Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 26 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. La rinuncia, anche parziale, come recentemente prefigurato dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Fitto, e da altri esponenti del Governo, al conseguimento degli obiettivi e delle riforme del PNRR avrebbe ricadute negative per il nostro Paese, a partire dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali dell'Unione europea relativamente al nuovo Patto di stabilità, sulle previsioni programmatiche relative al prodotto interno lordo e alle altre variabili macroeconomiche e di finanza pubblica come descritte nel Documento di economia e finanza 2023, nonché sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli del debito pubblico;

    al nostro Paese sono stati riconosciuti oltre 191 miliardi di euro per l'attuazione del PNRR, di cui 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. La sua attuazione prevede un percorso serrato fino al 30 giugno 2026, con scadenze concordate con la Commissione europea a cui sono legate le 10 rate di erogazione di risorse fondamentali per il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi (milestones e target) obbligatori del PNRR, irrinunciabile occasione per dare slancio alla nostra economia già a partire dal corrente anno;

    le prime due Relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e le riforme concordate entro i termini previsti. Conseguentemente, sono state erogate le due rate del PNRR, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di euro;

    le incertezze del Governo in carica sull'attuazione del PNRR hanno determinato nel breve volgere di pochi mesi una situazione di stallo che potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi previsti per l'anno in corso e il conseguente ottenimento della terza e della quarta rata spettante all'Italia per complessivi 35 miliardi di euro;

    il 30 dicembre 2022 il Governo ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi-obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata del valore di 19 miliardi di euro. Allo stato attuale, tuttavia, in conseguenza dell'incerta gestione del PNRR da parte dell'Esecutivo in carica, sono tuttora in corso le valutazioni della Commissione europea, che si stanno lungamente protraendo. La quarta rata in scadenza a giugno 2023, legata al raggiungimento di ulteriori 27 obiettivi, e alla conseguente assegnazione di 16 miliardi di euro, per stessa ammissione dell'Esecutivo, è a fortissimo rischio;

    in pochi mesi la positiva dote, anche reputazionale, lasciata dal Governo Draghi è stata dilapidata attraverso vaghi annunci circa la «impossibilità» di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, «spostamenti» di opere sulle altre fonti di finanziamento e «smantellamenti» cui non è seguito nessun atto ufficiale;

    l'evidenza di tale cambiamento è emersa con chiarezza il 28 marzo 2023, quando le sezioni unite in sede di controllo della Corte dei conti hanno presentato al Parlamento la terza relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR. Tale relazione ha evidenziato numerose criticità che, qualora non opportunamente e tempestivamente affrontate, avrebbero messo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali connessi al piano. In particolare, relativamente ai profili di attuazione del Piano, rispetto agli obiettivi europei, che risultano tutti conseguiti alla scadenza del secondo semestre del 2022, per gli obiettivi nazionali risulta un conseguimento pari solo al 62 per cento, nella misura in cui «le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata». Per quanto concerne l'attuazione finanziaria, la Corte dei conti ha sottolineato come oltre la metà delle misure interessate dai flussi sulle specifiche contabilità di tesoreria e da quelli del bilancio mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti, e in particolare l'avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all'istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni stia procedendo a rilento;

    con l'avanzare del cronoprogramma, la relazione della Corte dei conti ha evidenziato un atteso aumento del peso relativo dei target rispetto alle milestone, a cui dovrebbe associarsi un maggiore impegno del Governo, delle strutture preposte alla governance e dei diversi livelli istituzionali coinvolti;

    anziché monitorare costantemente l'avanzamento dell'attuazione del Piano da parte delle amministrazioni pubbliche e velocizzare le procedure, anche riconsiderando pochi e limitati obiettivi con il concorso di tutte le forze politiche alla luce del mutato quadro internazionale, il Governo ha scelto la strada della discontinuità politica e amministrativa rispetto al passato perseguita, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, attraverso infantili ricerche di responsabilità pregresse e intempestivi e dannosi cambiamenti nella governance che stanno generando, come previsto, ulteriori rallentamenti;

    a seguito dell'approvazione del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, la nuova governance prevista dall'Esecutivo è ancora in fase di avvio, con conseguenti ricadute sull'intero processo di attuazione degli interventi già previsti e da attuare e, in relazione agli evidenti ritardi che si stanno accumulando, l'Esecutivo sta ripetutamente tentando di addossare le responsabilità sui precedenti Governi;

    fatto ancora più grave è che risultano assolutamente insufficienti le attività di relazione e confronto con le istituzioni europee, come chiaramente indicato nella recente nota informativa del Parlamento europeo sullo stato di avanzamento dell'attuazione dei PNRR nazionali. Nonostante la Commissione europea abbia reso chiaro che la revisione dei piani nazionali sia possibile, purché all'interno dei binari tracciati dai regolamenti dell'Unione europea, ad oggi risulta che dal Governo non è giunta alle sedi istituzionali dell'Unione europea alcuna formale richiesta di revisione del PNRR, e ciò in netto ritardo rispetto a quanto già fatto da altri Stati membri;

    in tale contesto di grave incertezza e ritardo, risulta assolutamente necessario che il Governo ponga in essere, con urgenza, un costruttivo dialogo anche con le Camere, garantendo corretta informazione, fornendo relazioni e schede-progetto che rendano chiare le prospettive del Piano;

    il Parlamento sinora non è stato coinvolto in alcun modo né sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al PNRR né tantomeno sull'inserimento, ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, di un apposito capitolo dedicato al piano REPowerEU, adottato a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e che ha come obiettivo quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima dell'anno 2030;

    l'inserimento di tale capitolo consentirà all'Italia di avere a disposizione ulteriori risorse, pari a 2,76 miliardi di euro, derivanti dal trasferimento delle risorse Ets, oltre alla possibilità di trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni dei fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione, e di ricevere ulteriori disponibilità finanziarie;

    come indicato nella comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, gli Stati membri sono stati fortemente invitati a presentare i PNRR modificati con il capitolo REPowerEU entro il 30 aprile 2023, e cioè prima del termine legale del 31 agosto 2023, al fine di consentirne la verifica e la valutazione da parte della Commissione stessa senza ritardi;

    ciononostante, il Governo a metà aprile 2023 comunicava di non essere ancora in grado di fornire nemmeno un'indicazione dei progetti che dovrebbero essere inclusi nel nuovo capitolo REPowerEU e, al contempo, rendeva noto di avere intenzione di rivedere alcuni investimenti del PNRR, per mutate condizioni ed esigenze o per difficoltà di realizzazione nei tempi previsti;

    nella raccomandazione specifica per il nostro Paese – COM(2023) 612 del 24 maggio 2023 – presentata nel quadro del pacchetto di primavera del semestre europeo, la Commissione europea afferma che l'Italia dovrebbe finalizzare rapidamente il capitolo REPowerEU del suo PNRR al fine di avviarne l'attuazione,

impegna il Governo:

1) ad adempiere con urgenza, al fine di salvaguardare la credibilità e l'affidabilità del nostro Paese nel contesto internazionale, nonché la stabilità dei fondamentali economici e di finanza pubblica, all'attuazione di tutti gli impegni previsti dal PNRR e concordati con le istituzioni europee;

2) in merito alla terza tranche di risorse del PNRR, a garantire la piena e totale collaborazione con la Commissione europea attraverso uno scambio costruttivo e continuo ed un'informazione efficace e completa, che permetta di dare soluzione al ritardo nel pagamento della terza rata in tempi rapidi e utili per il Paese;

3) ad adottare iniziative volte a garantire il conseguimento, entro il 30 giugno 2023, dei traguardi e degli obiettivi – 27 interventi tra riforme e investimenti – necessari all'ottenimento, senza ritardi, dell'erogazione della quarta rata del PNRR;

4) ad improntare le proprie relazioni con le istituzioni europee, soprattutto in vista della prospettata revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte e prospettive di cambiamento del PNRR;

5) a mantenere costantemente informato il Parlamento circa lo stato di attuazione del PNRR, e a dar conto dell'utilizzo delle risorse e dei risultati raggiunti e delle eventuali misure necessarie per accelerare l'avanzamento dei progetti o per una migliore efficacia degli stessi rispetto agli obiettivi, garantendo, per quanto di competenza, altresì il pieno coinvolgimento del Parlamento sulle modifiche da apportare al PNRR, comunque rimanendo nel solco tracciato dal Next Generation Eu e dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza, individuandole in maniera puntuale e dettagliata, fornendo un'informazione piena e tempestiva, mediante le relative schede-progetto, sulle ragioni di tali cambiamenti e sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese;

6) a mettere al centro della prospettata revisione del PNRR gli interventi sul fronte del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo che, come dimostrano i recenti accadimenti nelle Marche e in Emilia-Romagna, necessitano di un ulteriore rafforzamento e di una rapida esecuzione;

7) a garantire la centralità degli interventi per la transizione green e digitale, quali elementi strutturali del processo di ammodernamento del Paese e precondizione per la sua crescita;

8) ad adottare iniziative volte a garantire la realizzazione degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali e, in particolare, a rispettare la riserva d'impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR allocabili territorialmente per le regioni del Mezzogiorno;

9) a procedere tempestivamente alla presentazione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, come raccomandato dalla Commissione europea, comunque garantendo, per quanto di competenza, il coinvolgimento del Parlamento sulla definizione dei programmi ivi ricompresi e sull'utilizzo delle relative risorse, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR e la piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale.
(1-00143) «Braga, Amendola, De Luca, Ubaldo Pagano, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Bonafè, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Ferrari, Forattini, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Orlando, Peluffo, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti».


   La Camera,

   premesso che:

    alle 10:25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d'aspetto e di trenta metri della pensilina. Investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento o la mutilazione di oltre 200. La vittima più piccola aveva solo 3 anni, la più anziana 86;

    le vittime erano persone comuni, provenivano da 50 città diverse d'Italia, tra loro anche diversi stranieri. Lavoratori comuni, giovani turisti, coppie, studenti e familiari in attesa di parenti con cui condividere quell'afosa estate. «Semplicemente persone che non avevano nessun connotato politico, se non quello di essere i bersagli pianificati dalla folle strategia neofascista della strage indiscriminata», come ha scritto Paolo Bolognesi, Presidente della «Associazione Familiari Vittime della Strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980», associazione costituitasi per tenere viva la memoria di quella tragedia e il ricordo delle vittime oltre che per «ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta»;

    Norberto Bobbio ha scritto che la strage è, fra «tutte le azioni delittuose, quella che più si avvicina al male radicale: è il massimo delitto, l'omicidio, diretto consapevolmente contro gli innocenti»;

    «l'immagine della stazione ferroviaria con l'orologio fermo al minuto della tremenda esplosione – per usare le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – è divenuta simbolo della disumanità del terrorismo, dell'attacco sferrato al cuore della democrazia italiana e della risposta, ferma e solidale, che la società e lo Stato seppero dare agli eversori assassini»;

    quel 2 agosto di quarantatré anni fa cominciò una delle più difficili indagini della storia giudiziaria italiana, il cui iter processuale, anche a causa dei tanti tentavi di depistaggio, non è ancora giunto definitivamente a conclusione;

    ad oggi, sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neofascisti dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il «Gran Maestro» della loggia massonica P2, Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci (P2) e Francesco Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza;

    con un'altra sentenza precedente (Corte d'assise di Bologna, sentenza del 9 gennaio 2020, depositata il 7 gennaio 2021) è stato condannato all'ergastolo, colpevole di concorso nel reato di strage, Gilberto Cavallini dei Nar;

    mercoledì 5 aprile 2023, sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata il 6 aprile 2022, dalla Corte di assise di Bologna, del cosiddetto processo ai mandanti per la strage alla stazione di Bologna, che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini, a sei anni Piergiorgio Segatel, l'ex capitano dei Carabinieri, accusato di depistaggio, e a quattro anni Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pubblico ministero al fine di sviare le indagini, ex amministratore di condomini di via Gradoli a Roma, dove i Nar nel 1981 avevano ben due covi, ai numeri civici 65 e 96, lo stesso civico dove ha vissuto il capo delle BR Mario Moretti durante il sequestro Moro, nel 1978;

    si tratta di sentenze di primo grado ma supportate da elementi probatori importanti che hanno permesso di fare luce su alcuni aspetti cruciali della vicenda. «Si è finalmente giunti – si legge nella sentenza a pagina 1069 – a porre un punto fermo che considera la strage del 2 agosto 1980 a Bologna come il momento conclusivo, sia pure sui generis ed atipico rispetto ai momenti precedenti della cosiddetta “strategia della tensione”. È ormai appurato ... che la compagine degli esecutori materiali non agiva nel vuoto di strategia e fuori da contesti politici nazionali e probabilmente internazionali. Gli esecutori erano strettamente collegati a chi la strage aveva deciso, agevolato e finanziato, attraverso una fitta rete di legami e di mediazioni, di cui tuttavia si intravede ora il vertice, come è stato per le stragi politiche dei primi anni Settanta ...»;

    la sentenza collega la bomba alla stazione di Bologna alla strategia della tensione inaugurata in Piazza Fontana a Milano nel 1969, cambia il quadro generale, i riferimenti politici ma non il progetto eversivo finalizzato all'instaurazione di uno Stato autoritario;

    la sentenza smonta la teoria della strage frutto della semplice azione dello «spontaneismo armato» di un gruppo armato di neofascisti. «Se ne è tratta la ragionevole conclusione che nella strage del 2 agosto 1980 furono coinvolti personaggi di almeno tre formazioni della destra eversiva: i Nuclei Armati Rivoluzionari, Terza Posizione e Ordine Nuovo» (pagina 930 della sentenza). È la «strategia dell'arcipelago»: i gruppi non perdono autonomia e identità ma si raccordano in funzione di una politica comune;

    il processo si è concluso con la condanna del neofascista Paolo Bellini, oltre a due imputati (Luigi Segatel e Domenico Catracchia) per avere sviato le indagini, ma alla base stava la cosiddetta «inchiesta mandanti»: le indagini sul livello superiore rispetto a quello degli esecutori materiali della strage. «La strage di Bologna ha avuto dei “mandanti” tra i soggetti indicati nel capo d'imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l'assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica interna e internazionale da quelle figure, quale contesto, operativo della strage di Bologna» (pagina 1070 della sentenza);

    i soggetti indicati nel capo d'imputazione sono: Licio Gelli, il capo della P2 e il suo braccio destro Umberto Ortolani, in qualità di mandanti finanziatori; Federico Umberto d'Amato, il potentissimo capo dell'Ufficio affari riservati del Viminale e il senatore Mario Tedeschi, il primo in qualità di mandante organizzatore, il secondo principalmente per l'attività di depistaggio. Costoro sono tutti morti, «sono quindi non imputabili, nei loro confronti non è possibile elevare alcuna imputazione formale», pur essendo possibile richiamarne il ruolo nel contesto di un'imputazione riguardante altri, in quanto la posizione semplicemente «storica» rilevi nella ricostruzione e nell'accertamento delle responsabilità dei giudicabili, valutazione incidentale e indiretta, «storica», esclusa ogni valutazione di responsabilità giuridica (così in nota alla pagina 781). Ancora meno questa circostanza può rimuovere il dovere di preservare la memoria di quei tragici fatti e delle responsabilità di quanto accaduto;

    la sentenza oltre ad illuminare il secondo livello della strage neofascista, ricostruisce l'efficace rete di protezione costruita intorno a Paolo Bellini, uomo di raccordo tra esecutori materiali e mandanti-organizzatori-finanziatori;

    nella sentenza viene ampiamente ricostruito il ruolo svolto da Mario Tedeschi dal lontano 1965, con l'operazione «manifesti cinesi» fino al 1980. Si ricorda, tra l'altro, il tentativo di depistaggio con la pista palestinese, sostenuta con gli articoli apparsi sul giornale «Il Borghese» a firma dello stesso Tedeschi e in qualche modo «sponsorizzata» anche da Licio Gelli;

    per consentire la ricostruzione dei gravissimi eventi che, negli anni compresi tra il 1969 ed il 1984, hanno segnato la storia del nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, con direttiva del 22 aprile 2014 ha disposto la declassifica e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato, da parte di tutte le amministrazioni dello Stato interessate, ivi compresi gli organismi di informazione per la sicurezza, della documentazione da questi detenuta relativa agli eventi di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell'Italicus (1974), di Ustica (1980), della stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984);

    al fine di estendere l'ambito oggettivo di applicazione della direttiva del 2014, è stata adottata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, del 2 agosto 2021, con la quale si è stabilito di ampliare i criteri di individuazione della documentazione da sottoporre a desecretazione, comprendendovi documenti relativi ad altre tematiche oltre quelle già oggetto della precedente direttiva. In particolare, con la nuova direttiva si rende consultabile la documentazione concernente l'organizzazione Gladio e quella relativa alla loggia massonica P2, «corrispondendo in tal modo ad un'esigenza assai avvertita anche dall'opinione pubblica»;

    la desecretazione di atti e documenti relativi alle stragi ed al terrorismo ha rappresentato una scelta di grande responsabilità ed importanza;

    le motivazioni della sentenza della Corte di assise di Bologna sul nuovo processo per la strage del 2 agosto hanno aperto nuovi squarci di verità sugli anni tragici della strategia della tensione;

    il Governo ha deciso, senza consultare le associazioni che ne fanno parte, di modificare, senza una giustificazione di merito, la composizione della commissione consultiva sulla desecretazione degli atti delle stragi;

    i rappresentanti dell'Associazione 2 Agosto e quelli dell'associazione che riunisce i familiari delle vittime di Ustica temono che sia in atto «una strategia a largo spettro» per riscrivere la storia delle stragi e dei processi, che diventi un'occasione per creare un clima che interferisca con i processi d'appello sulla strage a Gilberto Cavallini e Paolo Bellini le cui sentenze di primo grado hanno respinto molto nettamente la cosiddetta pista palestinese,

impegna il Governo:

1) fermo restando il diritto sancito dalla Costituzione alla presunzione di innocenza nei confronti delle singole persone coinvolte fino ad eventuale condanna definitiva e al pieno rispetto delle garanzie per gli imputati, ad adottare iniziative volte a garantire, per quanto di competenza, lo svolgimento sereno e senza interferenze dei processi, ancora non conclusi, riguardanti la stagione stragista che ha insanguinato l'Italia e ha visto collaborare insieme neofascisti, logge massoniche segrete ed agenti infedeli degli apparati di sicurezza;

2) a porre in essere tutte le iniziative opportune affinché prosegua proficuamente, in collaborazione fattiva e trasparente con i rappresentati delle associazioni, l'attività di desecretazione degli atti delle stragi che hanno segnato la storia recente del nostro Paese e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato, il superamento delle criticità riscontrate in passato, anche attraverso una semplificazione normativa, il finanziamento degli interventi necessari per consentire la gestione, la ricerca e la consultazione corretta ed efficace dei documenti digitalizzati.
(1-00144) «De Maria, Braga, Merola, Amendola, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, D'Alfonso, De Luca, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fornaro, Furfaro, Ghio, Girelli, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Malavasi, Manzi, Marino, Orlando, Peluffo, Porta, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Tabacci, Vaccari, Zingaretti».


   La Camera,

   premesso che:

    l'omicidio della psichiatra Barbara Capovani, aggredita e uccisa a Pisa, dopo il turno di lavoro nel reparto di salute mentale adulti dell'ospedale Santa Chiara, ha posto all'attenzione del legislatore la spinosa questione dell'organizzazione del sistema delle cure e dei trattamenti dei pazienti con malattie mentali, soprattutto per quel che riguarda la cura di pazienti che possono costituire un pericolo per sé e per gli altri e la prevenzione della reiterazione di condotte lesive e di atti violenti;

    la cosiddetta legge Basaglia n. 180 del 1978 ha modificato l'approccio alla cura della malattia mentale proponendosi interventi volti a favorire il recupero sociale del soggetto attraverso specifici interventi di riabilitazione e un modello assistenziale allargato nel territorio che sia più facilmente fruibile per il paziente, prevedendo il superamento degli ospedali psichiatrici e la definizione di un sistema di intervento in grado di garantire una corretta armonizzazione fra le misure sanitarie e le esigenze di sicurezza, prevedendo la creazione di un efficace sinergismo tra i diversi servizi sanitari, tra questi e i servizi sociali, tra le istituzioni e la comunità per il fine fondamentale del recupero sociale delle persone;

    per quanto appaia fondamentale prevedere l'obiettivo dell'inclusione sociale per il malato psichiatrico, ciò nonostante non sempre questo è un obiettivo concretamente raggiungibile se non in presenza di un numero di strutture sanitarie specifiche e di una quantità di operatori debitamente formati, al fine di intervenire a livello di cura coinvolgendo il paziente in un percorso di consapevolezza e coinvolgimento;

    la malattia psichiatrica costituisce un peso enorme per chi ne è affetto ma questo fardello ricade anche sui familiari i quali, spesso, non sono in possesso delle necessarie risorse – economiche, culturali, fisiche e umane – per potervi far fronte;

    nell'approccio al trattamento del disagio e della malattia mentale spesso si fa rientrare qualsiasi tipo di comportamento violento, aggressività derivante da una condizione di dipendenza da alcol o sostanza psicotrope (anche se oggi esistono nuove dipendenze tra i giovani), soprattutto quando tale comportamento si esprime in un soggetto minore, confondendo l'aggressività con l'ambito psichiatrico;

    le famiglie sono spesso lasciate sole a gestire qualsiasi tipo di devianza, sia essa derivante da un disagio o malattia psichiatrica che da un atteggiamento aggressivo e violento derivante da dipendenze o da altre cause, non tenendo conto della necessità di intervenire sul soggetto anche a domicilio, coinvolgendo il paziente in un percorso di consapevolezza e coinvolgimento;

    la riforma ha mostrato criticità per quanto riguarda l'organizzazione dei servizi, che prevede una rete di strutture sul territorio, in grado di erogare un intervento integrato, e la carenza di personale;

    secondo i dati riportati nel rapporto sulla salute mentale 2021, gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2021 ammontavano a 778.737 unità, per quanto in maniera disomogenea sul territorio nazionale, con un numero di prestazioni erogate dai servizi territoriali pari a 9.148.068 con una media di 12,6 prestazioni per utente. L'83,1 per cento degli interventi risulta effettuato in sede, l'8,3 per cento a domicilio e il resto in una sede esterna; gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (34,4 per cento) e infermieri (41,1 per cento). Il 30,7 per cento degli interventi è rappresentato da attività infermieristica a domicilio e nel territorio, il 27,4 per cento da attività psichiatrica, l'11,0 per cento da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,4 per cento da attività di coordinamento e il 5,5 per cento da attività di supporto alla vita quotidiana, il 6,5 per cento da attività psicologica-psicoterapica; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto;

    alla base del sistema di cura della salute mentale dovrebbe trovarsi la capacità delle strutture di collaborazione tra i familiari dei pazienti e altri soggetti – si pensi all'ambito scolastico dove, peraltro, si dovrebbe agire in ottica di prevenzione – che agiscono sia nell'ambito sanitario che del volontariato;

    al fine di istituire un centro di raccolta dati è stato istituito il Sistema informativo per la salute mentale (Sism) che, tra l'altro, elabora il rapporto sulla salute mentale quale strumento di conoscenza e analisi degli interventi e dell'organizzazione della rete dei servizi;

    secondo il Sism – sistema informativo per la salute mentale – nel 2020 la spesa complessiva pro capite per l'assistenza psichiatrica ammontava a euro 67,5. La dotazione complessiva di personale all'interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2021, risulta pari a 29.785 unità. Le risorse destinate alla salute mentale rappresentano il 2,9 per cento delle risorse complessive destinate al Servizio sanitario nazionale: tale scarsità di risorse in termini di personale, strutture e finanziamenti, è una delle prime cause di malfunzionamento dei servizi di cura per la salute mentale;

    la carenza di organico è un dato comune a tutte le categorie professionali che operano nel settore della salute mentale e rende difficile la presa in carico del paziente in un'ottica multiprofessionale e regolare; tale carenza si ripercuote anche sulla possibilità di un lavoro clinico di assistenza individuale, familiare e di gruppo, soprattutto per le persone con situazioni socio-economiche, cliniche e relazionali più svantaggiate, e porta a una mancanza di coordinamento tra interventi medici e non farmacologici, rendendo, di fatto, questi ultimi, una scelta secondaria proprio per le difficoltà di seguire con regolarità tale tipologia di pazienti;

    alcune situazioni presentano una particolare complessità psichiatrica, sanitaria, sociale e giudiziaria che si aggiunge al dato economico e organizzativo: queste situazioni richiedono un determinato impegno per costruire la motivazione alla cura e una sufficiente adesione da parte del soggetto interessato. Il sistema non è in grado di far fronte alle emergenze e alle situazioni particolarmente critiche e i pazienti più a rischio restano a carico dei servizi del territorio, nei dipartimenti di salute mentale, in assenza delle necessarie condizioni e risorse per affrontare i casi di violenza;

    il documento di sintesi pubblicato a maggio del 2021 dal Sism ha denunciato la difficoltà di valutazione dell'azione nel campo della salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza a causa della carenza di flussi informativi specifici e dei dati in conseguenza dell'assenza della componente specifica dedicata al settore dell'infanzia e dell'adolescenza nel Sistema informativo di salute mentale;

    risulta fondamentale intervenire nei primi anni di vita per la promozione della salute mentale e della prevenzione dei disturbi mentali, considerato che il 50 per cento delle patologie psichiatriche si manifesta prima dei 14 anni di età, e tali interventi assumono un valore preventivo nei riguardi del disagio psichico e della patologia psichiatrica dell'età adulta;

    a tal fine appare necessario che siano potenziati e ampliati innanzitutto i percorsi di prevenzione destinati all'età evolutiva perché un intervento precoce permette di limitare e contenere l'aggravamento della malattia in un'ottica di definizione di strategie multisettoriali;

    i servizi territoriali di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza (Npia) non sono in grado di rispondere alle necessità e alle esigenze dei minori, nonostante negli ultimi dieci anni il numero di pazienti seguiti dai servizi di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza, sia raddoppiato: risulta infatti che solo 60 bambini su 1000 avrebbero accesso a un servizio di Npia e di questi riesce ad avere risposte terapeutiche adeguate solo la metà, anche se questo dato presenta una grande variabilità a livello regionale;

    dagli scarsi dati disponibili si evince inoltre la disomogeneità nell'organizzazione della rete dei servizi di neuropsichiatria rivolti all'infanzia e all'adolescenza (Npia), che in molte regioni non è stato formalmente strutturato e la conseguente variabilità nei percorsi di cura;

    l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza (Agia) e l'istituto superiore di sanità hanno o promosso una ricerca relativa all'impatto della pandemia sulla salute mentale di bambini e adolescenti al fine di individuarne i bisogni psicosociali e di salute mentale connessi con l'esperienza vissuta nel periodo dell'emergenza Covid;

    a gennaio 2021 è stato istituito il Tavolo tecnico per la salute mentale presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute con i compiti di predisporre linee guida, linee di indirizzo e documenti scientifici, ivi compresi gli accordi sanciti in sede di conferenza Stato-regioni e conferenza unificata; di verificare l'appropriatezza e la qualità dei percorsi di trattamento e riabilitazione erogati per i disturbi mentali; di individuare e affrontare, alla luce dei dati del Sistema informativo salute mentale, l'esistenza di eventuali criticità nei servizi territoriali; di proporre azioni operative e normative per favorire l'attuazione dei più appropriati modelli di intervento per la diagnosi, la cura e la riabilitazione psicosociale dei portatori di disagio psichico, finalizzati alla riduzione dei trattamenti sanitari obbligatori (Tso) e volontari, la contenzione meccanica e quella farmacologica/chimica;

    sulla base del documento di sintesi predisposto dal suddetto Tavolo tecnico nel maggio 2021, si rileva che, ad aprile 2021, solo il 49,5 per cento degli obiettivi programmatori erano stati attuati, il 24 per cento erano in stato di attuazione e il 26,5 per cento sono stati attuati evidenziando uno scostamento tra il livello di programmazione e il livello applicativo locale cioè il reale perseguimento degli obiettivi di salute programmati per quanto con grandi differenze tra le regioni;

    il Tavolo segnala inoltre la generale carenza di personale adeguatamente formato e specializzato: in particolare, si segnala l'assenza di figure multidisciplinari necessarie per i percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi così come si segnala la difficoltà a garantire la presenza anche di un numero adeguato di neuropsichiatri infantili destinata a peggiorare a causa della difficoltà di far fronte al turnover degli specialisti che andranno in pensione per la mancanza di giovani specialisti che possano sostituirli;

    i dati mostrano anche che il sistema di cura è centrato sulle cronicità e non sulla identificazione e sull'intervento precoce e che le prestazioni erogate non sono sufficienti ad assicurare continuità e intensità della presa in carico. In presenza di un trend in aumento della richiesta di accesso ai servizi psichiatrici risulterebbe consistente la difficoltà dei servizi di intercettare la morbilità psichiatrica in fase precoce, soprattutto per alcune specifiche patologie, nonostante presa in carico e trattamento precoce siano in grado di influire positivamente sulla prognosi;

    i dati indicano un ampliamento del ricorso per quanto riguarda la fase residenziale dei trattamenti, con un allungamento dei tempi medi di permanenza nelle strutture oltre a criticità in merito alla funzione riabilitativa della permanenza in struttura che le rende più inclini a diventare luoghi di custodia;

    risulta indispensabile segnalare una carenza in fatto di formazione specifica degli operatori del territorio: il 50 per cento degli operatori delle residenze sarebbe mancante di adeguate competenze acquisite in materia di salute mentale;

    esiste un problema di sicurezza per gli operatori delle strutture che operano alla gestione dei pazienti psichiatrici con specifiche patologie; la debolezza di una rete di servizi adeguati per la tutela e la cura dei malati psichiatrici con personalità particolarmente aggressive e violente espone infatti al rischio della sicurezza e dell'incolumità le famiglie, i medici e il personale dei servizi psichiatrici, nonché la società nel suo complesso;

    per far fronte alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari è stata prevista l'istituzione delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza che ha voluto rappresentare un'evoluzione culturale in termini di cure e di gestione delle misure di sicurezza in servizi socio-sanitari, da effettuarsi secondo un principio di territorialità, considerando centrale il progetto terapeutico individualizzato e considerando residuale e transitoria l'adozione della misura di sicurezza;

    l'abbandono terapeutico dei soggetti con malattie mentali che possono essere pericolosi per la collettività finisce, infatti, per chiamare in causa interventi e soluzioni a carico del sistema penale: oggi la misura di sicurezza detentiva si esegue nelle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), che sono strutture sanitarie pubbliche e si applica solo ai malati di mente dichiarati incapaci e a rischio di recidiva;

    l'accesso alle Rems presuppone la presenza di tre condizioni: che il soggetto interessato presenti una malattia mentale; che sia stato commesso un reato da parte del soggetto che deve accedervi; che ci sia una valutazione di pericolosità sociale di detto soggetto, intesa quale probabilità di commissione di reati;

    le Rems possono avere al massimo 20 posti letto e per il tipo di organizzazione che richiedono presentano costi altissimi – anche per tendenza all'impiego di istituti di vigilanza privata per fronte ai problemi di sicurezza – e sono piene con lunghe liste d'attesa per quanto non distribuite in maniera omogenea. Alla data del 31 luglio 2021 risultava la presenza sul territorio nazionale di 36 residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) – tra definitive e provvisorie – per una disponibilità totale di 652 posti letto; le rimodulazioni dei programmi regionali indicano un fabbisogno di almeno 740 posti;

    per quanto riguarda le liste d'attesa per la collocazione nelle Rems i dati al 31 luglio 2021, per quanto non omogenei tra il Dap e la conferenza delle regioni e province autonome – indicano un numero che va rispettivamente, dalle 750 alle 681 persone, con un tempo medio di attesa di 304 giorni; quest'ultimo dato, è necessario sottolineare, è relativo alla condizione nazionale ma se si tiene conto della distribuzione tra regioni sono 5 – Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia – quelle che presentano una situazione particolarmente critica e nelle quali si concentra il 78 per cento del fenomeno;

    con sentenza 22 del 27 gennaio 2022 la Corte costituzionale si è pronunciata in merito alla disciplina in materia di Rems e ha ammonito il legislatore in merito alle criticità del sistema sostenendo «che non sarebbe tollerabile l'eccessivo protrarsi dell'inerzia legislativa in ordine ai gravi problemi individuati dalla presente pronuncia.»;

    le Rems sono strutture che non sono adatte per i soggetti con patologie mentali che soffrono di disturbo antisociale e a rischio di atti violenti che rimangono a carico dei servizi territoriali i quali non hanno le condizioni e le forze per poter trattare pazienti violenti e che non possono essere gestiti solo con iniziative di natura sanitaria;

    in data 27 aprile 2023 il Ministro Schillaci ha istituito un nuovo Tavolo tecnico per la salute mentale «per il miglioramento della qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico, in tutte le fasce di età, e i loro familiari, attraverso una verifica della loro appropriatezza e congruenza, in collaborazione con le istituzioni, gli enti preposti, le Società scientifiche, le Agenzie regolatrici, le Associazioni dei familiari, del volontariato e del terzo settore.»,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte ad ampliare e potenziare la rete dei servizi ambulatoriali e residenziali per la salute mentale per qualificare e ampliare l'offerta assistenziale e a incrementare le risorse ad essa destinate, soprattutto per quanto riguarda l'area della salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza, potenziando le attività di programmazione e coordinamento per una più efficace azione di prevenzione, diagnosi e presa in carico precoce;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a destinare almeno il 5 per cento dei fondi sanitari regionali per le attività di promozione e tutela della salute mentale;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a definire standard organizzativi, quantitativi e qualitativi per il sistema della salute mentale, con particolare attenzione per la formazione degli operatori da valutare in sede di assunzione, da individuare anche in collaborazione con le università, assicurando livelli omogenei tra le regioni considerando la specificità di formazione anche in relazione al grado di gravità del disturbo psichiatrico da trattare;

4) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere la definizione di specifici percorsi rivolti agli adolescenti e ai giovani che presentano disagio o con gravi disturbi mentali, a tal fine promuovendo il potenziamento di servizi in grado di erogare trattamenti psicologici e psicoterapeutici;

5) a intervenire sulla disponibilità dei dati sulle strutture e le attività del sistema di cura per la salute mentale, che ha tempi di raccolta ed elaborazione dei dati di circa due anni precedente rispetto all'anno in corso;

6) a valorizzare e potenziare le alternative terapeutiche per la salute mentale esistenti sul territorio, prevedendo la definizione di standard condivisi nella scelta della misura più appropriata in relazione alla situazione clinica e alla pericolosità sociale dei singoli interessati;

7) ad adottare iniziative per la qualificazione dei percorsi per l'effettiva presa in carico e per il reinserimento sociale dei pazienti con disturbi psichiatrici autori di reato, definendo anche le modalità di rivalutazione periodica della pericolosità sociale dei soggetti siano essi internati in strutture o seguite con assistenza esterna;

8) a individuare le modalità per una migliore e maggiore definizione dei piani terapeutico-riabilitativi individuali, anche individuando misure e soluzioni a contenuto terapeutico atte a contenere la pericolosità sociale di soggetti con patologie mentali quando questa si manifestata nel compimento di fatti costituenti oggettivamente reato, valutata anticipatamente in sede di prognosi in occasione e in vista delle decisioni giudiziarie conseguenti, anche al fine di tutelare la collettività dalle sue ulteriori possibili manifestazioni pregiudizievoli, nonché in grado di salvaguardare le esigenze di salute del singolo;

9) per quanto riguarda le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, a intervenire per una più precisa definizione di criteri uniformi di tenuta delle liste di attesa e di priorità per l'accesso in Rems, nonché a definire e prevedere meccanismi di rivalutazione periodica della condizione giuridica e sanitaria delle persone destinatarie di misure di sicurezza detentive in Rems;

10) nell'ottica di garantire l'incolumità degli operatori del settore psichiatrico, ad adottare iniziative volte a prevedere modifiche al sistema penale finalizzate ad attivare specifici percorsi di massima sicurezza, anche prevedendo l'apertura di sezioni specializzate negli istituti penitenziari per soggetti con disturbi psicotici antisociali che hanno compiuto reati;

11) ad adottare iniziative di competenza volte a potenziare i servizi territoriali e a prevedere presidi di assistenza alle famiglie che hanno nel nucleo un soggetto aggressivo e violento anche quando dipendono da cause diverse dal disagio mentale, quali forme di disabilità con profili violenti o casi di tossicodipendenza, al fine di sollevare le famiglie dal gravoso onere almeno in una parte delle ore diurne, adottando nell'organizzazione di tali servizi un approccio sinergico tra pubblico e associazioni del Terzo settore e valorizzando i progetti che stimolano la creatività, incoraggiano la socialità, favoriscono la costruzione del senso di sé anche attraverso attività manuali.
(1-00145) «Tenerini, Bagnasco, Battilocchio, Deborah Bergamini, Dalla Chiesa, De Palma, Nevi, Nazario Pagano, Pittalis, Paolo Emilio Russo, Saccani Jotti, Tassinari, Tosi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni IX e X,

   premesso che:

    i processi di digitalizzazione del Paese devono necessariamente essere accompagnati dalla loro messa in sicurezza da possibili attacchi cibernetici. Tuttavia, la componente 2 della missione 1 «Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo» del Piano nazionale di ripresa e resilienza non prevede un intervento in tal senso e si prevede un investimento di soli 0,62 miliardi di euro in cybersicurezza sui 220 miliardi di euro previsti dal piano, pari allo 0,2 per cento;

    secondo la Relazione annuale 2022 sulla politica dell'informazione per la sicurezza, presentata dalla Presidenza del Consiglio, il 43 per cento degli attacchi cibernetici nel Paese ha avuto come obiettivo il settore pubblico; di questi, il 62 per cento aveva come obiettivo le amministrazioni statali, seguito dalle strutture sanitarie pubbliche (11 per cento), dagli enti locali e da istituti e agenzie nazionali (entrambi al 9 per cento). Riguardo al settore privato, i soggetti che hanno subito il maggior numero di azioni ostili sono quelli del settore delle infrastrutture digitali e servizi IT (22 per cento), dei trasporti (18 per cento), del settore bancario (12 per cento) e infine di quello energetico (11 per cento), tutti comparti di importanza strategica per il Paese;

    secondo il Rapporto «L'ecosistema italiano della sicurezza informatica tra regolazione, competitività e consapevolezza», pubblicato lo scorso 28 febbraio 2023 dall'Osservatorio sulla Cybersicurezza dell'I-Com (Istituto per la competitività), il 48 per cento o delle imprese ritiene poco importante o non rilevante la formazione digitale e solo poco più della metà dei dirigenti riceve una formazione specifica nel campo della cybersicurezza in azienda, con percentuali che scendono per impiegati ed operai, per una media del 40 per cento di lavoratori che riceve formazione. In generale, le aziende italiane sono tra quelle che investono meno in cybersicurezza risultando soltanto al 19° posto nell'Unione europea per quota del budget IT investita in sicurezza dell'informazione (6,6 per cento rispetto al 7,2 per cento della media EU);

    secondo l'indice Desi (Digital economy and society index) formulato dalla Commissione europea, l'Italia si trova al diciottesimo posto sui 27 Paesi membri dell'Unione europea per livello di digitalizzazione complessivo, con un punteggio di 49,3 contro una media europea di 52,3. In Italia il livello è particolarmente basso nell'ambito del capitale umano, risultando penultima tra i Paesi membri: in particolare, solo il 46 per cento degli italiani risulta essere in possesso di competenze digitali di base (contro il 54 per cento della media europea) e la quota di laureati in ambito ICT sul totale della popolazione con una laurea risulta essere pari all'1,3 per cento (contro il 3,9 per cento della media europea), vale a dire la più bassa in assoluto. Anche nel settore dei servizi pubblici digitali, l'Italia registra una performance inferiore alla media europea, ricoprendo il diciannovesimo posto sui 27 Paesi membri, soprattutto a causa della bassa percentuale di utenti di «e-government» (pari al 40 per cento a fronte di una media europea del 65 per cento);

    il numero di corsi di formazione in materia di sicurezza cibernetica è in crescita: secondo il già citato Rapporto di I-Com, a gennaio 2023 è stata registrata la presenza di 234 corsi di formazione universitaria (contro i 79 di inizio 2022). I corsi analizzati includono sia insegnamenti singoli all'interno di corsi di laurea generici («offerta formativa non specializzata»), sia corsi di laurea specifici, insieme a master e dottorati («offerta formativa specializzata»). Risultano essere attivi 112 insegnamenti singoli all'interno di corsi di laurea magistrale, 56 insegnamenti singoli all'interno delle lauree triennali e 13 corsi singoli all'interno di dottorati di ricerca, a fronte di 4 lauree triennali, 22 lauree magistrali, 7 dottorati e 18 master interamente dedicati alla cybersicurezza;

    sono state intraprese numerose iniziative europee per creare un ecosistema favorevole allo sviluppo e alla messa in atto della sicurezza cibernetica nell'Unione, come l'istituzione, con il regolamento (UE) 2021/887, del Centro europeo di competenza per la cybersicurezza nell'ambito industriale, tecnologico e della ricerca (Eccc), con sede a Bucarest, che ha la funzione di coordinare la rete costituita dai centri nazionali di coordinamento (Nccs) degli Stati membri;

    in Italia, la recente istituzione dell'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (Acn) ha completato la definizione del quadro normativo per la cybersicurezza del Paese, che include le misure nazionali di difesa contro attacchi informatici per i soggetti inclusi nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (introdotto dal decreto-legge n. 105 del 2019), la pianificazione e il proseguimento dell'implementazione della Strategia nazionale per la cybersicurezza 2022-2026, oltre all'importante inserimento nel codice degli appalti dell'obbligo per le stazioni appaltanti pubbliche di tenere sempre in considerazione gli elementi di cybersicurezza nella valutazione complessiva dell'offerta. Queste iniziative sul piano legislativo hanno certamente rafforzato il sistema normativo italiano nell'ambito della sicurezza cibernetica; nonostante ciò, la disciplina nazionale riguardante il perimetro è caratterizzata da una stratificazione e frammentazione normativa che pongono diverse sfide applicative ed interpretative;

    a livello europeo, il processo normativo in materia di sicurezza cibernetica, iniziato nel 2013 con il regolamento (UE) n. 526 del 2013 e proseguito con la direttiva «NIS» del 2016 (direttiva 2016 n. 1148), successivamente sostituita nel 2022 dalla direttiva «NIS2» (direttiva 2022 n. 2555), ha dato vita a un sistema che assicura standard di sicurezza per le infrastrutture, comprese le infrastrutture critiche. La disciplina europea in materia si sta ulteriormente sviluppando lungo quattro direttrici: 1) stabilendo degli standard per i prodotti e i servizi che possono essere commercializzati all'interno dell'Unione europea grazie al Cyber Resilience Act (attualmente in discussione); 2) potenziando l'Agenzia europea per la cybersicurezza (Enisa) per una migliore governance; 3) stanziando fondi europei dedicati al tema; 4) armonizzando il sistema di certificazioni per la cybersicurezza (Cybersecurity Act, Regolamento (EU) 2019 n. 881);

    dalla stessa Unione europea provengono diverse proposte, le cui bozze in larga parte non sono ancora state presentate, per sviluppare ulteriormente il sistema infrastrutturale per la cybersicurezza europea. Ne è un esempio il Cyber Solidarity Act, recentemente presentato dalla Commissione Unione europea, che andrebbe ad istituire un'infrastruttura comune europea di rilevamento avanzato, costituita da Centri operativi di sicurezza (Soc), con la funzione di scansionare la rete utilizzando tecnologie di intelligenza artificiale e individuare gli attacchi cyber rivolti ai Paesi membri;

    il settore produttivo nel comparto della sicurezza informatica in Italia sembra destinato a crescere notevolmente nei prossimi anni. Si prevede che i ricavi del settore aumentino del 25 per cento entro i prossimi tre anni, passando da 1,75 miliardi di euro del 2022 a 2,18 miliardi di euro nel 2026, con una crescita soprattutto nei servizi IT, ma anche in software e hardware,

impegnano il Governo:

   a proseguire il lavoro di potenziamento e sviluppo degli Its allo scopo di fornire una adeguata offerta formativa atta a colmare le carenze del Paese riguardanti le competenze, sia di base che avanzate, nel settore della sicurezza cibernetica, anche ampliando la collaborazione tra istituti Its e gli enti della pubblica amministrazione;

   ad intervenire, anche con iniziative di tipo normativo, favorendo iniziative di «bug bounty» e «vulnerability assessment», anche alla luce delle ultime evoluzioni delle norme europee;

   a definire, consultando anche Acn, criteri e requisiti di cybersicurezza uniformi, chiari e facilmente implementabili per l'acquisizione di tutte le forniture in ambito Ict per la pubblica amministrazione, al fine di armonizzare i requisiti di gara delle centrali di acquisto pubbliche e ottenere una maggiore uniformità nell'applicazione della Strategia di cybersicurezza nazionale a complemento di quanto già previsto sul tema nel nuovo codice dei contratti pubblici e in linea con quanto prescritto dal Cyber Resilience Act, in fase di approvazione in sede europea;

   ad adottare iniziative volte a prevedere, nella rimodulazione e aggiornamento del piano nazionale Industria 4.0, incentivi per l'acquisto di beni materiali (hardware), quali sonde, sensori e altri dispositivi necessari alla messa in atto di misure di sicurezza cibernetica e al monitoraggio degli attacchi cibernetici verso i sistemi informatici delle aziende, ivi inclusi tutti i servizi di cybersicurezza (progettazione, implementazione, servizi gestiti) necessari per la messa in sicurezza delle soluzioni realizzate;

   ad adottare iniziative volte ad estendere le risorse dei voucher Pmi per la formazione in ambito cyber al fine di aumentare il livello di competenze nelle imprese italiane ed ampliare il novero dei soggetti a cui è possibile commissionare attività di formazione ammissibili al credito d'imposta, includendo le aziende che sviluppano e possono erogare corsi in materia di cybersicurezza, al fine di colmare il gap di conoscenza presente nel mercato del lavoro, contribuendo agli obiettivi di Formazione 4.0.
(7-00109) «Pastorella, Benzoni».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, nuovo codice della strada, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 maggio 1992, n. 114, S.O., all'articolo 116 reca le norme relative a patente e abilitazioni professionali per la guida di veicoli a motore. Detta disciplina è stata modifica da ultimo nell'agosto 2022;

    la citata norma prevede che non si possono guidare ciclomotori, motocicli, tricicli, quadricicli e autoveicoli senza aver conseguito la patente di guida e, ove richieste, le abilitazioni professionali. Tali documenti sono rilasciati dalla competente motorizzazione civile;

    per sostenere gli esami di idoneità per la patente di guida occorre presentare apposita domanda ed essere in possesso dei requisiti fisici e psichici prescritti. Il Ministero provvede al procedimento per il rilascio, l'aggiornamento e il duplicato, attraverso il proprio sistema informatico, delle patenti di guida e delle abilitazioni professionali, con l'obiettivo della massima semplificazione amministrativa, anche con il coinvolgimento dei medici, dei comuni, delle autoscuole;

    il sistema cosiddetto dei punti sulla patente risulta ancora una procedura burocratica non totalmente digitalizzata, in particolare quando si tratta di comunicazione di diverso conducente;

    insiste ancora una considerevole riduzione del personale esaminatore nelle sedi della motorizzazione civile, e molte criticità si manifestano, in particolar modo, nel corso delle procedure d'esame per il conseguimento delle patenti di guida, giacché il numero delle sedute d'esame programmabili dagli uffici della motorizzazione, tenuto conto della disponibilità degli esaminatori, è largamente inferiore alle richieste dell'utenza. Ciò ha comportato negli ultimi anni problemi anche di ordine pubblico, con la necessità di disporre la proroga della validità del «foglio rosa» per consentire ai candidati lo svolgimento degli esami senza dover ripetere tutta la pratica amministrativa, a causa delle lunghissime attese;

    la sicurezza stradale deve essere uno degli obiettivi principali dell'azione delle istituzioni anche alla luce delle preoccupanti statistiche circa feriti e morti che si registrano quotidianamente sulle strade italiane;

    i percorsi di formazione per il conseguimento della patente di guida costituiscono un momento fondamentale per imprimere i principi di responsabilità, consapevolezza e rispetto delle norme stradali, in particolare verso l'utenza più a rischio (mobilità pedonale, ciclabile e l'utilizzo dei monopattini);

    gli utenti dello spazio stradale sono vari e con esigenze estremamente differenti (pedoni, ciclisti e assimilabili, automobilisti, motociclisti) la loro circolazione, se non ben organizzata, spesso produce problemi anche sotto il profilo della sicurezza;

    l'uso smodato e irragionevole degli smartphone e delle varie e diversificate applicazioni presenti sugli stessi, tra cui social network, ha provocato un aumento significativo degli incidenti stradali;

    con riferimento alle patenti professionali si registra una crescente difficoltà per le imprese del settore di reperire conducenti professionali di autobus ed un costante incremento dell'anzianità media del personale presente nelle aziende. I costi rilevanti da sostenere per il conseguimento della patente e delle abilitazioni professionali contribuiscono alle predette criticità. Si dovrebbero prevedere quindi, per un periodo almeno triennale, misure che dispongano, a beneficio di lavoratori assunti dalle imprese di trasporto di persone con autobus, un rimborso pari al 50 per cento delle spese sostenute per il conseguimento dei titoli abilitanti per la guida dei veicoli destinati all'esercizio dell'attività professionale. Oggi per il settore del trasporto passeggeri il contributo è stimabile in 4 milioni di euro annui, per effetto di circa 4.000 assunzioni di conducenti all'anno,

impegna il Governo:

   a prevedere, per quanto concerne la formazione teorica, ulteriori moduli di approfondimento su: a) sicurezza stradale e uso di alcool e droghe; b) percezione del rischio; c) responsabilità civile e penale; d) primissimo soccorso in caso di incidente; e) comportamento da tenere nei confronti della mobilità dolce;

   a non aggravare, in termini prescrittivi ed economici, gli oneri in capo ai cittadini che intendano conseguire la patente di guida attraverso ulteriori obblighi a carico degli stessi;

   nell'ambito dell'annunciata riforma del codice della strada, per quanto concerne l'uso degli smartphone durante la guida, ad adottare iniziative volte a scongiurarne l'uso in tutti i modi possibili, anche prevedendo, oltre al ritiro della patente, la confisca del mezzo ove il conducente compia la stessa violazione nel corso di un triennio;

   a valutare tutte le iniziative necessarie per continuare a perseguire l'obiettivo di ridurre la carenza di organico presente presso le motorizzazioni italiane, favorendo il turn over attraverso l'organizzazione di concorsi per l'assunzione di esaminatori e tecnici del settore, anche considerando la possibilità di utilizzare graduatorie provenienti da altri enti pubblici;

   a valutare di istituire un albo nazionale degli esaminatori per il conseguimento delle abilitazioni alla guida che consentirebbe una maggiore rotazione del personale oltre che un'adeguata e puntuale programmazione delle sedute di esame, che attualmente il personale in organico non riesce a garantire;

   ad adottare iniziative volte a garantire l'uniformità delle procedure degli uffici della motorizzazione civile su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la conduzione degli esami di guida;

   ad adottare iniziative volte ad attuare la direttiva 126/2006/CE per estendere le patenti di guida della stessa categoria, e concedere l'autorizzazione all'esercitazione alla guida (foglio rosa) solo dopo aver completato almeno la metà del numero di guide certificate previste dalla legge;

   ad adottare iniziative di competenza volte a modulare, di concerto con le compagnie assicurative, il premio annuale della Rca dei neopatentati, basandosi sul modello Isee;

   ad adottare iniziative di competenza volte a disporre, per almeno il prossimo triennio, un rimborso pari almeno al 50 per cento delle spese sostenute per il conseguimento di tutti i titoli abilitati per guida di veicoli destinati all'attività professionale.
(7-00110) «Iaria, Fede, Cantone, Traversi, Santillo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   TONI RICCIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di giovedì 25 maggio 2023, il territorio compreso tra i comuni di Forino, Montoro e Contrada in provincia di Avellino è stato duramente colpito da una ondata di maltempo con pioggia e grandine;

   in pochissimi minuti si è abbattuta una vera bomba d'acqua di potenza eccezionale che ha provocato purtroppo anche una vittima sorpresa dalle precipitazioni mentre andava in montagna;

   il territorio in questione già in passato è stato colpito da fenomeni di questa intensità, da ultimo nel novembre 2022;

   enti locali e cittadini chiedono da tempo interventi risolutivi per la messa in sicurezza del territorio a fronte di questa sistematica esposizione al rischio idrogeologico –:

   quali iniziative intenda assumere con la massima tempestività e urgenza al fine di porre in essere interventi di messa in sicurezza del territorio dei comuni in questione, e la mitigazione del rischio idrogeologico considerata la sua estrema fragilità.
(3-00432)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPORTIELLO e SANTILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto di Depurazione Napoli Est fu costruito tra il 1984 ed il 2001 a cura della ex-Cassa Mezzogiorno nell'ambito del sistema fognario-depurativo del «Comprensorio n° 2 Napoli Est»;

   ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 64 del 1986, agli inizi del 1990 venne formalizzato il trasferimento delle opere già realizzate dalla ex-Casmez alla regione Campania, in uno con l'area destinata all'impianto da completare con il relativo progetto e gli atti contrattuali stipulati con il Consorzio FU.GI.S.T. affidatario dell'appalto;

   nel 2004 è partita la procedura di infrazione comunitaria n. 2004/2034 per il mancato rispetto della direttiva comunitaria 91/271/CE concernente il trattamento delle acque reflue urbane;

   con sentenza del 19 luglio 2012 della Corte di giustizia europea, la Commissione, dopo aver esaminato il controricorso della Repubblica Italiana, stabilì che, per l'agglomerato di Napoli Est, gli inadempimenti fossero confermati (articoli 4 e 10);

   l'Accordo di Programma Quadro del 2013 (MATTM-MISE-REGIONE CAMPANIA) non fu rispettato dalla regione Soggetto Attuatore nei tempi di attuazione che prevedevano inizio lavori al 31 dicembre 2015 e ultimazione al 30 luglio 2019 con inizio esercizio al gennaio 2020;

   per il mancato rispetto dei tempi la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 8 legge n. 131 del 2003, mise in atto la procedura di nomina di un Commissario Straordinario;

   in data 8 novembre 2016 il Commissario pro-tempore pubblicò la gara per l'affidamento del Progetto esecutivo;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2017 fu nominato il Commissario Straordinario Unico (professor Enrico Rolle) per la risoluzione di tutti gli interventi fognari e depurativi nazionali condannati, con sentenza della CGUE, a pagare la multa all'UE (C-565/10 e C85/13);

   il Commissario dispose nel luglio 2018 l'aggiudicazione definitiva della Progettazione Esecutiva del depuratore di Napoli Est e il progetto fu consegnato nei termini previsti in data 15 maggio 2019;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2020 fu nominato, in sostituzione del professor Rolle, un secondo Commissario Straordinario Unico (professor ingegnere Maurizio Giugni), tuttavia dal 15 maggio 2019 al giugno 2021 il progetto rimase in attesa del decreto regionale di non assoggettabilità a procedura VIA, nonostante non fosse possibile la delocalizzazione per le opere fognarie e depurative in esercizio fin dagli anni '90;

   in data 3 giugno 2021 il Commissario indisse la Conferenza dei Servizi e acquisì tutti i pareri favorevoli tranne quello della Sovrintendenza del comune di Napoli che, per motivi paesaggistici, non ritenne giustificate le motivazioni del Proponente Commissario;

   in data 23 agosto 2021 la Soprintendenza espresse parere negativo per motivi di paesaggio; per il superamento di quanto eccepito dalla Soprintendenza il Commissario ritenne di affidare la consulenza paesaggistica all'architetto Andreas Kipar della società Land Italia;

   in data 21 luglio 2022, in seguito al parere positivo della Soprintendenza, si concluse positivamente la Conferenza dei servizi;

   in data 2 febbraio 2023 venne redatto il rapporto finale di verifica dalla società RINA Check;

   in data 22 febbraio 2023 con provvedimento n. 23 il Commissario straordinario unico approvò il Progetto esecutivo;

   considerati da ultimo gli effetti negativi che ricadono sulla finanza pubblica e sui contribuenti poiché lo Stato italiano è costretto a pagare, per il solo impianto di depurazione di Napoli Est, una multa semestrale di oltre 4,4 milioni di euro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   se sia noto che il Commissario straordinario unico è decaduto dal mandato il 10 maggio 2023;

   se ci siano ancora condizioni ostative alla pubblicazione del bando di gara agli effetti della nomina di un altro Commissario, essendo il depuratore un'opera attesa da oltre 10 anni.
(4-01060)


   CANDIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva UE 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che ha istituito il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ha introdotto il sistema di allarme pubblico IT-Alert, prevedendo che entro il 21 giugno 2022 gli Stati membri avrebbero dovuto provvedere affinché, quando sono istituiti sistemi di allarme pubblico in caso di gravi emergenze e catastrofi imminenti o in corso, i fornitori dei servizi mobili di comunicazione interpersonale basati sul numero diffondano allarmi pubblici agli utenti finali interessati attraverso la trasmissione di messaggi denominati «messaggi IT-Alert», senza che sia necessario scaricare alcuna app;

   i messaggi IT-Alert vengono ricevuti da chiunque si trovi nella zona interessata dall'emergenza e contengono informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare, al fine di minimizzare l'esposizione individuale e collettiva al pericolo;

   in Italia, il sistema di allarme pubblico è stato introdotto per la prima volta dal decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno 2020, n. 110 sono state definite le modalità e i criteri di attivazione e gestione del servizio IT-Alert ed è stato stabilito che esso sarebbe entrato in servizio «sperimentale» il 1° ottobre 2020;

   la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2020 ha previsto un periodo di sperimentazione di IT-Alert della durata di ventiquattro mesi, di cui gli ultimi sei volti a valutare gli esiti della sperimentazione;

   la legge di bilancio 2023 ha previsto una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per l'adeguamento in termini tecnologici e di sicurezza del servizio;

   con la direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 7 febbraio 2023 è stato esteso fino al 13 febbraio 2024 il periodo di sperimentazione IT-Alert;

   durante la XVIII legislatura, con l'interrogazione a risposta scritta Senato n. 4-06329 del 30 novembre 2021, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo aveva già chiesto delucidazioni in merito al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, senza mai ricevere risposta;

   a fronte dell'emergenza maltempo che ha colpito in questi giorni la regione Emilia-Romagna, IT-Alert avrebbe potuto informare in tempo reale i cittadini se fosse stato implementato nei tempi previsti dall'Unione europea –:

   a quanto ammontino i fondi stanziati e le spese effettuate dall'inizio del programma IT-Alert e per quali servizi, beni, investimenti; chi sia il responsabile dell'attuazione del progetto IT-Alert e chi lo sia stato dall'inizio del programma; quali incarichi professionali esterni al Dipartimento della protezione civile e per quale ammontare siano stati attribuiti; quali siano le ragioni per le quali non sia stato attivato il servizio e sia stato esteso il periodo di sperimentazione; se ci siano state, e, in caso affermativo, in che termini, vertenze o richieste sindacali relativamente alle responsabilità e alle attribuzioni economiche da corrispondere al personale assegnato alla gestione del servizio; se siano stati realizzati spot promozionali per le reti televisive ovvero per informare la popolazione sulla funzionalità del servizio, da chi siano stati realizzati e con quali costi; in quali Paesi dell'Unione europea il servizio sia già stato attivato e da quando.
(4-01067)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TONI RICCIARDI, PORTA, DI SANZO, CARÈ, AMENDOLA e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, il Governo ha ridotto i fondi per il funzionamento dei 118 Comitati per gli italiani all'estero, Comites, presenti nel mondo, riducendo il finanziamento dai 2.248.138 euro previsti nel 2022 a 1.248.138 euro del 2023, una riduzione di quasi il 50 per cento, quantificabile in un finanziamento di poco più di 10.000 euro per ciascun Comites per l'anno 2023, appena sufficienti a garantire il funzionamento ordinario;

   tale riduzione comporta nei fatti l'impossibilità per i Comites di svolgere il prezioso compito di tutela e integrazione dei connazionali all'estero, così come il lavoro legato alla promozione della lingua e cultura italiana nel mondo, determinando dunque un pesante impoverimento dei mezzi a disposizione delle comunità italiane all'estero;

   a titolo esemplificativo, basti pensare al Comites di San Marino che ha subìto il taglio di oltre il 50 per cento del finanziamento rispetto a quello ricevuto nel 2022, a causa del quale sarà costretto a disdire il contratto di locazione dell'immobile dove si trova la propria sede, stante l'impossibilità, a fronte dell'esiguità dei fondi, di sostenere il pagamento del canone annuo –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per provvedere a rifinanziare già in occasione del primo provvedimento utile la dotazione prevista per i Comites anche alla luce del prezioso lavoro che gli stessi svolgono per la comunità dei nostri connazionali all'estero.
(5-00908)


   MARROCCO, ORSINI e BATTILOCCHIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17 febbraio 2022 lo studente italiano Claudio Mandia, di Battipaglia, veniva ritrovato morto suicida nel college «EF Academy» di Thornwood, a nord di New York, che frequentava da due anni;

   Claudio, nel dicembre 2021, dopo avere frequentato con profitto il primo anno e mezzo di scuola, rientrava a casa per le festività. Colpito dell'infezione da COVID-19 fu costretto a rimandare dal 4 al 25 gennaio il rientro, rimanendo così indietro con le lezioni e la preparazione;

   ritornato a Thornwood, durante una verifica di matematica copiava l'elaborato da un compagno. I due venivano scoperti e la commissione disciplinare dell'istituto decretava l'espulsione del ragazzo, chiedendo contestualmente ai familiari di venirlo a riprendere;

   Claudio veniva posto in isolamento assoluto per diversi giorni. Quando finalmente gli veniva concesso di vedere alcuni compagni di scuola (in presenza di sorveglianti), questi notavano dei segni sul collo del ragazzo e, preoccupati, avvisavano la famiglia, la quale contattava l'istituto chiedendo di far uscire il figlio. Tale richiesta rimaneva inascoltata. Proprio in quella notte Claudio si toglieva la vita;

   la famiglia Mandia riceveva la terribile notizia solo al suo arrivo a New York e decideva di formalizzare una denuncia penale e civile alla Corte suprema dello Stato di New York, accusando la scuola di comportamento inumano e gravissime negligenze: pur sapendo che il ragazzo era in difficoltà e minacciava il suicidio, era stato mantenuto in isolamento senza che venisse presa alcuna precauzione;

   la scuola ha sempre negato di aver applicato la pratica dell'isolamento, anche se lo stesso Claudio, un anno prima raccontò alla famiglia la vicenda di un suo compagno che tentò il suicidio proprio durante quella forma di segregazione;

   nel novembre 2022 la procura della contea di Westchester, New York, ha archiviato il caso, non ravvisando gli estremi per procedere penalmente;

   in riferimento al procedimento civile, nel gennaio 2023 la «EF Academy» (con sede legale in Svizzera) ha chiesto alla Suprema corte di New York di trasferire tale procedimento al tribunale di Zurigo, come da clausola contrattuale contenuta nel modulo di iscrizione. Contro tale richiesta la famiglia Mandia ha presentato opposizione;

   il console italiano a New York ha personalmente seguito la vicenda, assistendo la famiglia Mandia in questo difficile percorso –:

   alla luce dei recenti sviluppi quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di supportate i familiari di Claudio Mandia nella loro ricerca di verità e giustizia.
(5-00909)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, PROVENZANO, BOLDRINI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Sudan, a più di un mese dall'inizio della guerra civile, è stata violata l'ennesima tregua decisa per permettere l'arrivo di aiuti alla popolazione civile. Gli scontri nel Paese, sono cominciati a metà aprile tra l'esercito regolare del Sudan – comandato dal presidente del Sudan, il generale Al Burhan – e il potente gruppo RSF, che di fatto è un esercito parallelo di circa 100 mila membri, guidati dal generale Dagalo, noto anche come Hemedti, che è anche il vicepresidente del Sudan, e sostenuti anche dalla brigata Wagner. Si stima che i civili uccisi finora nel conflitto siano più di ottocento e che i feriti siano oltre 5 mila;

   il 12 maggio 2023 l'esercito e le Rapid Support Forces avevano fatto un accordo per la protezione della popolazione civile, impegnandosi a creare «corridoi umanitari» per agevolare i soccorsi e permettere a chi voleva di lasciare le zone dove si stavano svolgendo gli scontri armati. Secondo un rapporto dell'ONU tuttavia da allora sono stati compiuti almeno 11 attacchi contro gli edifici utilizzati dalle associazioni umanitarie e quattro contro strutture sanitarie a Khartum, tra cui un ospedale. Inoltre, tutti gli alloggi allestiti per accogliere le persone sfollate nella regione del Darfur occidentale sarebbero stati distrutti;

   dalle Nazioni Unite è arrivato un appello alle parti in conflitto di porre fine ai combattimenti e di tornare al dialogo nell'interesse del Sudan e del suo popolo;

   l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, parla di «un numero incalcolabile di persone» rimaste in Sudan «in preda al terrore». Circa 70 mila fra richiedenti asilo e rifugiati in transito, sarebbero le persone in fuga verso l'Egitto, mentre, circa 60.000-90.000 persone starebbero defluendo in Ciad, Paese che già ospita 400 mila rifugiati sudanesi, mentre più di 43 mila avrebbero varcato la frontiera meridionale con il Sud Sudan;

   decine di migliaia di persone sono confluite in un campo improvvisato in Ciad, dove è presente la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc), ma l'affluenza sarebbe troppa per poter trasferire gli sfollati in luoghi più sicuri prima della stagione delle piogge, che renderà l'accesso all'area difficile. Unhcr sta cercando di trasferire i rifugiati che si stanno radunando nelle zone di confine nei campi profughi preesistenti in Ciad e di istituirne cinque nuovi;

   circa l'80 per cento delle persone in arrivo sono donne e bambini, molti dei quali sono stati separati dai loro genitori perché fuggiti dal Darfur, dove nelle ultime settimane si è diffusa la violenza tra le fazioni in guerra nella capitale;

   le Nazioni Unite e i partner hanno chiesto un finanziamento di 3 miliardi di dollari per aiutare la popolazione del Sudan e gestire l'emergenza umanitaria che aumenta di giorno in giorno. Le Nazioni Unite lanciano quindi due piani di risposta per fornire aiuti essenziali;

   l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato che: «I contributi dei donatori al piano di risposta ai rifugiati rimangono scarsi. Abbiamo bisogno di più risorse, con urgenza, per sostenere i Paesi che ospitano i rifugiati.» –:

   quante risorse siano state finora stanziate per sostenere la popolazione sudanese e i piani di risposta all'emergenza umanitaria approntati dalle Nazioni Unite e dai partner;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, in coordinamento con l'Ue e i partner internazionali, sia nei confronti delle due fazioni contendenti, sia dei Paesi terzi che esercitano una forte presenza e influenza in Sudan, al fine di contribuire agli sforzi di de-escalation e pervenire al più presto alla cessazione delle ostilità e al ritorno di una transizione guidata dai civili che supporti le legittime aspirazioni democratiche della popolazione.
(5-00914)

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo il rapporto annuale 2022-2023 di Amnesty International, per quanto concerne la Turchia si profila uno scenario preoccupante in termini di libertà fondamentali, diritti civili e politici. In generale, infatti, sono proseguiti, anche se in assenza di basi legali, indagini, procedimenti giudiziari e condanne di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell'opposizione. Il Parlamento ha introdotto modifiche alle leggi esistenti, che hanno ulteriormente limitato la libertà d'espressione online. La polizia ha fatto uso illegale della forza in diverse province, per arrestare centinaia di partecipanti a sfilate del Pride vietate e il diritto di riunione pacifica è rimasto gravemente limitato;

   secondo dati resi noti, a dicembre 2022, dal Committee to Protect Journalist (CPJ), il numero di giornalisti incarcerati in Turchia è più che raddoppiato nell'ultimo anno. I dati parlano di 40 giornalisti in stato di detenzione in Turchia in ragione del loro lavoro: un aumento vertiginoso rispetto ai 18 nel 2021. Quanto rilevato, in termini di numero di giornalisti in prigione a causa della propria attività professionale, pone la Turchia al quarto posto a livello globale, dopo Iran, Cina e Myanmar;

   il 12 maggio 2023, la giornalista Emanuela Irace è stata fermata al suo arrivo in Turchia e trattenuta in una camera di sicurezza in aeroporto per circa cinque ore. Senza che fosse resa nota alcuna motivazione, la giornalista è stata poi espulsa, imbarcata su un volo per l'Italia;

   la giornalista era partita alla volta della Turchia nell'intento di seguire l'appuntamento elettorale del 14 maggio 2023 nel sud-est del Paese, nel contesto di una delegazione composta da giuristi, sindacalisti, osservatori elettorali e membri della rete «No Bavaglio»;

   in un secondo momento, sembra sia emerso che la Irace sarebbe stata inserita, sin dall'11 luglio 2018, nell'elenco delle persone non desiderate con fine del divieto di entrata previsto dopo cinque anni, ossia l'11 luglio 2023. In regione della mancata comunicazione di tale decisione da parte delle autorità turche si è venuta a creare la menzionata situazione di respingimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come valuti lo stato delle relazioni tra Italia e Turchia;

   se non si ritenga opportuno convocare l'attuale ambasciatore turco in Italia al fine di sollecitare chiarimenti in merito a quanto avvenuto;

   quali azioni, nell'ambito delle sue competenze, intenda intraprendere per fare pressione sulle istituzioni turche affinché analoghi fatti non possano ripetersi.
(4-01066)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARLONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da molteplici segnalazioni nonché da articoli di stampa locale, si apprende della numerosissima raccolta firme da parte di cittadini, comitati di quartiere, attività commerciali e turisti contro l'installazione di un'antenna telefonica 5G dell'operatore Iliad all'interno del parco naturale regionale di San Bartolo nel borgo storico di Fiorenzuola di Focara, nel comune di Pesaro;

   il percorso della costruzione della maxi-antenna è cominciato nel 2019, in seguito all'approvazione del piano dei siti idonei a servizio della telefonia mobile da parte della giunta comunale di allora e anche della sovraintendenza ai beni paesaggistici e ambientali;

   sebbene il progetto dell'installazione dell'antenna sia considerato di pubblica utilità, per la rilevanza dell'area di ubicazione prescelta, a poca distanza dal borgo storico, e per l'altezza dell'antenna (di circa 30 metri), si teme un grave danno paesaggistico, ambientale ed economico, che rischia di pregiudicare lo sviluppo turistico del territorio;

   l'antenna 5G in questione, come ha riferito l'operatore, con una petizione in itinere e le polemiche trasversali, non è per il momento ancora in funzione;

   il proliferare delle antenne 5G assume così una portata nazionale, alla ricerca di possibili siti alternativi, che siano accettati dai cittadini e a favore di progetti più sostenibili e a minor impatto paesaggistico;

   la necessità di dotare con infrastrutture digitali il parco del San Bartolo dovrebbe conciliarsi con le esigenze del territorio, in particolare in un luogo strategico da un punto di vista ambientale, culturale e turistico;

   va senz'altro favorita la tecnologia e la cosiddetta transizione digitale, ma serve una pianificazione generale a monte e un programma di lungo termine sulle vecchie e nuove installazioni delle stazioni radio base a tecnologia 5G rispettoso delle caratteristiche territoriali locali;

   nonostante la rilevanza paesaggistica del parco naturale regionale di San Bartolo e dell'importanza del borgo storico di Fiorenzuola di Focara per il turismo locale, risulta dai media che la Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali e lo stesso ente parco si sono espressi favorevolmente all'installazione dell'antenna –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative di competenza volte ad appurare la compatibilità paesaggistica della realizzazione dell'antenna 5G nel borgo di Fiorenzuola di Focara, all'interno del parco naturale di San Bartolo, anche valutando la possibilità di una nuova localizzazione dell'impianto in sito diverso, nonché a verificare le ragioni del parere favorevole all'impianto rilasciato dalla Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali.
(4-01062)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a Castel Mella, in provincia di Brescia, è in fase di progettazione un nuovo polo logistico, ad opera di Copan, azienda conosciuta in tutto il mondo per la produzione dei tamponi COVID-19;

   la nuova infrastruttura, alta 19 metri, occuperebbe complessivamente un'area di 62 mila metri quadri, interessando la frazione «Macina» e cambiando radicalmente il traffico veicolare nella zona che sarebbe intensificato a causa dell'incessante spola di camion e furgoni da e per il preannunciato polo;

   il toponimo deriva dalla presenza, testimoniata nel settecento dagli estimi veneti, di un mulino a due ruote per la macinazione di miglio, frumento, orzo e mais e di una macina d'olio;

   al fine di sminuire la portata del progetto, si continua a parlare di «stralci» come se si trattassero di progetti da considerare separatamente e non unitariamente nella loro totalità;

   l'area «Macina» è una zona ricca di biodiversità, con molte fonti di acqua e posta accanto a un'area boschiva;

   come risulta dal provvedimento di esclusione dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del comune di Castel Mella, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia con prot. N. 6936 del 24 aprile 2023 ha affermato: «Nella fascia sud (2 e 3 stralcio) dovrà essere completato lo scavo archeologico in estensione, al fine di completare la messa in luce e la documentazione delle evidenze emerse (come da Relazione Archeologica redatta dalla ditta ASPS Servizi Archeologici di Tiboni e Sanna) e di validare la compatibilità delle opere con la salvaguardia di depositi e strutture archeologiche sepolte» con riferimento al «contesto insediativo-produttivo con strutture lignee, verosimilmente ascrivibile al periodo tardoantico-altomedievale»;

   il nuovo progetto ha destato sin da subito grande preoccupazione nella popolazione residente che si è conseguentemente mobilitata in protesta contro il progetto, costituendo anche il Comitato denominato «Salva Macina-Castel Mella»;

   la realizzazione dell'ennesimo nuovo polo logistico a discapito delle aree verdi consolida e rafforza il triste primato della pianura bresciana, come maglia nera in Lombardia per il consumo del suolo;

   secondo quanto affermato da Legambiente Lombardia in occasione dell'ultima Giornata mondiale del suolo, nel bresciano in cinque anni risultano consumati oltre 7 metri quadri di suolo per abitante, più del doppio della media regionale che è ferma a 3,5 metri quadri;

   si sta assistendo a un incessabile e inesorabile processo di cementificazione. Continuano a crescere i progetti infrastrutturali che coinvolgono diverse zone della provincia di Brescia: il progetto Develog di Lonato, al confine con Castiglione delle Stiviere, previsto a pochi metri di distanza dal Sito di Interesse Comunitario Complesso Morenico; un nuovo polo di distribuzione per prodotti per hotel di lusso e ristoranti stellati in via di ultimazione nella Fascia d'Oro, tra Castenedolo e Montichiari, e, non da ultimo, il progetto di un polo logistico a Roccafranca su un'area di oltre 150 mila metri quadri;

   le recenti condizioni meteorologiche estreme che hanno colpito anche la provincia di Brescia, dimostrano la necessità di evitare qualsiasi ulteriore consumo di suolo in considerazione della fragilità idrogeologica del territorio;

   il continuo consumo di suolo comporta una minore fertilità del terreno, una perdita di carbonio e di biodiversità, una capacità inferiore di trattenere l'acqua, lo sconvolgimento dei cicli dei gas e dei nutrienti –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere per promuovere una interlocuzione con tutti i soggetti ed enti coinvolti al fine di evitare la realizzazione di un nuovo polo logistico a Castel Mella, in modo che si possa evitare ulteriore consumo di suolo, contenere il traffico veicolare e il conseguente aumento di inquinanti atmosferici e garantire la tutela della salute dei cittadini e la conservazione delle aree verdi.
(4-01069)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dal 18 al 22 maggio 2023 si è svolta, presso l'Area Lingotto Fiere a Torino, la XXXV edizione del Salone internazionale del Libro, un importante progetto di promozione della lettura e della cultura, noto per rappresentare la più importante manifestazione italiana nel campo dell'editoria;

   nella giornata del 20 maggio 2023 avvenivano i fatti per i quali alla scrittrice, nonché Ministro, Eugenia Roccella, veniva impedita la presentazione del suo libro come da programma;

   tali fatti hanno rappresentato un'inequivocabile sconfitta del pluralismo, tanto più a una manifestazione di siffatta portata pubblica –:

   se risulti, secondo quanto a sua conoscenza, se sia stata offerta alla scrittrice, dal direttore artistico o da altro rappresentante della manifestazione, un'alternativa per la presentazione del suo libro, nell'immediatezza dei fatti o successivamente nell'ambito del Salone o delle iniziative ad esso legate.
(5-00917)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da una nota della Filcams Cgil del 12 maggio 2023 si apprende che il Ministero della cultura ha comunicato alle cooperative che hanno in gestione i servizi di biglietterie dei musei che, nell'arco di qualche mese, il rapporto concessorio in essere tra le cooperative e lo stesso Ministero cesserà ed entrerà a pieno regime la nuova piattaforma pubblica «Ad Arte», che gestirà direttamente la prenotazione e la vendita degli ingressi ai musei da mobile e web;

   questa nuova applicazione sostituirà tutti i lavoratori e le lavoratrici dei servizi di biglietteria di 43 istituti autonomi determinando conseguenze pesantissime sul fronte occupazionale;

   il mondo degli addetti alle biglietterie dei musei, che da tempo rivendicano contratti più pertinenti al loro ruolo e compensi più giusti, si ritrovano da un giorno all'altro e senza che il Ministero abbia preventivamente consultato o informato le organizzazioni sindacali, senza alcuna prospettiva occupazionale;

   le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno più volte richiesto un incontro al Ministro interrogato senza tuttavia ricevere una risposta;

   pur nella consapevolezza dell'importanza del processo di digitalizzazione nell'ambito museale, l'iniziativa del Ministero della cultura di sostituire centinaia di lavoratori e lavoratrici con una app diventa un ulteriore elemento di precarizzazione per gli addetti e non un'occasione di modernizzazione ed espansione del settore in un'ottica di salvaguardia del quadro occupazionale complessivo, che deve invece essere tutelato;

   l'eliminazione delle biglietterie inoltre avrebbe una ricaduta negativa generale per tutte le aziende che hanno comunque in appalto gli altri servizi museali – accoglienza, didattica e bookshop – e che proprio dall'attività delle biglietterie ricavano le risorse economiche per sostenerli;

   preme sottolineare dunque che l'abolizione delle biglietterie potrebbe produrre un numero di esuberi superiore a quello degli addetti direttamente coinvolti;

   con l'interrogazione a risposta scritta 4-00291, nel mese di gennaio 2023 l'interrogante aveva già denunciato quanto sta accadendo alla concessione Parco archeologico del Colosseo, che comprende il Museo nazionale romano, le Terme di Caracalla e il Parco archeologico dell'Appia antica, che ha visto andare a bando i soli servizi di biglietterie del Colosseo e la comunicazione di cessazione per tutti i servizi negli altri siti per segnalare il rischio della mancata continuità del rapporto di lavoro per i numerosi lavoratori coinvolti da tale scelta –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati, avviando un confronto con le organizzazioni sindacali di categoria, per individuare delle soluzioni occupazionali alternative per il personale già impiegato nelle cooperative che gestiscono i servizi di biglietteria e che verranno prossimamente sostituiti dall'introduzione della piattaforma pubblica «Ad Arte», così da garantire continuità occupazionale alle centinaia di lavoratrici e lavoratori coinvolti.
(4-01063)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAROTENUTO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il reato di falso in bilancio è punibile con la reclusione da tre a otto anni dal nostro ordinamento per le società quotate in borsa (articolo 2622 codice civile);

   il reato di aggiotaggio, disciplinato dall'articolo 501 codice penale, prevede la reclusione fino ad anni tre;

   a gennaio 2023 è balzato agli onori della cronaca il caso della società calcistica Juventus Football Club s.p.a. per la penalizzazione da parte della Corte federale della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) di 15 punti nel campionato della Serie A;

   le prove nelle mani della Procura federale sono quelle acquisite dalla Procura di Torino nell'ambito dell'indagine denominata «Prisma»; la penalizzazione è stata giustificata nel dispositivo della sentenza dalla gravità e dalla durata dell'illecito: le intercettazioni e i documenti del fascicolo comproverebbero la volontà della allora dirigenza di realizzare con le compravendite incrociate «plusvalenze artificiali in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato»;

   quando, nel maggio del 2021, parte l'indagine «Prisma», questa ha due filoni: uno riguarda appunto le plusvalenze fittizie e l'altro la cosiddetta «manovra stipendi»; le ipotesi di reato sono «false comunicazioni societarie» ed «emissione di fatture per operazioni inesistenti»;

   a ottobre dello stesso anno la Procura di Torino notifica l'avviso di conclusione delle indagini preliminari; i reati contestati sono di «falso nelle comunicazioni sociali» e «false comunicazioni rivolte al mercato» per fatti accaduti tra il 2019 e il 2021;

   la penalizzazione nel campionato di calcio di Serie A, inizialmente fissata a 15 punti, dopo una temporanea sospensione, è stata poi rifissata, dalla Corte d'appello della Figc, a 10 punti il 22 maggio 2023;

   la Juventus F.C. è una società calcistica quotata a Piazza Affari e, a seguito di queste condotte, il titolo ha visto pregiudicare il naturale andamento del suo valore di mercato: ad un valore alterato dai bilanci falsati ha fatto seguito il crollo dopo la citata penalizzazione;

   nelle carte dell'inchiesta «Prisma» della Procura di Torino vi è un fascicolo riguardante le istanze presentate da alcuni soci di minoranza del club. Questi investitori hanno comunicato di volersi costituire in un'azione collettiva come «persone offese e danneggiate» nel procedimento –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se e quali iniziative, in specie di carattere normativo, si intenda adottare per contrastare il fenomeno delle cosiddette plusvalenze fittizie, anche al fine della tutela dei risparmiatori.
(4-01070)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   RAVETTO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 20 e il 21 maggio 2023 si è tenuto «Wish for a baby», sedicente «evento sulla fertilità», organizzato a Milano, nell'ambito del quale – ci atteniamo a quanto riportano gli articoli di stampa – sarebbero stati promossi servizi e opzioni di trattamento vietati espressamente dalla legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»;

   in alcuni stand, i referenti delle aziende presenti avrebbero rilasciato opuscoli o informazioni sui servizi proposti, tra cui la maternità surrogata, la commercializzazione di gameti, ma anche ulteriori pratiche accessibili all'estero, come quelle sul «bambino da sogno», selezionabile online, connotato per connotato, attraverso la consultazione a pagamento dei donatori;

   nonostante le porte aperte e i biglietti gratuiti, l'evento si è rivelato un flop, con una cinquantina di partecipanti al massimo, inferiori al numero dei giornalisti, degli organizzatori e delle persone presenti per manifestare il proprio dissenso;

   tra le proteste anche quelle dei consiglieri comunali del gruppo Lega che avevano già presentato un ordine del giorno per bloccare l'organizzazione sul nascere e che hanno ribadito fermamente il no alla compravendita dei bambini, trasformati in beni di consumo;

   le repliche degli organizzatori, che non avrebbero «mai pensato di fare un evento fuori da quello che la legge permette», sembrerebbero smentite dagli articoli di stampa e dallo stesso materiale informativo distribuito presso gli stand;

   eventi come «Wish for a baby» paiono volti ad espandere il mercato dei servizi citati, in spregio alle norme vigenti –:

   se risulti qualsivoglia forma di sostegno, anche di carattere finanziario, da parte di soggetti, pubblici all'evento «Wish for a baby», e se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per contrastare ogni forma di promozione legata alle pratiche di cui in premessa.
(4-01071)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che nella casa circondariale di Sassari-Bancali «Giovanni Bacchiddu» mancherebbero il direttore e cento agenti;

   l'ultimo direttore assegnato, effettivo a Napoli e inviato a Sassari solo per qualche giorno a settimana, ha lasciato la Sardegna rientrando definitivamente nella penisola;

   ciò secondo il comunicato diramato il 23 maggio 2023 dalla UIL PA polizia penitenziaria della Sardegna comporterebbe che «i tre direttori effettivi in Sardegna dovranno alternarsi alla guida impossibile dell'istituto di Bancali»;

   ancora secondo quanto dichiarato «c'è una carenza organica nei vari ruoli, con 5 ispettori presenti 35 previsti, 9 sovrintendenti su 45 necessari, 280 agenti e assistenti in servizio su 315 previsti»;

   nel comunicato della UIL si sottolinea inoltre che la casa circondariale di Sassari-Bancali, individuata per la gestione di quasi cento detenuti appartenenti al circuito 41-bis e alla gestione dei detenuti alta sicurezza e media sicurezza, «vista la sua complessità, con la tipologia di detenuti presente, dovrebbe essere riconosciuta come sede di incarichi superiori» –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere iniziative urgenti al fine di garantire la piena operatività della struttura penitenziaria di Bancali, l'assegnazione di un direttore effettivo e del personale necessario;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza volte a riconoscere la casa circondariale di Sassari-Bancali come sede di incarichi superiori.
(4-01059)


   MARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tratto costiero che va da capo Palinuro a Sapri è caratterizzato da un susseguirsi di cale e spiagge delimitate da alte pareti rocciose che, oltre ad ospitare particolari endemismi e specie protette, hanno un elevatissimo valore identitario;

   per tali peculiarità l'area è interamente sottoposta a vincolo paesaggistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004 (decreto ministeriale 13 febbraio 1959), rientra nel Parco nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, è classificata sito di importanza comunitaria SIC «Pareti rocciose di Cala del Cefalo» (IT8050038) ed è compresa nella lista dei patrimoni dell'Unesco dal 1998;

   a far data dal dicembre 2022 il sindaco del comune di Camerota, invocando impropriamente le procedure di somma urgenza, ha avviato la demolizione della falesia che prospetta sulla strada provinciale 562 che collega Marina di Camerota a Palinuro, nel tratto compreso tra cala Finocchiara e spiaggia la vela, all'altezza del km 5+500 e il km 5+700, in assenza delle autorizzazioni che pure sarebbero state necessarie per qualsiasi attività (autorizzazione paesaggistica, parere dell'Ente Parco, valutazione di incidenza ex direttiva 92/43/CEE «Habitat»);

   a nulla sono valsi gli ordini di sospensione dei lavori impartiti dalla Soprintendenza Abap di Salerno e dall'Ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni;

   la demolizione, avvenuta a far data dal febbraio 2023 e in essere tuttora, è stata effettuata, in dispregio delle sospensioni disposte, anche a mezzo di plurime e devastanti esplosioni che potrebbero aver creato ulteriori e ancora non quantificabili dissesti;

   da quanto si apprende da notizie di stampa, anche la Procura della Repubblica presso il tribunale di Vallo della Lucania è da tempo informata delle possibili violazioni in atto, ma da quanto risulta all'interrogante, ad oggi si è astenuta dall'adottare provvedimenti volti ad impedire la prosecuzione delle attività, condotte in violazione di legge, visto anche il contenuto della diffida inviata dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino il 12 maggio 2023 al comune di Camerota e trasmessa anche alla stessa Procura;

   a parere dell'interrogante un tempestivo intervento della Procura della Repubblica avrebbe potuto evitare che si proseguisse con la demolizione della falesia nei modi e nelle forme adottate dal comune di Camerota, il quale ha costantemente ignorato i richiami e le diffide della Sovrintendenza all'adempimento degli iter autorizzativi previsti e quindi violato palesemente le norme che li prevedono –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati e se non ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per intraprendere iniziative ispettive, con riferimento a eventuali omissioni e/o ritardi degli uffici giudiziari del tribunale di Vallo della Lucania a seguito degli esposti ricevuti sulla vicenda di cui in premessa.
(4-01072)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALESSIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Villammare è una frazione del comune di Vibonati (Salerno) e si tratta di una delle località turistiche marine più rinomate e frequentate, essendo Bandiera Blu da vent'anni e trovandosi anche a ridosso del Parco Nazionale del Cilento, patrimonio Unesco;

   ciò comporta che, soprattutto nei mesi estivi, la piccola frazione sia frequentata da svariate migliaia di villeggianti è turisti, saturando di fatto i servizi della località;

   l'ufficio postale di Villammare è da sempre ubicato in un vecchio stabile del comune risalente agli anni '70. Lo stabile, ormai vetusto, da diverso tempo ha cominciato a subire infiltrazioni d'acqua con interventi puntuali del comune;

   grazie a un contributo del Pnrr di circa 1,4 milioni di euro è stato finalmente possibile progettare la demolizione e la ricostruzione dell'edificio;

   nel gennaio 2023, a seguito di nuove infiltrazioni, Poste Italiane ha deciso di trovare un nuovo locale, reperito anche grazie alla collaborazione del comune stesso ma non giudicato idoneo da Poste Italiane;

   da cinque mesi, ormai, la frazione si trova però senza ufficio postale e ciò a ridosso della stagione balneare, che vedrà un notevole afflusso di persone che avranno necessariamente bisogno dei servizi postali;

   è notizia di questi giorni che pare arriverà un ufficio postale mobile, il quale poi dovrebbe essere rimpiazzato da un container già a partire dal mese di giugno;

   tali soluzioni, sempre che diventino realtà, rappresentano in ogni caso strumenti da non considerarsi definitivi e la cittadinanza non ha ancora ricevuto alcuna rassicurazione circa le modalità e le tempistiche di costruzione di un nuovo ufficio postale, che il comune si è impegnato ad includere nel nuovo edificio che verrà costruito;

   i lavori dovrebbero avere inizio il prossimo luglio 2023 per una durata totale stimata di circa 5 mesi;

   l'amministrazione comunale si è resa, peraltro, disponibile a collaborare con Poste Italiane per lo smaltimento di quanto sia ritenuto superfluo in fase di demolizione e, nel frattempo, a farsi carico per l'allaccio alle forniture dell'ufficio postale mobile e del container –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle intenzioni di Poste Italiane circa la soluzione che prevede l'inclusione del nuovo ufficio postale di Villammare nell'edificio di prossima costruzione e se risulti quali siano le effettive tempistiche di consegna e messa in opera delle due soluzioni temporanee – ufficio postale mobile e container – il cui arrivo è stato per adesso solamente annunciato a partire dalle prossime settimane.
(4-01058)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   numerosi sono i fondi messi a disposizione per rendere più sostenibile l'attività portuale in Italia, grazie alla realizzazione di infrastrutture in grado di consentire alle navi in sosta nei porti di attingere energia proveniente dalla terraferma, in modo tale da poter spegnere i motori, con l'obiettivo, certamente ambizioso e condivisibile, di un minor impatto ambientale, anche dal punto di vista acustico, nei porti italiani e nelle città che li ospitano;

   in particolare, per il settore marittimo, in linea con le richieste dell'iniziativa FuelEU Maritime, viene richiesto agli Stati membri di assicurare, tra gli altri, la disponibilità della fonte di energia elettrica di terra (cold ironing) entro il 1° gennaio 2030 per i porti della rete TEN-T sulla base di criteri relativi alla frequenza della presenza di navi passeggeri e portacontainer;

   per raggiungere tali obiettivi, sarà necessario realizzare un sistema complesso di infrastrutture elettriche nei porti e a bordo delle navi, per consentire il trasferimento di energia in sicurezza, nonché lavori di adeguamento per assicurare il collegamento delle navi alla banchina, in considerazione della collocazione dei porti in prossimità di aree urbane densamente popolate; l'infrastruttura a terra deve essere poi allacciata alla rete nazionale e saranno, altresì, necessari, elementi come una sottostazione principale che collega il porto alla rete, un convertitore di frequenza e un trasformatore per adattare la tensione alle diverse tipologie di navi;

   un primo passo in questa direzione è stato compiuto con il cosiddetto decreto emissioni (decreto legislativo 25 luglio 2019, n. 83), cui ha fatto seguito lo stanziamento di fondi dal PNRR per ridurre i consumi energetici delle attività portuali;

   in particolare, «Porti Verdi» è la misura del PNRR che punta a rendere le attività portuali sostenibili e compatibili con i contesti urbani portuali attraverso il finanziamento di interventi volti all'efficientamento e alla riduzione dei consumi energetici delle strutture e delle attività portuali, con lo stanziamento di 700 milioni di euro destinati all'elettrificazione delle banchine;

   se si pensa che una nave da crociera attraccata in un porto è in grado di produrre la stessa quantità di anidride carbonica prodotta da 25 auto nell'arco di un anno, si comprende come l'efficientamento delle attività portuali sia un obiettivo che, se centrato, può apportare grandi vantaggi in termini di sostenibilità e di accettazione delle attività portuali, che spesso si svolgono in città molto popolate;

   il tema dell'elettrificazione delle banchine, così come quello della disponibilità di fonti di alimentazione alternative per le navi, sono i pilastri della competitività della portualità nazionale –:

   quale sia lo stato di avanzamento dei progetti in materia di cold ironing e come il Governo intenda procedere e, in particolare, come sia stata effettuata l'analisi dei fabbisogni di potenza energetica regolabile, quale sia la struttura della tariffa dell'energia elettrica che sarà erogata, da quali fonti di energia sarà prodotta e quale sarà il modello operativo adottato dai porti;

   se il Governo non ritenga opportuno avviare una consultazione con le principali associazioni di categoria del settore portuale per finalizzare una norma volta a regolare la creazione di comunità energetiche portuali in cui la partnership pubblico-privato possa avere idonei strumenti per autoprodurre energia da fonti rinnovabili per il fabbisogno portuale, essere agevolati nella predisposizione di manufatti per la distribuzione di carburanti alternativi per l'utenza di mezzi che transitano per i porti e potersi efficientare al punto di costituire potenziali hub energetici a favore dei territori prospicienti.
(5-00913)

Interrogazione a risposta scritta:


   SANTILLO, IARIA, FEDE, CANTONE, TRAVERSI, AIELLO, ALIFANO, AMATO, APPENDINO, ASCARI, AURIEMMA, BALDINO, BARZOTTI, BRUNO, CAFIERO DE RAHO, CAPPELLETTI, CARAMIELLO, CARMINA, CAROTENUTO, CASO, CHERCHI, ALFONSO COLUCCI, CONTE, SERGIO COSTA, D'ORSO, DELL'OLIO, DI LAURO, DONNO, FENU, ILARIA FONTANA, GIULIANO, GUBITOSA, L'ABBATE, LOMUTI, LOVECCHIO, MORFINO, ONORI, ORRICO, PAVANELLI, PELLEGRINI, PENZA, QUARTINI, RAFFA, MARIANNA RICCIARDI, RICCARDO RICCIARDI, SCERRA, SCUTELLÀ, FRANCESCO SILVESTRI, SPORTIELLO, TODDE, TORTO e TUCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si sono verificati sul territorio nazionale eventi atmosferici che hanno perturbato ed interrotto la circolazione ferroviaria per diversi giorni;

   in particolare, suddetti eventi hanno avuto come conseguenza di fatto il tagliare in due il Paese. Il deragliamento accaduto il 4 maggio 2023 a Firenze, la terribile alluvione che tuttora impone l'interruzione della circolazione in Romagna, hanno dimostrato la fragilità, l'insufficienza e la scarsa resilienza del sistema ferroviario italiano, anche sulle fondamentali connessioni Nord-Sud, basato su due direttrici (dorsale tirrenica ed adriatica) che non si sono dimostrate in grado di supplire alle interruzioni di una di esse;

   a titolo di esempio, riferendosi agli ultimi eventi atmosferici, le Marche, l'Abruzzo ed il Molise sono state isolate dal 16 maggio dai collegamenti diretti verso Bologna, Venezia, Milano e Torino a causa del mancato instradamento delle frecce e dei treni intercity giorno (a servizio universale) su itinerari alternativi come la Pescara-Roma e la Falconara Marittima-Foligno-Firenze a causa della mancanza di capacità di queste linee, in attesa da troppo tempo di un adeguamento infrastrutturale. Adeguamento, questo già promosso ampiamente nella programmazione e gestione dei fondi del PNRR dove le linee trasversali Pescara-Roma e Falconara Marittima-Orte tuttora a singolo binario sono valutate come totalmente insufficienti ad offrire un servizio adeguato alle richieste e potenzialità del territorio;

   se il Ministro interrogato intenda mantenere con urgenza gli impegni e l'attenzione sui fondi del PNRR già destinati a queste opere e ad intervenire presso il gestore dell'infrastruttura nazionale, nonché delle imprese ferroviarie, al fine di predisporre dei piani di contingenza in caso di interruzioni improvvise, ormai sempre possibili nel quadro generale di una alterazione climatica.
(4-01061)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende come nella città di Pontedera, provincia di Pisa, lo scorso 20 maggio 2023, la presenza del corteo di una trentina di manifestanti di Forza Nuova da una parte ed il presidio antifascista con quasi duecento persone dall'altra, separati da camionette e agenti della polizia appostate in diversi angoli della città, hanno portato alla paralisi commerciale e della viabilità anche pedonale;

   il quartiere stesso della stazione sarebbe stato interdetto al traffico, con la via Primo maggio rimasta isolata per ore, mentre in piazza Belfiore proseguiva il comizio di Forza Nuova;

   a parere dell'interrogante è inaccettabile che una manifestazione porti ad una tale situazione di stallo per un'intera città –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dell'episodio;

   come sia stato possibile autorizzare una manifestazione che per tipologia e modi di gestione ha di fatto impedito la libera circolazione delle persone con rischio di scontri;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al riguardo.
(3-00430)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCARPA, PORTA, GHIO, CIANI, LACARRA, IACONO, ORFINI e BARBAGALLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un video girato da alcuni studenti dell'università Bocconi, che riprende un intervento della polizia locale avvenuto nella mattina del 25 maggio 2023 a Milano, nella zona del Parco Trotter, si assiste ad immagini sconvolgenti: una persona, una donna transessuale brasiliana che, in presunto stato di alterazione, viene bloccata a terra, attorno a lei quattro agenti con violenza le spruzzano negli occhi spray al peperoncino, le danno calci, la colpiscono ripetutamente con il manganello senza che lei reagisca in alcun modo;

   si tratta di un intervento palesemente sproporzionato e ingiustificabile, qualunque reato sia stato eventualmente compiuto: la violenza e la sopraffazione dei metodi che si vedono nel video sono assolutamente inaccettabili in uno Stato di diritto;

   è opportuno attendere gli sviluppi dell'inchiesta aperta per lesioni aggravate dall'abuso della pubblica funzione e la relazione della polizia locale, le cui funzioni sono disciplinate dalla legge statale, la n. 65 del 1986, e dalla legge regionale, nel caso di Milano, dalla legge 1° aprile 2015, n. 6 della regione Lombardia e dal relativo regolamento, n. 5 del 2019;

   ad avviso dell'interrogante può essere legittimo sospettare che alla base di un episodio di tale gravità possa esserci una forma di discriminazione nei confronti di persone straniere e LGBTQI+;

   gli abusi di potere nei confronti delle persone straniere, tanto più se transessuali, sono un problema anche nel nostro Paese, dove vige un sistema collaudato di controlli, fermi frequenti, atteggiamenti aggressivi che troppo spesso sfociano nella violenza: eppure la profilazione degli episodi di questo tenore è ancora troppo poco indagata e assente dal dibattito pubblico, come emerge dal lavoro del progetto INGRiD – Intersecting Grounds of discrimination in Italy – finanziato dalla Commissione europea –:

   quali iniziative urgenti il Governo e i Ministri interrogati intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze e nella consapevolezza che sono interessati agenti di polizia locale, al fine di fare rapidamente chiarezza sui fatti accaduti, di garantire un miglior coordinamento tra le forze di pubblica sicurezza e di rafforzare le misure volte a evitare discriminazioni nella tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per migliorare il contrasto all'omotransfobia in ogni ambito e cercare di ridimensionare il rischio di violenze future da parte di agenti delle forze dell'ordine, che pensino di abusare impunemente della pubblica funzione.
(5-00912)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZARATTI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ultimamente ci si trova sempre più spesso nella condizione di denunciare atti di aggressione fascista. La mattina del 19 maggio 2023 è stata la volta del liceo romano «Augusto», dove uno studente è stato aggredito mentre cancellava una scritta inneggiante al fascismo;

   si sono avvicinati alle spalle, in due contro uno, davanti a decine di testimoni poco prima che suonasse la campanella della prima ora. Gli hanno rivolto poche parole, poi uno schiaffo in pieno volto e una minaccia, prima di dileguarsi;

   protagonisti sarebbero due giovani appartenenti a un'organizzazione studentesca di estrema destra e un rappresentante d'istituto del liceo classico «Augusto». Tutto ciò di fronte ai compagni di classe della vittima e a decine di altri studenti che stavano entrando a scuola;

   il fatto è stato denunciato dall'interessato e dalla Rete degli studenti medi di Roma. Prima di colpirlo gli aggressori hanno fatto riferimento alla riqualificazione delle mura esterne del liceo, avvenuta durante l'ultima iniziativa «Roma Cura Roma» organizzata dal comune e durante la quale gli alunni avevano rimosso diversi manifesti, tra i quali alcuni appartenenti a organizzazioni studentesche di estrema destra;

   sul fatto è intervenuta anche la dirigente scolastica dell'«Augusto», la professoressa Giuseppina Rubinacci, che sabato 20 maggio 2023 ha emesso una circolare di condanna del gesto: «Il 19 maggio un nostro studente, eletto come rappresentante di Istituto – si legge – è stato minacciato e schiaffeggiato prima di entrare a scuola. La Comunità Scolastica condanna il gesto violento e offensivo ed esprime vicinanza al ragazzo e alla sua famiglia. Invito con forza tutti a rinnovare il comune impegno nella diffusione dei valori del rispetto, del dialogo e della solidarietà che costituiscono l'antidoto alla prepotenza e alla sopraffazione»;

   anche la Rete ha denunciato l'accaduto, accusando dell'aggressione «ragazzi appartenenti a organizzazioni di matrice neofascista». Come si legge nella nota «non è la prima volta che avvengono questi episodi a Roma e in Italia – ricordano –. Il clima di pressione e violenza neofascista presente soprattutto nelle scuole e nelle strade è figlio di una cultura revisionista che nega i valori democratici, antifascisti e repubblicani. È necessaria una risposta chiara e netta dalle istituzioni, partire da quelle più vicine agli studenti, non è possibile occultare le ragioni di un tale clima di pressione, che gli studenti democratici e antifascisti vivono nelle scuole»;

   non è la prima volta che la contrapposizione tra collettivi antifascisti e organizzazioni di stampo neofascista si verificano, dentro o nei dintorni del liceo «Augusto». Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2022, ignoti si sono addirittura introdotti per vandalizzare il murale realizzato da un ex studente street-artist, Mimmo Sofo. L'opera rappresenta alcuni volti iconici della politica, della società ma anche della letteratura e dello spettacolo. Gli ignoti che si sono introdotti hanno scarabocchiato con la vernice nera alcuni dei personaggi con l'intento di cancellarli, accanendosi particolarmente su Pier Paolo Pasolini, Enrico Berlinguer, Zerocalcare e Nilde lotti, scrivendo «Augusto Fascista», come a voler marcare il territorio –:

   quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare sia per rinnovare con forza il comune impegno nella diffusione dei valori del rispetto, dialogo e solidarietà che costituiscono l'antidoto a prepotenza e sopraffazione, sia per portare solidarietà alla rete degli studenti che si battono per una scuola inclusiva e democratica contro la prepotenza di gruppi che si rifanno a ideologie violente;

   quali iniziative il Ministro dell'interno intenda adottare al fine di debellare e contrastare il clima di pressione e violenza neofascista presente soprattutto nelle scuole e nelle strade, figlio di una cultura revisionista che nega i valori democratici, antifascisti e repubblicani.
(4-01055)


   LACARRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza del 29 settembre 2022 è stato indetto e pubblicato il concorso pubblico, per esami, per l'assunzione di 1.188 allievi agenti della Polizia di Stato;

   successivamente, con decreto del Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza del 17 febbraio 2023, i posti per allievo agente della Polizia di Stato da conferire con il suddetto concorso pubblico sono stati aumentati a 1938;

   con decreto del Direttore centrale della Direzione centrale per gli affari generali e le politiche del personale della Polizia di Stato del 4 maggio 2023 recante la graduatoria di merito dei candidati al suddetto concorso pubblico, sono stati dichiarati vincitori 1938 candidati, a fronte di 2166 candidati presenti nella graduatoria;

   dalla citata graduatoria risultano esclusi soltanto 228 candidati idonei non vincitori;

   come segnalato dalle principali rappresentanze sindacali, le forze di Polizia soffrono di una grave carenza di organico, tale da richiedere con urgenza l'espletamento di procedure di reclutamento di nuovo personale;

   alla luce degli effetti delle misure di spending review che, negli ultimi anni, hanno interessato anche le forze di Polizia, impedendo di fatto il turnover del personale in quiescenza, allo stato attuale risultano mancanti ben 10.000 unità di personale;

   tale carenza di organico può compromettere, secondo l'opinione dell'interrogante, il normale espletamento dei servizi connessi alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica;

   indire un nuovo concorso pubblico per il reclutamento di ulteriori unità di personale comporterebbe nuovi oneri per le finanze pubbliche; l'interrogante ritiene auspicabile, in ossequio ai princìpi di efficacia, efficienza ed economicità, che si proceda all'assunzione degli idonei non vincitori del concorso per allievi agenti indetto con decreto del Capo della Polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza del 29 settembre 2022 –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere iniziative per procedere all'assunzione dei candidati idonei non vincitori di cui al decreto del Direttore generale della Direzione centrale per gli affari generali e le politiche del personale della Polizia di Stato del 4 maggio 2022, anche tramite lo scorrimento della graduatoria.
(4-01056)


   ORLANDO e BARBAGALLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 23 maggio 2023, a Palermo, per le celebrazioni dell'anniversario della strage di Capaci, dove lungo l'autostrada 31 anni fa Cosa nostra piazzò il tritolo che uccise i magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, una manifestazione promossa da un cartello di associazioni e comitati studenteschi e dalla Cgil di Palermo, alla quale hanno aderito anche Agende Rosse, Anpi, comitati e associazioni antimafia, aveva in programma di partire dalla facoltà di Giurisprudenza per arrivare all'albero di Falcone per il minuto di silenzio alle 17.58, ora in cui esplose l'ordigno;

   nelle intenzioni dei promotori si trattava di una manifestazione alternativa alle commemorazioni ufficiali, aperte la mattina dal Ministro interrogato; i manifestanti sono stati però bloccati in via Notarbartolo dalle forze dell'ordine, prima dell'incrocio con via Piersanti Mattarella, da mezzi blindati di polizia e carabinieri e da cordoni di agenti in tenuta antisommossa, in base, si apprende, ad un'ordinanza della questura di Palermo emessa, pare, poche ore prima, «per motivi di ordine pubblico»;

   in seguito al blocco, dunque, di solo uno dei due cortei, la tensione è salita ed è sfociata in manganellate e percosse contro i manifestanti, come risulta anche dai video diffusi dai media, che testimoniano, tra l'altro, di studenti a terra, spintonati e tenuti giù a forza; soltanto poco prima del canonico minuto di silenzio preceduto da uno squillo di tromba, la polizia avrebbe sciolto il cordone e lasciato passare i manifestanti, anche se i blocchi sono proseguiti ancora lungo il percorso e la tensione è rimasta alta: per la prima volta le manifestazioni pacifiche che attraversano la città di Palermo il giorno della strage di Capaci, patrimonio collettivo e fortemente simbolico per la lotta alle Mafie, sono diventate terreno di scontro e di repressione della libertà di manifestare tutelata dalla nostra Costituzione;

   la manifestazione di Palermo rappresenta tradizionalmente il momento più significativo della commemorazione della strage di Capaci e della giornata della legalità, ma purtroppo i disordini causati dai blocchi e dai disordini e dal mancato ingresso in via Notarbartolo hanno pregiudicato il buon esito della manifestazione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover fornire immediate spiegazioni in merito ai gravissimi fatti esposti, quali motivazioni possano averlo condotto ad assumere la decisione di chiudere l'accesso nelle zone adiacenti all'albero Falcone a migliaia di cittadini che manifestavano pacificamente contro le Mafie, e, soprattutto, se non ritenga di dover giustificare l'uso sproporzionato della forza nei confronti di studenti e manifestanti.
(4-01057)


   SCERRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:

   il bilancio di previsione (o bilancio preventivo) è un documento programmatico tramite il quale l'ente comunale autorizza le uscite che i singoli assessorati potranno sostenere nel corso dell'anno seguente (esercizio). Queste spese vengono messe in relazione alle entrate che il comune prevede di avere, in modo da fornire una giusta copertura finanziaria delle spese;

   l'articolo 151, comma 1, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, (Tuel), fissa al 31 dicembre il termine per la deliberazione da parte degli enti locali del bilancio di previsione, disponendo però che tale termine può essere differito con decreto del Ministro dell'interno, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, in presenza di motivate esigenze;

   in relazione all'approvazione del bilancio di previsione 2023-2025, il termine di presentazione di questo documento è stato posticipato dal Ministro dell'interno, su richiesta dei comuni italiani, fino al 31 maggio in virtù delle oggettive difficoltà incontrate da questi enti per una sua corretta predisposizione. Infatti, come l'ANCI ha spiegato nella sue richieste di proroga, le amministrazioni hanno dovuto fronteggiare la perdurante incertezza sulla dimensione delle risorse disponibili, con particolare riferimento alla determinazione del Fondo di solidarietà comunale; la valutazione tardiva degli effetti della rinegoziazione dei mutui della Cassa depositi e prestiti (che è stata avviata in ritardo e che poteva comportare una diversa allocazione di risorse correnti); ed infine le criticità legate alla formulazione ed approvazione dei Piani economico finanziari del servizio rifiuti e delle relative tariffe TARI, anche in connessione con il rilevante incremento dei prezzi di materie prime e materiali;

   ad oggi, purtroppo, i comuni siciliani e quelli del Mezzogiorno non sono ancora in grado di rispettare la tabella di marcia formulando entro il 31 maggio le previsioni, gli atti propedeutici concernenti le entrate tributarie e patrimoniali nonché la redazione del rendiconto di gestione. L'ANCI siciliano, infatti, nella sua nuova domanda di differimento dei termini al Ministro interrogato, assume che molte amministrazioni non sono riuscite ad approvare alcuni atti propedeutici al bilancio quali quelli relativi all'aumento dell'addizionale Irpef e all'annualità 2023 del Pef Tari, la delibera sul Cup, sull'istituzione di una nuova imposta sui diritti portuali, sulla tassa di soggiorno e quella sul tariffario degli impianti sportivi. Inoltre, non da ultimo, solo l'8 maggio 2023 il Ministero dell'interno ha reso noti i dati relativi al Fondo di solidarietà comunale per l'anno 2023, circostanza non poco rilevante per un'amministrazione che deve inquadrare la sua situazione finanziaria, soprattutto in base alle sue entrate;

   ove non sia stato deliberato il bilancio di previsione entro il termine di legge, è consentita esclusivamente una gestione provvisoria, nei limiti dei corrispondenti stanziamenti di spesa dell'ultimo bilancio approvato, ove esistenti. Tale gestione è limitata all'assolvimento delle obbligazioni già assunte, delle obbligazioni derivanti da provvedimenti giurisdizionali esecutivi e di obblighi speciali tassativamente regolati dalla legge, al pagamento delle spese di personale, di residui passivi, di rate di mutuo, di canoni, imposte e tasse ed, in generale, limitata alle sole operazioni necessarie per evitare che siano arrecati danni patrimoniali certi e gravi –:

   se, tenuto conto delle criticità rappresentate e dei ritardi nel fornire i dati relativi al Fondo di solidarietà 2023, non si ritenga opportuno accogliere le richieste di proroga dei termini di presentazione del bilancio di previsione inoltrata dai comuni siciliani, evitando a queste amministrazioni il verificarsi della più grave conseguenza dell'esercizio provvisorio.
(4-01065)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il «coordinamento 23 maggio», rappresentato da decine di associazioni e movimenti democratici, in occasione del 31esimo anniversario della strage di Capaci ha organizzato un corteo che si è svolto per le vie del centro di Palermo e che si sarebbe dovuto concludere a poche centinaia di metri dall'Albero Falcone, in via Notarbartolo, dove si teneva la commemorazione organizzata dalla Fondazione Falcone;

   sia il percorso che le modalità di svolgimento del corteo sono stati preventivamente concordati con la questura di Palermo e la manifestazione si è sviluppata ordinatamente lungo l'intero percorso dando vita ad una manifestazione colorata e vivace di donne, giovani, studenti, lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini;

   secondo quanto ricostruito dalla Cgil di Palermo, uno dei soggetti promotori della manifestazione, le modalità dell'iniziativa, il percorso, la tipologia dell'impianto audio utilizzato, la presenza di una «scenografia artistica» allestita su un mezzo furgonato sono state comunicate tramite pec il 5 aprile 2023 e il 16 maggio 2023 alla questura, la quale ha anche fornito disposizioni diverse sulle modalità di svolgimento del corteo, recepite dagli organizzatori;

   in prima istanza, l'arrivo del corteo era stato limitato all'altezza dell'area transennata in prossimità dell'Albero Falcone, successivamente l'ingresso del corteo in via Notarbartolo è stato ancora arretrato per giungere infine, con una ordinanza del Prefetto delle ore 14 del 23 maggio 2023 ad impedire totalmente l'accesso all'intera via;

   durante il corteo, gli organizzatori avevano raggiunto un accordo con i funzionari della questura per interrompere il corteo all'incrocio tra via Libertà e via Notarbartolo, a poco più di trecento metri dall'Albero Falcone, dando la possibilità ai manifestanti di proseguire e defluire liberamente lungo la stessa via, senza prevedere alcuno sbarramento da parte degli operatori delle forze dell'ordine;

   evidentemente, il suddetto accordo è stato bypassato da decisioni che hanno scavalcato i funzionari incaricati della gestione di quella piazza perché il corteo, giunto all'incrocio con via Notarbartolo, si è ritrovato di fronte ad uno schieramento di forze dell'ordine in tenuta antisommossa e di blindati posizionati di traverso che impediva qualsiasi accesso alla via;

   tale scelta ha creato, a parere dell'interrogante, una inutile frizione, una drammatizzazione della situazione e una difficile gestione della piazza, dal momento che il corteo, ignaro dello sbarramento, pressava le persone presenti nelle prime file, che a quel punto finivano per premere inevitabilmente sul cordone di polizia;

   nelle fasi più concitate alcuni manifestanti sono stati duramente colpiti a manganellate riportando lesioni, altri spinti violentemente per terra e immobilizzati;

   la situazione determinatasi è, a parere dell'interrogante, il prodotto di una pessima gestione dell'ordine pubblico di cui andranno accertate le responsabilità e di una evidente interferenza determinata da altri livelli istituzionali su cui andrà fatta chiarezza;

   dunque, nonostante il corteo si sia svolto nei limiti imposti dalla questura, liberi cittadini sono stati ostacolati e aggrediti;

   in 30 anni di celebrazioni dell'anniversario della strage di Capaci non era mai accaduto che ad un corteo antimafia venisse impedito di raggiungere un luogo simbolo delle lotte per la legalità e anche le parole utilizzate dalla questura di Palermo che ha messo in contrapposizione le celebrazioni organizzate dalla Fondazione Falcone con l'iniziativa del «coordinamento 23 maggio» rappresentano un pessimo segnale –:

   quali iniziative intenda assumere per acquisire ogni elemento utile a valutare eventuali responsabilità da parte della questura e della prefettura di Palermo nella gestione dell'ordine pubblico in occasione della manifestazione di cui in premessa e se siano state impartite disposizioni da altri organismi facenti capo al Ministero dell'interno che hanno condizionato le scelte degli operatori di polizia presenti che hanno avuto come conseguenza l'intervento immotivato contro i manifestanti.
(4-01068)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   Longobucco è un comune del Parco nazionale della Sila situato a 784 metri d'altitudine in provincia di Cosenza, recentemente scosso dal tragico crollo, avvenuto a seguito della piena del fiume Trionto il 3 maggio 2023, del viadotto Ortiano 2, lungo la strada Mirto Crosia-Longobucco, meglio nota come strada Sila-mare, infrastruttura strategica per il territorio e fondamentale per un collegamento moderno e sicuro tra i comuni interni e le zone costiere;

   l'unica arteria di collegamento attualmente a disposizione dei longobucchesi, la strada statale 177, presenta segni di cedimenti e smottamenti ed è stata anche recentemente interessata da temporanee chiusure al transito a causa di eventi franosi: tale condizione determina di fatto e senza prospettive di tempo l'isolamento del comune montano;

   il 12 maggio 2023, con una nota prot. N. 0003012, il dirigente scolastico preposto presso l'istituto comprensivo statale di Longobucco ha comunicato ai genitori degli alunni iscritti alla classe prima dell'Ipsia di Longobucco l'invito a iscrivere i propri figli presso altre istituzioni scolastiche della provincia, per effetto di una nota ricevuta dall'ufficio scolastico provinciale di Cosenza prot. N. 5141 del 3 maggio 2023, che non avrebbe concesso l'autorizzazione per la classe prima presso il predetto istituto per l'anno scolastico 2023/2024;

   secondo le interlocuzioni intercorse per le vie brevi tra la scrivente e l'ufficio scolastico provinciale di Cosenza, tanto sarebbe da addebitarsi al numero degli studenti iscritti alla classe prima, considerato esiguo, una quantità di iscritti non inferiore a quella degli anni precedenti;

   la predetta classe annovera tra gli iscritti dodici studenti e studentesse, di cui due affetti da grave disabilità;

   trattasi di un istituto scolastico situato in zona disagiata in quanto comune montano, soggetto pertanto a deroghe sui requisiti dimensionali legati al numero di alunni iscritti, come prescritto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009 n. 81;

   la mancata autorizzazione alla formazione della classe prima dell'istituto professionale in questione costringerebbe gli alunni a iscriversi presso altri istituti situati al di fuori del comune di Longobucco, con i conseguenti disagi che ne deriverebbero dato lo stato di sostanziale isolamento in cui versa il territorio, con particolare riferimento agli studenti affetti da grave disabilità motoria;

   per le famiglie degli studenti e delle studentesse coinvolti si tratterebbe di una grave compromissione del diritto all'istruzione costituzionalmente garantito;

   tale situazione potrebbe avere quali conseguenze l'abbandono scolastico, che in Calabria si è attestato a quota 14 per cento per l'anno 2021, ben oltre la media nazionale o, nella migliore delle ipotesi, l'ulteriore spopolamento di uno dei più antichi centri della Calabria;

   come traspare da articoli stampa, gli stessi genitori hanno minacciato di non iscrivere a scuola i figli –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per scongiurare la soppressione della classe prima dell'Ipsia di Longobucco, garantendo il diritto all'istruzione degli studenti longobucchesi oggi coinvolti in un isolamento di fatto della loro comunità, scongiurando al tempo stesso lo spopolamento del centro abitato, già soggetto al fenomeno del calo demografico, oppure l'abbandono scolastico determinante un'ulteriore diminuzione degli studenti.
(2-00161) «Baldino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, DI BIASE, MADIA, MANCINI, MORASSUT, ORFINI e ZINGARETTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende da fonti di stampa, lunedì 22 maggio 2023 ai genitori dei bambini delle classi di seconda elementare dell'ICS «Via Tiburtina Antica 25 G. Borsi A. Saffi», nel quartiere romano di San Lorenzo, è stato distribuito un «Questionario sul comportamento del bambino» dove compare la richiesta di specificare «il gruppo etnico o razza del bambino». Si tratta di un'espressione inaccettabile;

   nessuna disattenzione, infatti, rende meno grave l'espressione inserita nel questionario, che non può essere derubricata a mero «scivolone lessicale», come hanno provato a giustificarsi i dirigenti dell'istituto;

   a maggior ragione la richiesta di appartenenza ad una presunta «razza» o «etnia» è gravissima dopo le inequivocabili parole del Presidente della Repubblica Mattarella che, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, ha ricordato che nell'idea manzoniana di giustizia, eguaglianza e solidarietà, si può scorgere ciò che verrà indicato esplicitamente nella Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo del 1948, documento nato – prosegue il Presidente «dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza (...), sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza (...)» –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per comprendere come sia stato possibile che un questionario contenente espressioni così gravi e razziste sia stato distribuito in una scuola del nostro Paese e se, sempre per quanto di competenza, non intenda provvedere per evitare che una vicenda del genere accada di nuovo.
(5-00910)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con procedura selettiva per progressioni verticali indetta, ai sensi della legge Madia (articolo 22, decreto legislativo n. 75 del 2017), dall'Inail, una serie di lavoratori è risultata idonea, per il passaggio dall'ex area B all'area C, ora denominate rispettivamente area assistenti e funzionari;

   per tale selezione, per la quale era richiesto come titolo di accesso la laurea, i posti inizialmente previsti erano pari a 180 (aumentati poi a 191 a seguito di approvazione della graduatoria generale di merito). I relativi vincitori hanno preso servizio a metà febbraio del 2022;

   per i successivi 75 posti in graduatoria si era prospettato un allargamento, previsto in via ufficiale nei piani triennali dei fabbisogni 2020/2022, 2021/2023 e nel Piao 2022/24, che si sarebbe dovuto già realizzare nel corso del 2022;

   tutto il personale dell'Inail, compreso i suddetti partecipanti alla prova selettiva, si sono prodigati per migliorare e rendere più «semplice» il rapporto con l'Istituto per imprese e lavoratori, anche durante il periodo della pandemia, moltiplicando gli sforzi per facilitare l'erogazione dei servizi essenziali. Ora, i medesimi lavoratori sono altresì alle prese con il difficile e fondamentale compito di dare attuazione ai progetti del PNRR per l'Inail;

   secondo alcune indiscrezioni, dall'amministrazione della Funzione pubblica sarebbe stato espresso un orientamento negativo verso l'accoglimento del possibile scorrimento della citata graduatoria, in ragione di una valutazione che non riconoscerebbe la suddetta prova selettiva come una vera e propria procedura concorsuale, cui poter applicare l'istituto dello scorrimento;

   un orientamento che non troverebbe conferma con riferimento ad analoghe procedure espletate da altre amministrazioni;

   va ribadita la portata generale del principio dello scorrimento delle graduatorie, come criterio di economicità che devono perseguire le pubbliche amministrazioni, anche con riferimento ai processi di progressione verticale delle carriere –:

   quali siano gli elementi che, a tutt'oggi, hanno impedito il riconoscimento delle legittime aspettative dei lavoratori dell'Inail che hanno partecipato alla citata prova selettiva.
(5-00911)

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 26, comma 20, legge n. 448 del 23 dicembre 1998, predispone l'istituzione di forme pensionistiche complementari per il personale in regime di diritto pubblico non contrattualizzato attraverso procedure di negoziazione e di concertazione;

   a seguito dell'inerzia delle amministrazioni nel concludere il procedimento relativo all'instaurazione della previdenza complementare, sono stati promossi numerosi ricorsi da parte del personale dei comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico, volti a sollecitarne la risoluzione;

   attraverso molteplici sentenze giunte tra il 2011 ed il 2013, i ricorrenti hanno ottenuto il riconoscimento dell'obbligo per le amministrazioni di concludere il procedimento amministrativo relativo all'introduzione della previdenza complementare;

   tuttavia, a causa del perdurare di tale inosservanza, dall'anno 2019 sono stati depositati ulteriori e molteplici ricorsi avverso i dicasteri di riferimento, volti a richiedere il risarcimento economico dovuto al mancato avvio della previdenza complementare. Ciò costituisce un chiaro segnale che il danno subìto, protratto nel tempo e tutt'ora vigente ha causato un profondo malcontento tra le categorie lavorative;

   a questo proposito, durante la XVIII Legislatura, sono state pubblicate la risoluzione in commissione n. 7-00344 alla Camera dei deputati e la mozione n. 1-00180 al Senato della Repubblica, entrambe con primi firmatari appartenenti a Fratelli d'Italia;

   peraltro, ad avviso dell'interrogante è necessario sottolineare come, pur ammettendo come a seguito di tali ricorsi risulta che siano stati avviati numerosi tavoli tecnici interministeriali presso lo Stato Maggiore Difesa, risulta tuttavia che gli stessi non vertano sulla definizione degli aspetti relativi all'avvio della previdenza complementare, bensì sulla definizione di una strategia tesa a contestare tali ricorsi, situazione a cui l'ufficio relazioni sindacali del Dipartimento della funzione pubblica, chiamato espressamente in causa, suggeriva di ritenere che la questione si sarebbe potuta risolvere nei tavoli negoziali;

   considerato che l'articolo 74, comma 2, legge n. 388 del 23 dicembre 2000 – che assegnava alle pubbliche amministrazioni le risorse necessarie a contribuire, in qualità di datore di lavoro, al finanziamento dei fondi di previdenza complementari in favore del personale delle pubbliche amministrazioni e ne stabiliva le conseguenti modalità di versamento ai fondi attraverso l'Inpdap, successivamente confluita in Inps – è stata abrogata dall'articolo 1, comma 269, legge n. 145 del 30 dicembre 2018 e le cui risorse, comprese quelle relative alla copertura dei costi di avvio, sono state destinate ad ogni singolo Ministero;

   il legislatore con l'articolo 1, commi 95, 96 e 97, legge n. 234 del 30 dicembre 2021 stanziava ulteriori risorse necessarie ad introdurre misure integrative delle forme pensionistiche complementari di cui all'articolo 26, comma 20, legge n. 448 del 23 dicembre 1998, per il personale immesso nei ruoli delle forze armate, delle forze di polizia e del corpo nazionale dei vigili del fuoco, non risultano tuttavia essere state intraprese azioni concrete volte ad attivarne le procedure negoziali da parte dei Ministeri interessati;

   va considerato infine che tale inerzia concretizza un danno economico per i militari appartenenti alle forze armate, alle forze di polizia ad ordinamento sia militare che civile ed al personale dei vigili del fuoco, ripercuotendosi negativamente sul trattamento economico previdenziale di coloro i quali si avviano al pensionamento attraverso il sistema contributivo –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, nel breve periodo ma non solo, per quanto di competenza, per concludere quanto prima il procedimento amministrativo relativo all'introduzione della previdenza complementare per le suddette categorie lavorative secondo quanto prevedono le norme del decreto legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005 e per destinare ai fondi pensione complementare, costituiti mediante attività associativa, le risorse necessarie alla copertura dei costi di avvio.
(4-01064)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con il Comunicato stampa n. 705 del 24 maggio 2023 il Consiglio di Amministrazione di AIFA ha preso atto che le Commissioni consultive dell'Agenzia non hanno ancora elaborato precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale, sulle modalità di distribuzione e sui costi per il Sistema Sanitario Nazionale nei vari scenari di adozione della rimborsabilità;

   per esempio, per tutte le donne in età fertile, per le donne che versano in condizioni economicamente disagiate o per le giovani fino a 19/26 anni come avviene in alcuni Paesi europei e nelle sei regioni italiane che offrono gratuitamente la pillola anticoncezionale;

   il CdA ha rilevato, dunque, che non sussistono gli elementi essenziali per deliberare;

   come di consueto, il CdA afferma di essere pronto a svolgere il suo ruolo e ad esprimere compiutamente il suo parere non appena disporrà dell'adeguata istruttoria richiesta alle Commissioni consultive;

   inoltre, con queste indicazioni, il Consiglio si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle Regioni;

   eppure circa un mese fa sembrava che i comitati tecnici dell'Agenzia del farmaco avessero dato il loro via libera alla gratuità della pillola contraccettiva e tale notizia arrivava direttamente dalla presidente del Comitato prezzi e rimborsi dell'Aifa, Giovanna Scroccaro, che con un'intervista a Quotidiano Sanità del 21 aprile 2023 aveva annunciato la decisione del panel tecnico di approvare la rimborsabilità della pillola anticoncezionale per le donne di tutte le fasce d'età;

   la gratuità della pillola non era tuttavia ancora effettiva poiché era necessaria l'approvazione del Consiglio di amministrazione dell'AIFA, atteso nel mese di maggio, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;

   stando alle anticipazioni dalla stessa presidente Scroccaro, la gratuità avrebbe riguardato alcune pillole contraccettive che sarebbero passate in fascia A, diventando farmaci prescrivibili su ricetta «rossa» o elettronica da parte di medici di base e medici specialisti di strutture pubbliche e convenzionate;

   la dottoressa Scroccaro ha anche anticipato la stima di costo per lo Stato la quale dovrebbe aggirarsi intorno a circa 140 milioni di euro annui e che consentirebbe di ampliare la platea di donne che ne fanno uso;

   alla luce dunque del sommario comunicato stampa di Aifa –:

   se intenda documentare esattamente quali siano le ragioni della mancata approvazione della gratuità della pillola contraccettiva, rendendo pubblica la documentazione esaminata dal Cda di Aifa e che ha comportato di rinviare la predetta gratuità.
(2-00162) «Sportiello, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi».

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, DI LAURO e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 della legge 30 marzo 2001 n. 125 prevede che Ministro della salute trasmetta annualmente al Parlamento una relazione sugli interventi realizzati ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge stessa;

   lo scopo della relazione è quello di illustrare il quadro epidemiologico che descrive il fenomeno correlato al consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese;

   descrive inoltre i modelli di trattamento per l'alcol-dipendenza e la capacità di assistenza dei Servizi alcologici con le eventuali criticità emerse;

   viene infine riportata la spesa farmaceutica per la terapia farmacologica delle alcol-dipendenze, oltre agli interventi e le iniziative intraprese dal Ministero della salute nell'anno precedente e i progetti finanziati con i fondi previsti dalla legge n. 125 del 2001 (articolo 3, comma 4);

   la conoscenza del quadro epidemiologico più aggiornato costituisce la base per decidere e porre in atto i progetti, le iniziative, e i trattamenti più appropriati e avanzati, pianificandone modalità e spese anche in prospettiva futura;

   infatti, il fenomeno del consumo di alcol costituisce una variabile in continua evoluzione per tipologia, quantità e modalità dello stesso, impattando non solamente sulla salute dei consumatori ma, indirettamente, sull'intera società;

   essere privi della conoscenza più aggiornata sul fenomeno, e sulle iniziative poste a fronteggiarlo, inficia pesantemente la massima efficienza delle misure di reazione e di prevenzione;

   risulta che la relazione ultima non sia ancora stata diffusa;

   sul sito del Ministero è reperibile la sola relazione relativa all'anno 2020 –:

   quale sia il motivo del ritardo e quando verrà pubblicata l'ultima relazione.
(3-00431)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 aprile 2023 il Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità degli anticoncezionali orali per le donne di ogni fascia d'età e della Prep, la «profilassi pre-esposizione» contro l'infezione da Hiv, il virus dell'Aids;

   attuare una politica di prevenzione per l'infezione da Hiv è economicamente più vantaggioso per il Servizio sanitario nazionale rispetto alla cura di persone già sieropositive;

   la pillola contraccettiva era già prevista in forma gratuita per alcune categorie di donne (ragazze con meno di 25 anni e donne disoccupate che avessero effettuato un IVG) nei consultori delle Asl e delle Ats regionali di Toscana, Piemonte, provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Puglia e Lazio;

   la garanzia di una contraccezione gratuita, accessibile e in tutte le sue forme è già prevista dalla legge n. 405 del 1975 e dalla legge n. 194 del 1978;

   i dati statistici dimostrano che l'uso della contraccezione consapevole riduca il numero di gravidanze indesiderate e non influisca invece sui tassi di natalità di un Paese;

   queste misure di contraccezione gratuita e di prevenzione sono già presenti con formulazioni simili in altri Paesi europei quali la Francia, la Germania, la Spagna e l'Inghilterra e che secondo i dati dell'European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive rights (EPF) del 2020, i primi 10 Paesi in Europa che fanno uso di tali misure sono gli stessi in cui vi è un tasso di fertilità più elevato;

   secondo l'Atlante europeo sull'accesso alla contraccezione stilato dall'Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos) nel 2020, l'Italia occupa la 26° posizione con un tasso del 58 per cento, dovuto alla mancanza d'informazioni istituzionali sulle tecniche contraccettive e dalla quasi totale assenza di politiche per il rimborso dei contraccettivi o per la loro distribuzione gratuita –:

   quale posizione intenda assumere il Governo in merito e quando intenda destinare i 140 milioni di euro stimati per la rimborsabilità annuale degli anticoncezionali orali per le donne e i soldi stimati per la rimborsabilità annuale della Prep.
(5-00915)


   MULÈ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   all'ospedale San Matteo degli infermi di Spoleto si sono verificati a pochi giorni di distanza due decessi di persone che, rispettivamente, erano ricoverate nell'ospedale e si erano rivolte alla struttura a seguito di un malessere;

   in particolare il secondo caso desta preoccupazione perché una persona che si era recata all'ospedale di Spoleto a seguito di problemi cardiaci è stata assistita direttamente all'interno della struttura fino alle ore 22. Dopo tale ora, poiché il servizio di cardiologia è assicurato solo fino alle ore 20, il paziente è stato seguito a distanza dagli ospedali di Terni e Foligno;

   essendo stato impossibile effettuare il trasferimento del paziente, quest'ultimo è morto nel giro di poche ore;

   desta particolare preoccupazione che nella città di Spoleto e in un ospedale rientrante nella rete dell'emergenza-urgenza dell'Umbria non sia garantita l'assistenza cardiologica nell'arco delle ventiquattrore;

   l'assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato all'unanimità una mozione che impegna la giunta regionale a chiedere una revisione del decreto ministeriale n. 70 del 2015 inerente alla classificazione di area disagiata e dei relativi parametri degli ospedali all'interno dell'area del cratere;

   il Governo, per il tramite del Ministero della giustizia, dando risposta all'atto di sindacato ispettivo 5-00559, ha sottolineato come il rafforzamento di una serie di servizi specialistici nell'ospedale di Spoleto sarebbe importante perché consentirebbe di utilizzare tale struttura come quella di riferimento del carcere di Spoleto, evitando di dover trasferire i detenuti in altri ospedali dell'Umbria quando hanno necessità di essere sottoposti a cure specialistiche e riducendo in tal modo i rischi che riguardano la pubblica sicurezza –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, intenda assumere iniziative nel proprio ambito di competenza.
(5-00916)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Braga e altri n. 2-00158, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-00194 del 9 gennaio 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI, GIULIANO, AMATO, CHERCHI e PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa dell'allarmante situazione in cui verserebbe la Casa di reclusione di Parma;

   l'istituto, che attualmente ospita circa 700 detenuti, di cui 65 in regime di massima sicurezza, oltre ai noti problemi legati al sovraffollamento, all'edilizia penitenziaria, alla carenza di organico, primeggerebbe anche per le criticità legate all'ambito sanitario;

   in particolare, nel padiglione MS lato B, che comprende anche la sezione minorati fisici, i detenuti sarebbero costretti a vivere in condizioni di estremo disagio: 21 sarebbero senza acqua calda, 38 senza riscaldamento e 11 sprovvisti di entrambi i servizi;

   inoltre, a causa della carenza di operatori socio sanitari, sembrerebbe che non venga data attuazione ai progetti educativi e i detenuti sarebbero costretti a trascorrere le giornate in quasi totale inattività, con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di mancata rieducazione e reinserimento sociale;

   persino il regime penitenziario di massima sicurezza – cosiddetto 41-bis – sarebbe disatteso: le celle sono poste una di fronte all'altra e con spazi di socialità comunicanti, consentendo così ai detenuti di comunicare liberamente tra loro; rendendo difficile se non impossibile, l'attività di contrasto e di controllo agli agenti del Gruppo operativo mobile che svolgono il proprio compito istituzionale con evidente difficoltà;

   tutto ciò si ripercuote, inevitabilmente, sul personale di Polizia penitenziaria, il cui organico è ben al di sotto (-100 unità circa) del numero previsto dalla pianta organica per assicurare il rispetto dei livelli minimi di sicurezza della struttura;

   si è, inoltre, appreso che sarebbe attualmente in atto una opinabile riorganizzazione dei circuiti detentivi, che prevedrebbe, tra le altre cose, la predisposizione di ulteriori due sezioni da destinare a detenuti ammalati, che produrrebbe un ulteriore aggravio di lavoro, a causa del connesso aumento di visite programmate ed urgenti e piantonamenti in ospedale che, già oggi, costringono il personale di Polizia penitenziaria a turni massacranti, senza neppure poter fruire della pausa per la consumazione del pasto previsto;

   quanto esposto è stato constatato personalmente dall'interrogante attraverso un'ispezione all'interno dell'Istituto condotta il 18 dicembre 2022;

   una tale situazione non è più accettabile: è necessaria e non più procrastinabile, da un lato, l'adozione di misure idonee a risolvere tutte le criticità strutturali dell'istituto e, dall'altro, l'attuazione di quei progetti volti alla rieducazione e al reinserimento sociale, come previsti dall'articolo 27 della Costituzione e indispensabili per restituire dignità ai detenuti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative di propria competenza ritenga opportuno adottare al fine di risolvere tutte le criticità strutturali della Casa di reclusione di Parma;

   se e quali misure ritenga di poter adottare per garantire il pieno esercizio del diritto alla salute dei detenuti;

   se e quali misure ritenga di poter adottare al fine di aumentare l'organico degli educatori, degli psicologi, degli assistenti sociali nonché del personale di Polizia penitenziaria in servizio presso il predetto istituto di pena.
(4-00216)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito delle criticità rilevabili nel carcere di Parma, in termini di deficit di spazi trattamentali, di adeguati organici, di assistenza sanitaria dei soggetti ivi reclusi, alla gestione del reparto 41-bis, al sovraffollamento, si avanzano quesiti relativi alle iniziative volte a dare soluzione alle problematiche evidenziate.
  Quanto all'annosa tematica delle carenze di organico merita subito evidenziare come, allo stato, a fronte di un totale di 42.865 unità, come da ultimo incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025), il personale del corpo di polizia penitenziaria amministrato è pari a n. 35.960 unità.
  Si evidenzia, altresì, che, al fine di incrementare l'organico del personale di polizia penitenziaria, e stato avviato il 181° corso di formazione per allievi agenti che comporterà l'immissione in ruolo di ulteriori 1.087 unità del ruolo maschile e n. 361 unità del ruolo femminile.
  Inoltre, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al
turnover, l'assunzione straordinaria di ulteriori complessive 2.804 unità.
  Ciò precisato, con riferimento alla precipua situazione degli istituti penali di Parma, a fronte di un organico previsto in 462 unità, ne risultano concretamente presenti 370, comprese 39 unità distaccate in uscita, ed inferiore, dunque, n. 92 unità.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-2 unità), degli ispettori (-46 unità) e dei sovrintendenti (-59 unità); di contro, il ruolo degli agenti/assistenti è in esubero di 54 unità.
  Quanto ai
funzionari, all'esito della procedura concorsuale in essere relativa a 120 posti, si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Con riferimento alla carenza del ruolo degli
ispettori, si comunica che il 16 novembre 2022 si è concluso il VII corso per allievo vice-ispettore, e che presso gli istituti penitenziari di Parma si è avuto un incremento nel ruolo di n. 15 unità.
  Si evidenzia, altresì, che a breve sarà avviato un corso di formazione per allievo vice-ispettore per un totale di n. 71 posti rimasti disponibili dal suddetto VII corso.
  Inoltre, all'esito della procedura concorsuale per n. 411 posti il Dap terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale che connota il penitenziario in oggetto, valutando l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Per quanto riguarda il ruolo dei
sovrintendenti, si rappresenta che, in esito al concorso interno per complessivi n. 583 posti verranno assegnati al carcere in oggetto n. 17 unità maschili; il tutto entro la fine del corrente anno, al termine del previsto corso di formazione.
  Quanto poi al ruolo
agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico dell'istituto in questione è stato incrementato, nell'anno 2022, di n. 7 unità maschili e 3 unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 179° e 180° corso.
  Per quanto concerne il personale appartenente al comparto funzioni centrali, le unità presenti in sede sono n. 27, a fronte di un organico tabellare di n. 36 unità.
  I funzionari giuridico pedagogici previsti in organico sono complessivamente n. 12, mentre quelli effettivamente assegnati sono n. 9. Nel mese di settembre 2022, l'istituto in questione è stato interessato da un'articolata movimentazione, che ha visto il trasferimento presso altre sedi di n. 4 unità vincitrici di interpello e la contestuale immissione in servizio di n. 5 unità vincitrici di concorso, di cui solo n. 4 hanno preso effettivamente servizio.
  Nell'area dei funzionari, con particolare riferimento alla figura del contabile, a fronte delle n. 6 unità previste in organico, ne risultano assegnate n. 4, a cui si aggiunge un distacco in uscita, per un totale di n. 3 funzionari effettivamente presenti.
  La situazione è comunque in fase evolutiva, poiché la procedura concorsuale bandita il 15 dicembre 2021 è in fase conclusiva e prevede l'assegnazione alla struttura in esame di n. 3 unità nel profilo, sopperendo alla vacanza presente.
  Nell'area seconda, in relazione alla carenza del personale tecnico, si segnala che è in atto una procedura concorsuale, per cui sarà valutata l'implementazione presso l'istituto in esame delle unità previste in organico e non presenti, compatibilmente con le più ampie esigenze nazionali.
  Nel profilo professionale di assistente amministrativo, a fronte di una previsione organica pari a n. 6 unità, ne risultano effettivamente presenti n. 8, derivandone, dunque, un esubero pari a n. 2 unità.
  Quanto alla figura dell'assistente informatico, l'unica unità prevista risulta effettivamente presente.
  Si rappresenta, inoltre, che, in base al decreto ministeriale 5 agosto 2022, sono state apportate le seguenti implementazioni organiche: n. 2 unità nel profilo di funzionario giuridico pedagogico e n. 1 operatore.
  Si partecipa, altresì, che la direzione degli istituti penitenziari di Parma è assicurata dal 24 giugno 2020 da un dirigente penitenziario.
  Per completezza, si evidenzia che è previsto l'espletamento del concorso pubblico, per esami, per l'assunzione di n. 102 funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, di funzionario contabile, di funzionario informatico, tramite scorrimento graduatorie del portale Dfp; l'assunzione di n. 203 assistenti tecnici vincitori del concorso indetto nel marzo 2022.
  Pertanto, all'esito delle suddette procedure, si provvederà alla distribuzione degli organici su tutto il territorio nazionale, sulla base delle vacanze presenti.
  Inoltre, nella legge di bilancio n. 197 del 2022, il Dap è autorizzato a bandire, nell'anno 2023, ulteriori procedure concorsuali pubbliche per l'assunzione di n. 100 unità di personale da inquadrare nell'area dei funzionari, posizione di funzionario giuridico pedagogico e di funzionario mediatore culturale.
  E ancora, il
budget relativo agli onorari degli esperti ex art. 80 dell'ordinamento penitenziario è stato arricchito da un finanziamento pari a 2.700.000 euro, da impegnare entro il 31 dicembre 2022, il che consentirà di incrementare la presenza e l'operatività degli esperti ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario all'interno degli istituti di pena.
  Quanto sopra precisato, va invero evidenziato che le criticità organiche segnalate dall'onorevole interrogante sono riconducibili, in particolare, agli aspetti emergenziali legati alla gestione penitenziaria di persone detenute appartenenti al circuito alta sicurezza, in buona parte affette da disabilità e/o patologie che ne richiedono, con una certa frequenza, il trasferimento presso strutture ospedaliere del territorio.
  Di fatto, la presenza di detenuti ammalati e/o di avanzata età anagrafica comporta un aggravamento del carico di lavoro anche per il nucleo traduzioni e piantonamenti, con conseguente ricorso all'impiego di risorse del quadro permanente a supporto.
  Ad oggi, il reparto deve prevedere, altresì, la copertura dei posti di servizio presso la sezione detentiva ospedaliera in tutti i mesi nell'anno solare.
  Nell'ambito della programmazione mensile dei servizi del personale di polizia penitenziaria, si evidenzia che, ordinariamente, il 50 per cento dei servizi di vigilanza e osservazione presso i reparti detentivi alta sicurezza, media sicurezza e nuovo padiglione, è pianificato su tre quadranti, con ricorso al lavoro straordinario.
  Il nuovo padiglione, destinato ad accogliere detenuti di media sicurezza, opera, allo stato, con l'impiego di personale su tutti i quattro piani detentivi, con un totale di presenze di circa 170 detenuti, a fronte di una capienza di 200 detenuti.
  Il personale del ruolo ispettori e sovrintendenti, ruoli gravati maggiormente dalla carenza organica, deve anche assicurare il servizio di ufficiale di polizia giudiziaria nel settore delle videoconferenze, dove è preclusa ogni possibile organizzazione a causa della imprevedibile durata delle udienze.
  Di fatto, in seguito all'emergenza pandemica, si è consolidato il crescente utilizzo della tecnologia, con il ricorso ai collegamenti a distanza per la celebrazione di procedimenti penali che hanno interessato, oltre ai detenuti 41-
bis, anche le altre categorie di ristretti, onde consentire loro di coltivare gli affetti familiari tramite colloqui in videoconferenza Skype.
  Altro aspetto da evidenziare è che l'U.o. Salute eroga, di regola, prestazioni specialistiche in fasce orarie pomeridiane, che comportano l'attivazione dei servizi di vigilanza, onde consentire lo svolgimento delle visite in sicurezza presso i poli ambulatori della struttura penitenziaria.
  Dopo le ore 14.00 dei giorni feriali, inoltre, l'Ausl Salute ha previsto la presenza in istituto dello specialista psichiatra e dello psicologo, con conseguente attivazione del presidio sanitario e l'impiego di personale di vigilanza.
  Certamente, la presenza nella struttura di detenuti appartenenti ai circuito alta sicurezza (AS1, AS3), provenienti dalle varie consorterie criminali e destinatari, dunque, di particolari misure di vigilanza, richiede l'impiego di aliquote di personale sicuramente superiori rispetto agli ordinari
standard di sicurezza.
  Riguardo alle criticità strutturali, a decorrere dalla prima decade del mese di dicembre 2022 si sono manifestati ripetuti guasti sia all'impianto di riscaldamento che a quello di erogazione dell'acqua calda nella doccia del servizio igienico annesso alle camere di pernottamento; malfunzionamenti, questi, che sono stati immediatamente segnalati alla ditta che ha in appalto la manutenzione dell'impianto idrico-sanitario della struttura.
  Dopo svariati interventi da parte della ditta stessa, senza addivenire però a una concreta soluzione della problematica — che necessitava di un intervento straordinario sull'impianto – la direzione del penitenziario ha provveduto immediatamente a notiziare il competente provveditorato regionale, ottenendo la copertura finanziaria necessaria.
  All'atto dell'insorgere dei guasti sull'impianto di riscaldamento si è tentato di sopperire all'emergenza con l'utilizzo di stufe elettriche, ma si è subito rilevata l'inefficienza dell'impianto elettrico, soggetto a sovraccarico.
  Allo stato, sono in corso lavori di intervento straordinario sull'impianto termoidraulico, al fine di garantire alle persone detenute un ambiente rispondente ai requisiti di igiene e salubrità e l'impianto termoidraulico sta funzionando regolarmente.
  Si è provveduto alla movimentazione interna di alcuni ristretti nonché al trasferimento immediato di 17 detenuti in altri istituti.
  Inoltre, anche presso il lato A della media sicurezza si stanno eseguendo lavori di manutenzione ordinaria relativi all'imbiancatura dei locali e alla revisione/verifica della funzionalità dei sanitari del locale igienico annesso a ciascuna camera di pernottamento, in vista di un'imminente riorganizzazione delle ubicazioni dei detenuti.
  Infatti, a lavori ultimati, si provvederà alla creazione di due reparti S.a.i. (Servizio di assistenza intensificata), che accoglieranno detenuti ammalati del circuito alta sicurezza.
  In seguito a una copiosa infiltrazione di acqua piovana dal soffitto, che ha interessato il locale ove sono ubicati gli uffici dei medici Asl, si è provveduto al rifacimento del tetto e all'imbiancatura delle pareti.
  Si rappresenta, altresì, che sono stati ultimati, nel corso degli anni 2021 e 2022, lavori riguardanti: ripristino manto erboso del campo sportivo, sistemazione dei cortili passeggi, sala ricreativa per disabili, rifacimento tetti della direzione e degli alloggi demaniali, nuovi impianti di videosorveglianza interna, rifacimento dei cortili passeggi, ripristino dell'impianto d'illuminazione dell'area demaniale, ripristino delle aule scolastiche, spazio verde per la raccolta differenziata, ristrutturazione delle aree verdi colloqui esterni.
  Risultano, invece, ancora in corso lavori relativi a: ristrutturazione caserma agenti 1° lotto, sostituzione due ascensori per detenuti, nuovo impianto di videosorveglianza area lavorazioni legatoria, stanza multifunzione per attività trattamentali,
offendicula cortili passeggi, realizzazione camere disabili, rampe disabili cortili passeggi, rifacimento coperture, sostituzione delle lampade tradizionali presenti con quelle a Led (relamping).
  Trattando dell'aspetto inerente l'aspetto trattamentale, va precisato che questo non è di pertinenza degli operatori socio sanitari, che dipendono dall'A.u.s.l., bensì dell'Area giuridico pedagogica di cui fanno parte i funzionari giuridico pedagogici, gli esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, il personale di polizia penitenziaria e il personale civile.
  Ciò precisato, l'istituto penitenziario di Parma, nel corso dell'anno 2022, ha previsto un'ampia offerta formativa, scolastica, lavorativa e rieducativa, ed infatti sono attivi: 1) corsi di istruzione scolastica primaria e secondaria; 2) attività polo universitario penitenziario dell'università di Parma; 3) corsi di formazione professionale; 4) attività di volontariato in rete con la formazione professionale; 5) redazione
ristretti orizzonti; 6) lavorazione Chibo: si occupa di disassemblaggio e assemblaggio di computer, stampanti e pannelli fotovoltaici ed è destinato a otto detenuti AS 3; 7) attività lavorativa che assicura una turnazione bimestrale a tutta la popolazione detenuta (non affetta da patologie); 8) attività di volontariato volte a garantire sostegno ai detenuti, disbrigo pratiche tramite patronato, consulenza legale, intrattenimento figli di detenuti a colloquio, pratiche rinnovo patenti e catechesi.
  Quanto alla gestione del reparto 41-
bis, presso l'istituto penitenziario di Parma sono presenti n. 2 sezioni a struttura lineare (nate per ospitare altre tipologie di detenuti e poi adattate per ospitare i sottoposti a regime derogatorio).
  Ciò significa che le camere di pernottamento sono speculari fra di loro (sezioni da circa 25 camere detentive, poste l'una di fronte all'altra), concepite in maniera tale da non poter assicurare totalmente il divieto di comunicazione al di fuori del gruppo di socialità.) e n. 5 semisezioni (piccole sezioni da 3 o 4 camere di pernottamento – dotate di saletta socialità e cortili passeggio dedicati – funzionali alle esigenze di separazione
ex lettera f), comma 2-quater, dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario (cosiddette aree riservate o semisezioni detentive), simili alle isole detentive.): nelle prime, è difficoltoso prevenire comunicazioni fraudolente fra detenuti sottoposti a regime differenziato appartenenti a gruppi di socialità differenti; nelle seconde, invece, tale difficoltà viene meno grazie alla più idonea struttura edilizia.
  In ordine alle presenze detentive, alla data del 16 gennaio 2023, risultano 670 detenuti (di cui 69 41-
bis, 35 AS1, 182 AS3 e 390 media sicurezza), a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 655 posti, rilevandosi un rapporto presenti/posti regolamentari disponibili pari al 102,76 per cento.
  Presso l'istituto in esame è in corso una rivisitazione dei reparti detentivi, a seguito di quanto stabilito con circolare Dap 18 luglio 2022 recante: «
Direttive per il rilancio del regime penitenziario e del trattamento penitenziario».
  Per quanto concerne i detenuti alta sicurezza (AS3 e AS1), la direzione della casa di reclusione di Parma, già nel dicembre 2021, raccogliendo le osservazioni e le segnalazioni pervenute e le rilevazioni talvolta intercorse con l'ufficio del garante nazionale, ha avanzato una proposta di ampliamento del sottocircuito As1, con individuazione di una ulteriore sezione ad assistenza sanitaria potenziata (destinata ad accogliere i detenuti trasferiti a Parma poiché necessitanti di maggiori cure e vigilanza clinica, ma non destinati alla permanenza nel S.a.i.), e del sottocircuito AS3, prevedendo ulteriori reparti nel padiglione media sicurezza a uso esclusivo per l'assistenza sanitaria intensificata.
  La preposta direzione generale dei detenuti e del trattamento, accoglieva in parte la proposta, al fine di non incidere sulla disponibilità di posti presso la sezione S.a.i. e sul circuito media sicurezza.
  Quanto all'assistenza sanitaria, la casa di reclusione di Parma è un istituto penitenziario con annesso S.a.i. (Servizio di assistenza intensificata).
  Sul punto va osservato quanto indicato nelle precipue
«Le linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti; implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali», il quale, all'articolo 4, fa riferimento ai servizi ad assistenza intensificata – S.a.i., prima denominati Centri diagnostici terapeutici – C.d.t. (di cui all'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, comma 4).
  Come previsto nel succitato accordo, i servizi ad assistenza intensificata sono strutture sanitarie penitenziarie
extra ospedaliere per detenuti non autosufficienti o affetti da patologie croniche, non assistibili in un istituto penitenziario ordinario, dove sono garantiti assistenza medica, infermieristica diurna e notturna ed assistenza specialistica di particolare rilievo.
  L'apertura e la soppressione dei S.a.i. viene programmata secondo un piano concordato tra le autorità sanitarie regionali e l'amministrazione penitenziaria, nelle sue articolazioni centrali e periferiche.
  L'operatività di tali strutture costituisce pertanto un obiettivo prioritario per il Dap, siccome funzionale ad assicurare alle persone in stato di restrizione della libertà personale cure adeguate all'interno del sistema penitenziario.
  L'inserimento in tali strutture risponde a valutazioni strettamente sanitarie, tramite la definizione di criteri per il trasferimento e la durata della permanenza. Il venir meno delle motivazioni cliniche che giustificano la permanenza nel S.a.i. è certificata dal medico responsabile e l'Amministrazione penitenziaria provvede alla tempestiva traduzione all'istituto di provenienza, qualora diverso da quello attuale.
  L'istituto penitenziario presso cui è attivato il servizio multiprofessionale integrato (S.a.i. ex C.d.t./C.c.) può ospitare, in ambienti penitenziari, detenuti che, per situazioni di rischio sanitario, possono richiedere un maggiore e più specifico intervento sanitario e restano candidabili per una misura alternativa (affidamenti e altro) o per differimento o sospensione della pena per motivi di salute.
  Sono assegnati presso gli istituti penitenziari con S.a.i. anche i detenuti nei confronti dei quali l'autorità giudiziaria abbia espressamente richiesto all'amministrazione penitenziaria il trasferimento in strutture sanitarie intramurarie ove siano assicurate cure adeguate e in grado di soddisfare
standards assistenziali più alti che negli altri istituti, ma non di livello ospedaliero.
  In particolare, il Sai della casa di reclusione di Parma, ospita detenuti comuni, alta sicurezza e collaboratori di giustizia e comprende un totale di n. 16 camere di pernottamento nelle quali, alla data del 17 gennaio 2023, sono allocati n. 16 detenuti, di cui 4 AS1, 10 AS3 e 2 di media sicurezza (S.a.i. — ricoverati ordinari).
  Presso il padiglione reclusione vi è poi il S.a.i. destinato ai detenuti 41-
bis dell'ordinamento penitenziario, articolato in n. 9 camere di pernottamento, di cui n. 2 destinate ai soggetti con disabilità.
  È inoltre presente una sezione per detenuti minorati fisici, articolata in n. 25 camere di pernottamento da 9 metri quadri ciascuna, dove sono allocati un totale di n. 31 detenuti (stante quanto stabilito dall'articolo 65, comma 1, ordinamento penitenziario, i soggetti affetti da infermità o minorazioni fisiche o psichiche devono essere assegnati a istituti o sezioni speciali per idoneo trattamento. Al comma 2 della suindicata norma, viene poi specificato che i soggetti da assegnare a tali istituti o sezioni sono coloro che, a causa delle loro condizioni, non possono essere sottoposti al regime degli istituti ordinari).
  I detenuti con menomazioni fisiche e sensoriali debbono essere accolti in camere di pernottamento appositamente attrezzate e allestite con supporti per il superamento delle barriere ambientali, al fine di assicurare la permanenza in condizioni tali da salvaguardare l'autonomia e la dignità del soggetto, coerentemente con i principi espressi dalla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con segnalazione alle autorità giudiziarie, per le possibili valutazioni di competenza, le situazioni di disabilità motoria o sensoriale o la mancanza di ambienti adeguati che possano configurare trattamento contrario ai principi di umanità e dignità della persona.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da numerose fonti da stampa si apprende della vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Mario Di Ferro, chef presso un ristorante palermitano, per il quale il Gip presso il tribunale del capoluogo della Regione Siciliana ha convalidato l'arresto e ha disposto l'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, per aver ceduto al dottor Giancarlo Migliorisi 3 grammi di cocaina a fronte del pagamento della somma di circa 300 euro;

   Di Ferro è indagato per i reati di cessione e traffico di sostanze stupefacenti. Il dottor Migliorisi non è indagato, atteso che l'acquisto per uso personale di sostanze stupefacenti non costituisce reato;

   nondimeno, da tutte le fonti di stampa sono stati resi noti dettagli sulla vicenda, a partire dallo stesso nome del Migliorisi, che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio;

   il dottor Migliorisi ha ricoperto, fino a pochi giorni orsono, il ruolo di presidente della segreteria tecnica della presidenza dell'Ars;

   venuto a conoscenza «da fonti di stampa» di tali fatti il presidente dell'Ars ha preannunziato il licenziamento con effetto immediato del Migliorisi, il quale, a fronte di tali dichiarazioni, ha ritenuto opportuno rassegnare le proprie dimissioni;

   è evidente il danno arrecato all'immagine del dottor Migliorisi in ragione della pubblicazione dei plurimi articoli di stampa che costituiscono a tutti gli effetti un processo mediatico in suo danno, con pubblicazione di stralci di dichiarazioni da questi rese alla polizia giudiziaria, tutto ciò in palese violazione degli articoli 114 e 115 del codice di procedura penale –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere in relazione ai fatti descritti in premessa, anche tramite l'attivazione dei propri poteri ispettivi.
(4-00832)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, deve essere rilevato che – così come emerge dalla nota estesa in data 2 maggio 2023 dal procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Palermo – il 4 aprile 2023 la squadra mobile della questura di Palermo traeva in arresto il D. F. M., avendolo colto nella flagranza del reato previsto e punito dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, per avere venduto 3,11 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina al M. G., dietro pagamento della somma di danaro pari ad euro 200,00.
  La procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo procedeva, pertanto, alla richiesta di convalida dell'arresto in flagranza del D. F. M. e di emissione a carico di costui di ordinanza applicativa di misura cautelare personale.
  All'udienza celebrata in data 6 aprile 2023 il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo convalidava l'arresto in flagranza del D. F. M. e applicava a carico di costui le misure cautelari dell'obbligo di dimora nel territorio del comune di Palermo e dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, congiuntamente.
  Nella parte motiva di tale provvedimento il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo dava doverosamente atto delle complessive evidenze indiziarie emergenti dagli atti trasmessi dall'ufficio di procura, comprese tra queste le dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria dal M. G., acquirente di sostanza stupefacente del tipo cocaina dall'indagato.
  L'ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo veniva notificata al D. F. M. alle ore 14,40 del 6 aprile 2023.
  Alcuna notizia al riguardo risulta essere stata diffusa dalla stampa o da altri soggetti prima della emissione della menzionata ordinanza cautelare e della conseguente notifica all'indagato.
  Allo stato non è pertanto possibile attribuire ai magistrati dell'ufficio di procura e della sezione del Giudice per le indagini preliminari che si sono occupati della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo la responsabilità circa l'indebita divulgazione di notizie relative alla stessa, in ragione della pluralità dei soggetti che avevano accesso a tali notizie in seguito alla notifica dell'ordinanza cautelare e in considerazione, ad ogni modo, della previsione di cui all'articolo 114 comma 2 del codice di procedura penale secondo la quale «...è vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti da segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, fatta eccezione per l'ordinanza indicata dall'articolo 292 del codice di procedura penale...».
  Alla stregua di tutto quanto sinora esposto nel dettaglio, non appare al momento ravvisabile alcun comportamento suscettibile di rilievo disciplinare nell'operato dei magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo e della sezione del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo che avevano ad occuparsi della vicenda in esame.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 22 marzo 2023, il cittadino russo, Artem Uss, è scomparso dall'appartamento di Basiglio, in provincia di Milano, dove stava scontando la misura cautelare degli arresti domiciliari;

   Artem Uss era stato arrestato all'aeroporto di Milano Malpensa il 17 ottobre 2022, in esecuzione di un mandato di arresto internazionale dell'autorità giudiziaria di New York;

   come si è appreso dalla stampa dei giorni scorsi, il Dipartimento di Giustizia USA, in data 29 novembre 2022 avrebbe trasmesso al nostro Ministero della giustizia una lettera formale in cui esortava il nostro Paese a prendere «tutte le misure possibili» per disporre la misura della custodia cautelare nei confronti di Uss, per l'intera durata del procedimento di estradizione, dato l'altissimo rischio di fuga del soggetto;

   la Corte d'appello di Milano ha confermato due dei quattro reati di cui è accusato dalla giustizia americana (frode bancaria e violazione dell'embargo nei confronti del Venezuela) – reati che si ipotizza siano legati all'impegno bellico russo in Ucraina – e, in data 2 dicembre 2022, ha concesso a Uss i domiciliari, con il cosiddetto «braccialetto elettronico», nonostante l'allarme lanciato dalle autorità statunitensi in considerazione della pericolosità del soggetto;

   il 21 marzo 2023, la medesima Corte ha autorizzato l'estradizione di Artem Uss negli USA; il giorno successivo, Artem Uss, aiutato da persone provenienti dall'estero secondo le ricostruzioni della stampa, è sparito dal suo domicilio e, indisturbato, ha lasciato l'Italia per trasferirsi in Russia grazie a documenti falsi –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda richiamata in premessa, e se in particolare il Ministro della giustizia intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive al riguardo.
(4-00814)

  Risposta. — Con riferimento alla tematica inerente l'evasione dagli arresti domiciliari del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich, occorre premettere che nell'ordine logico dell'attività discorsiva dell'intelletto l'esposizione degli eventi dovrebbe anteporsi alle conclusioni. Tuttavia, in questo caso preferisco anticiparle sinteticamente, affinché si possa pienamente comprendere lo svolgimento, in diritto e in fatto, di questa vicenda, tenendo presente l'obiettivo di chiarire le competenze e le risoluzioni del Ministero della giustizia: un chiarimento che per necessità sarà minuzioso, sino alla monotonia.
  Questa scelta è motivata dalla sequenza di critiche, insinuazioni, soggettive interpretazioni di legge e dilettanteschi commenti di sgrammaticatura giuridica, che impongono una affermazione chiarificatrice.
  Abbiamo in effetti ascoltato le affermazioni più eccentriche e stravaganti: che il Ministero avrebbe avuto il potere o addirittura l'onere di impugnare le decisioni della magistratura; che lo stesso Ministero avrebbe avuto un onere di controllo sulla esecuzione di un provvedimento adottato da una Corte di appello; che vi sarebbe stato un difetto di informazione da parte nostra nei confronti dell'autorità giudiziaria; e persino che i servizi di
intelligence sarebbero intervenuti con, senza o contro, le indicazioni del Guardasigilli. Infine, si è attribuita a questo Ministero una sorta di critica all'introduzione del braccialetto elettronico come mezzo alternativo alla detenzione. Affermazione del tutto contraria al nostro pensiero, espresso più volte, e qui fermamente ribadito, che la carcerazione preventiva debba essere l'eccezione dell'eccezione e di conseguenza limitata soltanto ai gravi casi previsti dalla legge e in particolare alla presenza di un concreto pericolo di fuga. Tale adozione deve tuttavia essere motivata in modo tanto più articolato e diffuso quanto più questo pericolo risulta evidente dagli atti processuali e di conseguenza è onere di chi lo adotta usare la massima diligenza nello spiegarne le ragioni.
  Il principio fondamentale è che il Ministero della giustizia non ha alcuna competenza, e men che mai oneri di controllo, sulla esecuzione di un provvedimento adottato da un organo giurisdizionale.
  L'ipotesi contraria confliggerebbe non solo con il principio costituzionale della divisione dei poteri ma con la ripetuta e sacrosanta affermazione dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, svincolata da ogni considerazione estranea alla sua alta funzione.
  Ed è singolare che proprio nel momento in cui taluni pongono in dubbio tale convincimento da parte del Governo, si affermi, con palese e faziosa contraddizione, che proprio il Ministro della giustizia sarebbe dovuto intervenire per limitare o condizionare la libertà di decisione della Corte di appello di Milano.
  Le considerazioni che seguono si articoleranno in due momenti.
  Il primo, in punto di diritto, sulle competenze e i relativi perimetri da parte degli organi interessati.
  Il secondo è costituito da una ricostruzione puntuale della sequenza temporale delle comunicazioni e dei relativi contenuti.
  In punto di diritto, appare opportuno verificare quali siano le facoltà del Ministro della giustizia in materia di estradizione e, segnatamente, in merito ai poteri di intervento sulla condizione detentiva del soggetto estradando.
  La normativa di riferimento è dettata dagli articoli 714 e seguenti del codice di procedura penale.
  Il codice distingue, e conseguentemente disciplina, tre ipotesi profondamente diverse quanto ai presupposti di fatto che ne giustificano la regolamentazione.
  Ai sensi dell'articolo 714 codice di procedura penale «in ogni tempo la persona della quale è domandata l'estradizione può essere sottoposta, a richiesta del Ministro della Giustizia, a misure coercitive». Da tale disposto deriva che il Ministro della giustizia può avanzare richiesta per l'applicazione di una misura coercitiva purché sussistano due condizioni:

   1) che sia pervenuta una formale richiesta di estradizione;

   2) che il soggetto estradando sia libero.

  La giurisprudenza ha chiarito che quello del Ministro è qualificabile come un vero e proprio potere di iniziativa sicché «...il potere coercitivo nei confronti della persona della quale è domandata l'estradizione da parte di uno Stato estero non può essere esercitato d'ufficio: gli articoli 714 e 715 del codice di procedura penale hanno espressamente prevista come necessaria la richiesta del Ministro della giustizia. Tale richiesta costituisce un atto di impulso, non vincolante per l'autorità giudiziaria, ma indefettibile presupposto della legittimità del provvedimento cautelare...» (confronta Cassazione, sezione VI, sentenza n. 1223 del 28 marzo 1995).
  La seconda ipotesi, disciplinata dal legislatore all'articolo 715 del codice di procedura penale, riguarda l'applicazione provvisoria di misura cautelare: a differenza del primo caso, e persistendo la condizione di libertà del detenuto, difetta la presentazione di una formale richiesta di estradizione, sostituita tuttavia da tre requisiti specifici, indicati al comma 2 lettere
a), b) e c) dell'articolo 715 del codice di procedura penale.
  Anche in tale ipotesi, il Ministro della giustizia mantiene un potere di impulso sull'applicazione della misura cautelare, subordinato a una diretta domanda in tal senso dello Stato estero (contenente le indicazioni di cui all'indicato articolo 715 comma 2 del codice di procedura penale).
  In ultimo, l'articolo 716 del codice di procedura penale – nel quale ricade proprio la fattispecie in esame – disciplina una terza ipotesi,
rectius una sub ipotesi rispetto al secondo caso analizzato: si tratta della facoltà di arresto dell'estradando (meglio, della persona nei confronti della quale sia stata presentata domanda di arresto provvisorio), concesso alla polizia giudiziaria «...se ricorrono le condizioni previste dall'articolo 715 comma 2...».
  A ben vedere, tale terza ipotesi rappresenta un ibrido: da un lato presuppone, parimenti a quella di cui all'articolo 715 del codice di procedura penale, e diversamente da quella disciplinata all'articolo 714 del codice di procedura penale, che non sia stata ancora formalizzata una istanza di estradizione; dall'altro lato, il potere del Ministro della giustizia si declina in maniera peculiare, poiché viene esercitato nei confronti non di un soggetto libero ma di un soggetto già ristretto, anzi proprio in virtù di un provvedimento restrittivo. Nello specifico, tale potere si esplicita attraverso la richiesta di mantenimento della misura coercitiva entro dieci giorni dalla convalida della stessa: in difetto di tale iniziativa, «...la misura coercitiva è revocata...» (confronta l'articolo 716 comma 4 del codice di procedura penale).
  Alla luce della ricostruzione in diritto sopra esposta, è certo che questo Ministro ha pienamente rispettato i dettami di cui all'articolo 716, comma 4, del codice di procedura penale, esercitando il proprio potere di iniziativa attraverso la nota del 20 ottobre 2022 con la quale comunicava all'autorità giudiziaria competente, la Corte di appello di Milano, al Ministero dell'interno (divisione Interpol) e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) per conoscenza, la propria volontà di richiedere il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere (applicata il 18 ottobre 2022) nei confronti di Uss Artem Aleksandrovich, «...allo scopo di assicurare la consegna di costui alle Autorità statunitensi...».
  Ogni successiva eventuale modifica del regime cautelare applicato rimane di piena ed esclusiva competenza delle autorità giudiziarie giudicanti e requirenti, nel loro confronto dialettico.
  Infatti, non vi è alcuna specifica disposizione normativa che attribuisca al Ministro della giustizia un potere di richiesta di sostituzione della misura cautelare applicata dall'autorità giudiziaria; al contrario, il disposto dell'articolo 718 comma 2 del codice di procedura penale conferisce unicamente il potere di richiesta di revoca della misura, riservando ai sensi del comma 1 della medesima disposizione il potere di richiesta di sostituzione unicamente alle parti processuali, non potendosi – all'evidenza – considerare tale il Ministro.
  L'assunto trova supporto nella giurisprudenza di legittimità: confronta, per tutte, Cassazione, sezione VI, sentenza n. 23252 del 4 giugno 2021, relativa ai rapporti tra custodia cautelare estradizionale e poteri ministeriali, che in parte motiva significa che «...il Ministro non è parte del procedimento giurisdizionale...».
  Del pari, quanto al potere di impugnazione, in via generale l'articolo 568 comma 3 del codice di procedura penale dispone che «...il diritto di impugnazione spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce...».
  Nel procedimento di estradizione non vi è disposizione normativa che attribuisca questo potere al Ministro della giustizia; al contrario l'articolo 719 del codice di procedura penale nello statuire che «...copia dei provvedimenti emessi dal Presidente della Corte di appello o dalla Corte di appello a norma degli articoli precedenti è comunicata e notificata, dopo la loro esecuzione, al Procuratore Generale presso la Corte di appello, alla persona interessata e al suo difensore, i quali possono proporre ricorso per Cassazione per violazione di legge...», individua i soggetti legittimati a proporre impugnazione, escludendo il Ministro della giustizia.
  Il dettato normativo chiarisce, dunque, che il procuratore generale presso la Corte di appello, la persona interessata e il suo difensore sono gli unici soggetti legittimati a ricorrere per cassazione avverso il provvedimento cautelare a carico dell'estradando. Nessuno spazio di intervento residua, pertanto, in capo al Ministro della giustizia.
  Il dettato normativo è confortato da taluni arresti giurisprudenziali: confronta, per tutte, Cassazione, sezione VI, sentenza n. 169 del 12 gennaio 1999, la quale precisa che «...in tema di estradizione per l'estero, lo Stato richiedente non è legittimato a impugnare i provvedimenti dell'autorità giudiziaria italiana relativi alle misure cautelari assunte nei confronti dell'estradando. Tale diritto, infatti, compete solo al Procuratore generale presso la Corte di appello, alla persona interessata e al suo difensore...».
  Da ultimo, si rappresenta che con nota del 17 aprile 2023, il Dipartimento per gli affari giustizia di questo Dicastero ha certificato che «...il Ministro della giustizia una volta ottenuta in sede di prima richiesta la misura custodiale per l'estradando non ha titolo per interloquire con l'autorità giudiziaria competente in ordine alla eventuale modifica della misura applicata trattandosi di valutazione di esclusiva competenza dell'autorità procedente. Questa è l'interpretazione che da sempre è seguita dal Ministero della giustizia...».
  Venendo ora alla ricostruzione in fatto, sulla base della documentazione pervenuta al Ministero della giustizia si può con certezza affermare che:

   con nota del 15 ottobre 2022 – comunicata al Dipartimento per gli affari di giustizia il 17 ottobre 2022 e indirizzata per conoscenza anche all'Interpol del Ministero dell'interno – il Department of justice degli Usa chiedeva l'arresto provvisorio del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich evidenziando la pericolosità dello stesso che «...ha orchestrato un'operazione di frode, esportazione illegale e riciclaggio di denaro e si è impegnato in una serie di attività in violazione delle leggi penali statunitensi e delle sanzioni statunitensi e occidentali, tra cui l'esportazione illegale di milioni di dollari in tecnologie militari e sensibili a doppio uso dagli Usa alla Russia e l'uso del sistema finanziario statunitense per contrabbandare milioni di barili di petrolio dal Venezuela...»;

   in data 16 ottobre 2022 il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, segnalava alla Polaria di Milano Malpensa che Uss Artem Aleksandrovich «...dovrebbe presentarsi presso l'aeroporto di Malpensa domani 17 ottobre 2022 in partenza con volo n. 1896 della Turkish Airlines delle ore 14,55 con destinazione Turchia...», rimarcando la pericolosità del cittadino russo nei medesimi termini del Department of justice. Parliamo, dunque, di un facoltoso cittadino russo, che beneficia di appoggi internazionali essendo figlio di un politico che è stato anche governatore della regione di Krasnoyarsk Krai, titolare di diverse società, con un figlio di sei anni residente a Mosca;

   il successivo 17 ottobre 2022 il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich veniva tratto in arresto da personale della Polizia di Stato in servizio presso lo scalo aereo di Malpensa e tradotto nella casa circondariale di Busto Arsizio; in particolare, il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich veniva fermato da personale della Polizia di Stato ai controlli di sicurezza mentre era in partenza per Istanbul con il volo TK1896 delle ore 14,55 unitamente alla di lui consorte Yagodina Maria, nata in data 20 agosto 1990;

   con ordinanza emessa in data 18 ottobre 2022 il giudice delegato della Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – convalidava l'arresto del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich e disponeva che egli rimanesse in stato di custodia cautelare in carcere nella casa circondariale di Busto Arsizio, fissando al 21 ottobre 2022 l'udienza per l'identificazione personale del detenuto. In siffatto provvedimento il giudice delegato della Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – rimarcava che «...sussistono le condizioni per convalidare l'arresto, stante la gravità del reato (che denota rilevante pericolosità sociale) e il concreto pericolo di fuga, reso evidente dal fatto che il predetto veniva fermato da personale di polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto dove era in partenza per Istanbul con il volo TK1896 delle ore 14,55 insieme alla propria compagna Yagodina Maria, nonché dagli appoggi internazionali del prevenuto, che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, dall'assenza di un fissa dimora in Italia e dall'entità della pena che l'imputato sarebbe chiamato a scontare ove fosse ritenuto responsabile...»;

   in data 19 ottobre 2022 il Department of justice, con nota indirizzata al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero e per conoscenza al Ministero dell'interno – Divisione Interpol, segnalava «...l'evidente e sostanziale rischio di fuga...» del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich «...che ha accesso a fondi, entità societarie e conti bancari in tutto il mondo che potrebbe utilizzare per facilitare la sua fuga dall'Italia in caso di rilascio. Inoltre, Uss è figlio di un politico russo che è stato governatore della regione Krasnoyarsk Krai...»;

   in data 20 ottobre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, con nota indirizzata anche al Ministero dell'interno – divisione Interpol – e per conoscenza al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, chiedeva alla Corte di appello di Milano, a norma dell'articolo 716 del codice di procedura penale, il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del detenuto al fine di assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi;

   all'udienza celebrata in data 21 ottobre 2022 per l'identificazione personale e l'eventuale consenso alla estradizione verso gli Stati Uniti d'America il cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich non prestava il proprio consenso all'estradizione: «...non presto il consenso e non rinuncio al principio di specialità...» e in ordine allo stato civile dichiarava «...di essere sposato con un figlio di sei anni residente a Mosca...»;

   in data 25 ottobre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava la nota estesa il 19 ottobre 2022 dal Department of justice alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano;

   in data 7 novembre 2022 il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, indirizzava al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano e alla Corte di appello di Milano la richiesta di estradizione pervenuta dal collaterale Interpol russo;

   in data 9 novembre 2022 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero la richiesta estradizionale di Uss Artem Aleksandrovich da parte dell'Ambasciata americana, con annessa documentazione;

   in data 9 novembre 2022, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, che la riceveva in data 18 novembre 2022, prot. del 21 novembre 2022, la richiesta estradizionale di Uss Artem Aleksandrovich da parte della Federazione Russa, con annessa documentazione;

   in data 9 novembre 2022 la Procura generale presso la Corte di appello di Milano esprimeva e comunicava alla Corte di appello di Milano il parere contrario all'accoglimento dell'istanza avanzata dalla difesa del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich volta ad ottenere la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari corredata dalla applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico nell'abitazione sita in Basiglio, istanza invece accolta con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) dalla Corte di appello di Milano – sezione quinta penale –. Nell'articolato e ampiamente motivato parere contrario l'ufficio di procura evidenziava la sussistenza del «...concreto pericolo di fuga, reso evidente dal fatto che: il predetto veniva fermato da personale di polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto dove era in partenza per Istanbul (Turchia), con il volo TK1896 alle ore 14,55, insieme alla propria compagna Yagodina Maria; nonché dagli appoggi internazionali del prevenuto che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, dall'assenza di fissa dimora in Italia e dall'entità della pena che l'imputato sarebbe chiamato a scontare ove fosse ritenuto responsabile... La concessione degli arresti domiciliari nel domicilio sopra indicato, anche con l'uso del braccialetto elettronico, consentirebbe a Uss Artem Alexsandrovich di darsi alla fuga, in quanto dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, descritte nei fatti esposti nei suoi confronti nel mandato di arresto... Come è noto a codesta Sezione, in un caso dell'anno passato, nei confronti di un soggetto sottoposto all'estradizione negli Stati Uniti e che evadeva dal luogo degli arresti domiciliari, la sottoposizione al braccialetto elettronico non costituisce un impedimento per l'illegittimo allontanamento; ...la disponibilità economica e i rapporti illeciti tuttora intercorrenti con i complici a livello internazionale consentirebbero, se venisse accolta l'istanza, a Uss Artem Alexsandrovich di dotarsi di documenti falsi, di entrare in clandestinità e di espatriare in modo illegittimo; letta la nota del 25 ottobre 2022 del Ministero della giustizia contenente la richiesta del U.S. Department of justice degli Stati Uniti di America (datata 19 ottobre 2022) di mantenimento della misura della custodia cautelare in carcere di Uss Artem Alexsandrovich, basata sul pericolo di fuga...», circostanze di fatto, dunque, ben note alla Corte di appello di Milano;

   in data 10 novembre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Corte di appello di Milano e per conoscenza alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano, la richiesta formale di estradizione del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich presentata dagli USA;

   in data 11 novembre 2022 perveniva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero una nota del 4 novembre 2022 con la quale Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva per i seguiti di competenza copia della nota verbale n. 1969/OC del 1° novembre 2022 con cui l'ambasciata della Federazione Russa inoltrava la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich;

   con nota datata 11 novembre 2022, protocollo del 14 novembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano e per conoscenza alla Corte di appello di Milano la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich verso gli Stati Uniti d'America e la relativa documentazione;

   con nota datata 15 novembre 2022, protocollo in pari data, il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich avanzata dalla Federazione Russa e la relativa documentazione;

   con nota del 18 novembre 2022, la Procura generale presso la Corte di appello di Milano inoltrava al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, al Ministero dell'interno – divisione Interpol – e alla Corte di appello di Milano il verbale di identificazione personale di Uss Artem Aleksandrovich, con il consenso all'estradizione verso la Federazione Russa. Nell'occasione Uss Artem Aleksandrovich dichiarava, quanto allo stato civile, di essere «...sposato con un figlio di 6 anni residente a Mosca...»;

   con nota redatta in data 21 novembre 2022, indirizzata alla Corte di appello di Milano e per conoscenza al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, al Ministero dell'interno – divisione Interpol – e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, la Procura generale presso la Corte di appello di Milano chiedeva alla Corte di appello di Milano l'accoglimento della domanda di estradizione presentata dagli Stati Uniti d'America nei confronti di Uss Artem Aleksandrovich;

   con nota interna del Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero del 22 novembre 2022, indirizzata al Consigliere diplomatico del Ministro della giustizia, si evidenziava «...in merito alla decisione di estradare Artem Uss verso gli Usa o verso la Federazione Russa...» che «...sembrano esistere solide ragioni giuridiche e non giuridiche a sostegno dell'estrazione verso gli USA...», deponendo al riguardo la gravità dei reati, l'epoca di commissione dei fatti, la strumentalità della domanda presentata dalla Federazione Russa e l'attuale quadro politico;

   con ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) la Corte di appello di Milano – sezione quinta penale –, in accoglimento dell'istanza avanzata dalla difesa del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich, sostituiva nei confronti di costui la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari corredata dalla applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico nell'abitazione sita in Basiglio. Nella parte motiva di tale provvedimento la Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – evidenziava che «...l'istanza di sostituzione della misura della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari possa essere accolta. L'estradando ha dimostrato di disporre di un'abitazione in Basiglio e la moglie ha dato la disponibilità ad accogliere il predetto in regime di arresti domiciliari presso l'immobile all'uopo locato sito in Basiglio... In questa situazione familiare non è più necessario il mantenimento della misura più afflittiva e si ritengono concedibili gli arresti domiciliari, con applicazione di dispositivo elettronico di controllo, misura che risulta idonea a garantire l'eventuale consegna della persona all'Autorità estera procedente...»;

   in data 29 novembre 2022 il Department of justice, inviava al Direttore Ufficio I Cooperazione internazionale del Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero e per conoscenza all'Interpol una mail con la quale segnalava di avere appreso del provvedimento della Corte di appello di Milano ed esortava, «...dato l'altissimo rischio di fuga...» già indicato nella precedente nota del 19 ottobre 2022, «...le Autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte di appello di Milano...». Nella menzionata nota si rammentavano poi alcune pregresse procedure di estradizione nelle quali, a seguito dell'applicazione della misura degli arresti domiciliari, gli estradandi si erano dati alla fuga;

   in data 2 dicembre 2022 l'ordinanza della Corte di appello di Milano, applicativa degli arresti domiciliari, veniva comunicata in sede di esecuzione dalla direzione del carcere, tra gli altri, alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano, al Ministero dell'interno – divisione Interpol – e alla questura Digos di Varese/Milano;

   in data 6 dicembre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, Direzione generale degli affari internazionali e della cooperazione giudiziaria, rispondeva alla mail del Department of justice evidenziando «...come sia di esclusiva spettanza della Corte di appello italiana... stabilire quale sia la misura cautelare più idonea anche nell'ambito della procedura di estradizione. Si rappresenta inoltre che nell'ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari – che nel caso di Uss Artem è resa più sicura dall'applicazione del braccialetto elettronico – è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere...». Questo inciso non era, all'evidenza, riferito allo specifico caso Uss, ma a una adeguata informazione nei confronti di uno Stato estero ignaro della nostra procedura penale in ordine alla circostanza che la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico è inserita nell'ambito delle misure cautelari e costituisce, a tutti gli effetti, esecuzione anticipata della eventuale sentenza di condanna. A questo proposito ribadisco quanto esplicitato in preambolo che questo dispositivo, malgrado alcune manifestazioni di inefficacia, si inserisce nell'ambito delle misure tendenti ad affievolire la severità della carcerazione preventiva, misure in cui questo Ministro crede fermamente e che è intenzionato a potenziare nella successiva presentazione del nostro programma di riforme;

   rispettivamente in data 16 dicembre 2022 e 22 dicembre 2022, la mail del Department of justice, pur non contenendo alcun elemento di novità sulla posizione di Uss Artem Aleksandrovich rispetto a quanto già dedotto nella nota del 19 ottobre 2022 (cui si faceva mero rinvio), veniva indirizzata dal Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello;

   non risultano successivi atti trasmessi al Ministero della giustizia dopo il 29 novembre 2022 provenienti dalle autorità statunitensi circa il pericolo di fuga di Uss Artem Aleksandrovich;

   con sentenza emessa in data 27 febbraio 2023 (depositata il 21 marzo 2023, sentenza non ancora definitiva) la Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – accoglieva la domanda di estradizione del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich presentata dagli Stati Uniti d'America. Nella richiamata sentenza, peraltro, si dava atto che all'udienza di identificazione del 18 novembre 2022, Uss Artem Aleksandrovich aveva prestato il consenso all'estradizione verso la Federazione Russa richiesta in data 28 ottobre 2022;

   in data 22 marzo 2023 (quindi all'indomani del deposito della sentenza emessa in data 27 febbraio 2023 dalla Corte di appello di Milano – sezione quinta penale –) il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich evadeva dagli arresti domiciliari imposti con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022), rendendosi irreperibile;

   dalla relazione dei Carabinieri Lombardia gruppo di Milano, centrale operativa, datata 23 marzo 2023 risulta che l'ultimo contatto trasmesso dal braccialetto elettronico applicato sulla persona di Uss Artem Aleksandrovich è delle ore 13,52, allorquando veniva registrato un allarme «...uscito dal sito durante il periodo di coprifuoco (evaso)... allarme giunto a video diversi minuti dopo...»;

   dalla nota estesa in data 19 aprile 2023 dal Ministero dell'interno – Dipartimento della pubblica sicurezza – si apprendeva che «...il giorno dell'evasione di Artem Uss una pattuglia della Stazione Carabinieri di Basiglio – individuata dall'ordinanza della Corte d'appello di Milano che ha disposto la sottoposizione agli arresti domiciliari del cittadino russo con applicazione del braccialetto elettronico quale organo di polizia giudiziaria incaricato di vigilare sugli obblighi imposti al detenuto – alle ore 10,27 ha accertato la presenza del 40enne, presso la sua abitazione, unitamente ai suoi due legali e successivamente, alle ore 14,10, ne ha constatato l'irreperibilità, dopo che era scattato l'allarme del braccialetto elettronico alla centrale operativa del Comando provinciale Carabinieri di Milano. A seguito dell'accaduto, sono state immediatamente attivate le ricerche dell'uomo nonché avviate indagini, coperte da segreto investigativo, da parte del suddetto Comando provinciale. Inoltre, durante il periodo di applicazione della misura degli arresti domiciliari...sono state...rilevate numerose anomalie del braccialetto elettronico, che hanno prodotto falsi allarmi, ripetutamente segnalati dalla Stazione di Basiglio alla ditta fornitrice del servizio (Fastweb), sia mediante call center che con note ufficiali. In particolare, il 3 gennaio e il 20 febbraio scorsi, il citato Comando ha inviato 2 pec a Fastweb, segnalando complessivamente 36 episodi di falso allarme per mancanza di connessione (anche più volte nella stessa giornata) e chiesto un intervento urgente, valutando anche la possibilità di installare presso il luogo di detenzione una linea dati fissa. La ditta ha effettuato un intervento presso il domicilio del 40enne il 23 febbraio 2023, a seguito del quale si sono registrati ulteriori 3 falsi allarmi...»;

   più specificamente, nella nota estesa in data 19 aprile 2023 dalla Prefettura – Ufficio territoriale del Governo di Milano si evidenziava che «...nel pomeriggio del 22 marzo 2023, in Basiglio, i militari della locale stazione Carabinieri, intervenuti a seguito di allarme attivato per violazione delle limitazioni imposte dal braccialetto elettronico, constatavano l'evasione del cittadino russo Artem Uss... Lo stesso veniva sottoposto agli arresti domiciliari dal 2 dicembre 2022 in esecuzione dell'ordinanza n. 113/2022 estr., che disponeva la modifica della misura restrittiva in carcere, emessa in data 25 novembre 2022 dalla Corte d'appello di Milano – sezione quinta penale –. Tale misura è stata adottata in seguito all'arresto operato il 17 ottobre 2022, presso l'aeroporto di Malpensa, da personale della Polaria, in esecuzione di mandato di arresto internazionale del 26 settembre 2022 a cura del Dipartimento di giustizia degli USA, poiché l'interessato veniva ritenuto responsabile dei reati di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. In relazione all'evasione, si constatava che: l'ultimo controllo da parte della stazione Carabinieri di Basiglio nei confronti del detenuto era stato eseguito alle ore 10,27 dello stesso 22 marzo e, nella circostanza, il medesimo era stato trovato in compagnia dei due legali di fiducia..., entrambi del Foro di Milano, dell'interprete..., nonché di un conoscente..., tutti preventivamente autorizzati dall'autorità giudiziaria a intrattenere comunicazioni con lo stesso; l'allarme veniva attivato alle ore 13,47 presso la centrale operativa del gruppo Carabinieri di Milano; alle ore 14,10 i Carabinieri della stazione di Basiglio giungevano presso l'abitazione del cittadino russo situata in via Cascina Vione n. 3, constatando l'illecito allontanamento dell'interessato. L'analisi dei sistemi di videosorveglianza del complesso immobiliare di dimora del detenuto e del Comune di Basiglio consentivano di ricostruire la dinamica della fuga. In particolare, il signor Uss: veniva individuato, travisato, allontanarsi dall'abitazione negli istanti immediatamente successivi all'attivazione del braccialetto elettronico; era stato prelevato da un'autovettura, condotta da altra persona, allontanatasi repentinamente dal luogo, la cui targa veniva rilevata da una telecamera di videosorveglianza comunale. Nelle immediatezze, il Nucleo Investigativo di Milano e la Compagnia Carabinieri di Corsico hanno attivato plurime attività investigative, coordinate dalla Procura Generale della Repubblica di Milano, tese all'individuazione del fuggitivo. Nel dettaglio, già dal giorno 22 marzo 2023: venivano attivate, in urgenza, tutte le indagini tecniche ritenute idonee alla localizzazione del fuggitivo; venivano predisposti numerosi e articolati servizi straordinari di controllo del territorio, con oltre 10 equipaggi, volti a intercettare il fuggitivo; è stato disposto l'inserimento nella B.D. – SDI (con estensione Schengen) della segnalazione di rintraccio del signor Uss Artem, nonché dei provvedimenti a suo carico; è stata data comunicazione dell'evento a tutte le frontiere (aeree, marittime e terrestri), ivi inclusi gli scali aeroportuali della Lombardia e del Veneto; è stato eseguito l'inserimento nella B.D. – SDI (con estensione Schengen), nonché nei sistemi di lettura targhe (transiti rete autostradale nazionale e Polizie Locali Lombardia), dei riferimenti dell'autovettura utilizzata per la fuga, comunicati altresì al Centro di Cooperazione Polizia e Dogana di Chiasso per il rintraccio presso le frontiere elvetiche; sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale di polizia (Interpol). Tutto l'impianto investigativo è stato, da subito, condiviso con il Raggruppamento Operativo Speciale ed è stato, inoltre, attivato un canale diretto di comunicazione con l'Ambasciata USA e il Consolato Generale di Milano...»;

   in seguito alla evasione dagli arresti domiciliari imposti con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) da parte del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich, la Corte di appello di Milano, con ordinanza emessa il 23 marzo 2023, revocava la misura cautelare degli arresti domiciliari e disponeva applicarsi nei confronti di costui (resosi irreperibile) quella della custodia in carcere;

   in data 5 aprile 2023 il Primo Consigliere dell'Ambasciata della Federazione Russa in Italia Mikhail Rossiyskiy inviava al Ministro della giustizia una lettera recante la data del 4 aprile 2023 del vice Procuratore generale della Federazione Russa P.P. Gorodov, indirizzata anch'essa al Ministro della giustizia, in cui si evidenziava che «...la Procura Generale della Federazione Russa ha inviato in data 28 ottobre 2022 al Ministero della giustizia della Repubblica Italiana la richiesta di estradizione del cittadino della Federazione Russa Uss Artem Alexsandrovich per richiamo a responsabilità penale per aver legalizzato (riciclato) danaro insieme a un gruppo organizzato... In base alle informazioni in nostro possesso Uss A. A. è attualmente giunto volontariamente presso l'organo investigativo della Federazione Russa. I funzionari del Dipartimento investigativo del Ministero dell'interno della Federazione Russa stanno svolgendo azioni investigative con la partecipazione di Uss A. A. nell'ambito della causa penale in esame.
   In relazione a quanto sopra esposto, chiedo di lasciare senza considerazione la richiesta della Procura Generale della Federazione...»;

  Dall'esame della documentazione emerge quindi:

   che la nota in data 19 ottobre 2022 del Department of justice, con la quale si segnalava al Ministero della giustizia «...l'evidente e sostanziale rischio di fuga...» del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich, è stata tempestivamente trasmessa nei termini di legge alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello in data 25 ottobre 2022;

   che la nota in data 29 novembre 2022 del Department of justice non conteneva alcun elemento di novità sulla posizione di Uss Artem Aleksandrovich rispetto a quanto già dedotto nella nota del 19 ottobre 2022 (cui infatti si faceva mero rinvio);

   che tale ultima nota, sebbene contenente mere doglianze riguardo alla decisione assunta dalla Corte di appello di Milano, veniva comunque trasmessa, rispettivamente in data 16 e 22 dicembre 2022 sia alla Corte di appello di Milano sia alla Procura generale presso la Corte di appello;

   che dal fascicolo dell'estradizione non risultano atti successivi al 29 novembre 2022 provenienti dalle Autorità statunitensi riguardanti il pericolo di fuga di Uss Artem Aleksandrovich.

  Esposta la ricostruzione in diritto ed in fatto, ritorno alle considerazioni esplicitate in preambolo in relazione alle polemiche emerse dopo la diffusione a mezzo stampa delle iniziative assunte da questo Ministro della giustizia nei confronti di alcuni magistrati.
  In base agli elementi documentali acquisiti e in ragione della giurisprudenza del Consiglio Superiore della magistratura, il Ministro della giustizia, sentiti gli uffici di diretta collaborazione e ogni dipartimento interessato, può esercitare l'azione disciplinare chiedendo alla Procura generale presso la Corte di Cassazione di svolgere le necessarie e complete indagini.
  La decisione finale spetta alla Procura generale presso la Corte di Cassazione, che può richiedere il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere.
  Se l'ordinamento consente, o addirittura impone, di accertare la conformità del comportamento dei magistrati alla normativa esistente, è dovere del Ministro della giustizia procedere con gli stessi criteri con cui i pubblici ministeri inviano l'informazione di garanzia ai cittadini nei cui confronti svolgono le indagini. E così come nessuno può addebitare al Procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati, nessuno può permettersi di imputare al Ministro della giustizia un'interferenza persecutoria o invasiva quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti. In democrazia vige il principio di uguaglianza. In democrazia non esistono surrogati della legge. In caso contrario dovremmo domandarci se le migliaia di cittadini, sottoposti a procedimenti penali con accuse rivelatesi infondate, siano meno uguali rispetto a chi, indossando la toga, dovrebbe essere il principale garante di questa uguaglianza.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Progetto «Polis – Case dei servizi di cittadinanza digitale», è un progetto promosso da Poste Italiane spa e finanziato dallo Stato attraverso le risorse del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   l'obiettivo del progetto Polis sarebbe quello di favorire la coesione economica, sociale e territoriale del Paese e il superamento del digital divide, prevedendo tra le varie attività, quella di portare il servizio giustizia il più possibile vicino ai cittadini attraverso gli uffici postali;

   recentemente si è appreso (https://www.gnewsonline.it/progetto-polis-nordio-servizio-giustizia-vicino-ai-cittadini/) che il 6 aprile 2023 il Ministero della giustizia ha sottoscritto una convenzione nell'ambito del progetto Poliscon Poste Italiane spa di concerto con il Ministero delle imprese e del made in Italy. Oggetto dell'intesa sarebbe un accordo di delega – attualmente previsto in via sperimentale in soli otto comuni italiani – a Poste Italiane di alcune funzioni di volontaria giurisdizione;

   in particolare, le funzioni delegate sarebbero afferenti alla proposizione di ricorso per l'istituzione dell'amministratore di sostegno e all'inoltro del rendiconto dello stato patrimoniale della persona sottoposta ad amministrazione di sostegno o a tutela, come risulta dal sito di Poste (https://www.poste.it/gamma/polis-ministero-giustizia.html);

   gli istituti dell'amministrazione di sostegno e della tutela incidono sullo stato delle persone e presuppongono in capo al beneficiario un'incapacità, di natura fisica, psichica o comportamentale, di attendere ordinariamente ai propri interessi;

   la previsione di delegare al personale di Poste Italiane funzioni così delicate comporterebbe il trattamento e la conoscenza di dati estremamente personali e sensibili relativi sia all'istante sia al beneficiario del procedimento, quali ad esempio lo stato di incapacità di persone fisiche, le relative motivazioni che hanno determinato lo status di incapace, i legami familiari dei soggetti dichiarati incapaci nonché relative informazioni sul patrimonio e sul reddito del beneficiario;

   ad oggi, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, tali dati possono essere trattati solo da un avvocato, avente specifico mandato, che risponde deontologicamente all'obbligo di segretezza nonché dal Ministero della giustizia, in caso di deposito del ricorso direttamente dall'interessato in tribunale;

   le procedure di volontaria giurisdizione, come le altre che incidono sui diritti sostanziali e processuali per come previsto dalle superiori magistrature, dovrebbero essere affidate a soggetti qualificati, con competenze ad hoc in grado di fornire un'adeguata ed effettiva informativa agli utenti del servizio;

   varie associazioni forensi, come Movimento Forense, e l'Organismo Congressuale Forense, che ha parlato anche di «giustizia postale», hanno manifestato preoccupazione per l'intesa raggiunta tra il Ministero e Poste Italiane spa, in quanto adottata senza alcun confronto preventivo con l'avvocatura e senza una dettagliata analisi dei rischi annessi tra i quali, non da ultimo, il pericolo di abusi in capo a soggetti più fragili già bisognosi di protezione;

   secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministro Nordio, inoltre, ci sarebbero in progetto molteplici attività per realizzare la cosiddetta «giustizia di prossimità»: non risulta però chiaro se anche tali attività verrebbero delegate a Poste Italiane spa –:

   se i Ministri interrogati intendano rendere noto il testo della convenzione stipulata con Poste Italiane spa e l'eventuale relativo parere positivo reso dal Garante per la protezione dei dati personali.
(4-00837)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere innanzitutto posto in risalto che la convenzione del Ministero della giustizia con Polis e Ministero delle imprese e del made in Italy è stata sottoscritta in data 4 aprile 2023, all'esito di una serie di riunioni nel corso delle quali sono stati approfonditi tutti gli aspetti rilevanti, riunioni coordinate in prima persona dal capo di Gabinetto di questo Dicastero.
  In particolare, il Ministero della giustizia ha individuato nel settore della volontaria giurisdizione quello più adatto per realizzare l'obiettivo di facilitare l'accesso agli uffici giudiziari da parte di cittadini svantaggiati o comunque non alfabetizzati sul piano informatico.
  La convenzione prevede che il cittadino si rechi presso uno sportello postale della spa Poste Italiane, portando il documento di riconoscimento, il codice fiscale e il ricorso per la nomina dell'amministratore di sostegno.
  L'operatore farà firmare al cittadino l'informativa in materia di
privacy e predisporrà il plico contenente la documentazione cartacea, che sarà inviato al tribunale competente.
  Il plico verrà inviato mediante il servizio di posta tracciata che consente di ricevere la documentazione entro 3 giorni lavorativi.
  Analogo procedimento è previsto per il rendiconto che viene periodicamente presentato dall'amministratore di sostegno o dal tutore.
  Dalla descrizione che precede risulta evidente che la spa Poste Italiane non effettua alcun trattamento di dati, ma si limita a ricevere la documentazione cartacea e a spedirla all'ufficio giudiziario competente.
  In questo modo, si evita a numerosi cittadini che risiedono in comuni con meno di 15.000 abitanti di recarsi fisicamente nel capoluogo di provincia in cui ha sede il Tribunale al fine di espletare attività (deposito del ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno o deposito del rendiconto) di carattere meramente materiale.
  Per quanto concerne poi il progetto tribunale
on line, che consentirà il deposito telematico di alcuni atti di volontaria giurisdizione direttamente da parte del cittadino – attualmente in fase di avvio dopo la conversione del decreto-legge n. 13 del 2023 con la legge n. 41 del 2023 –, va rilevato che nell'ambito di tale progetto non è prevista alcuna delega di funzioni alla spa Poste Italiane.
  Dalla nota estesa in data 19 aprile 2023 dal Ministero delle imprese e del
made in Italy si apprende infine che «...il progetto Polis – Case dei servizi di cittadinanza digitale mette in campo strumenti concreti per favorire la coesione economica, sociale e territoriale del Paese e il superamento del divario digitale nei piccoli centri e nelle aree interne, nella convinzione che la fruizione semplificata di numerosi servizi della pubblica amministrazione possa contribuire efficacemente al rilancio delle piccole e medie imprese e degli artigiani nei piccoli centri.
  All'interno degli uffici postali di Poste Italiane verrà creato uno sportello unico, attraverso il quale i cittadini potranno richiedere in modalità digitale numerosi documenti. In particolare, il progetto prevede 2 linee di intervento, ciascuna con specifiche ricadute sul territorio in termini di sviluppo economico locale:

   la prima linea di intervento prevede l'apertura di sportelli unici di prossimità, per coadiuvare la transizione digitale nei piccoli centri con meno di 15 mila abitanti (attualmente pari a 6.933 comuni), di cui circa 4.800 nei piccoli comuni con meno di 5 mila abitanti;

   la seconda linea di intervento prevede una rete nazionale di 250 spazi per l'Italia, ovvero aree di co-working, ottenute attraverso la trasformazione di edifici direzionali e di grandi uffici postali, con oltre 5 mila postazioni di lavoro e di riunione, servizi condivisi, aree dedicate a eventi e formazione con l'obiettivo di contrastare lo spopolamento e rilanciare le comunità locali.

  Tali investimenti si stimano in circa 800 milioni di euro per le annualità 2022-2026 e permetteranno di generare impatti sia lungo la catena di fornitura che all'interno del sistema Paese, contribuendo significativamente alla transizione low-carbon dell'economia.
  Il progetto Polis si propone di generare impatti significativi su tutto il territorio, in ottica di crescita economica delle imprese nonché di innovazione e sviluppo delle infrastrutture. La realizzazione del progetto avrà inoltre ricadute strategiche sul piano sociale contribuendo a contrastare lo spopolamento delle zone montane e rurali e l'impoverimento dei servizi essenziali. Introdurre un presidio digitale e operativo della pubblica amministrazione, capillarmente diffuso sul territorio nazionale, contribuirà a ridurre il divario sociale e favorirà lo sviluppo delle zone decentrate rendendole ulteriormente attrattive nell'ottica di sviluppo di comunità sempre più sostenibili e coese, non solo per i cittadini ma anche per le piccole e medie imprese dell'industria e dell'artigianato.
  Polis permetterà quindi di investire su innovazione e sostenibilità ambientale e sociale del sistema Paese a supporto delle migliori filiere produttive per consolidarne lo sviluppo sui mercati europei e internazionali...».

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella rubrica settimanale su Radio Leopolda del 2 febbraio 2023, l'ex deputata radicale Rita Bernardini ha intervistato l'avvocato del foro di Catania Giorgio Antoci e la signora Katiuscia Randazzo sulla vicenda del marito di quest'ultima, Antonio Tomaselio, malato terminale di cancro, detenuto in regime di 41-bis dell'ordinamento penitenziario presso il reparto ospedaliero di medicina protetta dell'ospedale San Paolo di Milano;

   il detenuto, ristretto in fase cautelare, risulta affetto 1) da adenocarcinoma del polmone destro con plurime metastasi polmonari bilaterali, surrenali, cerebrali, con diffusione linfangitica tumorale e versamento pleurico consensuale, plurime metastasi linfonodali ilari destre e mediastiniche 2) da seri problemi cardiaci da fibrillazione atriale che possono provocare la morte improvvisa;

   a quel che emerge dall'intervista, la struttura di medicina protetta del San Paolo di Milano, anche a causa dei posti limitati, è struttura di ricovero temporaneo; risulta invece che il Tomaselli sia ivi ricoverato ininterrottamente da oltre sette mesi e che lì sia destinato a morire;

   secondo quanto riferito nell'intervista dall'avvocato Antoci, pende in Cassazione un ricorso perché le condizioni del Tomaselli nel suddetto reparto di medicina protetta costituiscono una limitazione assoluta della libertà che non trova riscontro nelle previsioni dell'ordinamento penitenziario, poiché lesive del combinato disposto degli articoli 10, 41-bis della legge n. 354 del 1975, in quanto il Tomaselli è comunque ristretto intra moenia; ad avviso dell'avvocato Antoci l'assoluta incompatibilità tra la detenzione e il diritto alla salute del detenuto, emerge evidente dalla violazione dell'articolo 41-bis, comma 2-quater, lettera f), della legge n. 354 del 1975, il quale, limitando il diritto a permanere all'aperto, lo garantisce nella misura di due ore giornaliere, nonché dall'articolo 10, comma 1, della legge n. 354 del 1975, ove dispone che questo diritto possa essere limitato solo per ragioni di sicurezza e in maniera del tutto temporanea; sul punto rileva il consolidato orientamento giurisprudenziale (Cassazione sez. I penale del 28 febbraio 2019, n. 17579) secondo cui la riduzione, e non la completa elisione delle ore d'aria spettanti ai detenuti è ammessa, peraltro, solo in presenza di motivi eccezionali;

   per attestazione degli stessi responsabili del carcere di Opera, il reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano non è in grado di garantire ai detenuti ivi ristretti in regime di 41-bis l'ora d'aria, la socialità con altri detenuti, la telefonata mensile con i familiari, i contatti telefonici con i difensori; la moglie di Antonio Tomasello, nel corso dell'intervista, ha dichiarato che suo marito è un sepolto vivo, che ha perso 20 chili per una dieta del tutto inadeguata che non può essere integrata dai familiari, che da più di sette mesi non vede la luce del sole in quanto la minuscola stanza ove è ristretto per 24 ore al giorno è priva di finestre, che non può parlare con nessuno essendogli proibita qualsiasi forma di socialità; pur essendo consapevole dei rischi, riferisce la moglie, il Tomaselli chiede di tornare al 41-bis del carcere di Opera dove, almeno, può usufruire di due ore d'aria e, nei sacrificati passeggi coperti da una rete, vedere il sole, la luce naturale, il cielo –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se si ritenga che la prolungata detenzione del Tomaselli nel reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano corrisponda a quanto previsto dall'Ordinamento penitenziario per i detenuti al 41-bis;

   in che tempi l'amministrazione penitenziaria ritenga di poter reperire una struttura sanitaria adeguata che garantisca i diritti umani inalienabili del detenuto in questione;

   se non si ritenga di prevedere un sopralluogo urgente per verificare le condizioni di detenzione presso il reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano.
(4-00479)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo riportato in esame, preso spunto dalle notizie divulgate, il 2 febbraio 2023, dalla rubrica settimanale della radio Leopolda, ed in particolare, di interviste rilasciate sulla vicenda di Antonio Tomaselli, ristretto in regime carcerario ex articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, malato terminale di cancro e ricoverato presso il reparto ospedaliero di medicina protetta dell'ospedale San Paolo di Milano, si avanzano quesiti sulle concrete condizioni della restrizione.
  Orbene, allo scopo di delineare gli esatti contorni della vicenda è stata acquisita relazione informativa dall'autorità giudiziaria competente, ovvero la Procura della Repubblica presso il tribunale di Catania – direzione distrettuale antimafia, dalla quale emerge che «con provvedimento datato 11 luglio 2022, il tribunale di Catania – V sezione penale disponeva l'immediato ricovero di Tomaselli Antonio presso la sezione di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo di Milano come indicato dagli stessi periti nominati che indicavano la struttura in oggetto la più idonea a garantire tutti i processi clinici e strumentali ad intervalli temporanei consoni al quadro clinico del Tomaselli»; il difensore del Tomaselli successivamente eccepiva, con propria memoria, che le condizioni di detenzione presso quella struttura fossero incompatibili con le vigenti disposizioni dell'ordinamento penitenziario; in tal senso si pronunciava anche la direzione della casa circondariale di Opera (Mi), che inviava al tribunale del riesame di Catania, al magistrato di sorveglianza e al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la lettera di dimissioni emessa nei confronti di Tomaselli dalla sezione di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo di Milano, comunicando «l'esigenza di liberare un posto letto e richiedendo il
nulla osta alle dimissioni dell'imputato», comunicando altresì che il luogo ove Tomaselli è ricoverato «è luogo idoneo esclusivamente a ricoveri di breve durata e non certo alla permanenza di detenuti per tempi indefiniti e non predeterminabili».
  Tuttavia, in data 12 agosto 2022 la Corte d'appello, sezione feriale, sulla base della relazione rilasciata dall'ospedale San Paolo di Milano, sezione di medicina penitenziaria, che non evidenziava apprezzabili profili di criticità, e ritenuta adeguata l'assistenza ivi fornita, dichiarava non luogo a provvedere.
  Avverso tale provvedimento veniva proposto ricorso per Cassazione in data 1° settembre 2022, dalla difesa di Tomaselli (...) Nondimeno, il ricorso veniva respinto con sentenza del 14 novembre 2022 dalla Suprema Corte.
  Anche il tribunale di Catania-sezione V, in data 3 gennaio 2023 non rilevava profili di incompatibilità tra le condizioni di salute di Tomaselli e il regime cautelare concretamente in atto, tenuto conto peraltro che dagli atti non emergono elementi di novità al riguardo. Del tutto priva di fondamento e per questo non condivisibile è l'asserzione difensiva in ordine alla impossibilità per Tomaselli di ricevere le necessarie e prontissime cure, posto che egli si trova stabilmente ricoverato in ospedale e che, per di più, l'ospedale San Paolo risulta dotato di unità di terapia intensiva cardiologica. Di contro appare evidente che la collocazione presso una privata dimora – invero richiesta dalla difesa solo con l'atto di cui all'articolo 310 del codice di procedura penale e non alla Corte d'appello con l'istanza del 1° agosto 2022 – non gli consentirebbe di accedere con altrettanta velocità alle medesime cure, qualora necessarie.
  Emerge, in conclusione, che lo stato detentivo in concreto applicato è assolutamente compatibile con lo stato di salute del Tomaselli e atto a garantire le migliori e più immediate cure, cosa che certamente non potrebbe essere assicurata laddove lo stesso venisse collocato in una privata dimora.
  Quanto ai rapporti circa lo stato di salute ed il regime speciale di cui all'articolo 41-
bis dell'ordinamento penitenziario, precisato che in caso di ricovero ospedaliero sono vigenti le regole relative all'organizzazione del circuito detentivo speciale dettagliato nella circolare del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 2 ottobre 2017, n. 3676/6126, si evidenzia che il tema è stato posto all'attenzione dell'autorità giudiziaria, nelle forme e nei termini consentiti dall'ordinamento, dal difensore del diretto interessato e che l'autorità giudiziaria adita (magistratura di sorveglianza, nonché la Corte di legittimità) abbia ampiamente approfondito disponendo ogni verifica del caso, anche a mezzo di periti medico legali appositamente nominati.
  In conclusione non sono ravvisate lesioni dei diritti primari del signor Tomaselli Antonio.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   ONORI, AMATO e CARMINA. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   molti Paesi dell'Unione europea e della Nato hanno espulso un cospicuo numero di persone del corpo diplomatico russo in quanto sospettati di essere coinvolti, all'interno dei Paesi ospitanti, in attività ostili di varia natura e quindi contrarie allo status diplomatico. Ad aprile 2022, il Governo italiano ha deciso di espellere 30 diplomatici russi la cui condotta è stata considerata una minaccia alla sicurezza nazionale;

   appare, dunque, inquietante la fuga di Artem Uss, uomo d'affari russo, vicino a Putin, evaso dai domiciliari a Basiglio, il 22 marzo 2023, il giorno dopo che la Corte d'appello di Milano aveva concesso l'estradizione dello stesso negli Usa;

   il 4 aprile 2023 sono state rese note dichiarazioni di Uss che confermano indirettamente l'esistenza di una efficiente «rete» che operando in Italia ha reso possibile il successo dell'operazione di fuga: «Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!»;

   secondo i media, gli Stati Uniti avevano avvisato l'Italia, con una nota, inviata il 29 novembre 2022, al Ministero della giustizia, del rischio di fuga di Uss; tuttavia, a testimonianza di una bizzarra passività e mancanza di lungimiranza, nessuna misura straordinaria è stata posta in essere. Il Ministero della giustizia, il 6 dicembre 2022, aveva risposto alla nota del Dipartimento di giustizia degli USA evidenziando che la decisione sulla misura più idonea da applicare era di esclusiva spettanza della Corte d'appello di Milano e veniva, inoltre, precisato che la misura decisa era stata resa più sicura con l'applicazione del braccialetto elettronico. Il Ministro Nordio ha, poi, disposto accertamenti ispettivi sulla decisione della magistratura di sostituire la misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari e braccialetto elettronico;

   il 15 aprile 2023, il Presidente Meloni ha dichiarato che sul caso Uss «ci sono delle anomalie, e la principale credo sia la decisione della Corte di appello di offrire gli arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenerla anche quando c'era un'iniziativa sull'estradizione»;

   sempre il 15 aprile, il presidente dell'Anm, Santalucia, in un'intervista a «Repubblica», ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «è curioso che il Ministro chieda chiarimenti su un procedimento a lui ben noto, su cui egli stesso riconosce di avere avuto diverse interlocuzioni con gli uffici (...). Prima chiediamo ai giudici di considerare il carcere come estrema possibilità. Poi accade l'evasione, che purtroppo è accaduta, e siamo pronti a dire che è colpa loro, che hanno sbagliato i giudici. Ma così non va (…) mi pare che, in ogni caso, il Ministro della giustizia conoscesse il caso, in tutti i suoi vari passaggi»;

   inoltre, come riportato da «Repubblica», il 16 aprile 2023, il presidente della Corte d'appello di Milano Ondei ha dichiarato che agli uffici di Milano non è mai stata trasmessa la lettera degli USA e, in generale, ha sottolineato che il Ministro Nordio poteva riportare d'imperio Uss in prigione visto che ha il potere di imporre misure coercitive maggiormente afflittive nei confronti delle persone sottoposte a procedura di estradizione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati;

   quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di contribuire all'accertamento dei fatti così come di eventuali responsabilità italiane, riconducibili ai rispettivi Dicasteri e/o a soggetti ad essi funzionalmente collegati;

   quali iniziative, compatibilmente con la propria sfera di competenza, intendano porre in essere affinché fatti analoghi non possano ripetersi.
(4-00850)

  Risposta. — Con riferimento alla tematica inerente l'evasione dagli arresti domiciliari del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich, occorre premettere che nell'ordine logico dell'attività discorsiva dell'intelletto l'esposizione degli eventi dovrebbe anteporsi alle conclusioni. Tuttavia, in questo caso è preferibile anticiparle sinteticamente, affinché si possa pienamente comprendere lo svolgimento, in diritto e in fatto, di questa vicenda, tenendo presente l'obiettivo di chiarire le competenze e le risoluzioni del Ministero della giustizia: un chiarimento che per necessità sarà minuzioso, sino alla monotonia.
  Questa scelta è motivata dalla sequenza di critiche, insinuazioni, soggettive interpretazioni di legge e dilettanteschi commenti di sgrammaticatura giuridica, che impongono una affermazione chiarificatrice.
  Abbiamo in effetti ascoltato le affermazioni più eccentriche e stravaganti: che il Ministero avrebbe avuto il potere o addirittura l'onere di impugnare le decisioni della magistratura; che lo stesso Ministero avrebbe avuto un onere di controllo sulla esecuzione di un provvedimento adottato da una Corte di appello; che vi sarebbe stato un difetto di informazione da parte nostra nei confronti dell'autorità giudiziaria; e persino che i servizi di
intelligence sarebbero intervenuti con, senza o contro le indicazioni del Guardasigilli. Infine, si è attribuita a questo Ministero una sorta di critica all'introduzione del braccialetto elettronico come mezzo alternativo alla detenzione. Affermazione del tutto contraria al nostro pensiero, espresso più volte, e qui fermamente ribadito, che la carcerazione preventiva debba essere l'eccezione dell'eccezione e di conseguenza limitata soltanto ai gravi casi previsti dalla legge e in particolare alla presenza di un concreto pericolo di fuga. Tale adozione deve tuttavia essere motivata in modo tanto più articolato e diffuso quanto più questo pericolo risulta evidente dagli atti processuali e di conseguenza è onere di chi lo adotta usare la massima diligenza nello spiegarne le ragioni.
  Il principio fondamentale è che il Ministero della giustizia non ha alcuna competenza, e men che mai oneri di controllo, sulla esecuzione di un provvedimento adottato da un organo giurisdizionale.
  L'ipotesi contraria confliggerebbe non solo con il principio costituzionale della divisione dei poteri ma con la ripetuta e sacrosanta affermazione dell'autonomia e dell'indipendenza della Magistratura, svincolata da ogni considerazione estranea alla Sua alta funzione.
  Ed è singolare che proprio nel momento in cui taluni pongono in dubbio tale convincimento da parte del Governo, si affermi, con palese e faziosa contraddizione, che proprio il Ministro della giustizia sarebbe dovuto intervenire per limitare o condizionare la libertà di decisione della Corte di appello di Milano.
  Le considerazioni che seguono si articoleranno in due momenti.
  Il primo, in punto di diritto, sulle competenze e i relativi perimetri da parte degli Organi interessati.
  Il secondo è costituito da una ricostruzione puntuale della sequenza temporale delle comunicazioni e dei relativi contenuti.
  In punto di diritto, appare opportuno verificare quali siano le facoltà del Ministro della giustizia in materia di estradizione e, segnatamente, in merito ai poteri di intervento sulla condizione detentiva del soggetto estradando.
  La normativa di riferimento è dettata dagli articoli 714 e seguenti del codice di procedura penale.
  Il codice distingue, e conseguentemente disciplina, tre ipotesi profondamente diverse quanto ai presupposti di fatto che ne giustificano la regolamentazione.
  Ai sensi dell'articolo 714 del codice di procedura penale «in ogni tempo la persona della quale è domandata l'estradizione può essere sottoposta, a richiesta del Ministro della giustizia, a misure coercitive». Da tale disposto deriva che il Ministro della giustizia può avanzare richiesta per l'applicazione di una misura coercitiva purché sussistano due condizioni:

   1) che sia pervenuta una formale richiesta di estradizione;

   2) che il soggetto estradando sia libero.

  La giurisprudenza ha chiarito che quello del Ministro è qualificabile come un vero e proprio potere di iniziativa sicché «...il potere coercitivo nei confronti della persona della quale è domandata l'estradizione da parte di uno Stato estero non può essere esercitato d'ufficio: gli articoli 714 e 715 del codice di procedura penale hanno espressamente prevista come necessaria la richiesta del Ministro della giustizia. Tale richiesta costituisce un atto di impulso, non vincolante per l'autorità giudiziaria, ma indefettibile presupposto della legittimità del provvedimento cautelare...» (confrontare cassazione, sezione VI, sentenza n. 1223 del 28 marzo 1995).
  La seconda ipotesi, disciplinata dal legislatore all'articolo 715 del codice di procedura penale, riguarda l'applicazione provvisoria di misura cautelare: a differenza del primo caso, e persistendo la condizione di libertà del detenuto, difetta la presentazione di una formale richiesta di estradizione, sostituita tuttavia da tre requisiti specifici, indicati al comma 2 lettera
a), b) e c) dell'articolo 715 del codice di procedura penale.
  Anche in tale ipotesi, il Ministro della giustizia mantiene un potere di impulso sull'applicazione della misura cautelare, subordinato a una diretta domanda in tal senso dello Stato estero (contenente le indicazioni di cui al citato articolo 715 comma 2 del codice di procedura penale).
  In ultimo, l'articolo 716 del codice di procedura penale – nel quale ricade proprio la fattispecie in esame – disciplina una terza ipotesi,
rectius una sub ipotesi rispetto al secondo caso analizzato: si tratta della facoltà di arresto dell'estradando (meglio, della persona nei confronti della quale sia stata presentata domanda di arresto provvisorio), concessa alla polizia giudiziaria «...se ricorrono le condizioni previste dall'articolo 715 comma 2...».
  A ben vedere, tale terza ipotesi rappresenta un ibrido: da un lato presuppone, parimenti a quella di cui all'articolo 715 del codice di procedura penale e diversamente da quella disciplinata all'articolo 714 del codice di procedura penale, che non sia stata ancora formalizzata una istanza di estradizione; dall'altro lato, il potere del Ministro della giustizia si declina in maniera peculiare, poiché viene esercitato nei confronti non di un soggetto libero ma di un soggetto già ristretto, anzi proprio in virtù di un provvedimento restrittivo. Nello specifico, tale potere si esplicita attraverso la richiesta di mantenimento della misura coercitiva entro dieci giorni dalla convalida della stessa: in difetto di tale iniziativa, «...la misura coercitiva è revocata...» (confrontare l'articolo 716 comma 4 del codice di procedura penale).
  Alla luce della ricostruzione in diritto sopra esposta, è certo che il Ministro della giustizia ha pienamente rispettato i dettami di cui all'articolo 716 comma 4 del codice di procedura penale, esercitando il proprio potere di iniziativa attraverso la nota del 20 ottobre 2022 con la quale comunicava all'autorità giudiziaria competente, la Corte di appello di Milano, al Ministero dell'interno (Divisione Interpol) e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) per conoscenza, la propria volontà di richiedere il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere (applicata il 18 ottobre 2022) nei confronti di Uss Artem Aleksandrovich, «...allo scopo di assicurare la consegna di costui alle autorità statunitensi...».
  Ogni successiva eventuale modifica del regime cautelare applicato rimane di piena ed esclusiva competenza delle autorità giudiziarie giudicanti e requirenti, nel loro confronto dialettico.
  Infatti, non vi è alcuna specifica disposizione normativa che attribuisca al Ministro della giustizia un potere di richiesta di sostituzione della misura cautelare applicata dall'autorità giudiziaria; al contrario, il disposto dell'arte 718 comma 2 del codice di procedura penale conferisce unicamente il potere di richiesta di revoca della misura, riservando ai sensi del comma 1 della medesima disposizione il potere di richiesta di sostituzione unicamente alle parti processuali, non potendosi – all'evidenza – considerare tale il Ministro.
  L'assunto trova supporto nella giurisprudenza di legittimità: confrontare, per tutte, cassazione, sezione VI, sentenza n. 23252 del 4 giugno 2021, relativa ai rapporti tra custodia cautelare estradizionale e poteri ministeriali, che in parte motiva significa che «...il Ministro non è parte del procedimento giurisdizionale...».
  Del pari, quanto al potere di impugnazione, in via generale l'articolo 568 comma 3 del codice di procedura penale dispone che «...il diritto di impugnazione spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce...».
  Nel procedimento di estradizione non vi è disposizione normativa che attribuisca questo potere al Ministro della giustizia; al contrario l'articolo 719 del codice di procedura penale nello statuire che «...copia dei provvedimenti emessi dal Presidente della Corte di appello o dalla Corte di appello a norma degli articoli precedenti è comunicata e notificata, dopo la loro esecuzione, al procuratore generale presso la Corte di appello, alla persona interessata e al suo difensore, i quali possono proporre ricorso per cassazione per violazione di legge...», individua i soggetti legittimati a proporre impugnazione, escludendo il Ministro della giustizia.
  Il dettato normativo chiarisce, dunque, che il procuratore generale presso la Corte di appello, la persona interessata e il suo difensore sono gli unici soggetti legittimati a ricorrere per cassazione avverso il provvedimento cautelare a carico dell'estradando. Nessuno spazio di intervento residua, pertanto, in capo al Ministro della giustizia.
  Il dettato normativo è confortato da taluni arresti giurisprudenziali: confrontare, per tutte, Cassazione, sezione VI, sentenza n. 169 del 12 gennaio 1999, la quale precisa che «...in tema di estradizione per l'estero, lo Stato richiedente non è legittimato a impugnare i provvedimenti dell'autorità giudiziaria italiana relativi alle misure cautelari assunte nei confronti dell'estradando. Tale diritto, infatti, compete solo al procuratore generale presso la Corte di appello, alla persona interessata e al suo difensore...».
  Da ultimo, si rappresenta che con nota del 17 aprile 2023, il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero ha certificato che «... il Ministro della giustizia una volta ottenuta in sede di prima richiesta la misura custodiale per l'estradando non ha titolo per interloquire con l'Autorità giudiziaria competente in ordine alla eventuale modifica della misura applicata trattandosi di valutazione di esclusiva competenza dell'Autorità procedente. Questa è l'interpretazione che da sempre è seguita dal Ministero della giustizia...».
  Venendo ora alla ricostruzione in fatto, sulla base della documentazione pervenuta al Ministero della giustizia si può con certezza affermare che:

   con nota del 15 ottobre 2022 – comunicata al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero il 17 ottobre 2022 e indirizzata per conoscenza anche all'Interpol del Ministero dell'interno - il Department of justice degli Usa chiedeva l'arresto provvisorio del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich evidenziando la pericolosità dello stesso che «...ha orchestrato un'operazione di frode, esportazione illegale e riciclaggio di denaro e si è impegnato in una serie di attività in violazione delle leggi penali statunitensi e delle sanzioni statunitensi e occidentali, tra cui l'esportazione illegale di milioni di dollari in tecnologie militari e sensibili a doppio uso dagli Usa alla Russia e l'uso del sistema finanziario statunitense per contrabbandare milioni di barili di petrolio dal Venezuela...»;

   in data 16 ottobre 2022 il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, segnalava alla Polaria di Milano Malpensa che Uss Artem Aleksandrovich «...dovrebbe presentarsi presso l'aeroporto di Malpensa domani 17 ottobre 2022 in partenza con volo n. 1896 della Turkish Airlines delle ore 14,55 con destinazione Turchia...» rimarcando la pericolosità del cittadino russo nei medesimi termini del Department of justice. Parliamo, dunque, di un facoltoso cittadino russo, che beneficia di appoggi internazionali essendo figlio di un politico che è stato anche governatore della regione di Krasnoyarsk Krai, titolare di diverse società, con un figlio di sei anni residente a Mosca;

   il successivo 17 ottobre 2022 il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich veniva tratto in arresto da personale della Polizia di Stato in servizio presso lo scalo aereo di Malpensa e tradotto nella casa circondariale di Busto Arsizio; in particolare, il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich veniva fermato da personale della Polizia di Stato ai controlli di sicurezza mentre era in partenza per Istanbul con il volo TK1896 delle ore 14,55 unitamente alla di lui consorte Yagodina Maria, nata in data 20 agosto 1990;

   con ordinanza emessa in data 18 ottobre 2022 il giudice delegato della Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – convalidava l'arresto del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich e disponeva che egli rimanesse in stato di custodia cautelare in carcere nella casa circondariale di Busto Arsizio, fissando al 21 ottobre 2022 l'udienza per l'identificazione personale del detenuto. In siffatto provvedimento il giudice delegato della Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – rimarcava che «...sussistono le condizioni per convalidare l'arresto, stante la gravità del reato (che denota rilevante pericolosità sociale) e il concreto pericolo di fuga, reso evidente dal fatto che il predetto veniva fermato da personale di polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto dove era in partenza per Istanbul con il volo TK1896 delle ore 14,55 insieme alla propria compagna Yagodina Maria, nonché dagli appoggi internazionali del prevenuto, che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, dall'assenza di un fissa dimora in Italia e dall'entità della pena che l'imputato sarebbe chiamato a scontare ove fosse ritenuto responsabile...»;

   in data 19 ottobre 2022 il Department of justice, con nota indirizzata al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero e per conoscenza al Ministero dell'interno - Divisione Interpol, segnalava «...l'evidente e sostanziale rischio di fuga...» del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich «...che ha accesso a fondi, entità societarie e conti bancari in tutto il mondo che potrebbe utilizzare per facilitare la sua fuga dall'Italia in caso di rilascio. Inoltre, Uss è figlio di un politico russo che è stato governatore della regione Krasnoyarsk Krai...»;

   in data 20 ottobre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, con nota indirizzata anche al Ministero dell'Interno - Divisione Interpol e per conoscenza al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, chiedeva alla Corte di appello di Milano, a norma dell'articolo 716 del codice di procedura penale, il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del detenuto al fine di assicurare la consegna di costui alle Autorità statunitensi;

   all'udienza celebrata in data 21 ottobre 2022 per l'identificazione personale e l'eventuale consenso alla estradizione verso gli Stati Uniti d'America il cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich non prestava il proprio consenso all'estradizione: «...non presto il consenso e non rinuncio al principio di specialità...» e in ordine allo stato civile dichiarava «...di essere sposato con un figlio di 6 anni residente a Mosca...»;

   in data 25 ottobre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava la nota estesa il 19 ottobre 2022 dal Department of justice alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano;

   in data 7 novembre 2022 il Ministero dell'interno, Dipartimento della pubblica sicurezza, indirizzava al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano e alla Corte di appello di Milano la richiesta di estradizione pervenuta dal collaterale Interpol russo;

   in data 9 novembre 2022 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero la richiesta estradizionale di Uss Artem Aleksandrovich da parte dell'Ambasciata americana, con annessa documentazione;

   in data 9 novembre 2022, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, che la riceveva in data 18 novembre 2022 protocollo del 21 novembre 2022, la richiesta estradizionale di Uss Artem Aleksandrovich da parte della Federazione Russa, con annessa documentazione;

   in data 9 novembre 2022 la Procura generale presso la Corte di appello di Milano esprimeva e comunicava alla Corte di appello di Milano il parere contrario all'accoglimento dell'istanza avanzata dalla difesa del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich volta ad ottenere la sostituzione della misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari corredata dalla applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico nell'abitazione sita in Basiglio, istanza invece accolta con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) dalla Corte di appello di Milano - sezione quinta penale. Nell'articolato e ampiamente motivato parere contrario l'ufficio di Procura evidenziava la sussistenza del «...concreto pericolo di fuga, reso evidente dal fatto che: il predetto veniva fermato da personale di polizia ai controlli di sicurezza dell'aeroporto dove era in partenza per Istanbul (Turchia), con il volo TK1896 alle ore 14,55, insieme alla propria compagna Yagodina Maria; nonché dagli appoggi internazionali del prevenuto che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato e di soggiornare all'estero, dall'assenza di fissa dimora in Italia e dall'entità della pena che l'imputato sarebbe chiamato a scontare ove fosse ritenuto responsabile ...La concessione degli arresti domiciliari nel domicilio sopra indicato, anche con l'uso del braccialetto elettronico, consentirebbe a Uss Artem Alexsandrovich di darsi alla fuga, in quanto dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, descritte nei fatti esposti nei suoi confronti nel mandato di arresto ...Come è noto a codesta Sezione, in un caso dell'anno passato, nei confronti di un soggetto sottoposto all'estradizione negli Stati Uniti e che evadeva dal luogo degli arresti domiciliari, la sottoposizione al braccialetto elettronico non costituisce un impedimento per l'illegittimo allontanamento; ...la disponibilità economica e i rapporti illeciti tuttora intercorrenti con i complici a livello internazionale consentirebbero, se venisse accolta l'istanza, a Uss Artem Alexsandrovich di dotarsi di documenti falsi, di entrare in clandestinità e di espatriare in modo illegittimo; letta la nota del 25 ottobre 2022 del Ministero della giustizia contenente la richiesta del U.S. Department of justice degli Stati Uniti di America (datata 19 ottobre 2022) di mantenimento della misura della custodia cautelare in carcere di Uss Artem Alexsandrovich, basata sul pericolo di fuga...», circostanze di fatto, dunque, ben note alla Corte di appello di Milano;

   in data 10 novembre 2022 il Dipartimento per gli affari di (giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Corte di appello di Milano e per conoscenza alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano, la richiesta formale di estradizione del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich presentata dagli USA;

   in data 11 novembre 2022 perveniva al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero una nota del 4 novembre 2022 con la quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmetteva per i seguiti di competenza copia della nota verbale n. 1969/OC del 1° novembre 2022 con cui l'ambasciata della Federazione Russa inoltrava la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich;

   con nota datata 11 novembre 2022, protocollo del 14 novembre 2022, il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano e per conoscenza alla Corte di appello di Milano la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich verso gli Stati Uniti d'America e la relativa documentazione;

   con nota datata 15 novembre 2022, protocollo in pari data, il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero indirizzava alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano la domanda di estradizione di Uss Artem Aleksandrovich avanzata dalla Federazione Russa e la relativa documentazione;

   con nota del 18 novembre 2022, la Procura generale presso la Corte di appello di Milano inoltrava al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, al Ministero dell'interno – Div. Interpol – e alla Corte di appello di Milano il verbale di identificazione personale di Uss Artem Aleksandrovich, con il consenso all'estradizione verso la Federazione Russa. Nell'occasione Uss Artem Aleksandrovich dichiarava, quanto allo stato civile, di essere «...sposato con un figlio di 6 anni residente a Mosca...»;

   con nota redatta in data 21 novembre 2022, indirizzata alla Corte di appello di Milano e per conoscenza al Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, al Ministero dell'Interno – Div. Interpol – e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, la Procura generale presso la Corte di appello di Milano chiedeva alla Corte di appello di Milano l'accoglimento della domanda di estradizione presentata dagli Stati Uniti d'America nei confronti di Uss Artem Aleksandrovich;

   con nota interna del Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero del 22 novembre 2022, indirizzata al Consigliere Diplomatico del Ministro della giustizia, si evidenziava «...in merito alla decisione di estradare Artem Uss verso gli Usa o verso la Federazione Russa...» che «...sembrano esistere solide ragioni giuridiche e non giuridiche a sostegno dell'estrazione verso gli USA...», deponendo al riguardo la gravità dei reati, l'epoca di commissione dei fatti, la strumentalità della domanda presentata dalla Federazione Russa e l'attuale quadro politico;

   con ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) la Corte di appello di Milano - sezione quinta penale, in accoglimento dell'istanza avanzata dalla difesa del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich, sostituiva nei confronti di costui la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari corredata dalla applicazione del cosiddetto braccialetto elettronico nell'abitazione sita in Basiglio. Nella parte motiva di tale provvedimento la Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – evidenziava che «...l'istanza di sostituzione della misura della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari possa essere accolta. L'estradando ha dimostrato di disporre di un'abitazione in Basiglio e la moglie ha dato la disponibilità ad accogliere il predetto in regime di arresti domiciliari presso l'immobile all'uopo locato sito in Basiglio... in questa situazione familiare non è più necessario il mantenimento della misura più afflittiva e si ritengono concedibili gli arresti domiciliari, con applicazione di dispositivo elettronico di controllo, misura che risulta idonea a garantire l'eventuale consegna della persona all'autorità estera procedente...»;

   in data 29 novembre 2022 il Department of justice inviava al Dir. Uff. I Cooperazione Internazionale del Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero e per conoscenza all'Interpol una mail con la quale segnalava di avere appreso del provvedimento della Corte di appello di Milano ed esortava, «...dato l'altissimo rischio di fuga...» già indicato nella precedente nota del 19 ottobre 2022, «...le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l'intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte di appello di Milano...». Nella menzionata nota si rammentavano poi alcune pregresse procedure di estradizione nelle quali, a seguito dell'applicazione della misura degli arresti domiciliari, gli estradandi si erano dati alla fuga;

   in data 2 dicembre 2022 l'ordinanza della Corte di appello di Milano, applicativa degli arresti domiciliari, veniva comunicata in sede di esecuzione dalla Direzione del carcere, tra gli altri, alla Procura generale presso la Corte di appello di Milano, al Ministero dell'interno – Div. Interpol – e alla Questura Digos di Varese/Milano;

   in data 6 dicembre 2022 il Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero, Direzione generale degli affari internazionali e della cooperazione giudiziaria, rispondeva alla mail del Department of justice evidenziando «...come sia di esclusiva spettanza della Corte di appello italiana... stabilire quale sia la misura cautelare più idonea anche nell'ambito della procedura di estradizione. Si rappresenta inoltre che nell'ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari – che nel caso di Uss Artem è resa più sicura dall'applicazione del braccialetto elettronico – è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere...». Questo inciso non era, all'evidenza, riferito allo specifico caso Uss, ma a una adeguata informazione nei confronti di uno Stato estero ignaro della nostra procedura penale in ordine alla circostanza che la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico è inserita nell'ambito delle misure cautelari e costituisce, a tutti gli effetti, esecuzione anticipata della eventuale sentenza di condanna. A questo proposito si ribadisce quanto esplicitato in preambolo che questo dispositivo, malgrado alcune manifestazioni di inefficacia, si inserisce nell'ambito delle misure tendenti ad affievolire la severità della carcerazione preventiva, misure in cui questo Ministero crede fermamente e che è intenzionato a potenziare nella successiva presentazione del programma di riforme;

   rispettivamente in data 16 dicembre 2022 e 22 dicembre 2022, la mail del Department of justice, pur non contenendo alcun elemento di novità sulla posizione di Uss Artem Aleksandrovich rispetto a quanto già dedotto nella nota del 19 ottobre 2022 (cui si faceva mero rinvio), veniva indirizzata dal Dipartimento per gli affari di giustizia di questo Dicastero alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello;

   non risultano successivi atti trasmessi al Ministero della giustizia dopo il 29 novembre 2022 provenienti dalle autorità statunitensi circa il pericolo di fuga di Uss Artem Aleksandrovich;

   con sentenza emessa in data 27 febbraio 2023 (depositata il 21 marzo 2023, sentenza non ancora definitiva) la Corte di appello di Milano – sezione quinta penale – accoglieva la domanda di estradizione del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich presentata dagli Stati Uniti d'America. Nella richiamata sentenza, peraltro, si dava atto che all'udienza di identificazione del 18 novembre 2022, Uss Artem Aleksandrovich aveva prestato il consenso all'estradizione verso la Federazione Russa richiesta in data 28 ottobre 2022;

   in data 22 marzo 2023 (quindi all'indomani del deposito della sentenza emessa in data 27 febbraio 2023 dalla Corte di appello di Milano) sezione quinta penale, il cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich evadeva dagli arresti domiciliari imposti con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022), rendendosi irreperibile;

   dalla relazione dei Carabinieri Lombardia Gruppo di Milano, Centrale Operativa, datata 23 marzo 2023 risulta che l'ultimo contatto trasmesso dal braccialetto elettronico applicato sulla persona di Uss Artem Aleksandrovich è delle ore 13,52, allorquando veniva registrato un allarme «...uscito dal sito durante il periodo di coprifuoco (evaso)...allarme giunto a video diversi minuti dopo...»;

   dalla nota estesa in data 19 aprile 2023 dal Ministero dell'interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – si apprendeva che «...il giorno dell'evasione di Artem Uss una pattuglia della Stazione Carabinieri di Basiglio – individuata dall'ordinanza della Corte d'appello di Milano che ha disposto la sottoposizione agli arresti domiciliari del cittadino russo con applicazione del braccialetto elettronico quale organo di polizia giudiziaria incaricato di vigilare sugli obblighi imposti al detenuto – alle ore 10,27 ha accertato la presenza del 40enne, presso la sua abitazione, unitamente ai suoi due legali e successivamente, alle ore 14,10, ne ha constatato l'irreperibilità, dopo che era scattato l'allarme del braccialetto elettronico alla Centrale Operativa del Comando provinciale Carabinieri di Milano. A seguito dell'accaduto, sono state immediatamente attivate le ricerche dell'uomo nonché avviate indagini, coperte da segreto investigativo, da parte del suddetto Comando provinciale. Inoltre, durante il periodo di applicazione della misura degli arresti domiciliari... sono state... rilevate numerose anomalie del braccialetto elettronico, che hanno prodotto falsi allarmi, ripetutamente segnalati dalla Stazione di Basiglio alla ditta fornitrice del servizio (Fastweb), sia mediante call center che con note ufficiali. In particolare, il 3 gennaio e il 20 febbraio scorsi, il citato Comando ha inviato due Pec a Fastweb, segnalando complessivamente 36 episodi di falso allarme per mancanza di connessione (anche più volte nella stessa giornata) e chiesto un intervento urgente, valutando anche la possibilità di installare presso il luogo di detenzione una linea dati fissa. La ditta ha effettuato un intervento presso il domicilio del 40enne il 23 febbraio 2023, a seguito del quale si sono registrati ulteriori 3 falsi allarmi...»;

   più specificamente, nella nota estesa in data 26 aprile 2023 dalla Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Milano si evidenziava che «... nel pomeriggio del 22 marzo 2023, in Basiglio, i militari della locale Stazione Carabinieri, intervenuti a seguito di allarme attivato per violazione delle limitazioni imposte dal braccialetto elettronico, constatavano l'evasione del cittadino russo Artem Uss... Lo stesso veniva sottoposto agli arresti domiciliari dal 2 dicembre 2022 in esecuzione dell'ordinanza n. 113/2022 estr., che disponeva la modifica della misura restrittiva in carcere, emessa in data 25 novembre 2022 dalla Corte d'appello di Milano – sezione quinta penale. Tale misura è stata adottata in seguito all'arresto operato il 17 ottobre 2022, presso l'aeroporto di Malpensa, da personale della Polaria, in esecuzione di mandato di arresto internazionale del 26 settembre 2022 a cura del Dipartimento di giustizia degli USA, poiché l'interessato veniva ritenuto responsabile dei reati di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. In relazione all'evasione, si constatava che: l'ultimo controllo da parte della Stazione Carabinieri di Basiglio nei confronti del detenuto era stato eseguito alle ore 10,27 dello stesso 22 marzo e, nella circostanza, il medesimo era stato trovato in compagnia dei due legali di fiducia..., entrambi del Foro di Milano, dell'interprete..., nonché di un conoscente..., tutti preventivamente autorizzati dall'autorità giudiziaria a intrattenere comunicazioni con lo stesso; l'allarme veniva attivato alle ore 13,47 presso la Centrale Operativa del Gruppo Carabinieri di Milano; alle ore 14,10 i Carabinieri della Stazione di Basiglio giungevano presso l'abitazione del cittadino russo situata in via Cascina Vione n. 3, constatando l'illecito allontanamento dell'interessato. L'analisi dei sistemi di videosorveglianza del complesso immobiliare di dimora del detenuto e del Comune di Basiglio consentivano di ricostruire la dinamica della fuga. In particolare, il sig. Uss: veniva individuato, travisato, allontanarsi dall'abitazione negli istanti immediatamente successivi all'attivazione del braccialetto elettronico; era stato prelevato da un'autovettura, condotta da altra persona, allontanatasi repentinamente dal luogo, la cui targa veniva rilevata da una telecamera di videosorveglianza comunale. Nelle immediatezze, il Nucleo Investigativo di Milano e la Compagnia Carabinieri di Corsico hanno attivato plurime attività investigative, coordinate dalla Procura generale della Repubblica di Milano, tese all'individuazione del fuggitivo. Nel dettaglio, già dal giorno 22 marzo 2023: venivano attivate, in urgenza, tutte le indagini tecniche ritenute idonee alla localizzazione del fuggitivo; venivano predisposti numerosi e articolati servizi straordinari di controllo del territorio, con oltre 10 equipaggi, volti a intercettare il fuggitivo; è stato disposto l'inserimento nella B.D. - SDI (con estensione Schengen) della segnalazione di rintraccio del sig. Uss Artem, nonché dei provvedimenti a suo carico; è stata data comunicazione dell'evento a tutte le frontiere (aeree, marittime e terrestri), ivi inclusi gli scali aeroportuali della Lombardia e del Veneto; è stato eseguito l'inserimento nella B.D. - SDI (con estensione Schengen), nonché nei sistemi di lettura targhe (transiti rete autostradale nazionale e Polizie Locali Lombardia), dei riferimenti dell'autovettura utilizzata per la fuga, comunicati altresì al Centro di Cooperazione Polizia e Dogana di Chiasso per il rintraccio presso le frontiere elvetiche; sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale di polizia (INTERPOL). Tutto rimpianto investigativo è stato, da subito, condiviso con il Raggruppamento Operativo Speciale ed è stato, inoltre, attivato un canale diretto di comunicazione con 1'Ambasciata USA e il Consolato generale di Milano...»;

   in seguito alla evasione dagli arresti domiciliari imposti con l'ordinanza emessa in data 25 novembre 2022 (eseguita il 2 dicembre 2022) da parte del cittadino russo Uss Artem Alexsandrovich, la Corte di appello di Milano, con ordinanza emessa il 23 marzo 2023, revocava la misura cautelare degli arresti domiciliari e disponeva applicarsi nei confronti di costui (resosi irreperibile) quella della custodia in carcere;

   in data 5 aprile 2023 il Primo Consigliere dell'Ambasciata della Federazione Russa in Italia Mikhail Rossiyskiy inviava al Ministro della giustizia una lettera recante la data del 4 aprile 2023 del Vice procuratore generale della Federazione Russa P.P. Gorodov, indirizzata anch'essa al Ministro della giustizia, in cui si evidenziava che «...la Procura generale della Federazione Russa ha inviato in data 28 ottobre 2022 al Ministero della giustizia della Repubblica Italiana la richiesta di estradizione del cittadino della Federazione Russa Uss Artem Alexsandrovich per richiamo a responsabilità penale per aver legalizzato (riciclato) danaro insieme a un gruppo organizzato...In base alle informazioni in nostro possesso Uss A. A. è attualmente giunto volontariamente presso l'organo investigativo della Federazione Russa. I funzionari del Dipartimento investigativo del Ministero dell'interno della Federazione Russa stanno svolgendo azioni investigative con la partecipazione di Uss A.A. nell'ambito della causa penale in esame. In relazione a quanto sopra esposto, chiedo di lasciare senza considerazione la richiesta della Procura generale della Federazione...».

  Dall'esame della documentazione emerge quindi:

   che la nota in data 19 ottobre 2022 del Department of justice, con la quale si segnalava al Ministero della giustizia «...l'evidente e sostanziale rischio di fuga...» del cittadino russo Uss Artem Aleksandrovich, è stata tempestivamente trasmessa nei termini di legge alla Corte di appello di Milano e alla Procura generale presso la Corte di appello in data 25 ottobre 2022;

   che la nota in data 29 novembre 2022 del Department of justice non conteneva alcun elemento di novità sulla posizione di Uss Artem Aleksandrovich rispetto a quanto già dedotto nella nota del 19 ottobre 2022 (cui infatti si faceva mero rinvio);

   che tale ultima nota, sebbene contenente mere doglianze riguardo alla decisione assunta dalla Corte di appello di Milano, veniva comunque trasmessa, rispettivamente in data 16 e 22 dicembre 2022 sia alla Corte di appello di Milano sia alla Procura generale presso la Corte di appello;

   che dal fascicolo dell'estradizione non risultano atti successivi al 29 novembre 2022 provenienti dalle autorità statunitensi riguardanti il pericolo di fuga di Uss Artem Aleksandrovich.

  Esposta la ricostruzione in diritto ed in fatto, si deve ritornare alle considerazioni esplicitate in preambolo in relazione alle polemiche emerse dopo la diffusione a mezzo stampa delle iniziative assunte dal Ministro della giustizia nei confronti di alcuni magistrati.
  In base agli elementi documentali acquisiti e in ragione della giurisprudenza del Consiglio Superiore della Magistratura, il Ministro della giustizia, sentiti gli Uffici di Diretta Collaborazione e ogni Dipartimento interessato, può esercitare l'azione disciplinare chiedendo alla Procura generale presso la Corte di cassazione di svolgere le necessarie e complete indagini.
  La decisione finale spetta alla Procura generale presso la Corte di cassazione, che può richiedere il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere.
  Se l'ordinamento consente, o addirittura impone, di accertare la conformità del comportamento dei magistrati alla normativa esistente, è dovere del Ministro della giustizia procedere con gli stessi criteri con cui i Pubblici Ministeri inviano l'informazione di garanzia ai cittadini nei cui confronti svolgono le indagini. E così come nessuno può addebitare al procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati, nessuno può permettersi di imputare al Ministro della giustizia un'interferenza persecutoria o invasiva quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazione dei provvedimenti. In democrazia vige il principio di uguaglianza. In democrazia non esistono surrogati della legge. In caso contrario dovremmo domandarci se le migliaia di cittadini, sottoposti a procedimenti penali con accuse rivelatesi infondate, siano meno uguali rispetto a chi, indossando la toga, dovrebbe essere il principale garante di questa uguaglianza.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.