TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 672 di Mercoledì 14 settembre 2016

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   BENAMATI, ARLOTTI, BARGERO, BASSO, BECATTINI, BINI, CAMANI, CANI, DONATI, GINEFRA, IACONO, IMPEGNO, MARTELLA, MONTRONI, PELUFFO, SCUVERA, SENALDI, TARANTO, TENTORI, VICO e CINZIA MARIA FONTANA. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   fin dal suo insediamento nel 2014, il Governo ha perseguito una strategia di politica economica ed industriale di natura pluriennale volta a rilanciare la crescita e l'occupazione attraverso un'azione di riforma strutturale e di stimolo agli investimenti, un'impostazione espansiva della politica di bilancio nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la riduzione del carico fiscale e politiche attive per le imprese;
   tra le misure intraprese per migliorare la capacità competitiva dell'Italia vanno, in particolare, ricordate la riduzione dell'irap e quella programmata dell'ires, la maggiorazione degli ammortamenti deducibili a fini fiscali, il credito di imposta per gli investimenti realizzati nel Mezzogiorno e quello per la ricerca, la nuova «legge Sabatini» per il rinnovo di macchinari, impianti e attrezzature, mentre si delineano le prime misure organiche per il rafforzamento digitale dei sistemi produttivi, interventi questi che rispondono a un'esigenza non solo di sostegno, ma anche di propulsione alla ripresa economica dal lato dell'offerta;
   la strategia del Governo sta progressivamente dando i primi risultati, tanto che, nel 2015, dopo tre anni consecutivi di contrazione, l'economia italiana è tornata a crescere e con essa l'occupazione;
   la tendenza si conferma positiva per il 2016 ma con elementi di incertezza determinati dal peggioramento del quadro internazionale, dalla protratta fase di debolezza dell'eurozona, dall'accresciuta volatilità sui mercati internazionali e dai rischi geopolitici;
   è pertanto ancor più necessario continuare nell'azione di riforma del sistema economico, valorizzandone i punti di forza –:
   quali siano le misure di politica industriale e fiscale che il Governo intende adottare nei prossimi mesi per rafforzare il sistema produttivo, sostenere gli investimenti e la competitività e consolidare la crescita. (3-02476)
(13 settembre 2016)

   PRATAVIERA, MATTEO BRAGANTINI, CAON e MARCOLIN. – Al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   con la legge di stabilità per il 2016, legge 28 dicembre 2015, n. 208, si introduce uno speciale strumento di tutela delle piccole e medie imprese vittime di mancati pagamenti da parte di altre aziende debitrici. Il fondo, in particolare, sarà destinato alle aziende vittime di mancati pagamenti che hanno intrapreso la via giudiziaria con un atto di denuncia per reati di truffa aggravata, insolvenza fraudolenta, estorsione, false comunicazioni sociali a danno dei creditori o reati similari;
   tale fondo, come recita il comma 199 della legge di stabilità per il 2016, è istituito presso il Ministero dello sviluppo economico con una dotazione di 10 milioni di euro annui per il triennio 2016-2018 ed è destinato a sostenere le piccole e medie imprese che entrano in crisi a causa della mancata corresponsione di denaro da parte di altre aziende debitrici;
   come prevede il comma 200, le aziende che risultano parti offese in un procedimento penale, alla data di entrata in vigore della legge di stabilità per il 2016, cioè dal 1o gennaio 2016, potranno accedere al predetto fondo secondo le modalità stabilite nel decreto attuativo previsto dal successivo comma 201;
   le modalità, dunque, di concessione dei finanziamenti verranno determinate con un decreto ministeriale del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze al fine di disciplinarne i limiti, i criteri e le modalità;
   ad oggi, il decreto attuativo non è ancora stato emanato; di conseguenza, l'istituzione del fondo e la sua operatività rimangono lettera morta, vanificando in tal modo le speranze di tutte quelle imprese che avevano intravisto nell'istituzione del fondo uno strumento di sostegno economico in situazioni di mancata riscossione dei crediti –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere ai fini dell'adozione del decreto attuativo del fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti, al fine di dare speranza a tutte quelle piccole e medie imprese che, pagando lo scotto di una pesantissima recessione economica, hanno la necessità di sentirsi sostenute dallo Stato. (3-02477)
(13 settembre 2016)

   LA RUSSA, GIORGIA MELONI, RAMPELLI, CIRIELLI, MAIETTA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:
   a partire dal 1o novembre 2016 la caserma Montello di Milano dovrà ospitare circa trecento immigrati che arriveranno in città;
   stando alle dichiarazioni del prefetto e del sindaco del capoluogo lombardo, tale utilizzo della caserma dovrebbe durare sino alla fine del 2017;
   per permettere alla struttura di ospitare i migranti dovranno essere sgomberati i militari che attualmente vi risiedono, in base alle indicazioni giunte da amministrazione comunale e prefettura, entro il 30 ottobre 2016;
   il previsto impiego della caserma sta generando forte allarme tra i residenti della zona, nella parte settentrionale della città, che temono problematiche legate al degrado e alla sicurezza e hanno già raccolto quattromila firme contro l'iniziativa, anche considerato che non hanno ricevuto alcuna risposta quando hanno chiesto alle istituzioni maggiori dettagli sulle caratteristiche dei migranti che dovranno essere ospitati;
   prima che fosse deciso il trasferimento degli immigrati, la caserma Montello era destinata ad ospitare la sede e il personale del posto di polizia attualmente sito nella caserma Garibaldi, che a sua volta avrebbe ceduto i propri locali in utilizzo all'Università cattolica, e stando a notizie di stampa proprio il mancato rispetto dell'accordo con l'Università costerà circa cinque milioni di euro l'anno di penali;
   se il Ministero della difesa dispone di strutture funzionali come la caserma Montello di Milano, queste strutture a parere degli interroganti devono essere utilizzate per offrire servizi agli italiani e non per accogliere centinaia di sedicenti profughi e immigrati clandestini –:
   se non ritenga di rivedere le determinazioni assunte con riferimento alla caserma di cui in premessa al fine di destinarla ad altro utilizzo. (3-02478)
(13 settembre 2016)

   MATARRESE, DAMBRUOSO, VARGIU e PIEPOLI. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si evince dalla relazione al disegno di legge «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015. C. 3973 Governo», approvata dalla VIII Commissione della Camera dei deputati in data 2 agosto 2016, «(...) anche l'esame dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia una consistente mole di residui al 31 dicembre 2015 (...)»;
   in particolare, «(...) nella relazione della Corte dei conti viene evidenziato, peraltro, che l'accumulo dei residui interessa anche gli interventi per il superamento delle procedure di infrazione sulle discariche abusive e sulla depurazione delle acque reflue, ai quali sono destinate le risorse, rispettivamente, dei capitoli 7512 “Fondo per il finanziamento di un piano straordinario di bonifica delle discariche abusive” e 1822 “Fondo per la tutela e la gestione delle risorse idriche, finalizzato a potenziare la capacità di depurazione dei reflui urbani”, ognuno dei quali ha una dotazione di 30 milioni di euro, nell'ambito del programma 18.12 “Gestione delle risorse idriche, tutela del territorio e bonifiche” (...)»;
   in proposito, la Corte dei conti evidenzia «(...) che le regioni non hanno presentato istanza di erogazione delle risorse e che non è stato operato alcun trasferimento delle risorse di competenza ad amministrazioni locali (...)»;
   le notizie riferite dalla Corte dei conti appaiono rilevanti e preoccupanti, soprattutto in considerazione della necessità di riduzione non solo dei danni ambientali causati dalle discariche abusive e dalla mancanza di adeguata depurazione delle acque reflue, ma anche dell'obbligo di azzeramento delle procedure di infrazione alle quali è sottoposta l'Italia –:
   quali siano le regioni che non hanno presentato istanza di erogazione delle risorse citate in premessa, quale sia lo stato di avanzamento delle domande presentate e se disponga di elementi utili riguardo alle problematiche sottese alla mancata richiesta dei fondi. (3-02479)
(13 settembre 2016)

   GIGLI e SBERNA. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   il comma 130 dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, ha stabilito che per l'anno 2015, nell'ambito degli interventi a sostegno del reddito delle famiglie ed al fine di contribuire alle spese per il mantenimento dei figli, nel limite di 45 milioni di euro, il riconoscimento di buoni per l'acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari con un numero di figli minori pari o superiore a quattro in possesso di una situazione economica corrispondente ad un valore dell'isee non superiore a 8.500 euro l'anno;
   il medesimo comma 130 del predetto articolo demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, le relative disposizioni attuative e la determinazione dell'ammontare massimo complessivo del beneficio per nucleo familiare;
   con grave ritardo, il decreto attuativo è stato emanato solamente il 24 dicembre 2015 ed è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale nel febbraio 2016 (Gazzetta ufficiale n. 35 del 12 febbraio 2016);
   il beneficio previsto è riconosciuto ai nuclei familiari con un numero di figli minori pari o superiore a quattro, già beneficiari, relativamente al 2015, dell'assegno per i tre figli minori di cui all'articolo 65 della legge n. 448 del 1998 e, come sopra ricordato, con un isee non superiore ad 8.500 euro;
   in particolare, l'articolo 3 del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha stabilito di corrispondere il nuovo beneficio a coloro che già beneficiavano di assegno per il nucleo con tre figli minori, secondo le modalità di accredito di tale assegno e in corrispondenza del primo accredito utile, riducendone tuttavia l'importo dagli originali 1000 euro previsti in legge di stabilità agli attuali 500 euro;
   non è prevista alcuna domanda per il riconoscimento del beneficio citato, essendo stata considerata sufficiente la domanda presentata per la concessione dell'assegno per i tre figli minori relativo al 2015;
   la circolare Inps n. 70 del 29 aprile 2016 ha precisato che il primo pagamento sarebbe stato effettuato nel luglio 2016 ed ha chiarito vari aspetti tecnici per la concreta concessione del beneficio –:
   quali dati possa fornire il Ministro interrogato per confermare l'avvenuta erogazione del beneficio previsto dalla legge di stabilità per il 2015, visti i ritardi nell'emanazione del decreto attuativo e per quanto di importo dimezzato rispetto a quanto originariamente previsto.
(3-02480)
(13 settembre 2016)

   FEDRIGA, SIMONETTI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI e SALTAMARTINI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   nelle 30 slide per 30 mesi di Governo Renzi diffuse il 31 agosto 2016 il Presidente del Consiglio dei ministri vantava una crescita dell'occupazione pari a 585 mila occupati (da 22 milioni e 180 mila a 22 milioni e 726 mila) ed un calo di quasi 2 punti percentuali della disoccupazione (da 13,1 per cento a 11,4 per cento);
   per ovvie ragioni di immagine, a parere degli interroganti il Governo fornisce numeri macro, senza scorporarli e contestualizzarli e omettendo che il Jobs act rappresenta un «contratto a tempo incentivato»;
   ne è prova, infatti, come rilevato anche dall'Inps, il rallentamento che le assunzioni a tempo indeterminato hanno subito nel 2016 rispetto al 2015 (- 326mila contratti a tempo indeterminato) a seguito della riduzione della decontribuzione;
   parimenti si è registrato un boom nell'utilizzo dei voucher: nel primo semestre 2016 sono stati acquistati 69,9 milioni di buoni lavoro, contro i 49,8 milioni della prima metà del 2015 e i 28,5 milioni del 2014, al punto che lo stesso Governo è intervenuto per decreto a giugno 2016, al fine di arginarne il ricorso da parte di imprenditori non agricoli o professionisti che, terminato l'effetto sgravi, hanno preferito l'utilizzo di contratti di natura accessoria;
   indubbiamente il conteggio delle persone occupate tramite voucher falsa la percentuale del tasso di occupazione/disoccupazione, ragion per cui anche i dati Istat diffusi oggi non possono ritenersi soddisfacenti;
   lo stesso istituto, peraltro, considera tra gli occupati «persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un'ora di lavoro in una qualsiasi attività che prevede un corrispettivo monetario» –:
   quale sia il numero delle persone occupate con contratto di lavoro accessorio e quanto incida positivamente l'occupazione tramite voucher sulla percentuale del tasso di disoccupazione, nonché a quanto ammonti la perdita in termini retributivi e contributivi per i «soggetti utilizzati» e per le casse dell'Inps.
(3-02481)
(13 settembre 2016)

   DALL'OSSO, TRIPIEDI, CIPRINI, LOMBARDI, CHIMIENTI e COMINARDI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   nel corso delle ultime settimane il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Istat hanno comunicato i dati sul mercato del lavoro relativi al secondo trimestre 2016;
   sul piano dei licenziamenti si sono registrati ben 221.186 casi, oltre 15 mila in più rispetto allo stesso trimestre 2015, pari a +7,4 per cento. Al tempo stesso si è rilevato un calo consistente nelle attivazioni di nuovi contratti di lavoro che, sempre con riferimento allo stesso periodo dell'anno 2015, calano di oltre il 12 per cento. D'altro canto già nel primo trimestre del 2016 Inps rilevava, con riferimento al medesimo periodo del 2015, un trend negativo nel numero di assunzioni che è stato ampiamente confermato nei tre mesi successivi;
   il dato si fa ancora più preoccupante andando a focalizzare sulle tipologie di rapporto di lavoro attivato: quelli a tempo indeterminato si fermano a 392.043, il 29,4 per cento in meno rispetto al 2015 (-163.099). Calano, al pari, anche i contratti di collaborazione (-25,4 per cento), e quelli a tempo determinato (-8,7 per cento). Da queste riduzioni sono maggiormente colpite le donne (-15,2 per cento) rispetto agli uomini (-2,4 per cento);
   sempre secondo i dati di flusso pubblicati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si è registrata una riduzione nel numero di stabilizzazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato e da apprendistato a tempo indeterminato; mentre sul fronte delle cessazioni dei rapporti di lavoro, pur registrandosi un calo pari al 12,4 per cento, va rilevato come siano aumentati il numero di cessazioni decise dai datori di lavoro (+81 per cento) mentre siano calate quelle richiesta dai lavoratori (-24,9 per cento);
   i dati del mercato del lavoro del secondo trimestre 2016 rilevati da Istat segnalano invece un saldo netto rispetto al medesimo periodo del 2015 di 189 mila rapporti di lavoro attivati, pari al + 0,8 per cento. Dati analoghi si riscontrano con riferimento alle tipologie di contratto dove i dipendenti a tempo indeterminato sono cresciuti dello 0,3 per cento e quelli a tempo determinato del 3,2 per cento;
   l'apparente contrapposizione tra i dati pubblicati dall'Istat e quelli rilevati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali si fonda sulla differenza tra flussi e stock. I primi registrano l'andamento con riferimento al periodo di rilevazione, mentre i secondi rappresentano un'istantanea scattata al termine del periodo di riferimento;
   in tal senso gli interroganti ritengono opportuno e fondamentale sottolineare come, guardando al trend complessivo, anche se i saldi possono risultare positivi, si registri, a partire dall'avvio degli sgravi a favore dell'occupazione, ovvero dal varo del cosiddetto Jobs act, fino ad oggi, un progressivo e costante calo negli effetti positivi che il Governo aveva vantato a partire dal 2015. Trend che si correla in maniera preoccupante man mano che si avvicina il termine degli incentivi all'assunzione previsti dal richiamato provvedimento legislativo;
   tendenza, questa, che peraltro evidenzia un ricorso ai licenziamenti sempre maggiore soprattutto in virtù del doppio sistema di (non) tutele, entrato in vigore con il Jobs act: chi è stato assunto prima del 2015 ha ancora la copertura dell'articolo 18, mentre chi è stato assunto dopo no. Il risultato di questa bipartizione è, da un lato, quello di aver vincolato gli assunti «pre Jobs act» al proprio posto, perché cambiare ora lavoro sarebbe controproducente; dall'altro lato quello di avere stabilizzato solo la precarietà degli assunti «post Jobs act»;
   dai dati emersi negli ultimi giorni appare altresì evidente, vieppiù alla luce del generale rallentamento della crescita economica a livello internazionale (con il prodotto interno lordo fermo da inizio 2016), come senza alcun tipo di politica del lavoro che sia strutturale e non solo propagandistica, non si possa creare lavoro né sviluppare un'occupazione che si fondi su equità e, al tempo stesso, economicità e produttività –:
   quali misure il Ministro interrogato intenda adottare al fine di arrestare il tracollo di occupati che, in virtù del costante trend negativo, sarà possibile registrare nei mesi a venire a causa della conclusione della campagna di incentivi ad hoc previsti dal 2015. (3-02482)
(13 settembre 2016)

   TANCREDI e PIZZOLANTE. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   la detassazione del salario di produttività, introdotta nel 2008, è una misura non strutturale che prevede uno sgravio fiscale sui bonus erogati ai lavoratori; dal 2008 al 2011 la detassazione era riferita ai primi 6 mila euro di bonus;
   la legge di stabilità per il 2016 ha ripristinato la tassazione agevolata di questo strumento (articolo 1, commi da 182 a 189, della legge n. 208 del 2015), stanziando 430 milioni di euro per il 2016 e 589 milioni di euro per gli anni successivi, attraverso i quali è stata ripristinata la detassazione al 10 per cento dei premi e del salario di produttività e ampliata la platea dei beneficiari, consentendo di accedere all'incentivo a tutti i lavoratori con un reddito lordo annuo non superiore a 50 mila euro;
   nonostante i buoni risultati registrati dall'attività del Governo in materia di lavoro nel 2015 e nei primi due trimestri del 2016, già a luglio 2016 si sono manifestate tensioni e segnali di una significativa inversione di tendenza (una riduzione di 63 mila posti, sia per quanto riguarda la fascia giovanile che per quella dei 34-49 anni, ragionevolmente riguardante i padri di famiglia);
   autorevoli esponenti politici e la stessa Confindustria ritengono necessario agire (proprio per contrastare queste tendenze sul lato dell'offerta di lavoro e cioè sulla produttività e la competitività), soprattutto detassando sensibilmente il salario variabile;
   con riferimento alla manovra di bilancio per il 2017, pare si stia facendo strada l'idea di innalzare la soglia dei redditi fino a 80 mila euro, limitando però la detassazione ai primi 4 mila euro; è opportuno che lo sforzo in più chiesto ai lavoratori, modulando l'orario lavoro o richiedendo una maggiore responsabilità, venga peraltro compensato da un prelievo inferiore –:
   se non ritenga opportuno promuovere. nell'ambito della manovra di bilancio per il 2017, l'innalzamento ulteriore della parte di salario variabile sulla quale applicare lo sgravio fiscale già previsto dalla legge di stabilità per il 2016. (3-02483)
(13 settembre 2016)

   CENTEMERO e OCCHIUTO. – Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:
   il piano straordinario di assunzioni contenuto nella legge n. 107 del 2015 ha previsto per gli anni scolastici 2015/2016 e 2016/2017 l'assunzione di tutti i docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e a febbraio 2016 è stato bandito il concorso a cattedre per l'assunzione di 63.712 nuovi docenti;
   per l'anno scolastico 2016/2017 erano quindi previsti oltre 60 mila posti nuovi per le assunzioni, da ripartire, secondo la normativa vigente, al 50 per cento tra docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e docenti inseriti nelle graduatorie di merito del concorso bandito nel 2015;
   si calcola che circa 900 su 1.500 commissioni del concorso 2016 in molte regioni non abbiano ancora completato i lavori e di conseguenza non siano state pubblicate le relative graduatorie di merito, che hanno valenza triennale;
   la legge n. 107 del 2015 ha previsto per l'anno scolastico 2015/2016 un piano straordinario di mobilità, in deroga alla normativa che prevede l'obbligo di rimanere per un triennio nella sede assegnata;
   il piano straordinario di mobilità ha prodotto 207.000 domande di trasferimento – circa 100.000 in più rispetto agli anni precedenti – con una forte richiesta di mobilità da Nord a Sud e da Sud a Nord, causando gravi disagi alle istituzioni scolastiche e soprattutto alle studentesse e agli studenti che in molti casi inizieranno l'anno scolastico senza docenti;
   in base alla mappa completa dei trasferimenti, dall'infanzia alle superiori, pubblicata da una rivista specializzata, il 74 per cento dei docenti sono del Sud, ma nel Meridione ci sono solo il 39 per cento degli studenti. Sono dunque 8.661 docenti campani (il 52 per cento), 8.569 siciliani (il 56 per cento) e 1.165 della Basilicata (il 69 per cento) che si spostano nelle regioni del Centro-Nord per assumere l'incarico a tempo indeterminato;
   in particolare, era interessato ai trasferimenti il 68,5 per cento di professori delle superiori, nato nel Meridione, a fronte di una disponibilità di sedi nel Mezzogiorno pari al 40,1 per cento del totale: il 44,3 per cento di loro è stato trasferito in altre regioni;
   su un totale di 72.155 insegnanti oggetto di trasferimento, sono stati ben 53.341 (il 74 per cento del totale) i docenti meridionali di tutti gli ordini di scuola che aspiravano al trasferimento ad una sede nella regione di nascita, dove però erano disponibili soltanto 29.603 posti (il 38 per cento del totale). Tra loro è riuscito ad ottenere un posto nella regione in cui è nato molto meno della metà (46,4 per cento), cioè 24.742 docenti, mentre gli altri 28.599 sono stati trasferiti altrove;
   va inoltre rilevato che la riforma non ha inciso su gravi problematiche che ad oggi caratterizzano il panorama scolastico, in particolare nel Mezzogiorno, dove in diverse regioni, di fatto, non esiste il tempo pieno, perché mancano le mense e le carenze nei trasporti scolatici non aiutano i ragazzi a compiere un percorso scolastico pieno. Basterebbe il solo tempo pieno, infatti, per poter permettere a molti docenti meridionali sparsi per l'Italia di rientrare nelle regioni di provenienza;
   l'algoritmo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che assegnava la sede di servizio ha inoltre provocato molti errori, con il conseguente sorgere di contenzioso per il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   diversamente dagli altri anni scolastici, quest'anno si sono riscontrati forti ritardi nella tempistica del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per quanto concerne le nuove assunzioni: entro l'inizio dell'anno scolastico doveva avvenire l'assegnazione agli ambiti territoriali e la pubblicazione on line dei curricoli da parte dei docenti neoassunti. Entro il primo giorno di scuola la scelta da parte dei dirigenti scolastici delle scuole dei docenti mancanti;
   con sentenze del tribunale amministrativo regionale sono stati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento numerosi docenti che hanno fatto ricorso, con gravi disagi e ritardi negli uffici scolastici territoriali;
   l'organico di fatto inoltre è stato comunicato entro il 5 settembre 2016, fortemente in ritardo rispetto agli anni precedenti;
   risulta inoltre agli interroganti che alcuni uffici scolastici regionali abbiano disposto utilizzazioni e assegnazioni provvisorie su posti di sostegno di docenti di ruolo privi di titolo di specializzazione, nell'ambito delle operazioni di mobilità annuale;
   la soluzione sarebbe stata individuata per far rientrare il maggior numero possibile di docenti trasferiti fuori regione, in seguito alla mobilità straordinaria 2016/2017 e alla necessità di collocare un docente perdente posto nella stessa scuola o in una vicina, a totale discapito della qualità del sostegno che potrebbero fornire i docenti specializzati a disposizione;
   il Governo, ad avviso degli interroganti, ha affrontato la fase di attuazione della legge n. 107 del 2015 con leggerezza, sottostimando inoltre gli effetti applicativi della riforma, che, anche per queste ragioni, sta provocando forti ritardi ed incertezze nella fase di avvio dell'anno scolastico –:
   quali provvedimenti urgenti e quali azioni a lungo termine intenda mettere in atto per porre rimedio agli errori e alle leggerezze compiute nella fase di attuazione della riforma, per garantire alle studentesse e agli studenti la presenza di insegnanti, la continuità didattica nel corso dell'anno scolastico e le competenze specifiche per la disabilità, assicurando il reale avvio dell'anno scolastico ed una formazione di qualità e rispettosa dei bisogni formativi delle alunni e delle alunne. (3-02484)
(13 settembre 2016)

   SCOTTO, FRANCO BORDO, AIRAUDO, COSTANTINO, D'ATTORRE, DURANTI, DANIELE FARINA, FASSINA, FAVA, FERRARA, FOLINO, FRATOIANNI, CARLO GALLI, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, KRONBICHLER, MARCON, MARTELLI, MELILLA, MARTELLI, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZARATTI. – Al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento – Per sapere – premesso che:
   in data 22 giugno 2016 gli interroganti presentavano l'interrogazione n. 4-13565 ove si evidenziava come alcuni articoli di stampa nazionale, in particolare il quotidiano Panorama, avessero parlato nelle ultime settimane della costituzione di una struttura, denominata dai media «La Bestia», parallela apparentemente operante presso le strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri, con il mero obiettivo di dirigere e orchestrare la propaganda politica elettorale in vista del referendum costituzionale, al di fuori, dunque, di ogni logica istituzionale, la cui guida sarebbe stata affidata a consulenti attivi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, come Jim Messina;
in particolare, con tale interrogazione, si chiedeva al Presidente del Consiglio dei ministri e alla Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento di poter assicurare che tale struttura, ove effettivamente costituita, non fosse incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei ministri o presso qualunque altra struttura pubblica, né si avvalesse in qualunque modo di risorse pubbliche;
   a questa interrogazione il Governo non ha mai né risposto né replicato pubblicamente, nonostante l'eccezionale gravità delle questioni ivi sollevate, in quanto a parere degli interroganti potenzialmente lesive dei principi contenuti nell'articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante «Disposizioni per la parità d'accesso ai mezzi d'informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica», secondo il quale a far data dalla convocazione dei comizi e fino alla chiusura delle operazioni di voto «è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;
   sotto tale profilo suscita, peraltro, perplessità la disponibilità delle somme allocate sul fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190. Tale fondo risulta iscritto nel capitolo 3076 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e il citato articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, prevede espressamente che sia ripartito annualmente con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze;
   sulla base del decreto di ripartizione delle unità di voto del bilancio dello Stato, nel predetto fondo risultano attualmente disponibili per competenza 518,5 milioni di euro per il 2016, 985,53 milioni di euro per il 2017 e 519 milioni di euro per il 2018;
con il disegno di legge recante «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016» (C. 3974), presentato l'11 luglio 2016, si prevede addirittura all'articolo 4, comma 2, che, per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione, la dotazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, sia incrementata di 955.069.060 euro per l'anno 2016, con la conseguenza che per il solo anno 2016 la disponibilità del predetto fondo possa arrivare a quasi un miliardo e mezzo di euro, al netto delle disponibilità previste per il 2017 pari quasi a un miliardo di euro, come si è detto (985,53 milioni di euro), e oltre mezzo miliardo di euro per il 2018 (519 milioni di euro);
   si evidenzia, inoltre, che la dotazione del fondo originariamente prevista dalla norma prevedeva uno stanziamento di soli 27 milioni di euro per l'anno 2015 e 25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016. Purtuttavia, a seguito dell'entrata in vigore di numerose disposizioni varate durante l'attuale Governo (quali l'articolo 3, comma 1, della legge 2 ottobre 2015, n. 171, l'articolo 17, comma 1, lettera i), del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9, l'articolo 1, commi 63, 175, 177, 595, 639 e 968, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 e, successivamente, l'articolo 11, comma 1, lettera e), del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2016, n. 131, e successivamente, l'articolo 19, comma 1, lettera a), del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113), tale dotazione è stata rideterminata nel tempo in maniera oltremodo considerevole con stanziamenti per centinaia di milioni di euro di cui non si conoscono ad oggi gli impieghi nonostante la crisi economica che attanaglia il nostro Paese –:
   quali elementi si intendano fornire sugli impieghi relativi al fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, escludendo in modo assoluto che tali risorse saranno utilizzate per promuovere la campagna del «Sì» al referendum costituzionale, specificando se sia possibile destinare immediatamente almeno un terzo di tali risorse per far fronte al rischio di compromissione degli interessi primari causati dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e L'Aquila il giorno 24 agosto 2016, nonché i territori delle province di Fermo e di Macerata. (3-02485)
(13 settembre 2016)