TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 334 di Mercoledì 19 novembre 2014

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PELLEGRINO, ZARATTI, QUARANTA, SCOTTO, AIRAUDO, DURANTI, FRANCO BORDO, COSTANTINO, DANIELE FARINA, FERRARA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCON, MATARRELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PIRAS, PLACIDO, RICCIATTI, SANNICANDRO e ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il nostro Paese sta franando. Quello che sta avvenendo in questi giorni, in questi ultimi mesi, con fenomeni alluvionali e calamitosi che stanno colpendo – ormai senza soluzione di continuità – il territorio, dimostrano in maniera impressionante come gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto sono ormai tali che gli eventi anomali ed estremi, per durata e intensità, hanno subito un aumento esponenziale;
   le piogge di questi giorni nella sola Liguria hanno provocato danni per un miliardo di euro, oltre a vittime e feriti;
   nei soli primi sei mesi del 2014 si è assistito a quattordici frane e inondazioni, con 9 morti, 12 feriti e 4.856 persone evacuate;
   i sempre più frequenti fenomeni meteorologici mettono in luce drammaticamente l'estrema fragilità del territorio e la necessità di una sua ormai improcrastinabile messa in sicurezza complessiva, contestualmente a una sostenibile e nuova pianificazione urbanistica e del territorio. A questo si aggiunga il crescente grado di erosione costiera, che interessa oltre 540 chilometri lineari dei litorali italiani in cui sono direttamente coinvolti beni esposti;
   circa il 10 per cento della superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica, mezzo milione sono le frane in movimento e oltre 6.600 sono i comuni interessati. Inoltre il 44 per cento del territorio è a elevato rischio sismico;
   il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto su tutto il territorio nazionale è stimato in circa 40 miliardi di euro;
   si continuano, invece, a rincorrere le emergenze e le calamità e a contare i danni e troppo spesso purtroppo le numerose vittime, stanziando ogni volta ingenti risorse economiche necessarie per ricostruire le aree colpite;
   la mancata opera di manutenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico costa – secondo il rapporto Ance-Cresme – non meno di 3,5 miliardi di euro l'anno. Mettere in sicurezza il territorio costerebbe annualmente assai meno. Come ha sottolineato Salvatore Settis, «l'opera di prevenzione, nei tempi lunghi, non è solo un investimento, è un risparmio»;
   l'avvio urgente di un piano pluriennale per la messa in sicurezza del territorio del Paese non solo avrebbe una straordinaria valenza e un reale interesse pubblico, ma rappresenterebbe la vera «grande opera» strategica di cui il Paese ha prioritariamente bisogno. Le risorse da impegnare affinché siano realmente spendibili dagli enti territoriali devono stare fuori dal patto di stabilità;
   è importante che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, abbia dichiarato che «il Governo è impegnato per abbattere più del 70 per cento del patto di stabilità» e che «contro il dissesto idrogeologico sbloccheremo entro il 2015 tutti i fondi che erano bloccati». Decisione certamente importante ma evidentemente insufficiente. Le risorse esistenti devono essere certamente sbloccate, ma è indispensabile stanziare nuove e più ingenti risorse –:
   se, al di là degli interventi urgenti volti a fronteggiare l'emergenza nei territori colpiti dalle alluvioni e della dichiarata positiva intenzione di rendere spendibili entro il 2015 tutti i fondi che erano bloccati, non si ritenga improcrastinabile assumere iniziative per stanziare nuove, ulteriori ed indispensabili risorse al fine di consentire finalmente, e fin da subito, l'avvio di un piano straordinario per la messa in sicurezza del territorio nazionale. (3-01166)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   SQUERI e PALESE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il dissesto idrogeologico, che continua a colpire il territorio di alcune delle regioni, rende sempre più urgente un intervento tempestivo ed efficace per cercare di prevenire situazioni di disastro ambientale e il punto essenziale, a prescindere dalle risorse a disposizione, è la drammatica lentezza con cui si avviano i lavori per far fronte alla situazione di emergenza;
   per le opere importanti e strategiche come quelle legate al dissesto idrogeologico e al risanamento dello stesso urge l'inizio immediato dei lavori, a prescindere anche dai tempi necessari previsti dall'Unione europea, dal momento che gli eventi che prima potevano accadere una volta ogni cento anni ora si verificano con una frequenza sempre più ravvicinata e, essendo assolutamente naturali, è necessario agire sul territorio tenendo conto che non si è più di fronte ad un'eccezionalità;
   si sono verificate ultimamente alluvioni anche in Lombardia e in particolare a Milano, dove, a causa dell'innalzamento della falda, è stata sospesa la circolazione dei treni di due linee della metropolitana, che durante il picco del maltempo hanno subito la chiusura di alcune stazioni. Nella città sono stati, inoltre, chiusi alcuni sottopassaggi, che, nonostante il lavoro di ore dell'Atm con diverse idrovore, sono rimasti inagibili a causa del livello dell'acqua presente in galleria;
   i cittadini milanesi si sono messi a lavoro per ripulire le strade e le cantine, ma sono stati particolarmente complessi gli interventi tra i quartieri Isola e Garibaldi, dove si è dovuto far fronte ad un altissimo volume di acqua, in aree con pochi sbocchi per il deflusso, portando all'evacuazione dalle abitazioni e alla sistemazione temporanea di alcuni abitanti;
   anche se l'esondazione del Seveso è rientrata e le squadre di vigili del fuoco, polizia locale e protezione civile hanno lavorato senza sosta per riaprire le numerose vie della città chiuse per la pioggia, la situazione è ancora difficoltosa e non sono stati quantificati i danni;
   nel resto della regione Lombardia sono a rischio anche le province di Lecco, Sondrio, Como e Varese dove l'allerta idrogeologica è considerata «elevata», dal momento che si teme per i possibili estesi allagamenti che potrebbero verificarsi se il fiume Lambro uscisse nuovamente dagli argini;
   gravi disagi si sono già verificati in provincia di Varese dove hanno già perso la vita due persone, nel bresciano e nel bergamasco, a Pavia, mentre nel cremonese e nel mantovano il Po è in piena;
   si teme anche per il Piemonte dove, dopo l'Orba, il rio Lovassina e il Grue, in provincia di Alessandria è esondato anche il Lemme a causa delle forti piogge che stanno interessando ormai da diverse ore tutta la provincia e, in particolare, si teme per il Bormida, visto che per precauzione è stato chiuso il ponte tra la città e Spinetta e sono state evacuate le aree golenali –:
   quali siano i tempi in cui il Governo intende attivarsi per evitare il ripetersi di disastri ambientali così gravi e quali siano le iniziative poste in atto e gli ulteriori interventi urgenti che il Governo intende approvare al fine di affrontare l'emergenza di tutte le zone del Paese che nell'ultimo mese sono state fortemente danneggiate da fenomeni alluvionali.
(3-01167)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   BUSTO, SEGONI, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, TERZONI, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 novembre 2014, si è appreso da fonti giornalistiche che la procura di Roma ha depositato la chiusura delle indagini preliminari nei confronti di Antonio Agostini per abuso d'ufficio e turbativa d'asta nella gestione dei fondi europei per la ricerca assegnati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   i reati contestati si riferiscono al periodo compreso tra il 2009 e il 2012, anni in cui Agostini ricopriva la carica di direttore generale della ricerca presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   il 6 ottobre 2014 il Governo, su indicazione del Ministro interrogato, ha proposto Agostini come presidente dell'Isin, Ispettorato nazionale per la sicurezza e la radio protezione;
   tale nomina, in base al decreto legislativo n. 45 del 2014 di attuazione della direttiva 2011/70/Euratom, prevede la scelta di una figura di indiscussa moralità e comprovata esperienza nel settore, requisiti di cui a giudizio degli interroganti Agostini è sprovvisto;
   erano in corso già dal 2012 indagini sulla gestione dei fondi amministrati da Agostini – iniziate su segnalazione di un'inchiesta giornalistica della testata Il Fatto Quotidiano – da parte di alcuni ispettori del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, della Corte dei conti e della procura di Roma;
   il 5 novembre 2014 è stato pubblicato un rapporto degli ispettori della Ragioneria dello Stato in merito alla vicenda della cattiva gestione dei fondi legati ad Agostini;
   il 6 novembre 2014 le commissioni hanno approvato la candidatura di Agostini, nonostante le forti opposizioni del MoVimento 5 Stelle;
   secondo una nota della Ragioneria generale dello Stato, scaturita da un'inchiesta del Ministero dell'economia e delle finanze, il dottor Agostini era stato giudicato «inadeguato a gestire programmi così complessi (...), con profili di illegittimità suscettibili di determinare una configurazione di danno erariale e circostanze penalmente rilevanti»;
   durante l'audizione del dottor Agostini nelle Commissioni ambiente, territorio e lavori pubblici ed attività produttive, commercio e turismo sono stati richiesti gli atti delle indagini interne avviate dal Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca; gli atti richiesti non sono stati forniti, poiché sarebbero stati trasmessi alla magistratura;
   il Movimento 5 Stelle ha dato seguito coerente alle proprie rimostranze, presentando un atto di sindacato ispettivo all'attuale Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, in cui si evidenziava come il precedente Ministro non abbia preso provvedimenti adatti nonostante il rapporto degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, trasmesso nel mese di ottobre 2013 al precedente responsabile del dicastero –:
   se il Ministro interrogato non ritenga che, oltre a quella che agli interroganti appare l'evidente mancanza di competenza specifica ed alle perplessità emerse in merito al suo operato, l'iscrizione del dottor Agostini nel registro degli indagati rappresenti una ragione sufficiente per sospendere il relativo procedimento di nomina, anche alla luce dei requisiti di indiscussa moralità richiesti dal decreto legislativo n. 45 del 2014 che ha dato attuazione alla citata direttiva Euratom.
(3-01168)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   LIBRANDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   tra il 2010 e il 2011 il Governo italiano ha varato tre decreti-legge, poi convertiti dal Parlamento, contenenti misure di limitazione dell'uso del contante nelle transazioni finanziarie, portando il tetto ai pagamenti cash da 12.500 a 5.000 a luglio 2010, poi a 2.500 nel settembre 2011 e infine a 1.000 euro nel dicembre 2011, sanzionando ogni infrazione con il pagamento di una somma che va dall'1 al 40 per cento dell'importo trasferito (a partire da un minimo di 3.000 euro);
   il regime di restrizioni all'uso del contante vigente in Italia non trova equivalenti tra i principali Paesi dell'Unione europea: la Germania, prima economia europea, non impone limiti nell'uso del contante, nonostante l'economia sommersa incida in Germania del 10 per cento sul prodotto interno lordo; anche nei Paesi Bassi non è previsto nessun vincolo, mentre altrove vigono limiti all'uso del contante meno restrittivi rispetto all'Italia, come i 2.500 euro in Spagna, i 3.000 euro in Francia, l'equivalente di 13.400 euro in Danimarca e i 15.000 euro in Slovenia;
   una delle maggiori conseguenze negative della limitazione riguarda i consumi dei turisti stranieri in Italia, molti dei quali abituati per costume ad un utilizzo significativo del contante, soprattutto in settori molto caratteristici del made in Italy;
   la previsione di una deroga al tetto per l'uso del contante da parte dei cittadini residenti in Paesi non membri dell'Unione europea e dello spazio economico europeo è, infatti, inibita dalle severe regole burocratiche a cui è condizionata, in particolare, la rinuncia da parte dell'acquirente del suo diritto alla riservatezza;
   anche per i cittadini italiani e comunitari, sottoposti senza deroghe al tetto dei 1.000 euro, cioè ad un livello di spesa che molto spesso riguarda acquisti della quotidianità, la disciplina del limite all'uso del contante rappresenta una forte compressione della sfera di privacy, perché l'obbligo di utilizzo di strumenti alternativi di pagamento per transazioni superiori ai 1.000 euro comporta il tracciamento dei dati personali rispetto alle scelte e ai gusti personali, alle condizioni di salute, alla natura e alla ragione dei pagamenti effettuati, ai luoghi visitati;
   per i cittadini meno avvezzi all'utilizzo di strumenti elettronici di pagamento – in particolare, i più anziani – le limitazioni rappresentano un disagio operativo non sempre e non da tutti risolvibile con l'aiuto di familiari e amici;
   se la riduzione della soglia sull'uso del contante puntava a fare emergere gli illeciti di evasione fiscale, non sembra che siano stati considerati alcuni aspetti: innanzitutto, il fenomeno evasivo oggigiorno non è mai isolato, ma al contrario viene effettuato su filiere molto lunghe che iniziano e si concludono «senza fattura», trovando comunque in qualche modo come «ovviare» ai limiti imposti; in secondo luogo, per i grandi fenomeni di riciclaggio di denaro, gli strumenti elettronici e la sofisticazione informatica sono spesso fattori facilitanti e non inibenti il crimine;
   l'esistenza dei limiti all'uso del contante comporta un sussidio forzoso degli esercenti commerciali e dei consumatori a vantaggio degli istituti finanziari, a cui è stata di fatto ceduta una fetta importante della gestione di una delle funzioni pubbliche primarie, quale la moneta;
   gli ultimi dati sui consumi diffusi dall'Istat registrano un calo generalizzato: dal 2007 a oggi la contrazione del potere di acquisto degli italiani ha causato un danno annuo stimato da Confcommercio in 80 miliardi di euro; la contrazione dei consumi ha penalizzato la tanto attesa ripresa dell'economia, facendo dell'Italia l'unica tra le grandi economie italiane a non aver ripreso a crescere: le stime diffuse dall'Ocse a metà settembre 2014 dichiarano l'Italia in recessione anche per il 2014, con un tasso di crescita del prodotto interno lordo stimato al - 0,4 per cento (dopo il -1,8 per cento del 2013); secondo l'Ocse e le principali agenzie di analisi internazionali, nel 2015 si assisterà a una flebile ripresa di circa lo 0,1 per cento –:
   se siano stati valutati gli effetti sui consumi italiani e stranieri nel Paese provocati dalle norme che limitano l'uso del contante e se si intenda, anche attraverso iniziative di natura normativa, modificare la disciplina italiana nella direzione di una maggiore sintonia con quella vigente negli altri Paesi dell'Unione europea. (3-01169)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze rappresentano da sempre, nella realtà italiana, per le loro dimensioni, le loro capacità di investimento e di finanziamento dell'economia reale e il loro ruolo di naturale catalizzatore dell'innovazione nei mercati di riferimento, un volano positivo per l'intera economia del Paese;
   la Banca del Mezzogiorno - Mediocredito centrale s.p.a., partecipata totalmente da Poste italiane s.p.a., è attualmente una vera e propria banca, che esercita l'attività bancaria senza alcun limite, in esercizio dell'autorizzazione bancaria che è stata rilasciata dalla Banca d'Italia. Il solo limite di operatività prevalente a favore delle regioni centro-meridionali è previsto dallo statuto della banca e, quindi, può essere rimosso in qualsiasi momento, per estendere il flusso di finanziamento all'intera realtà economica del Paese;
   le previsioni di legge «speciali» fatte adottare in materia dal Ministro pro tempore Tremonti non sono mai state applicate; i cosiddetti «titoli per l'economia meridionale», obbligazioni agevolate fiscalmente, che sarebbero dovuti servire per finanziare l'operatività della banca, non sono mai stati emessi. La banca ha un patrimonio di circa 400 milioni di euro e opera senza alcuna agevolazione statale in regime di piena concorrenza sul libero mercato, finanziandosi, come le altre banche, in autonomia sul mercato interbancario e tramite l'emissione di proprie obbligazioni;
   l'erogato di crediti a favore della clientela è pari a circa 1,3 miliardi di euro, in progressivo netto aumento; gli utili negli ultimi 3 anni sono pari a 51,4 milioni di euro. È la migliore banca del sistema bancario italiano operante in regime di mercato per ratios patrimoniali e indici di stabilità finanziaria (tier 1 al 38 per cento), margine di intermediazione, roe (al 10 per cento), cost/income (al 38,6 per cento);
   la banca gestisce anche il fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese (90.000 finanziamenti garantiti nel corso del 2014 per circa 13 miliardi di euro) e si è aggiudicata anche la gestione del fondo crescita sostenibile per l'erogazione di finanziamenti agevolati per ricerca e sviluppo;
   da notizie di stampa si apprende la supposta volontà di Poste italiane s.p.a. di cederne la partecipazione, in quanto l'attività della banca non rientrerebbe nel nuovo piano strategico del gruppo. Si apprende inoltre, sempre da notizie di stampa, della supposta intenzione di cedere la proprietà della banca alla società Invitalia s.p.a., anch'essa interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
   in tal caso, tuttavia, si cadrebbe innanzitutto nell'incompatibilità tra l'attività propria di Invitalia s.p.a., consistente nell'erogazione di una serie di agevolazioni finanziarie pubbliche alle imprese, e l'erogazione alle medesime imprese di credito in regime di libero mercato da parte di una banca a quel punto appartenente allo stesso gruppo societario, anche tenuto conto che competente per l'eventuale autorizzazione sarebbe oramai la Banca centrale europea. Problematici sarebbero poi i profili di integrazione nella struttura del gruppo Invitalia, avente tutt'altra mission e obiettivi assolutamente diversi;
   risulterebbe, quindi, preferibile un'azione strategica che, al contrario, consentisse la piena valorizzazione dell'operatività della banca, sia in termini di progressiva e sempre maggiore erogazione di credito all'economia reale, sia in termini di entrate finanziarie per l'erario: ad esempio, Poste italiane s.p.a. potrebbe cedere la banca sul mercato oppure, preferibilmente, il Ministero dell'economia e delle finanze potrebbe decidere di quotare le azioni della banca su un mercato regolamentato e poi di cedere al pubblico una parte del pacchetto azionario, anche conservando il controllo;
   una tale azione strategica potrebbe consentire un rilevante incasso per l'erario, dopo aver posto in essere le azioni già previste dall'attuale piano industriale per valorizzare gli asset della banca (costante crescita sia delle attività creditizie dedicate allo sviluppo delle imprese con crediti per oltre 3 miliardi di euro, sia dei finanziamenti agevolati alle piccole e medie imprese per oltre 50 miliardi di euro), mantenendo nel contempo anche una finalizzazione della sua operatività per scopi di interesse pubblico che il Governo potrà decidere, da inserire come disposizioni nello statuto della banca –:
   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso ovvero abbia intenzione di intraprendere per valorizzare gli asset della banca al servizio di interessi di natura generale e di supporto allo sviluppo del sistema imprenditoriale, sia in termini di maggiori entrate finanziarie per l'erario sia in termini di finalizzazione della sua operatività a scopi di interesse pubblico, consistenti nello specifico in un flusso progressivamente sempre maggiore di credito all'economia del Paese. (3-01170)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   GUIDESI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, FEDRIGA, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI E SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   si stanno susseguendo nel Nord del Paese una serie di tragici eventi meteorologici ed alluvionali che hanno colpito ripetutamente le stesse aree, provocando vittime, devastazione, disperazione, fermo e danni alle attività produttive e agli strumenti di produzione, per superare i quali al momento non è possibile nemmeno prevedere un orizzonte temporale;
   dall'inizio di ottobre 2014 le regioni Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia sono state colpite da eccezionali precipitazioni atmosferiche che stanno proseguendo anche in questi stessi giorni, piogge insistenti e torrenziali, allagamenti, fiumi straripati e laghi esondati, frane, fango, che hanno provocato vittime, sfollati, scuole chiuse e l'intervento di centinaia di volontari in tutti i territori colpiti;
   il Governo, al di là delle promesse, ha adottato al momento, concretamente, solo i provvedimenti «minimi» per venire incontro alla drammatica situazione degli operatori che hanno perso tutto e non sono in grado al momento di ricominciare, sospendendo solo i versamenti tributari, solo fino al 20 dicembre 2014, solo limitatamente ad una ristretta lista di comuni colpiti all'inizio di ottobre 2014;
   è notizia riportata dalla stampa di questi giorni che Equitalia stia recapitando cartelle esattoriali per migliaia di euro a cittadini ed imprese dei territori colpiti da calamità naturali; importi insostenibili proprio perché afferenti ai periodi immediatamente precedenti gli eventi avversi e che, senza una piena ripresa dell'attività economica, non possono essere sostenuti; tra le richieste più alte, ci sono quelle provenienti dall'Inps per versamenti contributivi –:
   se, e con quali modalità e tempistiche, il Governo intenda assumere iniziative volte a prevedere, per le persone fisiche e giuridiche aventi residenza nei territori delle regioni citate in premessa, che abbiano subito danni a seguito degli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nel corso dell'anno 2014, tali da determinare un serio impedimento allo svolgimento dell'attività economica, un'esenzione triennale dai versamenti fiscali e contributivi e la cancellazione di tutte le cartelle di pagamento emesse da agenti della riscossione, prevedendo, altresì, la creazione di un corrispondente fondo statale atto a compensare i mancati versamenti contributivi di cui sopra. (3-01171)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   CAUSI, BONIFAZI, CAPOZZOLO, CARBONE, CARELLA, COLANINNO, DE MARIA, MARCO DI MAIO, FRAGOMELI, FREGOLENT, GINATO, GITTI, GUTGELD, LODOLINI, MORETTO, PASTORINO, PELILLO, PETRINI, RIBAUDO, SANGA, ZOGGIA, MARTELLA e ROSATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
   le difformità nella legislazione fiscale fra le diverse giurisdizioni nazionali sono alla base di rilevanti e perduranti distorsioni che influenzano le scelte localizzative delle imprese, e quindi dell'occupazione, e le direzioni dei flussi di capitale;
   tali distorsioni sono state una delle cause della crisi finanziaria del 2008/2009, spingendo i Governi ad avviare una serie di progetti per la modifica delle regole fiscali internazionali, affidando in questa direzione compiti specifici all'Ocse e al G20;
   nel recente vertice australiano del G20 lo stato di attuazione di questi progetti è stato sottoposto a valutazione, in particolare per ciò che riguarda: stabilire principi coerenti a livello internazionale per la tassazione dei redditi d'impresa e per ridurre i fenomeni elusivi ed evasivi correlati agli arbitraggi fra diverse giurisdizioni; acquisire standard internazionali comuni e condivisi in materia di trasparenza dei flussi finanziari e di interscambio di informazioni; riorganizzare i metodi e gli strumenti tributari alle nuove forme organizzative e tecnologiche determinate dall'economia digitale;
   il percorso di innovazione delle regole internazionali in materia resta tuttavia lento e incerto e le conclusioni dei più recenti vertici internazionali sono difficili da valutare con riguardo all'impatto effettivo a breve termine, salvo per ciò che riguarda i nuovi accordi finalmente firmati in materia di standard automatici di trasmissione delle informazioni (common reporting standards);
   anche all'interno dell'Unione europea i progressi verso l'armonizzazione fiscale segnano il passo e restano indietro al confronto con altri settori in cui, anche per la spinta della crisi, la costruzione comunitaria ha fatto qualche passo avanti (unione bancaria, nuovo meccanismo di vigilanza unica, qualche primo accenno a meccanismi di coordinamento delle politiche fiscali);
   le regole europee consentono arbitraggi sia in materia di tributi sia in quella del diritto societario, come ha mostrato alla pubblica opinione italiana il caso della Fiat-Fca;
   la potenziale dimensione distorsiva degli arbitraggi fiscali intraeuropei è emersa in modo preoccupante nel caso del Lussemburgo e dell'applicazione di ruling favorevoli con l'obiettivo di attrarre le scelte di localizzazione societaria a danno di altri Paesi dell'Unione europea;
   la concorrenza fiscale fra Stati è dannosa per la crescita economica e per la sua qualità e robustezza, in particolare all'interno di un'area come quella europea dove vige la libera circolazione dei beni e delle persone, nonché, per la maggioranza dei Paesi, anche una moneta unica –:
   con quali atti e quali iniziative il Governo intenda perseguire un ruolo attivo, propositivo e trainante a livello internazionale ed europeo per ridurre la concorrenza fiscale fra Stati, aumentare la trasparenza delle transazioni finanziarie internazionali e combattere le forme di elusione ed evasione delle grandi imprese multinazionali, in particolare nel settore dell'economia digitale. (3-01172)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   FAUTTILLI e PIEPOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'approvazione dello statuto dei diritti del contribuente avrebbe dovuto rappresentare un momento cruciale al fine di impostare finalmente il rapporto tra fisco e cittadini su basi di certezza, trasparenza e reciproco rispetto;
   a quattordici anni dall'emanazione si deve, però, constatare l'inosservanza di alcuni dei principi cardine dello statuto, in particolare quello relativo al divieto di applicazione retroattiva di norme fiscali;
   l'articolo 3 dello statuto dei diritti del contribuente prevede che le «disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo»;
   il legislatore può, però, derogare in ogni caso all'articolo 3 con legge ordinaria; pertanto, la portata dello statuto viene sostanzialmente vanificata e resiste esclusivamente in quanto norma di principio;
   secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, la legittimità di qualsiasi imposta retroattiva deve essere, però, valutata alla luce del principio della capacità contributiva. Pertanto, quando la retroattività di una nuova imposta non viola il legame con l'articolo 53 della Carta costituzionale, il prelievo è legittimo, con buona pace della pianificazione dei flussi finanziari operata dai contribuenti;
   molte proposte di legge presentate in questa e nelle passate legislature mirano ad elevare lo statuto dei diritti del contribuente al rango di norma costituzionale, proprio perché molti parlamentari sono consci della criticità in merito alla possibilità di derogare a tale importante strumento per via legislativa;
   la stessa Commissione europea, nell'ambito delle misure delineate nel piano di azione per rafforzare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale nel dicembre del 2012, ha proposto un «codice europeo dei diritti del contribuente»;
   alcuni recenti studi economici dimostrano come esista un preciso collegamento tra l'evasione fiscale ed il cattivo rapporto tra Stato e contribuenti: per un contenimento del fenomeno e per una equa distribuzione del carico tributario, bisognerebbe non soltanto minimizzare il costo ed il numero degli adempimenti, ma risultare trasparenti, corretti e imparziali nelle procedure e nel trattamento generale delle legittime aspettative dei contribuenti –:
   se non ritenga necessario dare piena attuazione ai principi dello statuto del contribuente, a partire dall'irretroattività delle misure fiscali, al fine di mantenere nella pratica un corretto rapporto con il contribuente, quale presupposto per l'esercizio efficace del potere impositivo e per rafforzare la lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. (3-01173)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   DI GIOIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Consiglio di Stato ha annullato, con sentenza pronunciata il 4 giugno 2014, il concorso per quattro posti di dirigenza bandito nel luglio del 2010 dall'allora amministrazione provinciale di Foggia, accogliendo il ricorso di uno dei partecipanti che aveva denunciato, tra l'altro, vizi inerenti alla composizione della commissione, ai punteggi assegnati alle prove scritte e alle modalità di svolgimento di quelle orali;
   la causa risiede nell'incompatibilità a rivestire il ruolo di componente della commissione per Micky de Finis (dirigente dell'ente e contestualmente dirigente del sindacato Direl); secondo i giudici, sarebbe stato violato «il principio di imparzialità» che devono avere le commissioni giudicatrici di concorsi pubblici;
   un altro concorso, per un posto di dirigente del settore contabile, sarebbe a rischio di annullamento, in base alla relazione dell'ispettore del Ministero dell'economia e delle finanze, che sui concorsi aveva fatto dei rilievi;
   nel mese di settembre 2014 il commissario straordinario della provincia di Foggia, dottor Fabio Costantini, ha coperto i settori rimasti sguarniti dopo l'annullamento del concorso, affidando ad interim, in aggiunta agli incarichi di cui sono titolari, anche gli incarichi rimasti vacanti;
   tra questi vi è il dirigente dell'ente che avrebbe determinato l'annullamento del concorso;
   nel decreto si precisa che i dirigenti non avranno modifiche economiche, fatta salva la possibile valutazione in sede di attribuzione della retribuzione di risultato;
   a ciò si aggiungono gli esiti dell'ispezione del Ministero dell'economia e delle finanze alla provincia di Foggia, che in una lunga relazione ha fatto emergere che vi sarebbe stato un danno allo Stato di circa un milione e 300 mila euro e che vi sarebbero state forti anomalie nelle consulenze, negli incarichi e nelle assunzioni che avrebbero determinato dei bilanci falsati;
   all'interrogante risulta, inoltre, che alcuni dirigenti della provincia, con contratti full-time con questo ente, avrebbero stipulato convenzioni con altri enti pubblici e che si sarebbe del tutto esaurito il cosiddetto «fondo incentivante» per i dirigenti, mentre non sarebbe stato definito in alcun modo quello riguardante il resto del personale;
   tutto ciò sembrerebbe indicare il perseguimento di politiche discriminatorie e poco trasparenti in un ente che già dovrebbe essere sotto osservazione per quanto sino ad oggi operato –:
   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere in relazione a quanto descritto in premessa, alla luce anche dei risultati dell'ispezione già effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze, posto che la provincia di Foggia è destinata a ricoprire, in base alla legge 7 aprile 2014, n. 56, un ruolo di secondo livello ma non per questo meno importante. (3-01174)
(Presentata il 18 novembre 2014)

   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   le cartelle esattoriali per il mancato versamento di tasse, tributi locali e contributi previdenziali che lo Stato deve ancora incassare ammontano ad un importo complessivo di circa 530 miliardi di euro;
   in base al «Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale, sui risultati conseguiti nel 2013 e nell'anno in corso, nonché su quelli attesi, con riferimento sia al recupero di gettito derivante da accertamento all'evasione che a quello attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti (articolo 6 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66)», pubblicato dal Ministero dell'economia e delle finanze nel mese di luglio 2014, nel 2013 l'attività di recupero dell'evasione «ha comportato riscossioni per complessivi 13,1 miliardi di euro, migliorando il risultato del 2012, nonostante vi sia stata una leggera flessione della riscossione coattiva»;
   l'80 per cento delle somme ancora da incassare sono di competenza dell'erario, mentre il resto va suddiviso tra Inps, Inail, comuni ed altri enti;
   alle cifre mancanti ma quantomeno accertate si sommano poi i dati relativi all'evasione fiscale vera e propria, stimata in una media di circa 120 miliardi di euro l'anno, equivalenti al 18 per cento del prodotto interno lordo;
   l'evasione, oltre a generare un fenomeno di iniquità sociale che deriva dall'aumento del livello della pressione fiscale per i contribuenti che adempiono ai propri doveri fiscali, comporta effetti economici negativi molto rilevanti, sia determinando effetti distorsivi sull'allocazione delle risorse, sia interferendo con il normale funzionamento del mercato;
   nel contrasto all'evasione ed elusione fiscale deve essere profuso il massimo impegno –:
   quali siano gli orientamenti del Governo in merito ai temi di cui in premessa, al fine di massimizzare le risorse incassate e destinarle all'abbattimento del debito pubblico. (3-01175)
(Presentata il 18 novembre 2014)