Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 22 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la fibrosi cistica è una malattia genetica multiorgano, cronica e degenerativa che danneggia progressivamente gli apparati respiratori e che colpisce le ghiandole esocrine, come quelle che producono muco e sudore, In particolare, sono danneggiati i polmoni, il pancreas, il fegato, l'intestino, i seni paranasali e l'apparato riproduttivo;

   chi soffre di fibrosi cistica produce un muco denso e appiccicoso che, anziché umidificare la superficie con cui è a contatto, si deposita bloccando prime fra tutte le vie respiratorie;

    la malattia è causata da mutazioni nel gene Cftr, che codifica una proteina che controlla il passaggio di acqua e di alcuni sali all'interno e all'esterno delle cellule. La proteina mutata non funziona in modo appropriato e porta alla produzione di muco denso e sudore troppo ricco di sali. Le possibili mutazioni a carico di Cftr sono più di mille e possono causare forme di fibrosi cistica di gravità differente. Inoltre anche altri geni possono contribuire alla gravità della malattia;

    il rischio di trasmissione di fibrosi cistica si presenta quando entrambi i genitori sono portatori sani della malattia, con una copia alterata del gene Cftr, con una possibilità su quattro che il figlio erediti due copie mutate del gene e nasca, quindi, affetto dalla malattia. Si stima che un bambino su 2500 nasca affetto da fibrosi cistica, con un numero di pazienti censiti nel Registro italiano fibrosi cistica che raggiunge quasi le 6000 unità;

    nella programmazione e nell'attuazione degli interventi in favore dei pazienti affetti da tale malattia è indispensabile il coinvolgimento delle associazioni di pazienti, tra le quali è doveroso ricordare la Lega italiana fibrosi cistica, che è attiva sui territori da più di quaranta anni, e collabora con i centri regionali per raggiungere le persone malate, la Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, dotata – come si evince dal bilancio sociale 2021 – di 153 strutture organizzate di volontariato, 93 delegazioni, 60 gruppi di sostegno, 5.000 volontari e che dal 2002 al 2021 ha utilizzato 34,7 milioni di euro per la ricerca. Inoltre, ha realizzato 438 progetti scientifici finanziati; 259 enti di ricerca finanziati, oltre 8 milioni di euro per borse di studio (368 borsisti). 735 ricercatori, 434 presentazioni congressuali, 516 revisori stranieri coinvolti, di 28 Paesi diversi; 22 domande di brevetto generate da progetti finanziati; 7 brevetti con ffc tra i titolari;

    la legge 548 del 23 dicembre 1993, recante «Disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica», è stato il primo intervento normativo importante per quel che riguarda il trattamento della malattia, prevedendo l'istituzione in ogni regione di centri di cura dedicati ed altamente specializzati. Per l'attuazione degli interventi di prevenzione e cura della fibrosi cistica, l'articolo 10 della citata legge veniva prevista una prima copertura economica a carico del Fondo sanitario nazionale, da ripartire sulla base di criteri tuttora in vigore, relativi alla «consistenza numerica dei pazienti assistiti nelle singole regioni, alla popolazione residente, nonché alle documentate funzioni dei centri ivi istituiti, tenuto conto delle attività specifiche di prevenzione e, dove attuata e attuabile, di ricerca»;

    successivamente la legge n. 362 del 1999, all'articolo 3, comma 1, ha autorizzato, a decorrere dall'anno 1999, un finanziamento a carico del Fondo sanitario nazionale pari a 8,5 miliardi di lire annue (corrispondenti agli attuali 4,39 milioni di euro annui), quale «quota a destinazione vincolata da ripartire tra le regioni» sulla base dei criteri fissati dalla legge n. 548 del 1993. La legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190) ha, però fatto confluire gli importi previsti dalla legge n. 362 del 1999 in una quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale cui concorre lo Stato, confermando comunque la ripartizione prevista dalla legge n. 548 del 1993;

    secondo i documenti forniti dal Cipe alla Lega Italia per la fibrosi cistica, però, nel 2013 e 2014 la quota destinata alle attività di ricerca sulla malattia non sarebbero state assegnate alle regioni, mentre dal 2017 le risorse complessive destinate all'attività di ricerca sopra ricordate vengono ripartite in maniera indifferenziata tra quota assegnata alla ricerca e quella necessaria per l'assistenza dei malati;

    si tratta di una scelta fortemente deleteria perché l'attività di ricerca è essenziale per una cura effettiva della malattia, oltre a porsi in aperto contrasto con i criteri di riparto previsto dalle leggi sopra ricordate e che, appunto, riconoscevano il ruolo fondamentale dell'attività di ricerca, come evidenziano anche i progressi registrati in questi anni in campo terapeutico, con lo sviluppo di medicinali che possono intervenire sul funzionamento del gene Cftr;

    in particolare, appare necessario continuare e rafforzare la ricerca per quel che riguarda il farmaco modulatore commercializzato in Italia con il nome di Kaftrio, inserito dall'Agenzia italiana del farmaco come farmaco rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale per le persone di età superiore ai 12 anni e con almeno una mutazione F508del, estesa ai soggetti di età compresa tra i 6 e gli 11 anni sempre con almeno una mutazione F508del e qualsiasi mutazione secondaria;

    queste decisioni, però, richiedono in realtà ulteriori ricerche per essere confermate valide. Risulta al momento, infatti, che in Italia solo il 70 per cento circa dei pazienti ha le mutazioni «giuste» per ricevere con efficacia il farmaco;

    si ricorda che in Francia l'uso del citato farmaco, che dovrebbe essere disponibile solo per via compassionevole, era stato esteso a tutti, indipendentemente dalle mutazioni e alcuni pazienti che non sarebbero stati «idonei» hanno, invece, sorprendentemente risposto. In linea generale, però, somministrare questo medicinale anche a coloro che hanno mutazioni tali da provocare l'assenza completa della proteina Cftr è stato inutile, in quanto manca la condizione per un risultato positivo;

    solo una ricerca costante e dotata di fondi necessari può essere davvero utile in casi come questi evitando eventuali illusioni ai pazienti, oltre che sperperi di fondi pubblici che sarebbe indispensabile usare per un'effettiva cura della malattia;

    si può sottolineare, inoltre, che l'implementazione di strategie e finanziamenti organici alla ricerca scientifica abbiano portato alla conoscenza sempre più approfondita della malattia nel suo complesso, con ricadute estremamente positive anche nell'ambito del cosiddetto «editing genetico» o correttore genomico. Si tratta dell'impiego di determinate proteine in sistemi di «forbici» molecolari che sostituiscono o eliminano sequenze di dna difettoso in maniera mirata e controllata. L'applicazione di tali tecnologie, avvenuta in modo embrionale nel 2012 presso i laboratori americani dell'Università di Berkeley, vede l'Italia in prima linea con i laboratori del Cibio di Trento. Si ricorda che tali biotecnologie, in pochi anni, si sono diffuse nei laboratori di tutto il mondo e vengono oggi impiegate sia per la ricerca di base che per scopi applicativi. Infatti, pur essendo una tecnologia ancora relativamente nuova e in forte evoluzione, la sua robustezza la sta spingendo rapidamente verso la sperimentazione clinica. L'applicazione dei cosiddetti correttori genomici ha per la prima volta reso sensato ipotizzare il trattamento di tutta una serie di patologie a base genetica, tra cui la fibrosi cistica, per cui prima non era neppure possibile concepire un approccio terapeutico definitivo;

    inoltre, la strategia nazionale di lotta alla fibrosi cistica necessita di essere potenziata anche dal punto di vista dell'assistenza ai pazienti e della riduzione delle disomogeneità esistenti sui territori anche attraverso l'inserimento della fibrosi cistica nel Piano nazionale della cronicità, in particolar modo nella seconda parte di esso, contenente approfondimenti su patologie con caratteristiche e bisogni assistenziali specifici;

    appare anche auspicabile che vi sia a livello nazionale il riconoscimento di eventuali manuali di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica che indichino con chiarezza standard qualitativi garantiti per tutto il territorio nazionale, mentre sarebbe importante anche mettere in atto in tutta Italia percorsi formativi per il personale dei centri regionali di riferimento, anche attraverso la facilitazione degli scambi professionali e la formazione di fibrocistologi per adulti, tenuto conto che i pazienti adulti rappresentano circa più del 60 per cento della popolazione affetta da fibrosi cistica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a sostenere e a promuovere la ricerca sulla fibrosi cistica, prevedendo lo stanziamento di risorse a tal fine destinate, il recupero delle quote vincolate ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 362 del 1999 non erogate per gli anni 2013 e 2014, nonché il potenziamento degli incentivi fiscali di cui all'articolo 12 della legge 10 novembre 2021, n. 175;

2) ad adottare iniziative volte a promuovere la ricerca in particolare sui farmaci innovativi per la cura della fibrosi cistica, evidenziando laddove vi siano i risultati di efficacia riscontrati in Italia ma anche eventualmente in altri Paesi;

3) ad adottare iniziative volte a promuovere la ricerca scientifica nell'ambito delle strategie e dei sistemi di editing genetico, sviluppando connessioni e partnership tra istituti di ricerca italiani ed esteri, considerando la rapida e promettente applicazione di tali biotecnologie;

4) a valutare, d'intesa con le regioni, l'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, inserendo nella parte seconda di esso la voce specifica «fibrosi cistica» con definizione delle principali criticità, degli obiettivi generali e specifici, delle linee di intervento proposte, dei risultati attesi e dei principali indicatori di monitoraggio;

5) ad adottare iniziative per il riconoscimento a livello nazionale e/o la redazione di manuali di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica realizzati in Italia al fine di garantire il raggiungimento e il mantenimento di standard definiti, validati e uniformi in tutte le regioni;

6) a promuovere la realizzazione di percorsi formativi per il personale dei centri regionali di riferimento e di supporto nella cura della fibrosi cistica, rendendo più agevoli gli scambi professionali tra i centri stessi e garantendo la formazione di fibrocistologi per adulti;

7) ad adottare iniziative per implementare e disciplinare l'utilizzo della telemedicina nel percorso di gestione dei pazienti affetti da fibrosi cistica, valorizzando le potenzialità offerte da tale strumento in particolare dal punto di vista del monitoraggio periodico del paziente;

8) ad adottare iniziative di competenza per garantire il riconoscimento in favore delle persone affette da fibrosi cistica dei benefici e delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente per il «settore auto», in particolare per quello che concerne la detrazione Irpef del 19 per cento sulla spesa sostenuta, l'applicazione dell'aliquota Iva ridotta al 4 per cento e il rilascio dei contrassegni di circolazione e sosta di cui all'articolo 381 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, oltre ad adottare tutte le necessarie iniziative di competenza per chiarire la corretta valutazione dei pazienti affetti da fibrosi cistica in sede di richiesta, rilascio e rinnovo della patente di guida, eventualmente anche coinvolgendo le associazioni più rappresentative nell'eventuale stesura del provvedimento stesso, nell'ottica di favorire la semplificazione e l'alleggerimento delle procedure per il paziente e l'uniformità dei relativi criteri a livello nazionale;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad una maggiore integrazione possibile delle persone affette da fibrosi cistica nei contesti scolastici, mettendo in atto percorsi informativi e di formazione per il personale docente, al fine di favorire un miglior bilanciamento tra vita scolastica e terapie dei pazienti;

10) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad una maggiore integrazione possibile delle persone affette da fibrosi cistica nei contesti lavorativi, ricreativi e sociali.
(1-00141) «Girelli, Furfaro, Ciani, Malavasi, Stumpo, Vaccari, Marino, Fassino, Toni Ricciardi, Lai, Ferrari».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    con il decreto legislativo n. 98 del 2017 è stato istituto un Documento unico di circolazione e di proprietà (DU) contenente i dati di circolazione e di proprietà degli autoveicoli, dei motoveicoli e dei rimorchi ricadenti nel regime dei beni mobili registrati di cui al Libro VI, Titolo I, Capo III, Sezione I, del Codice civile;

    nonostante tutte le informazioni relative alla circolazione e alla proprietà degli autoveicoli, motoveicoli e dei rimorchi ricadenti nel regime dei beni mobili registrati, di cui alla richiamata sezione del Codice civile, siano raccolte all'interno del DU, il rilascio del documento attualmente non è gestito ancora da un unico ente o un'unica agenzia, in quanto il Pubblico registro automobilistico (PRA) continua ad essere sotto la responsabilità dell'ACI;

    per svolgere attività svolte ormai anche dalla Motorizzazione, il PRA chiede agli italiani 27 euro per ogni operazione, a cui bisogna aggiungere tra i 32 e i 48 euro di imposte di bollo sulla vendita di ogni auto;

    si stima che gli italiani siano chiamati a pagare ad ACI oltre 200 milioni di euro l'anno per la gestione delle pratiche relative al PRA;

    sempre nell'ottica di rendere più semplice la gestione delle pratiche auto, con l'approvazione del decreto-legge n. 76 del 2020 (cosiddetto, «Semplificazioni») è stato modificato l'articolo 180, comma 4, del Codice della Strada (CdS), dando ai mezzi con facoltà di acquisto in leasing la possibilità che la carta di circolazione sia sostituita da fotocopia autenticata dallo stesso proprietario con sottoscrizione del medesimo, mentre analoga disposizione non è prevista per il DU, rendendo di fatto inapplicata la norma succitata;

    inoltre, come detto, le disposizioni previste al comma 4 dell'articolo 180 del Codice della Strada permettono di circolare in Italia con una fotocopia autentica della carta di circolazione, ma questa possibilità non è attualmente riconosciuta negli altri Paesi dell'Unione europea;

    come previsto dall'articolo 132 CdS, fuori dei casi di cui all'articolo 93-bis, gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero per i quali si sia già adempiuto alle formalità doganali o a quelle di cui all'articolo 53, comma 2, del decreto-legge n. 331 del 1993, se prescritte, sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno, in base al certificato di immatricolazione dello Stato di origine. Al termine dell'anno, tali veicoli vanno reimmatricolati in Italia, con una lenta procedura burocratica, attraverso un'istanza unificata che richiede il deposito di una lunga serie di documenti, in parte anche da tradurre in italiano,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza necessarie per la riorganizzazione del comparto, al fine di eliminare le competenze ridondanti e ridurre i costi connessi alla gestione dei dati relativi alla proprietà e alla circolazione dei veicoli, valutandone l'integrazione sotto le competenze della motorizzazione civile e generando significativi risparmi per l'utenza;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per ricondurre sotto a un'unica agenzia (o ad un'altra struttura sottoposta alla vigilanza del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture) la custodia delle informazioni e il rilascio del DU di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi;

   ad adottare iniziative affinché anche il nuovo DU possa essere sostituito da fotocopia autenticata, in modo tale da rendere realmente applicabili le modifiche apportate al comma 4 dell'articolo 180 del Codice della Strada dal decreto-legge «Semplificazioni» del 2020;

   ad adottare iniziative volte ad avviare un processo di riconoscimento, tramite gli opportuni canali nazionali, europei ed internazionali, affinché le auto possano circolare anche all'estero indifferentemente con l'originale o con la fotocopia autenticata del DU a bordo del veicolo, così come consentito dalla normativa nazionale.
(7-00103) «Pastorella».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi è disciplinata dal diritto europeo (direttiva 94/62/CE) e nazionale (TUA – decreto legislativo n. 152 del 2006);

   a seguito delle nuove direttive europee rientranti nel pacchetto economia circolare il Governo ha adottato – sulla base della delega conferita dal Parlamento con l'articolo 16 della legge 4 ottobre 2019, n. 117 – il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116 recante «Attuazione della direttiva (UE) 2018/851 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852 che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio», entrato in vigore il 26 settembre 2020;

   successivamente, il Governo ha adottato in via preliminare, sottoponendolo ai pareri delle competenti commissioni parlamentari, lo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116 (Atto del Governo sottoposto a parere parlamentare n. 1 – XIX Legislatura);

   il correttivo è stato presentato ai sensi dell'articolo 31, comma 5, della legge n. 234 del 2012, che consente al Governo, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore di un decreto legislativo di recepimento di direttive europee (quindi entro il 26 settembre 2022 nel caso di specie), di adottare disposizioni integrative e correttive del decreto delegato;

   lo schema di decreto correttivo cit. è stato presentato alle Camere il 23 settembre 2022, quindi prima della data del 26 settembre 2022 di scadenza della delega;

   poiché il termine per l'espressione dei pareri parlamentari (40 giorni dalla data di trasmissione dello schema al Parlamento) è venuto a scadenza successivamente alla scadenza dei termini di delega, questi ultimi sono prorogati di tre mesi, quindi sino al 26 dicembre 2022, in base al meccanismo di scorrimento previsto dall'articolo 31 della legge n. 234 del 2012;

   lo schema di decreto correttivo, dopo un importante ciclo di audizioni parlamentari, ha ricevuto i pareri (favorevoli con osservazioni) delle competenti commissioni di Camera e Senato nei mesi di novembre e dicembre 2022;

   secondo quanto risulta dal comunicato stampa del Consiglio dei ministri n. 11 del 21 dicembre 2022, in tale sede, su proposta del Ministro per gli affari europei, il Sua, le politiche di coesione e il PNRR e del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il decreto legislativo in oggetto è stato approvato in esame definitivo;

   tuttavia ad oggi, a distanza di quasi sei mesi dalla scadenza del termine di delega (26 dicembre 2022), il testo non risulta pubblicato in Gazzetta Ufficiale; anche sul sito web del Quirinale risulta che il decreto legislativo del 23 dicembre 2022 recante «Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, di attuazione della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti e attuazione della direttiva (UE) 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio» sia in attesa di pubblicazione –:

   per quali ragioni il decreto legislativo recanti disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 21 dicembre 2022, non sia ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e, per quanto di competenza, quali tempi si prevedano perché ciò avvenga.
(4-01025)


   BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituita nel 1945, è un ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, un ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, un ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995 n. 97;

   AIG, è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo a atti di sindacato ispettivo, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente; sono stati altresì approvati diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere che impegnavano il Governo a intervenire a suo sostegno;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro del turismo la senatrice Daniela Santanchè, ha ribadito, rispondendo nel gennaio 2023 a un question time del senatore Fina «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», nonché assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono stati presentati anche in questa legislatura emendamenti volti a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   come intenda tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico sociale rappresentato dall'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, salvaguardando altresì il personale in esso impiegato, nonché il contributo dell'Ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società e se non ritenga di adottare specifiche iniziative normative per raggiungere gli obiettivi di cui in premessa.
(4-01029)


   ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcune norme del cosiddetto decreto Cutro, convertito con modificazioni in legge n. 50 del 2023 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, da quando si apprende sul quotidiano l'«Avvenire» del 18 maggio 2023, suscitano «profonda preoccupazione» nell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati;

   secondo l'Alto commissariato ci sarebbero diverse disposizioni che presentano profonde criticità rispetto alla compatibilità con la normativa internazionale sui rifugiati e sui diritti umani, soprattutto rispetto al potenziale impatto sul sistema d'asilo e allo spazio di protezione garantito a richiedenti asilo, rifugiati e persone apolidi;

   tutte queste criticità e osservazioni sarebbero contenute in una nota tecnica di ben 9 pagine inviata dall'Acnur al Governo ben prima della conversione in legge del decreto Cutro;

   l'Acnur, chiaramente si è mossa secondo una consolidata prassi e nel rispetto delle proprie competenze, infatti le sue raccomandazioni sarebbero elaborate sulla base del mandato conferito dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite di protezione internazionale dei rifugiati, e delle altre persone sotto la propria responsabilità e di assistenza ai Governi nella ricerca di soluzioni durevoli;

   i nodi critici, segnalati al Ministro dell'interno durante l'iter di conversione – e da questi tenuti nascosti all'intero Parlamento – potrebbero comportare, nella applicazione delle disposizioni, come già ribadito sia nelle commissioni che in aula, un profondo contrasto con il quadro internazionale di tutela dei diritti umani e delle persone rifugiate, soprattutto per la individuazione dei bisogni dei richiedenti asilo, dei minori e delle altre persone con esigenze particolari;

   inoltre, si ricorda come i luoghi di trattenimento debbano rispettare quanto prevede la Direttiva accoglienza in tema di disponibilità di spazi aperti, possibilità di comunicare e ricevere visite (da personale Acnur, familiari, avvocati, consulenti legali e rappresentanti di Ong) e il diritto di essere informati delle norme vigenti;

   è bene ricordare che anche nel caso di domande di protezione internazionale «manifestatamente infondate» – perché di persone provenienti da Paesi ritenuti «sicuri» – è indispensabile valutare prima se la persona invoca «gravi motivi per ritenere che, nelle sue specifiche circostanze, il Paese non sia sicuro»;

   un altro rilievo riguarda la stretta alla protezione complementare perché le nuove disposizioni eliminano il riferimento alla vita privata e familiare, auspicando procedure veloci per identificare gli apolidi e la necessità di garantire una protezione complementare a persone che, se rispedite nel proprio Paese, rischiano una violazione dei propri diritti fondamentali;

   l'Acnur esprime profonda preoccupazione per la norma che elimina servizi ai profughi come supporto psicologico, informazione legale e corsi di lingua italiana –:

   quali siano state le ragioni per le quali il documento dell'Acnur, recapitato al Ministro dell'interno, sia stato di fatto «secretato» durante i lavori parlamentari di conversione del cosiddetto decreto Cutro;

   quali iniziative di competenza il Ministro dell'interno voglia urgentemente adottare al fine di accogliere, seppure in ritardo, le raccomandazioni dell'Acnur;

   se non ritenga opportuno istituire un tavolo permanente di confronto con l'Acnur e le Ong operanti nel campo dei soccorsi ai migranti al fine di individuare soluzioni umanitarie nei confronti di quei migranti che hanno necessità di una vera protezione speciale.
(4-01035)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021, in un attacco armato nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale del Congo, furono uccisi l'ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo. I tre erano al seguito del convoglio del Programma alimentare mondiale (Pam, l'agenzia dell'ONU che si occupa di assistenza alimentare) nel momento dell'attacco armato, stavano viaggiando lungo una strada dalla fitta vegetazione che collega le città di Goma e Rutshuru, nella parte orientale del Paese, un'ampia area giudicata poco sicura, poiché da molti decenni ci sono guerre, conflitti etnici e invasioni territoriali da parte degli stati confinanti e, dove si erano già verificate in passato numerose imboscate proprio contro l'Organizzazione delle Nazioni Unite. La strada su cui stava viaggiando il convoglio attraversa il parco nazionale di Virunga, una vasta riserva naturale che si trova a pochi chilometri da Uganda e Ruanda, dove sono attive diverse milizie che combattono, anche, per ottenere il controllo sulle terre e sulle risorse naturali del Congo orientale;

   ad aprile 2023, sei uomini della Repubblica Democratica del Congo sono stati condannati in primo grado all'ergastolo dal tribunale militare di Kinshasa con l'accusa di omicidio dell'ambasciatore Attanasio, del carabiniere Iacovacci e di Mustapha Milambo;

   secondo la sentenza i sei uomini facevano parte di una banda criminale che assaltava i convogli umanitari che circolavano nella regione con l'obiettivo di fare rapine e rapimenti. Dei sei uomini condannati, solo cinque erano presenti al processo. Mancava Marc Prince Nshimimana, che secondo la procura congolese era il capo della banda criminale, ma che è stato condannato in contumacia per omicidio. La difesa ha fatto sapere che gli imputati presenteranno ricorso;

   tra pochi giorni, dovrebbe invece aprirsi in Italia il processo per il reato di omicidio colposo contro Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, due dirigenti del Programma alimentare mondiale che organizzarono la missione che fu poi assaltata, anche se l'agenzia Pam continua ad invocare l'immunità processuale per i propri dipendenti;

   secondo l'accusa, i due funzionari avrebbero commesso gravi negligenze e irregolarità che avrebbero contribuito a rendere insicura e poco protetta la spedizione nel corso della quale Attanasio e Iacovacci furono poi uccisi;

   la vicenda processuale congolese non ha fugato definitivamente i dubbi, soprattutto per la famiglia Attanasio, che l'assalto fosse solo con l'intento di un rapimento a scopo estorsivo. Difatti, la famiglia Attanasio, tramite il proprio legale, ha comunicato a mezzo stampa di aver «avviato un dialogo con le autorità presso la Repubblica del Kenya» – Paese che vanta un importante peso in tutta l'area dell'Africa centro-orientale – «volto ad ottenere informazioni di interesse investigativo»: un tentativo, secondo la famiglia, per cercare di superare la scarsa collaborazione delle autorità congolesi e del Pam che continua a invocare l'immunità per i propri dipendenti, rischiando così di arenare le indagini;

   lo Stato italiano non ha ancora comunicato se intende costituirsi parte civile nel processo che si aprirà in Italia il prossimo 25 maggio nei confronti di due funzionari del Pam, pur consapevoli che tale atto sarebbe un gesto dovuto di rispetto verso due connazionali caduti nell'esercizio del loro dovere –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito alla rinuncia dell'agenzia Pam dell'immunità processuale per i suoi due dirigenti imputati;

   quali siano le intenzioni del Governo riguardo alla costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano nel processo che si aprirà in Italia il 25 maggio 2023 nei confronti di due funzionari del Pam.
(5-00878)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IACONO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il particolare andamento climatico sta determinando gravi ripercussioni nel settore agricolo per quel che riguarda tutte una serie di coltivazioni, dai cereali, al foraggio, alle drupacee e piante e alberi da frutta;

   nel comprensorio tra Licata e Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento si registra una particolare criticità che interessa la coltivazione del «melone cantalupo» un frutto tropicale che si coltiva largamente proprio in questo ambito territoriale;

   suddetto frutto viene acquistato dai produttori a 20 centesimi al chilogrammo con una rivendita al supermercato pari a 3 euro e 20 centesimi;

   i produttori per sostenere le spese di produzione investono ben 80 centesimi al chilogrammo;

   è abbastanza evidente che in questo modo non si riescono a coprire i costi di produzione determinando una situazione insostenibile per i produttori;

   il paradosso è che i prezzi così alti nei supermercati allontanano la clientela che dirotta le proprie scelte su altri prodotti più economici –:

   se il Governo sia a conoscenza di questa crisi e se non ritenga opportuno convocare una riunione con i produttori e la rete della grande distribuzione al fine di verificare le ragioni di questa così ampia differenza di costo tra ciò che viene pagato ai produttori e quello di vendita nei supermercati e porre rimedio ad un fenomeno speculativo che penalizza questo comparto di qualità che opera in Sicilia.
(5-00883)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'evoluzione dei modelli economici e industriali a livello globale ha evidenziato come negli ultimi anni, con una previsione di ancor più ampia crescita nel futuro, l'importanza cruciale di alcuni materiali e minerali metallici, ormai necessari in numerose filiere strategiche;

   tali materiali – come rame, grafite, nichel, litio, silicio, manganese, titanio, cobalto e le altre terre rare – sono infatti essenziali, tra gli altri, per realizzare componenti tecnologiche, batterie e semiconduttori;

   a oggi, la quasi totalità dell'approvvigionamento di questi materiali si basa sull'importazione da Paesi extra-europei, dove da anni si è ritenuto opportuno e strategico investire nell'esplorazione e nell'estrazione, nonostante a livello europeo sia stata più volte ribadita l'intenzione di esplorare nuove frontiere industriali, come a esempio quella delle batterie tramite la European Battery Alliance;

   proseguire nel confidare quasi esclusivamente sull'approvvigionamento extraeuropeo porterebbe a ripetere l'errore, purtroppo già riscontrato nel corso degli ultimi anni, in cui, complice anche la pandemia globale, l'economia italiana ed europea sono state gravate dall'aumento del costo dei materiali e da una generale carenza di materie prime critiche, con conseguenze estremamente negative sulla nostra industria. Questa dipendenza risulta ancora più preoccupante se prendiamo in considerazione i fattori di instabilità dal punto di vista geopolitico presenti e potenziali;

   l'Unione europea si trova infatti esposta a vulnerabilità e strozzature lungo la catena di approvvigionamento: la Cina garantisce il 98 per cento della fornitura dell'UE di elementi delle terre rare, mentre la Turchia assicura il 98 per cento dell'approvvigionamento di borato e il Sudafrica il 71 per cento del fabbisogno di platino. Questa situazione è stata recentemente affrontata tramite la Strategia europea per le materie prime critiche, documento programmatico in cui si auspica una diversificazione delle fonti di approvvigionamento di materie prime critiche tale da ridurre la dipendenza dai Paesi terzi;

   l'attività estrattiva di metalli base e metalli preziosi, che ha visto fino a 25 miniere in funzione, è sospesa in Italia da oltre trent'anni a causa di considerazioni di carattere economico al tempo valide. Tuttavia, l'evoluzione tecnologica e la rinnovata importanza di tali materiali – grazie ai nuovi usi che hanno nell'industria moderna – hanno completamente cambiato i presupposti economici di un'eventuale attività mineraria nel nostro Paese. Inoltre, da nuove attività di ricerca e studi, come evidenziato anche dalla stessa Ispra, si evince che il territorio italiano possiede una rilevante potenzialità estrattiva per quanto riguarda alcuni materiali strategici per lo sviluppo dell'industria italiana;

   negli ultimi anni è incrementata l'attenzione di attori economici nazionali e internazionali verso la ripresa dell'attività estrattiva in Italia, che contribuirebbe a inedite forme di approvvigionamento interno di materiali critici, oltre alla creazione di posti di lavoro e all'incentivazione di investimenti diretti nel nostro Paese;

   l'impianto normativo che regola l'attività estrattiva in Italia non tiene in considerazione la strategicità di questo tipo di attività, prevedendo un complesso sistema burocratico e normativo dai tempi incerti che risulta essere un fattore disincentivante tale da non poter essere ignorato se vi è l'intenzione di ridurre la dipendenza dell'Italia e dell'Europa dai Paesi terzi –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla ripresa delle attività estrattive minerali metallici e delle terre rare in Italia, nonché più in generale in merito al rilancio della politica mineraria del nostro Paese e quali siano le iniziative, anche da un punto di vista normativo, per permettere la messa a terra di investimenti mirati a riattivare la produzione delle materie prime necessarie ai processi di transizione ecologica e digitale e allo stesso tempo a creare nuovi posti di lavoro nel nostro Paese.
(4-01030)


   IARIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alla luce della tragica situazione che sta colpendo l'Emilia-Romagna e con l'obiettivo di prevenire la ripetizione di disastri simili, si ritiene fondamentale intervenire sui territori del Paese con azioni di pianificazione che valutino i rischi di alluvione e dissesto idrogeologico;

   il comune di Torino e la regione Piemonte vogliono avviare la progettazione per la costruzione di un nuovo ospedale all'interno del Parco della Pellerina, a Torino, uno dei polmoni verdi della città che insiste su uno dei suoi 4 corridoi ecologici;

   consultando la cartografia ufficiale della regione Piemonte sul rischio alluvionale, è evidente che l'area indicata dal comune di Torino e dalla regione Piemonte per la costruzione del «nuovo Ospedale Maria Vittoria» è considerata «a rischio medio» di alluvione dal punto di vista geologico, e confina con una porzione (quella in cui dovrebbe essere sottratto ulteriore suolo al parco per la realizzazione di opere accessorie, come parcheggi e vie d'accesso) contrassegnata come «rischio elevato» di alluvione;

   la stessa cartografia ufficiale con l'indicazione di rischio si riferisce a periodi antecedenti al periodo in cui sono iniziati gli eventi atmosferici improvvisi conseguenti al cambiamento climatico e quindi presumibilmente la situazione attuale sia ancora più grave di quanto indicato nei documenti ufficiali;

   inoltre, è ormai certo che il consumo di suolo sia anch'esso una delle cause dei cambiamenti climatici e quindi degli eventi estremi come quello a cui stiamo assistendo in Emilia-Romagna;

   l'ospedale rappresenta un'opera proiettata nel futuro della città e il futuro sarà sempre più caratterizzato da un aumento della frequenza di eventi estremi, come dimostrano le cronache –:

   se, alla luce delle informazioni fornite dalla cartografia ufficiale della regione Piemonte sul rischio alluvionale, intendano adottare, per quanto di competenza, iniziative in ordine alle criticità emerse in relazione alla costruzione del nuovo ospedale all'interno del Parco della Pellerina, e in particolare per fare in modo che l'ospedale venga costruito in una delle altre aree disponibili emerse dagli studi di comune e regione;

   quali iniziative di competenza si intenda intraprendere per promuovere una pianificazione territoriale più consapevole, che tenga conto dei rischi e delle possibili conseguenze legate ai cambiamenti climatici;

   quali iniziative di competenza si intenda adottare affinché le decisioni di localizzazione di opere pubbliche, come ospedali, siano prese in considerazione in base a criteri di sicurezza e prevenzione, evitando l'occupazione di aree a rischio e il consumo indiscriminato di suolo.
(4-01034)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del ciclo di audizioni in merito all'indagine conoscitiva sulle fondazioni lirico sinfoniche, la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha svolto un'analisi sul tema di corpi di ballo che ha visto il coinvolgimento di Roberto Bolle ed Eleonora Abbagnato, dei direttori dei corpi di ballo delle FLS, dei sindacati, di Agis, Danza Error System e di altre figure rappresentative del settore;

   la danza, oggi, è diventata un vero e proprio fenomeno di massa, che coinvolge milioni di persone (allievi, danzatori professionisti, insegnanti, maîtres de ballet, scuole, coreografi, direttori, pubblico amante del balletto);

   tuttavia, in Italia il segmento artistico della danza, rappresentato a livello nazionale ed internazionale dai corpi di ballo delle fondazioni lirico-sinfoniche, vive un momento di grande crisi a causa della drastica riduzione, quando non addirittura della cancellazione tout-court degli interi corpi;

   la lenta ma inesorabile dismissione del balletto dall'organico dei teatri, con le progressive gravi ripercussioni sull'intera categoria di lavoratori professionisti, rappresenta un severo danno per l'intero sistema culturale del nostro Paese;

   in Italia, celebre in tutto il mondo per l'opera e per il balletto, sono attualmente attivi solo quattro corpi di ballo stabili – quelli del Teatro alla Scala, dell'Opera di Roma, del Teatro San Carlo, del Teatro Massimo di Palermo – mentre uno, quello dell'Arena di Verona, è stato l'ultimo in ordine di tempo a subire la definitiva dismissione nel 2017;

   il documento conclusivo dell'indagine è stato approvato – all'unanimità – da tutta la Commissione Cultura della Camera dei deputati e ha l'obiettivo di fare chiarezza e fornire tutte le informazioni utili affinché possa essere intrapreso un vero e reale percorso di salvaguardia e ricostituzione dei corpi di ballo italiani;

   a seguire, è stato istituito presso il Ministero della cultura un Tavolo permanente dello spettacolo dal vivo (ancora attivo) con le precipue funzioni di svolgere un ulteriore lavoro di approfondimento, di operare, a partire dai contenuti di quella indagine, una sintesi efficace tra i soggetti più rappresentativi del settore e di produrre una serie concreta di proposte ed indirizzi che, però, non risulta ancora siano mai state rese note;

   dal momento che non risulta siano previste nuove convocazioni, vi è il rischio che uno strumento di confronto e partecipazione così importante, quale dovrebbe essere un tavolo ministeriale, possa essere svilito sia nella forma che nella sostanza dei contenuti, con la dispersione del lavoro svolto –:

   perché il resoconto di questo lungo lavoro svolto presso il Ministero della cultura non sia mai stato reso pubblico e se vi sia l'intenzione di diffondere gli esiti del confronto.
(5-00882)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO e FURFARO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 1992 ha introdotto importanti disposizioni a favore dell'inclusione della persona disabile, favorendo anche la rivisitazione in chiave agevolativa di norme a carattere fiscale;

   da essa è disceso l'articolo 8, legge n. 449 del 1997, con la quale si è disciplinata la detraibilità ai fini Irpef delle spese di acquisto di beni e strumenti, comprese le autovetture, volti a favorire deambulazione, integrità e autosufficienza di persone diversamente abili e la modifica introdotta alla tabella A), parte II, punto 31, decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 in materia di aliquota Iva agevolata per l'acquisto specificatamente di mezzi di locomozione;

   con la legge Finanziaria 2007 (articolo 1, commi 36 e 37, legge n. 296 del 2006) fu introdotta una norma antielusiva che pose limiti alla fruizione dei benefici fiscali e alla cessione dei veicoli acquistati fruendo impropriamente delle suddette agevolazioni;

   il quadro attuale, con particolare riguardo all'ambito Iva prevede, esclusivamente per gli acquisti effettuati direttamente dalla persona disabile o dal familiare di cui egli è fiscalmente a carico, l'applicazione dell'imposta al 4 per cento sia sull'acquisto di autovetture nuove o usate, sia sugli interventi di adattamenti realizzati sulle autovetture delle persone disabile e alle cessioni dei ricambi relativi agli stessi;

   l'arco temporale di fruizione del beneficio è della durata di quattro anni decorrenti dalla data dell'acquisto del veicolo, per una sola volta e senza limiti di valore. Per effetto delle modifiche di cui alla legge n. 296 del 2006 è possibile fruire nuovamente del beneficio entro il quadriennio solo se il primo veicolo beneficiato è stato cancellato dal Pubblico registro automobilistico perché destinato alla demolizione ovvero in caso di furto;

   è possibile, tuttavia, vendere il bene nell'arco del quadriennio ma per evitare di dover restituire l'agevolazione fruita, la cessione può avvenire solo dopo i primi due anni dalla data di acquisto, ad eccezione del caso in cui la cessione sia attribuibile a successivo riacquisto su cui realizzare nuovi adattamenti per sopraggiunte necessità;

   la disciplina della perdita del requisito nell'ambito di un biennio di possesso, e quindi nell'ambito dello stesso quadriennio di fruizione, apre di fatto un problema interpretativo mai risolto, ossia il caso in cui il cittadino diversamente abile, o la persona di cui è a carico fiscalmente, deve cedere il veicolo su cui si è fruito di un beneficio fiscale ai fini Iva per ragioni sopraggiunte connesse alle sue condizioni;

   infatti, nell'ipotesi di cessione per ragioni sopraggiunte il soggetto dovrebbe versare il differenziale Iva di cui si è fruito e che costituiva agevolazione fiscale per poter accedere nuovamente al beneficio con un meccanismo assimilabile alla remissione in bonis;

   tale condizione dipende dal fatto che l'agevolazione è disposta per le condizioni soggettive della persona diversamente abile. In conseguenza di ciò, la norma antielusiva di cui alla legge n. 296 del 2006 si fonderebbe sulla necessità di distinguere coloro i quali, pur mantenendo le caratteristiche soggettive connesse alla disabilità, devono vendere il veicolo nel quadriennio per una necessità sopraggiunta, dai soggetti che se ne libererebbero senza una motivazione simile;

   inoltre, può darsi il caso che la necessità sopraggiunta non sia imputabile a scelte individuali del soggetto diversamente abile, ma derivi da un'imposizione di legge o dall'applicazione di un regolamento comunale, come, a titolo d'esempio, hanno inciso le recenti limitazione alla circolazione dei veicoli inquinanti nelle aree cittadine –:

   se intendano per quanto di competenza, intraprendere iniziative, anche normative, volte a consentire l'applicazione delle agevolazioni Iva previste anche nei casi di cessione del veicolo per necessità sopraggiunte connesse alle sue condizioni ovvero derivanti da circostanze non imputabili al soggetto diversamente abile.
(4-01026)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il personale degli uffici dell'Agenzia delle dogane di Genova, Genova 1 e Genova 2, ha proclamato lo stato di agitazione, richiamando l'attenzione sia sulle condizioni lavorative dei dipendenti sia sulla mancanza, nelle citate sedi liguri, di investimenti tali da poter rendere agevole e veloce l'attività doganale dentro gli spazi portuali;

   i due aspetti sono strettamente correlati: infatti, lavoratori e sindacati evidenziano, da un lato, la profonda carenza di personale, la disorganizzazione complessiva degli uffici, nonché le gravi condizioni di sicurezza dei siti lavorativi e, dall'altro, la mancanza di investimenti sia logistici (uffici, spazi adeguati per controlli merci sicuri e veloci, apparecchiature tecnologiche moderne per la velocizzazione dei controlli) sia in termini di risorse umane e organizzazione (nuovi concorsi, mobilità da altre amministrazioni, emanazione di procedurali chiari);

   inoltre, è importante sottolineare che nel porto di Genova, il più grande porto italiano, nel 2022 sono transitate oltre tre milioni di persone su navi da crociera e traghetti e sono state movimentate oltre sessantasei milioni di tonnellate di merci, più tre milioni di container, con importanti introiti dell'Agenzia delle dogane in corrispondenza dei relativi dazi, imposta sul valore aggiunto e accise;

   tuttavia, nei progetti futuri inerenti alla portualità genovese, dove peraltro convoglieranno ingenti risorse del PNRR, non è compreso un ragionamento correlato anche allo sviluppo della dogana che sia volto a sviluppare le strutture e le strumentazioni necessarie per lo svolgimento dell'attività doganale, affinché possano essere accelerate le operazioni di svincolo delle merci e contemporaneamente le azioni di tutela erariale e quelle a favore della sicurezza dei cittadini –:

   se si intenda porre in essere tutte le iniziative utili affinché sia riconosciuto alla dogana di Genova un ruolo di «specialità» e «centralità» strategica nell'ambito della politica economica nazionale in funzione del più grande porto italiano, dedicando i necessari investimenti, in termini logistici ma anche di risorse umane, per la velocizzazione delle attività doganali e, di conseguenza, la circolazione delle merci, imprescindibili per raggiungere più elevati livelli di efficienza ed efficacia in tutte le procedure di gestione portuale, cosicché il porto di Genova possa finalmente essere concorrenziale con i grandi porti del Nord Europa.
(4-01037)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TONI RICCIARDI, DE LUCA, GIANASSI, SERRACCHIANI, ZAN, LACARRA e SCARPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2023 una cinquantina di detenuti comuni ristretti nella prima sezione al primo piano della casa circondariale di Avellino ha organizzato una rivolta, prendendo il controllo di tutto il reparto situato al primo piano, lato destro, asserragliandosi all'interno della struttura, e tenendo in ostaggio l'intero reparto, danneggiando seriamente la struttura, alcune celle e l'infermeria e ferendo due agenti penitenziari, che sono finiti in ospedale;

   la direttrice del carcere e gli agenti della polizia penitenziaria hanno immediatamente avviato una trattativa con i detenuti per convincerli a desistere dalla rivolta, mentre le forze dell'ordine, carabinieri e polizia, circondavano in tutto il suo perimetro il carcere di Avellino;

   la protesta, che in queste ore, riporta il DAP, starebbe rientrando, sarebbe stata causata dalla punizione per motivi disciplinari inflitta ad alcuni detenuti, e arriva al suo culmine, però, quando il livello della tensione nell'istituto era già alto da tempo;

   risulta agli interroganti che la direzione e i sindacati di polizia penitenziaria avessero da tempo chiesto al DAP provvedimenti utili a fronteggiare le gravi criticità del carcere irpino;

   il Ministro intervenendo sulla rivolta ha ribadito ancora una che «il tema delle carceri è una priorità assoluta di questo Governo», ma i fatti ci riportano, per il momento, solo ad una totale inerzia e, soprattutto, ai gravi tagli che la legge di bilancio per il 2023 ha, in modo assolutamente contraddittorio e dannoso per l'intero sistema, introdotto per il personale penitenziario –:

   se il Ministro interrogato ritenga di dover con urgenza fornire elementi in merito alla evoluzione della situazione che riguarda il carcere di Avellino, quali iniziative immediate ed efficaci intenda adottare al fine di fronteggiare la situazione, per mettere in sicurezza l'istituto e per fornire concreto supporto al personale della Casa circondariale, nonché se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza volte a ripristinare e incrementare le risorse finanziarie relative al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità tagliate con la manovra di bilancio, e ad effettuare investimenti sul sistema penitenziario, stanziando risorse maggiori e adeguate.
(5-00880)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 155 del 2012, che reca disposizioni relative alla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, ha portato alla soppressione di numerose sedi di tribunale e delle relative procure della Repubblica;

   con tale provvedimento vennero soppresse numerose sedi di tribunali, sedi distaccate e uffici del giudice di pace nell'ottica della revisione e dell'ottimizzazione della spesa pubblica, nonché di efficientamento della giustizia;

   i territori interessati, che da tempo chiedono di rivedere quella decisione, sostengono che il risparmio ipotizzato non sia stato conseguito e che numerosi siano stati i disagi dei cittadini e il peggioramento nella amministrazione della giustizia, in particolare nelle aree del Mezzogiorno d'Italia;

   tra i tribunali interessati dal citato provvedimento, c'è quello di Sala Consilina che è stato accorpato al tribunale di Lagonegro, più piccolo per dotazione strutturale e per competenza territoriale, nonché, caso unico in Italia, con il trasferimento di uffici giudiziari in una regione diversa;

   tale scelta ha reso estremamente gravoso e dispendioso l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini, registrando, già prima della emergenza sanitaria, lungaggini nei procedimenti giudiziari, dovute per lo più ad obiettive carenze strutturali, agevolmente superabili attraverso il ripristino del presidio di Sala Consilina;

   la soppressione della struttura giudiziaria a Sala Consilina ha determinato altresì la successiva chiusura della casa circondariale con ulteriore depauperamento di servizi di prossimità per i residenti e con conseguente ulteriori riflessi negativi sulle condizioni socioeconomiche del territorio, afflitto da preoccupante spopolamento ed abbandono;

   non a caso sono numerosi i disegni di legge di iniziativa regionale presentati alle Camere che prevedono una revisione del citato decreto legislativo n. 155 del 2012, in particolare introducendo la possibilità per le regioni di richiedere al Ministero della giustizia che, sulla base di apposite convenzioni, sia stabilito il ripristino della funzione giudiziaria, nelle rispettive sedi, dei Tribunali circondariali e delle Procure della Repubblica soppressi dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 155 del 2012;

   il Ministro interrogato, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo nel mese di aprile 2023 ha già avuto modo di manifestare perplessità sull'esito della citata spending review, senza però chiarire quali effetti abbia sortito rispetto ai risultati sperati e sulle ripercussioni per i tempi e l'efficienza della amministrazione della giustizia;

   nella stessa occasione ha genericamente fatto cenno alla «intenzione di questo Ministero e anche di questo Governo di riconsiderare tutta questa serie di riduzioni che sono state fatte», aggiungendo di ritenere «giustificata la preoccupazione di questa riduzione della giustizia di prossimità» e di aderire all'idea di rivedere queste circoscrizioni –:

   se negli anni siano state condotte valutazioni degli effetti che la nuova geografia giudiziaria introdotta con il decreto legislativo n. 155 del 2012 ha avuto sia sul piano dell'effettivo contenimento della spesa sia dell'efficientamento auspicato e quali risultati abbia dato questa valutazione;

   come il Governo intenda procedere per l'annunciata revisione degli accorpamenti al fine di ripristinare una «giustizia di prossimità», con particolare e specifico riguardo anche alla rapida riapertura del tribunale di Sala Consilina.
(4-01028)


   BORDONALI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come ampiamente supportato dalla stampa, è stata respinta da parte del giudice dell'udienza preliminare la costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, a carico di Roberto Zorzi, considerato con Marco Toffaloni (già rinviato a giudizio) esecutore materiale della strage di piazza della Loggia a Brescia; su Zorzi pende l'accusa di aver partecipato alla fase esecutiva della strage del 28 maggio 1974;

   motivo dell'esclusione del Governo dal processo, l'istanza di costituzione di parte civile presentata tardivamente rispetto ai termini;

   ad aprile una nota ufficiale, annunciava la costituzione di parte civile da parte di Palazzo Chigi «Nel giudizio penale per la strage di piazza della Loggia a carico di Roberto Zorzi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha autorizzato la costituzione di parte civile nell'interesse del Governo: l'udienza preliminare si era tenuta il 23 marzo 2023, ma di essa non era stato dato avviso alla Presidenza. Su indicazione di quest'ultima, una volta venuta a conoscenza del giudizio, l'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Brescia ha presentato istanza di rimessione in termini, che il Tribunale di Brescia ha accolto, e questo ha permesso di integrare il contraddittorio con la costituzione di parte civile»;

   risulta che il flash mob di venerdì 12 maggio 2023, lanciato dalle associazioni partigiane e antifasciste ha visto radunate in piazza quasi cinquecento persone con un'unica richiesta: «Le scuse del governo e la spiegazione di questa scelta»;

   secondo la giudice di Brescia che ha respinto la costituzione di parte civile, l'avvocatura dello Stato, che rappresenta la Presidenza del Consiglio, avrebbe dovuto sapere della fissazione dell'udienza preliminare. Fonti legali spiegano che c'erano anche degli articoli di giornale che rendevano l'udienza «un fatto notorio». È la prima volta che in tutti i procedimenti sulla strage la Presidenza del Consiglio è fuori;

   nella complessa ordinanza con la quale estromette la Presidenza del Consiglio, la Gup spiega, che «non c'è prova che Presidenza del Consiglio e Ministero degli interni rappresentino lo Stato». Lo riferisce all'AGI l'avvocato Federico Sinicato, legale dei familiari delle vittime di piazza dalla Loggia. Da questa considerazione dedurrebbe, secondo quanto dice il legale, che Governo e Ministero «non possano essere considerate inequivocabilmente parti offese ma solo danneggiate e quindi la loro costituzione è tardiva». Un passaggio a cui va aggiunto che la legge prevede che «solo alla parte offesa e non anche alla parte danneggiata spetta l'avviso di fissazione dell'udienza»;

   Palazzo Chigi ha replicato con una nota nella quale esprime «sorpresa per la decisione del Gup di Brescia di negare la Costituzione di parte civile proposta dall'Avvocatura dello Stato per la Presidenza del Consiglio, per due ragioni:

    1. il Gup non aveva dato notizia al Governo dell'udienza antecedente a quella odierna e ciò aveva reso impossibile la costituzione. La Presidenza del Consiglio aveva incaricato l'Avvocatura dello Stato di presentare istanza di rimessione in termini che lo stesso Gup ha accolto. Perché mai l'avrebbe accolta se non per formalizzare la costituzione?

    2. Oggi il Gup sostiene che la Presidenza del Consiglio avrebbe dovuto conoscere l'antecedente udienza in quanto "fatto notorio": ciò contraddice la precedente decisione dello stesso Ufficio e il codice di procedura penale che impone di notificare l'udienza a chi ha titolo a intervenirvi.

   Alla Presidenza del Consiglio è stato così impedito l'esercizio del potere-dovere di affiancare la difesa delle vittime. L'Avvocatura dello Stato è stata incaricata di proporre ricorso in Cassazione contro un provvedimento così palesemente abnorme» –:

   se il Ministro interrogato intenda avviare un'attività ispettiva.
(4-01032)


   CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da numerose notizie di stampa degli ultimi giorni si apprende con sgomento della decisione del tribunale di Pisa di allontanare due sorelle, di 16 e 12 anni, dalla madre che vive a Torino per collocarle in una comunità in Toscana, in seguito al rifiuto delle stesse di vedere il padre dopo la separazione dei genitori: la causa della decisione sarebbe che le due adolescenti sarebbero state condizionate dalla mamma «malevola» e «ostativa» al rapporto delle figlie col papà;

   decisione, stando a quanto raccontato da «La Repubblica», accolta con perplessità non solo da chi conosce la famiglia ma anche da operatori e servizi sociali. Proprio questi ultimi in una relazione avevano espresso «preoccupazione in merito all'allontanamento delle ragazze per l'inserimento in comunità, ritenendolo oltre che dannoso, anche inefficace», nonostante fossero condivise «le valutazioni in merito alle criticità della situazione e all'importanza della bigenitorialità»;

   nessun maltrattamento nei confronti delle due figlie ma, secondo la consulente sulla cui relazione si è poi basata la decisione del giudice, la madre ha «demonizzato agli occhi delle figlie ogni riferimento paterno» e «ha assunto un ruolo ostruzionistico nel mantenimento dei rapporti con la loro figura paterna». Secondo l'avvocata che assiste la donna, la decisione danneggerebbe «ulteriormente le ragazze, che a Torino frequentano la scuola, vanno agli scout, sono pienamente inserite e hanno una rete di amicizie solida»;

   inoltre la relazione della consulente sarebbe «basata su tre incontri di soli 20 minuti, l'ultimo nel gennaio 2022, mentre i servizi sociali erano di altro avviso». Dopo il divorzio dal marito, la donna ha lasciato la Toscana alla volta di Torino dove si è rifatta una vita, ha conosciuto un uomo dal quale ha avuto un altro bambino. I rapporti tra il padre e le due figlie però col tempo hanno iniziato a sgretolarsi, fino alla decisione, avanzata proprio dalle due sorelle, di non volerlo più vedere;

   occorre rilevare che ancora una volta non è stata ascoltata «la volontà dei minori» e nonostante negli ultimi decenni si sia fatta sentire sempre più impellente la necessità di porre l'attenzione sulla concreta attuazione dei diritti del minore che porta ad una progressiva e sempre più spiccata rilevanza della sua posizione nel bilanciamento dei diritti delle parti nelle vicende processuali, promuovendo l'interesse del minore, vale a dire «the best interest of the child» quale prioritaria finalità nei sistemi giuridici internazionali;

   a riprova di ciò, con la riforma Cartabia si è voluta imprimere ancora più cogenza al diritto all'ascolto del minore nei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano, dedicandovi ben tre articoli: l'articolo 473-bis 4 del codice di procedura civile, l'articolo 473-bis 5 del codice di procedura civile e l'articolo 473-bis 6 del codice di procedura civile;

   a giudizio dell'interrogante, si è in presenza di palese violazione del superiore interesse delle minori, nonché del diritto di quest'ultime ad essere ascoltate e tutelate, imponendo l'allontanamento immotivato da una genitrice che non si è macchiata di nessun reato, non si è mai dimostrata pericolosa verso terzi, o incapace di provvedere più che adeguatamente alle figlie, costrette ad un cambio di vita traumatico e lesivo dell'equilibrio psicofisico –:

   se, considerata l'estrema urgenza e gravità della vicenda, ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere un'iniziativa ispettiva sia in relazione al procedimento che ha comportato l'allontanamento improvviso delle minori dalla madre e dal contesto familiare, che in relazione all'operato degli uffici giudiziari che si sono occupati del caso;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere perché sia data piena applicazione al diritto all'ascolto dei minori nei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che li riguardano.
(4-01033)


   STEFANAZZI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 maggio 2023 l'onorevole interrogante si è recato, nell'esercizio delle proprie prerogative parlamentari, presso la Casa circondariale «Borgo San Nicola» di Lecce, riscontrando gravi problematiche di salubrità degli ambienti e un generale stato di preoccupante ammaloramento di gran parte della struttura carceraria;

   tali allarmanti criticità sono pienamente confermate dall'esito di due sopralluoghi effettuati dalla Asl di Lecce in data 17 e 23 febbraio 2023, al fine di verificare i requisiti igienico-sanitari della struttura;

   a fronte di una capienza regolamentare dell'istituto pari a 798 unità, al momento dell'ultimo sopralluogo della Asl risultavano presenti 1063 detenuti, di cui 983 uomini e 81 donne, determinando una situazione di grave sovraffollamento degli spazi;

   la struttura presenta nel suo complesso molteplici e rilevanti criticità, sia negli ambienti destinati al personale, sia in quelli adibiti alla custodia e alla cura dei detenuti;

   come riportato nelle conclusioni della relazione effettuata dalla Asl di Lecce a seguito dei suddetti sopralluoghi, «Emergono ancora (rispetto al precedente sopralluogo) evidenti problemi strutturali e manutentivi in grado di compromettere le condizioni igienico sanitarie dell'intero complesso, sia in termini di microclima che di persistenza dei requisiti di vivibilità (presenza di muffe ed umidità nei vani doccia, servizi igienici con pareti non lavabili, ecc.). Molte delle criticità evidenziate sarebbero "controllabili" con programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria adeguatamente pianificati che, allo stato attuale, rivestono carattere di urgenza»;

   tra le criticità riscontrate negli ambienti dell'edificio, si elencano, a mero titolo esemplificativo: materiale accatastato e mobilio pericolante non fissato alle pareti, sanitari in acciaio fortemente deteriorati, arrugginiti e sporchi, cavi liberi appesi, corrugati usurati o completamente danneggiati, gravi infiltrazioni sui soffitti e sulle pareti, muffe, scrostature e caduta di intonaco, guano di volatili su alcuni davanzali e persino la presenza di volatili all'interno della struttura;

   anche i locali destinati all'assistenza sanitaria non sembrano sempre idonei a garantire il servizio, né ad assicurare agli operatori e ai detenuti adeguati standard igienici e di sicurezza: il settore di chirurgia ambulatoriale previsto fin dal 2017 non è ancora stato allestito, le visite specialistiche di urologia, chirurgia plastica e ortopedia richiedono il trasferimento del detenuto all'esterno, la farmacia ha difficoltà nel garantire la fornitura continuativa di farmaci, gli arredi presenti negli ambulatori e nell'infermeria sono vetusti o insufficienti, in molti ambienti non sono presenti sistemi di riscaldamento/raffreddamento e in molti casi i contenitori per i rifiuti sanitari pericolosi è utilizzato anche per la raccolta di rifiuti misti;

   anche negli ambienti dedicati ai laboratori (falegnameria, tessile, progetto Likem per il recupero dei vecchi modem e officina metalmeccanica) in molti casi non sono rispettati gli standard minimi di sicurezza;

   le condizioni, per tanti aspetti indegne, in cui versa la casa circondariale di Lecce non sono dissimili da quelle di altri istituti penitenziari italiani, soprattutto nel Mezzogiorno, che hanno già rappresentato motivo di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo;

   lo stato di degrado che interessa molti di questi luoghi, infatti, costituisce un pericolo per la sicurezza e la salute dei detenuti e dello stesso personale penitenziario;

   tutto quanto rappresentato assume maggiore gravità quando in tali strutture, come accade a Lecce, sono ospitate detenute madri con figli minori a carico –:

   se si intenda intraprendere iniziative per verificare lo stato di salubrità e gli standard di sicurezza delle strutture carcerarie italiane e porre urgentemente in essere, sulla base di tali verifiche, un piano di interventi di adeguamento, ammodernamento e manutenzione degli edifici carcerari;

   se si intenda, per quanto di competenza, accertare le ragioni per cui i lavori di riqualificazione avviati nella casa circondariale di Lecce sono stati interrotti.
(4-01038)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI, CASASCO, POLIDORI e MAZZETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un autorevole membro del Governo si è espresso favorevolmente rispetto alla proposta francese di rivedere i criteri di assegnazione degli incentivi per l'acquisto di auto, in modo da favorire le produzioni continentali e rispondere sia al neo-protezionismo americano, sia all'aggressiva campagna di espansione delle auto elettriche cinesi;

   nel primo trimestre di quest'anno gli incentivi francesi sono andati per il 40 per cento alle elettriche fabbricate in Cina, che hanno prezzi assolutamente competitivi. Ciò è dovuto al quasi monopolio cinese dei minerali necessari a produrre i componenti delle batterie e al basso costo dell'acciaio in quel Paese;

   nel rispondere all'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00748, il 27 aprile 2023, in materia di iniziative volte a spostare parte delle risorse destinate ai veicoli con emissioni 0-60 grammi di CO2/km (elettrici-ibridi) a quelli per veicoli con emissioni tra 61-135 grammi (endotermici euro 6), il Ministro interrogato, nei dichiararsi sostanzialmente favorevole, ha precisato di essere «al lavoro... per fare in modo che gli incentivi vadano sempre più a beneficio della produzione nazionale, anche dell'indotto...»;

   gli incentivi ai diesel e benzina euro 6 vanno a Stellantis per una quota di mercato pari al 35,2 per cento (marzo 2023). Per la quota restante vanno principalmente a case automobilistiche europee, di cui l'indotto italiano è tra i principali fornitori. Complessivamente possiamo dire che almeno il 60 per cento degli incentivi rimane in Italia;

   gli incentivi per le motorizzazioni elettriche o ibride vanno a Stellantis per una quota assai minore e poi a case europee, a Toyota, alle elettriche cinesi a basso costo e solo in minima parte all'indotto italiano. Rimane in Italia una quota di incentivi assai inferiore rispetto all'endotermico;

   gli italiani nutrono ancora diffidenza verso l'auto elettrica, a cominciare dal costo. In Italia un'auto su cinque è una Euro 0-2, con almeno 18 anni di anzianità e questo comporta un rilevante inquinamento atmosferico. Sempre più città stanno bloccando gli accessi a tale tipologia di auto, di fatto colpendo la popolazione a minor reddito –:

   se non ritenga opportuno, in attesa di decisioni europee di complessa approvazione, adottare iniziative di competenza volte a spostare parte delle risorse destinate ai veicoli con emissioni nella fascia 0-60 grammi di CO2/km a quelli per veicoli con emissioni tra 61 e 135 grammi, per ridurre l'inquinamento, favorire le classi meno abbienti e sostenere il comparto automotive nazionale.
(5-00884)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in merito alle principali vertenze industriali liguri, questo Ministero, dinnanzi alle istanze delle istituzioni locali, delle parti datoriali e sindacali, nelle loro articolazioni locali, e dei parlamentari della regione, si è positivamente attivato sin dall'inizio del proprio mandato, confrontandosi ripetutamente con il territorio nell'ottica dell'adozione di politiche concretamente finalizzate alla risoluzione delle criticità in essere e al rilancio e lo sviluppo delle realtà produttive in crescita o potenzialmente tali;

   la volontà di agire in maniera strutturale, condividendo con il territorio le più opportune azioni da porre in essere, ha, difatti, trovato fattivo riscontro in particolar modo negli ultimi incontri del 27 marzo e del 17 aprile 2023, rispettivamente con la delegazione del Tavolo provinciale per lo sviluppo economico di Savona e con regione Liguria, nelle figure degli assessori allo sviluppo economico e al lavoro;

   gli esiti di tali incontri sono stati riconosciuti come positivi da tutte le parti territoriali che vi hanno preso parte;

   con particolare riguardo alla vertenza Piaggio Aerospace s.p.a., azienda aeronautica strategica, composta dai due asset Piaggio Aero Industries s.p.a., e Piaggio Aviation s.p.a., società attualmente in amministrazione straordinaria da più di quattro anni, le cui due prime gare per la vendita non hanno condotto al risultato auspicato della cessione, a fronte del terzo bando di gara con la riapertura dei termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, annunciato in data 9 maggio e pubblicato in data 10 maggio 2023, le segreterie di Fim, Fiom e Uilm di Savona e Genova nonché le RSU Piaggio Aerospace Villanova d'Albenga e Genova e RSU Piaggio Aviation, hanno avanzato la richiesta di un incontro dedicato, finalizzato all'istituzione di un tavolo informativo e di confronto con questo Ministero;

   tale istanza è ritenuta necessaria dalle parti sindacali per dare un proprio contributo nel costruire un percorso di vendita che possa concludersi in tempi rapidi e con l'individuazione di un soggetto acquirente che possieda specifiche competenze nel settore, solidità finanziaria e sia portatore di un piano industriale a lungo termine –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di assicurare la salvaguardia dei livelli produttivi ed occupazionali di Piaggio Aerospace s.p.a.
(5-00885)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'evento calamitoso, abbattutosi in questi giorni con incredibile violenza sul territorio della regione Emilia-Romagna e delle regioni limitrofe, ha causato numerosi morti, feriti e ha visto l'evacuazione di migliaia di persone, con danni ingenti alle imprese; bilancio che, purtroppo, potrebbe ancora aggravarsi;

   in particolare, le copiose precipitazioni e le esondazioni che hanno interessato gran parte del territorio della regione Emilia-Romagna, superando i livelli di allarme e i massimi storici mai registrati, hanno prodotto ingenti danni alle attività produttive, industriali, commerciali, artigianali, turistiche del territorio per le quali non si è ancora in grado di valutare le reali entità dell'impatto causato dai predetti eventi naturali per via dell'impossibilità di raggiungere ancora i relativi siti;

   le conseguenze di frane, smottamenti, esondazioni e di ulteriori piogge ancora in atto vedranno incrementare ulteriormente i danni subiti da ogni singolo comparto e filiera –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire ogni elemento utile in merito alle misure a supporto delle imprese che hanno subìto danni materiali ed economici nei territori colpiti dagli eventi alluvionali in corso, anche mediante la predisposizione di un piano di ristori economici teso a consentire una ripresa rapida delle attività produttive, in considerazione della fragilità del contesto territoriale e della vocazione turistica di alcuni luoghi.
(5-00886)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il mese di aprile 2023 è stato positivo per il mercato auto italiano che ha visto una crescita del 29,2 per cento all'interno della quale anche le vendite delle auto elettriche hanno evidenziato una buona performance (3.996 immatricolazioni), con un incremento in termini di volume del 29,9 per cento rispetto ad aprile 2022. La quota di mercato, però, rimane di appena il 3,1 per cento agli stessi livelli di un anno fa;

   per tutto il 2023 risultano disponibili per il settore 630 milioni di euro per l'acquisto di veicoli non inquinanti di categoria M1 (autoveicoli), L1e-L7e (motocicli e ciclomotori) e N1 e N2 (veicoli commerciali. Tali risorse sono state stanziate con il Governo Draghi e assegnate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) 6 aprile 2022 e dalla legge di Bilancio 2021;

   sia le parti sindacati che diverse associazioni tra cui Motus-E, UNRAE ed Anfia chiedono interventi rapidi al Governo per modificare la struttura degli incentivi esistenti per supportare la crescita del mercato delle auto elettriche poiché, guardando i dati del primo trimestre 2023, si vede che l'Italia è molto indietro rispetto a Paesi europei come Francia, Germania e Regno Unito, dove la quota di mercato delle auto elettriche si attesta rispettivamente al 15,4 per cento, al 14,2 per cento e al 15,4 per cento;

   è necessaria un'adeguata revisione delle politiche incentivanti e fiscali, per i privati e per le flotte attraverso un lavoro di coordinamento con tutti i soggetti coinvolti che definisca la strategia per raggiungere l'obiettivo delle zero emissioni al 2035: i dati dimostrano che gli incentivi all'acquisto di autovetture a basse emissioni non stanno funzionando e che è urgente una loro riformulazione –:

   quali siano gli intendimenti del Governo e se intenda procedere con una convocazione del tavolo Automotive per arrivare ad un posizionamento condiviso sulle condizioni e sulle prospettive di un comparto particolarmente esposto agli impatti delle trasformazioni in essere e di quelle che verranno, con un serio rischio di deindustrializzazione del settore e di riduzione dell'occupazione.
(5-00887)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 maggio 2022, la Camera dei deputati ha definitivamente approvato il provvedimento recante norme di «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina»; il cosiddetto Decreto Ucraina;

   il testo finale ha visto l'introduzione degli articoli 17-bis e 17-ter mediante i quali è stato istituito un sistema di interscambio di pallet;

   elemento centrale delle norme introdotte è l'obbligo di restituire lo stesso numero di pallet che si sono ricevuti in uno alla consegna delle merci trasportate e, più precisamente, la restituzione di un «numero di pallet della medesima tipologia, con caratteristiche tecnico-qualitative assimilabili o equiparabili a quelle dei pallet ricevuti.», come previsto dall'articolo 17-ter comma 1;

   al successivo comma 6 dell'articolo 17-ter veniva, inoltre, rimesso in capo al Ministro dello sviluppo economico l'obbligo di stabilire, mediante proprio decreto, le caratteristiche tecnico-qualitative, determinare il valore di mercato del pallet interscambiabile e indicare la struttura competente a svolgere attività di vigilanza e di monitoraggio del corretto funzionamento del sistema di interscambio di pallet;

   nonostante le richiamate disposizioni, ad oggi non risultano ancora emessi i relativi decreti attuativi con conseguente difficoltà per le imprese di procedere alle attività di interscambio, specialmente per quanto attiene alla determinazione del prezzo e loro aggiornamento nel tempo –:

   se, alla luce dei fatti esposti, il Ministro interrogato intenda fornire elementi in merito ai tempi di adozione dei decreti attuativi e se abbia adottato o intenda adottare eventuali iniziative normative risolutive delle problematiche di cui in premessa.
(4-01027)


   GUSMEROLI, ANDREUZZA, BARABOTTI, DI MATTINA, TOCCALINI, MACCANTI, DARA, FURGIUELE e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa nazionale ed evidenziato dalla ricerca effettuata da «Facile.it», «Up Research» e «Norstat» e presentata alla Camera dei deputati il 16 maggio 2023, nell'ultimo anno 4 milioni di italiani sono caduti vittime di una truffa o di un tentativo di truffa nell'ambito delle bollette luce e gas, ben il 28 per cento in più rispetto all'anno precedente, con un danno stimato di oltre 1,2 miliardi di euro, vale a dire oltre il doppio rispetto alla precedente rilevazione fatta a maggio 2022 (+152 per cento);

   l'indagine ha messo in evidenza come, all'interno delle principali voci di spesa familiare, le bollette luce e gas siano l'ambito più colpito dai criminali che, per raggiungere le loro vittime, usano spesso il telefono o la vendita porta a porta;

   circa le modalità di truffa più diffuse, emerge, che il finto call center è lo strumento più utilizzato per questo genere di frodi, con una percentuale che in un anno è passata dal 44 per cento al 53 per cento, mentre in un caso su cinque il truffatore ha utilizzato un sistema diretto tramite la vendita porta a porta;

   sempre secondo l'indagine, il 34 per cento delle vittime è stato raggirato tramite una falsa e-mail, mentre il 14 per cento attraverso un finto sito web, percentuale quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno (+90 per cento). Cala, di contro, l'utilizzo da parte dei malfattori delle App di messaggistica istantanea e dei social network, che comunque rappresentano gli strumenti attraverso i quali sono stati truffati, rispettivamente, il 5 per cento e il 4 per cento dei rispondenti;

   suddividendo il campione su base territoriale, invece, emerge che se nella precedente rilevazione l'area più colpita dai truffatori era il Nord Est, quest'anno il triste primato spetta al Nord Ovest, con una percentuale pari all'11,6 per cento;

   come noto la legge 4 agosto 2017, n. 124 ha previsto il progressivo passaggio dal mercato tutelato a quello libero, prevedendo le date dalle quali i servizi di tutela di prezzo non saranno più disponibili. Per le famiglie, sia per l'elettricità che per il gas, il superamento della tutela di prezzo è previsto entro il 10 gennaio 2024;

   a parere degli interroganti, anche per l'avvicinarsi del passaggio al mercato libero, appare evidente come tali episodi mettano in luce un grave pericolo per i consumatori italiani che inconsapevolmente possono trovarsi vittime di pratiche commerciali scorrette e vere e proprie azioni criminali –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere al fine di prevenire queste pratiche vessatorie e di garantire il rispetto del codice del consumo che obbliga chi vende ad operare con la massima trasparenza ed a fornire informazioni chiare e precise.
(4-01031)


   ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 29 marzo 2023, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha disposto l'amministrazione straordinaria e lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Eurovita Holding s.p.a. e Eurovita s.p.a., compagnia assicurativa specializzata nel ramo vita, avendo riscontrato che la situazione patrimoniale e i parametri di solvibilità delle stesse non risponderebbero ai requisiti richiesti;

   nel solo mese di febbraio 2023 il margine di solvibilità previsto dalla direttiva «Solvency II» era sceso del 150 per cento sotto i livelli di guardia, prova che le società disponessero di meno fondi propri rispetto a quanto richiesto dalla normativa per coprire i rischi sottostanti al business sviluppato;

   contestualmente l'Ivass, con provvedimento n. 75800 del 30 marzo 2023, ha prorogato fino al 30 giugno 2023 la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita s.p.a., disposta con provvedimento n. 29903 del 6 febbraio 2023, fatta eccezione per alcuni casi come i fondi pensione;

   entrambe le suddette disposizioni sono finalizzate ad assicurare un ordinato svolgimento delle attività, ad accompagnare la definizione di una soluzione di mercato da parte degli organi dell'Amministrazione straordinaria ed a scongiurare una corsa agli sportelli che potrebbe ulteriormente compromettere i conti della società;

   per collocare i propri prodotti Eurovita si avvale di una fitta rete costituita da circa 6.500 promotori finanziari e oltre 1.000 sportelli bancari, mentre secondo la Federconsumatori i clienti coinvolti nel default che hanno investito anche somme considerevoli sarebbero 351.000;

   in vista dell'approssimarsi della data imposta dall'Ivass per la sospensione dei riscatti, anche al fine di mettere al sicuro le polizze sottoscritte dai risparmiatori, è allo studio un piano di salvataggio che prevede la divisione di Eurovita in cinque rami d'azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero successivamente spartiti tra i cinque big assicurativi (Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz) che si aggiudicherebbero un pacchetto di premi da oltre 1 miliardo di euro ciascuno e si farebbero carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all'integrazione del ramo d'azienda, compreso l'assorbimento del personale ad esso correlato;

   la suddetta soluzione «di sistema» per quanto necessaria non è stata ben accolta dai sottoscrittori, desiderosi di recuperare quanto prima i capitali investiti. Infatti, in un contesto caratterizzato da estrema incertezza, stante anche la ristrettezza dei tempi e la circostanza che la sola migrazione delle polizze richiederebbe tempistiche ben più lunghe, appare improbabile che l'Authority possa procrastinare ulteriormente il blocco delle polizze se non per un limitato lasso di tempo utile ad ultimare i dettagli tecnici del riassetto, andandosi così a delineare all'orizzonte una situazione che rischia di far scivolare la società verso il fallimento;

   il fallimento della compagnia, per legge, fa venir meno l'obbligo da parte della stessa di restituire il 100 per cento del capitale: di conseguenza, viene rimborsato il controvalore della gestione che, anche in un portafoglio molto conservativo come quello delle polizze vita ramo I, può essere inferiore rispetto al capitale versato;

   a peggiorare lo scenario è intervenuta la recente decisione del Ministero dell'economia e delle finanze di aumentare la tassa sulle riserve matematiche assicurative, come previsto dall'articolo 44, comma 2, del decreto-legge n. 48 del 2023 –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere con urgenza al fine di tutelare tempestivamente i risparmiatori coinvolti nella vicenda riportata in premessa e mettere al sicuro le polizze sottoscritte dagli stessi con Eurovita s.p.a.
(4-01039)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO, UBALDO PAGANO, SCARPA, MADIA e BARBAGALLO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   un articolo del Corriere della Sera pubblicato in data 18 maggio 2023 evidenzia come il combinato disposto dell'alluvione in Emilia-Romagna e lo sciopero annunciato e poi rinviato del settore aereo abbiano innescato in queste ore una spirale speculativa sui biglietti aerei lungo le tratte nord-sud del Paese;

   il rincaro riguarda in particolar modo i collegamenti tra Milano e le città di Bari, Brindisi e Pescara;

   in poche ore si sono registrati rincari dei biglietti pari anche al 250 per cento;

   se un biglietto Milano-Pescara il 17 maggio costava 76 euro, il giorno dopo il prezzo è balzato a 263 euro, con un rincaro del 246 per cento;

   un volo Milano-Bari è passato in un giorno da 103 a 148 euro (+44 per cento) mentre un Bari-Milano è quasi raddoppiato, balzando da 75 a 148 euro;

   gli esempi riportati dall'organo di informazione evidenzia un innalzamento dei costi esponenziale che non può essere giustificato a fronte di ragioni dovute ad un fattore calamitoso che ha fatto registrare vittime e ingenti danni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno convocare tempestivamente un tavolo di confronto con le compagnie aeree al fine di contrastare meccanismi speculativi ingiustificati a fronte di ciò che è accaduto in Emilia-Romagna.
(5-00879)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in via Achille Tedeschi 61 a Roma, un edificio ex sede di un istituto scolastico è stato destinato a divenire, dopo i necessari lavori di riqualificazione, un ufficio passaporti e Commissariato di polizia;

   a quanto si è appreso da agenzie di stampa a seguito della denuncia del presidente del IVo Municipio di Roma, gli stessi lavori di riqualificazione non sono mai effettivamente iniziati e lo stabile versa in stato di preoccupante abbandono;

   il citato edificio è attiguo all'istituto comprensivo Achille Tedeschi, quotidianamente frequentato dalle bambine e dai bambini, dai genitori e dal corpo docente, la cui sicurezza è costantemente messa a rischio;

   all'interrogante risulta, infatti, che siano già stati denunciati atti vandalici (in particolare un incendio doloso il 21 aprile 2023), oltre ad occupazioni saltuarie e a presenze indebite all'interno dell'istituto comprensivo;

   circostanze quelle sopra esposte evidenziano la necessità di provvedere rapidamente alla messa in sicurezza della intera area, adiacente, tra l'altro, a quella dove sorgerà il nuovo stadio di calcio della Roma;

   i lavori di riqualificazione mai iniziati appaiono urgenti anche alla luce dei gravi ritardi ampiamente denunciati con diversi atti ispettivi sulle procedure inerenti il rilascio dei passaporti e che stanno creando, come è noto, un gravissimo disagio per molti cittadini –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per ripristinare quanto prima la messa in sicurezza dello stabile abbandonato, al fine di garantire l'incolumità dei bambini, dei genitori e del corpo docente che frequentano la scuola, nonché di tutte le persone che vivono nell'area interessata;

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire quanto prima l'avvio dei necessari lavori di riqualificazione, e se, nelle more dell'inizio dei lavori, intenda potenziare i controlli di questo territorio al fine di evitare il ripetersi di atti vandalici e di occupazioni quali quelle già messe in atto.
(5-00881)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione e del merito attribuisce una carta nominativa a tutti gli studenti delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado statali e paritarie, denominata «IoStudio – Carta dello Studente». La Carta consente di attestare lo status di studente e di accedere in modo agevolato al mondo della cultura e a una serie di servizi utili a chi studia. Il progetto è promosso dal Ministero, sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, su richiesta delle maggiori rappresentanze istituzionali e associative degli studenti e dei genitori;

   IoStudio è diventato lo strumento di potenziamento del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale. Ha avviato il programma di ampliamento dei servizi collegati, lanciando nuove partnership, nuove offerte per gli studenti e nuove esperienze, destinate a sensibilizzare la comunità studentesca verso le tematiche del diritto allo studio collegato alla digitalizzazione;

   secondo le segnalazioni riportate dagli operatori del settore, gli studenti beneficiari relativamente all'anno scolastico 2021-2022, in possesso dei requisiti previsti, non hanno ancora potuto effettuare la riscossione. Tale ritardo sta generando di fatto un disagio enorme per gli studenti in tutto il territorio nazionale ai quali, seppur in regola con i criteri di condizione economica, viene di fatto negato un diritto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del numero effettivo degli studenti risultati idonei alla Carta IoStudio e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di reperire risorse adeguate a garantire il diritto allo studio a tutti gli aventi diritto.
(4-01023)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. – Al Ministro dell'istruzione e del merito. – Per sapere – premesso che:

   l'organico delle scuole primarie sulle classi a tempo pieno per la città e la provincia di Milano è in contrazione rispetto all'anno precedente, come denunciato da 43 dirigenti scolastici di Milano e provincia;

   ciò causa la mancata autorizzazione di nuove classi nonostante le richieste delle famiglie, anche quando vi sono alunni DVA tra gli iscritti (che hanno bisogno di maggiori tutele e classi di massimo 22 studenti), con conseguente smistamento in altri plessi dello stesso Istituto Comprensivo;

   per razionalizzare le risorse in contrazione (a cui vanno aggiunti 14 collaboratori scolastici in meno) e anche a causa del calo di iscritti, a Milano le classi attivate saranno 115 in meno rispetto allo scorso anno scolastico;

   con questi tagli di organico non sarà possibile soddisfare la domanda per il tempo pieno, che si attesta al 98 per cento delle famiglie, in quanto rischiano di essere frequenti riduzioni di orario;

   la qualità dell'istruzione dell'obbligo sarà inevitabilmente più bassa, anche dato che l'organico di potenziamento rischia di essere utilizzato solo per avvicinarsi al raggiungimento delle 40 ore, non riuscendo a cogliere l'opportunità di rendere le classi più piccole e offrire un'istruzione innovativa agli alunni;

   questo implicherà anche una riduzione delle ore di compresenza, senza le quali non vi sono i numeri legali per uscite extra scolastiche e laboratori, strumenti fondamentali per una didattica non solo frontale, che è urgente per recuperare i ritardi di apprendimento causati dall'emergenza Covid;

   questi cambiamenti rendono estremamente improbabile il raggiungimento degli obiettivi del Progetto PNRR – Scuola 4.0;

   in un periodo di crisi della natalità, diventa ancor più fondamentale supportare le famiglie, specialmente in una città come Milano, in cui il costo della vita, così come il costo di attività pomeridiane per tenere impegnati i bambini vista la riduzione delle ore scolastiche settimanali, rende spesso inevitabile che entrambi i genitori lavorino –:

   quali iniziative intenda il Governo assumere per andare incontro alle richieste dei genitori e dei dirigenti scolastici milanesi.
(4-01024)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO e CAROTENUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la questione dei 310 ex operai della Whirlpool Napoli, come anche quella relativa allo stabilimento di via Argine – vicenda rispetto alla quale l'interrogante aveva già presentato un'interrogazione a risposta orale in data 20 febbraio 2023 (n. 3-00682) – sembrerebbe aver trovato uno sbocco positivo per quanto attiene la riconversione in una nuova attività di produzione;

   la TeaTek, che ha vinto il bando di gara e ha rilevato l'impianto, in data 16 maggio 2023, a Roma, ha infatti presentato un piano industriale da 28 milioni di euro. A Napoli, dunque, si produrranno pannelli solari, uno dei settori più rilevanti per la TeaTek, e si dovrebbe procedere al riassorbimento dei 310 lavoratori licenziati dalla Whirlpool Napoli;

   l'inizio della produzione è previsto per il 2025 (in base alla programmazione), tuttavia gli ex operai Whirlpool dal 6 novembre 2023 non percepiranno più la Naspi, e dunque si troveranno senza alcuna forma di sostegno economico, in attesa di essere reimpiegati solo a partire dal 2025, ovvero più di un anno dopo;

   in base agli accordi, in tale intervallo, la regione Campania dovrebbe intervenire con un percorso di formazione retribuita, ma allo stato, non figura alcun piano ufficiale al riguardo;

   è evidente la necessità di provvedere affinché tali lavoratori possano accedere ad una qualche ulteriore forma di ammortizzatore/sostegno al reddito anche durante il periodo che va dalla cessazione della Naspi (5 novembre 2023), fino all'effettivo reimpiego nella nuova attività, che dovrebbe essere avviata a partire dal 2025, al fine di poter provvedere al proprio sostentamento –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per garantire che gli ex operai Whirlpool Napoli possano accedere ad una qualche forma di sostegno economico dal momento in cui non potranno più contare sulla Naspi e finché non verranno effettivamente reimpiegati nella nuova attività della TeaTek e se, in particolare, non ritengano di farli accedere ad ammortizzatori sociali che li possano accompagnare, anche con la relativa formazione, fino al loro reimpiego nella nuova azienda;

   se, considerato che la nuova attività verterà sulle tecnologie del fotovoltaico, non ritengano, per quanto di competenza, di indurre a puntare sugli investimenti, anche con la partecipazione di Invitalia – come sempre garantito dai Governi sulla vertenza – al fine di offrire maggiori garanzie e velocizzare la partenza della produzione con uno stabilimento sostenibile nel lungo periodo.
(3-00419)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nello scalo aeroportuale di Bergamo Orio al Serto, le società BGY International Services (BIS), AGS e FC Handling si occupano delle attività carico e scarico bagagli, check-in dei passeggeri e di assistenza agli aeromobili, impiegando circa 500 lavoratori;

   per il 19 maggio 2023 era stato annunciato uno sciopero dei lavoratori addetti all'assistenza a terra, prevedendo un'astensione dal lavoro di quattro ore, dalle 12.00 alle 16.00, protesta poi revocata in considerazione, anche dal punto di vista dei trasporti, della drammatica situazione in Emilia-Romagna;

   la mobilitazione nazionale è stata quindi posticipata al 4 giugno;

   una precedente mobilitazione è già avvenuta lo scorso 2 aprile 2023 da parte dei lavoratori di AGS, mentre a novembre 2022 anche i lavoratori di BIS protestato per la difficoltosa situazione nel settore dell'assistenza dei voli a terra;

   motivo degli scioperi è il mancato rinnovo del contratto nazionale del trasporto aereo, sezione Assohandlers, scaduto a dicembre del 2016 e, per la parte economica, a giugno 2017 la cui trattativa è attualmente ancora in stallo;

   FILT-CGIL Bergamo, FIT-CISL e Uiltrasporti provinciali hanno spiegato come «in questi ultimi mesi, Assohandlers ha continuato a ribadire di voler arrivare a un rinnovo contrattuale "congruo" per garantire la sostenibilità economica delle proprie aziende associate, ma ha avanzato richieste irricevibili come la riduzione della fascia oraria notturna, la mancata retribuzione dei primi tre giorni di malattia dopo il terzo evento nell'arco dell'anno e ulteriori flessibilità rispetto a quelle già previste» hanno spiegato «Il riconoscimento economico proposto, poi, è assolutamente inadeguato. In questo settore, si registra da tempo una difficoltà delle aziende nel reperire nuovi lavoratori per ritmi e turni particolarmente gravosi. Assohandlers continua a non capire che la soluzione non può che essere un rinnovo contrattuale che restituisca attrattività e dignità al lavoro di questo comparto, aggiornando i salari fermi da oltre 6 anni»;

   da quanto apprende l'interrogante dal comunicato stampa della CGIL Bergamo, le tre sigle sindacali provinciali avevano già denunciato nella mobilitazione del 2 aprile le inaccettabili condizioni di lavoro in ASG: «Ci vengono segnalati mancanza di idoneità e carenze nei mezzi di servizio, scorrettezze negli inquadramenti contrattuali legati alle mansioni, problemi nei turni, indisponibilità di parcheggi per i dipendenti, assenza dei referenti in turno, divise logore che non vengono cambiate e inadeguatezza degli spazi di lavoro (non ci sono spogliatoi), senza parlare del mancato accordo per il premio di risultato e del fatto che non c'è ticket pasto. È una situazione a tratti paradossale, se si pensa che i dipendenti di AGS si trovano ad operare in uno scalo aeroportuale in crescita»;

   le richieste mosse dai sindacati a favore dei dipendenti di settore sono plurime e assolutamente fondate: un congruo adeguamento salariale, l'aumento dei giorni di ferie, l'introduzione della sanità integrativa, l'aumento della previdenza integrativa nonché una regolamentazione dell'orario di lavoro e dei turni che si rendano compatibili con le esigenze dei lavoratori;

   il settore dell'assistenza dei voli a terra chiaramente soffre per gli effetti del processo di liberalizzazione degli ultimi anni: secondo le ultime normative di settore negli aeroporti è ormai obbligatorio che operino una molteplicità di società di handling;

   la situazione risulta ulteriormente gravosa nello scalo di Bergamo Orio al Serio dove, vista l'ampia presenza di compagnie aeree low cost, si assiste a una rincorsa al ribasso per restare sul mercato a discapito dei salari e delle condizioni di lavoro –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere per migliorare la condizioni di lavoro dei dipendenti del settore dell'assistenza dei voli a terra, con particolare attenzione allo scalo bergamasco di Orio al Serio.
(4-01036)

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza urgente Battilocchio e altri n. 2-00147, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dalla Chiesa;

  L'interpellanza Iaria n. 2-00148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Traversi;

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Squeri n. 3-00177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Casasco, Battilocchio, Mazzetti.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lazzarini n. 1-00099, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 76 del 27 marzo 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    la fibrosi cistica è una malattia genetica multiorgano, cronica e degenerativa che danneggia progressivamente gli apparati respiratorio e digerente, pregiudicando seriamente la qualità della vita delle persone che ne sono affette;

    la malattia è causata dal malfunzionamento o dall'assenza della proteina Cftr (Cystic fibrosis transmembrane regulator) ed è caratterizzata dalla produzione di muco eccessivamente denso che chiude i bronchi e ostruisce il pancreas, determinando infezioni respiratorie ripetute e impedendo che gli enzimi pancreatici raggiungano l'intestino;

    il rischio di trasmissione della fibrosi cistica si presenta quando entrambi i genitori sono portatori sani della malattia, con una copia alterata del gene Cftr. In questi casi, esiste 1 probabilità su 4 che il bambino erediti due copie mutate del gene Cftr, una da ciascun genitore, e nasca affetto da fibrosi cistica;

    la prevalenza dei portatori sani del gene Cftr mutato, in Italia e nel mondo occidentale, è di circa 1 ogni 25/26 persone. Si stima che, in Italia, 1 bambino su 2.500 nasca affetto da fibrosi cistica (circa 200 nuovi casi all'anno), con un numero di pazienti censiti nel Registro italiano fibrosi cistica pari a 5.801;

    nella programmazione e nell'attuazione degli interventi in favore delle persone affette da fibrosi cistica è indispensabile il contributo fornito dalle associazioni dei pazienti;

    la Lega italiana fibrosi cistica è l'associazione di pazienti che lavora da oltre quarant'anni sul territorio, in collaborazione con i centri di cura regionali, al fine di raggiungere ogni persona affetta da fibrosi cistica e garantire un miglioramento delle cure disponibili, delle opportunità sociali, dei diritti e della qualità della vita;

    lavorando in sinergia con i medici e le istituzioni, la Lega italiana fibrosi cistica è stata parte attiva nel percorso di approvazione della legge 23 dicembre 1993, n. 548, recante «disposizioni per la prevenzione e la cura della fibrosi cistica», le cui disposizioni hanno segnato una svolta per il trattamento della malattia, prevedendo l'istituzione in ogni regione di centri di cura dedicati ed altamente specializzati;

    per l'attuazione degli interventi di prevenzione e cura della fibrosi cistica, l'articolo 10 della citata legge n. 548 del 1993 ha previsto una prima copertura economica a carico del Fondo sanitario nazionale, per ciascuno degli anni 1994, 1995 e 1996, da ripartire sulla base di criteri tuttora in vigore, relativi alla «consistenza numerica dei pazienti assistiti nelle singole regioni, alla popolazione residente, nonché alle documentate funzioni dei centri ivi istituiti, tenuto conto delle attività specifiche di prevenzione e, dove attuata e attuabile, di ricerca»;

    per le medesime finalità di prevenzione e cura della fibrosi cistica, l'articolo 3, comma 1, della legge 14 ottobre 1999, n. 362, ha autorizzato, a decorrere dall'anno 1999, un finanziamento a carico del Fondo sanitario nazionale pari a 8,5 miliardi di lire annue (corrispondenti agli attuali 4,39 milioni di euro annui), quale «quota a destinazione vincolata da ripartire tra le regioni» sulla base dei criteri sopra richiamati;

    ai sensi dell'articolo 1, commi 560 e 563, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, gli importi previsti dall'articolo 3 della citata legge n. 362 del 1999 sono confluiti, a decorrere dall'anno 2014, nella quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale cui concorre lo Stato, «fermo restando per gli interventi di prevenzione e cura della fibrosi cistica il criterio già adottato di riparto in base alla consistenza numerica dei pazienti assistiti nelle singole regioni, alla popolazione residente, nonché alle documentate funzioni dei centri ivi istituiti, tenuto conto delle attività specifiche di prevenzione, cura e, dove attuata e attuabile, di ricerca»;

    la ripartizione delle risorse previste dalle norme citate è regolarmente avvenuta, fino al 2012, suddividendo la somma complessiva di 4,39 milioni di euro annui in due quote, una per la componente «assistenza» e l'altra per la componente «ricerca», coerentemente con i criteri di riparto previsti dalla legge n. 548 del 1993;

    negli anni 2013 e 2014, tuttavia, la quota di risorse destinata alle attività di ricerca non risulta essere stata assegnata alle regioni, come confermano gli approfondimenti condotti sul punto dalla Lega italiana per la fibrosi cistica e i documenti alla stessa forniti dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe);

    inoltre, a decorrere dall'anno 2017, le risorse complessivamente destinate alla fibrosi cistica ai sensi della legge n. 362 del 1999 vengono ripartite in maniera indistinta, senza differenziare la quota di competenza dell'assistenza da quella relativa alla ricerca;

    la mancata erogazione di risorse destinate specificamente all'attività di ricerca si pone in contrasto con i criteri di riparto previsti a livello normativo, i quali avevano riconosciuto, sin dalla legge n. 548 del 1993, il ruolo cruciale dell'attività di ricerca e la necessità di affiancare sistematicamente la stessa all'attività clinica;

    l'importanza della ricerca è confermata anche dai progressi registrati in campo terapeutico negli ultimi anni, i quali hanno portato allo sviluppo di nuovi medicinali per la cura della fibrosi cistica che intervengono sul funzionamento della proteina Cftr e che hanno ottenuto, di recente, la classificazione nella cosiddetta classe A) di cui alla legge n. 537 del 1993, tra i farmaci ammessi alla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, anche a fronte delle richieste e delle sollecitazioni avanzate, nel corso della XVIII legislatura, dai deputati del gruppo Lega (si veda l'interrogazione n. 4-08372 del 3 marzo 2021);

    in particolare, a partire dal 6 luglio 2021, l'Agenzia italiana del farmaco ha approvato l'uso di un farmaco innovativo per la cura della fibrosi cistica, denominato Kaftrio, in regime di rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale, inizialmente per le persone di età superiore ai 12 anni e con almeno una mutazione F508del;

    a far data dal 28 settembre 2022, il nostro Paese si è allineato alle indicazioni fissate a novembre 2021 dall'Agenzia europea per i medicinali (Ema – European medicines agency), estendendo l'uso del farmaco Kaftrio nei soggetti di età compresa tra 6 e 11 anni con una sola copia della mutazione F508del e qualsiasi mutazione come seconda;

    nonostante tale estensione, vi sono ancora oggi numerosi pazienti orfani di cura, non rientranti nei requisiti di eleggibilità al trattamento con il farmaco Kaftrio, per i quali non esistono alternative terapeutiche valide. Di qui la necessità di estendere ulteriormente i requisiti di utilizzo del farmaco in questione, in regime di rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale, anche a fronte dei risultati di efficacia registrati nei Paesi che hanno adottato tale decisione;

    la strategia nazionale di lotta alla fibrosi cistica necessita di essere potenziata anche dal punto di vista dell'assistenza ai pazienti e della riduzione delle disomogeneità esistenti sui territori;

    come evidenziato dalla Lega italiana fibrosi cistica, gli aspetti in questione potrebbero essere migliorati sensibilmente attraverso l'inserimento della fibrosi cistica nel Piano nazionale della cronicità, in particolar modo nella seconda parte di esso, contenente approfondimenti su patologie con caratteristiche e bisogni assistenziali specifici;

    nella stessa prospettiva, occorre riconoscere a livello nazionale il manuale di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica realizzato dalla Società italiana fibrosi cistica, dalla Lega italiana fibrosi cistica e dall'Associazione italiana per la qualità dell'assistenza socio-sanitaria e sociale, affinché assurga a punto di riferimento nella cura della fibrosi cistica, garantendo il mantenimento di standard uniformi, definiti e validati;

    occorre altresì implementare percorsi formativi per il personale dei centri regionali di riferimento, anche attraverso la facilitazione degli scambi professionali e la formazione di fibrocistologi per adulti, ad oggi pressoché inesistenti, tenuto conto che i pazienti adulti rappresentano circa il 61 per cento della popolazione con fibrosi cistica e hanno bisogni assistenziali differenti da quelli dell'età pediatrica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a sostenere e a promuovere la ricerca sulla fibrosi cistica, prevedendo lo stanziamento di risorse a tal fine destinate, il recupero delle quote vincolate ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 362 del 1999 non erogate per gli anni 2013 e 2014, nonché il potenziamento degli incentivi fiscali di cui all'articolo 12 della legge 10 novembre 2021, n. 175;

2) ad adottare iniziative volte a promuovere l'estensione del regime di utilizzo e rimborsabilità dei farmaci innovativi indicati per la cura della fibrosi cistica e, tra questi, in particolare del farmaco Kaftrio, tenuto conto dei risultati di efficacia riscontrati nei Paesi che hanno già autorizzato tale estensione e della necessità di assicurare un'opportunità di cura ai pazienti che non hanno valida alternativa terapeutica;

3) a valutare, sulla base delle evidenze scientifiche e in occasione delle future procedure di aggiornamento, di inserire nell'ambito del Piano nazionale della cronicità la voce specifica «Fibrosi cistica»;

4) ad adottare iniziative per la validazione e il relativo riconoscimento a livello nazionale, nell'ambito dello sviluppo e dell'applicazione del sistema di accreditamento nazionale, anche del manuale di accreditamento dei centri per la fibrosi cistica realizzato dalla Società italiana fibrosi cistica, dalla Lega italiana fibrosi cistica e dall'Associazione italiana per la qualità dell'assistenza socio-sanitaria e sociale, al fine di garantire la condivisione e il mantenimento di requisiti definiti, validati e omogenei al livello nazionale;

5) a promuovere la realizzazione di percorsi formativi per il personale dei centri regionali di riferimento e di supporto nella cura della fibrosi cistica, anche attraverso il coinvolgimento della Lega italiana fibrosi cistica e la facilitazione degli scambi professionali tra i centri stessi e garantendo la formazione di fibrocistologi per adulti;

6) ad adottare iniziative per implementare e disciplinare l'utilizzo della telemedicina nel percorso di gestione dei pazienti affetti da fibrosi cistica, valorizzando le potenzialità offerte da tale strumento, in particolare dal punto di vista del monitoraggio periodico del paziente;

7) ad adottare, compatibilmente con gli impegni di finanza pubblica, iniziative per garantire il riconoscimento in favore delle persone affette da fibrosi cistica dei benefici e delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente per il «settore auto», in particolare per quello che concerne la detrazione Irpef del 19 per cento sulla spesa sostenuta, l'applicazione dell'aliquota Iva ridotta al 4 per cento e il rilascio dei contrassegni di circolazione e sosta di cui all'articolo 381 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495;

8) ad adottare iniziative volte a chiarire la corretta valutazione dei pazienti affetti da fibrosi cistica in sede di richiesta, rilascio e rinnovo della patente di guida, prevedendo il coinvolgimento della Lega italiana fibrosi cistica nella stesura del provvedimento stesso, nell'ottica di favorire la semplificazione delle procedure per il paziente e l'uniformità dei relativi criteri a livello nazionale.
(1-00099) (Nuova formulazione) «Lazzarini, Vietri, Benigni, Cavo, Molinari, Foti, Barelli, Lupi, Loizzo, Ciocchetti, Cappellacci, Semenzato, Matone, Ciancitto, Patriarca, Panizzut, Colosimo, Andreuzza, Lancellotta, Angelucci, Maccari, Bagnai, Morgante, Barabotti, Rosso, Bellomo, Schifone, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Maccanti, Marchetti, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Foti n. 1-00102, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 80 del 31 marzo 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    il 28 marzo 2023, la Corte di cassazione francese ha deciso di respingere a titolo definitivo la richiesta, risalente al gennaio 2020, del Governo italiano di estradizione di dieci militanti della lotta armata rifugiatisi in Francia ed arrestati nel mese di aprile 2021;

    la Corte di cassazione francese ha rigettato il ricorso del procuratore generale Rèmy Heitz contro il «no» già pronunciato il 29 giugno 2022 dalla corte di appello, nonostante la volontà comune dei Governi italiano e francese di ottenere giustizia per le vittime delle azioni terroristiche messe in atto, negli anni passati, dagli arrestati;

    non a caso il 26 marzo 2023 il Ministro della giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, riguardo ai dieci ex terroristi arrestati aveva detto di considerarli «assassini», auspicando la loro estradizione;

    i dieci militanti della lotta armata sono:

     a) Giorgio Pietrostefani, fondatore insieme ad Adriano Sofri di Lotta continua, condannato come mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi;

     b) Marina Petrella, appartenente alle Brigate rosse e condannata per l'omicidio del generale Galvaligi, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D'Urso e dell'assessore regionale della Democrazia cristiana Ciro Cirillo;

     c) Roberta Cappelli (Brigate rosse), anche essa condannata per l'omicidio del generale Galvaligi, dell'agente di polizia Michele Granato e del vicequestore Sebastiano Vinci;

     d) Giovanni Alimonti (Brigate rosse), condannato per il tentato omicidio del vicedirigente della Digos Nicola Simone;

     e) Enzo Calvitti (Brigate rosse), condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata;

     f) Maurizio Di Marzio della colonna romana delle Brigate rosse, il cui nome è legato all'attentato al dirigente dell'ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981, e, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell'Epifania del 1982;

     g) Sergio Tornaghi, membro della colonna milanese «Walter Alasia», condannato all'ergastolo per l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della «Ercole Marelli»;

     h) Narciso Manenti di Guerriglia proletaria, condannato nel 1983 all'ergastolo per l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio di medicina dove aveva fatto irruzione per sequestrare un medico che lavorava presso il carcere di Bergamo;

     i) Luigi Bergamin dei Pac (Proletari armati per il comunismo) del ben noto terrorista Cesare Battisti, condannato a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria, ucciso a Udine il 6 giugno 1978 dallo stesso Cesare Battisti;

     l) Raffaele Ventura, delle Formazioni comuniste combattenti, condannato a 20 anni di carcere per concorso morale nell'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano;

    la decisione della Corte di cassazione giunge dopo il parere negativo già fornito il 7 febbraio 2023 dall'avvocato generale della stessa corte, Xavier Tarabeaux, il quale aveva consigliato di respingere il ricorso del procuratore Heitz;

    le motivazioni addotte dai magistrati francesi al fine di giustificare la loro decisione sono le seguenti:

     a) il fatto che alcuni dei dieci ex terroristi siano stati condannati in contumacia decenni fa e che essi non godrebbero, qualora estradati in Italia, di un nuovo processo;

     b) stando a quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non verrebbero rispettate le nuove vite che i dieci terroristi si sono nel frattempo create in Francia, con tutto ciò che riguarda le loro attuali professioni e famiglie, «pur tenendo conto della gravità dei fatti contestati»;

    secondo il Governo italiano, il lasso di tempo passato è da ricondurre unicamente ad una interpretazione distorta della cosiddetta «dottrina Mitterrand», risalente agli anni '80 del secolo scorso;

    l'allora Presidente della Repubblica francese, François Mitterrand, aveva offerto rifugio agli ex terroristi italiani ma a condizione che non si fossero macchiati di gravi fatti di sangue: condizione di sicuro non soddisfatta dai dieci terroristi in questione e da altri ancora, condannati in Italia per omicidi come quello del commissario Luigi Calabresi (Pietrostefani), del generale Enrico Galvaligi (Petrella e Cappelli) o dell'avvocato Enrico Pedenovi (La Ronga, Stefan, Gaimozzi, tutti membri dei Comitati comunisti rivoluzionari, un'organizzazione paramilitare riconducibile a Prima linea);

    la «dottrina Mitterrand», quindi, era diretta a non concedere l'estradizione di persone imputate, condannate o ricercate per «atti di natura violenta ma d'ispirazione politica» contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, concedendo di fatto un diritto d'asilo a ricercati stranieri;

    i parenti delle vittime dei crimini commessi dai dieci ex terroristi possono presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di cassazione francese;

    i ricorsi alla Corte di Strasburgo non possono essere presentati da autorità di Governo, bensì «da ogni persona fisica, organizzazione non governativa o gruppo di privati che pretenda di essere vittima di una violazione dei diritti riconosciuti nella Convenzione o nei suoi protocolli»;

    l'attuale Governo francese ha già riconosciuto il diritto dell'Italia a pretendere l'applicazione delle condanne inflitte nel nostro Paese contro i dieci terroristi ora rifugiati in Francia;

    la decisione della Corte di cassazione francese di non accordare l'estradizione dei dieci terroristi arrestati in Francia, a seguito dell'avvio del relativo iter da parte del Governo italiano, è stata giustamente stigmatizzata da quest'ultimo, cui non può non unirsi il pieno dissenso del Parlamento italiano,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a fornire tutta la necessaria e dovuta assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi dai dieci terroristi italiani rifugiati in Francia, nella loro già annunciata intenzione di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di cassazione francese;

2) ferma restando l'intenzione di non voler interferire in questioni interne, a sensibilizzare le autorità francesi affinché esplorino ogni possibile soluzione, compatibile con il loro ordinamento e con la normativa eurounitaria sulla cooperazione giudiziaria in materia penale, per rispondere alla legittima richiesta di giustizia dei parenti delle vittime dei dieci terroristi italiani.
(1-00102) (Nuova formulazione) «Foti, De Corato, Donzelli, Messina, Antoniozzi, Gardini, Ruspandini, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciancitto, Ciocchetti, Colombo, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Filini, Frijia, Giordano, Giorgianni, Giovine, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, La Porta, La Salandra, Longi, Loperfido, Lucaselli, Maccari, Maerna, Maiorano, Malagola, Malaguti, Mantovani, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Michelotti, Milani, Mollicone, Montaruli, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Pietrella, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rosso, Rotelli, Rotondi, Gaetana Russo, Sbardella, Schiano Di Visconti, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Trancassini, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Varchi, Vietri, Vinci, Volpi, Zucconi, Zurzolo».

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Squeri ed altri n. 3-00177 del 15 febbraio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01030;

   interrogazione a risposta in Commissione Ascani n. 5-00873 del 16 maggio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01023.