TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 423 di Venerdì 8 maggio 2015

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 aprile 1997 ha provveduto alla «ripartizione delle dotazioni organiche delle qualifiche dirigenziali, delle qualifiche funzionali e dei profili professionali del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco»;
   la legge 30 settembre 2004, n. 252 «Delega al Governo per la disciplina in materia di rapporto di impiego del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» ha di fatto trasferito il Corpo dei vigili del fuoco nel comparto pubblicistico;
   questa decisione ha aperto la porta alla direzione da parte dei prefetti, che da allora guidano il dipartimento dei vigili del fuoco;
   non si intende entrare qui nel merito delle cause di questa scelta, ma non si può non far notare che in un corpo tecnico e specializzato nel soccorso tecnico urgente, quale quello dei vigili del fuoco, sarebbe preferibile una figura dirigenziale che avesse fatto parte del Corpo stesso, e che, quindi, conoscesse per così dire «da di dentro» le problematiche e le dinamiche organizzative e finanziare di un ente così specifico;
   successivamente, il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, «Ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco a norma dell'articolo 2 della legge 30 settembre 2004, n. 252» ha fornito gli unici dati effettivi sulla dotazione organica del Corpo dei vigili del fuoco, prima della riforma prevista dal «Progetto per il riordino delle strutture centrali e territoriali del corpo nazionale dei vigili del fuoco», reso pubblico da Governo nell'aprile del 2014;
   confrontando i dati dei due provvedimenti sopra ricordati, si osserva che la Sardegna è, di fatto, la regione più colpita dai tagli previsti dal Governo, come emerge osservando i numeri relativi alla dotazione organica complessiva;
   per la provincia di Cagliari, infatti, nel 2005 erano previsto un organico completo di 482 persone, che scendono a 451 (429 effettivi) nel documento del Governo per il 2014; lo stesso discorso vale per la provincia di Sassari, dove si passa dai 530 del 2005 ai 511 (488 effettivi) del 2014. In apparente controtendenza è quanto previsto per Nuoro (che da 240 salirebbe a 258, 254 effettivi) e per Oristano (da 139 a 151 ma effettivi 141);
   il totale evidenzia il preoccupante calo di personale previsto dal progetto governativo: si scende, infatti, da un personale pari a 1391 ad uno pari a 1371 (effettivi 1344);
   questi dati escludono a priori la possibilità, tante volte annunciata e mai realizzata, dell'autonomia della colonna mobile, ossia della forza operativa del Corpo dei vigili del fuoco che si muove in caso di calamità naturale;
   detta autonomia doveva essere derivata da una dotazione organica di uomini e mezzi congrua e sovradimensionata rispetto alle omologhe del resto del Paese, visto che in caso di emergenza nessun aiuto potrebbe giungere in tempi brevi nell'isola, che sarebbe costretta a far da sola e con mezzi insufficienti;
   al contrario, il progettato riordino del Governo rende estremamente difficoltosa per la Sardegna la gestione dell'ordinario da parte dei vigili del fuoco. È facile comprendere quale possa essere la situazione in caso di grave emergenza;
   inoltre, molta parte delle responsabilità viene scaricata sul personale volontario dei vigili del fuoco, che è in numero francamente eccessivo e che non garantisce l'efficacia degli interventi in caso di emergenza –:
   se il Ministro interpellato non intenda, per quanto di competenza, intervenire per evitare che la situazione sopra illustrata si cristallizzi, con gli evidentissimi rischi per la sicurezza delle popolazioni della regione Sardegna, intervenendo tra l'altro sulla questione molto grave dei vigili del fuoco temporanei, la cui stabilizzazione, praticabile finanziariamente con opportuni interventi di razionalizzazione della spesa, renderebbe certamente più efficiente il Corpo dei vigili del fuoco, che potrebbe avvalersi di professionalità di alto livello che da molto tempo svolgono un'azione molto importante nell'ambito del Corpo.
(2-00944) «Capelli, Dellai».
(22 aprile 2015)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   domenica 26 aprile 2015, prima della partita di calcio tra Torino e Juventus, è stato lanciato un ordigno sugli spalti della curva Primavera che ha provocato il ferimento di alcune persone;
   questo è soltanto l'ultimo di una lunga serie di gravi episodi causati da gruppi di tifosi violenti, all'interno e all'esterno di numerosi stadi;
   risulta molto preoccupante la facilità con cui negli stadi si riescano ad introdurre oggetti molto pericolosi, nonostante il forte dispiegamento di forze dell'ordine ai varchi di accesso e le perquisizioni cui sono sottoposti gli spettatori;
   il calcio, come ogni manifestazione sportiva, ha il compito di trasmettere valori positivi ed educativi soprattutto alle giovani generazioni, spesso vittime di questi episodi di violenza;
   nel nostro Paese, tuttavia, il fenomeno della violenza correlata al tifo sportivo costituisce un fatto non più sporadico ma diffuso e caratterizzato da preoccupanti caratteristiche, quali l'alto numero di soggetti interessati, la premeditazione delle azioni, il livello organizzativo degli stessi e la modalità di estrema pericolosità del loro operato;
   questa violenza rappresenta un'emergenza sotto il punto di vista sociologico, criminologico e politico e negli anni si è trasformata da ostilità tra opposte tifoserie in tentativi di confronto diretto con le forze dell'ordine –:
   quali misure urgenti intenda adottare per porre fine a questo tipo di violenza, evitando così che uno spettacolo, come quello sportivo, si trasformi in gravi episodi di cronaca.
(2-00952)
«Coccia, Bonomo, Moretto, Rampi, Giacobbe, Malisani, Molea, Andrea Romano, Palmieri, Miccoli, Giuditta Pini, Nardi, Terrosi, Argentin, D'Ottavio, Albini, Cova, Nicchi, Minnucci, Ferrari, Chaouki, Carra, Piccoli Nardelli, Fiano, Laforgia, Borghi, Currò, Sbrollini, Rotta, Gianni Farina, Paris, Gribaudo, Moscatt, Orfini, Fossati, Boccuzzi, Giuliani, Rossomando».
(28 aprile 2015)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   desta sconcerto quanto contenuto nella nuova proposta di intesa tra regione e Governo relativa al settore trasfusionale, che sembrerebbe confermare l'intenzione di ridurre i rimborsi relativi alla mobilità extraregionale di sangue ed emocomponenti ed ai contributi previsti dalla legge n. 219 del 2005 per le associazioni e federazioni di volontariato del sangue;
   si tratta di tagli previsti per un settore che rappresenta oltre 1.700.000 donatori di sangue italiani, impegnati nello svolgimento di importanti compiti di promozione della donazione, di chiamata del donatore e di raccolta di sangue ed emocomponenti, e che inoltre orienta i cittadini verso stili di vita sani e positivi;
   i paventati tagli metterebbero a rischio – come già espresso con determinazione negli ultimi anni dal Civis (Coordinamento interassociativo volontari italiani del sangue) – gli sforzi volti ad assicurare in quantità, qualità e sicurezza le necessità di sangue e dei suoi derivati per tutti i cittadini bisognosi di terapia trasfusionale, vanificando un patrimonio che, inoltre, rappresenta un notevole risparmio per la sanità pubblica;
   si tratta, a parere degli interpellanti, di un risparmio che non può essere trascurato e, tantomeno, vanificato, con ciò ostacolando il funzionamento delle sedi associative e mettendo in crisi il sistema trasfusionale nazionale –:
   se sia vero quanto descritto in premessa e quali urgenti iniziative intendano adottare per impedire l'applicazione dei tagli lineari, paventati e sopracitati, che arrecherebbero seri danni ad un settore che ha dato prova, negli anni, non solo di generare importanti risparmi di spesa per la sanità pubblica, ma di orientare i cittadini verso stili di vita sani e positivi.
(2-00950) «Galgano, Mazziotti Di Celso».
(28 aprile 2015)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute e il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   come riportato dagli organi di stampa calabresi (ad esempio La Gazzetta del Sud del 20 aprile 2015), il dottor Antonio Belcastro è stato nominato, dalla giunta regionale guidata dal presidente Mario Oliverio, commissario dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» di Catanzaro;
   tale nomina ha, di fatto, revocato il provvedimento con cui l'allora commissario ad acta per l'attuazione per il piano di rientro dal disavanzo sanitario per la regione Calabria, il generale Luciano Pezzi, aveva conferito ad altri le medesime responsabilità dirigenziali;
   come, infatti, si legge su un comunicato stampa della regione Calabria del 22 luglio 2014, «la Giunta regionale si è riunita presieduta dalla Presidente f.f. Antonella Stasi con l'assistenza del Dirigente generale Francesco Zoccali. Su proposta della presidente Stasi è stato nominato il nuovo Direttore generale dell'azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro. È Antonio Belcastro, attuale Commissario della stessa Azienda»;
   Belcastro veniva, dunque, nominato commissario con deliberazione n. 299 nella seduta del 22 luglio 2014;
   il 24 ottobre 2014, come detto, il commissario Pezzi, con il decreto del commissario ad acta n. 76 disponeva «di annullare la delibera della Giunta regionale n. 299 del 22 luglio 2014 relativa alla nomina del dottor Antonio Belcastro a Direttore generale dell'Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro»;
   tale annullamento, secondo quanto si legge ancora nel decreto del commissario ad acta, dipendeva dal fatto che la delibera di nomina in questione era un «atto illegittimo in contrasto con la normativa vigente e con il parere reso dai Ministeri affiancanti e, comunque, di ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi del Piano di Rientro e più in particolare alla governance del sistema sanitario calabrese»;
   ciò anche perché l'atto risultava essere «eccedente l'ordinaria amministrazione adottato dalla giunta regionale in regime di prorogatio in violazione dell'articolo 33 della statuto della regione Calabria, interpretato alla luce dei principi costituzionali che regolano la prorogatio degli organi elettivi e di governo regionali e dell'articolo 3 del decreto-legge del 16 maggio 1994, n. 293, con conseguente situazione d'illegittimità nella direzione delle Aziende che pregiudica l'adozione delle misure urgenti attuative del piano di rientro»;
   a parere degli interpellanti, secondo il principio logico del tertium non datur, delle due l'una: o la giunta può in proposito procedere in autonomia – e allora poteva farlo anche quando era guidata dal presidente facente funzioni Antonella Stasi – oppure occorre sempre un atto di recepimento del commissario governativo per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario;
   stando così le cose, sul piano sistematico va da sé che per revocare un atto di nomina del citato commissario ne serva uno della stessa specie, sicché l'ultima deliberazione della giunta regionale non produrrebbe, per sua natura, codesto effetto. Resterebbero in carica, dunque, i direttori generali facenti funzione già incaricati dal commissario Pezzi;
   non è la prima volta che la giunta regionale guidata da Mario Oliverio nomina in autonomia commissari di aziende sanitarie senza che vi sia un atto di recepimento del commissario governativo, Massimo Scura;
   la prima firmataria della presente interpellanza, a riguardo, ha già presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05371 del 16 aprile 2015, in cui si solleva il caso di Santo Gioffrè, nominato commissario dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria;
   tale incarico è però, ad avviso degli interpellanti, per legge inconferibile, secondo quanto prescritto dal comma 1 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013, per il quale «gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio della ASL»;
   la riferita inconferibilità è rafforzata dalla normativa regionale calabrese, che equipara il ruolo di commissario in questione a quello di direttore generale;
   il summenzionato Gioffrè – già assessore ai beni e alla attività culturali e alla protezione civile della provincia di Reggio Calabria durante la presidenza di Giuseppe Morabito (2006-2011) e segretario cittadino del Partito democratico – nel 2013 è stato candidato a sindaco di Seminara (Reggio Calabria);
   accanto al sopracitato incarico di commissario dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria per Santo Gioffrè, desta stupore anche la nomina, disposta il 4 aprile 2015, a direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera di Reggio Calabria per Giulio Carpentieri, pensionato e già dirigente del consiglio regionale della Calabria;
   detta nomina è avvenuta, sempre ad avviso degli interpellanti, in contrasto con il contenuto di una recente deliberazione, depositata in data 21 novembre 2014, in cui la Corte dei conti ha precisato in via preliminare che «le nuove previsioni dettate dall'articolo 6 del decreto-legge 90 del 2014 hanno quale antecedente l'articolo 25 della legge 724 del 1994 che, al dichiarato fine di garantire la trasparenza e l'imparzialità dell'azione amministrativa, vieta il conferimento al personale delle pubbliche amministrazioni cessato volontariamente dal servizio per l'ottenimento della pensione di anzianità, da parte dell'amministrazione di provenienza o di amministrazioni con le quali lo stesso personale ha avuto rapporti di lavoro o di impiego nei cinque anni precedenti a quello della cessazione dal servizio, di incarichi di consulenza, collaborazione, studio e ricerca»;
   la portata della nuova disposizione appare, pertanto, più ampia della stessa cosiddetta «circolare Madia» (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2015) che – come riassunto dal giornalista Paolo Pollichieni, in un articolo apparso sul portale della testata giornalistica Il Corriere della Calabria – «impone di evitare che i burocrati mandati a casa escano dalla porta per rientrare dalla finestra che il politicante di turno gli spalanca improvvidamente»;
   la Corte dei conti ha sottolineato come «non è più necessario che l'oggetto del conferimento consista in attività o mansioni già svolte in precedenza, essendo il divieto esteso a qualunque incarico di studio e consulenza. L'ambito di applicazione della disposizione, pertanto, abbraccia, oltre alle prestazioni di lavoro autonomo, anche incarichi dirigenziali e direttivi, nonché le cariche in organi di governo (con esclusione, ovviamente, delle cariche elettive), includendo nel perimetro applicativo qualunque tipologia di incarico dirigenziale (a tempo indeterminato, a tempo determinato, di natura fiduciaria) e direttivo»;
   oltretutto, le nomine dei commissari in argomento necessitano sempre, per come ribadito dai Ministeri affiancanti in sede di «ex tavolo Massicci», di specifico atto di recepimento da parte del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario, come peraltro si può leggere in un articolo del 9 dicembre 2014 pubblicato sul portale web della testata Il Corriere della Calabria a firma di Pietro Bellantoni, che per la nomina di Alessandro Moretti a direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza scrisse, con riferimento al citato commissario Pezzi: «Al fine di provvedere alla stesura del provvedimento definitivo di recepimento della nomina, come richiesto dai ministeri affiancanti, ha chiesto al dipartimento Tutela della salute elementi di informazione in ordine all'istruttoria svolta per l'individuazione del dottor Alessandro Moretti» –:
   se il Governo confermi che le nomine dei dirigenti sanitari debbano in ogni caso essere recepite, per le regioni sottoposto al piano di rientro dal disavanzo sanitario, con atto del commissario ad acta e quali iniziative intenda assumere per rendere sempre effettivo tale obbligo.
(2-00951)
«Nesci, Grillo, Silvia Giordano, Baroni, Di Vita, Lorefice, Mantero, Dadone».
(28 aprile 2015)

E)

    I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la stragrande maggioranza degli enti locali sta affrontando con grave difficoltà la messa a punto dei bilanci di previsione degli enti;
   molte sono le cause che impediscono agli amministratori di programmare un bilancio equilibrato, riconducibili in massima parte alle scelte del legislatore statale di operare tagli di risorse al fondo di solidarietà comunque in maniera non compatibile con le finalità del fondo, bensì calcolate al solo fine di ripianare o coprire misure legislative nell'ambito di provvedimenti non inerenti l'attività dei comuni;
   in una situazione generale di difficoltà finanziarie dei comuni, alcuni enti scontano penalizzazioni ancora superiori, a causa della mera scelta di criteri contabili, operata ancora una volta dal legislatore nazionale: ciò avviene, tra l'altro, per quei comuni che gestiscono alcuni servizi sociali essenziali, come ad esempio le residenze sanitarie assistenziali;
   la gestione delle residenze per anziani, scelta positiva di comuni che intendono offrire un servizio importante per le famiglie, costituisce attività significativa in termini economici e, soprattutto per comuni più piccoli, incide percentualmente in maniera consistente sul bilancio comunale, fino a rappresentarne il 50 per cento o più;
   i parametri di riduzione di spesa imposti dai provvedimenti di spending review sono stati imposti in maniera lineare senza tenere conto che alcune voci, come la gestione delle residenze sanitarie assistenziali, hanno caratteristiche non comprimibili o perlomeno non con gli stessi criteri delle altre spese dell'ente –:
   se il Governo intenda prevedere iniziative, anche normative, specifiche riguardo agli enti locali specificati in premessa, affinché sia riconosciuta la specificità della gestione di alcuni servizi e ne consegua un'adeguata rimodulazione dei tagli per i comuni che si facciano carico di tali servizi.
(2-00953) «Fedriga, Borghesi».
(4 maggio 2015)