TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 67 di Mercoledì 7 agosto 2013

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SANTERINI, CAPUA, MOLEA e VEZZALI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   i tirocini formativi attivi ordinari, recentemente conclusi, hanno selezionato, tra 200 mila concorrenti, circa 11 mila docenti attraverso un'apposita prova d'accesso sulle conoscenze disciplinari relative alle materie oggetto di insegnamento della classe di abilitazione, secondo i programmi definiti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   i tirocini formativi attivi recentemente conclusi, o in procinto di concludersi, hanno specificatamente formato i suddetti docenti per svolgere l'attività di insegnamento;
   l'approvazione dei tirocini formativi attivi speciali abiliterà, senza alcuna procedura di selezione, oltre 100 mila docenti (in numero notevolmente superiore alle necessità evidenziate nel decreto del direttore generale n. 82 del 24 settembre 2012, oltre che nei bandi relativi all'avvio delle selezioni per i tirocini formativi attivi ordinari);
   attualmente gli abilitati dei tirocini formativi attivi ordinario e speciale potranno accedere alla medesima II fascia delle graduatorie di istituto, senza distinzione fra chi ha superato una procedura selettiva e chi acquisirà lo stesso titolo senza selezione alcuna;
   gli abilitati tramite tirocini formativi attivi ordinari risultano di gran lunga svantaggiati rispetto ai futuri abilitati tramite tirocini formativi attivi speciali, che possono vantare molti punti in più derivanti da titoli di servizio posseduti –:
   quali iniziative il Governo ritenga opportuno assumere per ovviare a tale situazione di squilibrio e in quali tempi preveda l'emanazione di un bando di un secondo ciclo per i neolaureati. (3-00260)
(6 agosto 2013)

   DI LELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale sistema di formazione dei nuovi insegnanti per la scuola secondaria, conosciuto come tirocinio formativo attivo, ha abilitato in quest'anno accademico quasi 11.000 docenti, che, per accedervi, hanno dovuto superare tre dure prove di accesso, pagare una lauta tassa di iscrizione (circa 2.600 euro in media), frequentare corsi disciplinari e pedagogico-didattici, affrontare un tirocinio di 475 ore e sostenere un esame finale;
   l'accesso al tirocinio formativo attivo è stato articolato attraverso il superamento di tre prove, svoltesi fra il luglio ed il novembre del 2012, così distinte:
    a) preselettiva (composta da n. 60 test a risposta multipla su argomenti disciplinari relativi alle diverse classi di concorso) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 21/trentesimi;
    b) prova scritta (relativa a domande aperte concernenti la disciplina in esame) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 21/trentesimi;
    c) prova orale (con domande inerenti argomenti riguardanti la disciplina in oggetto) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 15/ventesimi;
   il percorso formativo ha poi contemplato la frequenza di corsi disciplinari e pedagogico-didattici e il superamento dei relativi esami, concludendosi con un esame finale di abilitazione concernente l'esposizione di un progetto didattico su un argomento disciplinare estratto a sorte da ciascun candidato e la discussione della relazione finale sul tirocinio svolto in classe;
   sulla base del decreto ministeriale n. 249 del 2010, e dei successivi regolamenti ministeriali ad esso connesso, l'abilitazione conseguita tramite la frequenza del tirocinio formativo attivo risulta declassata rispetto a quella conseguita in passato con i cicli delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, ai cui abilitati era sempre spettato l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, unico canale utile per ottenere l'immissione in ruolo per scorrimento (legge n. 296 del 2006). A differenza di quanto avvenuto sempre in passato, quindi, al titolo conseguito con il tirocinio formativo attivo spetterebbe solamente l'inserimento nella seconda fascia delle graduatorie d'istituto, dalle quali è difficilmente ottenibile un incarico annuale, né si potrà mai ambire al posto di ruolo a tempo indeterminato;
   con l'emanazione in data 27 giugno del decreto ministeriale n. 572 del 2013, poi, le graduatorie ad esaurimento vengono integrate solo per chi ha conseguito il titolo di abilitazione all'estero e per chi ha congelato la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario dell'ultimo ciclo 2007-2009 e, iscrittosi con riserva all'epoca, ha completato la formazione e ottenuto il titolo frequentando lo stesso corso di tirocinio formativo attivo appena concluso;
   il suddetto decreto perpetra una discriminazione tra chi si è abilitato con il tirocinio formativo attivo (ai sensi del decreto ministeriale n. 249 del 2010) e chi ha conseguito il medesimo titolo equipollente presso gli altri Paesi dell'Unione europea o chi, dopo avere interrotto la scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario, si è abilitato frequentando lo stesso corso di tirocinio formativo attivo durante questo anno accademico;
   il vulnus del decreto ministeriale n. 572 del 2013 opera una disparità di trattamento tra titoli di abilitazione equipollenti, violando la direttiva 2005/36/CE e sancendo il paradosso normativo per cui i docenti abilitati nei Paesi dell'Unione europea possano accedere alle graduatorie ad esaurimento e, quindi, in prospettiva, al ruolo, mentre quei docenti che hanno conseguito lo stesso titolo entro i confini nazionali vengono relegati alla seconda fascia delle graduatorie d'istituto, dalle quali è possibile ottenere supplenze saltuarie e temporanee, senza con ciò poter ambire ad una collocazione a tempo indeterminato;
   è facile trarre dal decreto ministeriale n. 572 del 2013, infatti, l'implicita affermazione del principio di equivalenza legale tra i corsi delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario e quelli del tirocinio formativo attivo, che risiede nell'attribuzione al tirocinio formativo attivo di quel valore giuridico che consente ai «congelati» delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario di ottenere l'abilitazione mediante la sua frequenza;
   il decreto ministeriale n. 249 del 2010, vieppiù, annoverava tra i suoi principi cardine la corrispondenza tra i posti messi in palio per l'accesso al tirocinio formativo attivo e il fabbisogno di personale scolastico calcolato sulla base dei futuri pensionamenti;
   nonostante la riduzione strutturale di questi ultimi, dovuto agli effetti della «riforma Fornero», il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha varato con il decreto ministeriale n. 81 del 2013 l'ennesima sanatoria (percorsi abilitanti speciali), che abiliterà ope legis 80.000 docenti aventi un'anzianità di servizio pari a tre anni scolastici, senza alcuna verifica delle loro conoscenze didattico-disciplinari, derogando in tal modo al principio del fabbisogno reale di docenti sancito nel decreto ministeriale n. 249 del 2010;
   molti di coloro che si abiliteranno attraverso questo percorso speciale, infatti, potendo vantare un alto punteggio di servizio, rischiano di scavalcare gli abilitati con merito del tirocinio formativo attivo nelle graduatorie d'istituto e di ottenere incarichi di supplenza, pur non avendo dimostrato in alcun modo di possedere le conoscenze e le pratiche didattiche necessarie ad un proficuo processo di insegnamento-apprendimento;
   l'ex Ministro Profumo, nel corso degli ultimi mesi del suo mandato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha stabilito nella bozza di modifica al regolamento del decreto ministeriale n. 249 del 2010, datata al 12 giugno del 2012, che i titoli di abilitazione conseguiti al termine del tirocinio formativo attivo costituiscono requisito di ammissione alle procedure concorsuali, che, come è ben noto, danno, in caso di superamento, diritto al ruolo, mentre diversamente non viene riconosciuta l'idoneità all'insegnamento, come per i vecchi concorsi, e quindi l'accesso alle graduatorie ad esaurimento;
   si è così creata una disparità di trattamento, non conforme al dettato costituzionale –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per la riapertura e l'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento dei docenti abilitati tramite la frequenza del tirocinio formativo attivo ordinario, con un punteggio pari a quello conferito negli anni precedenti agli abilitati delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, in virtù della direttiva 2005/36/CE, che sancisce l'uguaglianza dei titoli abilitanti professionali nel territorio dell'Unione europea, e attribuendo al medesimo titolo quel valore di prova concorsuale che consente l'assunzione in ruolo ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione tramite il doppio canale di reclutamento tuttora vigente. (3-00261)
(6 agosto 2013)

   RAMPELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   le cronache degli ultimi anni, supportate anche da audizioni svoltesi presso la Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati, raccontano che in numerose scuole italiane viene disattesa la circolare emanata dall'ex Ministro Gelmini l'8 gennaio 2010, avente per oggetto «Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana», riguardante l'equa distribuzione tra studenti italiani e studenti immigrati negli istituti scolastici nazionali. Secondo il rapporto nazionale dell'Ismu relativo all'anno scolastico 2011/2012, l'indicazione contenuta nella circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che prevede una percentuale massima pari al 30 per cento di studenti stranieri per ogni istituto scolastico, non viene applicata dal 4,3 per cento degli istituti, con un trend di crescita, in un solo anno scolastico, dello 0,4 per cento. Ancora più eclatanti appaiono i dati relativi ai contesti a forte pressione migratoria: in quelle realtà le scuole con tassi di incidenza da 30 per cento a meno del 40 per cento sono 1.506 nel 2011/2012, quelle con tassi dal 40 per cento a meno di 50 per cento sono 578, mentre quelle con tassi del 50 per cento e oltre sono 415. Queste ultime sono denominate «scuole a maggioranza straniera». Gli ordini di scuola più interessati dalla concentrazione degli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli dell'infanzia e primaria, dove i plessi con tassi di incidenza consistenti (dal 40 al 50 per cento) sono aumentati in un anno, rispettivamente, del 25 per cento e del 39 per cento; allo stesso modo, seppure con un'intensità inferiore, è cresciuto il numero di scuole dell'infanzia e primaria a maggioranza straniera. In complesso, nell'anno scolastico 2011/2012, il 5,4 per cento delle scuole dell'infanzia e il 4,1 per cento di quelle primarie accoglie alunni con cittadinanza non italiana in misura almeno pari al 30 per cento. Se da una parte si registra un contenimento del numero di scuole secondarie di primo grado a forte concentrazione o a maggioranza straniera, che rappresentano il 2,5 per cento del totale dei plessi di questo ordine scolastico, da un'altra si deve verificare che tra le scuole secondarie di secondo grado è in forte aumento la concentrazione di presenza straniera, in quanto si registra un aumento del 20 per cento di scuole con percentuali tra il 30 e il 40 per cento, un aumento del 9 per cento di scuole con percentuali dal 40 al 50 e un aumento del 22 per cento di scuole a maggioranza straniera;
   tali dati confermano la tendenza di diverse direzioni di istituti scolastici che derogano con molta facilità alla circolare in questione. Si comprende certamente che in alcuni contesti territoriali la forte concentrazione di cittadini stranieri aumenta la presenza di studenti non italiani, ma la «manica larga» di alcuni dirigenti rischia di creare forti tensioni, soprattutto per quei cittadini italiani che si sentono ospiti, se non ghettizzati, a casa propria. Fratelli d'Italia crede che l'integrazione sia una cosa seria e un valore da perseguire per la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini, ma non un'imposizione da subire passivamente, sia per gli italiani che per gli stranieri. L'istruzione rappresenta un veicolo straordinario di integrazione, purché essa avvenga in un quadro di regole da rispettare. La circolare dell'ex Ministro Gelmini puntava proprio a questo, a stabilire regole che garantissero tutti, ma la sua mancata applicazione in troppi casi ne vanifica scopi e obiettivi –:
   quali azioni intenda porre in essere il Governo affinché la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dell'8 gennaio 2010 trovi finalmente piena applicazione e tutti gli istituti scolastici italiani rientrino nell'alveo di regole concepite per aiutare l'integrazione e la pace sociale. (3-00262)
(6 agosto 2013)

   SPESSOTTO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   sul funzionamento dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto è stata avviata dalla Commissione europea, già a partire dal marzo 2012, una procedura EU Pilot, sistema che, come noto, è stato concepito per la fase antecedente all'avvio formale di una procedura di infrazione;
   a seguito delle risposte, fornite dalle autorità italiane e regolarmente ritenute insufficienti dalla Commissione europea, l'ultima richiesta di aggiornamento relativa al funzionamento dello stabilimento Ilva è stata inoltrata dalla Commissione europea alla Presidenza del Consiglio dei ministri in data 8 luglio 2013, ed è giunta a scadenza il 29 luglio 2013;
   nonostante le ripetute richieste indirizzate dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla segreteria del dipartimento per le politiche europee per conoscere gli elementi di risposta delle competenti amministrazioni italiane, non è stata trasmessa, ad oggi, alcuna replica dettagliata a tale domanda di aggiornamento, né tantomeno è stato concesso l'accesso agli atti;
   il testo di risposta del Governo all'ultima richiesta di informazioni non è stato pubblicato neanche sul sito del garante dell'autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva, sito predisposto con il supporto tecnico dell'Ispra, in cui è contenuta e resa pubblica tutta la corrispondenza intercorsa tra la Commissione europea e il Governo in merito allo stabilimento Ilva di Taranto;
   la mancata risposta da parte del Governo a tale domanda di informazioni supplementari appare ancora più grave, poiché, per la prima volta, la Commissione europea ha ipotizzato, nei confronti dello Stato italiano, la violazione di ben quattro articoli della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
   in particolare, i quesiti sottoposti dalla Commissione europea alle autorità italiane vertono sulle possibili violazioni del diritto alla vita, del rispetto della vita privata e della vita familiare, del diritto di proprietà con riferimento alle abitazioni e alle attività commerciali situate nell'area interessata dalle emissioni tossiche prodotte dallo stabilimento, nonché dell'articolo 37 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che inserisce il livello elevato di tutela dell'ambiente e il miglioramento della sua qualità tra gli obiettivi da integrare nelle politiche dell'Unione europea;
   è, inoltre, proprio di questi giorni la notizia che 52 cittadini di Taranto, di età compresa tra i 19 e i 67 anni, alcuni dei quali affetti da gravi patologie, hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, denunciando la violazione del diritto alla vita da parte dello Stato italiano per la vicenda Ilva –:
   quali informazioni il Ministro interrogato possa riferire in merito alla questione esposta in premessa, relativa agli ultimi sviluppi legati al caso EU Pilot 3268/12/ENVI, tenuto conto della gravità delle ipotesi di violazione degli articoli 2, 7, 17 e 37 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea da parte dello Stato italiano, nonché della mancata accessibilità telematica alla documentazione di risposta alle ultime richieste inoltrate dalla Commissione europea. (3-00263)
(6 agosto 2013)

   GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, GIANCARLO GIORGETTI, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUONANNO, BUSIN, CAON, CAPARINI, FEDRIGA, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI e RONDINI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   secondo il quotidiano greco Politis, una nave oceanografica italiana, la Odin Finder, il 25 luglio 2013 sarebbe stata oggetto di una serie di gravi intimidazioni da parte di unità della Marina militare turca, mentre procedeva a rilevazioni propedeutiche alla posa di cavi sottomarini in fibra ottica nella zona economica esclusiva pertinente alla Repubblica di Cipro, per conto di una società americana;
   stando alla ricostruzione dei fatti, una nave militare turca avrebbe intimato alla Odin Finder di far rientro nelle acque territoriali cipriote, compiendo dei giri attorno alla stessa per indurla ad interrompere le proprie attività;
   esistono, tuttavia, ricostruzioni che parlano di atti più forti, che includerebbero addirittura il lancio di un razzo nei pressi del battello oceanografico italiano;
   per le autorità militari di Ankara, i fatti si sarebbero svolti nelle acque della piattaforma continentale turca, mentre, ad avviso della stampa greca e greco-cipriota, in realtà, la Odin Finder si trovava all'intersezione dei blocchi 1 e 7 della zona economica esclusiva cipriota;
   alla base dell'incidente vi è in effetti un contenzioso bilaterale tra la Repubblica di Turchia e la Repubblica di Cipro, Stato membro dell'Unione europea, che concerne lo sfruttamento delle risorse energetiche della zona economica esclusiva cipriota;
   il problema non è, quindi, solo nazionale, ma europeo, nella misura in cui sono in gioco gli intessi di uno Stato membro dell'Unione europea, colpito nella circostanza non meno del nostro Paese –:
   se risulti al Governo che effettivamente contro la Odin Finder sia stato aperto il fuoco e se il Governo intenda reagire in sede comunitaria alle intimidazioni della Marina turca nei confronti di una nostra imbarcazione civile, avvenuta nel contesto di un contenzioso che oppone la Repubblica di Turchia ad uno Stato membro dell'Unione europea, ad esempio subordinando il progresso dei negoziati per l'adesione turca all'Unione europea anche alla soluzione della controversia insorta sui programmi ciprioti di sfruttamento della propria zona economica esclusiva. (3-00264)
(6 agosto 2013)

   VITO e CICU. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012 ha indicato la necessità di rafforzare la collaborazione europea nella politica comune di sicurezza e difesa, sollecitando gli Stati membri a fornire capacità adeguate alle future sfide, sia nel settore civile che in quello della difesa;
   l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e la Commissione europea sono stati invitati dal Consiglio europeo ad elaborare entro settembre 2013 proposte volte al rafforzamento della politica di sicurezza e difesa comune e al miglioramento delle capacità militari e civili;
   il rafforzamento della collaborazione è necessario per la situazione di ristrettezza finanziaria e per i potenziali benefici in termini di occupazione, crescita, innovazione e competitività industriale;
   in sede di dichiarazioni programmatiche di Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta ha parlato di «un rinnovato impegno per una politica estera e di difesa comuni, tese a rinnovare l'impegno per il consolidamento dell'ordine internazionale, un impegno che vede le nostre Forze armate in prima linea, con una professionalità e un'abnegazione seconde a nessuno»;
   le Commissioni difesa, affari esteri e politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica hanno deliberato un'indagine conoscitiva sulle linee programmatiche e di indirizzo italiane in relazione al prossimo Consiglio europeo sulla difesa;
   la Commissione difesa della Camera dei deputati ha deliberato un'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma destinati alla difesa, in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013;
   il Consiglio europeo di dicembre 2013 procederà alla valutazione dei progressi compiuti e alla definizione di orientamenti, anche stabilendo priorità e termini —:
   quale percorso e quali strumenti siano stati adottati dal Governo al fine di giungere al Consiglio europeo sulla difesa con una visione politico-strategica chiara e condivisa in Parlamento e nel Paese.
(3-00265)
(6 agosto 2013)

   DURANTI, MIGLIORE, PIRAS e MARCON. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel corso dell'audizione alle Commissioni riunite affari esteri, difesa e politiche comunitarie del Senato della Repubblica, il Ministro interrogato ha affermato che: «si dice che se ci ritiriamo dal programma per i caccia F35 non avremo penali. Ma abbiamo già speso 3 miliardi e mezzo di euro per la portaerei Cavour – e ce ne sono solo due in Europa, l'altra è la francese Charles de Gaulle – che dovrebbe ospitare di F35 a decollo verticale. Allora non capiremmo per quale ragione abbiamo speso quei soldi»;
   secondo fonti della Marina militare, riportate anche dal Fatto quotidiano on line, nell'articolo a firma Enrico Piovesana del 31 luglio 2013, tale cifra non sarebbe esatta, essendo il costo complessivo di questa portaerei pari a 1,9 miliardi di euro;
   sempre secondo tali fonti militari tale cifra potrebbe riferirsi semmai alla spesa complessiva di acquisto e di esercizio della nave fino a oggi;
   la portaerei Cavour è stata commissionata a Fincantieri nel 2000 e la sua costruzione era finalizzata a sostituire la portaerei Garibaldi e per imbarcare gli Harrier Av-8B;
   il documento di accordo e impegno finanziario, tra i Paesi partner, per il Joint Strike Fighter F-35, è stato firmato nel luglio del 2012 e, a parere degli interroganti, appare avventato che sia stata progettata per gli F-35, anche se la sua progettazione sia avvenuta in parallelo con l'avvio del programma Joint Strike Fighter;
   le dichiarazioni del Ministro interrogato giungono in mancanza di un'informativa dettagliata e completa del programma e dei relativi costi;
   nell'assenza di tale informativa, tali dati appaiono agli interroganti come impropri e gonfiati, esclusivamente finalizzati alla giustificazione di una spesa che si presenta come inutile e problematica;
   nel corso della citata audizione il Ministro interrogato ha confermato quanto la società civile ribadisce da tempo e che per la struttura del programma F-35 non sono previste penali, argomento questo usato in passato per giustificare la percorribilità dell'abbandono del progetto da parte dell'Italia;
   il 26 giugno 2013 la Camera dei deputati ha approvato una mozione in cui si impegnava il Governo «a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell'articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244»;
   nel Paese, per via dell'elevato costo dell'operazione, è in corso un dibattito sulla necessità dell'acquisto di tali cacciabombardieri e la mancanza di una relazione dettagliata e completa sui costi preventivati non aiuta comprendere la strategicità di tale operazione per il Paese –:
   se il Ministro interrogato non intenda, anche alla luce di quanto esposto in premessa, sospendere questo tipo di dichiarazioni in mancanza di informazioni precise sui costi di tale operazione e, in particolare, quando intenda il Governo fornire tali informazioni al Parlamento.
(3-00266)
(6 agosto 2013)

   META, GASBARRA, ARGENTIN, BONACCORSI, CAMPANA, CARELLA, COSCIA, CUPERLO, FERRO, GAROFANI, GENTILONI SILVERI, GREGORI, MADIA, MARRONI, MICCOLI, MORASSUT, ORFINI, STUMPO, TIDEI e DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella giornata di sabato 3 agosto 2013 è stata organizzata dal comune di Roma capitale un'importante manifestazione per inaugurare la chiusura al traffico di via dei Fori Imperiali, nel tratto compreso tra largo Corrado Ricci e via Labicana, con la conseguente pedonalizzazione della strada;
   l'evento organizzato dal comune di Roma ha richiamato l'attenzione di tutti gli organi di informazione italiani e internazionali, numerose autorità, tra i quali rappresentanti diplomatici di Paesi stranieri, considerata la rilevanza dell'iniziativa;
   all'evento era annunciata la presenza della Presidente della Camera dei deputati, onorevole Laura Boldrini, la quale ha poi partecipato al taglio del nastro simbolico per celebrare la «Notte dei Fori», evento organizzato dal comune di Roma con numerosi spettacoli e iniziative gratuite, compresa l'apertura straordinaria di tutta l'area archeologica a ridosso del Colosseo e di piazza Venezia;
   il giorno precedente era stata annunciata una manifestazione, per la sera di sabato 3 agosto 2013, dei comitati di protesta contro l'ipotesi di localizzazione della nuova discarica di rifiuti trattati della capitale presso l'area, già utilizzata come discarica di rifiuti speciali, della Falcognana sulla via Ardeatina, alle porte di Roma;
   ai manifestanti era stata concessa per la loro manifestazione l'area di piazza della Bocca della Verità, a poche centinaia di metri da piazza Venezia, e al sit-in dei cittadini era presente anche l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno;
   i manifestanti dei comitati anti-discarica ad un certo punto della serata hanno cominciato a spostarsi verso l'area di via dei Fori Imperiali, dove si stavano per tenere le celebrazioni per la pedonalizzazione dell'area e dove la terza carica dello Stato, la Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, stava per partecipare al taglio del nastro insieme ad altre autorità ed al sindaco Ignazio Marino;
   ai manifestanti è stato concesso l'ingresso, non autorizzato dalla questura di Roma, nell'area dei Fori, mettendo in essere azioni di disturbo, ponendo a rischio la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini accorsi a via dei Fori Imperiali per l'evento, nonché l'incolumità delle autorità, a partire dalla Presidente della Camera dei deputati, del sindaco della città di Roma e delle delegazioni diplomatiche;
   nel corso della protesta è stata colpita alla testa dai manifestanti il vicecomandante della polizia municipale di Roma capitale –:
   se non ritenga di dover verificare presso la questura di Roma le modalità con cui è stata gestita la sicurezza della giornata del 3 agosto 2013 in riferimento all'arrivo dei manifestanti dei comitati anti-discarica, senza autorizzazione, nei pressi di via dei Fori Imperiali, al fine di accertare quali ordini siano stati impartiti per fronteggiare una contestazione violenta che ha messo a rischio l'incolumità delle autorità e dei cittadini accorsi all'evento. (3-00267)
(6 agosto 2013)