TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 229 di Giovedì 15 maggio 2014

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE ALL'OPERAZIONE MARE NOSTRUM E AL RAFFORZAMENTO DEI CONTROLLI ALLE FRONTIERE

   La Camera,
   premesso che:
    dal 18 ottobre 2013 il Governo italiano ha avviato una missione militare-umanitaria per gestire l'emergenza determinata dagli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste, denominata Mare Nostrum;
    alla presentazione dell'operazione Mare Nostrum e delle sue finalità, il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, affermò che «la somma del pattugliamento e dell'azione della polizia giudiziaria e della magistratura avrà un effetto deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani»;
    sempre a quel tempo il Ministro della difesa pro tempore, Mario Mauro, ribadì che «ci muoviamo per primi e al limite delle nostre possibilità nell'ambito di Eurosur, finalmente varato, che consentirà di controllare le frontiere all'interno di Frontex per dare un esempio chiaro e forte» e venne sottolineato altresì: «non ci sarà bisogno di altri fondi, ma basteranno i soldi dei Ministeri», stimando tale costo «al momento attorno al milione e mezzo di euro al mese»;
    proprio il giorno dopo l'abrogazione del reato di immigrazione clandestina, il Ministro dell'interno ha reso noto che sarebbero ben 600.000 le persone sulle coste dell'Africa in attesa di imbarcarsi per arrivare via mare in Italia;
    se nel 2013 gli sbarchi sono stati 42.925, solo dall'inizio di quest'anno gli arrivi hanno già superato quota 20.000 e il Viminale ha fatto sapere che il dato è di oltre dieci volte maggiore a quello registrato nello stesso periodo del 2013, un vero e proprio record;
    nel gennaio 2014, senza alcun coinvolgimento degli enti locali interessati, il Ministero dell'interno ha inviato un'informativa a tutti i prefetti affinché rendano disponibili, nei rispettivi territori di competenza, altre strutture per l'accoglienza e nei giorni scorsi ha provveduto ad un primo trasferimento di clandestini nelle regioni del Nord;
    avvicinandosi l'estate, con il miglioramento delle condizioni del mare, è prevedibile che le partenze aumentino ulteriormente ed in misura considerevole, soprattutto quelle dalla Libia;
    contestualmente agli sbarchi stanno crescendo anche le fughe dai centri di prima accoglienza, anche di minori, di cui si perdono le tracce;
    la circostanza è motivo di allarme per i partner europei del nostro Paese, che potrebbero anche considerare, come accaduto già nel 2011, di interrompere più o meno temporaneamente l'applicazione degli accordi di Schengen, con effetti negativi sulla libertà di movimento in Europa dei cittadini della Repubblica;
    i dati sopracitati dimostrano che l'operazione Mare Nostrum, anziché avere «un effetto deterrente molto significativo per chi pensa impunemente di fare traffico di esseri umani», non ha svolto alcuna funzione dissuasiva, ma ha piuttosto agevolato l'attività degli scafisti, poiché la consapevolezza di giungere più facilmente alle coste italiane, anche grazie alle navi della Marina militare e delle forze di polizia, sta spingendo un numero sempre maggiore di aspiranti clandestini a pagare ingenti somme per tentare la traversata del Canale di Sicilia;
    in assenza di dati ufficiali, a parte quelli concernenti le fasi iniziali dell'operazione, i costi di dell'operazione Mare Nostrum sono stati calcolati a non meno di 300.000 euro al giorno dalla stampa specializzata, che li ha desunti dalla somma degli oneri di funzionamento dei mezzi impiegati;
    a quanto è dato di leggere su queste fonti, infatti, l'attività di una fregata classe Maestrale costa all'incirca 60.000 euro al giorno, quella di una San Marco 45.000 euro, mentre quella dei pattugliatori pare essere di poco inferiore ai 15.000 euro;
    a tali costi, vanno poi aggiunti quelli di esercizio degli aeromobili, gli elicotteri AB-212 ed i droni, che si aggirano sui 4.000 euro ad ora di volo, mentre per gli EH-101 ed il Breguet Atlantic si va dai 7.000 ai 13.000 euro;
    se si sommano, altresì, le indennità spettanti al personale ed i costi della manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi, la spesa finale per l'operazione Mare Nostrum dovrebbe attestarsi tra i 10 ed i 14 milioni di euro al mese;
    i costi dell'operazione Mare Nostrum incidono esclusivamente sull'economia italiana e risultano ben più gravosi degli esborsi stanziati per i normali pattugliamenti che precedevano l'avvio dell'operazione;
    secondo la circolare dell'8 gennaio 2014 del Ministero dell'interno – Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, recante «Afflusso di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Individuazione di strutture di accoglienza», a qualunque clandestino che sbarchi in Italia e semplicemente presenti richiesta di protezione internazionale, anche se fittizia, deve essere garantito vitto e alloggio per un importo di euro 30 oltre l'IVA, un pocket money di 2,5 euro al giorno e una tessera/ricarica telefonica di 15 euro all'ingresso delle strutture di accoglienza, nonché assistenza e cure sanitarie;
    se i clandestini arrivati in Italia dall'inizio del 2014 presentassero domanda di protezione internazionale per ottenere i benefici sopramenzionati, i costi calcolati, solo al giorno, sarebbero di 225.000 euro per le ricariche telefoniche, 37.500 euro in pocket money e 450.000 euro di vitto e alloggio, oltre agli oneri per le cure sanitarie;
    su 11 centri di identificazione ed espulsione, sei sono stati chiusi nel 2013 per lavori di ristrutturazione, causati dai danneggiamenti dei clandestini ospitati, tra cui quello di Lampedusa, e perciò risulta che centinaia di clandestini, in questi giorni trasferiti nelle regioni del Nord, vengano alloggiati anche in alberghi a 4 stelle, come, ad esempio, al Riz di San Genesio, in provincia di Pavia, dove il pernottamento a notte costa dai 120 ai 140 euro;
    secondo quanto riferito dal Ministro degli affari esteri, Federica Mogherini, in un'audizione davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen: «nel 2013 l'Italia è diventata il secondo Paese Schengen per numero di visti concessi, con 2.125.490 visti rilasciati. Siamo secondi solo alla Francia (2.471.220 visti) e per la prima volta abbiamo superato la Germania (poco più di 2 milioni). Le nostre 172 sedi abilitate hanno rilasciato un visto ogni 15 secondi. In 8 anni, dal 2005, il numero è raddoppiato»;
    in Europa, gli altri Paesi stanno apprestando misure sempre più restrittive per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, addirittura avviando piani per il rimpatrio dei cittadini comunitari disoccupati, come, ad esempio, in Germania e Gran Bretagna, soprattutto per evitare il collasso del sistema del welfare;
    l'articolo 17, paragrafi 3 e 4, della direttiva 2013/33/UE, stabilisce: «3. Gli Stati membri possono subordinare la concessione di tutte le condizioni materiali d'accoglienza e dell'assistenza sanitaria, o di parte delle stesse, alla condizione che i richiedenti asilo non dispongano di mezzi sufficienti a garantire loro una qualità della vita adeguata per la loro salute, nonché ad assicurare il loro sostentamento. 4. Gli Stati membri possono obbligare i richiedenti asilo a sostenere o a contribuire a sostenere i costi delle condizioni materiali di accoglienza e dell'assistenza sanitaria previsti nella presente direttiva, ai sensi del paragrafo 3, qualora i richiedenti asilo dispongano di sufficienti risorse, ad esempio qualora siano stati occupati per un ragionevole lasso di tempo. Qualora emerga che un richiedente asilo disponeva di mezzi sufficienti ad assicurarsi le condizioni materiali di accoglienza e l'assistenza sanitaria all'epoca in cui tali esigenze essenziali sono state soddisfatte, gli Stati membri possono chiedere al richiedente asilo un rimborso»;
    ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 9, della nuova direttiva sull'accoglienza 2013/33/UE: «9. Gli Stati membri possono esigere un rimborso integrale o parziale delle spese sostenute, allorché vi sia stato un considerevole miglioramento delle condizioni finanziarie del richiedente o se la decisione di accordare tali prestazioni è stata adottata in base a informazioni false fornite dal richiedente»;
    vi sono rischi sanitari cui vengono esposti i cittadini e gli operatori nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum, anche alla luce della gravissima epidemia di Ebola che si sta diffondendo con preoccupazione dalla Guinea in tutta l'Africa e che ha già spinto altri Paesi europei a varare una serie di misure restrittive all'ingresso nel proprio territorio;
    vanno considerati i gravissimi disagi, i problemi di ordine pubblico e i danni anche in termini economici, in particolare per gli abitanti delle zone in prossimità degli sbarchi che, avvicinandosi l'estate, con il miglioramento delle condizioni del mare, aumenteranno ulteriormente ed in misura considerevole,

impegna il Governo:

   a sospendere immediatamente l'operazione Mare Nostrum e a rafforzare i controlli alle frontiere, in particolare quelle marittime;
   a completare il piano di accordi bilaterali elaborato al principio della XVI legislatura, al fine di impedire le partenze dai Paesi costieri dell'Africa e in particolare dalla Libia, e ad investire eventualmente forze e parte delle risorse impiegate attualmente nell'accoglienza per collaborare all'attività di contrasto concordata con i Paesi controparte;
   ad adottare le più opportune misure di sicurezza, inclusa la predisposizione di un piano sanitario d'emergenza, al fine di tutelare la salute dei cittadini, degli uomini delle forze dell'ordine, nonché del personale finora impiegato nell'operazione Mare Nostrum, anche alla luce della gravissima epidemia di Ebola che si sta diffondendo con preoccupazione dalla Guinea in tutta l'Africa;
   a riferire trimestralmente al Parlamento in merito agli esiti delle domande di protezione internazionale presentate, alle concessioni dello status di rifugiato da parte delle diverse commissioni territoriali, alle domande rigettate, ai controlli effettuati nei confronti dei soggetti titolari dello status di rifugiato, o comunque del diritto ad una protezione sussidiaria o umanitaria, in merito all'effettiva sussistenza dei requisiti per continuare a beneficiare delle forme di tutela sopra richiamate, in particolare relativamente ai rientri in patria, ed infine in merito al numero e alla tipologia dei visti rilasciati;
   ad adottare misure idonee al fine di ottenere i rimborsi, garanzie o contributi previsti ai sensi del paragrafo 9 dell'articolo 9 e dei paragrafi 3 e 4 dell'articolo 17 della nuova direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale;
   ad avviare, durante il semestre italiano di presidenza europea, tutte le più opportune iniziative al fine di rafforzare il controllo dei confini terrestri italiani ed in particolare marittimi, a promuovere una revisione della Convenzione di Dublino II e ad attuare il principio del burden sharing, così come previsto dalla direttiva 2001/55/CE.
(1-00439)
«Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».
(23 aprile 2014)

   La Camera,
   premesso che:
    nel primo trimestre 2014 si è registrato un numero di persone arrivate via mare in Italia tre volte superiore a quello rilevato nello stesso periodo nel 2013 (non solo a Lampedusa ma in altre località della Sicilia), mentre sono state in totale circa 43.000 le persone che sono arrivate via mare nel 2013;
    grazie all'operazione Mare Nostrum circa 20.000 naufraghi sulle coste siciliane sono stati messi in salvo con il pattugliamento navale iniziato il 18 ottobre 2013. Nell'ambito della stessa operazione sono stati arrestati circa 200 scafisti e svolti numerosi interventi sanitari, evitando altre tragedie del mare come quella del 3 ottobre 2013, in cui perirono 366 persone, donne, uomini e bambini, o altre come quella avvenuta nel Mar Egeo al largo di Samos, dove sono morte almeno 22 persone;
    i flussi migratori che arrivano sulle coste italiane sono costituiti sia da migranti economici che profughi politici. Tuttavia, in questi mesi, come ha affermato il Ministro Alfano nell'informativa urgente svolta il 16 aprile 2014 presso la Camera dei deputati, gli arrivi sono composti in gran parte da rifugiati. Molti fuggono dalla guerra in Siria (un quarto degli arrivi del 2013 era rappresentato da siriani), altri dall'Eritrea, dal Sud Sudan e da altri Paesi africani spesso teatro di guerra o in preda a forte instabilità politica;
    spesso la situazione caotica nei Paesi di transito degenera in violenza verso i migranti (per esempio i campi di detenzione in Libia o la violenza dei trafficanti nel deserto del Sinai);
    Italia, Grecia e Spagna sono i Paesi che sopportano l'onere di affrontare la situazione degli sbarchi del Mediterraneo, ma servirebbe una maggiore solidarietà a livello europeo ed il semestre a guida italiana sarà un'occasione per discutere questi temi;
    l'Unione europea spende annualmente 80 milioni di euro, a carico dei contribuenti, nell'ambito del programma Frontex. Lo stanziamento di circa 9 milioni di euro mensili, assegnato all'Italia per soccorrere i migranti, non deve essere sospeso, ma confermato e se possibile aumentato. L'accoglienza e la sicurezza, la protezione e il pattugliamento che l'Italia ha garantito con un'iniziativa unilaterale attendono ora un rafforzamento da parte dell'Unione europea;
    il flusso ininterrotto di profughi dalla Siria ha come destinazione finale non l'Italia, ma altri Paesi europei. Una delle principali tappe di transito in Italia è Milano, che si è fatta carico di accogliere la quota maggiore di rifugiati siriani negli ultimi mesi;
    il riassetto e la distribuzione dei profughi nella rete di accoglienza in tutte le regioni vanno migliorati e si deve prevedere il coinvolgimento nell'accoglienza, attraverso la Conferenza Stato-regioni, degli enti locali con un piano coerente e organico, che eviti interventi paralleli e non coordinati e per di più costosi;
    i sistemi di accoglienza pianificati dalla direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo, stando anche a recenti fatti di cronaca, hanno mostrato numerose carenze e inadeguatezze,

impegna il Governo:

   a richiedere presso la Commissione europea un ulteriore supporto – anche tramite maggiore assistenza finanziaria delle operazioni Frontex – nello sforzo messo in atto dall'Italia per far fronte all'ingente flusso di sbarchi ed evitare nuove vittime;
   a sostenere presso le istituzioni europee l'opportunità di rivedere le norme del regolamento (UE) n. 604/2013, cosiddetto Dublino III, prevedendo la possibilità di far richiedere ai rifugiati domanda di asilo già nei Paesi di transito e non solo nel primo Paese di arrivo, al fine di evitare i «viaggi della morte» per mare;
   ad adoperarsi per realizzare, in prospettiva, un ufficio europeo dell'immigrazione in territorio nordafricano che abbia, oltre alle opportune missioni nelle aree di maggiore afflusso, una sede istituzionale permanente, in modo da consentire ai profughi che ne abbiano diritto il successivo reinsediamento, in tempi brevissimi, verso tutti i Paesi dell'Unione europea, con preferenza per quelli dove essi abbiano già legami familiari;
   a proporre alla Commissione europea la creazione di un centro di accoglienza europeo per immigrati sul territorio europeo (al fine di avviare un diverso percorso per i richiedenti asilo e protezione internazionale), dando la disponibilità dell'Italia all'assunzione di responsabilità in merito, anche in assenza e nelle more di una revisione delle norme del regolamento (UE) n. 604/2013 (cosiddetto Dublino III);
   a sostenere gli enti locali che hanno dato disponibilità all'accoglienza, in particolare il comune di Milano, che ha visto un ingente afflusso di profughi siriani in transito per il Nord Europa, e Roma Capitale, che ha aumentato notevolmente i posti disponibili per l'accoglienza.
(1-00455)
(Nuova formulazione) «Santerini, Marazziti, Schirò, Dellai».
(8 maggio 2014)

   La Camera,
   premesso che:
    il 18 ottobre 2013 ha avuto inizio l'operazione Mare Nostrum, finalizzata a fronteggiare l'emergenza degli sbarchi dei clandestini sulle coste italiane;
    all'avvio della missione, il Ministro della difesa pro tempore quantificò in un milione di euro al mese il costo della stessa; attualmente, invece, la missione costa circa 300.000 euro al giorno (e, quindi, circa 9 milioni di euro al mese) e non solo non risolve l'emergenza, ma anzi sembra acuirla. A tali costi vanno sommate le indennità spettanti al personale ed i costi della manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi: la spesa finale dovrebbe attestarsi tra i 10 ed i 14 milioni di euro al mese; senza considerare i ben più ingenti costi, di cui non si conosce l'esatta entità, sostenuti per il vitto e l'alloggio dei migranti nei centri di accoglienza e per i loro trasferimenti, nonché le spese amministrative per l'organizzazione del tutto;
    la missione doveva costituire un deterrente per le organizzazioni criminali, che gestiscono i viaggi degli immigrati dalle coste dell'Africa settentrionale verso l'Italia;
    invece, da testimonianze diffuse parrebbe che Mare Nostrum non abbia avuto alcun effetto deterrente, ma che, al contrario, abbia fortemente incentivato la partenza dei migranti verso le coste italiane, favorendo, quindi, gli affari delle organizzazioni criminali che hanno aumentato enormemente i propri illeciti profitti;
    ciò in quanto si è ormai affermata l'idea che basti partire dalle coste africane e chiedere soccorso alle autorità italiane per essere raccolti in mare dalle navi militari italiane (utilizzate come impropri «taxi gratuiti»), magari a pochi chilometri dai porti di partenza, e portati presso i centri di accoglienza italiani;
    addirittura anche alcuni partner europei, pur condividendo le linee generali dell'operazione Mare Nostrum, messa in campo per evitare dolorosi naufragi, avrebbero espresso dubbi sulla valenza delle operazioni di search and rescue come attualmente condotte, arrivando a ritenere che l'ufficializzazione di tali interventi incoraggia i trafficanti di persone, alimentando l'illegalità e attraendo nuovi flussi; di fatto, significa che l'Italia spende 9 milioni di euro al mese per farsi dire dall'Europa, che è l'anello debole nella lotta all'immigrazione clandestina;
    sono già più di 25.000 i migranti giunti nel nostro Paese dall'inizio del 2014 e, secondo i dati del Ministero dell'interno, centinaia di migliaia sono pronti a salpare verso l'Italia; si parla di un vero e proprio esodo di circa 800.000 persone, di cui non si conoscono né la vera provenienza, né le condizioni sanitarie, né gli eventuali precedenti penali;
    contestualmente agli sbarchi stanno crescendo anche le fughe dai centri di prima accoglienza, anche di minori, di cui si perdono completamente le tracce;
    l'Italia subisce le oscillazioni delle situazioni politiche dell'area euromediterranea, essendo geograficamente il Paese di prima accoglienza per l'Unione europea. Nel regolamento Dublino III rimane sostanzialmente invariato il principio secondo cui il primo Stato di arrivo è quello competente a valutare le richieste di asilo e a sostenere gli oneri sociali ed economici corrispondenti. Ciò penalizza fortemente Paesi come l'Italia, che, a seguito delle eccezionali ondate migratorie del recente passato e in considerazione di quelle future, rimane e resta la frontiera geografica esterna dell'Unione europea più prossima alla sponda nordafricana;
    lo sforzo logistico e finanziario sostenuto dall'Italia, fin dalle rivolte sviluppatesi in Tunisia, in Egitto e in Libia, è stato notevole e molto impegnativo e i sacrifici, segnatamente delle popolazioni di Lampedusa, sono stati enormi. Questo significa gestione dei flussi, ma anche rimpatri coattivi per coloro che non hanno titolo all'accoglienza;
    il Governo italiano deve imporsi: i nuovi flussi, che si caratterizzano per ondate di migranti in fuga da persecuzioni e guerre, si incrociano inevitabilmente con il tema della necessaria revisione del sistema di misure di protezione internazionale e di asilo;
    ingenti sono anche i danni, sotto il profilo dell'immagine, che le località ospitanti i centri di accoglienza o interessate dagli sbarchi hanno sopportato e sopporteranno ulteriormente (considerato che con l'estate aumenteranno gli arrivi in misura considerevole), soprattutto in prossimità della stagione balneare, trattandosi di comuni spesso con una significativa attività turistica;
    il 23 ottobre 2013 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulle politiche migratorie basata su tre punti: solidarietà e responsabilità fra gli Stati membri che devono condividere gli oneri migratori, accordi di cooperazione con i Paesi da cui partono i migranti (come quelli conclusi in maniera efficace dai Governi Berlusconi) e riallocazione dei richiedenti asilo nell'ambito dell'Unione europea;
    sono state, invece, registrate tenaci resistenze da parte degli Stati membri ad un maggiore coinvolgimento dei loro assetti operativi nelle attività di controllo delle frontiere esterne, nonché la diffidenza degli stessi Stati membri manifestatasi in occasione del Consiglio di giustizia e affari interni del 5 dicembre 2013, quando molte delegazioni hanno criticato le proposte della Commissione europea indirizzate ad introdurre meccanismi più stringenti di compartecipazione degli oneri, sia in termini di trasferimento del migrante da uno Stato membro ad un altro che di insediamento da Paesi terzi;
    bisogna dare effettivo seguito agli impegni: l'emergenza è strutturale e non può gravare solo sull'Italia. L'Europa deve intervenire con urgenza, superando ogni tipo di resistenza degli Stati, attraverso l'introduzione di meccanismi più stringenti di compartecipazione degli oneri economici e sociali che il fenomeno migratorio comporta, nonché mediante una modifica delle regole che attualmente caricano in maniera eccessiva sull'Italia il peso del Paese di «primo» ingresso (come il regolamento Dublino III);
    non si tratta di «soccorso all'Italia», ma di «soccorso ai profughi», che, si ricorda, non sbarcano nel nostro Paese, ma nel continente europeo, le cui coste accessibili appartengono all'Italia; esiste un diritto umanitario, che è stato applicato in occasione della missione Mare Nostrum, ma esiste anche il problema di un miglior coordinamento europeo che per ora è assente;
    senza strumenti di solidarietà concreta e di responsabilità condivisa tra i partner europei, operazioni come Mare Nostrum rischiano di essere un boomerang capace di rendere l'Italia solo un anello debole a vantaggio della clandestinità e dei trafficanti di morte; anche in considerazione degli imprescindibili obblighi di tutela dei diritti fondamentali delle persone, sarebbe auspicabile che l'Unione europea desse finalmente prova di effettiva solidarietà e di un'efficace capacità di risposta,

impegna il Governo:

   ad interrompere immediatamente la missione Mare Nostrum e a rafforzare i controlli per contrastare il criminale traffico di persone, fermi restando l'impegno umanitario del Paese per evitare dolorosi naufragi, nonché il dovere di garantire l'applicazione delle norme di protezione internazionale e di asilo;
   a riattivare il piano di accordi bilaterali elaborato nel corso della XVI legislatura dal Governo Berlusconi, in particolare il Trattato di amicizia Italia-Libia, al fine di ridurre i tempi di identificazione degli stranieri irregolari, mettendo in campo ogni strumento utile alla collaborazione con le autorità consolari dei Paesi maggiormente interessati al fenomeno migratorio e semplificando i compiti dei funzionari diplomatici nell'organizzazione degli incontri con gli stranieri da identificare;
   a promuovere immediate iniziative dell'Unione europea, ponendo all'ordine del giorno dell'agenda europea il tema dell'accoglienza ai migranti e ai profughi e la promozione di una politica di accoglienza europea, attuando il principio di ripartizione degli oneri (burden sharing) introdotto dal Trattato di Lisbona e modificando, a tal fine, il regolamento cosiddetto Dublino III, per obbligare tutti gli Stati membri a farsi carico di una quota di migranti;
   a riferire trimestralmente in Parlamento in merito alle iniziative e alle decisioni adottate in sede di Unione europea sul tema dell'accoglienza, in particolare in merito alle modifiche del regolamento Dublino III;
   a vigilare sull'applicazione delle disposizioni in vigore e sul rispetto puntuale e rigoroso delle norme che legano la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro e ad intensificare e rendere pienamente efficaci i controlli ispettivi, con il fattivo coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali;
   ad adottare le opportune iniziative per favorire una maggiore tutela della salute dei cittadini, dei migranti, delle forze dell'ordine e del personale impiegato nelle operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina nei centri di identificazione ed espulsione e nei centri d'accoglienza dei richiedenti asilo;
   a valutare, sulla base dell'esperienza compiuta, ogni possibilità di miglioramento dell'attuale assetto normativo, per contrastare l'immigrazione clandestina e regolare i flussi migratori, legandoli alle effettive necessità economiche e sociali del Paese;
   ad intensificare una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità legati ai flussi di migranti.
(1-00459) «Brunetta, Ravetto, Palmizio».
(12 maggio 2014)

   La Camera,
   premesso che:
    il 14 ottobre 2013, in seguito ai tragici fatti di Lampedusa avvenuti appena dieci giorni prima, il Governo ha deliberato l'avvio dell'operazione militare ed umanitaria Mare Nostrum, volta a combattere la tratta degli esseri umani attraverso il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare;
    Mare Nostrum vede l'utilizzo per la prima volta di una nave anfibia per il comando e il controllo delle operazioni con elicotteri a lungo raggio, la messa a disposizione di ampi spazi di ricovero e di capacità ospedaliera per i naufraghi, oltre all'impiego di quattro navi della Marina militare, due pattugliatori, due fregate e diversi velivoli;
    secondo le dichiarazioni rilasciate all'epoca dal Ministro dell'interno, l'operazione avrebbe dovuto sortire «un effetto deterrente molto significativo per chi pensa di fare impunemente traffico di esseri umani, effetto che sarà garantito dall'azione di pattugliamento, con la possibilità di intercettare i mercanti di morte e l'intervento delle procure»;
    l'effetto deterrente, tuttavia, non sembra essersi verificato, considerato che, dall'avvio dell'operazione, le persone soccorse in mare, secondo quanto riferito dal Ministro della difesa in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il 7 maggio 2014, sono state quasi ventottomila;
    i costi dell'operazione sono incredibilmente elevati, posto che, sempre stando alle cifre fornite dal Ministro della difesa nella medesima risposta, «dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum ad oggi sono state mediamente sostenute spese pari a circa 9,3 milioni di euro al mese», per un totale di 65 milioni di euro;
    pur essendo finanziata a carico dei bilanci dei singoli Ministeri coinvolti, è evidente che gli stanziamenti in favore dell'operazione Mare Nostrum stanno sacrificando altre voci di bilancio, in un momento delicatissimo per la finanza pubblica;
    il Consiglio dei ministri dell'interno dell'Unione europea del 7 ottobre 2013 ha convenuto con la proposta avanzata dalla delegazione italiana di istituire una task force, insieme con la Commissione europea, volta ad individuare concrete azioni che assicurino un uso efficace delle politiche e degli strumenti esistenti in tale settore a disposizione dell'Unione europea e la questione è stata oggetto di discussione a Bruxelles nel Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre 2013;
    il 23 ottobre 2013 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sui flussi migratori diretta a realizzare un approccio coordinato, basato sulla solidarietà e sulla responsabilità e sostenuto da strumenti comuni a livello di Unione europea, ribadendo, al contempo, la necessità che l'Unione europea e i suoi Stati membri si attivino maggiormente per evitare ulteriori perdite di vite umane in mare;
    nella risoluzione, inoltre, i deputati hanno sottolineato che la ricollocazione dei richiedenti asilo «è una delle forme più concrete di solidarietà e di condivisione delle responsabilità»;
    come osservato dal Censis, con l'inizio delle rivolte nei Paesi del Nord Africa i flussi irregolari verso l'Italia sono cresciuti in maniera considerevole: nel 2011 erano giunte in Italia 62.692 persone, contro le 4.406 del 2010; mentre prima si salpava, soprattutto, dalla Tunisia, oggi è la Libia il porto franco sul quale si rovesciano i flussi migratori dall'Africa orientale e settentrionale, da quella subsahariana, dall'Asia per poi percorrere la rotta verso l'Italia;
    ad oggi tale situazione si è ulteriormente acuita a causa dell'instabilità politica ed istituzionale che la Libia sta attraversando e che facilita la vita per i mercanti di clandestini;
    dall'inizio del 2014 sarebbero, in totale, oltre 21.000 gli stranieri arrivati via mare, contro i 2.500 dello stesso periodo del 2013, con le ovvie, devastanti conseguenze sia sulla capienza dei centri di prima accoglienza sia sulla sicurezza dei territori interessati dagli sbarchi;
    nel corso dell'intero 2013 le domande di asilo presentate nel nostro Paese sono state circa 27.000 e nel primo trimestre del 2014 sono già state avanzate oltre 13.000 istanze, con un incremento di circa il 140 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013;
    nel corso dell'informativa urgente sull'immigrazione resa alla Camera dei deputati il 16 aprile 2014, il Ministro dell'interno ha affermato che «l'attuazione di Mare Nostrum comporta una spesa di oltre 9 milioni di euro al mese e nessun Paese – nessun Paese – può reggere una pressione migratoria così forte, se non è adeguatamente sostenuto dalla comunità internazionale»;
    in ambito europeo dal 2005 opera l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, nota come Frontex, il cui scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati dell'Unione europea e l'implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l'Unione europea per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere;
    è assolutamente necessario ed improcrastinabile che l'Unione europea si faccia maggiormente carico della questione migratoria, anche attraverso l'opera di Frontex, e che si applichi un approccio coordinato e condiviso della questione dell'immigrazione;
    in ambito europeo, inoltre, risulta del tutto inadeguato il regolamento cosiddetto di Dublino III, fondato sul principio della competenza del Paese di primo ingresso e che, nella sua attuazione pratica, comporta una scarsissima collaborazione dei nostri partner europei nella gestione dell'afflusso di immigrati,

impegna il Governo:

   a sospendere con decorrenza immediata l'operazione Mare Nostrum;
   a valutare l'istituzione, in collaborazione con i Paesi membri dell'Unione europea, di appositi presidi nei Paesi dai quali partono i maggiori flussi migratori, che siano in grado di effettuare una valutazione preventiva delle possibilità dei soggetti migranti di ottenere lo status di rifugiato nell'ambito dell'Unione europea e che possano fornire informazioni circa i rischi connessi ai cosiddetti viaggi della speranza;
   a destinare la quota maggioritaria delle risorse annualmente stanziate in favore delle iniziative di cooperazione allo sviluppo promosse dall'Italia a progetti che creino possibilità di sviluppo sociale ed economico nei Paesi destinatari degli aiuti e che sostengano i processi di stabilizzazione nei Paesi delle zone di crisi, al fine di contrastare efficacemente la questione migratoria sotto il profilo della prevenzione;
   ad attivarsi in sede europea, e in particolar modo nell'ambito del semestre di Presidenza italiano dell'Unione europea, affinché sia ampliato e rafforzato il ruolo di Frontex nel contrasto all'immigrazione nel Mediterraneo e per la sicurezza dei confini, anche delegando all'Agenzia il coordinamento sia delle attività di pattugliamento sia delle attività di cooperazione operativa con i Paesi di origine e di transito dei flussi;
   nel medesimo ambito, ad avviare un processo di revisione del regolamento (UE) n. 604/2013 cosiddetto Dublino III, nonché a sollecitare gli Stati membri a proseguire ed intensificare l'attività di assistenza umanitaria, finanziaria e politica nelle aree di crisi del Nordafrica e del Medio Oriente, per affrontare la migrazione e la pressione umanitaria alla radice;
   in ambito internazionale, a sollecitare il rispetto dei trattati già stipulati al fine di contrastare l'immigrazione clandestina e a promuovere la sottoscrizione di nuovi accordi, con particolare riferimento alle procedure di rimpatrio nei Paesi di origine dei detenuti al fine di scontare la pena;
   ad assumere iniziative per destinare un adeguato stanziamento al «fondo rimpatri», di recente sostanzialmente azzerato con il decreto-legge n. 120 del 2013, affinché tale attività possa essere regolarmente proseguita come previsto dalle normative vigenti.
(1-00461)
«Rampelli, Corsaro, Nastri, Giorgia Meloni, La Russa, Taglialatela, Cirielli, Maietta, Totaro».
(13 maggio 2014)