 4 dicembre 2016; i fatti e le dichiarazioni che hanno connotato il suddetto viaggio, a latere della presenza del Ministro ad alcuni protocolli preliminari, ne pongono in serio dubbio la legittimità, a fronte della sua qualifica ufficiale, resa dall'ufficio stampa del dicastero, quale «missione istituzionale»;
   risulta altresì agli interroganti che in tale campagna siano stati coinvolti, infatti, rappresentanti del corpo diplomatico italiano e le sedi estere, che non possono essere arruolati alla stregua di volontari o soldati in favore di una parte della campagna referendaria;
   a fronte dei fatti indicati, si configura, a parere degli interroganti, un uso spregiudicato di organi e istituzioni nonché della carica ricoperta, questioni che rendono l'asserita «missione istituzionale», le spese connesse e sostenute, le personalità e le istituzioni coinvolte un abuso dell'esercizio di cariche pubbliche e di Governo;
   le rappresentanze diplomatiche promuovono la più ampia comunicazione politica sui mezzi di informazione in lingua italiana editi e diffusi all'estero, o comunque rivolti ai cittadini italiani all'estero, secondo i principi in vigore in Italia sulla parità di accesso e di trattamento e sull'imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici;
   il 3 ottobre 2016 il circolo Pd di Toronto ha organizzato una conferenza sulla riforma costituzionale, dove era prevista anche la presenza dell'ambasciatore Gian Lorenzo Cornado; nelle locandine relative all'iniziativa, peraltro, oltre al simbolo del Partito Democratico, figurava il logo «Basta un Sì», rendendo così evidente di come si trattasse di un'iniziativa politica e di indirizzo circa il prossimo referendum costituzionale –:
   quali iniziative intenda adottare per garantire la necessaria imparzialità e correttezza delle ambasciate e degli uffici consolari italiani in ordine al referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre 2016 e, conseguentemente, se non reputi di dover impartire disposizioni affinché gli ambasciatori e il personale degli uffici consolari non partecipino a iniziative di parte. (3-02528)
(4 ottobre 2016)