ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00517

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 55 del 21/02/2023
Firmatari
Primo firmatario: ASCARI STEFANIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 21/02/2023


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 21/02/2023
Stato iter:
22/06/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/06/2023
NORDIO CARLO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/06/2023

CONCLUSO IL 22/06/2023

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00517
presentato da
ASCARI Stefania
testo di
Martedì 21 febbraio 2023, seduta n. 55

   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno delle «spose bambine» è un fenomeno drammatico responsabile della privazione dell'infanzia per numerose minori costrette, anche con violenze fisiche e psicologiche, a contrarre precocemente matrimoni;

   secondo ActionAid, nel mondo ci sarebbero 22 milioni di spose bambine, molte delle quali sono già divorziate o vedove, e ben 100 milioni di ragazze rischiano di sposarsi precocemente;

   le conseguenze per queste minori sono numerose e gravissime: innanzitutto, per la propria salute, in quanto la gravidanza precoce espone a un elevato rischio di mortalità sia la neo-mamma sia il suo bambino, ma anche per lo sviluppo sociale ed educativo della giovane, visto l'elevato grado di isolamento sociale a cui sono sottoposte e soprattutto l'alto livello di abbandono scolastico, che ne pregiudica irreversibilmente la crescita e il futuro;

   nel nostro Paese, l'approvazione della legge n. 69 del 2019 ha consentito di introdurre nel codice penale il reato di cui all'articolo 558-bis «Costrizione o induzione al matrimonio», che punisce «Chiunque, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile», ovvero «approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona, con abuso delle relazioni familiari, domestiche, lavorative o dell'autorità derivante dall'affidamento della persona per ragioni di cura, istruzione o educazione, vigilanza o custodia», prevedendo aggravanti specifiche in caso di vittime minori di 18 anni e di 14 anni; l'articolo, inoltre, prevede l'applicazione «anche quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia»;

   anche il nostro Paese non è immune da questo fenomeno e si sono registrati clamorosi casi di matrimonio forzato di minori in tutta Italia, spesso all'interno di alcune comunità straniere, con l'accondiscendenza, se non addirittura il coinvolgimento attivo, dei famigliari;

   come riportato da alcuni articoli sono sufficienti due testimoni e un religioso, anche via Skype, per diventare spose, anche a dieci anni, e la formalizzazione potrà avvenire nel Paese d'origine al compimento della maggiore età –:

   di quali dati disponga il Governo relativamente al fenomeno delle cosiddette «spose bambine» e relativamente all'applicazione della disciplina relativa al reato di cui all'articolo 558-bis del codice penale;

   quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo al fine di contrastare il fenomeno delle «spose bambine»;

   se non si intenda instaurare o rafforzare, anche per il tramite della cooperazione internazionale, un dialogo con quei Paesi stranieri le cui comunità sono molto presenti nel nostro Paese, al fine di contrastare questo fenomeno.
(4-00517)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 22 giugno 2023
nell'allegato B della seduta n. 124
4-00517
presentata da
ASCARI Stefania

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, preso spunto dai dati pubblicati dalla nota ActionAid, secondo i quali ci sarebbero 22 milioni di spose bambine, molte delle quali sono già divorziate o vedove, e ben 100 milioni di ragazze rischiano di sposarsi precocemente, quindi rappresentato che anche il nostro Paese non è immune da questo fenomeno e si sono registrati clamorosi casi di matrimonio forzato di minori in tutta Italia, chiede di sapere «di quali dati disponga il Governo relativamente al fenomeno delle cosiddette “spose bambine” e relativamente all'applicazione della disciplina relativa al reato di cui all'articolo 558-bis del codice penale; quali iniziativa abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo al fine di contrastare il fenomeno delle “spose bambine”; se non si intenda instaurare o rafforzare, anche per il tramite della cooperazione internazionale, un dialogo con quei Paesi stranieri le cui comunità sono molto presenti nel nostro Paese, al fine di contrastare questo fenomeno».
  In via preliminare va riferito che, in assenza di riferimenti sufficienti ed idonei a identificare una specifica vicenda giudiziaria, e con ciò gli approfondimenti istruttori di sua pertinenza, non è stato possibile richiedere informative dettagliate ai competenti Uffici giudiziari, risultando non praticabile una generalizzata richiesta «a tappeto».
  Nondimeno, giova sottolineare che il Ministero della giustizia ha adottato diverse iniziative, di natura amministrativa, per monitorare e prevenire i fenomeni di violenza, anche domestica o in danno delle donne: 1) con circolare n. 119199 del 20 giugno 2017 è stato istituito il monitoraggio permanente dell'attuazione della direttiva n. 29/2012/UE in tema di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato – Misure previste dal decreto legislativo 15 dicembre 2015, n. 212 e misure ulteriori; si fa presente, inoltre, che con circolare del Ministero della giustizia n. 257481 del 27 dicembre 2018, sono state apportate delle modifiche alla circolare del 20 giugno 2017 sopra citata; 2) la preposta articolazione del D.A.G. partecipa ai lavori del «Tavolo di coordinamento per la costituzione di una rete integrata di servizi di assistenza alle vittime di reato», istituito presso questo Ministero (con atto sottoscritto in data 29 novembre 2018) per dare attuazione, in ambito nazionale, alle prescrizioni della Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012, recante «Norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato».
  Tra le ultime attività svolte nell'ambito di tale Tavolo, degna di nota è la procedura non competitiva avviata con «Invito a presentare proposte per la realizzazione di interventi rivolti all'assistenza e al sostegno delle vittime di qualsiasi tipologia di reato, in ottemperanza alle disposizioni della Direttiva 2012/29/UE. Annualità 2021», destinato alle regioni.
  Tale procedura è volta all'assegnazione dei fondi stanziati dall'articolo 1, comma 426, della legge n. 160 del 27 dicembre 2019 (legge di bilancio 2020) per l'attuazione di progetti diretti alla costituzione o al rafforzamento della rete di assistenza alle vittime di reato.
  Più in particolare, muovendo dal dato secondo cui in Italia il 98 per cento dei servizi di assistenza alle vittime di reato ha prevalentemente carattere specialistico, è apparso indispensabile attivare una iniziativa finalizzata alla realizzazione di una rete diffusa di servizi di assistenza «generalista», che possa assicurare informazione, sostegno, protezione e accompagnamento a tutte le persone vittime di qualsiasi tipo di reato, dal momento del primo contatto con le Autorità (salvo successivo invio a servizi specialistici), durante il processo penale e anche successivamente alla sua conclusione, come specificatamente previsto dalla Direttiva 2012/29/UE.
  Si è inoltre precisato nell'avviso non competitivo che, nell'erogazione degli interventi, le regioni dovranno specificamente assicurare: la tutela delle vittime, con particolare riferimento alle vittime in stato di particolare vulnerabilità, la protezione dalla vittimizzazione secondaria, il rispetto della disciplina a tutela dei dati personali delle vittime e degli autori di reato, la professionalità comprovata degli operatori e del personale impiegato, nel rispetto di quanto previsto dalla nominata Direttiva 2012/29/UE, dal decreto legislativo 15/12/15 n. 212, di «Attuazione della direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato», dal GDPR (Regolamento UE 2016/679), dal Codice privacy adottato in ambito nazionale.
  Merita inoltre rappresentare come presso la gran parte degli uffici giudiziari nazionali siano stati adottati degli appositi protocolli a tutela delle donne vittime di violenza. Si segnalano - tra i più meritevoli di plauso, per la loro peculiare accuratezza ed esaustività - quelli di Roma, Firenze, Milano, Bologna, Catania, Tivoli, Sassari ed Enna.
  Occorre aggiungere che ordinariamente i protocolli e le linee guida, ovvero direttive adottate, presso i diversi uffici giudiziari, in attuazione del codice rosso, sono visibili e liberamente consultabili on-line, quindi accessibili a tutti i privati cittadini.
  Per dovere di completezza, si precisa ancora che, sebbene la legge n. 69 del 2019 non preveda alcuna attività di monitoraggio, il Ministero ha pubblicato sul sito istituzionale il «Rapporto sul Codice Rosso», nato dall'esigenza di verificare l'impatto della legge n. 69 del 2019 sull'intero territorio nazionale, sicché risulta costante l'attenzione del Ministero della giustizia su questo tema.
  Nel rapporto si rinvengono i dati relativi alle nuove fattispecie di reato introdotte dal Codice Rosso - tra cui anche quella di cui all'articolo 558-
bis codice penale - relativi al primo periodo di applicazione delle medesime, dal 1° agosto 2019 al 31 luglio 2020.
  Invero, anche il dipartimento per le pari opportunità è fortemente impegnato sul tema, in virtù di quanto disposto dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, recante l'attuazione della direttiva 2011/36/UE relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime.
  Il dipartimento per le pari opportunità è infatti chiamato a svolgere un ruolo centrale nelle politiche nazionali in questo settore, con particolare riferimento alle attività di indirizzo e coordinamento degli interventi di prevenzione sociale del fenomeno e di assistenza alle vittime, nonché di programmazione delle risorse finanziarie in ordine agli interventi di assistenza e di integrazione sociale delle medesime vittime.
  L'azione dell'Amministrazione è quindi volta sia a promuovere politiche nazionali integrate ed efficaci, sia ad assicurare, mediante un programma gestito con risorse proprie finalizzate per legge, un'adeguata protezione alle vittime sull'intero territorio nazionale.
  Il decreto legislativo n. 24 del 2014 modificando la legge 11 agosto 2003, n. 228 recante «Misure contro la tratta di esseri umani», ha introdotto nell'ordinamento il Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento, con l'obiettivo di pervenire alla definizione di strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il contrasto al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento degli esseri umani, nonché alla realizzazione di azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione sociale, all'emersione e all'integrazione sociale delle vittime.
  Il 19 ottobre 2022, il Consiglio dei ministri ha adottato il nuovo Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2022 – 2025.
  Fra gli ambiti di sfruttamento contemplati rilevano anche i matrimoni forzati anche dei minori per i quali sono previsti specifiche azioni d'intervento.
  Ancora, l'articolo 8 del citato decreto legislativo n. 24 del 2014 ha istituito il Programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale delle vittime di tratta.
  Le modalità di attuazione di tale Programma sono state definite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 giugno 2016 che prevede, in particolare, che il Programma unico si realizzi mediante progetti attuati a livello territoriale e finalizzati ad assicurare, in via transitoria, ai soggetti destinatari, adeguate condizioni di alloggio, vitto e assistenza sanitaria, e, successivamente, la prosecuzione dell'assistenza e l'integrazione sociale.
  I progetti, sempre secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono individuati attraverso un bando pubblico curato dal dipartimento (da ultimo, bando n. 5 dell'8 luglio 2022, pubblicato sul sito istituzionale
www.pariopportunita.gov.it, G.U.R.I. serie generale n. 168 del 20 luglio 2022).
  La protezione e l'assistenza delle vittime di matrimoni forzati è espressamente prevista dall'articolo 2, punto 1 lettera
a) del predetto Bando 5.
  Quanto ai profili di competenza del Ministero dell'interno, si rappresenta quanto
  segue.
  A seguito dell'entrata in vigore della legge 19 luglio 2019, n. 69 meglio conosciuta come «Codice Rosso», la Polizia di Stato ha posto particolare attenzione al fenomeno in argomento atteso l'elevato allarme sociale che lo stesso genera, attuando numerose iniziative finalizzate alla prevenzione di tale reato, anche con il coinvolgimento dei centri antiviolenza.
  Sono state avviate campagne di informazione anche all'interno delle comunità di provenienza delle vittime, con l'obiettivo di far emergere l'ampio sommerso e di permettere un intervento rapido e immediato per contrastare questo reato, che vede spesso le donne vittime, all'interno della loro stessa famiglia, di violenza fisica, sessuale ed emotiva.
  Nell'ambito di tale opera di sensibilizzazione, al fine di disporre di immediati canali comunicativi, è stata potenziata l'applicazione per
smartphone «you-pol», estendendola anche ai reati di violenza domestica.
  Infatti, lo sviluppo delle tecnologie ha consentito di implementare il sistema in modo tale che, in tutte le province italiane, possono essere inviati, anche in forma anonima, segnalazioni georeferenziate di episodi violenti, con la possibilità di trasmettere, in tempo reale, messaggi e immagini alla Polizia di Stato.
  Inoltre, è possibile, tramite la stessa applicazione, chiamare direttamente il 112 numero unico di emergenza.
  Anche chi è stato testimone diretto o indiretto (ad esempio un vicino di casa) può inviare un messaggio, allegando foto e video, alle autorità di polizia.
  Sempre sotto il profilo operativo, per favorire la condivisione di tutto il patrimonio informativo disponibile, acquisito dalle Forze di polizia nel corso degli interventi effettuati sul territorio nazionale, sia in fase preventiva che di repressione della violenza di genere, è stata predisposta, a partire dal 21 agosto 2020, un'applicazione interforze (applicazione sviluppata dal Servizio per i sistemi informativi interforze (SSII) della direzione centrale della Polizia criminale in collaborazione con la Polizia di Stato e l'Arma dei carabinieri), denominata SCUDO, finalizzata a ricostruire e collegare i diversi episodi che coinvolgono presunti autori e vittime, nonché ad effettuare il monitoraggio delle attività di pronto intervento a livello nazionale.

  Tale applicazione, che può essere istallata sui dispositivi mobili ed utilizzata con un'interfaccia web per le postazioni fisse, costituisce un prezioso strumento operativo, utile anche per corroborare i dati di analisi del fenomeno.
  Il sistema, infatti, è alimentato dagli operatori e prevede che gli stessi, in occasione di interventi effettuati per episodi di violenza o minaccia, inseriscano i dati relativi alle persone presenti in qualità di presunto autore, di vittima o di testimone, alla relazione vittima-autore, al tipo di violenza e al possesso di eventuali armi.
  Questi elementi informativi costituiscono un patrimonio utile non solo per l'analisi del fenomeno, ma sono essenziali anche per adeguare gli eventuali successivi interventi operativi ai fini della migliore tutela della vittima e degli stessi appartenenti alle Forze di polizia.
  L'operatore ha, infatti, la possibilità di visualizzare un quadro riepilogativo delle informazioni connesse a precedenti interventi effettuati presso il medesimo indirizzo (presenza di minori, di un soggetto psichiatrico o dipendente da droghe o alcol, lesioni personali subite dalla vittima, uso o disponibilità di armi) e di «calibrare» nel modo migliore la sua operatività.
  Con riferimento alla violenza domestica e di genere, alla data del 31 dicembre 2022, la Direzione centrale della Polizia criminale ha registrato l'inserimento, da parte delle Forze di polizia, di 178.666 schede di interventi nell'applicativo «Scudo», che rispetto alle 100.311 dell'anno precedente, fa rilevare un incremento pari al 78 per cento.
  Sotto il profilo più strettamente organizzativo, per una più efficace azione di contrasto, in generale, alla violenza di genere, operano sezioni investigative specializzate
ad hoc nell'ambito delle squadre mobili e delle divisioni anticrimine delle Questure.
  All'interno del servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine, è poi presente un'apposita sezione con competenza in materia di violenza sulle donne e sui minori anche in forma di maltrattamenti psicologici.
  Detta sezione, che è stata rafforzata con la stabile assegnazione di uno psicologo della Polizia di Stato, ha funzione di monitoraggio del fenomeno sul territorio nazionale e di coordinamento delle indagini condotte dagli uffici territoriali.
  Inoltre, si interviene, anche attraverso attività di informazione per il contrasto al fenomeno di violenza di genere, supportando e partecipando attivamente alle iniziative di promozione sociale che attraggono l'attenzione su tale problematica, altamente afflittiva e diffusa, in modo da divulgare informazioni circa le vigenti normative e gli strumenti per contrastare il fenomeno criminoso
de quo.
  Infine, per completezza di informazione, si riferisce che il numero dei reati introdotti dal cosiddetto «Codice rosso», dalla data di entrata in vigore della legge sino al 2022, è andato progressivamente aumentando, per ognuna delle fattispecie considerate, fatta eccezione per la costrizione o induzione al matrimonio (558
-bis codice penale) e per la diffusione illecita o di immagini o video sessualmente espliciti (articolo 612-ter codice penale).
  Da ultimo, in ordine agli interventi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, va evidenziato che le principali iniziative per diffondere una nuova coscienza sul fenomeno dei matrimoni precoci sono state intraprese nell'ambito delle Nazioni Unite presso gli organismi competenti per i diritti umani (Consiglio diritti umani a Ginevra e Terza commissione dell'Assemblea generale a New York).
  L'Italia ha assunto, in particolare, un ruolo guida nella promozione della risoluzione contro i matrimoni infantili, precoci e forzati.
  Quale segno tangibile dell'impegno italiano nei Paesi in via di sviluppo interessati da questa pratica, la cooperazione italiana finanzia dal 2020 il programma globale multi donatori per l'eliminazione dei matrimoni forzati e precoci, gestito dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) e dal fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF).
  L'iniziativa è finalizzata a promuovere percorsi di istruzione in dodici Paesi africani e asiatici a tutela dei diritti delle fanciulle, con particolare riguardo ai temi del matrimonio e della gravidanza.
  L'Italia non manca inoltre di sollevare il tema nell'ambito del meccanismo della Revisione periodica universale (UPR) in seno alle Nazioni Unite, dove vengono formulate specifiche raccomandazioni ai Paesi più esposti al fenomeno.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

matrimonio

sviluppo sociale

codice penale