Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 6 giugno 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    in tema di misure di contenimento del fenomeno della peste suina africana (Psa) il nuovo regolamento di sanità animale, nell'ambito dell'Animal Health Law, qualifica la Psa come malattia di categoria A, ossia malattia che una volta individuata richiede un intervento immediato volto all'eradicazione del virus, procedendo a classificare – ai sensi del regolamento 2020 n. 689 – un animale o un gruppo di animali come caso sospetto di Psa se dagli esami clinici post mortem o di laboratorio emerga la presenza del virus sulle carcasse, così come nel caso in cui dovesse essere appurata una correlazione con un caso accertato;

    in data 7 gennaio 2022 il Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e da Asfivirus (Cerep) presso l'istituto zooprofilattico sperimentale dell'Umbria e delle Marche (Izsum), ha confermato il primo caso di Psa in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel comune di Ovada, in provincia di Alessandria (Piemonte). Dato confermato dal rinvenimento di alcune carcasse di cinghiali anche in Liguria, a cui ha fatto seguito dopo qualche mese l'accertamento della presenza del virus su alcuni cinghiali nella regione Lazio, in particolar modo nell'area metropolitana del comune di Roma e in provincia di Rieti;

    in data 11 gennaio 2022, a seguito della rilevazione dei primi casi di Psa accertati, il Ministero della salute e la Commissione europea, al fine di identificare l'area di circolazione del virus, hanno immediatamente istituito una «zona infetta» comprendente 114 comuni, 78 in Piemonte e 36 in Liguria;

    in conseguenza della emergenza venutasi a creare è stato emanato il decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito in legge 7 aprile 2022, n. 29, «recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA)» con particolare attenzione alle indicazioni della Commissione europea, del Gruppo operativo degli esperti Goe, del supporto dell’«Unità centrale di crisi» del coordinamento dei servizi veterinari delle aziende sanitarie, delle strutture regionali e degli enti competenti;

    la legge di bilancio n. 197 del 2022 per il 2023 ha apportato delle modifiche alla legge n. 157 del 1992 in materia di fauna selvatica, prevedendo l'obbligo per il Governo di varare entro 120 giorni un «Piano straordinario nazionale» per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale, quale strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell'attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica nel territorio nazionale mediante abbattimento e cattura;

    i dati forniti dall'istituto Ispra, sentito in audizione alla Camera dei deputati in data 25 gennaio 2023 per riferire circa la gestione dei cinghiali in Italia nel periodo 2015-2021, ha delineato un quadro critico e in progressivo aumento in termini di esodo di cinghiali presso i centri abitati, con conseguenti danni alle colture e proprietà e rischio di diffusione del virus della peste suina africana nei centri urbani, fornendo indicazioni utili circa gli accorgimenti da adottare da parte del Governo al fine di contrastare ed eliminare il proliferarsi del virus;

    nonostante l'approvazione delle misure previste dalla, legge di bilancio del dicembre 2022 n. 197 circa la revisione del piano faunistico nazionale, persistono ancora criticità legate all'inattuazione di tali norme e alla conseguente assenza di un piano strategico e operativo da trasferire ai territori e agli enti preposti, con particolare riferimento all'attività di monitoraggio, gestione e smaltimento delle carcasse e a un'adeguata pianificazione dei ristori derivanti da fauna selvatica alle attività produttive, agricole, nonché alle ricadute a livello urbano e sanitario;

    dal bollettino quotidiano fornito dal Ministero della salute in un primo momento, ad un anno dal rilevamento della presenza del virus sul territorio nazionale, era emerso che la malattia era per lo più circoscritta alle regioni Piemonte e Liguria, in cui si registra una lenta ma progressiva espansione sui versanti Est ed Ovest delle zone di infezione primarie, e nel Lazio, dove la situazione epidemiologica risulta essere più favorevole, non essendo stati riscontrati da settembre 2022 nuovi casi di focolai domestici né tra gli esemplari selvatici;

    il 22 febbraio 2023 le autorità locali piemontesi hanno rilevato a pochi chilometri di distanza dall'Emilia-Romagna, nei boschi di Carrega Ligure nell'Alessandrino, altri tre casi di peste suina africana, a cui se ne aggiungono altri quindici, tra Piemonte e Liguria, comunicati tra il 20 e 21 febbraio. Ciò a dimostrazione che il virus avanza anche oltre la barriera anti cinghiali ancora in fase di completamento in Piemonte e pericolosamente verso la regione emiliana, che con i suoi allevamenti ha la massima vocazione suinicola del Paese;

    in data 24 febbraio con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si è proceduto alla nomina di un nuovo commissario straordinario Psa, così rallentando inevitabilmente l'attività intrapresa dal commissario precedentemente individuato, il quale aveva già provveduto ad intraprendere idonea attività di eradicazione e monitoraggio del virus;

    in data 20 aprile 2023 il nuovo commissario ha provveduto ad emanare l'ordinanza n. 2 del 2023 recante la riorganizzazione delle misure di controllo e di eradicazione della Psa, non così difformi dalle indicazioni in precedenza acquisite. Il provvedimento infatti si fonda su quattro pilastri: monitoraggio, intervento sul territorio, interlocuzione Stato-regione, smaltimento delle carcasse. Tutte indicazioni già fornite da Ispra e che il precedente commissario ha provato ad attuare;

    nel mese di maggio 2023 sono stati rilevati diversi focolai di peste suina africana in suini selvatici nelle regioni Piemonte e Liguria in Italia, aree attualmente elencate come zone soggette a restrizioni II ai sensi del regolamento di esecuzione UE n. 594 del 2023, situate nelle immediate vicinanze di aree soggette a restrizioni I in detto allegato, così aumentando il rischio di un aumento della diffusione del virus, e il conseguente passaggio ad altro tipo di zona soggetta a restrizione. Sono stati riscontrati focolai di Psa anche in nuove aree del Paese, come Campania e Calabria. L'Italia ha provveduto infatti ad informare la Commissione Ue, in data 12 maggio 2023, circa lo stato attuale di diffusione del virus sul territorio, confermando la presenza di due nuovi focolai in suini detenuti nelle regioni Campania e Calabria, in precedenza indenni dalla malattia. In conformità al regolamento delegato (UE) 2020/687 e al regolamento di esecuzione (UE) 2023/594, l'Italia ha provveduto a qualificare tali aree come zone soggette a restrizioni;

    i dati forniti dal Ministero della salute denotano un incremento significativo di suidi infetti in diverse parti del Paese, in prevalenza al Nord. Al 6 giugno 2023 si riscontrano un totale di 847 casi in tutta la penisola di cui: 440 in Piemonte (Alessandria), Liguria 318 (Genova-Savona), Lazio 56 (Roma) di cui 1 su altri suidi, Campania 16 (Salerno), Reggio Calabria 9 di cui 2 su altri suidi, Sardegna 8 (Sassari-Nuoro-Sud Sardegna) di cui 4 su altri suidi. Mentre al 23 febbraio 2023 in base ai dati forniti dal Ministero i casi accertati erano 257 casi in Piemonte, 121 in Liguria, 48 nel Lazio con 2 casi di suini domestici. E ancor prima al 6 dicembre 2022 erano stati censiti 121 casi in Piemonte, 78 in Liguria e 48 nel Lazio. È di tutta evidenza quindi come qualcosa sia andato storto nell'attuazione delle misure previste dal nuovo commissario per la Psa;

    in data 11 maggio 2023, con regolamento di esecuzione n. 2023/947, la Commissione Unione europea ha proceduto a modificare l'allegato I del regolamento di esecuzione (UE) n. 2023/594 che stabilisce misure speciali di controllo delle malattie per la peste suina africana, andando a rivedere le aree soggette a restrizione, al fine di tener conto dei recenti sviluppi della situazione epidemiologica della Psa in alcuni stati tra cui appunto l'Italia;

    in data 2 giugno 2023 la Commissione Unione europea con regolamento di esecuzione n. 2023/1080, ha provveduto a modificare gli allegati I e II del regolamento di esecuzione (UE) 2023/594, che stabilisce misure speciali di controllo della peste suina africana, abrogando la decisione di esecuzione (UE) 2023/985 ed estendendo le restrizioni previste non solo alla Campania e alla Calabria ma anche ad alcuni comuni della provincia di Potenza in Basilicata,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza volte a rafforzare le misure precedentemente previste dall'ordinanza n. 2 del 2023, incrementando il coordinamento tra il commissario straordinario per la peste suina africana (Psa) nazionale e i centri di referenza regionale, in modo tale che, potenziando gli interventi da parte della autorità sanitarie locali, si possa avere un quadro più capillare delle aree in cui si debba intervenire con urgenza;

   a dar seguito ai suggerimenti forniti dalle associazioni audite in Parlamento circa la necessità di procedere alla attuazione di una attività coordinata di prevenzione e al contempo di eradicamento della malattia, adottando le iniziative di competenza volte innanzitutto al completamento della apposizione delle reti di confine tra le zone infette e le aree ad esse adiacenti, oltre che di appositi pannelli luminosi volti ad allontanare i suidi laddove presenti in zone confinanti con i centri urbani, e al contempo andando a battere le zone segnalate come infette eliminando tempestivamente le carcasse – avendo cura di non lasciare sui terreni viscere o residui di essi – in coordinamento con le autorità veterinarie locali ai fini dei prelievi di sangue degli esemplari abbattuti;

   ad avvalersi, così come previsto dall'ordinanza n. 2 del 2023, tramite l'ausilio degli Istituti faunistici, di soggetti appositamente qualificati al fine di procedere all'abbattimento dei suidi, potendo ricorrere anche ai «cacciatori» laddove appositamente edotti e formati per l'attività in oggetto;

   ad adottare i medesimi accorgimenti anche per quel che riguarda i suidi da allevamento, procedendo naturalmente ad adeguare le misure adottate al contesto relativo alla attività di allevamento svolta, in tal caso procedendo alla separazione dei suidi infetti da quelli sani dopo aver effettuato prelievi su tutti gli esemplari, necessari a verificare la diffusione tra gli esemplari apparentemente sani;

   a valutare la possibilità di attuare un piano di rimozione degli esemplari femminili e di quelli in tenera età, così come consigliato dalle associazioni di categoria, in modo tale da ridurre maggiore possibilità diffusione del virus, scongiurandone la futura proliferazione;

   ad adottare le iniziative di competenza volte all'emanazione delle linee programmatiche e attuative del Piano di gestione della fauna selvatica, con particolare riferimento agli ungulati.
(7-00118) «Castiglione, Gadda».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2 e il 3 ottobre 2020 il Piemonte è stato interessato da precipitazioni eccezionali per intensità che hanno interessato l'intera regione;

   i fiumi Tanaro, Sesia, Vermenagna e numerosi torrenti in una piena improvvisa, hanno portato giù a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane e il crollo di edifici e strade portati via dall'acqua;

   i Presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 24, comma 1 del codice della protezione civile, al fine di provvedere agli interventi urgenti, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo e alla ricognizione dei fabbisogni per la ricostruzione pubblica e privata;

   la legge di bilancio 2021, al comma 700, ha autorizzato una spesa di 100 milioni di euro per l'anno 2021 nei territori colpiti dagli eventi alluvionali avvenuti nel 2019 e nel 2020, per cui era stato dichiarato lo stato di emergenza, ma oggi i costi degli interventi a causa dell'aumento delle materie prime, della guerra e dell'inflazione è aumentato fino al 30 per cento;

   a marzo 2022 la regione Piemonte è stata beneficiaria del quarto pacchetto di contributi di circa 66 milioni di euro per finanziare 324 interventi di opere pubbliche legati all'alluvione del 2-3 ottobre 2020, destinandoli ai comuni, alle province e ad altri enti locali per realizzare lavori di messa in sicurezza, mitigazione del rischio e ricostruzione, con priorità per gli interventi di difesa del suolo da frane e caduta di massi, di ripristino delle opere igieniche danneggiate, di ripristino di edilizia comunale danneggiata e della viabilità;

   la situazione delle infrastrutture pubbliche, in particolare di strade e ponti, colpite dall'alluvione 2020 in Piemonte è ancora fortemente critica;

   al momento non risultano erogati dalla regione più di 15 milioni a favore di Acda – Azienda cuneese dell'acqua – per il completamento di 9 diversi interventi che erano previsti nei comuni di Ceva, Limone Piemonte, Ormea, Pamparato, Priola e Vernante per il ripristino delle reti fognarie e la sistemazione delle aree delle sorgenti –:

   quanta parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021 per gli eventi alluvionali degli anni 2019 e 2020 sia stata erogata alla regione Piemonte, e da questa spesa, sulla base della stima definitiva dei danni pervenuta al Governo.
(3-00459)


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa, l'amministratrice delegata di Acciaierie d'Italia s.p.a. (AdI) Lucia Morselli avrebbe annunciato la querela del giornale «Il Fatto Quotidiano» ritenendo, a suo giudizio, gravemente diffamatorie le affermazioni, contenute nell'articolo pubblicato sul quotidiano il 29 maggio 2023 a firma del giornalista Carlo Di Foggia, inerenti al socio di maggioranza ArcelorMittal gestione di AdI;

   analoga denuncia di querela per diffamazione a mezzo stampa è stata avanzata dagli amministratori di AdI nei confronti del giornalista Gad Lerner, rinviato a giudizio, il quale, secondo l'azienda, avrebbe nella trasmissione radiofonica di Radio 3 – Prima Pagina – del 19 novembre 2021 ricostruito le vicende riguardanti l'ex Ilva in modo diffamatorio;

   quella della diffamazione a mezzo stampa, con la richiesta di esorbitanti risarcimento danni, rappresenta a giudizio dell'interrogante una ricorrente azione intimidatoria per colpire la libertà di stampa da parte di AdI, società che vede il coinvolgimento diretto dello Stato attraverso la partecipazione come socio di minoranza di Invitalia;

   il 20 ottobre 2022 si è svolta a Strasburgo la prima conferenza europea dedicata alla lotta alle querele strategiche contro la partecipazione democratica, comunemente note in italiano come querele bavaglio, o querele temerarie, indicate sempre più frequentemente con l'acronimo anglosassone Slapp (Strategic Lawsuits Against Public Participation);

   le Slapp rappresentano una grave limitazione alla partecipazione democratica e al diritto alla libertà d'espressione poiché privano il dibattito pubblico di voci che fanno luce su informazioni di pubblico interesse. L'obiettivo dichiarato di chi porta avanti un'azione temeraria nei confronti di giornalisti e attivisti che si occupano ad esempio di corruzione, abusi di potere e questioni ambientali, è quello di metterli a tacere, una minaccia al diritto alla libertà d'espressione e al diritto di cronaca –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritenga urgente chiedere conto alla amministratrice delegata di AdI delle reiterate azioni di querela nei confronti dei giornalisti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per garantire il principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione e, nello specifico, la libertà di stampa.
(3-00460)

Interrogazioni a risposta scritta:


   STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la scarsa manutenzione delle aree rurali e pedemontane, lacerate annualmente da eventi incendiari e calamitosi a ridosso del periodo estivo, costituisce problematica radicata nel territorio della regione Calabria, in particolar modo nella zona della «Costa Viola», caratterizzata da un ecosistema variegato messo ciclicamente a repentaglio dalla fragilità del territorio e dagli eventi meteorologici avversi, anche di modesta entità. Ad aggravio delle problematiche esistenti, gli enti preposti alla manutenzione e agli interventi risolutivi sono sempre tardivi nel porre in essere quanto necessario per assicurare alle comunità locali, sia nelle opere migliorative quanto nel ripristino dell'esistente;

   ciò accade anche per le problematiche giornaliere dei tanti cittadini che abitano nelle zone periferiche e che si trovano privati dei servizi fondamentali sempre più concentrati nei centri, a partire dalla sanità. Le amministrazioni sia locali che a scala più allargata spesso lasciano il problema aperto, e dopo l'emissione di divieti ed ordinanze, dimenticano di risolverlo attraverso opere definitive che eliminino il pericolo e ripristinino le condizioni di normalità. Così, spesso le popolazioni di interi Paesi per anni o sono tagliate fuori dal normale traffico o violano i divieti a proprio rischio e pericolo. Da diversi Paesi, per arrivare nei centri urbani più grandi, si devono percorrere il doppio di chilometri di quelli della strada dichiarata in pericolo. Anche da questi temi «passa» lo sviluppo del Mezzogiorno, meritevole di interventi infrastrutturali strategici sia per le aree che godono di maggiore visibilità ma anche e soprattutto per quelle periferiche che, altrimenti, verrebbero sostanzialmente escluse dal processo di sviluppo di cui si sta tanto discutendo negli ultimi anni;

   nel giugno 2021 si verificava nel territorio di Bagnara Calabra (RC), in località Solano, una caduta di massi dal costone roccioso sovrastante la strada provinciale 19 «SS18 Solano Inferiore - Solano Superiore – SS183» dal progr. 1+000 al progr. 4+000 a causa di un incendio, che hanno invaso la sede stradale determinandone la totale inutilizzabilità. Con ordinanza n. 22 del 23 giugno 2021 la Città metropolitana – Settore 11 viabilità disponeva, a tutela della sicurezza stradale e della pubblica incolumità, la chiusura del predetto tratto stradale e la deviazione dell'itinerario che dalla frazione Solano porta al comune di Bagnara Calabra, interessando la S.P. 20 nel tratto Ponte Covala – inn. SP2 per poi proseguire sulla SP2 verso frazione Pellegrina. In data 24 maggio 2023 l'amministrazione comunale di Bagnara Calabra veniva ricevuta presso gli Uffici della Città metropolitana al fine di discutere in merito a tale questione e sollecitare un intervento risolutivo urgente, stante l'urgenza e il persistente immobilismo dell'amministrazione metropolitana;

   l'amministrazione comunale ha espresso la propria preoccupazione per la ricaduta gravissima, i disagi e danni che riguardano la comunità locale e tutto l'hinterland, trattandosi di arteria di collegamento con una delle frazioni più periferiche nonché di importanza strategica in quanto accesso diretto alla zona aspromontana. La Città metropolitana di Reggio Calabria riferiva che a distanza di tre anni, non sussistono le condizioni per la revoca dell'Ordinanza numero 22 emessa il 23 giugno 2021 e che è in fase avanzata alla Stazione unica appaltante un finanziamento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'esecuzione dei lavori di: pulizia cunette, riattivazione opere idrauliche e disgaggio materiale, per un importo finanziato euro 134.000,00, lavori che non avranno inizio prima di settembre 2023. Veniva inoltre chiarito che per la messa in sicurezza della strada sono necessarie risorse maggiori;

   se il Governo anche in raccordo con la Città metropolitana di Reggio Calabria, intenda adottare le iniziative di competenza per una soluzione fattiva del problema, al fine di giungere alla rapida realizzazione delle opere finanziate e al ripristino delle condizioni di sicurezza e percorribilità della SP 20 nei suoi tratti che oggi si trovano in condizioni di pericolo.
(4-01114)


   ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della missione 1, componente 2, del PNRR relativamente alle reti ultraveloci, il 23 maggio 2023 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quello delle imprese e del made in Italy, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio delegato all'innovazione e Ferrovie dello Stato, al fine di favorire la diffusione di reti di nuova generazione, sia in fibra ottica sia in 5G, su tutto il territorio nazionale, valorizzando la capillarità dell'infrastruttura ferroviaria;

   tale protocollo prevede uno stanziamento fino a 550 milioni di euro per la realizzazione di una rete di ritorno in fibra ottica e radiomobile per il servizio 5G, con priorità lungo le tratte ferroviarie dell'alta velocità;

   il progetto, oltre a voler assicurare continuità nella copertura 5G lungo le linee ad alta velocità – anche nei tratti in galleria – così da migliorare la logistica e i servizi ai passeggeri, rientra nel più ampio piano di realizzazione di piattaforme digitali necessarie al monitoraggio predittivo delle infrastrutture del Paese e alla gestione dei flussi di dati;

   questo investimento risulta coerente con le finalità individuate dal PNRR che definisce la transizione digitale e una migliore connettività sull'intero territorio nazionale quali traguardi indispensabili ad un più efficiente e sostenibile sviluppo economico del Paese –:

   quali siano le modalità individuate dal protocollo per la realizzazione dell'infrastruttura digitale di cui in premessa, le tratte interessate, il cronoprogramma degli interventi e la data stabilita per la conclusione dei lavori.
(4-01116)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   in merito ai tempi di presentazione degli obiettivi collegati alla terza rata di finanziamento del Pnrr da 19 miliardi, l'Italia, come noto, ha ampiamente superato la data di scadenza fissata per il 31 dicembre 2022, tanto che la Commissione europea, ad oggi, si trova ancora a procedere alla sua valutazione. Una valutazione che può comportare ovviamente richieste di integrazione o correzione nel raggiungimento degli stessi obiettivi, con ulteriore impegno di tempo;

   visti gli accumuli di ritardo sopra descritti per la terza rata, appare concreto il rischio di non rispettare i tempi neanche per la presentazione alla Commissione dei 96 obiettivi del 2023 per un valore di 34 miliardi, di cui 27 target, del valore 16 miliardi, afferenti alla quarta rata e con scadenza il 30 giugno, e 69 target invece da raggiungere entro fine 2023;

   in questo quadro di ritagli sulle scadenze e di difficoltà a mantenere i ritmi stabiliti dalla Commissione, il Ministro interpellato e lo stesso Governo hanno manifestato, ormai da gennaio 2023, anche la volontà di richiedere all'Europa una revisione del Pnrr, a causa di imprecisate «circostanze oggettive». Tale approssimazione non consente di comprendere se le «circostanze oggettive» in questione siano rispondenti a quelle tipizzate dal Regolamento (UE) 2021/241, istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza e, dunque, legittimino realmente a una modifica del Piano. Risulta fondamentale infatti, comprendere quali siano le circostanze oggettive a cui fa riferimento l'Esecutivo, se abbiano effettivamente inciso sui ritardi attuali e se potenzialmente siano impattanti sul prosieguo dell'attuazione del Pnrr;

   sarebbe poi altrettanto opportuno conoscere quali siano le direttrici di questa annunciata revisione, prevista per il 31 agosto, ovvero quale parte e quali obiettivi il Ministro interpellato abbia intenzione di modificare. Ad oggi, non si sono avute notizie di proposte di riforma del Piano, né in termini di interventi specifici, né di titolarità delle risorse, né tanto meno si è fornito ai due rami del Parlamento un quadro di massima che dia in qualche modo evidenza di dati alla base di questa revisione;

   l'altro aspetto da rilevare è che la data del 31 agosto è solo il termine in cui la proposta di revisione verrà inviata alla Commissione: da quel momento in poi si attiva una specifica procedura, sancita all'articolo 21, comma 2, del Regolamento (UE) 2021/241 della durata di almeno tre mesi, con l'adozione di una nuova decisione di questo organo europeo. Questo significa che il nostro Paese per mettere a terra investimenti e progetti dovrà attendere ancora molto tempo, giacché sarà necessaria prima una nuova «taratura» del Piano a livello tecnico, poi il suo passaggio in Parlamento e, in ultimo, la sua valutazione da parte della Commissione europea con eventuali e possibili richieste di correzione;

   infine, l'emendamento presentato dal Governo al disegno di legge di conversione al decreto in materia di rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, volto a sottrarre il controllo concomitante della Corte dei conti sulle spese del Pnrr, appare agli interpellanti senza fondamento logico, anzi risulta un vulnus giuridico, perché impedisce ad un organo istituzionale di svolgere le funzioni cui è preposto e priva il Parlamento di una prospettiva terza e imparziale essenziale per la trasparenza dei processi connessi all'utilizzo di un volume così ingente di risorse. A parere degli interpellanti, l'eliminazione di tale controllo non consentirebbe di correggere in itinere eventuali errori di gestione del fondo Pnrr, con possibili più complicate conseguenze in un momento successivo;

   gli interpellanti ricordano che il controllo concomitante, ai sensi dell'articolo 22 del decreto-legge n. 76 del 2020, assume una sua grande utilità proprio in relazione ai principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell'economia nazionale;

   va considerato, infine, che è stata approvata recentemente una modifica alla governance del Pnrr fortemente voluta da questo Esecutivo, la cui realizzazione sta impiegando tempi troppo lunghi e in distonia rispetto al quadro e ai bisogni sopra rappresentati –:

   se le «circostanze oggettive» a cui si riferisce il Ministro interpellato nel motivare una revisione del Piano siano rispondenti a quelle sancite dal Regolamento (UE) 2021/241 e quali calcoli e previsioni siano stati effettuati per prevedere gli scostamenti dai target e milestones inizialmente individuati;

   se ad oggi siano state prodotte bozze di modifica del Piano e se la data del completamento di tale revisione al 31 agosto non sia tardiva tenuto conto della tempistica legata alla sua approvazione in Parlamento, a quella collegata alla procedura sancita all'articolo 21, comma 2, del Regolamento (UE) 2021/241, nonché considerati i ritardi acclarati sulle scadenze 2022, e quelle fortemente a rischio del 2023;

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza volta a rafforzare i controlli, al fine di favorire una corretta gestione in itinere del Piano e permettere di evitare censure successive da parte della Commissione europea, con ovvi aggravi sulla tempistica di erogazione delle risorse.
(2-00172) «Scerra, Bruno, Scutellà, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Cantone, Fede, Iaria, Traversi, Appendino, Cappelletti, Pavanelli, Todde, Baldino, Gubitosa, Pellegrini».

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con bando di concorso pubblico per titoli ed esami indetto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 13 agosto 2021, è stato disposto il reclutamento, a tempo determinato, di n. 500 unità di personale da inquadrare nell'area III, nei profili economico, giuridico, statistico-matematico, ingegneristico e ingegneristico gestionale da assegnare al Ministero dell'economia e delle finanze e alle amministrazioni centrali coinvolte nella realizzazione degli interventi previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   su 1.534 candidati risultati idonei al concorso, oltre la metà ha rinunciato alla chiamata, puntando su altri posti a tempo indeterminato o determinato ma più vicino a casa, oppure si è dimesso subito dopo aver preso servizio. Parliamo di 798 rinunce o dimissioni su 1.534. A concorso appena chiuso, nel gennaio 2022, avevano risposto in 383 su 500, poi rimpiazzati dagli idonei. A dicembre 2022 la Corte dei conti ne contava 366;

   da quanto si apprende da organi di stampa dall'inizio del 2023 ben 150 profili selezionati avrebbero comunicato di voler abbandonare le rispettive sedi di lavoro ministeriali per migrare verso posizioni con contratti più stabili a tempo indeterminato;

   l'incertezza sul futuro di questi professionisti, che lavorano anche 12 ore nelle fasi di scadenza semestrale di verifica del Pnrr, sta determinando un esodo di massa del personale con grave ripercussione per le unità di missione del Pnrr delle diverse amministrazioni;

   nonostante ripetute rassicurazioni sulla loro stabilizzazione, fatta già dal precedente Governo, il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune», non avrebbe stanziato le necessarie risorse per le amministrazioni che non possono procedere in tal senso –:

   se i Ministri interrogati sono a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti, ciascuno per le proprie competenze, intendano adottare, anche in considerazione della piena funzionalità di tutte le unità di missione del Pnrr, per garantire la permanenza di questi professionisti, anche attraverso un effettivo processo di stabilizzazione che dia loro una certezza sul proprio futuro lavorativo.
(4-01124)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in questi mesi i territori dell'intera Puglia, e in particolare l'alto Tavoliere, sono stati interessati da forti piogge torrenziali che hanno compromesso irrimediabilmente il raccolto del comparto vinicolo e frutticolo;

   nel mese di maggio 2023 sono caduti quasi 1200 millimetri di pioggia in 34 comuni pugliesi;

   ci si trova di fronte all'ennesima catastrofe ambientale che interviene fortemente sulla vita dei cittadini, impoverisce l'economia e rischia di mettere sul lastrico famiglie ed imprese;

   le precipitazioni, le forti raffiche di vento e l'alta umidità associata alle nebbie, stanno mettendo a dura prova le imprese agricole del settore frutticolo, con rilevanti e irrimediabili danni alle varietà precoci delle ciliegie, a partire da Bisceglie, ma anche a Conversano e Turi, fino ad arrivare a Castellaneta nel Tarantino e a Foggia;

   questo andamento climatico favorisce anche lo sviluppo della monilia delle drupacee (patologia provocata da diversi miceti) che può causare gravi danni alle piante, vista l'impossibilità di entrare nei terreni per gli interventi di irrorazione contro lo sviluppo di questi miceti;

   i campi di foraggio, per effetto delle abbondanti piogge, si stanno allettando, è a rischio la fioritura degli uliveti e le colture viticole da vino per gli attacchi di Peronospora, anche in questo caso di difficile controllo per le difficoltà di accesso nei terreni per gli interventi fitosanitari;

   gli effetti più evidenti in queste ore, però, sono sulle ciliegie, soprattutto sulle primizie, quelle che maturano per prime e in questi giorni avrebbero dovuto completare il ciclo di coltivazione con la raccolta e che in larga parte sono andate irrimediabilmente perdute;

   il presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani ha dichiarato che, nelle zone in cui la pioggia continua a cadere da giorni, frutteti e campi sono resi impraticabili dal fango e ciò impedisce agli agricoltori anche di effettuare quegli interventi che sarebbero necessari per porre almeno in parte rimedio allo sviluppo di muffe e di altre fitopatologie causate da acqua in sovrabbondanza e umidità;

   come evidenzia Coldiretti Puglia, l'ondata di maltempo ha provocato anche frane e alluvioni in una regione dove 9 comuni su 10, pari all'89 per cento del totale, sono a rischio idrogeologico, anche per effetto del cambiamento climatico che aggrava lo stato di salute di un territorio già molto fragile per la cementificazione e l'abbandono;

   sempre secondo Coldiretti Puglia, l'eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che nel 2023 rischiano di essere superiori ai 6 miliardi stimati per lo scorso anno –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, anche attraverso la convocazione di un tavolo tecnico con regione, enti locali e associazioni di categoria, per quantificare i danni al comparto agricolo causati dalle eccezionali precipitazioni che si sono abbattute sull'alto Tavoliere e sull'intera regione Puglia e fornire adeguati sostegni alle famiglie e alle imprese danneggiate.
(4-01125)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI, CASASCO, POLIDORI e TENERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) è lo strumento con cui gli Stati membri identificano politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi energia e clima al 2030;

   entro giugno 2023 gli Stati sono chiamati ad inviare alla Commissione europea l'aggiornamento del proprio Pniec con orizzonte 2020-2030;

   la presentazione del Pniec è un obbligo derivante dal regolamento europeo (UE) 2018/1999 sulla governance dell'Unione dell'energia;

   il 10 marzo 2023 si è raggiunto un accordo fra i co-legislatori (sarà votato prossimamente sia in plenaria del Parlamento europeo che al Consiglio Ue) su un testo condiviso relativo alla modifica della direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili RED;

   tra i punti salienti della proposta di accordo vi è la quota di energie rinnovabili nel consumo energetico complessivo dell'Ue, che viene innalzata al 42,5 per cento entro il 2030. La proposta di accordo prevede inoltre che gli Stati membri devono garantire collettivamente una riduzione del consumo finale di energia dell'11,7 per cento entro il 2030;

   il Pniec predisposto nel 2019 appare superato quanto meno in tre punti: la quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi che è stata innalzata, l'eccessivo sbilanciamento sulla produzione elettrica da fonte rinnovabile eolica e fotovoltaica, la poca chiarezza sui costi;

   più volte è stata segnalata la necessità di considerare l'apporto che le rinnovabili termiche possono dare al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030. In particolare mediante l'utilizzo delle biomasse si può puntare ragionevolmente all'obiettivo nel 2030 di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, pari a circa 146 Gigawatt di potenza installata, rispetto ai 7,4 Mtep previsti dall'attuale formulazione del Pniec;

   per quanto riguarda i costi, nei precedente Pniec questi erano evidenziati in una tabella a pagina 287 e assommano (periodo 2017-2030, cumulati politiche correnti-Pniec) a 1.194 miliardi di euro, senza ulteriori specificazioni sul chi sosterrà e sul come saranno sostenuti tali investimenti;

   la decrescita economica non è un'opzione. Nel 2020 nel picco della pandemia l'attività industriale in alcuni Paesi è scesa anche del 20-30 per cento, ma le emissioni solo del 5 per cento –:

   se non ritenga opportuno, in sede di revisione del Pniec, considerare sia il maggior apporto che le biomasse possono recare al raggiungimento degli obiettivi europei, sia la necessità di esplicitare con la massima evidenza possibile costi e impatti su famiglie e imprese della transizione green.
(5-00945)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa, nel borgo storico di Fiorenzuola di Focara, nel comune di Pesaro, l'operatore Iliad sarebbe stato autorizzato all'installazione di un'antenna per la telefonia 5G nel Parco naturale di San Bartolo, sollevando forti proteste da parte di comitati, associazioni ed operatori turistici del territorio;

   sebbene per l'installazione dell'antenna (di circa 30 metri) sia stata dichiarata la pubblica utilità, l'ubicazione della stessa a poca distanza dal borgo storico, rischia di produrre un grave impatto paesaggistico ed ambientale, pregiudicando il recente riconoscimento di «Borgo Ospite» fra i borghi più belli d'Italia;

   nonostante l'alta rilevanza paesaggistica del Parco naturale regionale di San Bartolo e l'importanza del borgo storico di Fiorenzuola di Focara per il turismo locale, risulta che la Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali e lo stesso ente parco si sarebbero espressi favorevolmente all'impianto –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a verificare la compatibilità paesaggistica dell'antenna 5G installata nel borgo di Fiorenzuola di Focara, all'interno del parco naturale di San Bartolo, anche valutando la possibilità di farsi promotori di una diversa localizzazione dell'impianto, nonché a verificare le ragioni del parere favorevole all'impianto rilasciato dalla Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali e dall'Ente parco.
(4-01117)

CULTURA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   il 9 settembre 1943 a Salerno sono sbarcati 200.000 alleati, facendo diventare il capoluogo campano luogo simbolo della Seconda Guerra Mondiale, evento che ha portato la città di Salerno a divenire la prima capitale dell'Italia post-fascista;

   nel 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del 69° anniversario dello sbarco di Salerno, ha preso parte all'inaugurazione del museo dello sbarco e Salerno Capitale;

   il museo, nato dalla volontà dell'Associazione Parco della Memoria della Campania, raccoglie oltre 200 reperti storici tra materiale e divise belliche, e nel corso degli anni è divenuto polo attrattivo per prestiti inter-museali ed istallazioni, tra cui un vagone utilizzato per la deportazione di italiani ebrei ad Auschwitz. La regione Campania in data 28 settembre 2012, in occasione dell'allestimento del museo, ha concesso l'immobile dell'Aula magna sita in via Clark presso l'edificio A, in affitto per un anno tacitamente rinnovabile;

   il museo ha valore non solo locale, bensì nazionale: tra gli altri eventi in collaborazione si ricorda anche la partecipazione alla rubrica sui musei non statali del TG2;

   il museo si sostiene interamente mediante il contributo volontario per l'accesso alle mostre e con le risorse proprie e degli associati; non ha, né ha mai avuto accesso a fondi o elargizioni regionali;

   il museo versa in condizioni di precarietà economica, soprattutto a causa delle norme da contingentamento dovute alla crisi pandemica COVID-19, che rendono difficile il sostentamento del museo ed il pagamento dei lavoratori, con il risultato di dover continuare a mantenere orari di apertura ridotti;

   in data 30 maggio 2023 la regione Campania, attraverso il sollecito di pagamento indirizzato al presidente del Parco della Memoria e firmato dal dirigente staff n. 91, ha intimato il pagamento di 9.020,16 euro per i locali del museo, specificando che: «l'immobile è occupato senza titolo e che se l'Associazione intende detenerlo è necessario procedere alla regolarizzazione dell'occupazione mediante stipula di un nuovo contratto»;

   il museo versa in tali condizioni di abbandono da parte dell'ente regionale da non giustificare la richiesta degli arretrati. Per opportuna memoria si ricorda che, per volontà regionale, il museo è stato costretto a rinunciare agli spazi esterni in quanto in condizione di abbandono e degrado e che gli spazi interni necessitano di urgente manutenzione in quanto mettono a rischio i reperti. La manutenzione, per altro, era stata avviata dall'Associazione stessa;

   il museo risulta di importanza fondamentale per il comparto turistico-culturale per il patrimonio storico ivi contenuto, che ogni anno attrae numerosi ed entusiasti turisti, nonché scolaresche provenienti da tutta la regione;

   è fondamentale pertanto valorizzare e non abbandonare un luogo storico così rilevante per la memoria del nostro Paese –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto sopra espresso e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per salvare un museo di rilevanza storica non solo regionale, ma anche nazionale.
(2-00171) «Lupi, Bicchielli».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 161 dell'11 aprile 2023, il Governo adotta le «Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d'uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali»;

   il decreto, come segnalato dalle associazioni di settore generalizza l'applicazione di tariffe sulla pubblicazione di immagini di beni culturali in qualsiasi prodotto editoriale, danneggiando la pubblicazione degli esiti di ricerche sul patrimonio culturale;

   inoltre, il decreto contiene un ulteriore vincolo per il quale «indipendentemente dal canone la concessione è comunque subordinata alla previa verifica (...) ai sensi dell'articolo 20 del codice dei beni culturali e del paesaggio (...)»;

   si osserva, a tal proposito, che il riferimento all'articolo 20, ad avviso degli interroganti, sarebbe incostituzionale, in quanto il divieto della distruzione e della destinazione di beni culturali ad usi «non compatibili con il loro carattere storico o artistico» può essere fatto valere per le concessioni d'uso degli spazi e per l'uso fisico dei beni culturali, ma non per le riproduzioni;

   sottoporre a controllo l'uso sociale delle riproduzioni del patrimonio pubblico costituirebbe una violazione delle libertà costituzionali di espressione e di ricerca;

   il decreto, inoltre, disattende le ultime linee guida adottate dall'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale nell'ambito del Piano nazionale per la digitalizzazione nel giugno 2022, e la previsione di gratuità di immagini di beni culturali;

   la Corte dei conti, nella deliberazione 12 ottobre 2022, n. 50/2022/G, pone in evidenza come «(...) le trasformazioni che il digitale ha prodotto invitano ad abbandonare i tradizionali paradigmi “proprietari”, in favore di una visione del patrimonio culturale più democratica aggiungendo che forme di ritorno economico della singola immagine appaiono anacronistiche (...)»;

   le associazioni del settore da anni fanno ripetutamente appello ai princìpi della Convenzione di Faro per sottolineare l'esigenza di favorire le condizioni per la più ampia riutilizzabilità di dati e immagini del nostro patrimonio culturale –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare un confronto che, coinvolgendo le parti interessate, giunga ad individuare i correttivi necessari a favorire le condizioni per la più ampia riutilizzabilità di dati e immagini del nostro patrimonio culturale, anche nel rispetto delle predette linee guida per l'acquisizione, la circolazione e il riuso delle riproduzioni dei beni culturali in ambiente digitale, adottate dall'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale del Ministero della cultura nell'ambito del Piano nazionale per la digitalizzazione nel luglio 2022.
(5-00951)


   AMATO, ORRICO, CASO e CHERCHI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nella XVIII legislatura è stata emanata la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo», che delega il Governo ad emanare, entro nove mesi dalla sua pubblicazione, tutta una serie di decreti legislativi;

   la legge delega di riforma dello spettacolo si pone come obiettivo quello di riordinare la normativa del settore, inserendo una serie di misure di sostegno per i lavoratori, anche tenendo conto del carattere discontinuo della loro professione;

   la legge interviene in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche e degli enti lirici, nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche;

   la legge interviene altresì, in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, ivi compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo, nonché per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità;

   la legge, inoltre, prevede l'istituzione del registro nazionale dei professionisti operanti nel settore dello spettacolo presso il Ministero della cultura;

   questi citati sono solo alcuni degli aspetti su cui incide la legge, ma al momento, per l'attuazione della riforma dello spettacolo, ancora non è stato emanato alcun provvedimento attuativo;

   vero è che la legge di conversione del decreto-legge cosiddetto mille proroghe (decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198) ha portato da 9 a 24 mesi dalla pubblicazione della legge il termine entro il quale esercitare la delega, compromettendo di fatto la rapida operatività delle misure;

   molti e molto importanti sono gli ambiti sui quali il Governo dovrà intervenire, ad esempio e non da ultimo la nuova indennità di discontinuità per i lavoratori del settore, sulla quale è intervenuta anche l'ultima legge di bilancio –:

   quale sia lo stato dell'arte dei decreti attuativi della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo», con particolare riferimento all'attuazione dell'indennità di discontinuità, ai contratti di lavoro nel settore dello spettacolo e all'istituzione del registro nazionale dei professionisti operanti nel medesimo settore.
(5-00952)


   GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta legge «Ronchey» (legge n. 4 del 1993) è stata concepita con l'intento di dare in gestione a imprese private i cosiddetti «servizi aggiuntivi» dei musei; il decreto legislativo n. 4 del 2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio ha ampliato queste fattispecie;

   se l'intento era favorire la concorrenza e offrire un servizio migliore agli utenti, nei fatti tali innovazioni hanno determinato per migliaia di lavoratori l'instaurarsi di contratti precari con retribuzioni molto basse;

   nel 2005 e poi nel 2013 la Corte dei conti aveva evidenziato che il 90 per cento dei servizi museali era in mano a 8 società concessionarie, a riprova del fatto che una vera concorrenza ancora non fosse stata raggiunta, e la necessità di indire nuove gare con criteri trasparenti;

   da tempo i lavoratori dei servizi museali lamentano come queste realtà private applichino anche alle mansioni di accoglienza, bookshop e biglietteria il contratto «Multiservizi» o addirittura quello per i servizi fiduciari – con una paga netta oraria di circa 4 euro – anziché il contratto collettivo nazionale di Federculture, da poco rinnovato, che prevede una retribuzione di 8,50 euro;

   all'interno di un sistema concessionario che garantisce ai privati introiti notevoli, i lavoratori spesso si vedono negate le indispensabili tutele, con l'applicazione di contratti a chiamata per lavori di fatto full time;

   il Tar di Milano con sentenza 2075 del 2019 ha chiarito che il Ccnl «Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari» non è coerente, per ambito tematico, con l'appalto per la gestione integrata dei servizi di vendita e prevendita di titoli di ingresso, visite guidate, eccetera nell'ambito del servizio di gestione dei musei civici;

   il problema è talmente diffuso – si stima che gli esternalizzati siano il 60 per cento degli addetti ai musei, con l'effetto di avere nella stessa realtà lavoratori con mansioni analoghe ma condizioni contrattuali differenti – che nel 2019 è nata l'associazione «Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali», la quale ha presentato alla Camera i preoccupanti risultati di una propria inchiesta sulla questione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire ai lavoratori esternalizzati dei musei maggiori tutele e stabilità contrattuali, garantendo l'applicazione del Ccnl Federculture ed evitando che società concessionarie si aggiudichino i bandi con gare al massimo ribasso.
(5-00953)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da una nota della Filcams Cgil del 12 maggio 2023 si apprende che il Ministero della cultura ha comunicato alle cooperative che gestiscono i servizi di biglietterie dei musei che, nell'arco di qualche mese, il rapporto concessorio in essere tra le cooperative e lo stesso Ministero sarà sostituito dalla nuova piattaforma pubblica «Ad Arte», che gestirà direttamente la prenotazione e la vendita degli ingressi ai musei da mobile e web;

   l'applicazione sostituirà tutti i lavoratori e le lavoratrici dei servizi di biglietteria di 43 istituti autonomi determinando conseguenze pesantissime sul fronte occupazionale;

   gli addetti alle biglietterie dei musei, che da tempo rivendicano contratti più pertinenti al loro ruolo e compensi più giusti, si ritrovano da un giorno all'altro e senza che il Ministero abbia preventivamente consultato o informato le organizzazioni sindacali, senza alcuna prospettiva occupazionale;

   le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno più volte richiesto un incontro al Ministro interrogato, senza tuttavia ricevere una risposta;

   pur nella consapevolezza dell'importanza del processo di digitalizzazione nell'ambito museale, l'iniziativa del Ministero della cultura di sostituire centinaia di lavoratori e lavoratrici con una app diventa un ulteriore elemento di precarizzazione per gli addetti e non un'occasione di modernizzazione ed espansione del settore in un'ottica di salvaguardia del quadro occupazionale complessivo, che deve invece essere tutelato;

   l'eliminazione delle biglietterie inoltre avrebbe una ricaduta negativa generale per tutte le aziende che hanno comunque in appalto gli altri servizi museali – accoglienza, didattica e bookshop – e che proprio dall'attività delle biglietterie ricavano le risorse economiche per sostenerli;

   preme sottolineare dunque che l'abolizione delle biglietterie potrebbe produrre un numero di esuberi superiore a quello degli addetti direttamente coinvolti;

   con l'interrogazione a risposta scritta 4-00291, nel mese di gennaio 2023 l'interrogante aveva già denunciato quanto sta accadendo alla concessione Parco archeologico del Colosseo, che ha visto andare a bando i soli servizi di biglietterie del Colosseo e la comunicazione di cessazione per tutti i servizi negli altri siti per segnalare il rischio della mancata continuità del rapporto di lavoro per i numerosi lavoratori coinvolti da tale scelta –:

   se non ritenga urgente un confronto con le organizzazioni sindacali di categoria, per individuare delle soluzioni occupazionali alternative per il personale già impiegato nelle cooperative che gestiscono i servizi di biglietteria, così da garantire continuità occupazionale alle centinaia di lavoratrici e lavoratori coinvolti.
(5-00954)


   AMORESE, MOLLICONE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, ROSCANI e PERISSA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   apertura gratuita dei musei e parchi archeologici statali ha rilevato un enorme successo, tanto che sui social media sono apparse diverse foto di file di persone in coda;

   si è trattato di un grande momento di unità nazionale che si è scelto di onorare anche nel nome di uno dei caratteri originali dell'Italia: il suo patrimonio culturale;

   nei recenti giorni di apertura gratuita gli italiani hanno sperimentato l'opportunità di riconoscersi nel proprio patrimonio culturale identitario e i turisti hanno potuto godere di una straordinaria occasione all'insegna dell'arte e dell'archeologia italiana;

   la fruizione museale si sviluppa fra pre-esperienza, esperienza e post-esperienza –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per la valorizzazione delle aperture gratuite dei musei e l'innovazione dell'esperienza museale.
(5-00955)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ASCARI, D'ORSO, CAFIERO DE RAHO, GIULIANO e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2013 il Parlamento ha ratificato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica;

   nella XVIII legislatura, durante i «Governi Conte», la legge n. 69 del 2019, cosiddetto «codice rosso», ha modificato il codice penale e di procedura penale, per inasprire la repressione penale della violenza domestica e di genere. Dal punto di vista finanziario, è stato adottato il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, con ingenti stanziamenti a tal fine;

   il codice rosso ha avuto un significativo impatto sull'organizzazione degli uffici giudiziari del Paese. Secondo il Grevio, questo ha «contribuito allo sviluppo di un quadro legislativo solido e in linea con i requisiti della Convenzione in termini di rimedi di diritto civile e penale a disposizione delle vittime di violenza»;

   occorre fare un passo ulteriore rispetto alla riforma del 2019, per rendere più efficiente e funzionale il contrasto alla violenza di genere;

   i più recenti casi di cronaca ci restituiscono una realtà sempre più allarmante, che impone un'attenzione maggiore da parte di questo Governo, in termini di prevenzione e deterrenza, per impedire che si verifichino nuovamente simili episodi a danno delle donne;

   nel 2022 sono aumentati i casi di omicidio: su 319, 125 sono donne (+12 per cento rispetto al 2019), 68 uccise da un partner o ex partner;

   il gruppo MoVimento 5 Stelle ha proposto un intervento normativo (atto Camera n. 603, Ascari) che, introducendo, all'articolo 384 del codice di procedura penale, il comma 1-bis, contempla un nuovo strumento a disposizione del pubblico ministero: il fermo di indiziato per maltrattamenti contro familiari e conviventi e per atti persecutori, disposto anche al di fuori dei casi di flagranza con decreto motivato, quando vi sia il concreto rischio di reiterazione delle violenze, che pone in grave pericolo la vita o l'integrità fisica o psichica della persona offesa, quando non è possibile attendere il provvedimento del giudice;

   la gravità di cui sono espressione le condotte di violenza consumate all'interno dell'ambiente familiare, nonché il pericolo di reiterazione, giustificano l'eccezionalità di un tale strumento, necessario per arginare un comportamento dal rilevante disvalore sociale –:

   quali interventi, anche normativi, il Governo intenda assumere per porre un argine concreto al dilagante e preoccupante fenomeno dei femminicidi, attribuendo all'autorità giudiziaria strumenti più incisivi di contrasto e ulteriori rispetto a quelli già previsti, come la possibilità di adottare provvedimenti restrittivi della libertà in casi di urgenza, da attivare al primo segnale di allerta proveniente da fattori sintomatici di pericolo.
(3-00456)


   ENRICO COSTA, D'ALESSIO, DEL BARBA, GADDA, GRIPPO e MARATTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a fine aprile 2023 il Vice Ministro Sisto ha annunciato la presentazione di un disegno di legge governativo sulla separazione delle carriere «nella seconda parte del 2023, probabilmente dopo l'estate»; da allora, il tema non è stato più inserito all'ordine del giorno della Commissione affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera dei deputati;

   si attendono ancora i decreti legislativi di attuazione della legge delega n. 71 del 2022 sul Consiglio superiore della magistratura; in sede di risposta a un'interrogazione a risposta immediata svoltasi in Aula presso la Camera dei deputati a fine febbraio 2023 il Ministro interrogato aveva annunciato di voler adottare dei correttivi e anticipato di non poter assicurare il rispetto del termine di giugno 2023, termine che è stato poi effettivamente spostato a dicembre 2023 con un emendamento al «decreto-legge PNRR»;

   se ancora non si ha contezza dei correttivi che il Ministero intende proporre, le bozze di emendamento in materia di «fuori ruolo» al Ministero della giustizia che il Governo aveva predisposto (ma non presentato) al decreto-legge sulle assunzioni nella pubblica amministrazione lasciano supporre che la direzione verso cui si intende procedere sia opposta rispetto ai principi che ispirano la «delega Cartabia», nonché alle stesse linee programmatiche illustrate dal Ministro interrogato al Parlamento;

   da mesi si rincorrono le anticipazioni sulla stampa sui contenuti del disegno di legge che dovrebbe toccare diversi temi di particolare importanza per il sistema giustizia (abuso d'ufficio, traffico di influenze, intercettazioni, custodia cautelare, impugnazioni, avviso di garanzia); le Commissioni parlamentari competenti attendono da tempo l'iniziativa legislativa del Governo al fine di coordinarla con l'iniziativa parlamentare;

   il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ha sempre avuto un atteggiamento costruttivo in materia di giustizia, fondato su pilastri essenziali, quali, tra gli altri, la riforma costituzionale in materia di separazione delle carriere, la piena attuazione della riforma del Consiglio superiore della magistratura – in particolare su temi quali la valutazione delle toghe, la riduzione dei «fuori ruolo» e i limiti alle porte girevoli tra politica e magistratura – il ripristino della prescrizione sostanziale –:

   quali siano i tempi e i temi specifici che verranno toccati dall'iniziativa legislativa del Ministro interrogato, con particolare riferimento alla separazione delle carriere, all'esercizio della delega in materia di Consiglio superiore della magistratura e al disegno di legge di prossima presentazione.
(3-00457)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MASCHIO, VARCHI, BUONGUERRIERI, DONDI, PALOMBI, PELLICINI, POLO, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni non vi è apertura di anno giudiziario che non faccia riferimento alla carenza di personale amministrativo all'interno delle procure della Repubblica e dei tribunali italiani, una mancanza ormai cronica con cui gli uffici giudiziari di tutta la nazione convivono da diverso tempo;

   il personale amministrativo svolge un ruolo fondamentale all'interno degli uffici giudiziari, occupandosi della gestione delle pratiche, dell'organizzazione degli archivi e della preparazione delle udienze, configurandosi a tutti gli effetti come un vero e proprio strumento di supporto al lavoro compiuto dai magistrati;

   secondo i dati a disposizione, in alcune aree l'assenza di coperture negli uffici giudiziari tocca persino il 60 per cento, numeri in negativo che hanno un impatto fortissimo sull'efficienza e sulla qualità dei servizi offerti dalla giustizia e che contribuiscono a rallentare in maniera significativa l'intera macchina giudiziaria;

   a tal proposito, emblematico è quanto accaduto nel mese di agosto 2022 in alcune procure della Repubblica, ad esempio in quelle di Piacenza e di Nocera Inferiore, dove la mancanza di personale ha addirittura costretto i procuratori a disporre la chiusura di alcuni uffici;

   la carenza di personale amministrativo all'interno degli uffici giudiziari, dunque, è un problema che interessa senza distinzioni tutto il territorio nazionale e che necessita di un rapido intervento: a causa di tali mancanze, gli uffici giudiziari rischiano davvero una grave paralisi, con ripercussioni che ricadono in primis sui cittadini, i quali, vista la gravità della situazione in atto, molto spesso scelgono di rinunciare ad esercitare il loro diritto alla giustizia, perdendo sempre più fiducia nel sistema in questione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di arginare il problema della carenza di personale amministrativo all'interno delle procure della Repubblica e dei tribunali, garantendo ai cittadini e agli avvocati il pieno esercizio del diritto alla giustizia e ottimali condizioni di lavoro al personale amministrativo.
(3-00458)

Interrogazione a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nella giornata del 30 maggio 2023 un detenuto di 41 anni originario di Avezzano, Luca Maiorano, si è tolto la vita impiccandosi all'interno della sua cella della casa circondariale di Pescara;

   il gravissimo episodio che ha portato alla ennesima morte per suicidio richiama l'attenzione ai diritti dei detenuti e alle condizioni di salute, anche psichiche di chi è in carcere. Condizioni che non possono essere ignorate;

   stando a quanto riportato dai media, in seguito alla scoperta del suicidio è scoppiato il caos tra i detenuti nella stessa sezione giudiziaria in cui è avvenuto il gravissimo episodio. È stato necessario richiamare in servizio tutti gli agenti della polizia penitenziaria per riportare la situazione alla normalità ed evitare che la protesta si allargasse a tutti i detenuti della casa circondariale;

   è stato addirittura richiesto un supporto esterno di carabinieri e polizia che hanno circondato il carcere temendo il peggio;

   la casa circondariale di Pescara è ubicata in una zona abitata della città e quindi il tema della sicurezza è particolarmente sentito non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nel tessuto cittadino. È nota la criticità riguardante l'altezza delle mura di cinta che dovrebbe essere oggetto di un intervento di innalzamento;

   secondo i dati riportati da Antigone la capienza di detenuti al 30 aprile 2023 è di 278 unità, mentre i presenti sono 366; i detenuti affetti da disagio psichico e che assumono regolarmente stabilizzanti dell'umore sono circa 60 mentre gli agenti in servizio effettivo sono 115 rispetto ai 167 previsti;

   si fa presente, altresì, che il personale di polizia penitenziaria, attraverso i propri sindacati, da tempo ripete che ci sono problematiche sia legate alla grave carenza di organico sia alle criticità infrastrutturali nella casa circondariale di Pescara;

   a giudizio dell'interrogante è necessario un intervento in tempi brevissimi del Governo al fine di sanare la carenza di personale e adattare la struttura carceraria alle esigenze emerse, anche al fine di tutelare i cittadini del quartiere San Donato di Pescara che vivono a ridosso della struttura detentiva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire il diritto alla salute dei detenuti con particolare riguardo al disagio psichico dei detenuti;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte sia alla carenza cronica di personale di polizia penitenziaria sia alla nota inadeguatezza strutturale della casa circondariale di Pescara.
(4-01112)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI e MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, il gruppo automobilistico Stellantis avrebbe rivolto ai propri fornitori italiani l'invito a seguire la società in Algeria, uno dei mercati emergenti in cui il gruppo intende investire al fine di aumentare la propria presenza e competitività;

   Stellantis ha già avviato la produzione di alcuni modelli in Algeria, tra cui la Peugeot 208 e la Citroen C3, e avrebbe in programma di ampliare la gamma con altri veicoli; pertanto, intenderebbe dotarsi di una rete di fornitori locali che possano garantire qualità e costi contenuti;

   allo scopo di favorire le collaborazioni tra le aziende italiane e algerine, creando delle joint venture o delle filiali, si è svolto a Torino il Forum economico promosso dall'Anfia (l'Associazione italiana della filiera automobilistica) e dalla ambasciata dell'Algeria: all'incontro erano presenti una delegazione di imprenditori algerini, guidata dal Ministro dell'industria e della produzione farmaceutica dell'Algeria, il Viceministro del Ministero delle imprese e del made in Italy, il Ceo di Fiat e Global CMO di Stellantis e l'assessora alle Attività produttive del comune di Torino;

   Stellantis avrebbe assicurato che non si tratta di una delocalizzazione, ma di una diversificazione della produzione; tuttavia, appare evidente che fra le ragioni di tale scelta vi siano la disponibilità di manodopera a basso costo, possibili agevolazioni fiscali, nonché «buone condizioni competitive grazie a un costo dell'energia più basso rispetto all'Europa e al Nord Africa»;

   il gruppo avrebbe ribadito l'impegno a mantenere e rafforzare i suoi stabilimenti italiani, ma al momento non vi sono sufficienti certezze in tal senso;

   il 2 giugno 2023, una rappresentanza sindacale della Fiom-Cgil si è recata a Parigi, presso lo stabilimento Stellantis di Poissy, con una delegazione di cento lavoratrici e lavoratori di Stellantis, provenienti da tutti gli stabilimenti del gruppo, per chiedere alla proprietà garanzie occupazionali, migliori condizioni e investimenti sulla transizione industriale;

   i rappresentanti sindacali denunciano una mancanza di confronto e il peggioramento delle condizioni di lavoro in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis;

   ad aggravare il quadro di incertezza, oltre 7 mila esodi incentivati dal 2021 a oggi, senza la previsione di ingresso di giovani lavoratori e lavoratrici;

   le problematiche si estendono altresì alla componentistica, penalizzata in Italia dai bassi volumi, in un momento in cui sarebbero necessari forti investimenti;

   il settore automotive italiano vive da tempo una significativa perdita di volumi, fermi sotto la soglia del milione di veicoli considerata fisiologica per tenere in piedi la filiera italiana;

   lo scorso anno, le auto prodotte in Italia sono state 473 mila, con un dimezzamento dei volumi nell'ultimo decennio;

   Paesi come la Spagna (con 1,7 milioni di auto prodotte nel 2022) e l'Inghilterra (con 764.854 auto prodotte nello stesso anno), in assenza di un car maker di riferimento, presentano comunque volumi decisamente più alti di quelli italiani;

   appare evidente come il gruppo abbia spostato il baricentro della produzione e dei nuovi progetti dall'Italia ad altri Paesi (Polonia, Turchia e Spagna per esempio), come sembrano dimostrare anche le intenzioni manifestate in merito all'Algeria;

   il settore automotive italiano attraversa da più di un decennio una conseguente crisi produttiva che ha generato un crollo occupazionale in tutto il settore e nell'indotto, mentre stenta a venire avviata la transizione all'elettrico e l'uscita dal termico;

   non vi sono investimenti nel settore delle batterie elettriche, mentre solo pochi giorni fa Acc (joint venture fra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies) ha inaugurato a Billy-Berclau Douvrin, in Francia, la sua prima gigafactory –:

   se i Ministri interrogati non intendano avviare urgentemente un'interlocuzione con il gruppo Stellantis, al fine di ottenere garanzie in merito agli investimenti e ai piani produttivi, alla garanzia dei livelli occupazionali e all'impegno nella transizione industriale verso l'elettrico.
(4-01118)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   MACCANTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il numero degli incidenti automobilistici che si verificano annualmente sulle strade urbane ed extraurbane del nostro Paese, malgrado i diversi tentativi di ridurne la portata, non accenna a diminuire in misura significativa;

   i dati contenuti nel recente rapporto sull'incidentalità nei trasporti stradali fanno emergere la necessità di interventi immediati e innovativi sul tema della sicurezza stradale e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta promuovendo una serie di misure volte ad affrontare in modo organico la questione;

   in particolare, è già stato firmato un decreto, dopo un vertice sulla sicurezza stradale con i Ministri dell'interno e dell'istruzione e del merito con il Capo della Polizia di Stato, che stanzia 13,5 milioni di euro per la sicurezza stradale, in particolare per tutelare i pedoni;

   è stato già annunciato che si tratta di un preliminare tassello di una più ampia strategia di contenimento che prevede ulteriori interventi per potenziare gli strumenti di sicurezza stradale e ridurre il drammatico numero degli incidenti;

   i dispositivi elettronici di controllo della velocità (autovelox), ad esempio, sono strumenti utili per cercare di limitare i danni e gli incidenti; tuttavia, anche rispetto a quanto emerso dagli organi di stampa nelle ultime settimane, occorre evitare che si trasformino in una vessazione per gli automobilisti, che spesso, oltre alle buche, alle strade dissestate, alla mancanza di cartelli, incorrono in pesanti contravvenzioni e sanzioni a causa di sistemi di controllo disseminati nei punti meno opportuni;

   ormai da 13 anni si attende il decreto attuativo che disciplini l'uso di tali dispositivi e ne impedisca un utilizzo distorto –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per regolare l'utilizzo degli autovelox nonché per potenziare gli strumenti di sicurezza stradale e arginare il drammatico aumento degli incidenti e delle vittime della strada.
(3-00450)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 3 giugno 2023 il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori (Codacons) ha pubblicato un'analisi dei dati comunicati dai comuni italiani, secondo cui nell'anno 2022 si è registrato un aumento del 37 per cento delle sanzioni amministrative pecuniarie dovute a violazioni del codice della strada;

   ancora il 3 giugno 2023, il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha dichiarato: «La ripresa della circolazione delle auto dopo il periodo della pandemia ha sicuramente inciso sul forte aumento delle sanzioni, ma i dati dimostrano come permangano gravi criticità circa l'uso degli autovelox»;

   il comune di Milano è risultato essere il primo comune per incassi da sanzioni amministrative pecuniarie dovute a violazioni del codice della strada, per un totale di 151,5 milioni di euro. Il secondo comune per volume di incassi è stato il comune di Roma, per un totale di 133 milioni di euro;

   il capoluogo della Lombardia è risultato anche il secondo comune per incassi dovuti a sanzioni amministrative pecuniarie dovute a violazioni registrate tramite rilevatori automatici di velocità, comunemente denominati autovelox, per un totale di 12,9 milioni di euro, un importo inferiore solo a quello del comune di Firenze, che ha incassato 23,2 milioni di euro;

   secondo quanto stabilito dall'articolo 208, comma 4, del codice della strada, il comune di Milano dovrà destinare almeno 17,3 milioni di euro del totale incassato «al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l'acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia municipale»;

   il 19 aprile 2023, in sede di risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea, il Ministro interrogato ha dichiarato alla Camera dei deputati: «stiamo lavorando per un pacchetto organico di revisione di un codice della strada, che risale a più di 30 anni fa, compresi i dispositivi autovelox, photored e simili. In materia, il 25 ottobre 2022 si è tenuta una riunione tecnica della Conferenza Stato-città e autonomie locali per l'esame del provvedimento, del decreto interministeriale (...) i tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con quelli del Ministero dell'interno, stanno predisponendo gli adeguamenti conseguenti alle richieste dei comuni italiani» –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche con riferimento alla modifica del codice della strada, per scongiurare comportamenti ad avviso degli interroganti sostanzialmente vessatori da parte dei comuni italiani nei confronti dei cittadini, anche con riguardo all'utilizzo dei rilevatori automatici di velocità.
(3-00451)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema aeroportuale è un anello fondamentale per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica dei territori e dell'intero Paese, garantendo la mobilità dei cittadini e delle merci;

   con il Piano nazionale aeroporti il Governo deve realizzare una strategia integrata di merci e persone in grado di potenziare efficacemente la competitività del sistema economico nazionale;

   tuttavia la bozza del Piano nazionale aeroporti in consultazione propone ad avviso degli interroganti una visione «piatta», che non coglie i divari territoriali e le difficoltà di accessibilità dei territori periferici e non si configura come perno di sviluppo dell'offerta per creare sviluppo e nuova occupazione in tutti i settori produttivi legati o agevolati da una migliore connettività, attraverso la realizzazione di un piano di integrazione della logistica di tipo intermodale e di una visione che renda l'Italia hub di collegamento tra Europa e Mediterraneo;

   il Piano nazionale aeroporti sviluppa un'idea di aeroporti come monadi funzionali esclusivamente al trasporto, quasi prevalentemente con ottica turistica, senza pianificare una strategia di sviluppo della logistica integrata in cui effettivamente si muovono persone e merci, ignorando che in un sistema di mobilità integrato l'aeroporto è uno snodo fondamentale di una visione economica di sviluppo al servizio anche delle altre filiere produttive;

   inoltre, il Piano nazionale aeroporti non affronta il tema dell'incidenza sulle comunità e sugli obiettivi di transizione ecologica degli aeroporti ubicati a ridosso dei perimetri urbani;

   non sono, quindi, indicate le risorse messe a disposizione per la sua implementazione e non viene chiarito il tema della privatizzazione degli scali che rendono servizi di quasi «pubblica utilità», come può essere la mobilità da e verso le Isole che non hanno come alternativa una capacità su gomma e su ferro tale da rendere il trasporto aereo un'opzione. Con le note conseguenze sul «caro voli» che grava sulle famiglie, sui lavoratori, sulle imprese, sui cittadini tutto l'anno, non solo nei periodi festivi e crea una netta frattura di competitività tra il Sud e il Nord del Paese, a cui il Governo deve dare una risposta attraverso il Piano nazionale aeroporti –:

   quale strategia il Governo intenda sviluppare con il Piano nazionale aeroporti relativamente ai processi di privatizzazione degli scali e in che modo intenda esercitare il proprio controllo pubblico sui costi e sulle procedure, adottando iniziative di competenza per regolare i rapporti tra enti gestori degli scali, le società di handling, vettori commerciali di trasporto aereo ed ente regolatore del sistema (Enac), tenendo adeguatamente conto delle direttive europee in tema di concorrenza ed aiuti di Stato.
(3-00452)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il vice presidente della regione Campania, sulla base di esplicita richiesta avanzata dall'Alleanza delle cooperative della Campania, ha formulato al Ministero interrogato istanza affinché venisse modificato il decreto del Ministro delle infrastrutture e trasporti n. 2523 del 27 dicembre 2001 adottato ex lege n. 21 del 2001, «al fine di consentire la trasformazione del regime di utilizzazione degli alloggi, realizzati ai sensi della legge n. 21 del 2001, da locazione permanente a locazione a termine»;

   in particolare, la legge 8 febbraio 2001, n. 21, recante «Misure per ridurre il disagio abitativo ed interventi per aumentare l'offerta di alloggi in locazione», aveva previsto specifiche misure per l'emergenza abitativa con l'avvio di appositi programmi sperimentali, prevedendo, altresì, la possibilità di consentire a tutte le regioni la trasformazione del regime di assegnazione per le cooperative edilizie da proprietà indivisa (locazione permanente) a proprietà individuale, fermo restando un termine di vincolo della destinazione degli alloggi alla locazione non inferiore a 10 anni;

   sulla base di detta richiesta, avanzata anche dalla regione Veneto, e di un parere reso dall'Avvocatura generale dello Stato concludente che «non risultano impedimenti di carattere legislativo a che la destinazione di detti alloggi per la locazione avvenga sulla base di rapporti obbligatori temporalmente definiti e cioè che si disponga con decreto ministeriale il passaggio della locazione permanente a locazione a termine in coerenza con le istanze regionali», il direttore generale pro tempore del Ministero interrogato, con propria nota del 22 dicembre 2017, richiedeva «a ciascuna regione di esprimere le proprie valutazioni in merito alla possibilità di consentire la trasformazione del regime di utilizzazione degli alloggi di edilizia agevolata...»;

   il 19 aprile 2018 la Conferenza delle regioni e delle province autonome adottava un ordine del giorno per impegnare il Governo ad ottenere un provvedimento «che consenta alle regioni la possibilità di autorizzare la trasformazione della destinazione degli alloggi da locazione permanente a locazione a termine...», unitamente a una proposta di condizioni alla presenza delle quali il Ministero avrebbe potuto procedere alla modifica di destinazione;

   tra le condizioni rappresentate dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome ve ne erano alcune per cui il Ministero, a seguito di parere dell'Avvocatura di Stato, chiedeva alle regioni e, in particolare, alla regione Campania in qualità di promotrice dell'iniziativa, chiarimenti e informazioni relative agli alloggi in questione;

   ad oggi, per quanto consta all'interrogante, non è stato emanato alcun decreto ministeriale relativo alla modifica volta a consentire la trasformazione del regime di utilizzazione degli alloggi utilizzati –:

   quale sia lo stato di avanzamento del procedimento di cui in premessa e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per attuare la citata trasformazione del regime di utilizzazione degli alloggi, volto a contrastare l'emergenza abitativa.
(4-01120)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CANDIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alla luce dell'entità e del protrarsi dell'emergenza maltempo in Emilia-Romagna, la Direzione regionale dei vigili del fuoco della Lombardia ha manifestato la propria disponibilità ad impiegare il personale volontario in supporto alla componente volontaria di competenza territoriale della Direzione regionale vigili del fuoco dell'Emilia-Romagna;

   il Ministero dell'interno – Direzione centrale per l'emergenza, il soccorso tecnico e l'antincendio boschivo –, ha autorizzato l'invio delle menzionate squadre di personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, su indicazione della Direzione regionale Lombardia;

   il dispiegamento delle predette squadre di volontari in Emilia-Romagna, tuttavia, è stato bloccato a seguito delle pressioni esercitate da alcune rappresentanze sindacali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, secondo cui gli interventi di soccorso da parte dei corpi volontari andrebbero a discapito delle squadre permanenti in loco;

   tali distinzioni, per di più tra chi veste la stessa divisa, non sono accettabili di fronte al verificarsi di un'emergenza;

   la componente volontaria dei vigili del fuoco dovrebbe essere messa nelle condizioni di svolgere attività di soccorso tecnico urgente e fare la propria parte, al pari dei vigili permanenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa accaduti nel corso dell'emergenza alluvionale in Emilia-Romagna e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per evitare che tali situazioni discriminatorie e di limitazione del soccorso possano di nuovo presentarsi anche in futuro in casi di emergenza.
(3-00449)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   a Bolzano, in occasione delle celebrazioni del 2 giugno per la festa della Repubblica, coordinate dal Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, in collaborazione con le amministrazioni comunali della provincia, sono stati previsti, tra gli altri, anche degli interventi di alcuni studenti delle scuole superiori del Sudtirolo;

   tra questi era previsto l'intervento in piazza, in lingua tedesca, di uno studente di 16 anni, insieme ad altri studenti della scuola italiana e ladina;

   come si apprende dai giornali locali e nazionali il giovane studente, iscritto ad un liceo cittadino, si è rifiutato di salire sul palco delle autorità per leggere il suo discorso perché il testo da lui redatto era stato pesantemente censurato;

   il giovane sarebbe stato invitato ad intervenire proprio perché appassionato di politica e avrebbe voluto portare sul palco alcuni dei temi che gli stanno più a cuore, ma il suo discorso, in cui denunciava i pericoli per la democrazia e il «crescente neofascismo», il divario crescente fra ricchi e poveri, la distruzione dell'ambiente, l'allontanamento dalla Rai di giornalisti critici, è stato riscritto e distorto, a sua insaputa, dalla Ripartizione pedagogica della provincia;

   secondo lo studente, salvo alcune righe, la parte restante del discorso è stato censurato, cancellato, svuotato e sostituito da un contenuto ritenuto più «consono» a tale celebrazione in cui, secondo la versione riveduta e corretta, l'unico rischio per la democrazia sarebbe ridotto alla diffusione di false informazioni;

   da quanto si apprende dalla stampa, il discorso, una volta passato al vaglio del Commissariato del Governo, era stato inviato nuovamente allo studente che avrebbe dovuto pronunciarlo nella sua nuova versione;

   a quel punto il giovane si è rifiutato di leggere un testo snaturato, sterilizzato e che di fatto non gli apparteneva più, dal momento che, come egli stesso ha affermato: «Non c'era praticamente più nulla di mio di ciò che ritenevo importante dire in un giorno tanto importante per la democrazia»;

   di fronte alle proteste della madre per l'accaduto, sarebbe stato risposto che il discorso non andava bene perché «troppo politico»;

   il giovane studente poneva due quesiti che si pongono milioni di giovani in tutto il mondo, ovvero quanta democrazia rimane se il divario tra ricchi e poveri aumenta e cosa accadrà se non fermiamo la distruzione dell'ambiente e non preveniamo la catastrofe climatica;

   secondo la prefettura, la modifica del testo e l'invio della versione edulcorata sarebbe da attribuire ai referenti all'interno delle intendenze scolastiche;

   a parere dell'interrogante, quanto accaduto a Bolzano rappresenta un pessimo segnale d'allarme: censura e autoritarismo si pongono in antitesi con la Repubblica e i suoi valori e chiunque, funzionario pubblico o insegnante, abbia voluto censurare l'intervento di uno studente 16enne, non è idoneo a svolgere il proprio ruolo –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché venga chiarita la vicenda di cui in premessa e vengano individuati i responsabili dell'atto censorio.
(4-01121)


   DE MONTE. — Al Ministro dell'interno, Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 2283 del 31 maggio 2023, a firma del comandante dei Carabinieri forestali di Tarvisio, quale amministratore della foresta di Tarvisio, che si estende per 24.000 ettari ai confini con l'Austria e la Slovenia, la più grande foresta demaniale d'Italia, veniva chiusa al traffico con divieto di transito a cicli, motocicli e ciclomotori la salita del Lussari; si arrecava così un danno a tutti gli atleti, ciclisti e appassionati di bellezze paesaggistiche e naturalistiche e ai tanti fruitori turistici, che costituiscono la fonte principale di attività dei comuni della Valcanale, chiudendo la strada forestale che dalla Val Saisera conduce, appunto, al Monte Lussari, di proprietà del Fec (Fondo edifici di culto);

   tale decisione veniva presa a pochi giorni dallo spettacolare passaggio del Giro d'Italia, destando rammarico e preoccupazione tra amministratori locali e regionali, tanto da auspicare la convocazione di un tavolo con il prefetto per chiarire la vicenda; sì è infatti considerata sbagliata l'idea di far utilizzare la strada verso il Lussari solo in salita da parte dei ciclisti, che verrebbero poi indirizzati verso le telecabine per la discesa, e si è pensato al lancio di una petizione contro l'ordinanza di chiusura;

   il 3 giugno 2023 i sindaci di Tarvisio, Pontebba e Malborghetto Valbruna, hanno chiesto un incontro al Ministro dell'interno volto ad individuare una forma di gestione dell'attuale proprietà del Fec, costituita anche dal manto stradale forestale rimesso in sicurezza a seguito dell'intervento eseguito dalla Protezione civile, che avrebbe come obiettivo primario il miglioramento delle infrastrutture, la valorizzazione ambientale e turistica della zona nonché del patrimonio stesso;

   il patrimonio del Fec rappresenta per la collettività della Valcanale e della regione un bene di straordinaria bellezza e unicità, nonché una risorsa rinnovabile primaria di elevato valore storico, naturalistico e produttivo, oltre che un luogo di attrazione turistico-ricreativo di grande importanza per l'economia locale –:

   quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza, in merito alla questione al fine di pervenire, in tempi relativamente brevi, alla risoluzione del problema.
(4-01126)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti dirette e di stampa si apprende che, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2023, per la terza volta dall'inizio del 2023, sono apparse sui muri della città di Erba (Co) le ennesime scritte di stampo anarchico che inneggiano alla violenza contro il regime detentivo di cui all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario per la liberazione del terrorista Cospito e altri criminali, scritte di morte contro il personale delle forze di Polizia («sbirri morti»), a favore dell'aborto libero, e minacce di morte nei confronti dell'interrogante («Zoffili fascista a testa in giù», «Zoffili a testa in giù morte al fascio», entrambe con il simbolo anarchico), oltre a scritte raffiguranti un patibolo e la raffigurazione di un uomo appeso a testa in giù, e contro il partito di appartenenza e elezione dell'interrogante «Lega m...a». Le scritte, in totale numero 27 rilevate in questo terzo raid, sono comparse in piazza Santa Eufemia e in via Turati su private abitazioni e su una banca. Tra queste, alcune contro il servizio di leva militare, tema per cui l'interrogante sta predisponendo un progetto di legge alla Camera dei deputati di cui sarà primo firmatario. Questi gravissimi accadimenti sono stati denunciati ai carabinieri di Erba, che già si erano occupati nei mesi scorsi degli altri violenti raid anarchici compiuti nel centro della città e che, tra l'altro, oltre a private abitazioni, avevano colpito la sede del municipio e la biblioteca cittadina con la scritta «morte allo Stato» e simboli anarchici. Con le interrogazioni a risposta scritta n. 4/00579 del 2 marzo 2023 e n. 4/01092 del 31 maggio 2023, il firmatario del presente atto di sindacato ispettivo aveva richiamato l'attenzione del Ministro dell'interno sulla gravità di tali gesti –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia intrapreso per contrastare tali criminali azioni di stampo anarchico, con particolare riferimento a quanto si è a più riprese verificato nella città di Erba.
(4-01127)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Calderara di Reno ha partecipato all'avviso pubblico prot. n. 48048 del 2 dicembre 2021 – missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» – componente 3 «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici» – investimento 1.1 «Costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici»;

   con lettera successiva, il sindaco di Calderara di Reno ha chiesto al Ministero dell'istruzione e del merito se vi sono state rinunce tra i tanti comuni assegnatari ed, in caso positivo, ha segnalato l'opportunità di far scorrere la graduatoria visto che ci sono diversi comuni che hanno già disponibili progetti esecutivi da far partire;

   la risposta ricevuta è stata negativa, in specifico il Ministero ha risposto che: «da un punto di vista tecnico in qualità di Unità di missione per il PNRR si evidenzia che al momento non vi sono ulteriori risorse PNRR disponibili da destinare a scorrimenti di graduatoria»;

   da tale risposta sarebbe naturale evincere che non vi sarebbero rinunce fra i comuni assegnatari, al contrario di quanto è ragionevole attendersi –:

   se vi siano state rinunce fra i comuni assegnatari del bando sopra ricordato e, in tal caso, se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a far scorrere la graduatoria, anche per non perdere risorse finanziarie del Pnrr.
(5-00946)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la categoria delle guardie particolari giurate – che consta in Italia di oltre 100 mila addetti dipendenti di oltre 1.300 istituti di vigilanza – svolge un ruolo cruciale per la sicurezza pubblica;

   tale categoria è afflitta da tempo da rischi e problematiche, a partire dall'assenza di stabilità e sicurezza lavorativa, salari troppo bassi, massacranti turni di lavoro, fino alla mancata regolarizzazione;

   l'organizzazione dell'orario degli addetti alla vigilanza privata, con riguardo ai riposi, alle pause dal lavoro, al limite massimo lavorabile settimanalmente, risulta derogatoria rispetto alla normativa europea vigente, rimanendo la fattispecie disciplinata dalla contrattazione collettiva;

   solo di recente, dopo otto anni di mancato rinnovo, è stata sottoscritta un'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto delle guardie giurate e dei servizi fiduciari dalle sigle Cgil, Cisl e Uil, ora sottoposto ai lavoratori del comparto;

   l'intesa prevede per le guardie giurate del IV livello e per il livello D dei servizi fiduciari un aumento di 140 euro, da spalmare in 5 tranche, a regime nel 2025, aumento che con una inflazione reale al 12 per cento risulterebbe di circa 28 centesimi all'ora; gli altri livelli dovranno essere ripartiti e riproporzionati e quindi prenderanno addirittura meno;

   l'attuale situazione risulta non più sostenibile per i lavoratori del settore, visto anche l'aumento del costo della vita: l'introduzione di una legge per il salario minimo garantirebbe quindi, anche a questo comparto, una retribuzione dignitosa e adeguata;

   alla Camera risulta già calendarizzata la proposta di legge a prima firma Conte, recante disposizioni sul salario minimo e sulla rappresentanza, che risponde alla necessità di attuare interventi nazionali sul salario minimo, in un più ampio contesto di garanzia europea di adeguatezza delle retribuzioni;

   tale necessità è avvertita con maggior urgenza anche alla luce dell'aumento del costo della vita e dell'inflazione che hanno colpito in modo particolare proprio i settori caratterizzati da un'elevata percentuale di lavoratori a basso salario, quali la vigilanza privata –:

   a fronte delle critiche condizioni normative e salariali della categoria, quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per promuovere la definizione di nuove regole che garantiscano in via effettiva l'ottimale svolgimento delle mansioni a cui sono preposte le guardie giurate, e se non ritenga che lo strumento del salario minimo legale possa in tale quadro contribuire concretamente al fine di assicurare dignità e valore ai lavoratori del comparto della vigilanza privata.
(5-00948)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inail ha pubblicato le statistiche relative agli infortuni e alle morti sui posti di lavoro, nei primi quattro mesi del 2023;

   le denunce di infortunio sul lavoro entro il mese di aprile 2023 hanno subìto un calo del 26,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Gli incidenti che hanno avuto esito mortale sono stati 264 (+1,1 per cento). Secondo l'Inail la riduzione delle denunce di infortuni si deve quasi esclusivamente al minor peso dei casi di contagio da COVID-19. Le 187.324 denunce totali nei primi mesi del 2023 sono in riduzione dell'11,1 per cento rispetto al 2019, anno precedente la pandemia;

   l'Inail rileva che l'aumento registrato di morti sul lavoro, nel confronto tra i primi mesi 2022 e quelli del 2023 è legato alla componente maschile con casi mortali che sono passati da 233 a 243. Quelli femminili registrano un calo da 28 a 21;

   sono costanti gli incidenti mortali dei lavoratori italiani, che sono stati 217, mentre aumentano quelle degli extracomunitari da 29 a 39 e calano quelle dei comunitari che sono 8 rispetto alle 15 dello scorso anno;

   ad aprile 2023 il numero di infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un -33 per cento nella gestione industria e servizi; -0,2 per cento in agricoltura e +5,7 per cento nel conto Stato. I decrementi sono in quasi tutti i settori, in particolare la sanità e assistenza sociale con 77,2 per cento, il settore più colpito nel corso della pandemia. Guardando alle classi di età si registrano aumenti tra gli under 29, da 28 a 36, e tra gli over 49, da 133 a 161;

   nel primo quadrimestre 2023 le malattie professionali denunciate sono state in totale 23.869, 4.582 in più rispetto allo stesso periodo del 2022, vale a dire +23,8 per cento. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell'orecchio, rappresentano le prime malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio;

   nonostante alcuni decrementi positivi restano ancora troppi gli infortuni, le morti sul lavoro, che aumentano, e le malattie professionali, ed è necessario che il contrasto agli incidenti e le morti sul lavoro diventi una assoluta priorità del Governo –:

   se il Governo non ritenga giunto il momento di valutare l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro e contestualmente dare assoluta priorità alla tutela dei lavoratori attraverso la formazione sulla sicurezza sui posti di lavoro e maggiori controlli per la prevenzione e il contrasto agli infortuni e alle morti sul lavoro che rappresentano una piaga inaccettabile.
(5-00949)


   GRIBAUDO, SCOTTO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle telecomunicazioni è fondamentale per accompagnare il Paese nel percorso di transizione digitale, per consentire il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale del Governo;

   nonostante l'aumento della domanda di connettività, gli operatori del settore affrontano attualmente una serie di criticità dovute all'aumento dei costi, soprattutto energetici, aggravate dall'inflazione crescente;

   le difficoltà del settore in materia di occupazione sono numerose, come dimostrato dal piano di esuberi recentemente annunciato da Vodafone, che prevede il licenziamento di quasi il 20 per cento dei lavoratori a livello nazionale. La crisi del settore è strutturale e infatti coinvolge molte aziende del settore, tra cui Tim, WindTre e Ericsson. Si stima che circa 20 mila posti di lavoro siano a rischio solo nel perimetro delle telco, con ulteriori ripercussioni negative sull'intero sistema degli appalti;

   per questo motivo, i sindacati del comparto hanno annunciato una mobilitazione generale per il 6 giugno 2023 a difesa dell'occupazione e per il rilancio del settore, denunciando il silenzio delle istituzioni e chiedendo l'apertura di un tavolo sul futuro del settore delle Tlc. Con lo sciopero, il settore richiede al Governo l'indicazione di una prospettiva di superamento della crisi che non vada a scapito dei lavoratori e di implementare un nuovo modello industriale;

   prima di arrivare a tale situazione, seconda quanto risulta all'interrogante, in occasione dell'accordo di rinnovo del Ccnl Tlc del 12 novembre 2020, Assotelecomunicazioni-Asstel e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l'avviso comune per la costituzione del «Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni». Si è così avviato il percorso orientato alla piena operatività del fondo, con l'obiettivo di disporre di uno strumento di solidarietà capace di adattarsi ai diversificati bisogni del comparto delle telecomunicazioni, di affiancare le imprese nella gestione dei propri lavoratori in momenti di crisi e di assecondare la trasformazione digitale delle imprese della filiera;

   nell'aprile 2022 Asstel e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l'accordo per la costituzione del suddetto fondo, propedeutico all'avvio della fase istruttoria di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ai fini dell'istituzione del medesimo fondo;

   secondo quanto risulta all'interrogante, tale fase istruttoria non sarebbe stata conclusa dagli uffici competenti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali –:

   quali urgenti iniziative si intenda assumere per sostenere l'occupazione nelle telecomunicazioni, anche per quanto concerne la costituzione del fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni.
(5-00950)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, SCOTTO e FURFARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Vallesi spa è un'azienda italiana, presente nel mercato da oltre 60 anni, che opera nel settore del beauty retail. Il core business è la commercializzazione e distribuzione di articoli di profumeria, cosmetica e beauty, con più di 400 dipendenti, 150 brand e 71 sedi italiane, tra centri storici, outlet e centri commerciali;

   dal mese di luglio del 2020 la Vallesi spa ha deciso di continuare il percorso individualmente e così è uscita dal gruppo di cui faceva parte e ha cambiato le insegne in Modus Profumerie;

   da mesi l'azienda, secondo quanto annunciato dai sindacati sui media, starebbe costringendo i dipendenti a trasferimenti immediati verso punti vendita delle altre città;

   tali politiche, che le associazioni sindacali hanno denunciato come «licenziamenti mascherati», sarebbero unilaterali, senza alcun segnale di crisi e riguarderebbero «perlopiù mamme monoreddito e neomamme con figli entro i tre anni»;

   nel mese di marzo 2023 tali richieste di trasferimento avrebbero infatti interessato sei dipendenti da Roma a Cuneo e Venezia;

   nel mese di maggio 2023 la stessa richiesta avrebbe riguardato quattro lavoratrici madri trasferite, entro tre giorni, da Firenze a Cuneo;

   anche in questo caso i sindacati hanno denunciato la vicenda e organizzato un presidio di protesta. Per le associazioni sindacali si tratta di «un fatto gravissimo, fino a pochi giorni fa l'azienda rassicurava sindacato e istituzioni sulla salute dei negozi. Il numero dei trasferimenti, almeno undici a livello nazionale, configurerebbe l'apertura della procedura di licenziamento collettivo. Attendiamo la convocazione del tavolo di crisi della Città metropolitana di Firenze e della riapertura del tavolo ministeriale. A tutti chiederemo la revoca della chiusura e dei trasferimenti, e un confronto sulla reale situazione, con la ricerca di tutte le soluzioni possibili atte a risolvere positivamente la vertenza» –:

   se i Ministri interrogati siano conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, a partire dall'attivazione di un tavolo istituzionale, al fine di garantire i diritti e le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici di Modus profumerie.
(5-00947)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCHIFONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la cura e l'assistenza dei soggetti non autosufficienti costituisce una priorità per tutte le istituzioni che operano sul territorio nazionale, la cui garanzia va assicurata sia a livello sanitario che sociale;

   con la legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007) è stato istituito il «Fondo nazionale per la non autosufficienza», al fine di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti;

   il sistema delineato dal legislatore prevede, a fronte del finanziamento del suddetto fondo a livello nazionale, la successiva erogazione delle risorse alle regioni secondo modalità e criteri di riparto definiti, da ultimo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 ottobre 2022 (Piano nazionale per la non autosufficienza e riparto del Fondo per le non autosufficienze triennio 2022-2024);

   a tal riguardo è necessario evidenziare che sono emerse criticità relative al trasferimento alle regioni delle risorse del Fondo, iscritte al bilancio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ciò, peraltro, anche con riferimento alle somme relative all'annualità 2021 del fondo per la non autosufficienza, il cui mancato trasferimento ha determinato l'interruzione dell'erogazione delle risorse destinate agli utenti sulla base dei programmi regionali finanziati dal Fondo nazionale per la non autosufficienza –:

   se il Ministro interrogato sia in possesso di ulteriori elementi che possano chiarire meglio le problematiche illustrate in premessa e quali iniziative intenda intraprendere o abbia già intrapreso allo scopo di garantire l'efficace funzionamento del sistema di assistenza per le persone non autosufficienti.
(4-01113)

RIFORME ISTITUZIONALI E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:


   ZARATTI. — Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   il 9 maggio 2023 la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ha incontrato i rappresentanti delle opposizioni sul tema delle riforme costituzionali al fine «di elaborare una nostra proposta che possa tenere in considerazione le valutazioni che sono state fatte»;

   il luogo deputato alle revisioni costituzionali è il Parlamento, come stabilito dall'articolo 138 della Costituzione: «Le leggi di revisione della Costituzione (...) sono adottate da ciascuna Camera (...) e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna (...)»;

   va considerata con attenzione la previsione contenuta nel terzo comma dell'articolo 138, previsione che suona, nello spirito voluto dai Padri Costituenti; un invito a valutare con ampia maggioranza la necessità e l'opportunità della revisione;

   l'elevato astensionismo alle ultime elezioni politiche va combinato con una legge elettorale di fatto sbilenca, che ha prodotto, nella sua applicazione, maggioranze parlamentari che non rappresentano la maggioranza del popolo italiano, perché pensata per un sistema politico bipolare non più rispondente alla realtà;

   i Costituenti hanno plasmato la Costituzione sull'elemento fondamentale della democrazia parlamentare: una forma di Governo in cui la rappresentanza democratica della volontà popolare è affidata, tramite le elezioni politiche, al Parlamento, che, in quanto tale, esprime la fiducia al Governo ed elegge il Presidente della Repubblica;

   negli ultimi giorni si sono susseguiti interventi e proposte, tra le più disparate, sui mezzi di comunicazione riguardo a varie ipotesi di riforme, senza avere una chiara indicazione da parte della maggioranza di Governo;

   sembra comunque evidente che le proposte prese in esame siano prevalentemente presidenzialismo o premierato, entrambe nettamente in contrasto sia con i principi costituzionali poco prima ricordati, sia con la «proposta Calderoli» di autonomia differenziata;

   il progetto di regionalismo differenziato portato avanti dalla Lega, di fatto un modello federalista spinto, ha già provocato molte significative opposizioni e autorevoli critiche;

   a parere degli interroganti non si può dubitare che gli effetti del «progetto Calderoli» avrebbero sui cittadini un'incidenza negativa, a seconda di dove vivono, sui loro diritti sociali ed economici: si pensi a materie delicatissime, come la salute e la scuola. Conseguenze rilevantissime, tanto da far temere una seria spaccatura insanabile tra regioni ricche e regioni povere: di fatto, sarebbe la secessione dei ricchi –:

   come intenda il Governo far coesistere due idee così profondamente diverse e contrastanti come l'autonomia differenziata e l'accentramento dei poteri in capo al Governo centrale, presentando di fatto, a parere degli interroganti, una nuova Costituzione piuttosto che un progetto di revisione.
(3-00455)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOIZZO, PANIZZUT, LAZZARINI e MATONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le Car-T (Chimeric Antigen Receptor T celi therapies, ovvero terapie a base di cellule T esprimenti un ricettore chimerico per antigene) sono nuove terapie personalizzate contro i tumori, che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente per renderlo in grado di riconoscere e distruggere le cellule tumorali (immunoterapie);

   come evidenziato dal V report italiano sulle terapie avanzate dell'Atmp Forum, pubblicato nel mese di ottobre 2022, è previsto un notevole incremento del numero delle terapie avanzate e Car-T nel mercato europeo e, dunque, italiano. Attualmente, infatti, ben 91 terapie avanzate si trovano nella fase 3 degli studi clinici;

   poiché la procedura di somministrazione delle Car-T è complessa e necessita di un adeguato monitoraggio clinico del paziente dopo l'infusione, nel 2019 Aifa ha individuato i criteri minimi che i centri di trattamento per l'erogazione di queste terapie devono soddisfare, tra i quali: la certificazione del Centro nazionale trapianti in accordo con le direttive UE; l'accreditamento Jacie per trapianto allogenico comprendente unità clinica, unità di raccolta e unità di processazione; la disponibilità di un'unità di terapia intensiva e rianimazione; la presenza di un team multidisciplinare adeguato alla gestione clinica del paziente e delle possibili complicanze;

   nell'ottica di favorire un più ampio ed equo accesso alle terapie in esame, si ritiene che debba essere riconsiderato il requisito sopracitato, relativo all'accreditamento Jacie per trapianto allogenico;

   la terapia Car-T, infatti, è una procedura autologa (il paziente stesso è il donatore delle cellule) e, in quanto tale, non necessita dei processi e delle competenze che sono, invece, richiesti ad un centro che esegue trapianti allogenici, nei quali il donatore e il ricevente sono persone diverse, quali ad esempio la ricerca del donatore, la gestione della Gvhd ed altre tossicità legate al trapianto allogenico;

   l'accreditamento Jacie per trapianto allogenico non rappresenta un criterio imprescindibile in altri Paesi europei, come Francia, Germania e Spagna;

   si riscontra un'incongruenza tra la natura autologa della procedura della terapia Car-T e la richiesta di erogare questo tipo di terapia solo nei centri che hanno ottenuto l'accreditamento Jacie per trapianto allogenico, soprattutto alla luce degli obiettivi primari del Servizio sanitario nazionale in termini di universalità, uguaglianza ed equità di accesso alle cure per tutti i cittadini;

   restringere i criteri di selezione dei centri per l'erogazione di queste terapie avanzate crea differenziazioni a livello europeo, aumentando le barriere per i pazienti e connotando il nostro Paese come poco aperto alle innovazioni che la scienza mette a disposizione;

   alle disparità di accesso a livello europeo si aggiungono le disparità di accesso a livello regionale. I suddetti criteri, infatti, fanno sì che vi sia una distribuzione dei centri che possono erogare terapie Car-T non equa sul territorio. Conseguentemente, alcuni pazienti, per accedere a queste terapie, devono necessariamente ricorrere alla mobilità sanitaria, con potenziali criticità da un punto di vista logistico, economico e con un impatto maggiore per gli assistiti residenti in regioni sprovviste di centro Car-T o con un numero elevato di centri referral che afferiscono allo stesso centro erogatore –:

   se il Ministro interrogato, nel rispetto dell'autonomia decisionale dell'Aifa e dei pareri delle competenti commissioni consultive, non ritenga di promuovere una rivalutazione del criterio citato in premessa, fondato su evidenze esclusivamente scientifiche, al fine di modificare i requisiti di accreditamento dei centri Car-T da trapianto allogenico a trapianto autologo, permettendo così un più equo accesso alle cure in piena sicurezza per i pazienti sul territorio nazionale, come già accade nei principali Paesi europei.
(4-01119)


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   ha destato stupore e preoccupazione fra i volontari e il personale dell'Humanitas la notizia relativa all'esclusione dell'associazione dal servizio di emergenza 118 dell'Asl di Salerno;

   alla base dell'estromissione, in merito alla quale i legali dell'Humanitas hanno già chiesto un accesso agli atti, vi sarebbe un punteggio «incomprensibile e irrispettoso del nostro quotidiano impegno», come si legge in una nota, che evidenzia come «L'Humanitas è stata la prima associazione ad impegnarsi nella gestione delle emergenze più di trent'anni fa arrivando finanche a gestire la centrale operativa prima dell'istituzione del numero unico 118. Allo scoppio della pandemia siamo stati i primi a mettere a disposizione le ambulanze di Biocontenimento effettuando oltre 8.000 trasporti in tutta la regione Campania, grazie alle persone eccezionali che lavorano con noi e che si sentono oggettivamente defraudate da questa incomprensibile decisione. Incomprensibile è l'unico aggettivo che ci viene in mente, perché davvero non comprendiamo come si sia potuta escludere una realtà come la nostra che ha sempre primeggiato per capacità e qualità di intervento, con un'anzianità di servizio ineguagliabile. Vederci attribuire un punteggio di 56,9 che ci relega all'ultimo posto scavalcati da siciliani, napoletani e associazioni neocostituite, non è solo incomprensibile ma anche irrispettoso del nostro quotidiano impegno»;

   secondo quanto denunciato dalla stessa associazione, peraltro, la gara è stata aggiudicata da una realtà concorrente che non avrebbe i requisiti previsti dal bando di gara, con particolare riguardo alla «comprovata esperienza di almeno un anno continuativo (cioè senza soluzione di continuità) nel servizio di Soccorso ed emergenza SIRES 118 (punto 1.1, lettera B)»;

   ad oggi, non è chiaro quali siano le reali dinamiche che hanno portato a questo risultato, che giunge dopo un travagliato iter procedurale che è andato avanti per oltre 20 anni tra annullamenti, ricorsi, errori di procedure ed altro e, a parere dell'interrogante, non tutela l'interesse primario del cittadino a un servizio di emergenza-urgenza qualificato, come denunciato ripetutamente dalla stampa e dalle organizzazioni sindacali di medici ed operatori del sistema salute –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, a garanzia di un servizio di emergenza-urgenza qualificato e, pertanto, a tutela del bene comune e della salute di cittadini e turisti che scelgono Salerno come meta di vacanza.
(4-01122)


   DE PALMA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con sempre maggiore frequenza le strutture di continuità assistenziale che operano in provincia di Taranto accusano la carenza di personale medico, con la grave conseguenza della chiusura o della riduzione del servizio, causando notevoli disagi ai pazienti che sono costretti a recarsi altrove per ricevere l'assistenza necessaria;

   a tal proposito si evidenzia che, nei giorni scorsi, la Asl di Taranto ha inviato a diversi destinatari, tra cui il prefetto di Taranto, il sindaco di Ginosa e tutti i medici del servizio di continuità assistenziale della sede di Marina di Ginosa e Laterza, la comunicazione della forte riduzione dei turni di funzionamento di tali strutture nel comune di Ginosa e a Marina di Ginosa, per carenza di medici;

   il comune di Ginosa conta 22 mila abitanti ed è tra i più popolosi del versante jonico;

   simili comunicazioni sono apparse anche nei comuni di Avetrana e di Lizzano, contenenti anche l'invito ai cittadini a recarsi, in caso di necessità, presso le strutture di altri comuni (Manduria, Maruggio, Sava);

   l'approssimarsi della stagione estiva comporterà l'intensificazione di tale situazione e l'ulteriore inasprimento dei disagi per l'utenza, poiché in tale periodo dell'anno alla popolazione residente va ad aggiungersi una grande quantità di turisti e visitatori, anche provenienti dall'estero, con conseguente possibile detrimento per lo sviluppo turistico della zona e l'economia locale;

   la riduzione dei turni delle strutture di continuità assistenziale sposterà la richiesta dell'utenza sui servizi di pronto soccorso, anch'essi in stato di estrema difficoltà per carenza di personale;

   la carenza di personale medico sta determinando grosse criticità nel funzionamento del Servizio sanitario su tutto il territorio nazionale, per quanto con differenze a livello delle singole regioni, con conseguente riduzione del numero dei punti di assistenza e di prestazioni per i cittadini e ricadute negative sulla salute pubblicai –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per porre rimedio a una situazione che quotidianamente provoca gravi disagi all'utenza e, nello specifico, se non ritenga di dover verificare le criticità evidenziate in premessa in relazione alla carenza di personale medico con la conseguente chiusura delle strutture.
(4-01123)

SPORT E GIOVANI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per lo sport e i giovani, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il regolamento riguardante lo svolgimento del campionato di calcio di Serie A prevede che, qualora due squadre in competizione per la retrocessione si trovino a pari punti, si disputi uno spareggio per determinare l'esito circa la permanenza nell'ambito della categoria e la retrocessione in serie B;

   la situazione di cui in premessa si è venuta a verificare per quello che riguarda il campionato 2022/2023 con le squadre Hellas Verona e La Spezia;

   la lega di Serie A ha comunicato che lo spareggio verrà giocato presso lo stadio di Udine;

   questa scelta rischia di far sovrapporre in maniera pericolosa i percorsi delle due tifoserie per raggiungere lo stadio, con conseguenze per quel che riguarda la gestione dell'ordine pubblico e la sicurezza dei tifosi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interpellati al fine di adoperarsi presso le competenti autorità sportive per l'individuazione di uno stadio che consenta lo svolgersi dello spareggio in condizioni di sicurezza migliori rispetto alla prospettata sede di Udine.
(2-00170) «Orlando».

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da circa 20 anni le assunzioni in ruolo dei docenti delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale (Afam) sono avvenute mediante lo scorrimento delle graduatorie nazionali dopo aver maturato almeno tre anni accademici di insegnamento;

   i precari Afam rappresentano una fetta importante dei docenti del settore e, fino alla pubblicazione del decreto ministeriale 29 marzo 2023, n. 180, larga parte di loro aveva maturato i requisiti per quella che sembrava, in base alle norme vigenti e alla legittima aspettativa, una logica e naturale immissione in ruolo, dopo una carriera di studio, impegno e spirito di abnegazione;

   tuttavia, suddetto decreto ha sancito una nuova procedura di reclutamento dei docenti Afam attraverso l'istituzione dei concorsi di sede, senza prevedere una tutela ad hoc per i docenti precari che hanno maturato tre anni di servizio, facendo, dunque, saltare la stabilizzazione di personale precario in possesso degli stessi requisiti che hanno consentito la costituzione negli scorsi anni di più graduatorie nazionali;

   una scelta che sancisce, peraltro, un profilo di autonomia radicale che viene data alle diverse sedi e ipoteca il futuro dell'alta formazione artistica e musicale nella direzione della creazione di divari territoriali;

   nonostante fosse necessario stabilire regole di reclutamento certe per assicurare un apparato snello e garante dei diritti e dei doveri di tutti i lavoratori del settore, la risposta data con il decreto ministeriale 29 marzo 2023, n. 180, ha creato un «prima» e un «dopo» per i docenti precari Afam, determinando a giudizio dell'interrogante una grave disparità di trattamento a discapito di coloro che oggi si trovano privati di un diritto che ritenevano acquisito;

   le attuali disposizioni, se mantenute, creeranno una fetta di lavoratori perentoriamente discriminati, nonostante la dedizione dimostrata e le difficoltà sostenute derivanti dalla precarietà lavorativa. Appare necessario agire prontamente affinché l'azzeramento del precariato sia accompagnato dalla valorizzazione dell'esperienza professionale acquisita dal docente e dalla garanzia del diritto maturato con gli anni di servizio, come già avvenuto per altre categorie di insegnamento –:

   se, alla luce di quanto premesso e delle disparità di trattamento evidenziate, intenda adottare una procedura di stabilizzazione per i docenti precari Afam che abbiano maturato tre anni di insegnamento, nonché i legittimi requisiti prima dell'avvio delle nuove procedure concorsuali, e approntare, per coloro che ancora non li abbiano raggiunti, un regolamento concorsuale che tenga adeguatamente conto dello storico di ogni candidato.
(3-00453)


   TASSINARI, BENIGNI, DALLA CHIESA, MULÈ e BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla missione 4, componente 1, riforma 1.5, «Riforma delle classi di laurea», sono previsti il rafforzamento dell'interdisciplinarità e la maggiore flessibilità dell'offerta formativa universitaria;

   il 17 aprile 2023 è stato presentato al Parlamento l'atto Governo n. 40, recante modifiche al regolamento sull'autonomia didattica degli atenei, che consentirà, tra l'altro, l'istituzione di un programma di «Erasmus italiano»;

   tale regolamento, al fine di garantire una più ampia flessibilità nella costruzione del percorso formativo individuale, riconosce, infatti, allo studente la possibilità di conseguire il titolo secondo un piano di studi comprendente anche attività formative diverse da quelle previste dal regolamento didattico, purché coerenti con il corso di studi dell'anno accademico di immatricolazione;

   i percorsi formativi ai quali concorrono più atenei italiani possono essere integrati sulla base di accordi tra questi, sul modello dei programmi di mobilità internazionale;

   l'obiettivo dell'intervento è fronteggiare il disallineamento emergente tra offerta formativa e domanda occupazionale, promuovendo una progettualità di mobilità interna tra atenei capace non solo di salvaguardare le specificità dei percorsi di formazione delle università italiane, ma anche di arricchire i percorsi formativi dei laureati;

   si tratta di un obiettivo ambizioso e che può essere di importanza strategica sia per arginare il movimento «migratorio» per fini di studio – che colpisce sempre di più soprattutto le università del Mezzogiorno – sia per migliorare la capacità didattica degli atenei italiani grazie ad un rinnovato confronto tra di essi –:

   quali siano i tempi fissati per l'adozione del regolamento, al fine di dare seguito ad un importante intervento di innovazione dei percorsi formativi, e quali siano le ulteriori tappe che il Ministro interrogato ritenga necessarie per garantire la piena operatività dell'«Erasmus italiano».
(3-00454)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle proteste degli studenti dell'Università del Salento dopo la proposta di modifica della contribuzione studentesca che vedrà un aumento delle tasse universitarie a carico delle famiglie che superano una determinata fascia Isee per il prossimo anno accademico, il Rettore dell'Università, pur comprendendo le posizioni assunte dagli studenti, ha denunciato come, alle condizioni attuali e in assenza di maggiori finanziamenti da parte del Governo, l'esistenza delle piccole e medie Università a lungo andare è destinata a sparire;

   le ultime rettifiche sul sistema di tassazione erano state apportate solamente due anni fa, in piena pandemia e se il CdA di UniSalento dovesse accogliere quanto votato dalla Commissione e dal Senato, gli studenti coinvolti da questa ulteriore rimodulazione appartenenti alla prima fascia di reddito interessata dalla modifica dovranno pagare 890 euro l'anno contro i 722 previsti attualmente, mentre per le successive fasce di reddito gli aumenti oscillerebbero tra i 245 e i 390 euro;

   gli studenti avevano già due anni fa denunciato l'inadeguatezza del sistema di tassazione, che non ha impedito ad oggi di produrre un disavanzo di oltre 1 milione di euro;

   questa nuova rimodulazione, senza raggiungere l'obiettivo del pareggio, determinerà un ulteriore aumento delle tasse già dalla fascia a ridosso della no-tax area, con un aumento di circa 200 euro l'anno per la fascia sotto i 30.000 euro di Isee;

   l'aumento delle tasse universitarie non fa altro che appesantire la situazione economica di migliaia di famiglie, già alle prese con rincari e inflazione, minacciando allo stesso tempo il diritto allo studio, già compromesso da altri fattori come ad esempio, quello del caro affitti;

   quanto denunciato dagli studenti di UniSalento e dallo stesso Rettore dimostra che senza il supporto dello Stato numerose Università italiane sono destinate alla chiusura: le politiche di disinvestimento che coinvolgono le università, da Lecce a quelle di tutta Italia, l'aumento delle tasse e la riduzione dei servizi disincentivano lo studio universitario e, per paradosso, ciò avviene in un Paese che è il penultimo nella Ue per numero di laureati, il 29 per cento nella fascia tra i 24 e i 34 anni;

   i finanziamenti alle università, come afferma anche lo stesso Rettore di Unisalento, risultano parziali e insufficienti, specialmente per gli Atenei delle aree interne e del Meridione, così da rendere impossibile per queste realtà l'attivazione di processi migliorativi e di innovazione;

   per gli studenti sotto la «no tax area» lo Stato riconosce solo una parte di quota, lasciando alle Università l'onere di coprire la parte restante dei costi e lo stesso avviene per l'acquisto ad esempio di immobili, per i quali lo Stato copre soltanto il 60 per cento del costo, costringendo le Università ad accendere mutui che inevitabilmente finiscono per sottrarre risorse alla didattica, ricerca e terza missione;

   a parere dell'interrogante occorre un maggior interesse e una maggiore capacità di intervento da parte del Governo rispetto alle difficoltà finanziarie in cui versano le nostre università: è emblematico, in tal senso, il caso dell'Università di Bari lasciata da sola e costretta ad anticipare milioni di euro in attesa che le vengano erogati i fondi Pnrr su progetti già approvati –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intenda assumere per rispondere alle richieste dell'Università del Salento e degli altri Atenei alle prese con le medesime difficoltà economiche.
(4-01115)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Caiata e altri n. 7-00115, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Calovini, Cangiano.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Manzi n. 5-00807 dell'8 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-00821 del 15 maggio 2023;

   interrogazione a risposta risposta scritta Piccolotti n. 4-01063 del 26 maggio 2023;