TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 375 di Mercoledì 11 febbraio 2015

 
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PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla II Commissione (Giustizia):
S. 1344. – Senatore PALMA: «Divieto di concessione dei benefìci ai condannati per il delitto di cui all'articolo 416-ter del codice penale» (approvata dal Senato). (2719)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   RAMPELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la Marina militare ha recentemente avviato la campagna per il concorso per l'ammissione alla prima classe del corso normale, dedicato ai ragazzi dai 17 ai 22 anni;
   la campagna in oggetto ha come slogan la frase in lingua inglese «Be cool join the navy»;
   la Marina militare italiana vanta un'antica tradizione e una grande esperienza, svolge, come noto, molteplici rilevanti compiti istituzionali legati indissolubilmente al mare, alla tradizione marinara, allo spirito patriottico, di cui è stata ed è autentico esempio nella storia nazionale, alla promozione dell'identità italiana attraverso la solidarietà, il coraggio, la professionalità, l'efficienza, l'umanità e non appare chiaro perché debba pubblicizzarsi attraverso il ricorso a una lingua straniera –:
   quali siano le motivazioni alla base della scelta di pubblicizzare l'ingresso nella carriera della Marina militare in una lingua straniera, a dispetto del ruolo istituzionale ricoperto dalla stessa, e quali provvedimenti si intendano assumere per garantire che un'istituzione militare italiana sia legata in tutto e per tutto alla nazione che la mantiene economicamente e da cui storicamente dipende. (3-01288)
(10 febbraio 2015)

   GIANLUCA PINI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, PRATAVIERA, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 30 gennaio 2015, il Ministero della difesa ha annunciato per il 1o febbraio 2015 la partenza della fregata Grecale verso le acque antistanti la Somalia, precisando che la nave sostituirà il cacciatorpediniere Andrea Doria, alla conclusione del semestre in cui la Marina militare italiana ha esercitato il comando della missione antipirateria dell'Unione europea denominata «Atalanta»;
   la decisione del Governo è intervenuta senza il supporto di un decreto-legge ed in assenza di un confronto parlamentare, a dispetto di quanto convenuto in occasione del dibattito svoltosi nell'autunno 2014, in occasione della conversione in legge del più recente decreto-legge di proroga missioni, il n. 109 del 2014, quando venne approvato un emendamento al comma 4 dell'articolo 3 del provvedimento, allo scopo di subordinare ad una valutazione concernente l'evoluzione del contenzioso che oppone l'Italia all'India per il procedimento intentato contro i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, da farsi non oltre il 31 dicembre 2014, la decisione sulla proroga o meno della partecipazione italiana alle attività alleate di contrasto alla pirateria nell'Oceano indiano;
   continuano comunque impregiudicati tutti i maggiori impegni militari nazionali in corso al 31 dicembre 2014, incluso quello contro le milizie dell'Isis, malgrado manchi un decreto-legge di ulteriore proroga –:
   quali ragioni abbiano indotto il Governo a disattendere di fatto le previsioni del comma 4 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 109 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o ottobre 2014, n. 141. (3-01289)
(10 febbraio 2015)

   PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO, FRATOIANNI, MARCON, AIRAUDO e PLACIDO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   sulla pagina Facebook «quota 96» compare un post pubblicato il 21 agosto 2014 dal Ministro interrogato e dalla stessa mai disconosciuto, con il quale risponde ad un docente di scuola profondamente amareggiato per il dietrofront compiuto dal Governo nell'estate 2014, in occasione dell'esame del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, («decreto Madia» sulla pubblica amministrazione), sulla norma che sanava la vicenda dei cosiddetti «quota 96» e con il quale dichiara che: «L'aver escluso dal decreto sulla pubblica amministrazione tali pensionamenti non deve tuttavia essere visto come una rinuncia del Governo a dare adeguata soluzione al problema: infatti, il Presidente Renzi si riserva di valutare la questione nel quadro del pacchetto scuola che sarà varato a breve. È appena il caso di sottolineare che all'effettiva entrata in quiescenza del personale interessato corrisponde l'avvio del processo di ricambio generazionale con giovani insegnanti, tema, quello della «staffetta», che mi sta particolarmente a cuore e al quale continuo ad assicurare tutto il mio impegno. Cordiali saluti, Marianna Madia»;
   ed invero, quella dei cosiddetti «quota 96» sembra una vexata quaestio ancora lontana dalla definizione, che ha radici lontane che affondano negli effetti a parere degli interroganti nefasti e paradossali della «riforma Fornero», che, pur contemplando una norma di salvaguardia a tutela dei diritti pensionistici maturati prima della sua entrata in vigore, non tiene però conto della specificità del comparto scuola che ha da sempre usufruito di una sola finestra di uscita in coincidenza con la fine dell'anno scolastico;
   l'articolo 24, comma 3, del decreto-legge n. 201 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 (cosiddetto salva Italia), nell'indicare quale limite tra i vecchi ed i nuovi criteri per l'accesso al trattamento pensionistico il 31 dicembre 2011, data di conclusione dell'anno solare, senza specificare che per il comparto scuola tale limite dovesse coincidere con il 31 agosto 2012, data di conclusione dell'anno scolastico, ha penalizzato tutti quei docenti, all'epoca 4.000, nati nel biennio 1951-1952, che, nonostante a fine anno avessero maturato i requisiti (61 anni di età e 35 di contributi oppure 60 anni e 36 di contributi) e presentato relativa domanda di accesso al pensionamento, sono rimasti bloccati in servizio;
   la suddetta sfasatura discende dal combinato disposto dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 351 del 1998 («Regolamento recante norme per la semplificazione dei procedimenti in materia di cessazione dal servizio e di trattamento di quiescenza del personale della scuola»), che, al fine di evitare un disservizio e garantire la continuità didattica, impone al docente di continuare a lavorare fino alla conclusione dell'anno scolastico, e cioè fino al 31 agosto di ogni anno, vincolando così la cessazione del suo servizio «all'inizio dell'anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda è stata presentata», e dell'articolo 59 della legge n. 449 del 1997 (legge finanziaria per l'anno 1998), secondo il quale «per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione del servizio ha effetto dall'inizio dell'anno scolastico e accademico con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell'anno»;
   nonostante l'esistenza di questa normativa speciale per i lavoratori della scuola, la «riforma Fornero», emanata nel mese di dicembre del 2011, cioè nel bel mezzo dell'anno scolastico, ha prodotto sugli stessi un effetto retroattivo in forza del quale non hanno potuto far valere, ai fini pensionistici, i requisiti maturati nell'anno scolastico 2011-2012, escludendo, in tal modo, tutti coloro che, pur avendo maturato i requisiti per il pensionamento al 31 dicembre 2011, avrebbero però potuto accedere al trattamento pensionistico al 31 agosto 2012, spostando, così, di fatto ed improvvisamente di ben 4 anni il loro esodo dalla scuola;
   il dipartimento della funzione pubblica, intervenendo successivamente all'entrata in vigore della «riforma Fornero» con la circolare n. 2 dell'8 marzo 2012, nell'affermare espressamente che rimane ferma, per le esigenze di servizio, la vigenza degli specifici termini di cessazione dal servizio stabiliti in relazione all'inizio dell'anno scolastico, non sembra che abbia voluto, invece, preoccuparsi dei problemi relativi ad eventuali sfasature temporali tra il momento in cui si verificano i fatti costitutivi del diritto (età-anzianità contributiva) ed il termine dal quale si può far valere tale diritto (cessando di fatto la prestazione lavorativa);
   da quel giorno, nonostante in questi ultimi tre anni siano intervenute a sostegno delle ragioni dei cosiddetti «quota 96» varie iniziative parlamentari da una parte, peraltro approvate, e numerose sentenze che riconoscono il diritto dei ricorrenti dall'altra, il Governo, avanzando sempre e solo l'assurdo pretesto della mancanza di risorse economiche adeguate per sanare la situazione, temporeggia oltremodo, assoggettando la scuola alle esigenze del mercato, mostrando così una sorta di accanimento contro chi ha dedicato la propria esistenza professionale alle nuove generazioni a fronte di alcun riconoscimento;
   tra le iniziative parlamentari merita una menzione l'emendamento, firmato da tutti i capigruppo delle Commissioni bilancio e lavoro ed approvato dalla Camera dei deputati, nell'estate del 2014, in occasione dell'esame del cosiddetto decreto Madia sulla pubblica amministrazione (decreto-legge n. 90 del 2014), ma successivamente stralciato al Senato della Repubblica dallo stesso Governo per l'intervenuto diniego della Ragioneria dello Stato, che ha espresso forti perplessità sul costo dell'operazione che risultava «scoperta in termini di fabbisogno e indebitamento netto ai sensi delle norme sulla contabilità», nonostante lo stesso rimandasse la liquidazione del trattamento di fine rapporto. Già precedentemente, il 27 marzo 2014, le Commissioni bilancio e lavoro si erano misurate sulla vicenda approvando all'unanimità una risoluzione conclusiva, la n. 8-00042, che impegnava il Governo a riferire alle commissioni, prima della presentazione del documento di economia e finanze 2014, in merito al reperimento delle risorse necessarie per l'adozione di urgenti iniziative normative volte a risolvere la questione degli insegnanti «quota 96». Altra iniziativa, peraltro ultima in ordine di tempo, è l'ordine del giorno n. 9/2679-bis-A/28 Pannarale ed altri, la cui approvazione all'unanimità è avvenuta in occasione dell'esame della legge di stabilità per l'anno 2015, che impegnava il Governo a trasmettere al Parlamento una relazione contenente la verifica del numero complessivo effettivo dei lavoratori coinvolti nella vicenda e a risolvere definitivamente la questione emanando una norma ad hoc che colmi la lacuna normativa e metta fine all'enorme disparità di trattamento tra lavoratori che vantano gli stessi diritti al pensionamento, impegni, peraltro, ai quali il Governo non ha ancora ottemperato;
   che la vicenda sia ancora lungi dall'essere risolta lo dimostra la recentissima decisione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di opporsi, ricorrendo in appello, alla sentenza del tribunale di Salerno che nel mese di novembre 2014 aveva riconosciuto, ridando speranza, ai 42 docenti ricorrenti di accedere al trattamento pensionistico, in deroga alla «riforma Fornero», con il vecchio regime alla data del 1o settembre 2012. D'altra parte lo stesso Governo prende tempo, nella consapevolezza che la platea dei cosiddetti «quota 96» è destinata a ridursi ulteriormente: alcuni, infatti, nel frattempo raggiungeranno i requisiti ex «riforma Fornero», altri sfrutteranno le norme di salvaguardia previste dalla legge n. 104 del 1992, altri ricorreranno ai regimi opzionali che prevedono l'esodo a fronte di una decurtazione della pensione;
   sul fronte dei numeri, ove esiste da sempre una discrepanza tra i dati riferiti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e quelli riferiti dall'Inps, stando alle recenti valutazioni fornite dai rappresentati del «comitato quota 96», frutto di un incontro tra gli stessi ed i vertici dell'Inps, l'iniziale platea che comprendeva 4.000 lavoratori, con i suddetti esodi, si sarebbe significativamente ridotta di oltre 1.300 unità. Se questi numeri fossero confermati diminuirebbe drasticamente l'importo delle risorse economiche necessarie a sanare la posizione delle 2.700 posizioni rimanenti, operazione che, tra l'altro, consentirebbe l'immediata stabilizzazione di altrettanti giovani precari in attesa di poter ricoprire le cattedre con supplenze annuali –:
   quale risulti a tutt'oggi l'esatta platea dei cosiddetti «quota 96» e come il Governo intenda dare adeguata e definitiva soluzione alle aspettative di tutti quei lavoratori della scuola che, in procinto di accedere al trattamento previdenziale, sono stati sostanzialmente beffati da una norma che ha negato loro il meritato diritto alla pensione, anche superando e risolvendo tutte le problematiche interpretative ed applicative sorte a causa dell'intervenuta «riforma Fornero», al fine di consentire a tutti coloro che lo desidereranno di esercitarlo a partire già dal 1o settembre 2015. (3-01290)
(10 febbraio 2015)

   RIZZETTO, MUCCI, BARBANTI, BALDASSARRE, ARTINI, ROSTELLATO, PRODANI, SEGONI e TURCO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   è ormai nota la vicenda degli oltre 80.000 idonei di concorsi pubblici che da anni sono senza lavoro nonostante abbiano superato le prove concorsuali a cui hanno partecipato;
   l'11 febbraio 2015 per protesta queste persone scenderanno in piazza per manifestare pubblicamente, con lo slogan «Bisogna difendere il merito». Tra loro ci saranno moltissime persone che hanno partecipato ai concorsi pubblici banditi sia per la selezione nelle forze di polizia e nelle forze armate, sia per ruoli amministrativi;
   tutti reclamano sia il diritto al lavoro, che finora è stato loro negato, sia l'applicazione della cosiddetta legge D'Alia – decreto-legge n. 101 del 2013 – sullo scorrimento delle graduatorie, che prevede per tutte le amministrazioni dello Stato l'attingimento dalle graduatorie prima di bandire nuovi concorsi pubblici;
   l'applicazione di tale legge, oltre a dare il giusto merito agli idonei, in un periodo di spending review farebbe risparmiare risorse pubbliche per l'espletamento di nuovi bandi di concorsi pubblici;
   queste persone, pur meritevoli, vivono da tempo in uno stato di incertezza che pregiudica le loro vite, si traduce in una completa sfiducia nella politica e nello Stato e che sta sacrificando una intera generazione di ragazzi. Quello stesso Stato in cui hanno creduto partecipando ad una selezione pubblica e che non premia in alcun modo il merito e i sacrifici fatti –:
   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per il collocamento degli idonei di concorso attraverso lo scorrimento delle graduatorie, prima di bandire nuovi concorsi, così come disposto dal decreto-legge n. 101 del 2013. (3-01291)
(10 febbraio 2015)

   BORGHI, BRAGA, STELLA BIANCHI, BRATTI, CARRESCIA, COMINELLI, COVELLO, DALLAI, DE MENECH, GADDA, GINOBLE, TINO IANNUZZI, MANFREDI, MARIANI, MARRONI, MAZZOLI, MORASSUT, NARDI, GIOVANNA SANNA, VALIANTE, ZARDINI, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 31 gennaio 2015 – a seguito di una perturbazione con forti venti e piogge e ad una tromba d'aria che hanno colpito il territorio salernitano – il fiume Sele è esondato in più punti nelle località Brecciale, Trentalone e Capaccio-Paestum, provocando ingenti danni alle colture, agli allevamenti e alle aziende bufaline. L'esondazione ha causato l'allagamento di 200 abitazioni e ha costretto 10 famiglie ad abbandonare le proprie case;
   se, da un lato, il ripetersi ciclico di eventi calamitosi richiede l'adozione di politiche di prevenzione attraverso un programma pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio, dall'altro evidenzia la necessità di affrontare la questione del riequilibrio ambientale del suolo – del mantenimento o del recupero delle sue funzioni ambientali – quale ineludibile strumento di tutela e difesa dai fenomeni di dissesto idrogeologico;
   con la finalità di delineare un approccio trasversale e versatile ai problemi connessi alla tutela del suolo ed ai fenomeni di dissesto idrogeologico, l'Unione europea nel 2006 ha proposto la strategia tematica per la protezione del suolo (comunicazione della Commissione del 22 settembre 2006: «Strategia tematica per la protezione del suolo», COM(2006) 231 def) con misure destinate a proteggere il suolo e a preservare la sua capacità di svolgere le funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali; tale strategia non ha, per ora, avuto seguito;
   sulla base delle considerazioni contenute nella comunicazione, occorre integrare l'attuale visione prevalentemente «urbanistica» della gestione del suolo, basata quasi esclusivamente sui parametri della destinazione d'uso e dei piani regolatori, colmando le lacune nella conoscenza del suolo e potenziando la ricerca scientifico-ambientale, in particolare in materia di diversità biologica dei suoli. Il suolo è un sistema estremamente dinamico, che svolge numerose funzioni e un ruolo fondamentale per l'attività umana e la sopravvivenza degli ecosistemi. Il processo di formazione e rigenerazione del suolo è molto lento e per questo motivo esso è una risorsa essenzialmente non rinnovabile;
   non va tralasciato l'aspetto economico: la Commissione europea nella citata comunicazione afferma che l'analisi di impatto, sulla base dei dati disponibili, indica che il degrado dei suoli potrebbe costare fino a 38 miliardi di euro l'anno;
   i principali processi di degradazione cui sono esposti i suoli – l'erosione, la diminuzione della materia organica, la contaminazione, la salinizzazione, la compattazione, la diminuzione della biodiversità, l'impermeabilizzazione, le inondazioni e gli smottamenti – determinano un deterioramento che ha ripercussioni dirette sulla qualità delle acque e dell'aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma possono anche incidere sulla salute dei cittadini e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti destinati all'alimentazione umana e animale;
   nell'anno dell'Expo, la riflessione sulla realtà complessa dell'uso e del consumo dei suoli dovrà dunque necessariamente intersecarsi con il tema del cibo, dei diversi modelli di produzione agricola, di allevamento del bestiame e di distribuzione alimentare nel pianeta;
   l'affermarsi di una gestione dei suoli al di fuori dell'emergenza connessa ad eventi calamitosi e in una prospettiva di riequilibrio ambientale promuoverebbe, inoltre, una filiera con interessanti prospettive occupazionali nell'ambito delle attività di riforestazione, di rigenerazione urbana e di riequilibrio ambientale;
   la scelta degli interventi da finanziare per la salvaguardia dei territori dal dissesto idrogeologico deve quindi necessariamente tenere conto anche di criteri ambientali, definendo obiettivi specifici, che orientino le risorse messe a disposizione dall'Unione europea attraverso i fondi strutturali, per gli interventi di prevenzione del dissesto e di riequilibrio ambientale; interventi in tale direzione oggi sono limitati al solo reinsediamento, incentivato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, degli agricoltori nei territori abbandonati –:
   se, parallelamente alle misure per il reinsediamento dei giovani agricoltori, il Ministro interrogato intenda definire specifici obiettivi e priorità di finanziamenti, a valere sui fondi comunitari strutturali, per i progetti che rispondono a finalità di riequilibrio ambientale dei suoli e di riassetto idrogeologico. (3-01292)
(10 febbraio 2015)

   VARGIU, MATARRESE, VITELLI e DAMBRUOSO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la spiaggia del Poetto di Cagliari è stata più volte definita «la più bella spiaggia urbana d'Italia» e, per questo motivo, è stata recentemente scelta dal gruppo Uvet come «spiaggia italiana ufficiale» della manifestazione Milano Expo 2015;
   la spiaggia del Poetto di Cagliari, nello spazio prospiciente l'idrovora delle Saline, è occupata da uno stabile, iniziato a costruire alla fine degli anni ’30, su progetto dell'architetto Ubaldo Badas e dapprima pensato come colonia elioterapica (colonia estiva Marina Dux) e, successivamente, completato nel 1947 come struttura ospedaliera, nota come «Ospedale marino»;
   tale cubatura nel contesto della spiaggia del Poetto è stata successivamente affiancata da un altro manufatto, di assai minori dimensioni, funzionale alla complessiva attività del polo ospedaliero e adibito ad astanteria e pronto soccorso;
   alla fine degli anni ’70, l'amministrazione sanitaria decideva di rilevare la struttura dell'albergo di proprietà Esit, che si trovava anch'esso nel contesto della sede del Poetto, tra la spiaggia e lo stagno di Molentargius, in posizione più arretrata rispetto allo stabile dell'Ospedale marino;
   tale complesso alberghiero ex Esit veniva ristrutturato ad uso ospedaliero, al fine di trasferire nella nuova sede tutte le attività sanitarie di pertinenza del vecchio Ospedale marino;
   tale trasferimento veniva definitivamente completato nel 1982 e veniva seguito dal rilascio della pertinenza di fabbricato accessoria;
   dal momento dell'abbandono del complesso dell'ex Ospedale marino, si è posta con forza la necessità di ridisegnare e ridefinire il ruolo di tale importantissima cubatura, che impegna il sito turistico più sensibile della città, strategico per qualsiasi progetto di sviluppo economico futuro di Cagliari e, conseguentemente, dell'isola;
   ai fini del riutilizzo del bene, la Regione autonoma della Sardegna, con delibera 12/10 del 28 marzo 2006, ha individuato le direttive per la valorizzazione del bene, che resta di pertinenza demaniale per effetto del disposto dell'articolo 29 del codice della navigazione ed è destinato a «finalità turistico-ricreative», come si evince dal comunicato ufficiale sul sito www.regione.sardegna.it del 28 marzo 2006;
   in ottemperanza a tale delibera, in data 21 luglio 2006, il servizio centrale demanio e patrimonio della Regione autonoma della Sardegna bandiva una gara (n. 1206/D) per l'affidamento in concessione d'uso, per 50 anni, del compendio del cosiddetto «ex Ospedale marino»;
   in esito a tale gara, che scadeva il 6 novembre 2006 e veniva poi prorogata al 20 marzo 2007, venivano presentate due offerte che, con determinazione n. 1364 del 30 maggio 2007, venivano giudicate entrambe coerenti rispetto al bando e pertanto classificate in ordine di graduatoria secondo il punteggio loro attribuito dalla commissione giudicante;
   conseguentemente, in data 30 maggio 2007, con determinazione n. 1364 dell'assessorato regionale degli enti locali, veniva dichiarata vincitrice e aggiudicataria provvisoria del bando l'associazione temporanea di imprese San Maurizio, costituita dal Policlinico città di Quartu e dalla Sa&Go srl;
   all'atto dell'affidamento, l'assessore regionale all'urbanistica, Gianvalerio Sanna, con dichiarazione virgolettata riportata nel sito ufficiale della regione in data 22 maggio 2007 ribadiva che «le scelte di valorizzazione dell'ex Ospedale marino devono essere orientate verso destinazioni turistiche non residenziali, finalizzate alla creazione di centri servizi per le persone, capaci di incrementare l'offerta e l'attività turistica e la qualità dei servizi ai cittadini dell'area cagliaritana, durante l'intero corso dell'anno»;
   in data 19 settembre 2007, con decreto n. 85 del Ministero per i beni e le attività culturali-direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna, l'immobile veniva dichiarato di interesse culturale, storico ed artistico, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, del decreto-legge 22 gennaio 2004, n. 142;
   con sentenza n. 4711 del 2008, il tribunale amministrativo regionale della Sardegna aveva successivamente giudicato non coerente al bando l'offerta arrivata seconda (l'associazione temporanea di imprese del gruppo Prosperius);
   a seguito detta rinuncia del primo classificato in graduatoria (l'associazione temporanea di imprese San Maurizio), in data 21 gennaio 2009, il direttore del servizio centrale demanio e patrimonio dichiarava, pertanto, conclusa infruttuosamente la procedura di gara avviata il 21 luglio 2006;
   in data 19 febbraio 2010, con sentenza n. 2188 del 2010, il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale accoglieva invece parzialmente il ricorso dell'associazione temporanea di imprese Prosperius, che veniva pertanto riammessa nell'originaria posizione di graduatoria e dichiarata aggiudicataria provvisoria della gara;
   iniziava così una lunghissima attività di concertazione tra R.a.s., l'associazione temporanea di imprese Prosperius e tutti gli altri soggetti aventi titolo di legge per la partecipazione alla conferenza dei servizi destinata definire la piena operatività del progetto, in modo coerente alla normativa vigente fino a quando, il 20 dicembre 2011 il comune di Cagliari, con delibera n. 73, approvava una variante del piano urbanistico comunale finalizzata a consentire la realizzazione del progetto Prosperius (ovvero un centro di riabilitazione con sezione di eccellenza per ricovero riabilitativo);
   l'intera evoluzione dell'ex Ospedale marino in effetti nasce proprio dalla circostanza che il primo aggiudicatario della gara (l'associazione temporanea di imprese San Maurizio) avrebbe voluto creare una struttura turistico-ricreativa, anche in considerazione del fatto che, fintanto che la stessa gara era in corso, l'aggiudicazione non prevedeva il vincolo della soprintendenza per i beni archeologici per la provincia di Cagliari. Il vincolo arrivava, infatti, in un momento successivo all'aggiudicazione della gara ed il nuovo soggetto che interveniva, l'associazione temporanea di imprese Prosperius, si conformava a quanto stabilito dalla predetta soprintendenza e, proprio a seguito delle restrizioni introdotte da quest'ultima che rendevano impossibile la realizzazione dell'opera, valutava la ristrutturazione dell'ex Ospedale marino e la sua trasformazione in albergo economicamente poco convenienti, oltre che di fatto impossibili;
   quest'ultimo passaggio fa comprendere che l'evoluzione dell'ex Ospedale marino da struttura turistica a struttura sanitaria sia sostanzialmente dovuta alle prescrizioni troppo restrittive della soprintendenza che hanno reso impossibile qualsiasi potere di azione;
   inoltre, la realizzazione di tale destinazione sanitaria residenziale, nei progetti redatti dall'associazione temporanea di imprese Prosperius, sarebbe stata addirittura subordinata alla complessiva sostenibilità economica del progetto, vincolata all'accreditamento dei posti letto della nuova casa di cura da parte del sistema sanitario regionale;
   tale accreditamento di nuovi posti letto apparirebbe assolutamente surreale nell'attuale contesto della sanità sarda, che ha appena ottenuto una deroga di legge per poter assorbire il surplus di posti letto accreditati discendente dall'accordo per l'attivazione del nuovo ospedale ex San Raffaele di Olbia;
   al di là dell'assenza di opportunità di accreditamento dei nuovi posti letto, la soluzione progettuale proposta dalla Prosperius Sardegna è sempre apparsa assolutamente confliggente con gli interessi generali dello sviluppo turistico ed economico cagliaritano, proponendo un complesso sanitario residenziale in riva al mare, assolutamente schizofrenico rispetto alle esigenze della città e dell'isola;
   nella conferenza stampa di fine anno 2014, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ha ribadito la volontà di concordare con la R.a.s. la nuova destinazione dello stabile dell'ex Ospedale marino, privilegiando destinazioni di tipo recettivo alberghiero;
   nonostante quanto dichiarato dall'assessore regionale agli enti locali e dal sindaco di Cagliari, dal 18 dicembre 2014, data dell'annuncio dell'annullamento del bando di gara dell'ex Ospedale marino, sino ad oggi non vi è alcuna traccia di atti ufficiali di revoca da parte della Regione autonoma della Sardegna. Pertanto ad oggi, nonostante impazzi la polemica sulla «nuova» futura destinazione dell'ex Ospedale marino, l'atto ufficiale che ancora resta in piedi è l'aggiudicazione definitiva della gara alla Prosperius Sardegna, deliberata in data 2 aprile 2014;
   appare davvero offensivo nei confronti della città di Cagliari e dell'intera Sardegna che le vicende inerenti il futuro della spiaggia del Poetto e del manufatto dell'ex Ospedale marino si svolgano nell'attuale clima di grossolana improvvisazione, con l'amministrazione regionale che annuncia ai giornali l'annullamento di una procedura di gara durata otto anni, senza assumere, né adeguatamente motivare alcun atto ufficiale. Altrettanto incredibile appare che il sindaco di Cagliari, nel corso di una conferenza stampa pubblica, confermi l'esistenza di un confronto in essere con l'amministrazione regionale, mentre ancora persiste l'efficacia dell'atto normativo che assegna al progetto Prosperius il compendio dell'ex Ospedale marino;
   il rudere dell'ex Ospedale marino non è l'unico sfregio persistente alla spiaggia del Poetto: il relitto dello stabilimento della «Bussola», anch'esso sotto la giurisdizione del demanio regionale, deturpa da tantissimi anni il tratto quartese del litorale, costituisce un rischio costante per la stessa incolumità fisica dei bagnanti e rischia di sporcare irrimediabilmente il biglietto da visita della «spiaggia ufficiale di EXPO 2015»;
   l'attuale situazione di confusione assoluta e di assenza di scelte appare insostenibile per tutti i cagliaritani e per tutti i sardi, che dopo 8 anni di un'interminabile procedura burocratica, sono costretti a prendere atto che è nuovamente al palo di partenza qualsiasi attività di riqualificazione dello stabile dell'ex Ospedale marino, che rappresenta ancora una lacerante e dolorosa ferita aperta nella spiaggia, totalmente inutilizzato come risorsa per lo sviluppo economico di Cagliari e della Sardegna;
   qualunque sia il motivo sostanziale, appare davvero surreale che la R.a.s. si appresti a revocare l'aggiudicazione dopo otto anni di procedura burocratica, senza provvedere contestualmente ad indicare la soluzione alternativa ed i tempi della sua attuazione, garantendo ai sardi il pieno utilizzo del bene, in tempi rapidi e per obiettivi coerenti ai fini di sviluppo turistico ed economico –:
   quali iniziative intenda intraprendere con la soprintendenza di Cagliari per dirimere l'attuale difficile situazione derivante anche dalle iniziative assunte in sede regionale e per liberare la struttura dai vincoli descritti, vincoli che rendono di fatto impossibile qualsiasi tipo di destinazione d'uso della stessa e che impediscono di superare la situazione di totale incertezza sul destino dell'ex Ospedale marino di Cagliari, funzionale allo sviluppo turistico ed economico della città di Cagliari e dell'intera Sardegna. (3-01293)
(10 febbraio 2015)

   CALABRÒ. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   a seguito delle piogge della scorsa settimana, il personale di vigilanza del sito archeologico di Pompei ha constatato lo smottamento di una parte del terreno del giardino della Casa di Severus (regio VIII, insula 2, civico 30) lungo il costone roccioso meridionale;
   il cedimento di terreno ha fatto franare anche una piccola porzione del muro di contenimento del giardino, sovrapposto al banco lavico del costone. L'area interessata dallo smottamento, causato dalle forti piogge che hanno impregnato il terreno, è compresa nel programma di messa in sicurezza della regio VIII previsto dal «Grande progetto Pompei»;
   tutti i fronti di scavo dell'area archeologica sono oggetto di particolare attenzione da parte della soprintendenza, che nello specifico sta avviando una convenzione con i vigili del fuoco proprio per intervenire su aree impervie e a rischio come questa;
   sono più di 30 i crolli verificatisi a Pompei negli ultimi cinque anni, nessuno per fortuna dell'entità di quello della Schola Armatorum, verificatosi nel dicembre del 2010;
   tra gli ultimi episodi, i cedimenti al Tempio di Venere, alla Tomba di Lucius Publicius Syneros e a una bottega di via di Nola, accertati a marzo del 2014 –:
   a che punto siano i programmi ed i lavori di restauro e messa in sicurezza del sito archeologico di Pompei, che, al verificarsi di piogge di una certa intensità, continua a far registrare smottamenti che minacciano la stessa esistenza di quello che è un patrimonio culturale dell'umanità. (3-01294)
(10 febbraio 2015)

   ABRIGNANI e PALESE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 16 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2014, recante «Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo», ha disposto la trasformazione di Enit in ente pubblico economico e la liquidazione di Promuovi Italia spa;
   il comma 4 dello stesso articolo 16 ha previsto, in particolare, il proseguimento dell'attività di Enit sotto la guida di un commissario straordinario fino all'insediamento degli organi dell'ente trasformato. Il commissario straordinario è stato individuato dal Presidente del Consiglio dei ministri con proprio decreto del 16 giugno 2014, su proposta del Ministro interrogato, nella persona dell'ingegnere Cristiano Radaelli;
   secondo i dettami di legge, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 83 del 2014 il commissario straordinario avrebbe dovuto provvedere all'adozione del nuovo statuto dell'Enit, da approvare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Avrebbe dovuto adottare, altresì, un piano di riorganizzazione del personale per individuare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, la dotazione organica dell'ente, le unità di personale in servizio presso Enit e Promuovi Italia spa da assegnare all'Enit come trasformata e la riorganizzazione, anche tramite soppressione di sedi, della rete estera di Enit;
   i termini per la trasformazione di Enit in ente pubblico economico sono ormai scaduti, ma il commissario non ha ancora sottoposto all'approvazione dell'autorità vigilante la nuova organizzazione, la nuova dotazione organica e le procedure per il passaggio del personale Enit e di Promuovi Italia spa nell'ente trasformato;
   a quanto noto, non è stato altresì sottoposto al Presidente del Consiglio dei ministri il nuovo statuto dell'ente, senza il quale non si potrà procedere alla nomina dei nuovi organi ed alla decadenza dello stesso commissario straordinario, e non si potrà porre fine all'attuale regime giuridico di Enit –:
   quali urgenti azioni intenda esercitare il Ministro interrogato, nell'ambito dei propri poteri di vigilanza, rispetto ai fatti esposti in premessa, al fine di porre rimedio alla situazione di stallo che non permette di avviare la riforma radicale dell'ente Enit e di realizzare, quindi, una struttura specializzata che riesca a interpretare i grandi cambiamenti del settore turistico con politiche di promo-commercializzazione dell'Italia nel mondo. (3-01295)
(10 febbraio 2015)

   SANTERINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   in occasione della Giornata della memoria, celebrata pochi giorni fa, è stata volta attenzione anche alla presenza italiana al Museo di Auschwitz, purtroppo trascurata negli ultimi anni; positivamente, nella legge di stabilità per il 2015 è stato approvato un contributo doveroso alla Fondazione del Museo;
   oltre al mancato finanziamento negli anni scorsi, l'assenza del nostro Paese si rileva dalla chiusura del padiglione italiano nel memoriale, che non permette visite ai numerosi visitatori dell'ex lager nazista;
   il padiglione italiano, inaugurato nell'aprile del 1980 e rimasto attivo sino al 2011, è stato chiuso d'autorità dalla direzione museale «perché non corrispondeva più agli standard» introdotti nel 2007 che richiedevano allestimenti di taglio pedagogico-illustrativo (storie, documenti, foto ed altro);
   il padiglione, voluto dall'Aned, ospitava un'opera collettiva concepita dal gruppo Bbpr (Belgiojoso, Banfi, Peressutti e Rogers) con Mario «Pupino» Samonà: una spirale ad elica nella quale il visitatore poteva entrare come in un tunnel. L'interno era rivestito da una tela composta da 23 strisce dipinte da Samonà, seguendo la traccia di un testo originale di Primo Levi, scritto appositamente. In sottofondo risuonavano le note di una composizione di Luigi Nono. L'allestimento aveva la regia di Nelo Risi, fratello del più celebre Dino –:
   se non ritenga di adottare ogni utile iniziativa, nell'ambito delle sue competenze, volta a consentire, da un lato, il trasferimento protetto dell'opera e la sua valorizzazione in Italia, dall'altro la riapertura del padiglione italiano di Auschwitz, prevedendo installazioni che riportino la storia della deportazione dall'Italia delle vittime, attraverso una narrazione che possa trasmettere in modo fedele, documentato e coinvolgente la memoria della Shoah in Italia alle nuove generazioni. (3-01296)
(10 febbraio 2015)

   SORIAL, L'ABBATE, PESCO, VILLAROSA, CASTELLI, D'INCÀ, ALBERTI, CASO, PISANO, BRUGNEROTTO, RUOCCO, CARIELLO, CANCELLERI e COLONNESE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch sono accusate dalla procura di Trani di aver manipolato, con i loro analisti e manager, il mercato internazionale tra il 2011 e il 2012. Precisamente, per l'agenzia internazionale Standard & Poor's sono imputati l'ex presidente mondiale Deven Sharma, il responsabile per l'Europa Londra Yann, gli analisti Le Pallec, Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill, Moritz Krae e il legale rappresentante dell'agenzia Davide Pearce. Per l'agenzia internazionale Fitch, invece, sono imputati David Michael Willmoth-Riley e Trevor Pitman, quest'ultimo in qualità di rappresentante legale dell'agenzia;
   nel processo saranno chiamati a deporre, tra gli altri, il Governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti, il Ministro interrogato, l'ex Ministro Giulio Tremonti, l'ex Presidente della Commissione europea Romano Prodi, il dirigente generale del dipartimento del Ministero dell'economia e delle finanze Maria Cannata ed il presidente della Consob Giuseppe Vegas;
   in data 4 febbraio 2015, dinanzi al tribunale collegiale di Trani, si è tenuta la prima udienza dove hanno formalizzato la costituzione di parte civile una ventina di risparmiatori e associazioni rappresentanti dei consumatori (tra cui Adusbef, Acu e Federconsumatori);
   Banca d'Italia (già durante l'udienza preliminare) e Consob (scelta praticamente obbligata dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) ad oggi sono individuate come «parte offesa» dal reato, limitando così la loro partecipazione al procedimento a un ruolo di mere spettatrici;
   il Ministero dell'economia e delle finanze ha ritenuto di non costituirsi parte civile, nonostante la procura della Corte dei conti abbia già quantificato nell'ordine di 120 miliardi di euro i danni complessivi quantificabili dalla presunta condotta oggetto di procedimento penale delle agenzie di rating; scelta, questa, che ha lasciato perplesso lo stesso pubblico ministero, dottor Michele Ruggiero, che sostiene l'accusa contro le due agenzie;
   l'associazione Adusbef in data 5 febbraio 2015 ha reso noto di aver presentato una diffida nei confronti di Banca d'Italia, Consob e ovviamente il Ministero dell'economia e delle finanze, per non essersi costituite parte civile nel procedimento;
   sempre Adusbef, contemporaneamente alla diffida al Ministero dell'economia e delle finanze, ha anche presentato denuncia alla Corte dei conti per danno erariale;
   il processo alle due agenzie riprenderà il 5 marzo 2015 con due udienze distinte per ciascun procedimento. Il presidente del collegio, Giulia Pavese, ha infatti respinto la richiesta del pubblico ministero di riunificare i procedimenti in quanto attengono a fatti diversi, commessi in periodi differenti e da persone distinte;
   va evidenziato che nei giorni scorsi, la società di rating Standard & Poor's ha già patteggiato con il Governo degli Stati Uniti d'America una cifra pari a 1,5 miliardi di dollari nel procedimento sulle valutazioni gonfiate assegnate a obbligazioni legate a mutui, relative al periodo antecedente alla crisi finanziaria del 2008. Con il patteggiamento, la società pagherà 678,5 milioni di dollari al dipartimento di giustizia americano e altri 687,5 milioni di dollari a 19 Stati dell'Unione e al distretto di Columbia per un totale di 1.375 milioni di dollari. Altri 125 milioni di dollari serviranno a chiudere la causa con uno dei maggiori fondi pensione degli Stati Uniti d'America per le valutazioni gonfiate su tre strumenti di investimento strutturati. Secondo il Governo statunitense, infatti, Standard & Poor's avrebbe fuorviato gli investitori, assegnando rating massimi a bond garantiti da mutui immobiliari, mentre il mercato collassava a causa della crisi;
   inoltre, già in data 31 ottobre 2014, con interrogazione a risposta scritta n. 4-06710, ad oggi inevasa, il Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze di far luce sulle condotte delle due agenzie di rating, nonché sulla scelta processuale di non costituirsi come parte civile nel procedimento penale pendente a loro carico –:
   considerata la gravità dell'accusa, per quali motivi il Governo non si sia costituito parte civile, nell'interesse di tutti i consumatori italiani e dei bilanci dello Stato, nei processi in corso presso il tribunale di Trani e se intenda farlo in vista della prossima udienza fissata per il 5 marzo 2015, anche alla luce della diffida e della denuncia presentata da Adusbef alla Corte dei conti, che, ad avviso degli interroganti, renderebbe rischioso non costituirsi parte civile in quanto sussisterebbe la possibilità, in caso di condanna delle agenzie di rating, di una rivalsa dei risparmiatori sulle casse dello Stato, che, tramite vigilanza di Banca d'Italia e Consob, avrebbe dovuto impedire tali ipotetici atti fraudolenti. (3-01297)
(10 febbraio 2015)