ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00088

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 89 del 18/04/2023
Firmatari
Primo firmatario: ORRICO ANNA LAURA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/04/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
AMATO GAETANO MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2023
CHERCHI SUSANNA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2023


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00088
presentato da
ORRICO Anna Laura
testo di
Martedì 18 aprile 2023, seduta n. 89

   La VII Commissione,

   premesso che:

    gli enti lirici sono stati inizialmente disciplinati dalla legge del 14 agosto 1967, n. 800, recante «Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali», che ha dichiarato il «rilevante interesse generale» dell'attività lirica e concertistica «in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale» ed ha attribuito agli enti autonomi lirici e alle istituzioni concertistiche assimilate la personalità giuridica di diritto pubblico;

    sono stati così riconosciuti come enti autonomi 11 teatri lirici e 2 istituzioni concertistiche assimilate; a questi, si è aggiunta, a seguito della legge n. 310 del 2003, la Fona Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari;

    pertanto, attualmente, le fondazioni lirico-sinfoniche sono quattordici;

    con il decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, gli enti di prioritario interesse nazionale operanti nel settore musicale sono stati trasformati in fondazioni di diritto privato, al fine di eliminare rigidità organizzative connesse alla natura pubblica dei soggetti e di rendere disponibili risorse private in aggiunta al finanziamento statale, costituito principalmente dal Fondo unico per lo spettacolo (Fus), effettuando dunque un progressivo processo di privatizzazione, con la creazione di un sistema di finanziamento misto, pubblico e privato;

    da allora, tuttavia, i finanziamenti pubblici vengono drasticamente ridotti e quelli privati non risultano essere sufficienti per il sostegno di teatri grandi e articolati;

    il decreto-legge n. 91 del 2013, con l'intento di salvare e rilanciare le fondazioni lirico-sinfoniche (Fls), istituisce un fondo rotativo gestito da un commissario straordinario del Governo; le fondazioni che intendono accedere a tale fondo devono presentare un piano triennale di risanamento che dev'essere approvato dal Ministero della cultura;

    in seguito, sono stati emanati il decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, all'articolo 24 recante misure urgenti per il patrimonio e le attività culturali e turistiche, e la legge 22 novembre 2017, n. 175, recante disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia;

    tuttavia, entrambi gli interventi non affrontano in maniera esaustiva il tema della difesa dell'occupazione dei lavoratori dello spettacolo, quindi anche dei corpi di ballo, né tutelano il valore sociale e culturale delle fondazioni, ma si concentrano esclusivamente sull'equilibrio economico delle stesse;

    nonostante il trend seguito dalle fondazioni lirico-sinfoniche che, per raggiungere un equilibrio economico hanno abbattuto i costi del personale e dunque, spesso, provveduto alla chiusura dei corpi di ballo, nessuna fra esse è riuscita, in questo modo, a ripianare i propri debiti;

    le fondazioni lirico-sinfoniche (Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Massimo di Palermo, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, il Teatro La Fenice di Venezia e l'Arena di Verona), continuano a produrre balletto ed opere con balletto, come previsto, peraltro, dai loro statuti;

    l'attività di balletto è stata essenzialmente esternalizzata ad agenzie e compagnie private esterne, italiane ed estere, e nelle opere liriche sono stati assunti danzatori con contratti di tipo autonomo/occasionale o, a partita Iva, dunque con modalità e tipologie contrattuali difformi da quanto normato dal contratto collettivo nazionale del lavoro;

    l'esternalizzazione è una violazione del contratto collettivo nazionale del lavoro, che, invece, prevede che i danzatori siano assunti con contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato tramite concorsi pubblici e a tempo determinato tramite audizioni pubbliche;

    al momento, nelle fondazioni lirico-sinfoniche in attività sopravvivono solo quattro corpi di ballo (a Milano, Roma, Napoli e Palermo);

    la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso la cosiddetta sentenza «Sciotto», causa C-331/17, in merito all'abuso del contratto a termine nelle fondazione lirico-sinfoniche, avendo rilevato la mancanza di una normativa italiana volta a prevenire e a sanzionare l'abuso del contratto a tempo determinato nelle fondazioni;

    per tali ragioni, nel luglio 2019, la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia;

    in seguito alle posizioni dell'Ue, è stato emanato il decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 8 agosto 2019, n. 81, recante misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione Uefa Euro 2020, secondo il quale ogni fondazione lirico-sinfonica avrebbe dovuto intraprendere un percorso di ridiscussione della propria dotazione organica e stabilizzazione dei precari storici non investendo tuttavia alcuna risorsa in tal senso;

    malgrado questo ultimo provvedimento legislativo le nuove dotazioni organiche delle fondazioni, approvate dal Ministero della cultura, destinano ai danzatori soltanto il 4,8 per cento dei posti di lavoro; sono presenti danzatori e danzatrici italiani ed italiane in 111 compagnie di balletto europee, professionisti altamente specializzati, per i quali in Italia, a causa dello smantellamento dei corpi di ballo, intrapreso decenni fa, non c'è posto e che invece, consentendo loro di rientrare, si contribuirebbe alla crescita culturale ed economica del nostro Paese;

    nella XVIII legislatura è stata approvata la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, che interviene, anzitutto, sull'articolo 1 della legge 22 novembre 2017, n. 175 (disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia), integrando i princìpi ispiratori della disciplina anche alla luce della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005, di cui alla legge 1° ottobre 2020, n. 133, e tenuto conto della risoluzione del Parlamento europeo del 7 giugno 2007 sullo statuto sociale degli artisti (2006/2249(INI));

    in particolare, il provvedimento delega il Governo ad emanare, entro nove mesi dalla sua pubblicazione:

     uno o più decreti legislativi per il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative vigenti e di quelle regolamentari adottate in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche e degli enti lirici, nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato «codice dello spettacolo»;

     un decreto legislativo con disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

     un decreto legislativo con disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, ivi compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

     un decreto legislativo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente, in favore dei lavoratori a tempo determinato, nonché dei lavoratori discontinui del settore dello spettacolo, individuati con decreto adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della cultura, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Il decreto legislativo è adottato tenuto conto del carattere strutturalmente discontinuo delle prestazioni lavorative, nonché nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

    ad oggi l'unico intervento degno di nota è l'articolo 1, comma 282, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, introdotto durante l'esame alla Camera, che stanzia delle risorse – pari a 60 milioni di euro per il 2023, 6 milioni di euro per il 2024 e 8 milioni di euro per il 2025 – ai fini dell'introduzione di un'indennità di discontinuità a favore dei lavoratori dello spettacolo;

    tali risorse sono volte a concorrere all'attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 6, della succitata legge di delega in materia di spettacolo n. 106 del 2022, che reca una delega al Governo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori sociali e delle indennità, compresa quella strutturale di discontinuità in oggetto, in favore dei lavoratori a tempo determinato, dipendenti o autonomi, che prestino attività artistica o tecnica, direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli nonché in favore dei lavoratori discontinui, dipendenti o autonomi, che prestino, nel settore dello spettacolo, altre attività a tempo determinato (da individuarsi con apposito decreto ministeriale);

    sempre nella XVIII legislatura si è svolta una indagine conoscitiva sulle fondazioni lirico sinfoniche nella quale è stato affrontato il grande tema dei corpi di ballo, che è stato ampiamente discusso e argomentato durante le audizioni, anche con il coinvolgimento di numerosi artisti, tra cui Roberto Bolle, Eleonora Abbagnato e i danzatori di Danza error system (Des);

    nel documento sono stati sottolineati alcuni punti sul tema della danza, cioè la messa in sicurezza delle compagini attualmente attive, la stabilizzazione dei corpi di ballo di Napoli e Palermo con organici consoni, la necessità di supportare la riattivazione del corpo di ballo di Firenze, dell'Arena di Verona e di quelle realtà che siano nelle condizioni di poterlo fare, il tema della maggiore circuitazione degli spettacoli coreutici, nonché il tema della copertura territoriale di questo tipo di produzione;

    è sorta dunque l'esigenza di valutare attentamente quali siano attualmente le aree geografiche maggiormente penalizzate sotto il profilo delle opportunità offerte alla fruizione da parte del pubblico; ad esempio, in tutto il Mezzogiorno ci sono al momento soltanto due compagini operative, sul tema della danza è stata accolta favorevolmente la istituzione del tavolo permanente presso il Ministero della cultura, con l'obiettivo di offrire soluzioni che tengano anche conto dei suggerimenti avanzati nel corso dell'indagine;

    in particolare, dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, in tema di corpi di ballo, emerge che:

     solo quattro oggi prevedono ancora un corpo di ballo nella dotazione organica: la Scala di Milano, l'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo. Secondo il commissario Amoruso, i corpi di ballo sono stati espunti dalle piante organiche delle Fls perché il loro costo non era sostenibile: un corpo di ballo di 60 ballerini – a detta di Amoruso – costa 3 milioni di euro l'anno, oltre alle sale a disposizione e il personale ausiliario per mantenere le strutture. Il sistema, però, non può reggere più corpi di ballo di quanti ne esistano ora;

    a parere del commissario Amoruso, una possibile soluzione è che i quattro corpi di ballo esistenti siano condivisi e impiegati da tutte le quattordici Fls, anche perché l'attività del corpo di ballo di una Fls si esaurisce in determinati periodi dell'anno;

    la spiegazione secondo cui lo smantellamento dei corpi di ballo è stato causato dai costi eccessivi e da problemi di sostenibilità ha trovato di avviso contrario tutte le voci del mondo della danza audite dalla Commissione;

    per Eleonora Abbagnano, non si tratta di un problema di costo. Dieci corpi di ballo completi di 60 elementi (ballerini, direttori, maestro, assistenti, collaboratori) costerebbero – secondo le sue stime – 20 milioni di euro l'anno, la metà circa dei quali tornerebbe allo Stato in contributi e tasse. Basterebbero, quindi, 10 milioni di euro per far rinascere i corpi di ballo e tutto il vasto indotto che comprende 15 mila scuole di danza, laboratori di scenografia, sartorie, industrie di abbigliamento tecnico specializzato, maestri, coreografi, pianisti;

    lo scioglimento dei corpi di ballo delle Fls sarebbe invece – secondo Abbagnato – una conseguenza della trasformazione degli enti lirici in fondazioni, che ha comportato da un lato l'ingresso degli investitori privati negli organi decisionali, e dall'altro una riduzione del contributo finanziario pubblico. Lo scioglimento dei corpi di ballo ha provocato, però, un danno al Paese: un danno innanzitutto sociale, per i tanti giovani che sognano di diventare ballerini, e che senza i corpi di ballo perdono spinte motivazionali o sono costretti a espatriare; e poi un danno per le Fls, e indirettamente, quindi, per il Paese, perché le Fls che non hanno corpi di ballo propri sono costrette ad acquistare gli spettacoli coreutici da compagnie di balletto estero, e quindi di fatto utilizzano soldi dei contribuenti italiani per retribuire corpi di ballo stranieri (russi, francesi, tedeschi, americani, inglesi);

    a parte questo, c'è da considerare – ha osservato Abbagnato – quanto sia impensabile che musica e opera lirica siano ritenute arti meritevoli di essere sovvenzionate e il balletto, invece, un'arte secondaria e sacrificabile;

    Danza error system (Des) ha fatto presente che nelle quattordici Fls esistono quattordici orchestre e quattordici cori, ma soltanto quattro corpi di ballo ufficiali. Ciò a dispetto del fatto che tutte le fondazioni – con l'eccezione dell'Accademia nazionale Santa Cecilia – producono sia balletto sia opera con balletto. Tolta l'Arena di Verona, per la quale – secondo Danza error system – deve essere fatto un discorso a parte, nelle Fls senza corpo di ballo (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Torino, Trieste e Venezia), l'attività per i titoli di balletto è esternalizzata ad agenzie o compagnie private, mentre per le opere con balletto ci si affida a danzatrici e danzatori assunti con modalità e tipologie difformi da quelle previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro, se non addirittura inquadrati come mimi anziché come ballerini;

    dal 2016 a oggi – ha calcolato Danza error system – sono almeno 289 le produzioni esternalizzate nelle Fls anzidette: tra 1.000 e 1.500 spettacoli esternalizzati per l'aspetto danza. Una prima conseguenza è che la maggior parte dei danzatori italiani, dopo essersi formati in anni di studi e sacrifici, è costretta a lasciare il proprio Paese. Secondo dati di giugno-luglio 2021, si trovano danzatori italiani in ben 26 Paesi europei e in almeno 111 compagnie di balletto europee;

    un discorso a parte – secondo Danza error system, come accennato – va svolto per l'Arena di Verona, che ha sciolto il corpo di ballo stabile nel 2017, ma dopo di allora – per la maggior parte delle almeno 44 produzioni con coreografie realizzate – ha impiegato alcuni dei danzatori licenziati assumendoli con contratti a tempo determinato, oltre a danzatori già precari. In sostanza, l'Arena di Verona ha di fatto un proprio corpo di ballo, ma precario: per questo i corpi di ballo sarebbero, secondo Des, «quattro più uno». In termini analoghi si è espresso, sull'Arena di Verona, anche Bolle; da questi dati, conclude Des, emerge che, nonostante le Fls abbiano bisogno dei corpi di ballo, i danzatori sono stati sospinti nel precariato, talché «essere una danzatrice o un danzatore in Italia significa essere un fantasma»;

    anche per Des non è d'altra parte accettabile che si dica che i corpi di ballo non sono sostenibili: sarebbe come dire che lo Stato può finanziare la musica e la lirica, ma non la danza;

    è necessario, invece, riconoscere alla danza la stessa dignità di arte e di patrimonio culturale che si riconosce all'opera lirica: ai fini del riparto Fus il punteggio del balletto deve essere equiparato a quello dell'opera lirica; occorre poi cambiare il nome delle Fls in «fondazioni lirico-sinfoniche e coreutiche», affinché la danza sia riconosciuta come parte integrante della loro identità; ed è necessario, ovviamente stanziare risorse per la ricostituzione dei corpi di ballo;

    rispetto alla proposta del commissario Amoruso che i corpi di ballo siano condivisi tra più Fls, Des si è espresso negativamente, reputandola non realizzabile: lasciando da parte il fatto che anche questa soluzione sarebbe discriminatoria nei confronti dei danzatori (ogni Fls ha il suo sovrintendente e il suo settore artistico, amministrativo o tecnico; non si vede perché solo il corpo di ballo potrebbe essere condiviso), c'è anche la difficoltà, se non l'impossibilità, per i quattro corpi di ballo di preparare e gestire la programmazione di quattordici stagioni in teatri diversi;

    sulla linea di Abbagnato e di Des, si posiziona anche Roberto Bolle, il quale ha rimarcato che la situazione della danza in Italia è sempre più difficile: i corpi di ballo sono stati sciolti e non è prevista quasi alcuna protezione per la categoria dei ballerini, che devono quindi lasciare l'Italia per poter svolgere serenamente e dignitosamente la propria professione;

    in Italia, ha detto Bolle, a dispetto del fatto che il balletto come genere artistico diffuso nel mondo intero è nato grazie a italiani, la danza è trattata come «la Cenerentola delle arti», mentre a opera lirica e musica sinfonica è riservata la quasi esclusiva totalità delle premure e delle cure delle Fls;

    la causa di questa situazione non è, anche per Bolle, l'insostenibilità finanziaria del balletto: l'organico di un corpo di ballo non è aprioristicamente meno sostenibile di quello dell'opera. La causa, per Bolle, sta piuttosto nel fatto che chi è responsabile delle decisioni, ad ogni livello, spesso non conosce adeguatamente la danza e il suo valore artistico: molti amano l'opera e la musica, ma pochi conoscono e apprezzano la danza;

    il balletto, quindi, sarebbe semplicemente vittima della mancanza di conoscenza approfondita dell'arte coreutica;

    il taglio del costo dei corpi di ballo – ha detto Bolle – è sempre stata la soluzione più facile per contenere i costi delle Fls, ma si è trattato di un errore, considerata la rilevanza non solo artistica, ma anche sociale ed economica della danza: rilevanza sociale, perché in Italia sono circa 17 mila le scuole di danza e circa 1.400.000 gli allievi (ragazzi e ragazze che spesso sognano di essere ballerini di professione e che per trovare sbocco devono poi recarsi all'estero); e rilevanza economica perché la danza ha un indotto importante: maestranze, pianisti, costumisti, sarti, scenografi, scuole di ballo, eccetera;

    l'arte e la cultura – ha ricordato Bolle – non sono importanti solo perché costitutive dell'identità culturale del Paese, ma anche perché, se ben gestite, possono essere una grande risorsa economica per tutti i territori coinvolti. Per quanto riguarda i quattro corpi di ballo esistenti, Bolle ha rimarcato che nel 2019, ultimo anno prima dello scoppio della pandemia, al Teatro dell'Opera di Roma i titoli di balletto hanno coperto il 38 per cento della programmazione; al San Carlo di Napoli, il 29 per cento, al Teatro Massimo di Palermo, il 18 per cento. A fronte di questo, i danzatori assunti con contratti precari sono stati il 67 per cento a Roma, il 63 per cento a Napoli e l'85 per cento a Palermo. Al Teatro dell'Opera di Roma, anche per effetto delle vertenze intentate dai lavoratori assunti con contratti a termine prorogati, l'organico stabile conta oggi una sessantina di elementi; a Napoli, quindici elementi; a Palermo, poco più di dieci elementi, di cui cinque a tempo pieno e cinque a tempo parziale. In altre parole, ha commentato Bolle, quelli di Napoli e Palermo sono «corpi di ballo in fin di vita»;

    quanto alle possibili soluzioni normative per valorizzare il balletto, per Bolle si dovrebbe innanzitutto far leva sui punteggi attribuiti ai fini del riparto della quota del Fus per le Fls: il punteggio del balletto, che al momento è inferiore, dovrebbe essere equiparato a quello dell'opera lirica, dato che la disparità di punteggio disincentiva le Fls dal mettere in scena i balletti (su questo si è soffermato anche Vlad). Inoltre, bisognerebbe distinguere, in termini di punteggio, tra le attività realizzate con un corpo di ballo esterno (che dovrebbero avere un punteggio minore) e quelle realizzate con un corpo di ballo interno alla Fls (che dovrebbero avere un punteggio maggiore); questo, a suo dire, incentiverebbe l'investimento delle Fls nei corpi di ballo;

    ancora, sarebbe importante che le Fls fossero rinominate in «Fondazioni lirico-sinfoniche-coreutiche», a significare la centralità e la pari rilevanza da assegnare a tutti e tre gli ambiti artistici;

    si dovrebbe inoltre stanziare un fondo per la ricostruzione di corpi di ballo stabili. Quanto all'obiettivo cui tendere, il modello ideale – secondo Bolle – sarebbe avere in Italia alcuni corpi di ballo con un organico importante, che possano mettere in scena grandi produzioni, accanto a corpi di ballo più ristretti (non è infatti immaginabile che tutte le Fls abbiano corpi di ballo numerosi);

    inoltre, avere corpi di ballo in tutte le Fls sarebbe di certo una situazione ideale, ma, a suo giudizio, si tratta di un obiettivo difficilmente realizzabile. Nell'immediato si potrebbe, secondo Bolle, puntare ad avere più Fls con corpi di ballo propri (ricostituendoli innanzitutto a Verona e Firenze) e incentivare la circolazione di questi corpi di ballo nel territorio, negli altri enti lirici;

    in Italia la formazione nel campo della danza è affidata ai licei coreutici istituiti col decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, mediante un indirizzo di studi dedicato all'apprendimento tecnico-pratico della danza classica e contemporanea, che ad oggi sono 50;

    ai licei coreutici segue l'istituto delle Accademie, in particolare l'Accademia Nazionale di danza è l'unica istituzione statale per la formazione superiore artistica di tipo coreutico;

    numerose sono poi le associazioni sportive dilettantistiche, le accademie e le scuole di danza private disseminate su tutto il territorio nazionale che formano migliaia di aspiranti ballerine e ballerini, spesso senza una adeguata certificazione e/o riconoscimento pubblico che ne qualifichi l'insegnamento e i risultati raggiunti dagli allievi;

    manca, pertanto, un sistema di raccordo tra la formazione pubblica e privata, che garantisca la qualità dell'insegnamento e consenta a coloro che aspirano a lavorare nel campo della danza di accedere ad un percorso lineare e standard per conseguire l'obiettivo di diventare un/una professionista in questo settore senza dover necessariamente emigrare in altre regioni, con il conseguente impiego di risorse economiche che non tutti hanno a disposizione:

impegna il Governo:

   ad intervenire con urgenza e con ogni iniziativa di competenza per favorire la messa in sicurezza delle compagini attualmente attive, stabilizzare i corpi di ballo di Napoli e Palermo con organici consoni, supportare la riattivazione dei corpi di ballo di Firenze e dell'Arena di Verona (e di quelle realtà che siano nelle condizioni di farlo) e, in generale, configurare un modello che permetta, anche attraverso una programmazione condivisa e il coinvolgimento dei teatri viciniori e dei teatri di tradizione, una maggiore circuitazione degli spettacoli e una più completa e soddisfacente copertura territoriale della produzione coreutica;

   a valutare quali siano attualmente le aree geografiche maggiormente penalizzate sotto il profilo delle opportunità offerte alla fruizione da parte del pubblico e intervenire per colmare questo gap;

   ad adottare iniziative volte a determinare una nuova suddivisione del Fus, assicurando un tetto massimo ai fondi assegnabili per ogni tipologia di spettacolo prodotto (opera lirica, musica sinfonica e balletto) in modo che questo nuovo meccanismo incentivi le fondazioni a offrire stagioni più equilibrate secondo le tre diverse tipologie di spettacolo, ponendo un limite allo sbilanciamento dei punteggi in favore della produzione lirica;

   a prevedere una revisione dei punteggi assegnati alle produzioni coreutiche ai fini del riparto delle risorse del Fus, sempre al fine di riequilibrarli rispetto a quelli previsti per gli altri ambiti;

   a sostenere un meccanismo premiale per quelle fondazioni che hanno un proprio corpo di ballo stabile, con la condizione imprescindibile del rispetto della contrattazione collettiva nazionale del lavoro e del limite all'utilizzo dei contratti a tempo determinato;

   a garantire nuove modalità e tempistiche di assegnazione, comunicazione ed erogazione del Fus, prediligendo il versamento dei contributi nello stesso anno in cui viene svolta la programmazione;

   ad assicurarsi che la modalità di apertura dei corpi di ballo avvenga secondo uno studio di fattibilità di durata triennale (termine corrispondente alla durata massima dell'utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato), volto a dimostrarne la sostenibilità economico finanziaria e la valenza artistica della programmazione affiancando alle fondazioni un'apposita commissione;

   ad organizzare un sistema di certificazione della qualità degli insegnanti, delle scuole e accademie di danza private, così come delle associazioni sportive dilettantistiche, affinché le allieve e gli allievi possano approcciare lo studio della danza in modo sicuro e secondo uno standard riconosciuto a livello nazionale che tuteli la salute delle future danzatrici e dei futuri danzatori, garantisca una formazione tale da consentire loro di proseguire gli studi e la carriera nella danza uguale su tutto il territorio nazionale;

   ad adottare iniziative di competenza volte a rafforzare e incrementare il numero degli istituti pubblici in grado di formare i professionisti del futuro nel campo della danza, valutando di istituire delle sedi ulteriori dell'Accademia nazionale di danza nelle altre aree geografiche del Paese, in particolare nel Mezzogiorno;

   a valutare l'opportunità di attivarsi affinché le fondazioni liriche sinfoniche siano rinominate «Fondazioni lirico-sinfoniche-coreutiche», a dimostrare la centralità e la pari rilevanza da assegnare a tutti e tre gli ambiti artistici;

   ad adottare al più presto i decreti legislativi di attuazione della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo.
(7-00088) «Orrico, Amato, Cherchi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

arti dello spettacolo

contratto di lavoro

conservazione del posto di lavoro