TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 86 di Venerdì 27 settembre 2013

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   il 17 giugno 2011, l'Unione europea ha avviato nei confronti dell'Italia la procedura di infrazione n. 2011/4021, chiedendo al nostro Paese di rimuovere le violazioni alla normativa europea riscontrate nella gestione dei rifiuti, con particolare riferimento alla discarica di Malagrotta;
   in data 24 giugno 2011, la direzione regionale attività produttive e rifiuti della regione Lazio ha trasmesso al segretario generale della presidenza della giunta uno «studio relativo all'analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi, realizzato di concerto tra la direzione regionale attività produttive e rifiuti, direzione regionale ambiente e direzione regionale territorio e urbanistica, nel quale vengono descritte alcune aree della provincia di Roma ritenute preliminarmente idonee alla localizzazione di un sito di discarica servente i comuni di Roma, Ciampino, Fiumicino e lo Stato Città del Vaticano»;
   con ordinanza n. Z0002 del 30 giugno 2011, la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, ha prorogato fino al 31 dicembre 2011 il funzionamento della discarica di Malagrotta;
   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2011, è stato dichiarato lo stato di emergenza ambientale nel territorio della provincia di Roma fino al 31 dicembre 2012, in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta e alla conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti;
   con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 6 settembre 2011, n. 3963, è stato nominato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza ambientale, con il compito di garantire l'individuazione, la progettazione e la successiva realizzazione, mediante l'utilizzo di poteri straordinari e derogatori, di una o più discariche e/o l'ampliamento di discariche esistenti indicate dalla regione, nonché di un impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani, necessari a garantire la piena copertura del fabbisogno dell'area interessata dallo stato di emergenza per il tempo necessario all'avvio degli impianti di smaltimento e trattamento definitivi da parte dei soggetti competenti e nelle more della messa in esercizio del sistema impiantistico previsto dal piano regionale di smaltimento dei rifiuti;
   con provvedimento del 24 ottobre 2011, il commissario delegato ha individuato quali siti alternativi a Malagrotta, i siti di Corcolle e Riano, «ove saranno progettate, per la successiva realizzazione, due discariche provvisorie per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato Città del Vaticano»;
   in data 29 novembre 2011, il commissario delegato ha decretato l'occupazione temporanea d'urgenza del sito di Corcolle ai fini della realizzazione della discarica;
   è stato ulteriormente prorogato dal commissario delegato il funzionamento della discarica di Malagrotta fino al 30 giugno 2011;
   il 18 gennaio 2012, è stato approvato dalla regione Lazio il piano di gestione dei rifiuti del Lazio, pubblicato il 14 marzo sul Bollettino ufficiale della regione Lazio;
   con mozione del 22 febbraio 2012, il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha espresso ufficialmente l'assoluta contrarietà al progetto di realizzare una discarica, sia pur temporanea, in località Corcolle, in ragione della vicinanza con Villa Adriana, «patrimonio culturale e paesaggistico a valenza universale, annoverato tra i siti Unesco e, come tale, oggetto di un accordo internazionale che obbliga lo Stato italiano alla tutela e alla conservazione»;
   in data 8 marzo 2012, si è tenuta una conferenza di servizi relativa alla progettazione preliminare per la realizzazione della discarica in località «Corcolle» affidata alla Cidiemme Engineering srl. Alla conferenza hanno partecipato, su convocazione del commissario Pecoraro: il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Lazio, l'Arpa Lazio, il comune di Roma, la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, la soprintendenza speciale per i beni archeologici del Lazio, la provincia di Roma capitale, autorità di bacino del fiume Tevere, l'Acea e l'ingegnere Luigi Sorrentino in qualità di consulente del commissario. Inoltre, gli ingegneri Moretti e De Candia della Cidiemme Engineering srl l. Nel corso della conferenza di servizi sono stati formulati da più parti pareri decisamente negativi in merito al progetto in parola;
   dopo la conferenza di servizi è stato richiesto, da parte del commissario Pecoraro, l'interessamento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Clini, il quale ha convocato, nel mese di marzo 2012, la presidente della giunta regionale, Renata Polverini, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il presidente della provincia, Nicola Zingaretti, e il commissario Giuseppe Pecoraro chiedendo la loro collaborazione per acquisire e valutare tutti i dati relativi alle problematiche presenti in ciascun sito individuato dalla regione Lazio, in modo tale da mettere in evidenza i vincoli, le deroghe necessarie e la fattibilità della realizzazione degli impianti;
   sono stati presentati esposti alla procura della Repubblica di Roma da parte di cittadini e associazioni ambientaliste, con i quali è stata denunciata l'assoluta inidoneità dei siti scelti dal commissario e risultano pendenti presso la procura della Repubblica di Roma indagini relative sia ai siti individuati dal prefetto, sia alla discarica di Malagrotta;
   il 28 marzo 2012, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pubblicato un memorandum sulla gestione dei rifiuti solidi urbani di Roma, Fiumicino, Ciampino e Stato della Città del Vaticano, nel quale è chiaramente detto che: «al fine di prevenire la possibilità di una emergenza rifiuti a Roma, che avrebbe effetti negativi difficilmente misurabili sulla credibilità dell'Italia, devono essere attuate in modo contestuale tutte le misure necessarie a programmare e garantire la gestione integrata del ciclo dei rifiuti di Roma»;
   nel memorandum lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare rileva come «la soluzione emergenziale prevista di realizzare nuovi impianti di discarica non fornirebbe, allo stato, adeguate garanzie di superamento della procedura di infrazione in corso, in quanto la stessa ha come punto fondamentale il conferimento nella discarica di Malagrotta di rifiuti non trattati»;
   nel medesimo documento sopra richiamato sono previsti due scenari: il primo, definito scenario di piano, prevede il raggiungimento al 2012 degli obiettivi di raccolta differenziata al 65 per cento; il secondo, definito scenario di controllo, prevede che la gestione dei rifiuti urbani non consegua gli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti per legge;
   nella città di Roma si è ben lontani da un livello di raccolta differenziata pari al valore previsto dallo scenario di piano, attestandosi questa attualmente, secondo quanto riportato da diversi studi e notizie di stampa, in un intervallo compreso tra un minimo del 10 per cento a un massimo del 30 per cento;
   ancora il 4 maggio del 2012, lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in un aggiornamento del memorandum, sottolineava che, nello scenario definito di controllo, la capacità dell'impiantistica di trattamento meccanico biologico non è «assolutamente adeguata al trattamento dei rifiuti indifferenziati che verrebbero in maniera significativa avviati in discarica senza alcun preventivo trattamento» e, dunque, la capacità aggiuntiva di discarica dovrà essere capace di sopportare «un deficit delle volumetrie disponibili a partire dall'anno 2013, in particolare il deficit ammonterebbe a 828.423 metri cubi nel 2013 ed arriverebbe a 6.859.956 metri cubi nel 2017»;
   alla fine di maggio 2012, il prefetto Giuseppe Pecoraro si è dimesso dalla carica di commissario delegato; al suo posto, con provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 maggio 2012, è stato nominato il prefetto Goffredo Sottile;
   in data 20 giugno 2012, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha tenuto l'audizione del commissario straordinario Sottile, al fine di comprendere in quale direzione la struttura commissariale si stesse muovendo e per verificare quali fossero i criteri di scelta del sito o dei siti da adibire a discarica temporanea. L'audizione – tuttavia – come scritto nella «Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti della regione Lazio», approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare di inchiesta il 3 luglio 2012, è stata definita «infruttuosa», non essendo state fornite risposte precise né in merito alla scelta dell'area né in ordine ai criteri e alle metodologie utilizzate per l'individuazione della stessa;
   in data 29 giugno 2012, il commissario Sottile ha annunciato l'ennesima proroga del funzionamento della discarica di Malagrotta;
   successivamente, il commissario Sottile ha inizialmente proposto quale sito per la realizzazione della discarica temporanea Pian dell'Olmo (anche questo ricompreso tra i sette siti individuati nel documento di analisi preliminare della regione Lazio). Il sito si trova nel comune di Roma, ma nelle vicinanze di Quadro Alto;
   l'individuazione del sito di Pian dell'Olmo è stata giudicato negativamente anche dai tecnici nominati dall'ex commissario Pecoraro. Secondo quanto dichiarato da questi ultimi, il sito di Pian dell'Olmo presenta caratteristiche analoghe a quello di Quadro Alto, tuttavia, ha una capacità decisamente inferiore (sufficiente solo per qualche mese), motivo per il quale è stato scartato dagli stessi, non ritenendosi sufficiente a raccogliere i rifiuti per il tempo necessario ad individuare e realizzare la discarica definitiva. Il secondo fattore escludente, come evidenziato ancora dai tecnici, è rappresentato dalla circostanza che il sito «è costituito da una cava dismessa ancora da attrezzare e, peraltro, raggiungibile mediante una rampa molto acclive, anch'essa da modificare e adeguare per le esigenze della discarica»;
   l'inidoneità del sito è stata, altresì, accertata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, la quale, in data 14 giugno 2012, ha effettuato un sopralluogo a Pian dell'Olmo raccogliendo, inoltre, i dubbi dei sindaci della comunità interessate, con particolare riguardo all'utilità della nomina del commissario straordinario nonché del suo modus operandi;
   in un susseguirsi di proposte diverse, di interlocuzioni tra i vari enti interessati, di interventi da parte dei Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei beni e delle attività culturali e del turismo e di altre autorità, la situazione di emergenza in cui si è venuta a trovare la provincia di Roma non solo non ha trovato alcuna soluzione, ma si è, evidentemente, aggravata. I diversi interventi da parte delle autorità interessate se hanno avuto, da un lato, l'effetto di evidenziare gli aspetti problematici legati a determinati siti, offrendo spunti di riflessione importanti, dall'altro, (come era inevitabile) hanno ulteriormente rallentato l’iter finalizzato alla soluzione dell'emergenza;
   l'articolo 12 dello statuto della provincia di Roma, approvato dal consiglio provinciale con la deliberazione 29 settembre 2005, n. 97, modificato con deliberazione del consiglio provinciale 18 febbraio 2008, n. 238, e con successiva deliberazione del consiglio provinciale 4 aprile 2011, n. 13, stabilisce che sia il consiglio provinciale ad approvare le specifiche deliberazioni programmatiche su singoli settori di attività della provincia;
   in base all'articolo 197 del decreto legislativo n. 152 del 2006, compete alla provincia la programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, da esercitarsi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, in particolare, sentiti l'autorità d'ambito ed i comuni, l'individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti;
   nel sito istituzionale della provincia di Roma non si evidenzia alcuna deliberazione del consiglio provinciale in relazione a quanto stabilito dall'articolo 197 del codice ambientale;
   l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 6 settembre 2011, n. 3963, prevede, all'articolo 4, che, per l'attuazione dell'ordinanza, il commissario delegato è autorizzato, ove ritenuto indispensabile e sulla base di specifica motivazione, a derogare, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004 e dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario, alle disposizioni del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni e integrazioni, limitatamente agli articoli 11, 12, 13, 14, 15, 16, 20, 23, 24, 25 e 26, 29-quater, 29-sexies, 29-octies, 29-nonies, 191, 199, 208, 241, 242, 243, 244, 247, 248, 249, 250, 251 e 253;
   secondo quanto riportato da agenzie di stampa, sia il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, hanno ribadito che a fine settembre 2013 Malagrotta andrà chiusa per raggiunti limiti di capienza ed hanno escluso ulteriori proroghe;
   a Roma sarebbe stato individuato, in località Falcognana, il possibile sito in cui realizzare la discarica per lo stoccaggio dei rifiuti della capitale;
   secondo quanto riferito da organi di stampa, tale decisione è stata presa nella tarda serata di giovedì 8 agosto 2013, durante un incontro avvenuto tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che hanno dato incarico al commissario per l'emergenza rifiuti nel Lazio, Goffredo Sottile, di verificare ulteriori aspetti tecnici e logistici del sito stesso;
   nell'individuazione del sito di Falcognana, il commissario straordinario Sottile ha riproposto lo schema decisionale adottato per le precedenti individuazioni e già duramente criticato;
   la decisione di trasformare l'impianto della Falcognana in una discarica per rifiuti urbani è stata presa in spregio del semplice buon senso e senza aver preventivamente condotto alcuno studio o approfondimento, senza alcuna trasparenza degli atti amministrativi, senza la raccolta, la sistematizzazione e l'elaborazione di qualsivoglia elemento quantitativo sui rifiuti da trasportare e conferire;
   l'interpellante ha, infatti, avuto modo in occasione delle risposte agli atti di sindacato ispettivo sull'individuazione di Falcognana, quale sito alternativo a Malagrotta già conclusi, di appurare che il commissario straordinario Sottile ha agito seguendo una logica totalmente arbitraria e – secondo l'interpellante – con una gestione commissariale confusa ed incerta al di fuori delle competenze a lui assegnate, come d'altro canto già avvenuto in passato;
   con bando di gara n. 28/2013 – P.A. pubblicato da Ama spa l'8 agosto 2013 e scaduto il 18 settembre 2013, è stata avviata la selezione di uno o più fornitori del servizio di prelievo, carico, trasporto, recupero e/o smaltimento, dei rifiuti prodotti giornalmente negli impianti di trattamento meccanico biologico di Ama;
   la gara richiamata divide l'affidamento in due lotti rispettivamente per: lotto 1 scarti di lavorazione con codice cer 191212 altri rifiuti (compresi i materiali misti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, diversi da quelli di cui al codice cer 191211) da inviare ad impianti di recupero e/o smaltimento per un quantitativo complessivo stimato di 155.000 tonnellate su base annua; lotto 2 frazione organica stabilizzata con codici cer 190503 e 190501 da inviare ad impianti di recupero e/o smaltimento per un quantitativo complessivo stimato di 74.000 tonnellate su base annua;
   i tempi di selezione, di contrattualizzazione e di affidamento del servizio al fornitore si possono ritenere non inferiori ad almeno tre-quattro mesi e le quantità indicate del tutto marginali rispetto al reale fabbisogno della città di Roma;
   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per gli affari europei, in un'audizione svoltasi innanzi alle Commissioni parlamentari Ambiente e Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati l'11 settembre 2013, hanno sostanzialmente confermato che gli elementi di risposta sulle soluzioni individuate per garantire il corretto pretrattamento dei rifiuti, la creazione di una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti nel Lazio, nonché l'adozione di misure idonee a evitare i disagi causati dai rifiuti maleodoranti, non hanno fugato le contestazioni della Commissione europea che ha ritenuto ugualmente l'Italia inadempiente;
   nella seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati il 17 settembre 2013, in sede di svolgimento di atti di sindacato ispettivo, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, ha detto: la dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area considerata non impedisce, di per sé, qualsiasi intervento modificativo in relazione alla discarica in essere (purché, però, risulti legittimamente autorizzata precedentemente al 25 gennaio 2010), ma, al fine di assicurare il rispetto dei valori del paesaggio agrario, ogni opera modificativa deve essere sottoposta alla preventiva valutazione di compatibilità paesaggistica, alla stregua dei valori paesaggistici tutelati e di tutti i criteri definiti nel ripetuto vincolo del 2010;
   nella medesima occasione, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ha anche aggiunto che la valutazione dovrà esprimersi nei provvedimenti autorizzativi del competente soprintendente, ai sensi dell'articolo 146 del codice dei beni culturali e del paesaggio, pur precisando che resta peraltro fermo, ove previsto, l'eventuale potere del commissario delegato di derogare alle suddette disposizioni;
   nella stessa seduta, il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, interrogata sulla stessa materia per gli aspetti di competenza del suo dicastero (interrogazione n. 3-00275), ha dichiarato che nel rispetto del decreto legislativo n. 36 del 2003, che attua la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, e tenuto conto dei vigenti protocolli dell'Istituto superiore di sanità, il Ministero della salute potrà assicurare, per il tramite dello stesso Istituto: l'effettuazione ante operam di un'estesa caratterizzazione delle matrici ambientali, acque sotterranee e suolo circostante la discarica, al fine di valutare l'eventuale alterazione della qualità delle stesse matrici ambientali e acque sotterranee;
   il Ministro della salute Lorenzin ha, inoltre, nella stessa occasione, ricordato che né il Ministero della salute né l'Istituto superiore di sanità sono stati, ad oggi, formalmente interessati dalla regione Lazio, dal comune di Roma Capitale e dalle altre istituzioni competenti in merito all'individuazione in località Falcognana del possibile sito in cui realizzare la nuova discarica per lo stoccaggio dei rifiuti urbani della città di Roma Capitale;
   l'articolo 707 del codice della navigazione ed il capitolo 4, paragrafo 12, del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti mette in capo all'ente nazionale per l'aviazione civile il compito di identificare le attività presenti sul territorio che potrebbero essere potenzialmente pericolose per la navigazione; l'articolo 711 prescrive che, nelle zone di cui all'articolo 707, sono soggette a limitazioni le attività che, come lo smaltimento dei rifiuti, costituiscono un potenziale richiamo per la fauna selvatica o, comunque, un pericolo per la navigazione aerea;
   al fine di garantire la sicurezza della navigazione aerea, l'Enac individua le zone da sottoporre a vincolo nelle aree limitrofe agli aeroporti e stabilisce le limitazioni relative ai potenziali pericoli per la navigazione e, in particolare, la realizzazione e l'esercizio delle attività di smaltimento dei rifiuti, fatte salve le competenze delle autorità preposte, sono subordinate all'autorizzazione dell'Enac, che ne accerta il grado di pericolosità ai fini della sicurezza della navigazione aerea;
   il paragrafo 7.9 del capitolo 7, parte 3, dell’Icao Airport Service Manual (Doc. ICAO 9137- AN/898) indica in 13 chilometri dal sedime aeroportuale il limite consigliato per l'insediamento di attività di smaltimento;
   l'area della Falcognana dista 4,7 chilometri dall'aeroporto di Ciampino e non risulta alcun coinvolgimento dell'Ente nazionale per l'aviazione civile nell'individuazione e nell'autorizzazione di una discarica per i rifiuti urbani a Falcognana;
   il 17 settembre 2013, il commissario per l'emergenza rifiuti Goffredo Sottile è stato audito informalmente, in sede di ufficio di presidenza della XIII Commissione (territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato della Repubblica, in merito alla chiusura della discarica di Malagrotta e all'utilizzo del sito di Falcognana e che dell'audizione non è rimasta alcuna traccia in quanto svolta nella sede dell'ufficio di presidenza;
   da fonti stampa si apprende che, nel corso dell'audizione, il commissario Sottile avrebbe confermato: l'utilizzo della discarica di Falcognana per sei mesi e solo per accogliere una quota dei rifiuti trattati della capitale; affermato che Falcognana sarebbe stata una scelta necessitata che non ci sarebbero opzioni alternative; sostenuto che pur sussistendo vincoli per l'utilizzo di quella zona ci sono anche le autorizzazioni; dichiarato che trasformare l'attuale autorizzazione vigente per lo smaltimento del fluff per ricevere il rifiuto solido urbano sarebbe una modifica non sostanziale;
   secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, rispondendo alla commissione ambiente del consiglio regionale del Lazio, il 18 settembre 2013, il commissario prefetto Goffredo Sottile ha dichiarato che: «Il 1o ottobre chiude Malagrotta: questi sono gli auspici e gli intenti, sia del commissario, sia degli enti locali competenti. Falcognana è una piccola discarica per la parte che ci interessa ed è una soluzione non solo provvisoria ma anche estremamente parziale. Perché la soluzione vera sta nell'esito della gara per portare i rifiuti al di fuori dei confini del Lazio. La parte a cui deve far fronte Falcognana è un quinto, ovvero 300 tonnellate al giorno» Lo stesso Sottile poi ha aggiunto sulla scelta del sito per una nuova discarica: «La proposta è venuta dalla regione. La provincia aveva indicato alcuni siti, la regione ha indicato Falcognana» aggiungendo poi che: «Ci ha fatto una cortesia, mica ha fatto male, perché eravamo alla ricerca di qualcosa» (Ansa 18 settembre, ore 13:11);
   nella medesima occasione, il commissario parlando di Falcognana ha anche dichiarato che: «Le criticità di questa scelta sono minime. In sede del tavolo tecnico che ha visto coinvolti regione, provincia e comune, che credo abbia dato degli ottimi risultati e valga la pena di mantenere attivo, la polizia stradale di Roma, che ha partecipato, ha dimostrato con uno studio che questo impatto è limitato e non porta conseguenze serie sulla circolazione. Sulla via Ardeatina c’è un divieto per i mezzi pesanti che nessuno rispetta» (Ansa 18 settembre, ore 13:12) per poi aggiungere augurandosi: «il primo camion a Falcognana il 1o ottobre con Malagrotta chiusa», ipotizzando in alternativa che: «l'eventuale proroga o la fa il sindaco con ordinanza contingibile e urgente o la firmo io» (Ansa 18 settembre, ore 13:14);
   tali dichiarazioni mettono ulteriormente in evidenza, probabilmente citando uno studio riservato della polizia stradale, visto che nessuno ne ha mai parlato prima, come la viabilità nel quadrante interessato sia incapace di sopportare qualsiasi ulteriore incremento del traffico –:
   quali iniziative il Presidente del Consiglio dei ministri intenda assumere per garantire il superamento delle contraddizioni e della confusione che caratterizza l'attribuzione di responsabilità e l'esercizio dei poteri di indirizzo e di attuazione amministrativa per l'emergenza dei rifiuti nei comuni di Roma, di Fiumicino, di Ciampino e dello Stato della città del Vaticano;
   se, in considerazione di tutto quanto rappresentato in premessa, ritenga il Presidente del Consiglio dei ministri di revocare, immediatamente, l'incarico al commissario straordinario, prefetto Goffredo Sottile.
(2-00219) «Brunetta».
(20 settembre 2013)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   la società Agricola Suvignano srl è stata sequestrata più di 15 anni fa, nel luglio del 1996, ed è stata definitivamente confiscata nel 2007;
   fin dal 2008 la regione Toscana, con il comune e la provincia interessati, aveva già presentato un progetto di utilizzo del bene, successivamente integrato con la disponibilità a farsi carico delle posizioni debitorie in essere. Disponibilità ribadita anche recentemente dalla regione Toscana;
   nella proposta si prevedeva di utilizzare il bene sia per attività agricole che per attività di promozione della cultura della legalità, garantendo ed ampliando l'attuale numero di addetti impiegati nella struttura;
   la finalità della legge sui beni confiscati è sempre stata duplice: sottrarre ai mafiosi i beni accumulati con le attività illecite e restituirli alla collettività per valorizzarli e renderli anche un luogo simbolico della vittoria contro le mafie;
   la finalità di ottenere un ristorno economico diretto dai beni attraverso la vendita ai privati è sempre stata subordinata, anche nelle leggi più recenti, alla possibilità di un utilizzo pubblico;
   l'articolo 117, comma 7, del codice antimafia ha sancito l'obbligo di trasferire beni immobili ed aziende agli enti locali che ne avessero già fatto richiesta prima dell'entrata in vigore del nuovo testo di legge;
   nessuna procedura di valorizzazione del bene è stata portata avanti in questi anni da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e nessuna manifestazione d'interesse all'acquisto sembra essere stata avanzata da privati;
   le istituzioni locali assieme alle associazioni più impegnate sui temi della legalità sono coinvolte attivamente nel progetto di valorizzazione del bene;
   il progetto è stato discusso attivamente e sottoposto negli anni all'attenzione dei Ministri competenti;
   il presidente della regione Toscana ha chiesto un incontro istituzionale onde rivedere la decisione di porre all'asta il bene in considerazione dell'impegno delle istituzioni locali –:
   per quale motivo l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata abbia ritenuto di non adeguarsi a quanto previsto da detto articolo di legge ed abbia, al contrario, deciso per l'avvio di una procedura di vendita all'asta del bene, procedura che potrebbe correre il rischio di vederlo rientrare in possesso, anche attraverso prestanome, di esponenti delle mafie, rendendo vano un impegno pluriennale;
   se non si ritenga, al contrario, che debba invece darsi seguito all'assegnazione richiesta dalla regione Toscana.
(2-00202)
«Garavini, Rosato, Bindi, Gelli, Cenni, Dallai, Beni, Fontanelli, Giacomelli, Velo, Fossati, Verini, Simoni, Rocchi, Bonafè».
(10 settembre 2013)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   la sera di domenica 22 settembre 2013, a Casale Monferrato, tre associazioni ecclesiali, Alleanza Cattolica, Comunione e liberazione e Movimento per la vita, hanno organizzato nell'auditorium San Filippo un convegno dal titolo: «Gender, omofobia, transfobia. Verso l'abolizione dell'uomo?», con il patrocinio dell'Ufficio per la Pastorale della salute della diocesi di Casale Monferrato. Presente un pubblico di 150 persone, l'incontro è stato aperto dal saluto di un sacerdote – don Luigi Cabrino – in rappresentanza della diocesi e dall'introduzione di una signora, Margherita Garrone, dei Centri di aiuto alla vita. Relatori l'avvocato Giorgio Razeto, dei Giuristi per la vita, e il professore Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica. Prima dell'avvio, relatori e pubblico sono stati accolti all'ingresso da un picchetto di persone che indossavano magliette e reggevano cartelli con rivendicazioni dei movimenti gay. Quando sono iniziate le relazioni, l'avvocato Razeto ha subito le prime provocazioni, provenienti da una quarantina di molestatori nel frattempo entrati in sala. Costoro hanno poi ripetutamente interrotto l'intervento del professor Ronco, con urla, fischi, «buuu» alternati ai «vergogna!». Un loro esponente si è messo di fronte al tavolo del convegno con le braccia allargate e ha gridato al relatore che stava mentendo e, subito dopo, una ventina di ragazze, reggendo dei cartelloni, sono salite sul palco e si sono disposte a cerchio attorno al tavolo stesso. Non potendo più proseguire, Ronco ha concluso in anticipo l'intervento e ha invitato il pubblico a lasciare la sala senza raccogliere provocazioni. Nel frattempo sono giunti due carabinieri, chiamati dal sindaco, e la loro presenza ha evitato ulteriori degenerazioni, pur essendosi il convegno chiuso anzitempo;
   era presente all'incontro un giornalista de Il Fatto quotidiano, Simone Badaucco, che ha filmato le scene dell'irruzione e le ha pubblicate sul sito del giornale;
   dal resoconto documentato si può apprendere che la contestazione è avvenuta da parte di attivisti e attiviste del Coordinamento Torino pride lgbt, unitamente al collettivo Altereva e ad Arcigay. «Nel corso dell'incontro – si legge nella cronaca che accompagna il video – i relatori, dopo aver affrontato il tema dell'estensione della legge Mancino ai reati di omofobia e transfobia, hanno difeso a spada tratta la naturalità dell'unione tra uomo e donna. (...) Posizioni che hanno scatenato la contestazione del collettivo Altereva e di Arcigay che hanno bloccato l'incontro in segno di protesta». Dal che sembra desumersi che se qualcuno osa criticare l'applicazione della legge Mancino all'omofobia e alla transfobia – e addirittura arriva a difendere la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» fra uomo e donna, come recita l'articolo 29 della Costituzione e così come hanno fatto i relatori del convegno di Casale Monferrato – è giusto impedirgli di parlare. Particolarmente grave è che le molestie al convegno di Casale Monferrato abbiano raggiunto il massimo quando, a parlare, era il professor Mauro Ronco, ordinario di diritto penale all'università di Padova, già presidente dell'ordine forense di Torino e già componente del Consiglio superiore della magistratura: il che vuol dire che i contestatori non erano stati disturbati da frasi a effetto e non volevano proprio che venisse trattato il tema da chi non la pensa come loro, pur con ragionamenti fondati su logica e scienza giuridica;
   Alleanza Cattolica, Comunione e liberazione e Movimento per la vita organizzano con frequenza convegni e conferenze su questi temi; ultimamente siti dell'associazionismo gay li segnalano quasi ad additarli, come è accaduto il 22 settembre 2013, per interromperli e per provocare. Il prossimo sarà quello che, promosso da Alleanza Cattolica, avrà luogo a Milano nel pomeriggio del 5 ottobre 2013 ed è già stato pubblicizzato sui media nazionali;
   nella specie, oltre a essere stati consumati dei reati, si è impedito l'esercizio di diritti costituzionalmente tutelati, come la libertà di manifestare il pensiero, la libertà di riunirsi pacificamente e la libertà di ricerca. Diventa, pertanto, indispensabile conoscere le valutazioni del Governo sull'episodio, sapere se e quali interventi vi siano stati nei confronti degli autori di quanto accaduto e, soprattutto, che cosa si intenda fare in fase di prevenzione –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto riportato in premessa;
   quali iniziative siano state assunte dalle forze dell'ordine intervenute e quali misure siano state adottate nei confronti degli autori delle contestazioni;
   quali iniziative di prevenzione il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di episodi simili a fronte di iniziative pubbliche in difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna.
(2-00225)
«Pagano, Roccella, Molteni, Squeri, Palmieri, Alli, Riccardo Gallo, Petrenga, Guidesi, Borghesi, Fitto, Polverini, Scopelliti, Elvira Savino, Marcolin, Garofalo, Cicu, Latronico, Galati, Biasotti, Chiarelli, Distaso, Dorina Bianchi, Saltamartini, Vella, Vignali, Allasia, Prataviera, Bosco, Centemero, Fucci, Sisto, Fabrizio Di Stefano, Calabrò».
(24 settembre 2013)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   in attuazione del decreto legislativo n. 39 del 2010, recante la disciplina della revisione legale, sono stati emanati dal Ministero dell'economia e delle finanze i seguenti regolamenti: decreto ministeriale 20 giugno 2012, n. 144, regolamento concernente le modalità di iscrizione e cancellazione dal registro dei revisori legali, in applicazione dell'articolo 6 del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, recante attuazione della direttiva 2006/43/CE relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati (Gazzetta Ufficiale n. 201 del 29 agosto 2012); decreto ministeriale 20 giugno 2012, n. 145, regolamento in applicazione degli articoli 2, commi 2, 3, 4 e 7, e 7, comma 7, del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, recante attuazione della direttiva 2006/43/CE in materia di revisione legale dei conti annuali e dei conti consolidati (Gazzetta Ufficiale n. 201 del 29 agosto 2012); decreto ministeriale 25 giugno 2012, n. 146, regolamento riguardante il tirocinio per l'esercizio dell'attività di revisione legale, in applicazione dell'articolo 3 del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, recante attuazione della direttiva 2006/43/CE relativa alle revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati (Gazzetta Ufficiale n. 201 del 29 agosto 2012); decreto ministeriale 24 settembre 2012, istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze della commissione centrale per i revisori contabili (Gazzetta Ufficiale n. 253 del 29 ottobre 2012); decreto ministeriale 24 settembre 2012, determinazione dell'entità e delle modalità di versamento del contributo annuale degli iscritti al registro dei revisori legali (Gazzetta Ufficiale n. 253 del 29 ottobre 2012); decreto ministeriale 1o ottobre 2012, determinazione dell'entità e delle modalità di versamento degli oneri in misura fissa previsti dal decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, in materia di revisione legale dei conti e dei relativi regolamenti attuativi (Gazzetta Ufficiale n. 251 del 26 ottobre 2012); decreto ministeriale 28 dicembre 2012, n. 261, regolamento concernente i casi e le modalità di revoca, dimissioni e risoluzione consensuale dell'incarico di revisione legale, in attuazione dell'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39 (Gazzetta Ufficiale n. 43 del 20 febbraio 2013); decreto ministeriale 8 gennaio 2013, n. 16, regolamento concernente la gestione della «sezione dei revisori inattivi», in attuazione dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39 (Gazzetta Ufficiale n. 43 del 20 febbraio 2013);
   risultano, invece, ancora da emanare i regolamenti concernenti i seguenti aspetti della disciplina: esame di idoneità professionale, ex articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010; formazione continua, ex articolo 5 del decreto legislativo n. 39 del 2010; deontologia professionale, riservatezza e segreto professionale, ex articolo 9 del decreto legislativo n. 39 del 2010; indipendenza e obiettività, ex articolo 10 del decreto legislativo n. 39 del 2010; principi di revisione, ex articolo 11 del decreto legislativo n. 39 del 2010; elaborazione dei principi, ex articolo 12 del decreto legislativo n. 39 del 2010; indipendenza, ex articolo 17 del decreto legislativo n. 39 del 2010; controllo della qualità, ex articolo 20 del decreto legislativo 39 del 2010;
   in particolare, la mancata emanazione del regolamento di attuazione dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, recante «Esame di idoneità professionale», determina, di fatto, l'impossibilità di accedere al registro dei revisori legali; infatti, al di là della salvaguardia dei diritti acquisiti alla data del 13 settembre 2012, data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 145 del 2012, che, all'articolo 17, disciplina la prima formazione del registro, fino all'emanazione del predetto regolamento non sarà più possibile accedere al registro;
   a tale proposito giova ricordare che, ai sensi dell'articolo 17, comma 1, del decreto ministeriale n. 145 del 2012, «hanno diritto all'iscrizione nel registro dei revisori legali le persone fisiche e le società che, al momento dell'entrata in vigore del presente regolamento, sono già iscritti al registro dei revisori contabili di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88, e all'albo speciale delle società di revisione di cui all'articolo 161 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Sono, altresì iscritti, su richiesta: 1) coloro che, anteriormente alla data di entrata in vigore del presente regolamento, hanno acquisito il diritto di essere iscritti nel registro dei revisori contabili di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88, a condizione che la relativa istanza sia prodotta entro un anno dall'entrata in vigore del presente regolamento (il termine ultimo è previsto per il 12 settembre 2013); 2) coloro che, alla data di entrata in vigore del presente regolamento, hanno presentato istanza di partecipazione ad una sessione d'esame non ancora conclusa per l'iscrizione al registro dei revisori contabili di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88, ed hanno, alla data di presentazione dell'istanza di iscrizione al registro, superato l'esame medesimo (la norma in questo caso non sembra porre termini decadenziali)»;
   il vuoto normativo creatosi per la mancata emanazione del regolamento attuativo dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010 è, ad avviso degli interpellanti, il frutto dell'errata interpretazione della disciplina dettata dal decreto legislativo n. 39 del 2010, nel quale sono incorsi il Ministero della giustizia e quello dell'economia e delle finanze; si osserva, infatti, che l'articolo 43 del citato decreto legislativo prevede, in base al combinato disposto dei commi 1 e 4, che è abrogata, ma resta in vigore fino all'emanazione dei regolamenti previsti dal predetto decreto legislativo, la previgente normativa e che, fino all'emanazione di tutti i regolamenti per revisore legale, per revisore legale si intende il soggetto iscritto nel registro dei revisori contabili ai sensi del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88, e per società di revisione legale la società di revisione iscritta nell'albo speciale delle società di revisione previsto dall'articolo 161 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, o nel registro di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88;
   appare dunque lecito domandarsi se dall'emanazione solo di alcuni decreti attuativi possa derivare l'abrogazione di tutta la previgente normativa. Se, cioè, una disciplina parziale ed inorganica possa sostituirsi alla complessa regolamentazione in materia di revisione legale formatasi e consolidatasi in numerosi anni di produzione legislativa e applicazione pratica della stessa; appare evidente, come dimostrano i fatti, che ciò non sia possibile e che assumere, contrariamente a quanto previsto dalla legge, la sostituzione di norme che non possono essere applicate alla compiuta disciplina previgente determina (come ha determinato) un grave vuoto normativo, con incertezze e confusione in una materia tanto delicata quanto sicuramente è quella del controllo legale dei conti;
   per comprendere gli effetti dell'indirizzo interpretativo assunto dalla Ragioneria generale dello Stato, che nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze cura la materia della revisione legale, giova presentare il caso di un giovane commercialista al quale, in data 7 agosto 2013, la Consip spa comunicava il diniego all'iscrizione nel registro dei revisori legali disposto con decreto del 23 luglio 2013 dell'ispettore generale di finanza. La motivazione indicata nel decreto a supporto del diniego di iscrizione al registro è la mancanza dei requisiti di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 39 del 2010, che dispone che: «Possono chiedere l'iscrizione al registro le persone fisiche che: a) sono in possesso dei requisiti di onorabilità definiti con regolamento adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Consob; b) sono in possesso di una laurea almeno triennale, tra quelle individuate con regolamento adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Consob; c) hanno svolto il tirocinio, ai sensi dell'articolo 3; d) hanno superato l'esame di idoneità professionale di cui all'articolo 4». Nelle premesse del provvedimento di diniego viene rilevato dal direttore generale di finanza sia il mancato svolgimento da parte della giovane commercialista di un esame di idoneità professionale di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, sia la mancata acquisizione, alla data del 13 settembre 2012, del diritto di essere iscritto nel registro ai sensi dell'articolo 17, comma 1, del decreto ministeriale n. 145 del 2012, in quanto la giovane commercialista in questione ha concluso il periodo del tirocinio triennale successivamente al 13 settembre 2012, data di entrata in vigore del suddetto decreto ministeriale n. 145 del 2012. Non si comprende come si fa a sostenere che la dottoressa in questione non ha superato l'esame di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, se manca il regolamento che deve disciplinare l'esame;
   intanto, mentre la Ragioneria generale dello Stato dispone il rigetto delle domande d'iscrizione nel registro dei revisori legali per il mancato superamento dell'esame di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, esame non ancora disciplinato dal Ministero della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la Consip spa introita i versamenti, ammontanti ad euro 50, effettuati dai richiedenti l'iscrizione a titolo di copertura delle spese di segreteria, e lo Stato i circa 16 euro della marca da bollo che necessariamente deve essere apposta sulla domanda di iscrizione;
   è di tutta evidenza come il vuoto normativo determinatosi sta producendo effetti paradossali, la cui gravità evidenzia l'insensatezza di un'interpretazione, che oggi appare chiaramente priva di fondamento normativo, fortemente voluta dai Ministeri della giustizia e dell'economia e delle finanze, che in maniera, a giudizio degli interpellanti, gravemente miope hanno determinato la paralisi di un pubblico registro, al quale non è più consentito accedere, tranne per chi ne aveva già acquisito il diritto –:
   se non si ritenga opportuno rivedere senza indugio l'errata interpretazione che ha prodotto questo vuoto normativo, ripristinando l'applicazione della «vecchia» disciplina fino all'emanazione di tutti i regolamenti attuativi del decreto legislativo n. 39 del 2010, come peraltro risulta chiaramente rinvenibile nel disposto dell'articolo 43 del decreto medesimo;
   in subordine, se non si ritenga opportuno quanto meno procedere senza indugio all'adozione del regolamento attuativo dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 39 del 2010, disciplinando l'esame richiesto per l'accesso al registro e disponendo adeguate e ragionevoli equipollenze con l'esame di Stato per l'accesso alla professione di dottore commercialista e di esperto contabile, eliminando in tal modo l'incresciosa situazione generatasi, tale per cui un pubblico registro risulta oggi di fatto trasformato in quella che agli interpellanti appare una casta chiusa, a scandaloso svantaggio, una volta di più in Italia, dei giovani professionisti.
(2-00222) «Zanetti, Dellai».
(24 settembre 2013)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   l'articolo 18, comma 22-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, così come modificato dall'articolo 24, comma 31-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011, recante «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici», convertito, con modificazioni dalla legge n. 214 del 2011, ha introdotto, per le cosiddette «pensioni d'oro», un «contributo di solidarietà»;
   l'Inps ha applicato la trattenuta per il cosiddetto «contributo di solidarietà», istituito con il decreto-legge n. 201 del 2011, ai pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel fondo pensioni per i lavoratori dipendenti e nel fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea;
   tutte le pensioni di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps, pari per l'anno 2012 ad 2402,65 euro lordi, sono state assoggettate ad una trattenuta mensile che va dallo 0,3 per cento all'1 per cento in funzione dell'anzianità posseduta al 31 dicembre 1995;
   tale contributo è stato previsto per un periodo di tempo compreso tra il 1o gennaio 2012 e il 31 dicembre 2017, tuttavia, a causa del recupero degli arretrati dovuti per le sei mensilità trascorse da gennaio a giugno 2012, la trattenuta è stata applicata in misura doppia da luglio sino a dicembre del 2012;
   dalla lettura dell'articolo 24, comma 21, del citato decreto-legge n. 201 del 2011, il quale afferma che: «L'ammontare della misura del contributo è definita dalla Tabella A di cui all'allegato n. 1 del presente decreto-legge ed è determinata in rapporto al periodo di iscrizione antecedente l'armonizzazione conseguente alla legge 8 agosto 1995, n. 335, e alla quota di pensione calcolata in base ai parametri più favorevoli rispetto al regime dell'assicurazione generale obbligatoria», si evince che il legislatore non ha inteso assoggettare a contributo di solidarietà l'intero ammontare della pensione, ma solo quella parte di essa, prodotta dalla contribuzione antecedente l'armonizzazione di cui alla legge n. 335 del 1995; al contrario, secondo segnalazioni delle associazioni di categoria, sembrerebbe che il provvedimento attuato dall'Inps implichi l'applicazione del contributo di solidarietà sull'intero valore del trattamento pensionistico;
   altresì, sempre sulla base delle segnalazioni delle associazioni di categoria, sembrerebbe che l'Inps applichi il prelievo anche sulla quota di pensione capitalizzata all'atto del pensionamento e, per tal motivo, risulterebbe violato l'articolo 53 della Costituzione che collega il prelievo impositivo alla capacità contributiva, rappresentata dal reddito maturato nel corso dell'anno solare interessato dal prelievo –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle modalità di applicazione del cosiddetto «contributo di solidarietà» e se ritenga opportuno chiarire l'interpretazione della normativa al fine di garantire una corretta applicazione della medesima da parte dell'Inps.
(2-00229) «Barbanti, Nuti».
(24 settembre 2013)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   da quanto si apprende da notizie di stampa pubblicate su Retenews24, un allievo di tredici anni, affetto da disabilità dalla nascita, pare essere stato allontanato dalla classe della scuola media Ciccone di Saviano (Napoli) e mandato nella segreteria dell'istituto con la motivazione che l'insegnante di sostegno aveva, per quel giorno, completato le proprie ore di assistenza;
   il bambino avrebbe avuto, comunque, il diritto di rimanere in classe con gli altri alunni anche in assenza dell'insegnante di sostegno;
   il genitore del bambino ha denunciato l'episodio ai carabinieri della compagnia di Nola che stanno verificando eventuali responsabilità;
   a poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico si sono, inoltre, verificati altri gravi fatti di discriminazione nei confronti di studenti con disabilità, su uno di questi – in particolare – è intervenuto il Ministro interpellato;
   il diritto allo studio degli alunni con disabilità si realizza, secondo la normativa vigente, attraverso l'integrazione scolastica, che prevede l'obbligo dello Stato di predisporre adeguate misure di sostegno, a cui concorrono a livello territoriale, con proprie competenze, anche gli enti locali e il Servizio sanitario nazionale;
   come si legge sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: «la comunità scolastica e i servizi locali hanno pertanto il compito di “prendere in carico” e di occuparsi della cura educativa e della crescita complessiva della persona con disabilità»;
   tale impegno collettivo ha una meta ben precisa: «predisporre le condizioni per la piena partecipazione della persona con disabilità alla vita sociale, eliminando tutti i possibili ostacoli e le barriere, fisiche e culturali, che possono frapporsi fra la partecipazione sociale e la vita concreta delle persone con disabilità»;
   la legge n. 104 del 1992 riconosce e tutela la partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, in particolare nei luoghi per essa fondamentali: la scuola, durante l'infanzia e l'adolescenza (articoli 12, 13, 14, 15, 16 e 17) –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro interpellato al fine di verificare eventuali negligenze o responsabilità rispetto all'accaduto sopracitato, e quali altre iniziative intenda avviare in modo da evitare che si ripetano similari casi, in evidente contraddizione con la legislazione vigente in materia di integrazione scolastica degli alunni con handicap e con le norme di buon senso e civiltà, che stabiliscono che ogni ragazzo ha il diritto di esprimere e sviluppare al meglio le proprie potenzialità, soprattutto, nell'ambito delle esperienze scolastiche dove l'integrazione deve essere realizzata sul duplice versante degli apprendimenti e della socializzazione.
(2-00224)
«Coccia, Ascani, Coscia, Malpezzi, Rampi, Carocci, D'Arienzo, Gadda, Damiano, Fossati, Garofani, Cominelli, Cimbro, Cassano, Sbrollini, Scuvera, Bargero, Zampa, Bonafè, Malisani, D'Ottavio, Vezzali, Santerini, Braga, Palmieri, Piccoli Nardelli, Garavini, Ghizzoni, La Marca, Gribaudo, Giuseppe Guerini, Guerra, Laforgia, Incerti, Morani, Tidei, Lattuca, Giuliani, Iori, Tino Iannuzzi, Iacono».
(24 settembre 2013)

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il consiglio di amministrazione di Alitalia-Compagnia aerea italiana spa, guidato dal nuovo amministratore delegato Gabriele del Torchio, ha rinviato a fine settembre 2013 l'approvazione della relazione sui conti del primo semestre 2013; il rinvio, secondo fonti giornalistiche, potrebbe essere dovuto alla necessità di valutare meglio sia le ipotesi di ricapitalizzazione, sia la ricerca di rifinanziamenti dalle banche per circa 350 milioni di euro: pare, infatti, che i soci italiani siano restii a un nuovo esborso e che la compagnia abbia necessità di una liquidità di almeno 400 milioni di euro per poter scongiurare il fallimento;
   in particolare, nel primo trimestre 2013, le perdite sarebbero aumentate da 131 milioni a 157 milioni di euro; sarebbero, inoltre, finiti i 95 milioni di euro raccolti tra i soci con un prestito obbligazionario;
   i quotidiani riportano in questi giorni la notizia che Alitalia potrebbe essere acquistata da Air France-Klm, attraverso prima un aumento di capitale da parte dei soci e poi una progressiva acquisizione del controllo della ex compagnia di bandiera, che verrebbe trasformata in questo modo in un vettore regional; in particolare, sembrerebbe che Air France voglia aumentare la partecipazione in Alitalia rimanendo, tuttavia, sotto la soglia del 50 per cento, con una spesa di appena 100 milioni di euro, a patto di avere totale autonomia nella determinazione delle rotte e degli organici. I soci italiani, secondo la quasi unanimità degli osservatori, sarebbero interessati esclusivamente a cedere le proprie quote azionarie quanto prima, scadendo il 28 ottobre 2013 il lock up che ha vincolato per cinque anni i soci entrati nella compagnia nel 2009;
   di recente, Alitalia-Compagnia aerea italiana spa ha abbattuto il proprio passivo a danno dei frequent flyers; dopo aver posto un limite temporale (30 giugno 2013) alla possibilità di riscattare le miglia accumulate nel programma di fidelizzazione 2008-2012, ha reso nei fatti impossibile l'utilizzo delle stesse; contattando il call center, infatti, i biglietti premio risultavamo sempre esauriti; a ciò si aggiunga che le soluzioni alternative proposte (traslazione delle miglia al nuovo programma 2012-2015; conversione in un voucher) risultavano fortemente dannose per frequent flyers creditori: in caso di traslazione venivano decurtate della metà, in caso di conversione in un voucher lo stesso poteva essere utilizzato per un solo acquisto, con casi di voucher di migliaia di euro utilizzati per l'acquisto di un biglietto del valore di poche centinaia;
   la compagine azionaria di Alitalia vede, tra gli altri, la presenza del gruppo Riva, che di recente ha dichiarato di voler chiudere i sette stabilimenti oggetto del sequestro preventivo da parte del giudice per le indagini preliminari di Taranto nell'ambito dell'inchiesta sull’Ilva, nonché il gruppo Ligresti, rappresentato nel consiglio di amministrazione da Gioacchino Paolo Ligresti, attualmente latitante in Svizzera;
   a fine giugno 2013, con una conferenza stampa, Alitalia-Compagnia aerea italiana spa ha comunicato l'approvazione del nuovo piano industriale per il triennio 2013-2016; il suddetto documento, inaccessibile all'opinione pubblica e al Parlamento, traccerebbe, a detta degli estensori, la road map per l'uscita dalla crisi dell'ex compagnia di bandiera; in particolare, in esso si parlerebbe della necessità di trasformare la controllata Air one in una compagnia low cost concorrente di Ryanair, della trasformazione di Roma Fiumicino in un hub della compagnia, della necessita di rilanciare nuove tratte intercontinentali: tuttavia, pare che nulla sia detto a proposito del ruolo di Air France che già controlla il 24 per cento della compagnia, della necessità di sviluppare nuove rotte verso il Sud Est asiatico, della possibilità di rivoluzionare il timing di Fiumicino, rendendo le rotte intercontinentali appetibili a passeggeri provenienti da tutta Europa;
   il Ministro interpellato ha di recente dichiarato che considera possibile e legittimo un intervento della Cassa depositi e prestiti per finanziare le imprese che hanno un valore strategico nazionale;
   ove la Cassa depositi e prestiti intervenisse per finanziare Alitalia-Compagnia aerea italiana spa si tratterebbe dell'ennesimo impiego di denaro pubblico in favore di un'impresa privata che è già costata ai contribuenti, secondo alcune stime, circa 8 miliardi di euro;
   come si ricorderà, infatti, Alitalia-linee aeree italiane spa, controllata dal Ministero del tesoro, dopo aver ricevuto un prestito ponte di 300 milioni di euro, nel 2008 é stata trasformata in bad company; i soli asset produttivi (aerei e slot), del valore di circa 1,8 miliardi di euro, sono stati venduti alla «cordata» di imprenditori italiani per un prezzo stimato di circa 1,052 miliardi di euro, di cui solo 100 milioni (secondo fonti giornalistiche) risultano essere stati effettivamente sborsati;
   dalla suddetta cessione, oltre che i cittadini nel loro complesso, sono stati danneggiati i lavoratori di Alitalia, con la cancellazione di circa 7.600 posti di lavoro e con l'assurdo del mancato transito dei lavoratori da Alitalia-linee aeree italiane spa ad Alitalia-Compagnia aerea italiana spa; si è proceduto, infatti, in violazione dell'articolo 2112 del codice civile, tramite il cosiddetto «lodo Letta», ad una nuova assunzione da parte della società cessionaria;
   il trasporto aereo rappresenta uno degli elementi principali necessari per rilanciare il Paese in ambito europeo e mondiale; l'Italia non può permettersi di avere una compagnia regionale mal gestita e continuamente in perdita, che la relega a un ruolo marginale rispetto a tutti gli altri Paesi;
   sul punto, il primo firmatario di questa interpellanza ha depositato una richiesta di commissione di inchiesta parlamentare, ancora non presa in esame dal Parlamento, con la quale si chiede che venga fatta finalmente chiarezza sul complesso degli avvenimenti che si succedettero dal 2007 al 2010, che hanno così pesantemente danneggiato l'immagine del Paese, gravato per miliardi di euro sull'erario statale e consentito che le passività di compagnie aeree private – prima tra queste Air one di Carlo Toto – fossero accollate alla fiscalità generale –:
   se il Governo sia a conoscenza dell'esatta somma che la Compagnia aerea italiana s.p.a. ha pagato per poter acquisire gli asset produttivi di Alitalia-Compagnia aerea italiana spa, tenendo ben distinto il dovuto dall'effettivamente sborsato, e se ritengano, in particolare, di poter confermare le fonti giornalistiche che sostengono che vi sia stato un esborso effettivo di soli 100 milioni di euro, a fronte di un prezzo di 1.052 milioni di euro e di un valore stima di 1,8 miliardi di euro;
   se il Governo sia conoscenza dei contenuti del citato piano industriale di Alitalia e quali elementi conoscitivi intenda fornire al Parlamento al riguardo, considerato che detto piano, nonostante sia stato annunciato alla stampa nazionale, risulta ancora del tutto sconosciuto sia ai cittadini che al Parlamento;
   quali informazioni il Governo intenda fornire al Parlamento sulla trattativa che il consiglio di amministrazione di Alitalia-Compagnia aerea italiana spa sta portando avanti con alcune compagnie estere – tra queste, pare Etihad degli Emirati Arabi Uniti e soprattutto Air France – per la cessione della stessa e, in particolare, quale ruolo l'Esecutivo intenda esattamente svolgere nell'ambito di tale negoziazione;
   quali provvedimenti urgenti intenda assumere il Governo per evitare che Alitalia-Compagnia aerea italiana spa fallisca, con danno enorme per i lavoratori e i cittadini, e venga trasformata in un vettore regionale, con grave nocumento per il sistema economico italiano;
   quali misure, in particolare, intenda assumere il Governo per evitare che la cattiva gestione di Alitalia-Compagnia aerea italiana spa ricada sulle spalle dei lavoratori e degli utenti;
   se sia nelle intenzioni del Governo, come dichiarato dal Ministro interpellato, sollecitare l'intervento della Cassa depositi e prestiti per erogare un finanziamento ad Alitalia-Compagnia aerea italiana spa o per ricapitalizzare la stessa.
(2-00227)
«Boccadutri, Di Lello, Airaudo, Pastorelli, Aiello, Franco Bordo, Costantino, Di Salvo, Duranti, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Lacquaniti, Lavagno, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Piras, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Zan, Zaratti».
(24 settembre 2013)