Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 15 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    trovare un alloggio per gli studenti universitari fuorisede in Italia è sempre più difficile. Secondo i calcoli effettuati dal CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) nel suo ultimo Rapporto sulla condizione studentesca, a livello nazionale, solamente 36.478 studenti possono contare su un alloggio d'ateneo, a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni. In pratica, meno del 5 per cento dei fuori sede ha la fortuna di abitare in uno studentato pubblico;

    ad attirare l'attenzione su un problema ormai cronico del nostro Paese è stata Maria Lamera, studentessa del Politecnico di Milano, che ha piantato una tenda di fronte al rettorato dell'università per protestare contro gli affitti insostenibili della città. Ben presto la protesta si è allargata anche in altre città, compresa Roma;

    a Roma la popolazione universitaria è di oltre 200.000 persone e circa 40.000 sono gli studenti che vengono da fuori e che, quindi, necessitano di un alloggio, ma DiSco Lazio, l'ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza, mette a disposizione per tutta la regione solo 2.800 posti letto nelle residenze universitarie;

    dopo la fine della pandemia e della didattica a distanza, la domanda di stanze in affitto è esplosa, toccando +45 per cento per le singole e un +41 per cento per le doppie rispetto al 2021. La crescita della richiesta è stata accompagnata da un rialzo dei prezzi di locazione, in aumento in tutte le principali città universitarie;

    sempre più spesso le città universitarie sono anche città ad alta attrazione turistica, nelle quali si è recentemente diffusa la pratica di destinare appartamenti e camere alla locazione breve turistica, tramite piattaforme specializzate: i proprietari preferiscono questa forma di locazione per via della minore durata del vincolo contrattuale, mentre incrementano esponenzialmente il rendimento grazie anche a un regime fiscale particolarmente favorevole;

    gli affitti brevi, che stanno svuotando le città di abitanti trasformandole in costose vetrine per turisti, il calo generale delle offerte di locazione e la mancanza di studentati pubblici sono i fattori principali che concorrono all'aumento dei prezzi degli affitti;

    nel 2020, con il decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto Rilancio, all'interno del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, sono stati destinati 20 milioni di euro come sostegno alle locazioni di immobili abitativi degli studenti fuori sede con un indice della situazione economica equivalente non superiore a 15.000 euro. Con la legge di bilancio 2021, il fondo di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, è stato ridotto a 15 milioni di euro per poi scomparire con la legge di bilancio 2022. La legge di bilancio per il 2023 ha rifinanziato il fondo, ma prevedendo solo 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni di euro annui a decorrere dal 2024, un importo che, evidentemente, non è in grado di rispondere alle esigenze degli studenti fuorisede di tutta Italia;

    il mercato dei privati per gli studenti universitari è fortemente dannoso e non rappresenta una soluzione: in molte città universitarie come Bologna, Firenze e Padova, l'incremento dei costi dallo scorso anno è stato altissimo, raggiungendo una media di 439 euro per stanza. Il record è raggiunto da Milano, con 620 euro per una singola;

    il PNRR ha stanziato 960 milioni di euro per realizzare ulteriori 60 mila nuovi alloggi entro il 2026. Un primo intervento, già realizzato entro l'inizio del 2023, con una spesa di 300 milioni di euro, ha creato 8.581 posti letto aggiuntivi, di cui 7.524 già assegnati a studenti universitari;

    di questi, 2.173 sono stati realizzati da Enti per il diritto allo studio universitario e Università, e pertanto direttamente assegnati agli studenti tramite graduatorie per il diritto allo studio (stabilite su base regionale tramite scorrimento);

    il restante, pari a 5.840 posti letto, è stato realizzato da altre tipologie di soggetti, anche privati in convenzione, che perseguono per finalità sociale l'ospitalità studentesca (ad esempio Collegi di merito, fondazioni, ed altro);

    un secondo intervento prevede altri 660 milioni di euro, con cui è stato istituito il Fondo Housing Universitario, destinato a convenzioni tra università e operatori privati per mettere a disposizione nuovi posti letto per residenze universitarie, con l'obiettivo di garantire la disponibilità di 100 mila posti letto entro il 2026, da assegnare in via prioritaria ai «capaci e meritevoli anche se privi di mezzi idonei al conseguimento della borsa di studio e dei prestiti d'onore»;

    i soggetti aggiudicatari, imprese o operatori economici, devono assicurare la destinazione d'uso prevalente degli immobili utilizzati per le finalità ad alloggio o residenza per studenti, con possibilità, però, di destinare ad altre finalità, anche a titolo oneroso, le parti della struttura eventualmente non utilizzate, ma anche gli stessi alloggi o residenze nei periodi non correlati allo svolgimento delle attività didattiche;

    i 660 milioni di euro sono destinati a convenzioni che le università o gli enti per il diritto allo studio devono stipulare con imprese e operatori economici per avere a disposizione posti letto pagati ben remunerati e a tempo determinato, fino al 2026: non è ben chiaro cosa accadrà dopo il 2026 e che fine faranno queste convenzioni;

    il caro affitti, assieme ai costi del trasporto pubblico locale e del trasporto ferroviario e ai costi per i libri di testo universitari sta duramente colpendo il diritto allo studio degli studenti, e la mancanza di tutele ed interventi strutturali è una delle principali cause dell'abbandono, tant'è che l'Italia risulta penultima per tasso di laureati in Europa (dati Eurostat, 28 per cento di laureati tra i 25 e i 34 anni),

impegna il Governo:

   a rivedere l'utilizzo e la destinazione delle risorse previste dalla riforma 1.7 della missione 4, componente 1, del PNRR, così come previsto dal decreto ministeriale 27 dicembre 2022, n. 1437, del Ministero dell'università e della ricerca, prevedendo che i 660 milioni di euro finanzino prioritariamente i progetti delle università pubbliche per acquisire, costruire e ristrutturare studentati universitari pubblici entro il 2026, e successivamente, con le risorse eccedenti la richiesta degli enti pubblici, stabilendo il finanziamento del Fondo per l'housing universitario la cui erogazione deve essere vincolata alla firma di una convenzione tra università e soggetti privati che impegni le parti a garantire che gli alloggi siano assegnati previa graduatoria degli enti per il diritto allo studio, ad un canone concordato studentesco che non superi i prezzi stabiliti dal Tavolo tecnico inter-istituzionale di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale n. 1437 del 2022 per tutta la durata degli incentivi fiscali previsti dallo stesso decreto ministeriale;

   a prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio un incremento di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, prevedendo, altresì, il superamento delle disparità territoriale e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

   a regolamentare le locazioni brevi turistiche attraverso un'iniziativa normativa che sostenga la residenzialità e promuova la diffusione del canone concordato studentesco, prevedendo un aumento delle aliquote sugli alloggi destinati ad affitti turistici di breve durata e più in generale alla locazione libera, concentrando le agevolazioni fiscali sui contratti a canone concordato, intervenendo in questo senso anche sull'Imu, e promuovendo nuovi obblighi a carico delle piattaforme internazionali per gli affitti brevi affinché incassino e versino ai comuni la tassa di soggiorno e collaborino con la Guardia di finanza per un piano straordinario di controlli anti-evasione;

   ad istituire un tavolo nazionale con università, enti locali, demanio e associazioni studentesche universitarie per individuare aree e strutture pubbliche inutilizzate o beni confiscati alla mafia, da assegnare alle università, per il tramite delle agenzie regionali per il diritto allo studio, e ai comuni affinché vengano convertiti in nuovi studentati universitari, disponendo in ogni caso in legge di bilancio anche le necessarie risorse per le ristrutturazioni;

   a garantire, per gli studenti, l'assoluta gratuità del trasporto pubblico locale e che se non siano beneficiari di alloggi presso studentati pubblici o dell'integrazione per il diritto all'abitare, l'abbattimento, dei costi, di almeno il 70 per cento, per i trasporti ferroviari regionali;

   ad adottare iniziative volte a prevedere per tutti gli studenti idonei ma non beneficiari di posti letto nelle residenze universitarie un reddito studentesco per il diritto all'abitare, una forma di integrazione degli altri benefici tra cui la borsa di studio, parametrato al canone d'affitto pagato ed esigibile previa presentazione di un regolare contratto di locazione, fino ad un massimale stabilito dal Tavolo tecnico interistituzionale di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale n. 1437 del 2022;

   ad incrementare, nel prossimo disegno di legge di bilancio, le risorse del Fondo di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, di almeno 40 milioni di euro, finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa, con la stipula di contratti regolari e registrati, sostenute dai medesimi studenti fuori sede residenti in luogo diverso rispetto a quello dove è ubicato l'immobile locato;

   ad adottare le iniziative di competenza affinché l'assegnazione di posti letto nelle residenze per studenti avvenga valutando prioritariamente il reddito, al fine di garantire anche a coloro che siano privi di mezzi, come cita l'articolo 34 della Costituzione, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi;

   per contrastare gli affitti in nero in questo ambito, a promuovere campagne informative per diffondere tra studenti e famiglie la conoscenza della facoltà dei comuni sede di università o di corsi universitari distaccati di promuovere specifici accordi locali per la definizione dei canoni di locazione di immobili ad uso abitativo per studenti universitari.
(7-00102) «Piccolotti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Ghirra, Grimaldi, Fratoianni, Mari, Zaratti».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    nell'ultimo triennio (2020-2022) la produzione media di olio di oliva in Italia è stata inferiore alle 300 mila tonnellate, contro le oltre 500 mila del triennio 2010-2012 e le 700 mila dei primi anni 2000;

    le cause di quello che può essere considerato un «inesorabile declino» sono soprattutto strutturali – una sempre più forte frammentazione produttiva del settore che testimonia come su circa 620 mila aziende olivicole presenti sul territorio, il 42 per cento non arriva a 2 ettari di superficie agricola coltivata, e solo il 2,5 per cento supera i 50 ettari;

    tuttavia, nel corso degli anni, molte sono state anche le contingenze che si sono abbattute sul comparto, basta pensare al fenomeno della Xylella fastidiosa, che ha contribuito in maniera determinante a ridurre la produzione olivicola, colpendo in maniera particolare la Puglia, ovvero la regione in cui si produce l'8 per cento dell'EVO mondiale; ma anche altre patologie, quali ad esempio la mosca olearia, o i numerosi fenomeni climatici, come le gelate del 2018, emergenze alle quali si è dovuto far fronte perdendo inevitabilmente grandi quantitativi di prodotto, nonostante i diversi sostegni e aiuti da parte di Governi e amministrazioni;

    da ultimo, negli ultimi anni, il settore olivicolo è quello che maggiormente è stato colpito dal fenomeno della siccità, a causa dei tempi di raccolta avanzati nel corso dell'anno (tra ottobre e novembre e anche oltre) e dei successivi effetti del ritorno delle piogge autunnali;

    l'olio extravergine di oliva è l'unico olio vegetale direttamente commestibile dopo la spremitura (al contrario di altre tipologie di olio per le quali sono necessari ulteriori trattamenti e raffinazioni prima del consumo alimentare), quindi dotato di complessi di gusto ed aroma che ne determinano i crescenti consumi mondiali, e che esso è una «commodity» di alto valore, che con meno del 4 per cento della produzione di oli vegetali movimenta il 20 per cento del mercato;

    la realtà attuale mette in evidenza che in tutti i Paesi olivicoli e non olivicoli le piantagioni di olivo sono diventate piantagioni da reddito, e la nuova olivicoltura mondiale praticata in 58 Paesi distribuiti nei cinque continenti, che arriva oggi a 11.512.015 ettari coltivati, è ottenuta con nuove e moderne piantagioni, altamente produttive, competitive, con produzioni di qualità crescente, in grado di competere sui mercati allo stesso livello delle qualità italiane, con la differenza che l'Italia con le sue produzioni decrescenti attualmente non è in grado di imporsi in nessun tipo di mercato;

    tra il 2011 e il 2021 infatti le superfici a oliveto sono aumentate del 41,6 per cento in Cile, del 39,5 per cento in Argentina, del 22,6 per cento in Marocco, dell'11,4 per cento in Turchia, del 10,9 per cento in Portogallo, del 5,4 per cento in Spagna (quindi crescono anche in quello che è già abbondantemente il leader produttivo mondiale), persino dello 0,4 per cento in Francia mentre le superfici a oliveto calano del 3,5 per cento in Italia;

    negli stessi anni, l'export della Turchia è aumentato del 16,4 per cento, quello del Portogallo del 14,8 per cento, della Tunisia del 9,8 per cento, del Cile del 9,7 per cento, della Francia dell'8,2 per cento. Rispetto a una media del commercio mondiale cresciuto in dieci anni del 6,2 per cento, l'olio made in Italy è aumentato solo del 3 per cento. In queste condizioni tra non molti anni l'Italia resterà un player marginale e verrà superata da nuovi e vecchi protagonisti del settore oleario;

    alla luce dei dati e delle percentuali succitate appare evidente che il settore olivicolo italiano necessita di un intervento mirato e strutturale che possa al contempo rafforzare la qualità di un prodotto che comunque continua a rappresentare una eccellenza mondiale e provare ad aumentare la produzione, cambiando il metodo produttivo attuale, oppure promuovendo strategie volte alla ricerca di nuovi terreni da destinare alla coltura olivicola;

    il Comparto olivicolo nazionale può contare solamente su circa un milione di aziende, di cui gran parte in zone collinari e deve fare i conti con coltivazioni di proprietà che gestiscono 100 o 250 piante di olivo come patrimonio aziendale, con l'età stessa delle piantagioni che, ad esempio, in alcune zone di Italia supera i 300-500 anni, con l'estrema frammentazione varietale, con un innumerevoli cultivar delle quali non si conoscono né il comportamento agronomico né le caratteristiche dell'olio. Sono queste solo le più evidenti criticità dell'olivicoltura attuale dell'Italia che danno appena un'idea delle difficoltà del comparto, ove il ricambio generazionale ha ormai fatto venir meno i tradizionali agricoltori;

    questa situazione comporta anche riflessi pesantemente negativi sulle tecniche di conduzione, approssimative e mirate al massimo risparmio fino a nessun intervento, riportando la coltivazione dell'olivo ad una coltura di sussistenza ed in certi casi senza tener conto della conservazione dell'ambiente;

    negli ultimi anni molti sono stati i provvedimenti attuati dai Governi sia finalizzati a contrastare le emergenze del settore, sia al fine di rendere strutturali alcuni strumenti;

    sul fronte Xylella si pensi al finanziamento di 300 milioni di euro per il Piano di rigenerazione olivicola della Puglia e alle diverse misure introdotte nel decreto emergenze agricole del 2019: semplificazioni burocratiche, obblighi per le eradicazioni delle piante infette, deroghe mirate per la tutela e la salvaguardia degli ulivi monumentali e sanzioni per chi non rispetta le norme a tutela dell'ambiente, reddito, agricoltura e paesaggio;

    più in generale, per il settore olivicolo, nel 2019, anche a fronte delle gelate nel febbraio-marzo 2018, sono stati stanziati 20 milioni di euro per gli olivicoltori come ristoro e 5 milioni di euro per fronteggiare gli interessi sui mutui delle imprese olivicole;

    sono state inoltre approvate misure specificamente dedicate ai frantoi e alle cooperative di trasformazione;

    molti provvedimenti sono stati attuati durante il periodo pandemico, tra tutti un decreto ad hoc di sostegno per la filiera olivicolo-olearia attraverso una dotazione pari a 30 milioni di euro: 10 per investimenti in nuovi impianti e 20 per l'ammodernamento di impianti esistenti, una sorta di preludio al tanto atteso Piano olivicolo nazionale;

    infine, tra gli interventi specifici sul credito, importante è stata l'introduzione nel settore dello strumento del pegno rotativo che permette di incamerare liquidità dagli istituti di credito a fronte del «pegno» su olio IG di qualità da parte delle imprese olearie: semplicemente mettendo a pegno l'olio e contando sulla turnazione dei quantitativi stagione dopo stagione, le imprese del settore possono contare su un finanziamento costante e una iniezione di liquidità determinante;

    anche a livello internazionale il ruolo dell'olivicoltura italiana andrebbe potenziato. Il Regolamento (UE) 1308/2013 prevede, infatti, che per ogni Stato sia riconosciuta una sola Organizzazione interprofessionale (OI) rappresentativa di uno specifico settore e, in particolare, è previsto che, per l'olio di oliva, tale organizzazione debba rappresentare, in Italia, almeno il 40 per cento della filiera in tutte le sue componenti;

    il riconoscimento di una OI per il settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola risulta fondamentale per attuare le misure previste dall'OCM e per indirizzare con scelte strategiche lo sviluppo del settore, tuttavia ad oggi il nostro Paese non ha ancora individuato tale organizzazione interprofessionale,

impegna il Governo:

   ad intraprendere le opportune iniziative, possibilmente anche a carattere d'urgenza, affinché si attui un piano per il rilancio, il rafforzamento e lo sviluppo dell'olivicoltura nazionale (piano olivicolo nazionale), valutando, in tale ambito, la possibilità di individuare ed autorizzare una notevole somma di spesa, se del caso da associare all'istituzione di un fondo di rotazione per gli investimenti, il cui importo sia considerevolmente rilevante e tale da coprire un periodo di operatività compreso tra un triennio ed un quinquennio e che consenta, in primis, la riduzione ed il progressivo azzeramento dell'eccessiva frammentazione del modello produttivo, e un vero ammodernamento degli impianti arborei delle aziende agricole olearie, prevedendo forme di fiscalità di vantaggio per coloro che adotteranno iniziative associative su base cooperativistica, consortile e di società di capitali;

   a stimolare, all'interno dello stesso piano olivicolo nazionale, il recupero varietale delle coltivazioni nazionali delle olive da mensa, o da tavola, nonché di nuovi possibili impianti arborei, ciò al fine di valorizzare un prodotto la cui potenzialità sul mercato potrebbe essere fondamentale per il futuro;

   a sostenere ed incentivare l'aggregazione e l'organizzazione economica della filiera olivicola;

   ad avviare un percorso volto a innovare il concetto di qualità del prodotto italiano, di concerto tra il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministero dell'università e della ricerca e il CREA che, senza contrapporsi ai concetti di tipicità DOP e IGP e di produzione biologica, risponda a una reale esigenza, ampiamente condivisa, di meglio definire, in termini di qualità chimica, sensoriale e nutraceutica, l'olio extra vergine di oliva made in Italy, anche attraverso l'istituzione di un Sistema di qualità nazionale dell'olio extravergine di oliva di alta qualità (SQN-OAQ);

   ad avviare percorsi scolastici e campagne formative ed informative, incisive e capillari, strutturali e non occasionali, tutti volti a diffondere, di concerto tra il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero della salute, il concetto di qualità del prodotto italiano olio extra vergine di oliva (e anche delle olive da mensa), e più in generale della cultura enogastronomica mediterranea, che risponda a una reale domanda, ampiamente evidenziata, di far conoscere la qualità dell'olio di oliva made in Italy, anche attraverso le organizzazioni di categoria;

   ad attivare iniziative dirette alla valorizzazione dell'olio extravergine di oliva, con particolare riguardo ad azioni divulgative volte a favorire la conoscenza delle proprietà nutrizionali e salutistiche degli oli extravergini di qualità, e al contempo contrastare i fenomeni di contraffazione quali l'Italian sounding, anche inasprendo il sistema sanzionatorio;

   a proseguire i lavori per l'attivazione di una CUN, la Commissione Unica Nazionale dell'olio di oliva, uno strumento fondamentale al fine di individuare un'unica sede italiana dove rilevare la quotazione del prezzo degli oli in maniera trasparente;

   a definire urgentemente la Organizzazione interprofessionale del settore olio italiana al fine di avere una voce univoca ai tavoli europei del settore, evitare l'enorme disgregazione che caratterizza la filiera dell'olio italiana e valorizzare nel mondo questa eccellenza del nostro made in Italy.
(7-00101) «Caramiello, Sergio Costa, Morfino, Fede, Pavanelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, solo il 3,2 per cento delle persone fragili riceve cure domiciliari e, secondo i dati divulgati da Italia Longeva, solo il 3 per cento delle persone over 65 riceve cure domiciliari, a fronte di un numero totale di tre milioni di persone che necessiterebbero delle cure continuative. In particolare: poco più del 10 per cento (15 miliardi di euro circa) della spesa sanitaria è destinato a piani di Long Term Care, di questi, solo l'1,3 per cento (2,3 miliardi di euro) è destinato a cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie stimato attorno i 76 milioni di euro;

   seppur le cure domiciliari rappresentano uno dei setting assistenziali più importanti della rete territoriale, ad oggi l'assistenza domiciliare è vista quasi sempre come coincidente con le sole prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate tramite l'ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) senza considerarne l'integrazione esistente con le attività di telemonitoraggio e l'insieme delle terapie salvavita (ventilazione meccanica, nutrizione artificiale, ossigenoterapia, dialisi domiciliare e altro), imprescindibili per il mantenimento domiciliare del paziente e per garantirgli una migliore condizione di vita;

   la Conferenza Stato-regioni il 4 agosto 2021 ha sancito l'intesa sul documento recante «Proposta di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'autorizzazione all'esercizio e requisiti ulteriori per l'accreditamento delle cure domiciliari» prevedendo l'attuazione di modelli di accreditamento in ogni regione entro un anno dalla data di sottoscrizione dell'atto. Ad oggi, tuttavia, solo Lombardia, Lazio e Sicilia hanno introdotto un modello ADI basato sull'accreditamento degli erogatori;

   la legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 marzo (legge 23 marzo 2023, n. 33), prevede la razionalizzazione dell'offerta di prestazioni domiciliare, tenendo conto anche delle necessità dei pazienti cronici (articolo 4, comma 2, lettera n), numero 2), e l'integrazione e il coordinamento dei servizi e delle terapie erogate a domicilio, anche attraverso strumenti di telemedicina (articolo 4, comma 2 , lettera n), punto 4), oltre che la semplificazione e l'aggiornamento dei criteri minimi di autorizzazione e di accreditamento dei soggetti pubblici e privati che erogano terapie domiciliari o servizi di diagnostica domiciliare (articolo 4, comma 2, lettera r));

   l'articolo 2, comma 3, della già citata legge 23 marzo 2023, n. 33 prevede l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA) con il compito di promuovere il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali in favore delle persone anziane, con particolare riguardo alle politiche per la presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell'attuazione della legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, legge 23 marzo 2023, n. 33, con particolare riferimento ai tempi e alle modalità di costituzione del Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana (CIPA);

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire ai pazienti l'integrazione di tutte le terapie e dei servizi, comprese le prestazioni di telemedicina, fornite su base domiciliare, contemperando oltre ai valori del Coefficiente di Intensità assistenziale di cui all'articolo 22 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 anche le esigenze tipiche dei pazienti cronici e complessi per i quali sono necessarie cure continuative per periodi temporali molto più lunghi di quelli tipici dell'ADI e pacchetti di terapie e servizi sanitari più ampi rispetto a quelli attualmente previsti, così come previsto dalla legge 23 marzo 2023, n. 33, articolo 4, comma 2, lettera n).
(3-00400)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VACCARI, PELUFFO, LAI e MANZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituita nel 1945, è un ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, un ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, un ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995 n. 97;

   AIG è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché di favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo ad atti di sindacato ispettivo, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente; sono stati altresì approvati diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere che impegnavano il Governo a intervenire a suo sostegno;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro del turismo, la senatrice Daniela Santanchè, ha ribadito, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata del senatore Fina «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», nonché assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono stati presentati anche in questa legislatura emendamenti volti a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   come si intenda tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico sociale rappresentato dall'Associazione italiana alberghi per la gioventù, per la gioventù, salvaguardando altresì il personale in esso impiegato, nonché il contributo dell'ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società e se non si ritenga di adottare specifici provvedimenti normativi per raggiungere gli obiettivi di cui in premessa.
(5-00828)


   BALDINO, FENU, DELL'OLIO, BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con un decreto-legge n. 51 del 2023 approvato dal Consiglio dei ministri del 4 maggio 2023, è disposto che: «al fine di assicurare la continuità amministrativa dell'INPS e dell'INAIL, è nominato, entro venti giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, un commissario straordinario, rispettivamente per ciascuno dei due enti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali»;

   è previsto, inoltre, che: «Con la nomina del commissario straordinario, il presidente, il vice presidente e il consiglio di amministrazione dell'INPS e dell'INAIL, in carica alla data di entrata in vigore del presente decreto, decadono con effetto immediato»;

   considerato che:

   la rimozione immediata, senza preavviso e – soprattutto – senza una motivazione di carattere oggettivo rappresenta, a parere degli interroganti, un grave atto di scorrettezza istituzionale tale da compromettere l'imparzialità ed il buon andamento delle amministrazioni interessate le quali, peraltro, svolgono una funzione essenziale nella vita economica e sociale del Paese, tanto più oggi che il percorso di investimenti legato al PNRR appare in estremo ritardo con gravi rischi per il futuro del sistema Paese;

   l'istituto del «commissariamento» è congegnato, nel nostro ordinamento, come risolutivo rispetto ad una situazione di dissesto o comunque di grave crisi finanziaria o organizzativa, stato in cui non versa affatto nessuna delle due strutture commissariate che, invero, possono considerarsi un ottimo esempio nell'ambito della cosiddetta «amministrazione di risultato»;

   viceversa, l'istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha obiettivamente dimostrato ottime perfomance amministrative, caratterizzate dall'immensa mole di operatività durante la fase pandemica: sessanta milioni di utenti nei momenti di massima emergenza; rilancio dell'istituto con 12 mila assunzioni, il 75 per cento sotto i 40 anni; aumento del 20 per cento di produttività; 75 per cento degli obiettivi del PNRR raggiunto;

   investimenti in tecnologia raddoppiati con servizi sempre più digitali e personalizzati, dal portale per le famiglie al consulente virtuale per i pensionati, fino ai 33 milioni di pin trasformati in Spid;

   mentre l'articolo 1, comma 1, della legge 9 marzo 1989, n. 88, modificando l'articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1979, n. 509, ha sancito che l'INPS «è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero del tesoro, che esercitano le relative funzioni secondo le vigenti disposizioni e nel rispetto dell'autonomia e delle finalità dell'Istituto», il commissariamento di cui oggi si discute si pone secondo gli interroganti nel solco di uno spoil system indiscriminato ed irragionevole da parte del Governo, sintomatico strumento di gestione di cariche ed incarichi, che riguarda non solo gli enti in oggetto, ma le società a partecipazione pubblica, compresa quella radiotelevisiva;

   nel nostro ordinamento, il legislatore, sia statale sia regionale, è intervenuto più volte in questi anni ad allargare l'ambito di applicazione del cosiddetto «spoil system»; tuttavia, è bene ricordare, che tali tentativi sono stati censurati dalla Corte costituzionale laddove, in numerose pronunce, la stessa ha ribadito come un siffatto sistema, se applicato in modo troppo esteso, comporti una precarizzazione del ruolo della dirigenza, contrasti con i principi di imparzialità e di buon andamento, nonché con il principio del giusto procedimento, posto che la cessazione dall'incarico avviene senza alcun contraddittorio con l'interessato (in particolare, sentenze nn. 103 e 104 del 2007 e n. 228 del 2011);

   è evidente allora a parere degli interroganti che il modus operandi dell'attuale Governo in carica rischia di compromettere gravemente i principi generali e fondamentali che presidiano l'azione amministrativa e che, di certo, sono stati pienamente rispettati allorché, con l'articolo 25 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, si operò una riforma della stessa governance che, ampliando e ridelineando gli organi di governo interni ad INPS per rispondere all'esigenza di una sua maggiore pluralità nella rappresentanza, non comportò l'interruzione di alcun incarico previamente affidato rispetto alla sua scadenza naturale e, pertanto, non operò de jure e de facto alcuna «destituzione» a livello dirigenziale del tipo di quella attualmente in esame –:

   quali siano le motivazioni di carattere oggettivo, funzionale, economico ed amministrativo che hanno indotto il Governo al commissariamento immediato di INPS ed INAIL;

   se non ritenga che i Presidenti in carica alla data di entrata in vigore del decreto-legge di cui in premessa risultino persone di comprovata competenza e professionalità nonché di indiscussa moralità e indipendenza, nel rispetto dei criteri di imparzialità e garanzia.
(5-00839)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA e FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 3 maggio 2023 il commissario europeo al mercato unico, Thierry Breton, ha presentato l'Asap (Act to Support Ammunition Production): un piano per aumentare la capacità di produzione dell'Europa, per fornire all'Ucraina le munizioni, i razzi e i proiettili d'artiglieria di cui ha bisogno;

   l'obiettivo della Commissione europea è produrre un milione di munizioni all'anno. Per raggiungerlo stanzia cinquecento milioni di euro, per modernizzare ed espandere le linee di produzione che già esistono, ma nelle intenzioni di Bruxelles anche per creare nuove fabbriche. La formula sarà quella del cofinanziamento: l'Unione europea metterà il quaranta per cento dei fondi, gli Stati membri il sessanta;

   i soldi dell'Unione europea verranno dal Fondo europeo di difesa, dotato di sette miliardi destinati a ricerca e sviluppo nel settore, e dal programma Edirpa, in via di finalizzazione (entro l'anno) che permetterà l'ordinazione congiunta di acquisti di armi. Ma l'Unione europea prevede anche di poter fare ricorso ai Fondi di coesione e addirittura al Piano di Rilancio NextGenerationEu, per aumentare gli investimenti nell'industria di munizioni e bellica in generale. La proposta, infatti, prevede la possibilità per gli Stati membri di reindirizzare risorse da altri fondi o programmi (come la politica di coesione) ma soprattutto di utilizzare parte delle risorse dei loro Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR), sfruttando l'iter di modifica che i Governi possono fare;

   nella conferenza stampa di presentazione del piano, Breton ha parlato di «corsa contro il tempo» per aiutare l'Ucraina. Il programma Asap resterà in vigore fino a metà 2025, ma il commissario ha chiarito le sue priorità: «c'è bisogno di munizioni per l'Ucraina e per gli Stati membri, in quest'ordine»;

   Breton si è impegnato a predisporre una relazione di valutazione entro il 30 giugno 2024 e trasmetterla a Parlamento e Consiglio Ue, per approvare l'Asap in tempi rapidi;

   il 9 maggio 2023, il Parlamento europeo ha assegnato una corsia preferenziale al piano munizioni per accelerarne l'approvazione, inserendolo nella procedura cosiddetta «fast track», che riduce i tempi di analisi delle commissioni parlamentari;

   a parere dell'interrogante, questa scelta della Commissione europea è molto grave: i fondi europei di Next Generation Eu dovevano servire per attenuare l'impatto economico e sociale della pandemia e rendere i paesi dell'Unione europea più equi, verdi e inclusivi, con un'economia più competitiva, dinamica e innovativa, non per finanziare l'industria bellica;

   inoltre, per l'ennesima volta, l'Unione europea invece di svolgere un ruolo di promotore di pace sceglie di investire sull'economia di guerra, destinando alla produzione di munizioni risorse che dovrebbero servire esclusivamente per promuovere la doppia transizione digitale ed economica, per migliorare la sanità, l'istruzione pubblica, per costruire asili, per lottare contro la povertà;

   si apprende da agenzie di stampa del 5 maggio 2023 che «l'Italia non intende usare i fondi del PNRR per produrre armi». Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che «il Governo è favorevole al rafforzamento della capacità dell'industria della Difesa europea, anche nell'ottica di una maggiore autonomia strategica dell'Unione europea. L'Italia è favorevole ad un uso flessibile dei fondi europei, compresi quelli del PNRR, ma quest'ultimo è uno strumento di investimento strategico e non un veicolo per finanziare la produzione di munizioni o armamenti» –:

   se e quali strumenti di competenza il Governo italiano intenda mettere in campo a livello europeo per proporre ed ottenere di eliminare dall'Asap la possibilità per gli Stati membri di utilizzare parte delle risorse del PNRR per produrre munizioni.
(4-00981)


   STEFANAZZI, LACARRA e UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese costituito nel 1945, è un ente morale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, un ente assistenziale a carattere nazionale ai sensi decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, un ente culturale ai sensi del decreto-legge 29 marzo 1995 n. 97;

   AIG è inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale e l'Italia, grazie a essa, è membro qualificato della International Youth Hostel Federation (IYHF), di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   AIG, anche attraverso la rete IYHF, si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, nonché favorire il turismo giovanile, scolastico, sociale e sportivo;

   da parte dei Ministri per il turismo che si sono avvicendati sono arrivati negli anni, anche rispondendo a atti di sindacato ispettivo, numerosi e reiterati impegni a salvaguardare e sostenere l'ente; sono stati altresì approvati diversi ordini del giorno da parte di entrambe le Camere che impegnavano il Governo a intervenire a suo sostegno;

   da ultimo, anche l'attuale Ministro del turismo, la senatrice Daniela Santanchè, ha ribadito, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata del senatore Fina «l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile», nonché assicurato che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni volte a risolvere la situazione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù;

   tutte le forze politiche hanno mostrato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa AIG, attivandosi con proposte legislative, emendative ed atti di sindacato ispettivo per tutelare il suo patrimonio materiale e immateriale, nonché il livello occupazionale, in particolare per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo;

   in particolare sono stati presentati anche in questa legislatura emendamenti volti a costituire l'ente pubblico non economico denominato «AIG – Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù», posto sotto la vigilanza del Ministero del turismo con l'obiettivo di rinnovare e modernizzare l'offerta turistica anche attraverso la riqualificazione delle strutture ricettive e potenziando le infrastrutture ed i servizi turistici strategici;

   tutti questi tentativi fino ad oggi non hanno dato l'esito sperato, nonostante il consenso trasversale agli schieramenti politici e il limitato impegno economico necessario –:

   come intenda tutelare concretamente il patrimonio culturale, economico, storico sociale rappresentato dall'Associazione italiana alberghi per la gioventù, salvaguardando altresì il personale in esso impiegato, nonché il contributo dell'ente in termini di servizi di utilità sociale erogati, con particolare attenzione alle giovani generazioni e alle fasce economicamente più deboli della società e se non ritenga di adottare specifici provvedimenti normativi per raggiungere gli obiettivi di cui in premessa.
(4-00986)


   SERRACCHIANI, GIANASSI, GIRELLI, ZAN, SCARPA e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la strage di piazza della Loggia a Brescia rappresenta uno degli attentati terroristici più gravi dei cosiddetti anni di piombo e della storia italiana;

   alle 10.12 del 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia fu fatto esplodere un ordigno posto in un contenitore portarifiuti durante una manifestazione indetta da sindacalisti e antifascisti per protestare contro una serie di attentati avvenuti nella zona;

   più di un centinaio i feriti, 8 i morti: Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Alberto Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Vittorio Zambarda;

   lunga e complessa è stata la vicenda giudiziaria, va però ricordato che un processo si è concluso con sentenza definitiva di condanna per i mandanti della strage, Carlo Maria Maggi, responsabile di Ordine Nuovo del Triveneto e per un informatore dei servizi segreti infedele, Maurizio Tramonte;

   un nuovo filone di indagine della Procura di Brescia individua i presunti esecutori materiali della strage in due, allora giovanissimi, neofascisti veneti che avrebbero fisicamente messo l'ordigno nel cestino dei rifiuti, Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, anche loro gravitanti nell'orbita di Ordine Nuovo;

   nel procedimento a carico di Zorzi il Gup di Brescia ha respinto, accogliendo la richiesta della difesa, la costituzione di parte civile da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, poiché l'istanza è stata presentata tardivamente: già a marzo 2023 la Presidenza del Consiglio aveva fatto sapere di non avere ricevuto notizia della fissazione dell'udienza preliminare, dopo che non si era presentata alla prima udienza del procedimento a carico di Toffaloni, minorenne all'epoca dei fatti e per questo imputato davanti al Tribunale dei minori;

   per il giudice la Presidenza del Consiglio non poteva non sapere dell'inizio dell'udienza; in una nota il Sottosegretario Mantovano ha annunciato che chiederà la remissione in termini;

   per la prima volta, nell'ambito di tutti i processi fin qui celebrati, dunque, la Presidenza del Consiglio dei ministri non sarà parte civile per la strage di piazza della Loggia, fatto che non si era mai verificato nei numerosi procedimenti che si sono celebrati negli anni e che sta generando sconcerto e preoccupazione tra i familiari delle vittime e nell'opinione pubblica –:

   se il Governo non ritenga particolarmente grave e irrispettosa nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, nonché nei confronti dei cittadini che da molti anni aspettano che si definiscano le responsabilità e si chiuda una terribile pagina della loro storia, la mancata costituzione di parte civile nel processo sulla strage di piazza della Loggia.
(4-00991)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI, EVI, FOSSI, FRATOIANNI, FURFARO, MALAVASI, QUARTINI, SCOTTO e ZANELLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nel mese di aprile 2023 un aereo C-17 Globemaster proveniente dagli Stati Uniti avrebbe trasferito trenta nuove testate nucleari B61-12, per sostituire le vecchie B61-11, nelle basi Nato di Ghedi (Brescia), di Aviano (Pordenone) e di Incirlik in Turchia;

   si tratterebbe dell'ultima fase del piano di rinnovamento dell'arsenale nucleare statunitense su territorio europeo, nel contesto del programma Nato di condivisione nucleare tra Belgio, Germania, Olanda, Italia, Turchia e Stati Uniti;

   le testate nucleari B61-12 rappresentano una versione tecnologicamente più avanzata di quelle attualmente dislocate sul continente europeo, con una potenza regolabile da 0,3 a 50 kilotoni che possono esplodere anche sotto la superficie terrestre, aumentando la loro capacità distruttiva contro obiettivi sotterranei, fino a raggiungere l'equivalente di un'arma a scoppio in superficie con una resa di 1.250 kilotoni: circa 83 bombe come quelle usate a Hiroshima;

   queste nuove testate arrivano in Europa in un momento di grande tensione determinato dall'aggressione russa all'Ucraina e dalle ricorrenti minacce di uso di armi nucleari da parte del Cremlino –:

   se le informazioni in premessa siano esatte e note al Governo;

   se il Governo non ritenga che, in un momento così delicato nello scenario europeo e internazionale, il rafforzamento quantitativo e tecnologico del potenziale bellico nucleare presente sul nostro territorio possa esporre il nostro Paese e i suoi abitanti a seri rischi per la propria sicurezza e incolumità.
(5-00818)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMENTINI, BILLI, COIN e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza planetaria provocata dalla pandemia da Covid-19 è stata al centro delle preoccupazioni mondiali, dell'OMS e dei singoli Paesi colpiti;

   il Governo democraticamente eletto di Taiwan deve poter rappresentare i propri cittadini e assumersi la responsabilità della loro salute;

   Taiwan non può partecipare all'OMS e, se non viene inserita nel sistema globale di prevenzione delle malattie, il diritto alla salute dei suoi 23,5 milioni di abitanti non può essere pienamente garantito, come non può essere conseguito l'obiettivo di ottenere il più alto standard di salute possibile;

   dal 2009 al 2016 Taiwan vi ha partecipato come «Osservatore» (Taipei cinese) ma, dal 2017, la Cina ha convinto l'OMS a non invitare più Taiwan, in quanto le relazioni tra i due Paesi si sono irrigidite a causa dell'elezione a Presidente della Repubblica della signora Tsai Ing-wen;

   dal maggio 2016 il Governo di Taiwan ha dimostrato la disponibilità alla collaborazione e ha ripetutamente chiesto la ripresa di un dialogo costruttivo e pragmatico con la Repubblica popolare cinese;

   i progressi di Taiwan in campo sanitario sono considerevoli: tra questi un'aspettativa di vita tra le più elevate in Asia, tassi di mortalità materna e infantile paragonabili a quelli dei Paesi occidentali, l'eliminazione di malattie infettive, quali il colera, il vaiolo e la peste, l'aver debellato la poliomielite e somministrato ai bambini il vaccino contro l'epatite B;

   Taiwan offre aiuto a numerosi Paesi in via di sviluppo con efficaci programmi di cooperazione nei campi sanitario, sociale, educativo ed economico-produttivo ed è rilevante il contributo finanziario fornito, sempre da Taiwan, a molti Stati in occasione di sciagure naturali;

   Taiwan ha costituito la «Fondazione Carlo Urbani», dotandola di 8,8 milioni di dollari per lo studio e la ricerca di profilassi contro le malattie infettive, una delle quali, la Sars, è responsabile della prematura morte del nostro eroico ricercatore;

   con la costituzione dell'OMS si è stabilito chiaramente che il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, senza distinzioni di razza, religione, credo politico e condizione economica e sociale;

   l'OMS dovrebbe escludere ogni interferenza politica e accogliere la partecipazione di Taiwan, già fruttuosamente avvenuta come «Osservatore» dal 2009 al 2016, con pari status nei suoi incontri, nei suoi meccanismi e nelle sue attività, incluse quelle dell'AMS;

   Taiwan ha sempre manifestato la volontà di fornire assistenza finanziaria e tecnica ai programmi di aiuti internazionali e alle attività sanitarie sostenute dall'OMS e molti progetti sostenuti da Taiwan sono operativi in aree povere del pianeta afflitte da diverse malattie infettive;

   la partecipazione su scala mondiale e il coinvolgimento diretto e senza ostacoli di Taiwan ai forum e ai programmi internazionali di cooperazione sanitaria porterebbe dei vantaggi, in particolare se si considerano i rischi di diffusione transfrontaliera di diverse malattie infettive, quali l'Hiv, la tubercolosi, la malaria, la Sars ed altre epidemie;

   Taiwan, ironicamente, fa parte del WOAH (World Organization for Animal Health) ma non può partecipare ai lavori dell'OMS. Taiwan è parte attiva anche nel WTO, Apec e ADB;

   Taiwan, anche in considerazione del numero di abitanti e del ruolo che riveste sotto l'aspetto economico (14° Paese per interscambio commerciale) dovrebbe essere rappresentata in seno a tutte le organizzazioni multilaterali –:

   se il Governo intenda sostenere, nell'ambito di tutte le sedi opportune ed in coordinamento con gli altri Paesi dell'Unione europea, la ricerca di ogni possibile forma di coinvolgimento che consenta a Taiwan di concorrere attivamente all'azione dell'OMS e, in particolare, alla prossima importante 76a sessione che si terrà a Ginevra dal 21 maggio 2023.
(4-00983)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2022, in risposta ad una interrogazione sulla possibilità che il nostro Paese adegui le disposizioni nazionali alla recente normativa UE relativa alla produzione di vini low o no alcol, il Ministro interrogato ha dichiarato di dover attendere i risultati di un gruppo di lavoro costituito per far fronte anche a tale istanza;

   dopo alcuni incontri del gruppo suddetto, nonché diverse comunicazioni tra uffici ministeriali e Commissione europea, ad oggi la situazione sul punto appare ferma, mentre al contempo, l'attuale fotografia della produzione vitivinicola nazionale presenta un Paese in cui le giacenze di vino sono in crescita del 5,1 per cento – oltre 60 milioni di ettolitri paragonabili ad una intera vendemmia;

   consentire la produzione dei vini dealcolati o parzialmente dealcolati aprirebbe anche uno sbocco di mercato alternativo, a beneficio dell'intera filiera vitivinicola, considerando che le regole comunitarie stabiliscono che la materia prima di partenza per l'elaborazione di questi prodotti è esclusivamente vitivinicola;

   secondo una recente stima dell'IWSR, il segmento dei vini dealcolati è destinato a crescere nei prossimi anni al ritmo dell'8 per cento dei volumi delle bevande alcoliche consumate l'anno;

   la normativa europea – di fatto direttamente applicabile già da quattordici mesi – consente la produzione di tali «nuovi» vini, ma la normativa nazionale andrebbe adeguata al fine di consentire la produzione all'interno delle cantine, al pari di altri prodotti vitivinicoli della medesima famiglia; tale discrasia comporta incertezza per le aziende nazionali che temono di incorrere in sanzioni avviando tali innovative produzioni;

   ostacolare le aziende italiane nella produzione di vini low o no alcol significherebbe compromettere gli investimenti degli operatori italiani nel settore e lasciare fette di mercato a prodotti di altri Paesi nonché a multinazionali che acquistano vino con la sola finalità di dealcolizzarlo e rivenderlo;

   le associazioni, i produttori, le imprese chiedono a gran voce al Governo di intervenire con una modifica del Testo Unico del Vino, al fine di regolamentare la produzione di vini dealcolizzati all'interno del comparto vitivinicolo dando garanzie alle aziende –:

   se intenda quanto prima adottare iniziative di competenza per chiarire le modalità di gestione della produzione di vini dealcolizzati o parzialmente dealcolizzati anche in Italia, facendo fronte al problema delle crescenti giacenze, garantendo alle imprese di operare con regolarità all'interno di una normativa nazionale armonizzata con quella europea ed evitando di porre le aziende vitivinicole italiane in uno svantaggio competitivo rispetto agli altri competitor europei.
(5-00829)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Veneto in data 11 febbraio 2021 ha indetto una Conferenza dei servizi ai sensi dell'articolo 14 legge n. 241 del 1990, per la richiesta ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003, di autorizzazione alla costruzione di un impianto di produzione biometano e sua liquefazione, alimentato da sottoprodotti di origine agricola, da realizzarsi in località Cà Venier in Comune di Cavarzere (Venezia);

   la Conferenza di servizi decisoria svolta il 4 maggio 2022 indetta dalla regione Veneto, per l'autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003 alla costruzione ed esercizio di un impianto di produzione di biometano avanzato per autotrasporti da 510 Smc/h alimentato da sottoprodotti agricoli, pollina, letame e liquame bovino, con annesso impianto di produzione di energia elettrica per autoconsumo lamentato a gas naturale nel comune di Cavarzere (Venezia), ha espresso parere favorevole a maggioranza sul progetto del nuovo layout produttivo;

   l'amministrazione comunale di Cavarzere si è espressa nella Conferenza di servizi con parere non favorevole al progetto, in particolare come indicato dall'ULSS3, non essendo ricavabile dalla documentazione fornita dal proponente una solida dimostrazione dell'assenza di impatti sulla salute dei residenti;

   risulterebbe all'interrogante che il comune di Cavarzere, in data 27 maggio 2022, abbia inviato alla Direzione ambiente della regione del Veneto una richiesta di modifica e integrazione del verbale della conferenza di servizi decisoria del 4 maggio 2022, allegando a tale atto il citato parere del Dipartimento di prevenzione dell'ULSS, nonché la relazione con motivato parere del comune. Tra le richieste di integrazione avanzate dal predetto ente si ritiene di dover evidenziare qui l'elemento afferente al mancato rispetto delle distanze dell'impianto da residenze civili sparse e concentrate (centri abitati);

   da quanto si apprende da organi di stampa, nonostante le motivazioni espresse da parte di comune e ULSS in particolare riguardo alla vicinanza ad una scuola e ad abitazioni, il progetto dell'impianto di biometano è stato valutato dalla regione in modo favorevole e per il provvedimento autorizzativo mancherebbe soltanto il parere dell'Autorità di Bacino distrettuale delle Alpi Orientali in ordine al rischio di alluvioni –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti e delle circostanze su richiamate, se, per quanto di competenza, la prevista realizzazione dell'impianto di produzione di biometano di cui in premessa sia conforme alla disciplina normativa in materia ambientale e tutela della salute, anche ai fini della valutazione dell'esposizione inalatoria di emissioni odorigene e quali iniziative intendono adottare per garantire la salute dei residenti nell'area dove è prevista la realizzazione dell'impianto.
(3-00399)


   EVI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle imprese e del made in Italy. – Per sapere – premesso che:

   a Carpenedolo (Brescia) è in progetto la realizzazione di un nuovo impianto per trattare la frazione umida dei rifiuti urbani (Forsu) e per la produzione di biometano;

   dalle anticipazioni anche di stampa, risulterebbe che detto mega impianto sarà realizzato utilizzando parte delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   un simile impianto (superfluo, in quanto sia la regione Lombardia, sia le province di Brescia e di Bergamo, sono autosufficienti ed anzi, hanno un'offerta di impiantistica superiore alle esigenze regionali, tanto da essere costretti ad importare Forsu da mezza Italia), arreca ampi benefici economici ai costruttori/gestori/produttori, ma altrettante criticità alla cittadinanza, alla salute ed all'ambiente;

   le stesse associazioni e i comitati cittadini protestano su quello che definiscono un ennesimo impianto inutile in un'area e in una regione già satura di impianti, progettato grazie alla bolla del biometano e sostenibile solo con i fondi pubblici del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   se realizzato, detto impianto, come detto, sarebbe superfluo, in quanto sia la regione Lombardia, sia le province di Brescia e di Bergamo, sono non solo autosufficienti ma, anzi, hanno un'offerta di impiantistica superiore alle esigenze regionali;

   gli unici vantaggi economici conseguenti alla realizzazione del medesimo impianto di trattamento di rifiuti sarebbero per i soggetti costruttori/gestori/produttori, non certo per i cittadini e per la loro salute, né per l'ambiente;

   si evidenzia che pressoché tutti gli impianti di trattamento di Forsu per produrre biogas e, in seguito, biometano, producono forti impatti odorigeni su una area molto estesa (quindi anche il centro abitato). Nemmeno il colosso A2A, nei propri impianti, riesce a non superare i limiti di legge di emissioni di puzze e ammoniaca. Inoltre gli impianti che producono biogas e biometano, sono qualificati di «alto rischio»;

   il progetto, nella sua parte economico-finanziaria, basa la sostenibilità dell'impianto sulla certezza di acquisire direttamente la Forsu prodotta dai comuni soci del Consorzio Bassa Bresciana centrale, promotore dell'impianto. In realtà questa pratica non sarebbe legittima, in quanto la Forsu proveniente da raccolta differenziata ha un valore economico intrinseco e come tale va posta sul mercato con gara di evidenza pubblica (sentenze di Corte di cassazione, diversi Tar e decisioni dell'Agcm) –:

   se il progetto, promosso dal Consorzio Bassa Bresciana Centrale, con il comune di Carpenedolo, risulti assegnatario di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   se il finanziamento per la realizzazione dell'impianto, qualora concesso, abbia vincoli temporali per la progettazione e per la realizzazione;

   se non si intenda verificare, nell'ambito delle proprie competenze e prerogative e in considerazione dell'alto impatto ambientale, se il progetto di realizzazione dell'impianto di trattamento Forsu e per la produzione di biometano, sia effettivamente necessario a un territorio già saturo di impiantistica simile, o se invece non si ravvisino ben altre forti motivazioni, anche economiche, che spingerebbero per la sua realizzazione;

   se non si ritenga che, in base alla normativa vigente, i promotori del progetto del suddetto impianto di trattamento dei rifiuti debbano esperire una gara di evidenza pubblica per l'assegnazione al miglior offerente che garantisce le migliori performance ambientali.
(3-00401)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto «Il Caravaggio» di Bergamo Orio al Serio è uno dei principali scali italiani;

   il soggetto gestore dello scalo è la Sacbo spa;

   il decreto VIA n. 677 del 4 novembre 2003 dell'allora Ministro dell'ambiente, affermava che «la collocazione dello scalo in un delicato contesto ambientale» che quindi «richiede di quantificare la soglia massima che la struttura potrà, raggiungere nell'obiettivo di un ragionevole equilibrio con il territorio»;

   nel 2012 Sacbo ha stipulato una convenzione con l'allora ASL di Bergamo per l'affidamento dell'elaborazione di uno studio epidemiologico sullo stato di salute dei residenti nei comuni limitrofi all'area dell'aeroporto per comprendere l'incidenza dello scalo sullo stato di salute della popolazione;

   nel report conclusivo del 2014 fu riscontrata, tra le altre cose, un'associazione statisticamente significativa tra esposizione a rumore aeroportuale e annoyance dei cittadini e disturbi del sonno. Tale associazione, incredibilmente, non è stata rilevata nel successivo aggiornamento dello studio epidemiologico elaborato nel 2018;

   come riportato nella relazione istruttoria approvata dalla Commissione istruttoria regionale per la V.I.A. nella seduta n. 16 del 16 settembre 2020, è stato ritenuto opportuno che il proponente ENAC sviluppi tutti gli approfondimenti necessari in ordine alla compatibilità ambientale del progetto di «Piano di Sviluppo Aeroportuale 2030 dell'Aeroporto Il Caravaggio di Bergamo-Orio al Serio», in linea con le condizioni e prescrizioni, nonché le indicazioni sul Piano di monitoraggio ambientale;

   in particolare, al paragrafo 6.2.10. «salute pubblica e sicurezza» della relazione, con riferimento alla successiva fase di approfondimento progettuale esecutivo, è previsto che «si proceda con ulteriori indagini sullo stato di salute della popolazione, proseguendo l'attività di monitoraggio e integrandola con studi specifici sulla popolazione infantile, in considerazione anche dell'approfondimento svolto da ATS Bergamo sulla “incidenza e mortalità oncologica in provincia di Bergamo” (ottobre 2018)»;

   successivamente, la suddetta relazione istruttoria è stata approvata dalla Giunta della regione Lombardia con la deliberazione n. XI/3657 del 13 ottobre 2020. Quest'ultima è poi pervenuta l'8 marzo 2021 all'allora Ministero dell'ambiente. Anche la deliberazione trasmessa al Ministero riporta nel quadro prescrittivo, sempre nell'ambito della sezione sulla salute pubblica e alla sicurezza, la necessità di procedere a ulteriori indagini sullo stato di salute dei residenti in vicinanza dell'aeroporto;

   ciononostante il Ministero della transizione ecologica, con decreto n. 238 del 16 settembre 2022, ha espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del «Piano di sviluppo aeroportuale 2030», presentato da Enac, consentendo di fatto un preoccupante insostenibile sviluppo dell'aeroporto;

   quasi quotidianamente tramite gli organi di stampa vengono evidenziati i nuovi record raggiunti dall'aeroporto: ad esempio, lo scorso 30 aprile sarebbe stata superata, per la prima volta nella sua storia, la soglia dei 50 mila passeggeri in un solo giorno;

   sempre mezzo stampa, qualche giorno fa il direttore commerciale aviation di Sacbo, Giacomo Cattaneo, con riferimento al 2023 ha affermato: «Contiamo di toccare quota 15 milioni»;

   l'interrogante, in data 9 marzo 2023, ha scritto via Pec (n. protocollo 24996) ad ATS – Agenzia di Tutela della Salute – di Bergamo per chiedere se fossero in atto interlocuzioni tra ATS Bergamo, la Sacbo S.p.a., Arpa Lombardia e il Ministero della salute con riferimento ai prescritti approfondimenti epidemiologici e se fossero state definite le tempistiche d'avvio delle indagini;

   ad oggi, decorsi ben 65 giorni e nonostante due solleciti, l'interrogante non ha ricevuto risposta alcuna da parte dell'ATS di Bergamo, dimostrando scarsa trasparenza in merito –:

   se il Governo, sentita l'autorità sanitaria territorialmente competente, non intenda promuovere con urgenza un'approfondita indagine epidemiologica sui cittadini dei comuni limitrofi all'area dell'aeroporto «Il Caravaggio» di Bergamo Orio al Serio, prima di ipotizzare qualsiasi ampliamento dello stesso.
(3-00403)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Vico Equense è un comune sito nella penisola Sorrentina, all'interno della Città Metropolitana di Napoli;

   il comune è interessato da un intervento di interconnessione che prevede la realizzazione di un collegamento a 150 kV tra la nuova stazione elettrica di Sorrento e la cabina primaria di Lettere e degli opportuni raccordi entra-esce alle cabine primarie di Vico Equense e di Agerola, convertite a 150 kV;

   l'intervento comporta la dismissione di un considerevole numero di linee elettriche a 60 kV, la demolizione di 59 chilometri di linee obsolete a fronte della realizzazione di circa 31 chilometri di nuove linee 150 kV;

   dopo l'entrata in esercizio del primo collegamento tra Capri e Torre Annunziata nel 2017 e del secondo cavo sottomarino che collega l'isola con Sorrento (settembre 2020), le attività di adeguamento ed efficientamento della rete campana proseguono con l'interconnessione a 150 kV Sorrento-Vico Equense-Agerola-Lettere;

   l'intervento consiste nella realizzazione dei collegamenti tra la nuova stazione elettrica di Sorrento e le cabine primarie già esistenti di Vico Equense, Agerola e Lettere, che saranno adeguate per consentirne il collegamento alla Rete di trasmissione nazionale con i nuovi livelli di tensione. Saranno realizzati circa 35 chilometri di nuovi elettrodotti, di cui 12 chilometri in cavo interrato in prossimità delle cabine primarie;

   questo progetto, approvato dalla regione Campania ed autorizzato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, risulta essere di forte impatto ambientale;

   risulta agli interroganti che agli altri comuni interessati dalla stessa opera infrastrutturale sono stati riconosciuti dalla società realizzatrice, Terna S.p.A., dei ristori economici;

   risulta che altri comuni – a differenza di quello di Vico Equense – abbiano deciso di utilizzare dette risorse per mettere in sicurezza e schermare le varie stazioni elettriche, il tutto al fine di ridurre l'impatto in termini di rischi per la salute dei cittadini residenti;

   non risulta invece – ad oggi – nessuna iniziativa in tal senso da parte dell'amministrazione comunale di Vico, che oltre a non rendere pubblico l'importo di questo indennizzo, non ritiene necessario fare nessun intervento di schermatura della cabina sita nel territorio comunale, preferendo effettuare opere infrastrutturali di contorno con dette risorse;

   a quanto risulta agli interroganti, l'amministrazione comunale, nell'interrare i cavi dell'alta tensione, vuole utilizzare i fondi destinati a titolo di indennizzo al comune di Vico per aggiungere altri sottoservizi nello scavo. Questo comporterà l'emissione di un'ordinanza di chiusura della strada che provocherà disagi ai residenti del posto ed ai pendolari che ogni giorno dalle diverse frazioni di Vico vanno a Positano a lavorare e problemi per i mezzi di pronto soccorso;

   sul punto vi è stata una ferma protesta di varie associazioni civiche e ambientaliste che hanno chiesto – invano – il parere in merito all'amministrazione comunale;

   le stesse associazioni di cittadini hanno richiesto, senza alcuna risposta, che l'ARPAC facesse una rilevazione dei campi elettromagnetici prima e dopo la realizzazione dell'opera –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per verificare l'effettivo impatto ambientale di questa opera e le possibili ricadute sulla salute dei cittadini del comune interessato, anche valutando, in raccordo con la regione e il comune di Vico Equense, di destinare l'utilizzo del ristoro economico previsto da Terna alla schermatura dei cavi interrati così da ridurre le emissioni elettromagnetiche, soluzione peraltro già adottata da altri comuni limitrofi interessati dalla stessa opera;

   se siano a conoscenza dell'entità del ristoro che Terna ha riconosciuto al comune di Vico Equense.
(4-00993)


   ZARATTI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   Vico Equense è un comune sito nella penisola Sorrentina, all'interno della città Metropolitana di Napoli; il comune è interessato da un intervento di interconnessione che prevede la realizzazione di un collegamento a 150 kV tra la nuova stazione elettrica di Sorrento e la cabina primaria di Lettere e degli opportuni raccordi entra-esce alle cabine primarie di Vico Equense e di Agerola, convertite a 150 kV; l'intervento comporta la dismissione di un considerevole numero di linee elettriche a 60 kV, la demolizione di 59 km di linee obsolete a fronte della realizzazione di circa 31 km di nuove linee 150 kV; dopo l'entrata in esercizio del primo collegamento tra Capri e Torre Annunziata nel 2017 e del secondo cavo sottomarino che collega l'isola con Sorrento (settembre 2020), le attività di adeguamento ed efficientamento della rete campana proseguono con l'interconnessione a 150 kV Sorrento-Vico Equense-Agerola-Lettere;

   l'intervento consiste nella realizzazione dei collegamenti tra la nuova stazione elettrica di Sorrento e le cabine primarie già esistenti di Vico Equense, Agerola e Lettere, che saranno adeguate per consentirne il collegamento alla Rete di trasmissione nazionale con i nuovi livelli di tensione. Saranno realizzati circa 35 chilometri di nuovi elettrodotti, di cui 12 chilometri in cavo interrato in prossimità delle cabine primarie; questo progetto, approvato dalla regione Campania ed autorizzato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, risulta essere di forte impatto ambientale; risulta agli interroganti che agli altri comuni interessati dalla stessa opera infrastrutturale sono stati riconosciuti dalla società realizzatrice, Terna S.p.A., dei ristori economici; risulta che altri comuni – a differenza di quello di Vico Equense – abbiano deciso di utilizzare dette risorse per mettere in sicurezza e schermare le varie stazioni elettriche, il tutto al fine di ridurre l'impatto in termini di rischi per la salute dei cittadini residenti;

   non risulta invece – ad oggi – nessuna iniziativa in tal senso da parte dell'amministrazione comunale di Vico, che oltre a non rendere pubblico l'importo di questo indennizzo, non ritiene necessario fare nessun intervento di schermatura della cabina sita nel territorio comunale, preferendo di effettuare opere infrastrutturali di contorno con dette risorse; a quanto risulta agli interroganti, l'amministrazione comunale, nell'interrare i cavi dell'alta tensione vuole utilizzare i fondi destinati a titolo di indennizzo al comune di Vico per aggiungere altri sottoservizi nello scavo. Questo comporterà l'emissione di un'ordinanza di chiusura della strada che provocherà disagi ai residenti del posto ed ai pendolari che ogni giorno dalle diverse frazioni di Vico vanno a Positano a lavorare e problemi per i mezzi di pronto soccorso; sul punto vi è stata una ferma protesta di varie associazioni civiche e ambientaliste che hanno chiesto – in vano – il parere in merito all'amministrazione comunale; le stesse associazioni di cittadini hanno richiesto, senza alcuna risposta, che l'ARPAC facesse una rilevazione dei campi elettromagnetici prima e dopo la realizzazione dell'opera –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per verificare l'effettivo impatto ambientale di questa opera e le possibili ricadute sulla salute dei cittadini del comune interessato, anche valutando, in raccordo con la regione e il comune di Vico Equense, di destinare l'utilizzo del ristoro economico previsto da Terna alla schermatura dei cavi interrati così da ridurre le emissioni elettromagnetiche, soluzione peraltro già adottata da altri comuni limitrofi interessati dalla stessa opera;

   se siano a conoscenza dell'entità del ristoro che Terna ha riconosciuto al comune di Vico Equense.
(4-00994)


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, SPORTIELLO e CASO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica Italiana, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, della Costituzione «Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni»;

   la regione Campania, ai sensi dell'articolo 8, lettera s), dello Statuto regionale promuove ogni utile iniziativa per favorire «la tutela e la valorizzazione dell'ambiente, del territorio, delle risorse naturali e del patrimonio rurale; la tutela degli ecosistemi e della biodiversità; la difesa della vita delle piante e il rispetto e il riconoscimento dei diritti degli animali come previsti dalle Convenzioni internazionali e dalla normativa comunitaria»;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa gli alberi di pino ed eucalipto della pineta ubicata a Palinuro (SA), in località Ficocella, nell'area antistante l'Antiquarium, sono stati sottoposti a un'operazione di potatura e sfalcio estremamente invasiva, che si è risolta in una vera e propria mutilazione della pineta;

   un'operazione di tale portata, avendo comportato l'abbattimento di oltre venti alberi, non può rientrare nell'ambito della manutenzione ordinaria;

   la gestione della struttura museale di Palinuro e dell'area circostante risulta attribuita alla competenza dell'Agenzia Campania Turismo;

   da decenni la pineta rappresentava un polmone verde nel cuore di Palinuro, offrendo riparo dal sole a cittadini e visitatori durante le calde giornate estive;

   rappresentando un elemento di notevole pregio ambientale, il parco costituiva l'ideale cornice dell'Antiquarium, che è sede di gran parte degli eventi culturali e sociali organizzati a Palinuro, contribuendo a rendere la zona una delle più caratteristiche della località cilentana;

   il decreto ministeriale Ambiente 10 marzo 2020, recante «Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde», il quale esclude esplicitamente interventi che comportino «la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica» degli alberi;

   in particolare, fra i Criteri ambientali minimi per l'affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico è affermato chiaramente che chi effettua le operazioni di gestione del verde pubblico deve «evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione»; le linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Comitato per lo sviluppo del verde urbano spiegano che per capitozzatura si intende il «drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi»;

   la direttiva europea n. 2009/147/CE, all'articolo 5, vieta i tagli di rami e alberi nel periodo di nidificazione degli uccelli mentre la legge n. 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica omeoterma, all'articolo 21 lettera o), vieta il danneggiamento e la distruzione di uova e nidi, rendendo di fatto impraticabile la potatura degli alberi nel periodo primaverile, che deve essere adeguatamente programmata dai soggetti competenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di avviare un'interlocuzione con la regione Campania al fine di conoscere gli elementi dell'istruttoria tecnica condotta dall'Agenzia Campania Turismo che hanno portato a commissionare la descritta operazione di potatura condotta con tali modalità invasive;

   di quali elementi disponga circa il rispetto delle procedure amministrative nell'esecuzione dell'intervento e il previo rilascio delle dovute autorizzazioni da parte degli enti preposti;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere il Ministro interrogato per fornire a tutti i soggetti pubblici, a qualunque livello, adeguate informazioni sulle modalità corrette per gli interventi di manutenzione del verde, onde evitare che si verifichino altri casi di grave danneggiamento al patrimonio arboreo ed agli ecosistemi ad esso legati.
(4-00996)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con l'approvazione della legge n. 112 del 7 ottobre 2013 (Gazzetta Ufficiale n. 236 del 8 ottobre 2013) di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 91 del 2013, il nostro Paese si è dotato di un itinerario turistico culturale delle residenze borboniche che ha finalità di valorizzazione di un patrimonio culturale rilevantissimo, uno sbocco legislativo risultante anche dalla forte mobilitazione promossa e portata avanti per anni da parte dall'Associazione per i siti reali e le Residenze Borboniche Onlus;

   in data 3 agosto 2015 è stato stipulato l'Accordo di valorizzazione tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la regione Campania, il comune di San Tammaro e la prefettura di Caserta che ha dato avvio al processo di sviluppo del percorso turistico-culturale integrato tra le Residenze Borboniche, a partire dalla valorizzazione del «Real Sito di Carditello», attraverso la costituzione nel febbraio 2016 di una Fondazione di Partecipazione;

   l'Accordo citato ha rinviato a successivi accordi di valorizzazione il dettaglio degli indirizzi strategici e l'individuazione delle ulteriori residenze borboniche da valorizzare nell'ambito del piano strategico di sviluppo del percorso turistico-culturale integrato delle residenze borboniche;

   il 10 giugno 2020, su proposta dell'Associazione «Siti Reali» Onlus, l'Agenzia Nazionale INVITALIA ha approvato il programma d'investimento denominato «l'Utopia Realizzata» nell'ambito del PON «Cultura e Sviluppo» 2014/2020, Asse II, misura Cultura Crea, con il fine di realizzare il circuito delle eredità culturali borboniche dell'Italia meridionale, a partire dall'itinerario delle residenze borboniche;

   a supporto della realizzazione del programma d'investimento, in data 7 gennaio 2021, l'Associazione Onlus «Siti Reali» ha promosso un Comitato Istituzionale composto da una serie di soggetti istituzionali territoriali preposti alla gestione dei siti borbonici coinvolgendo anche le realtà del sistema formativo, della ricerca e dell'innovazione;

   ciò che manca è la piena applicazione della normativa nazionale che dovrebbe invece imprimere impulso alla valorizzazione di questa rete che va ben oltre la Campania ed interessa tutto il Mezzogiorno –:

   quali iniziative per quanto di propria competenza, intenda assumere il Governo per applicare pienamente il decreto-legge n. 91 del 2013, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, nonché per valorizzare adeguatamente l'itinerario turistico culturale delle residenze borboniche.
(5-00822)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro della cultura 11 aprile 2023, n. 161 sono state pubblicate le nuove linee guida per l'utilizzo delle immagini dei beni culturali statali;

   in particolare, il decreto ministeriale stabilisce gli importi minimi da pagare per la riproduzione e il riuso di immagini dei beni culturali in consegna a istituti e luoghi della cultura dello Stato;

   le linee guida sono accompagnate da un allegato riportante un elenco di stampe, immagini digitali, videoclip, diapositive, microfilm, riprese video, scansioni, riprese da drone e anche fotocopie, al quale applicare il complesso sistema di coefficienti che dovrà regolare l'imposizione della gabella, a seconda delle dimensioni di una stampa, della tiratura di un libro, del prezzo di copertina e, per le pubblicazioni on-line, dei download;

   l'indirizzo promosso dal Ministero distingue tra riproduzioni senza o con scopo di lucro, ricomprendendo tra quest'ultime anche «Editoria e riviste scientifiche di settore in canali commerciali on-line/cartacea e Pubblicazioni on-line»;

   il decreto ministeriale, a parere dell'interrogante, si pone in netto contrasto con le linee guida dell'istituto Centrale per la Digitalizzazione che, al contrario, avevano chiarito «la necessità di delineare prassi il più possibile uniformi e semplificate per gli usi editoriali delle riproduzioni dei beni culturali, prevedendo, in linea generale, la gratuità per qualsiasi tipo di pubblicazione editoriale in forma di monografia, rivista o periodico sia in formato cartaceo sia digitale, da chiunque proveniente e per qualsiasi supporto. Ciò consentirà di agevolare in primis la divulgazione della ricerca scientifica e la valorizzazione del patrimonio culturale, come esplicitamente previsto dal Codice, ma più in generale di promuovere il sistema editoriale, già frequentemente oggetto di contributi e forme di sostegno economico da parte del Governo, anche in considerazione dei limitati margini di ricavi per autori ed editori di pubblicazioni riproducenti beni culturali»;

   inoltre, nel nuovo provvedimento non è fatto alcun cenno all'Open Access che risulterebbe così tacitamente classificato tra le attività a scopo di lucro, in apparente violazione del Codice dei beni culturali che liberalizza le riproduzioni dei beni culturali pubblici introducendo all'articolo 108 comma 3-bis il principio della libera divulgazione con qualsiasi mezzo delle loro immagini, purché senza scopo di lucro, «per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza del patrimonio culturale»;

   nessun canone è previsto invece nel caso di pubblicazioni da parte dei dipendenti del Ministero della cultura, che d'ora in poi saranno gli unici soggetti a poter liberamente utilizzare le immagini dei beni culturali statali;

   si stanno moltiplicando le proteste da parte delle società scientifiche, associazioni, giornalisti, editori e consulte universitarie che considerano a rischio le proprie attività e che quindi chiedono di fermare questa nuova prassi;

   l'applicazione delle nuove linee guida determinerebbe non solo un grave danno nei confronti della ricerca, della divulgazione scientifica e, più in generale, della valorizzazione del patrimonio culturale, ma andrebbe incontro al concreto rischio di nuovi contenziosi che inevitabilmente si scateneranno, rischiando di trasformare i dipendenti del Ministero, già sovraccarichi e in palese sottorganico, «in occhiuti controllori di canoni e gabelle», e, più in generale, il Ministero in «una sorta di Agenzia delle entrate a danno di studiosi, editoria e impresa culturale e creativa», come afferma il presidente emerito del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici del MiBACT, il Professor Volpe, in un suo recente articolo –:

   se il Ministro interrogato non intenda rivedere quanto previsto dalle nuove linee guida per l'utilizzo delle immagini dei beni culturali statali, aprendo un confronto con le parti interessate, al fine di individuare i necessari correttivi in ottemperanza alle normative vigenti e tenendo conto delle esigenze della ricerca, dell'editoria e della divulgazione scientifica.
(4-00989)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il personale delle Forze Armate in quiescenza viene talvolta convocato dall'autorità giudiziaria ordinaria nel processo penale, civile, amministrativo e contabile, quale testimone per fatti inerenti al servizio. In tal caso non essendo più vincolato da un rapporto di impiego, non può essere destinatario della disciplina del trattamento di missione stabilito per tutti i dipendenti pubblici e non gli si può rilasciare il foglio di viaggio. Pertanto, allo stesso personale in congedo (in ausiliaria non richiamato/in riserva), ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, compete solo il trattamento previsto dal Ministero della giustizia, senza possibilità di far luogo ad alcuna integrazione a carico della Amministrazione di appartenenza. Tutto ciò provoca una disparità di trattamento con il personale in servizio convocato per gli stessi motivi, a cui viene riconosciuta invece un'indennità completa;

   mentre il personale in pensione, che non può esimersi dal partecipare, è costretto a provvedere a proprie spese al vitto, all'alloggio ed a quant'altro necessario, con enormi sacrifici economici. Un disagio insostenibile, se si considera anche che tutti i diritti, sia il T.F.S. che le altre spettanze eventuali come la pensione privilegiata ecc. non si percepiscono prima di cinque anni. A questo si aggiunga che la maggior parte del personale che va in pensione, come è noto a tutti, tenta di tornare nella terra di origine per motivi affettivi e spesso anche per esigenze economiche strettamente legate al proprio bilancio familiare. Molti invece devono acquistare la prima casa, con la liquidazione insieme ad altre eventuali spettanze. Ragion per cui è veramente difficile sborsare somme talvolta anche ingenti (tenuto conto della loro situazione economica) per recarsi da una parte all'altra dell'Italia nelle varie sedi dei processi; numerose sono le lamentele ricevute da parte delle associazioni interessate –:

   se non sia necessario adottare iniziative per parificare il trattamento in oggetto tra personale in servizio e personale in congedo, consentendo a quest'ultimo le migliori condizioni per partecipare alle udienze giudiziarie e ponendo così fine a questa ingiusta disparità.
(3-00398)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GUSMEROLI e CECCHETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto disposto dall'articolo 3, comma 3, lettere a) e b), decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998, il visto di conformità può essere rilasciato dai soggetti titolati alla trasmissione dichiarativa che devono trasmettere apposita comunicazione preventiva annuale;

   nello specifico, il predetto visto attesta, in base alla documentazione prodotta dal contribuente, la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta; si tratta, quindi, di un'attività di controllo formale di tipo documentale, che non entra nello specifico dei contenuti tecnici;

   la comunicazione preventiva, quindi, può essere consegnata a mano, ovvero inviata mediante raccomandata con ricevuta di ritorno oppure inviata tramite PEC, dai soli soggetti titolati all'opposizione del visto che ne sono quindi responsabili;

   tuttavia, talvolta capita che, pur in presenza dei requisiti, ma in assenza della comunicazione preventiva, i contribuenti, per i quali si è proceduto all'apposizione del visto, ricevano comunicazione di nullità e contestuale irrogazione di sanzioni ed interessi per l'utilizzo indebito dei crediti vistati senza autorizzazione;

   le violazioni, di carattere meramente formale, sono quindi contestate, con le relative sanzioni, dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente al contribuente nonché al professionista che era titolato all'adempimento della pratica;

   ne consegue, inoltre, che secondo quanto disposto anche dall'articolo 13 del decreto legislativo del 18 dicembre 1997, n. 471, nel caso in cui sia avvenuto l'utilizzo di un'eccedenza o di un credito d'imposta esistenti in misura superiore a quella spettante o in violazione delle modalità di utilizzo previste dalle leggi vigenti si applica, salva l'applicazione di disposizioni speciali, la sanzione pari al trenta per cento del credito utilizzato;

   non da ultimo, l'Agenzia delle entrate, con provvedimento del 30 gennaio 2023, prot. n. 0027629, ha chiarito che possono essere regolarizzate, per ciascun periodo d'imposta, le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze di obblighi o adempimenti di natura formale –:

   se non ritenga che quanto esposto in premessa, con specifico riguardo alla comunicazione preventiva e agli errori formali per le violazioni collegate al visto di conformità, ovvero del visto omesso o irregolare, possa rientrare nella regolarizzazione delle violazioni formali.
(5-00823)


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come previsto dall'articolo 87, comma 1, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 (Tuir), sono escluse dalla formazione del reddito imponibile le plusvalenze determinate ai sensi del precedente articolo 86, commi 1, 2 e 3, relative ad azioni o quote di partecipazioni in società che, tra l'altro, esercitano un'impresa commerciale secondo la definizione di cui all'articolo 85 del medesimo testo unico (cosiddetto requisito della commercialità);

   nel merito, il requisito della commercialità, per presunzione assoluta, non ricorre qualora il valore del patrimonio della società partecipata sia prevalentemente costituito da beni immobili;

   è, però, prevista un'eccezione per quegli immobili alla cui produzione o al cui scambio è effettivamente diretta l'attività dell'impresa, nonché per gli impianti e i fabbricati utilizzati direttamente nell'esercizio d'impresa;

   pur tuttavia, ai fini della possibilità di accedere al regime di cosiddetta «participation exemption», la circolare dell'Agenzia delle entrate n. 36/E del 4 agosto 2004 ha sostanzialmente escluso, in via interpretativa, dal novero dei fabbricati utilizzati nell'esercizio dell'impresa quelli concessi in locazione o godimento, anche attraverso contratti di affitto d'azienda;

   al riguardo, si consideri l'assetto patrimoniale di molte partecipazioni societarie, soprattutto per i gruppi di imprese del settore turistico-alberghiero, che è spesso differenziato rispettivamente in base alla proprietà immobiliare e alla gestione della medesima in forma ricettiva mediante contratti locazione o affitto di azienda;

   in alcuni casi, infatti, potrebbero configurarsi fattispecie idonee, di fatto, a qualificare gli immobili come «utilizzati direttamente nell'esercizio d'impresa», ai sensi dell'articolo 87, comma 1, lettera d), del Tuir e, dunque, il patrimonio della società ceduta non costituito prevalentemente da immobili destinati alla mera locazione;

   si pensi, in particolare, alle seguenti casistiche di patrimonio azionario: in primo luogo, a due società, l'una proprietaria di immobili a destinazione alberghiera e l'altra incaricata di gestire i predetti immobili oggetto di locazione o affitto di azienda; a immobili a destinazione alberghiera e una partecipazione totalitaria al capitale sociale di un'altra società incaricata di gestire i predetti immobili, cui sono affidati mediante locazione o affitto d'azienda; a un'azienda, ad esempio del settore turistico-alberghiero, che gestisce, tramite locazione o affitto d'azienda, uno o più immobili di proprietà della società immobiliare controllata –:

   se e quali iniziative intenda assumere al fine di qualificare espressamente come esenti ex articolo 87 del Tuir anche le plusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni in società nelle fattispecie descritte in premessa.
(5-00824)


   GIAGONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016 è stata disposta la chiusura della caserma della Guardia di finanza nel comune di Santa Teresa Gallura, nella provincia di Olbia-Tempio, privando così il territorio di un importante presidio nella prevenzione e nel contrasto degli illeciti economico-finanziari;

   la competenza operativa della predetta caserma comprendeva i comuni di Santa Teresa Gallura, Aglientu, Trinità D'Agultu e Badesi, ad oggi ricompresi nella circoscrizione di altri reparti e tenenze, con inevitabili ripercussioni nella gestione dei controlli sia in materia fiscale, sia di ordine pubblico;

   il Corpo della Guardia di finanza nel territorio di Santa Teresa Gallura, specialmente nel periodo estivo, eseguiva specifiche ispezioni lungo le spiagge al fine di contrastare il commercio abusivo, ed in particolar modo la contraffazione dei marchi e la pirateria di vario genere; ne è convenuto, che a decorrere dalla data di soppressione della caserma, la presenza dei militari in questi territori è divenuta sporadica e non sempre con organico sufficiente per garantire una capillare copertura dei luoghi di competenza;

   inoltre, nel territorio di Santa Teresa Gallura, oltre ad un gran numero di turisti e vacanzieri, durante la stagione estiva si registra la presenza di campeggiatori abusivi nella zona denominata Cala Grande (nota ai più come Valle della Luna), ormai da decenni abituali dell'area, che sono soliti praticare attività indebite, abusi di varia natura e organizzazione di rave party non autorizzati, lo stabile in cui era presente la caserma è un bene demaniale oggi totalmente abbandonato –:

   se, alla luce della situazione sopra descritta e dei rischi ad essa connessa, non ritenga opportuno adoperarsi con il Comando generale della Guardia di finanza, al fine di riconsiderare la chiusura della caserma precedentemente operativa nel comune di Santa Teresa Gallura.
(5-00827)

Interrogazione a risposta scritta:


   LETTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 ha istituito il Fondo indennizzo risparmiatori – FIR – per compensare risparmiatori e azionisti che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018;

   la legge 30 dicembre 2018, n. 145 fissa la misura dell'indennizzo al 30 per cento del costo sostenuto per l'acquisto delle azioni per gli azionisti (articolo 1, comma 496) e al 95 per cento del costo di acquisto delle obbligazioni per gli obbligazionisti subordinati (articolo 1, comma 497);

   al fondo, gestito da Consap Spa, è stata assegnata una dotazione iniziale di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, per un totale di 1.575 milioni di euro;

   con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 4 luglio 2019, pubblicato per comunicato nella Gazzetta Ufficiale n. 174 del 26 luglio 2019, è stata istituita una commissione tecnica per l'esame e l'ammissione delle domande all'indennizzo del FIR;

   i lavori della Commissione tecnica, il cui termine era previsto per il 31 dicembre 2022, sono stati prorogati fino al 30 giugno 2023, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, «Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14;

   risulta che la somma stanziata e pari a 1.575 milioni di euro sia stata utilizzata solo in parte, residuando, ad oggi, la somma di circa 500 milioni di euro;

   risulta che non tutti i risparmiatori che hanno inviato domanda di accesso al fondo (rispettando i criteri di ammissione) abbiano effettivamente ottenuto l'indennizzo a causa di errori che ne hanno determinato l'esclusione;

   a poco più di due mesi dalla scadenza dell'ultima proroga disposta risulta che Consap non ha eseguito più nessun pagamento, nemmeno delle posizioni che sono state riviste e riammesse dalla Commissione tecnica;

   non risulta essere stato effettuato il piano di riparto finale e non risultano essere in possesso del MEF i dati necessari per valutare la percentuale di riparto dei 500 milioni rimanenti –:

   con che tempi e con quali modalità si intenda procedere al recupero degli esclusi e in che tempi e con quali percentuali in aumento verrà eseguito il riparto dei fondi residui del FIR, che maturerà al 30 giugno 2023.
(4-00990)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa della diffusione di un appello, sottoscritto da oltre 100 soggetti tra organizzazioni operanti nel settore del carcere e privati cittadini, con il quale si chiede ai direttori degli istituti penitenziari di garantire colloqui, telefonate e videochiamate oltre le previsioni normative ordinarie, questo perché dal 28 febbraio 2023, non essendo state prorogate né messe a regime le «Norme in materia di corrispondenza telefonica delle persone detenute» previste durante l'emergenza legata al COVID-19, pare sia tornata una stretta sulle chiamate all'esterno: non più una telefonata al giorno, ma soli dieci minuti di chiamata a settimana e sei ore di colloquio al mese;

   il regime previsto durante l'emergenza legata al COVID-19 sul versante delle conversazioni telefoniche non sostitutive dei colloqui in presenza, previste dall'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 – «Norme in materia di corrispondenza telefonica delle persone detenute» – di cui all'articolo 2-quinquies legge n. 70 del 2020 di conversione del decreto-legge n. 28 del 2020, prevedeva infatti che l'autorizzazione alle telefonate poteva essere concessa, oltre i limiti stabiliti dal comma 2 del medesimo articolo e poteva essere disposta anche una volta al giorno, laddove la corrispondenza telefonica si fosse svolta con figli minori o figli maggiorenni portatori di una disabilità grave oppure con il coniuge, con l'altra parte dell'unione civile, con persona stabilmente convivente o legata all'internato da relazione stabilmente affettiva, con il padre, la madre, il fratello o la sorella del condannato qualora gli stessi fossero ricoverati presso strutture ospedaliere;

   a ben vedere anche la disciplina ordinaria, all'articolo 1 legge n. 354 del 1975 sull'ordinamento penitenziario, va nel senso di agevolare opportuni contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia in osservanza dei principi costituzionali;

   ci si riferisce agli articoli 29, 30 e 31 Costituzione, che tutelano la famiglia e i suoi componenti, e all'articolo 8 della CEDU, a mente dei quale «ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare», e dunque riconoscono a ciascun individuo il fondamentale diritto al mantenimento delle relazioni socio-familiari;

   è noto, peraltro, che molti detenuti non scontano la pena nel luogo di residenza della propria famiglia e i costi degli spostamenti tra una regione e l'altra sono per molte famiglie insostenibili. Lo stesso potrebbe essere consentito ai detenuti stranieri che non hanno occasione di poter vedere in presenza i propri famigliari che risiedono all'estero;

   a conferma di quanto richiesto vi è la considerazione che, nel periodo di deroga al regime ordinario, non si sono verificati problemi legati alla sicurezza, né vi è stato alcun aggravio di spesa per l'amministrazione penitenziaria, perché le telefonate sono rimaste a carico delle persone detenute;

   ci si chiede allora per quale motivo si voglia far ripiombare nella solitudine i detenuti e le loro famiglie, dal momento che psichiatri ed esperti assicurano che l'aumento delle opportunità e delle connessioni con il mondo «al di fuori» non solo rende più tollerabile la vita all'interno dell'istituto di detenzione, ma aiuterebbe nel prevenire alcuni dei troppi suicidi che avvengono ancora nelle carceri italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e degli argomenti esposti in premessa e della loro importanza, considerando le già grave situazione presente all'interno delle carceri italiane – basti pensare al sovraffollamento, alla mancanza di personale, agli atti di autolesionismo e ai troppi suicidi;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per conservare la buona prassi che si è sperimentata con esiti più che positivi durante l'emergenza da COVID-19 nel concedere maggiore discrezionalità nell'autorizzazione delle telefonate e delle video chiamate, le quali potrebbero essere considerate dei veri e propri colloqui in presenza e quindi essere di pari durata.
(2-00151) «Ciani, Serracchiani, Di Biase, Gianassi, Zan, Scarpa, Lacarra».

Interrogazione a risposta orale:


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa che negli scorsi giorni due detenuti della Casa di reclusione di Augusta sono deceduti a seguito di un periodo di prolungato sciopero della fame;

   non si comprende se e quali misure siano state adottate per la tutela dell'integrità fisica di tali detenuti, morti nella totale indifferenza delle istituzioni a diverso titolo interessate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa, delle loro cause e se non intenda attivare i propri poteri ispettivi.
(3-00397)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LA SALANDRA. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni il tema che nel territorio di Foggia sia cresciuta in modo esponenziale la criminalità organizzata, e ciò con difficoltà d'azione della cosiddetta squadra Stato per un'insufficienza di investimenti nel sistema degli Uffici giudiziari;

   dall'ultima riforma della geografia giudiziaria del 2013, la provincia di Foggia è stata penalizzata con la chiusura del Tribunale di Lucera, dalla cancellazione delle sedi distaccate ed il trasferimento al Tribunale di Foggia di tutti i processi. Oggi il solo Tribunale Penale di Foggia sopporta più di 13 mila processi; peso particolarmente significativo ove si considera che nella sola provincia di Foggia sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose importanti centri (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/27/foggia-omicidi-clan-intervista-procuratore-vaccaro);

   da recenti notizie di stampa (www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/foggia/1397380/a-foggia-61-magistrati-su-69-per-una-sentenza-occorrono-1200-giorni.html), si legge che il Tribunale di Foggia è stato qualificato come «Grande» nelle tabelle ministeriali (dopo l'accorpamento), avendo acquisito un bacino di utenza di 600 mila persone, segnando un giudice togato ogni 10.523 abitanti. Nel settore civile, risultano 4.012 procedimenti iscritti ogni mille abitanti, a fronte di una media di 3.555, precisandosi che, se ogni magistrato in Italia si occupa mediamente di 863 cause, chi lavora a Foggia ne tratta il quadruplo: 3316 procedimenti;

   risulta che il Csm sia intervenuto più volte per coprire le vacanze, tenendo conto che pochi scelgono come destinazione Foggia: a ottobre 2017, assegnò 12 magistrati in tirocinio per far fronte a scoperture nell'ordine del 30 per cento; altri 6 arrivarono nell'autunno 2020. La fotografia più recente è datata novembre 2022: a fronte di 69 magistrati togati previsti, ne erano in servizio 61, compresi 21 Pm su 28 previsti; 26 Got (giudici onorari) su 32; 24 vice procuratori onorari su 25; 17 giudici di pace onorari su 49;

   il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia ha evidenziato come l'Ufficio giudiziario versi in una profonda sofferenza nell'organico, riferendo che il CSM, nell'indicare le sedi vacanti, abbia sempre considerato il detto Ufficio in costante scopertura (oggi di cinque magistrati), con i magistrati di prima nomina che, dopo aver svolto il periodo previsto, sovente tornano alle loro terre d'origine;

   il Procuratore della Repubblica di Bari evidenziando il diffuso problema degli organici anche con riguardo al Tribunale di Foggia, ha aggiunto che il CSM «deve avere il coraggio di fare scelte strategiche, è un tema sul quale bisogna avere la massima attenzione» (www.foggiatoday.it/cronaca/carenza-magistrati-procura-repubblica-foggia-vaccaro.html);

   da ultimo, l'Ufficio del Giudice di Pace di San Giovanni Rotondo (www.foggiatoday.it/cronaca/cancelli-giudice-pace-san-giovanni-rotondo-chiusi-avvocati.html), nonostante le udienze in calendario, ha tenuto chiusi i cancelli, prefigurando un'interruzione di pubblico servizio, per una non ben chiara «mancanza di personale»; all'oggi il personale dei GdP grava sugli enti locali che già di loro sopportano insufficienze nel personale –:

   se, per quanto di competenza e di concerto con il CSM, vi sia la possibilità di adottare iniziative per il superamento della condizione di sofferenza delle piante organiche degli Uffici giudiziari di Foggia, per l'organizzazione dei ruoli dei magistrati ed il migliore funzionamento dei servizi relativi alla giustizia del Tribunale di Foggia, magari attraverso interventi straordinari, anche in una possibile ottica di riforma della geografia giudiziaria del territorio con il ripristino dei Tribunali soppressi o la possibile riapertura di specifiche sezioni distaccate del Tribunale di Foggia.
(5-00837)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla recente inchiesta denominata «Alcatraz» della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Catania, è emerso un quadro allarmante di traffico di stupefacenti all'interno della Casa di reclusione di Augusta (SR), con introduzione e cessione ad altri detenuti non solo di droga, ma anche di apparecchi telefonici da parte di detenuti al rientro da permessi premio, ovvero visitatori;

   nel medesimo istituto penitenziario, di recente, due detenuti sarebbero deceduti, a distanza di un mese l'uno dall'altro, per le conseguenze di uno sciopero della fame;

   già nel settembre 2021, l'interrogante, nell'esercizio delle proprie prerogative, ha avuto modo di constatare personalmente e denunciare le pessime condizioni della struttura carceraria in questione, registrando sovraffollamento, carenze igienico sanitarie, carenza di personale di polizia penitenziaria con conseguenti turni di lavoro massacranti per gli operatori e ridotte condizioni di sicurezza;

   la situazione descritta è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle circostanze riferite in premessa, quali iniziative intenda promuovere al fine di accertarne la dimensione e le cause e di assumere i provvedimenti necessari ad assicurare le dovute condizioni di sicurezza e condizioni di vita per i detenuti e gli operatori all'interno della Casa di reclusione in questione.
(4-00987)


   MORRONE, GIGLIO VIGNA e MOLINARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, si apprende dell'intervista alla dottoressa Gabriella Viglione, procuratore capo ad Ivrea, nella quale si legge di una procura costretta, ad oggi, ad arruolare volontari dei carabinieri e del personale in congedo per fronteggiare le carenze di organico. La procura di Ivrea continua di conseguenza, a cancellare servizi;

   «nel 2022, cioè da quando sono arrivata io, abbiamo perso otto amministrativi – spiega la procuratrice capo Gabriella Viglione –. Abbiamo dovuto chiudere tre uffici: l'ultimo è quello ignoti, che aveva 11mila fascicoli che saranno redistribuiti sulle segreterie dei singoli magistrati, che ne hanno già migliaia arretrati. Quello del giudice di pace e degli affari civili, dove i magistrati avevano molte incombenze, erano stati già chiusi»;

   la procura di Ivrea, per i magistrati, è il posto di lavoro peggiore di tutta Italia. Si contano quasi duemila fascicoli per magistrato. A rivelarlo sono i numeri riportati in uno studio del Consiglio superiore della magistratura: 1.940 fascicoli pendenti sulle scrivanie di ogni magistrato, un carico di lavoro che supera di gran lunga quello di altre procure, come ad esempio quella di Busto Arsizio, di gran lunga inferiore allo speciale record dell'ufficio giudiziario eporediese con 1.435 fascicoli per magistrato;

   a confronto con altre città, come Rieti con 986 fascicoli, Reggio Emilia con 966, Biella con 935, Alessandria con 601, Torino con 589, Novara con 557, Vercelli con 507, Verbania con 433, Cuneo con 215 e Asti con 212, Ivrea risulta essere la città con la maggior mole di lavoro;

   tuttavia, i numeri sono del tutto teorici e nella pratica la situazione peggiora notevolmente. Infatti, i dati raccolti al 31 dicembre 2021 si basano sulle piante organiche dei magistrati e non sugli effettivi in servizio. In realtà, su 10 magistrati previsti, solo 9 sono presenti a Ivrea, il che significa che la mole di lavoro aumenta a circa 2.500 fascicoli per ogni magistrato;

   la situazione è ancora più complessa. Infatti, la scopertura di magistrati non è l'emergenza più drammatica per l'ufficio giudiziario eporediese. La pianta organica degli impiegati amministrativi, infatti, non è mai stata adeguata dalla riforma della geografia giudiziaria in poi, che ha triplicato il territorio sotto il controllo dei pm eporediesi, senza assegnare il personale adeguato;

   oggi gli impiegati previsti sono 32, ma negli uffici ce ne sono soltanto 18, il che significa che i dipendenti svolgono il lavoro di 4-5 persone. Inoltre, i numeri della polizia giudiziaria sono irregolari: dovrebbero essere due per magistrato, e invece sono soltanto 8; non si riesce a far fronte alle malattie, alle maternità, ai distacchi, perché il personale mancante non viene sostituito;

   mancano anche le figure apicali: non c'è il direttore amministrativo e sono solo 5 i funzionari. Infine è stato ridimensionato il ruolo del giudice di pace e l'ufficio affari civili e i fascicoli ignoti sono finiti tutti sulla scrivania della procuratrice capo;

   la situazione, figlia di una riforma della geografia giudiziaria che ha assegnato al tribunale un'estensione mostruosa, senza i necessari organici, ha ormai superato la drammaticità, la giustizia non riesce a fare il suo corso e la situazione è ingestibile. I cittadini che vivono nel territorio hanno un terzo delle possibilità in meno degli altri italiani di ricevere giustizia –:

   quali iniziative siano in itinere o saranno al più presto adottate per contrastare la crisi endemica di personale che affligge e rallenta la giustizia presso la procura di Ivrea.
(4-00988)


   D'ALFONSO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   come riportato anche da alcuni organi di stampa (...), il 15 dicembre 2022 – dopo 12 anni, 4 mesi, 13 giorni e 9 ore – Ezio Stati, ex consigliere della regione Abruzzo, è stato assolto per insussistenza del fatto dal Tribunale di Avezzano, nell'ambito di un procedimento celebrato nei suoi confronti e nei confronti della figlia, Daniela Stati, ex assessore regionale alla Protezione civile, per il reato di corruzione aggravata di cui agli articoli 319 e 319-bis del codice penale;

   dalla lettura delle carte processuali emerge chiaramente come la lunga vicenda procedimentale in discorso abbia preso avvio da errori macroscopici compiuti nella fase delle indagini, favoriti dai diversi «passaggi di consegne» che hanno caratterizzato l'incedere del procedimento: avviato su impulso della Procura di Pescara, quest'ultimo era stato, successivamente, trasferito per competenza alla Procura dell'Aquila, per approdare, infine, al Tribunale di Avezzano;

   ne è derivato il coinvolgimento di 27 magistrati, d'accusa e giudicanti, senza che nessuno di essi si sia avveduto, prima dell'intervento della sentenza definitiva di assoluzione, della circostanza che l'ipotesi accusatoria costruita nei confronti dell'indagato/imputato fosse viziata in radice;

   l'origine dell'addebito formulato a carico di Ezio Stati può, infatti, essere ravvisata in un equivoco sorto intorno ai contenuti di due conversazioni intercettate nell'ambito di un diverso procedimento, sulla cui erronea interpretazione sono state edificate le attività investigative e le correlative richieste degli organi inquirenti, che hanno finito per essere, a loro volta, assecondate acriticamente dai giudici, fino all'applicazione di una misura cautelare di custodia in carcere a danno dell'indagato. Che la matrice della vicenda, qui brevemente ripercorsa, sia stata costituita da un'«azzardata» e fallace lettura delle informazioni acquisite nel corso delle indagini è, del resto, dato che ha trovato conferma nel processo, per esplicita ammissione, in sede di udienza dibattimentale, da parte del testimone di polizia giudiziaria che aveva effettuato le intercettazioni di cui si è detto;

   il caso descritto intercetta, in maniera emblematica, un fenomeno patologico che interessa più in generale il nostro sistema giudiziario penale, nel quale, sovente, il procedimento finisce per rimanere ostaggio delle scelte compiute nelle primissime battute dell'inchiesta ed indirizzate all'approfondimento di assunti investigativi alimentati da rappresentazioni del fatto oggetto d'indagine improprie perché forgiate sulla base di chiaroscurali stime di verosimiglianza, anziché all'esito di una diligente ricostruzione delle risultanze dell'attività investigativa;

   alla luce delle devastanti conseguenze personali, familiari, sociali ed economiche subite dai cittadini che rimangono intrappolati in simili dinamiche disfunzionali, appare improcrastinabile una seria riflessione su un aspetto rimasto, anche nella recente riforma operata con il decreto legislativo n. 150 del 2022, completamente in ombra: vale a dire, il peso esercitato dalla polizia giudiziaria nella costruzione della investigazione e nella eziologia degli errori giudiziari;

   in questa cornice, occorre, in particolare, approntare un armamentario di regole che consentano, di fronte ad errori lampanti commessi dagli organi investigativi, l'attribuzione certa di una responsabilità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, per quanto di sua competenza, intenda valutare la sussistenza dei presupposti per attivare i propri poteri ispettivi rispetto alla vicenda descritta dall'interrogante, al fine di vagliare l'eventuale presenza di condotte sanzionabili dal punto di vista disciplinare;

   se e quali iniziative di carattere normativo ritenga opportuno adottare, per evitare che possano ripetersi in futuro vicende così gravemente disfunzionali.
(4-00998)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARABOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, operante dal 2011, è stato istituito il Registro delle opposizioni presso il Ministero dello sviluppo economico che, all'epoca, si riferiva esclusivamente alle numerazioni telefoniche inserite nei pubblici elenchi;

   la legge 11 gennaio 2018, n. 5, ha previsto nuove norme per l'iscrizione degli utenti nel Registro delle opposizioni e per il suo funzionamento intendendo rafforzare la tutela degli utenti dalle chiamate indesiderate a scopo di promozione commerciale;

   con decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 2018, n. 149, in vigore dal 3 febbraio 2019, sono state introdotte modifiche al decreto del Presidente della Repubblica istitutivo del Registro delle opposizioni estendendo la disciplina anche alle comunicazioni commerciali inviate col mezzo postale;

   con decreto del Presidente della Repubblica 27 gennaio 2022, n. 26, si è estesa la disciplina di salvaguardia di cittadini anche con riferimento alle utenze di telefonia mobile;

   il Registro pubblico delle opposizioni, che si riferisce ora a tutti i numeri telefonici nazionali, fissi e cellulari, consente al cittadino di opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderato;

   la violazione del diritto di opposizione dei contraenti telefonici, o la mancata osservanza del Registro da parte degli operatori di telemarketing, è disciplinata dal decreto legislativo n. 196 del 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e dal Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati), prevedendo l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4 per cento del fatturato mondiale totale annuo dell'esercizio precedente, qualora maggiore;

   a quanto consta all'interrogante, sono molti i cittadini che nonostante l'iscrizione al registro lamentano ancora di essere raggiunti da operatori di telemarketing spesso riconducibili all'operatore telefonico Tim;

   tale illegittima pratica affievolisce la tutela degli utenti e l'adeguata applicazione della volontà del legislatore –:

   quali siano i risultati ottenuti ad un anno dall'entrata in vigore dalla nuova disciplina e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di accordare una più efficace tutela ai cittadini dal fenomeno di telemarketing aggressivo.
(4-00984)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Friuli Venezia Giulia, nel comune di Tavagnacco (Udine), ha sede la Aquileia Capital Services srl, ex ramo d'azienda di Hypo Alpe Adria Bank SpA, controllata dal fondo statunitense Bain Capital Credit;

   l'ente nacque nel 1986 come Finservice Srl e nel 1988 fu acquistata da Kärntner Landes und Hypothekenbank, rinominata Hyposervice Srl., nel 1990 divenne una società per azioni;

   a seguito di un lungo e complesso caso di fallimenti e malversazioni, il Ministro delle finanze austriaco Hans-Jörg Schelling nel 2009 trasforma il gruppo bancario carinziano in una bad bank (Heta Asset Resolution), mentre sopravvive autonoma soltanto Hypo Italia che fa capo direttamente a Vienna;

   nel 2015 l'ex Gruppo Hypo è presente in Italia con due realtà: la Hypo Alpe Adria Bank S.p.A., un'azienda di credito tradizionale che opera tramite 26 filiali e circa 300 dipendenti, per la gran parte in Friuli Venezia Giulia, e la Heta Asset Resolution S.r.l., una bad bank che gestisce alcune posizioni di credito deteriorato con circa 100 dipendenti;

   nel 2016, Banca Valsabbina acquisì sette filiali da Hypo Bank oltre a un portafoglio crediti di circa 150 milioni di euro;

   nel 2020 Bain Capital Credit ha acquisito dal Governo austriaco, che la deteneva tramite il veicolo HBI-Bundesholding AG, la ex Hypo Alpe Adria Bank;

   dal 2020 Aquileia Capital Services srl si occupa della gestione della piattaforma NPL italiana di Bain Capital, con sede legale a Tavagnacco e due filiali operative a Milano e Roma;

   in 10 marzo 2023 è stata aperta la procedura che prevede il licenziamento di 52 dipendenti sui 100 impiegati di Aquileia Capital Services a Tavagnacco e relativa alla «chiusura parziale di alcuni uffici ed integrale di altri, con l'obiettivo di esternalizzare alcune attività di back office, dall'ufficio tecnico a quello legale, per esempio» come dichiarato da Marco Sbisà, rappresentante sindacale di First Cisl. Quanto alle altre due sedi dell'azienda, si apprende che al momento non risultano esserci procedure di ristrutturazione aziendale;

   secondo quanto dichiarato dai sindacati, risulterebbero «anomalie importanti», ad esempio con costi di gestioni altissime delle altre sedi che però non verranno toccate. Tutto questo ci fa pensare che la volontà dell'azienda sia quella di chiudere Tavagnacco e uscire dal Friuli. Le organizzazioni sindacali sono fortemente preoccupate da questo e muoveranno mari e monti. Questa azienda dà lavoro a tanti dipendenti che hanno una forte specializzazione finanziaria, sarebbe gravissimo chiuderla (confronta articolo «Udine Today» del 14 marzo 2023);

   lo scorso 3 maggio 2023 le rappresentanze sindacali hanno incontrato l'azienda, all'interno della seconda fase della procedura di riorganizzazione aziendale con tensioni occupazionali (fase ex legge n. 223 del 1991), che hanno ritenuto irricevibili le proposte di esodo incentivato, che l'azienda aveva presentato;

   nella prima fase della trattativa, le sigle avevano chiesto all'azienda la possibilità di intervento sull'eventuale quota aziendale del premio di rendimento, le incentivazioni all'esodo anticipato volontario, il contenimento del lavoro straordinario e delle assunzioni, i contratti di solidarietà, la mobilità interna e la possibile assegnazione a mansioni diverse. Ipotesi che però la società, specializzata nella gestione di portafogli creditizi e immobiliari, ha ritenuto non percorribili;

   il 12 maggio 2023, si è tenuta l'assemblea dei lavoratori indetta dalle sigle sindacali Fabi, First Cisl e Fisac-Cgil successiva a un incontro con l'azienda che ha bollato come «totalmente irricevibili e offensive» le ipotesi di esodo incentivato avanzate da Acs e ha proclamato da subito lo stato di agitazione, compiendo tutti i passi necessari per giungere, nei prossimi quindici giorni, all'indizione di uno sciopero generale;

   il successivo martedì 16 maggio è in programma un secondo incontro di Fabi, First Cisl e Fisac-Cgil con l'assessore regionale al lavoro;

   al momento, il coinvolgimento della regione autonoma Friuli Venezia Giulia appare marginale, e le rappresentanze sindacali auspicano un interessamento prioritario –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in cui versa la società Aquileia Capital Services srl e se abbiano intenzione di aprire una interlocuzione diretta con il fondo Bain Capital, convocando un tavolo istituzionale alla presenza dei vertici aziendali, della regione autonoma Friuli Venezia Giulia e delle rappresentanze sindacali al fine di richiedere garanzie sul futuro dell'azienda e in particolare dei lavoratori operanti nel territorio del Friuli Venezia Giulia.
(4-00999)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il progetto della diga foranea di Genova è una delle opere più importanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza con un valore stimato in oltre 1 miliardo di euro;

   si tratta di un'opera del Programma Straordinario di investimenti urgenti per la ripresa del porto di Genova adottato dal Commissario Straordinario per la ricostruzione del viadotto Polcevera dell'autostrada A10 ai sensi dell'articolo 9-bis decreto-legge n. 109 del 2018 (cosiddetto «decreto Genova») a seguito del crollo del viadotto Polcevera, proposta dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (AdSP);

   il progetto è inserito nell'elenco dell'Allegato IV del decreto-legge n. 77 del 2022 tra le dieci «opere pubbliche di particolare complessità o rilevante impatto» che beneficiano delle «Semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto»;

   la nuova diga foranea è, quindi, un'infrastruttura strategica per Genova e per il suo porto perché permetterà di ospitare navi di ultima generazione, senza limitare gli accessi e gli accosti, contribuendo al polo logistico attivato con il prolungamento della linea ad alta velocità del Terzo Valico fino al centro cittadino;

   la nuova diga foranea, lunga oltre un chilometro, sostituirà l'attuale allargando da 200 a 800 metri l'accesso al bacino portuale di Sampierdarena, permettendo così l'accesso alle navi anche di rilevanti dimensioni in sicurezza, con gru Post-Panamax per caricare e scaricare i container, ai treni lunghi 750 metri che scaleranno il Terzo valico per togliere traffico stradale alla città, con tecnologie all'avanguardia per gestire l'entrata e l'uscita delle merci dal porto. La realizzazione dell'opera consentirà, quindi, le manovre di navigazione delle moderne grandi navi porta contenitori in sicurezza, con riferimento in particolare all'accesso e uscita dalle aree portuali, l'evoluzione nell'avamporto, l'accosto e la partenza dai terminali, il transito nel canale interno davanti ai terminali; l'intervento rientra nella tipologia di opere sottoposte a procedura di VIA in sede statale e la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA/VAS nel parere motivato n. 233 del 28 marzo 2022 ha espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale subordinato all'ottemperanza di numerose condizioni ambientali per le quali è prescritto il termine di avvio e conclusione della verifica di ottemperanza prima dell'avvio dei lavori di cantiere;

   in particolare, nel suddetto parere si dispone che «relativamente alla VIncA, (omissis) il progetto può essere approvato, subordinatamente all'ottemperanza delle condizioni ambientali riferite alla Vinca, di seguito riportate» che pongono in capo al proponente l'obbligo di predisporre misure specifiche su ciascuna delle 9 misure ambientali indicate, tra le quali si segnala la condizione n. 3, relativa alla rielaborazione ed implementazione del modello geologico-geotecnico al fine delle opportune verifiche circa le previsioni di impatto conseguenti alle scelte progettuali allo stato adottate;

   in seguito a tale parere è stato avviato il procedimento per la verifica di ottemperanza che dovrebbe concludersi il prossimo 15 giugno; prima di tale data non è dato, quindi, sapere l'esito del procedimento e quindi se ci sarà o meno l'approvazione del progetto esecutivo;

   oltre al report di ottemperanza alle prescrizioni della Valutazione di impatto ambientale (VIA), il Commissario dell'opera, in un comunicato del marzo 2023, ha dichiarato che doveva essere perfezionata anche la consegna dell'ultima tranche di documentazione relativa alla progettazione esecutiva e che sarebbero giunte a conclusione alcune attività di indagine propedeutiche alla progettazione e all'avvio del cantiere;

   pur in assenza delle necessarie verifiche di ottemperanza e di ogni altra documentazione favorevole all'avvio del cantiere, la società contraente Webuild, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Liguria e l'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale hanno organizzato una cerimonia di apertura dei cantieri il 4 maggio 2023 con la posa della prima pietra della nuova Diga foranea, in anticipo rispetto alle risultanze della verifica di ottemperanza su un'opera così complessa; in pratica si annuncia il via all'opera senza aver verificato il progetto sulle reali condizioni del suolo e senza neppure aver concluso le indagini;

   si aggiunga che il 10 maggio 2023 il Tar della Liguria ha dichiarato illegittima l'assegnazione dell'appalto integrato per i lavori di realizzazione della nuova diga foranea al consorzio PerGenova Breakwater, guidato dal gruppo Webuild, accogliendo il ricorso presentato dal consorzio Eteria, scartata nel corso del dialogo competitivo. Anche se la disciplina prevista per le opere finanziate con il PNRR consente di poter proseguire con i lavori – trovando applicazione l'articolo 125 del codice del processo amministrativo, per cui l'annullamento dell'affidamento non comporta la caducazione del contratto già stipulato – l'illegittimità dell'atto ha valore ai fini risarcitori che si profilano essere milionari. Inoltre se venisse evidenziata l'illegittimità della gara scatterebbe anche la possibile accusa di danno erariale a carico dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale;

   in particolare, secondo i giudici, l'impresa Webuild per ottenere l'appalto dell'opera mise nel curriculum un maxi cantiere a Singapore in realtà affidato diverso appaltatore. Tale componente qualitativa dell'offerta ha poi assunto addirittura una importanza determinante e decisiva nelle valutazioni fatte dal collegio degli esperti nominato da Autorità di sistema portuale, stante la rilevante inferiorità dell'importo degli altri due lavori, presenti nel curriculum dell'impresa, rispetto all'importo a base di gara. Questa valutazione, secondo i giudici, inficiata da questo evidente travisamento, sulle capacità realizzative dei componenti del Consorzio Webuild è stata poi fatta acriticamente propria dalla stazione appaltante –:

   se il Ministro interpellato ritenga che le contestazioni sollevate dal Tar sulla effettiva presenza della componente qualitativa dell'offerta in relazione ai requisiti necessari per l'assegnazione dell'appalto possano rappresentare, in generale, un rischio relativo all'effettiva capacità di realizzazione dell'opera;

   se il Ministro interpellato ravvisi, sulla base del riferimento normativo richiamato in premessa per le opere finanziate con il PNRR, un rischio concreto di richieste risarcitone milionarie e la possibile accusa di danno erariale a carico dell'Autorità di sistema portuale;

   quali siano le motivazioni che hanno determinato la posa della prima pietra della nuova diga foranea di Genova in anticipo rispetto alla conclusione della verifica di ottemperanza, senza l'approvazione dei progetti esecutivi e la conclusione delle verifiche del modello geologico-geotecnico propedeutiche all'avvio del cantiere e quali saranno i costi effettivi dell'opera a seguito della progettazione esecutiva.
(2-00149) «Ghio, Braga, Orlando, Barbagallo, Simiani, Bakkali, Casu, Morassut, Ferrari, Di Sanzo, Curti, Pastorino».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   il progetto della diga foranea di Genova inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) ha subito un brusco arresto conseguentemente all'annullamento dell'assegnazione dell'appalto;

   ciò solleva dubbi sulla trasparenza delle procedure di assegnazione degli appalti e sulla capacità del Governo di monitorare adeguatamente i progetti del PNRR;

   il gruppo Movimento 5 Stelle, è preoccupato per le ripercussioni negative che questo evento potrebbe avere sull'intero piano di ripresa e sulla sua efficacia nel promuovere la crescita economica e la resilienza del Paese –:

   se si intenda fornire urgentemente chiarimenti in merito alle procedure di assegnazione dell'appalto e di garantire la massima trasparenza in tutte le fasi della realizzazione del progetto della diga foranea di Genova;

   se si intenda fornire informazioni dettagliate sull'attuazione del PNRR nel suo complesso, sulla sua capacità di affrontare le sfide economiche e sociali che il Paese sta attualmente affrontando e sulle azioni che il Governo intende intraprendere per garantire il successo del Piano.
(2-00148) «Iaria».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOSSI, SIMIANI, BONAFÈ e GIANASSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, ogni giorno, oltre 5,5 milioni di cittadini utilizzano il trasporto ferroviario e 3 milioni sono utenti pendolari: si tratta di numeri in crescita dopo la flessione causata dal lock down;

   il trasporto su rotaia ha numerosi benefici rispetto a quello su gomma: tempi di transito più veloci; convenienza; elevata sicurezza; decongestionamento del traffico nelle strade; ridotte emissioni di CO2;

   il Recovery Plan italiano prevede investimenti senza precedenti per il trasporto ferroviario. La missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», ha stanziato infatti risorse pari a circa 26 miliardi di euro per: nuovi collegamenti ad alta velocità (al sud per 4,64 miliardi, al nord e per i collegamenti con l'Europa 8,57 miliardi); il rafforzamento di collegamenti diagonali (1,58 miliardi); lo sviluppo del sistema europeo di gestione del trasporto ferroviario (ERMTS) (2,97 miliardi); il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani (2,97 miliardi); il potenziamento di alcune linee regionali (936 milioni); il potenziamento e l'elettrificazione di alcune linee ferroviarie al sud (2,4 miliardi); il miglioramento delle stazioni ferroviarie al sud (700 milioni di euro); la sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto ferroviario (300 milioni); la sostituzione treni diesel con treni a emissioni zero (800 milioni);

   preso atto che:

    si sono verificati in pochi ultimi giorni numerosi guasti nei pressi del nodo ferroviario di Firenze che hanno inevitabilmente creato gravissimi ritardi e disagi al traffico tra nord e sud del Paese. In particolare:

     lunedì 17 aprile a causa di un urto fra due treni merci all'altezza del bivio di Olmatello;

     giovedì 20 aprile a causa di un convoglio, partito da Nola e diretto a Milano, che uscendo dai binari ha abbattuto un traliccio a Firenze Castello;

     giovedì 4 maggio a causa di un treno regionale uscito dai binari presso la stazione di Firenze Santa Maria Novella;

     sempre nei giorni scorsi la linea Firenze-Roma ha subito ulteriori ritardi, sabato 6 maggio per un guasto elettrico, e domenica 7 maggio per l'investimento di un animale;

   fortunatamente non vi sono state vittime ma i viaggiatori coinvolti sono state migliaia; i ritardi anche di sei ore ed i convogli soppressi numerosi, anche per la concomitanza con week end e ponti primaverili;

   Stefano Baccelli, assessore regionale della Toscana alla mobilità, ha dichiarato come gli incidenti che interessano il trasporto ferroviario toscano siano «diventati troppi» e che sia urgente fare chiarezza su quanto accaduto per garantire la sicurezza della circolazione. L'assessore ha anche annunciato l'invio di una lettera agli amministratori delegati di Rete Ferroviaria Italia e di Trenitalia, Vera Fiorani e Luigi Corradi: «Non è la prima volta che fatti del genere si verificano in Toscana, non si può parlare di episodi isolati. Penso a ciò che è accaduto a Viareggio nel febbraio scorso. La regione Toscana chiede a Rfi e a Trenitalia rassicurazioni circa le azioni che intendono intraprendere per fare in modo che questi incidenti non si verifichino più»;

   Trenitalia, dal mese di ottobre 2022, ha comunicato alle associazioni sindacali nazionali il proprio progetto aziendale, da cui è emersa la volontà di dismettere le attività manutentive di Firenze Osmannoro che interessano sia convogli nazionali che regionali. Nonostante le numerose richieste sindacali e istituzionali dei mesi passati, culminate in incontri istituzionali svoltisi tra novembre 2022 e gennaio 2023, l'azienda ha sostanzialmente riconfermato la propria volontà di ridimensionamento; appare evidente che tali scelte relative ad una corretta manutenzione dei convogli possano ripercuotersi sulla sicurezza dei treni –:

   quale sia lo stato di attuazione dei progetti del PNRR riferiti al trasporto ferroviario ed in particolare alla promozione della sicurezza;

   se non ritenga opportuno, in relazione a quanto espresso in premessa, intraprendere iniziative urgenti al fine di accertare le cause e prevenire ulteriori guasti rispetto a quelli verificatisi recentemente in Toscana ed in particolare nel nodo ferroviario di Firenze, strategico non solo per la mobilità regionale ma anche per la complessiva viabilità nazionale;

   se la progressiva dismissione delle attività manutentive di Firenze Osmannoro possa essere una concausa dei guasti registrati ed esposti in premessa e se conseguentemente non ritenga necessario intervenire, per quanto di competenza, al fine di salvaguardare la sicurezza ferroviaria, oltre alle professionalità ed ai livelli occupazionali coinvolti.
(5-00820)


   IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le metropolitane, i tram a rotaia e in generale le infrastrutture urbane su ferro rappresentano la migliore risposta alla necessità di ridurre l'inquinamento e il congestionamento dei flussi di traffico. La città di Torino, ha una posizione geografica che la penalizza per quanto concerne l'inquinamento ambientale. La conformazione orografica del territorio torinese infatti non consente la dispersione delle polveri sottili pertanto sono necessari interventi strutturali che determinino la riduzione di quest'ultime. Una delle concause della produzione di pm10 e Nox è proprio il traffico urbano che la realizzazione delle linee metropolitane ridurrebbero drasticamente;

   si è ipotizzata la realizzazione di una nuova linea tranviaria che, diramandosi da corso Giulio Cesare, tramite l'utilizzo del tracciato ferroviario dismesso, potesse raggiungere i quartieri a nord-ovest della città e l'Allianz Stadium, dove sono presenti ampi spazi di sosta utilizzati prevalentemente durante le manifestazioni sportive;

   il tracciato della «nuova Linea 12» affronta anche l'ambizioso tema del recupero della linea storica Torino-Ceres, ripristinando trincea e galleria esistenti anche sotto il profilo della riqualificazione degli spazi urbani afferenti all'infrastruttura trasportistica. La nuova Linea tranviaria interessa la porzione nord-occidentale del territorio comunale di Torino, unendo il centro città con la periferia posta al confine con il territorio comunale di Venaria Reale nei pressi dell'Allianz Stadium ed ha una lunghezza di circa 5,5 chilometri. La linea percorre per grande parte del suo tracciato la linea ferroviaria Torino-Ceres dismessa, staccandosi da essa nei pressi della ex fermata Madonna di Campagna;

   il tracciato risponde ad una riqualificazione sociale, potenziando i collegamenti tra il centro storico e l'area periferica posta all'estremità della città metropolitana;

   da ultimo, non per importanza, lo sviluppo imprenditoriale legato sia alla fase di realizzazione che in seguito allo sviluppo economico di nuove imprese anche in quei territori che ora sono ai margini e non hanno possibilità di crescita –:

   se, alla luce dei fatti esposti in premessa, il Governo preveda di adottare le iniziative di competenza per implementare la mobilità urbana sostenibile nella città di Torino destinando le risorse necessarie alla realizzazione della nuova linea 12.
(5-00825)


   ORLANDO e GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato molto scalpore il disservizio che si è registrato per gli utenti delle ferrovie nel corso della notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 maggio 2023 lungo la tratta che serve il Levante Ligure e le Cinque Terre;

   l'ultimo treno diretto per La Spezia, il regionale 12247 in partenza da Sestri Levante alle 23:01, in un primo momento viene annunciato con un ritardo di 55 minuti, poi viene direttamente soppresso;

   gli utenti si sono pertanto visti costretti a dover aspettare tutta la notte in stazione, fino alle 5 del mattino, con la prima corsa utile del giorno successivo;

   in questo modo i passeggeri in attesa presso le stazioni di Riva Trigoso Moneglia, Deiva, Framura, Bonassola, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore sono rimasti sulle banchine con palese evidente disagio;

   come riportato dai mezzi di informazione, il caso ha avuto ampia eco nazionale, l'utenza ha lamentato da parte di Trenitalia una grave carenza di informazioni e una totale assenza di contromisure e di supporto ai passeggeri fermi in stazione, considerata la criticità dell'orario;

   il costituito comitato di cittadini e categorie che ha già fatto ricorso rispetto al Tar in merito alle carenze e criticità del Contratto di servizio in essere ha richiamato la regione Liguria alle proprie responsabilità di fronte a questo ennesimo disservizio a danno degli utenti della rete ferroviaria ligure –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di tutelare l'utenza del servizio ferroviario ligure attivando anche un nuovo tavolo di confronto tra Trenitalia, partecipata pubblica, regione, enti locali, organizzazioni sindacali, di categoria e di consumatori, nonché Comitati costituiti con l'obiettivo di migliorare il Contratto di servizio in essere e scongiurare il ripetersi di sistematici disservizi.
(5-00826)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada ex statale 164 delle Croci di Acerno, declassificata in strada regionale che collega da Montecorvino Rovelia ad Acerno, nel cuore del Parco regionale dei monti Picentini, risulta interrotta da oltre 9 anni, con regolare ordinanza n. 6 del 22 ottobre 2014 a causa di un movimento franoso, dal chilometro 10 al chilometro 12;

   nel 2014, a seguito dell'interruzione, la regione, al fine di non lasciare isolato il comune di Acerno, ha provveduto a rendere percorribile una strada interpoderale in località Maccaronera-Pezze nel comune di Montecorvino Rovella. Una strada che risulta di difficile percorrenza in quanto stretta, e che non risolve la problematica in quanto i tempi di percorrenza risultano raddoppiati;

   nel 2016 è stato presentato dalla regione un primo progetto che però è stato rigetto dall'Autorità di bacino in quanto incompatibile con il territorio;

   nel 2021 i tecnici della regione Campania si sono recati sul tratto stradale per eseguire dei rilievi geologici al fine di predisporre un nuovo progetto, ma nulla ad oggi è cambiato;

   i commercianti dei comuni interessati dal tratto ex statale 164 subiscono giornalmente importanti disagi;

   le piccole e medie imprese lamentano ogni giorno ritardi e mancate consegne delle spedizioni;

   gli studenti sono costretti ad allungare i tempi di percorrenza per raggiungere le scuole in quanto il tratto interpoderale non è consentito al transito contemporaneo di due mezzi pesanti in carreggiata opposte;

   la strada ex statale 164 risulta una arteria principale non solo dal punto di vista del commercio, ma anche dal punto di vista storico culturale, infatti è il luogo di nascita della storica Alfa 164 ed importante passaggio per il Giro d'Italia;

   il tratto stradale interessato dalla chiusura è diventato, inoltre, in poco tempo sede di detriti ed immondizie il che potrebbe sfociare in problematiche sanitarie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali interessati, intenda adottare affinché sia reso nuovamente percorribile e fruibile dai cittadini il tratto ex statale 164.
(4-00982)


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10, commi 3-septies, 3-octies e 3-novies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15 ha previsto una serie di disposizioni, concernenti l'attuazione di misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori dipendenti di imprese titolari di autorizzazioni o di concessioni, ai sensi degli articoli 16 e 18 della legge n. 84 del 1994 o da terminal portuali, asserviti allo sbarco e imbarco di persone, titolari di concessioni ai sensi dell'articolo 36 del codice della navigazione, nonché misure in favore dei dipendenti delle Autorità di sistema portuale, che applichino il contratto collettivo nazionale dei lavoratori dei porti, fortemente voluto dalle parti sociali sottoscrittrici del CCNL dei lavoratori dei porti;

   a decorrere dal 2022, tali poste economiche come indicato dalle suesposte norme, sono costituite dall'accantonamento dell'1 per cento delle entrate proprie delle Autorità di sistema portuale, derivanti dal gettito delle tasse sulle merci sbarcate e imbarcate, la cui misura è demandata all'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ai fini della definizione delle modalità di attuazione e di funzionamento del suddetto fondo;

   il suesposto decreto interministeriale, come previsto dal menzionato articolo 10, comma 3-novies, avrebbe dovuto essere emanato, (sentite le parti stipulanti il CCNL dei lavoratori dei porti e la Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale) entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione 25 febbraio 2022, n. 15;

   a tal fine, l'interrogante evidenzia come attualmente il decreto interministeriale, in precedenza richiamato, non risulta ad oggi pubblicato, nonostante sia trascorso più di un anno dalla disposizione normativa che ha stabilito i termini di emanazione, sebbene tali misure siano particolarmente attese dagli operatori del settore, in considerazione degli effetti derivanti per i lavoratori portuali, per accedere alle prestazioni previste –:

   quali siano i motivi del ritardo nell'emanazione del decreto interministeriale esposto in premessa;

   quali iniziative urgenti e necessarie i Ministri interrogati intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine della pubblicazione del decreto interministeriale richiamato, la cui effettiva applicazione risulta indispensabile, al fine dell'istituzione e della regolamentazione del Fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori portuali di cui all'articolo 10, commi 3-septies e 3-octies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, in premessa richiamato.
(4-00985)


   BALDINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada Mirto Crosia-Longobucco, nota anche come strada Sila-mare, è un'infrastruttura strategica per i cittadini residenti nelle zone dello Ionio cosentino e per i comuni dei medesimi territori in quanto, una volta ultimata, consentirà di collegare in sicurezza e in tempi brevi le aree interne dell'altopiano silano con la fascia costiera ionica cosentina;

   la costruzione dell'opera, con una spesa complessiva ad oggi di circa 100 milioni di euro, è stata avviata negli anni '90 con l'esecuzione di un primo lotto di lavori a valle dell'abitato di Longobucco. Sono stati poi realizzati il secondo e il terzo lotto e, successivamente, con l'Accordo di Programma 2002-2006: «Sistema delle infrastrutture di trasporto», il primo stralcio dell'originario progetto del IV lotto, garantendo la viabilità fino al ponte sul Trionto posto in località Destro. Pertanto solo 11 dei 25 chilometri totali sono percorribili e risulterebbero aperti al traffico dal 2015. È in via di completamento il IV lotto II stralcio, finanziato con risorse FSC 2007/2013 di cui alla Delibera CIPE numero 62 del 3 agosto 2011, lungo circa sei chilometri che dalla località Destro giunge al ponte di Cropalati. La consegna dei lavori di questo lotto era prevista per il 2018 poi via via prorogata fino ai giorni nostri. Da Cropalati, poi, deve essere ultimato il V lotto, quello finale, per arrivare a Mirto Crosia e ricongiungersi alla SS 106 ionica. Il progetto per questo ultimo tratto è stato affidato ad Anas, individuato come soggetto attuatore e il costo è di 21,80 milioni di euro;

   le risorse economiche per il completamento di questa strada, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, sono disponibili e il completamento dell'opera è inserita nello strumento attuativo Piano Pluriennale Anas 2016-2020;

   in data 3 maggio 2023 il fiume Trionto dopo un giorno di pioggia ha fatto collassare uno dei piloni del viadotto provocando il crollo della strada nel tratto che attraversa il comune di Longobucco, tra il bivio di Ortiano e quello di Destro/Manco;

   la strada Sila-mare è fondamentale per l'ammodernamento e la sicurezza dei collegamenti delle aree interne con le zone costiere. Il completamento dell'asse Mirto Crosia-Longobucco riuscirebbe a collegare le sponde dello Ionio di Corigliano-Rossano con il Parco nazionale della Sila in meno di 20 minuti mentre ad oggi, dopo 30 anni, vede percorribili appena 11 chilometri su 25 totali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per individuare le cause e le connesse responsabilità per il crollo della strada avvenuto il 3 maggio scorso a distanza di soli pochi anni dall'apertura al pubblico;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per il ripristino del tratto crollato, la messa in sicurezza della viabilità nonché per il completamento dei lavori della Sila-mare.
(4-01001)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCARPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nei primi mesi del 2023 è stato osservato un cospicuo aumento di sbarchi di migranti in Italia rispetto agli anni precedenti, mentre sul sito del Ministero dell'interno risulta che al 12 maggio 2023 sono sbarcate sulle nostre coste 45.380 persone;

   a dispetto delle intenzioni originariamente dichiarate dal Governo all'indomani della gravissima strage di Cutro, il decreto-legge 10 marzo 2023 n. 20, convertito dalla legge 5 maggio 2023 n. 50, – lungi dal tutelare le vittime di traffici illegali di esseri umani o di riconoscere diritti garantiti sul piano costituzionale e su quello delle norme europee e di diritto internazionale – a parere dell'interrogante ha costituito il veicolo principale per l'ennesima svolta repressiva nei confronti di migranti in massima parte in fuga da guerre e persecuzioni;

   particolarmente grave è stata la forte stretta nei confronti della cosiddetta protezione speciale – che avendo reso più difficile l'accesso al sistema italiano d'accoglienza, finirà per produrre un nuovo esercito di persone irregolarmente presenti sul nostro territorio, privi di diritti e tutele;

   a fronte di una accentuata difficoltà nell'accedere ai Cas o alla rete Sai, secondo l'interrogate si sollevano inquietanti domande su dove e come saranno collocate le migliaia di persone presenti sul nostro territorio, né possono ritenersi ammissibili soluzioni di accoglienza degradanti o comunque lesive del pieno rispetto dei diritti umani, come nel caso dell'allestimento di tendopoli o di grandi hub inidonei a garantire un'accoglienza dignitosa –:

   se e come il Ministro interrogato intenda gestire tutte quelle persone in arrivo nel nostro Paese che non possono o non potranno più accedere al sistema di accoglienza attualmente in essere e, in particolare, se intenda o meno istituire tendopoli o grandi hub sul territorio nazionale.
(5-00832)


   DE BERTOLDI e TESTA. – Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   nel corso del suo intervento all'Assemblea generale dei commercialisti, svolta il 4 maggio 2023, il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, ha ricordato la figura di Nicoletta Golisano, la commercialista uccisa durante una lite di condominio, della quale era amica di antica data, aggiungendo inoltre, come la medesima categoria rappresenti un punto di riferimento per gli italiani nel rapporto con il fisco e ricopre un ruolo insostituibile nel tessuto economico e sociale della nazione;

   la drammatica vicenda, precede una serie di ulteriori avvenimenti di cronaca nera, che hanno coinvolto nel recente passato la categoria dei commercialisti, che hanno perso la vita a causa di violenze e soprusi espletati durante l'esecuzione di incarichi che vengono loro conferiti per conto dello Stato;

   al riguardo, il Presidente del CNDCEC Elbano de Nuccio, con una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno, successivamente all'assassinio del commercialista Antonio Novati (colpito a morte mentre esercitava compiti di ausiliario del giudice), ha evidenziato la possibilità di valutare l'avvio di un percorso condiviso, al fine di individuare i criteri tramite cui estendere le tutele previste per i familiari delle vittime di gravi incidenti sul lavoro, in favore dei superstiti dei professionisti che perdono la vita nel corso dell'esercizio delle loro funzioni proprio a causa di episodi di violenza;

   a tal fine, lo stesso Presidente del CNDCEC, ha chiesto di riattivare l'Osservatorio sulla sicurezza dei professionisti, che era stato istituito nell'anno 2010, per monitorare le condizioni in cui lavorano i commercialisti e le altre categorie professionali, al fine di individuare situazioni, in cui i professionisti subiscono intimidazioni o aggressioni durante l'esercizio delle proprie funzioni;

   de Nuccio ha evidenziato, come i tragici avvenimenti accaduti, rappresentano episodi incresciosi che gettano nello sconforto le famiglie delle vittime e nella desolazione l'intera comunità dei 120 mila commercialisti, liberi professionisti che abitualmente svolgono le proprie funzioni a tutela dell'interesse pubblico;

   sovente, i curatori, i custodi di beni pignorati, i delegati alle vendite, gli amministratori giudiziari di beni sequestrati, ma anche i revisori legali o gli organi di controllo sono oggetto di ripetute minacce per quanto svolgono in qualità di tutori dell'interesse pubblico, ha rilevato altresì il CNDCEC, aggiungendo inoltre come la crisi economica che il Paese sta vivendo anche nella difficile ripresa dalla fase pandemica potrebbe esasperare questa tendenza di per sé inquietante;

   al riguardo, le osservazioni in precedenza richiamate, a giudizio degli interroganti, appaiono condivisibili e pertinenti, alla luce dei gravissimi episodi di cronaca nera che hanno colpito la categoria dei commercialisti, la cui attività articolata, è caratterizzata anche da ruoli di supporto tecnico all'azione investigativa ed esecutiva di magistrati e delle forze dell'ordine, con particolare riguardo alle procedure concorsuali e ai reati di matrice economica e finanziaria;

   a parere degli interroganti, risulta pertanto di grande interesse, riavviare l'attività dell'Osservatorio sulla sicurezza dei professionisti, all'epoca istituito per monitorare le condizioni in cui lavorano i commercialisti e le altre categorie professionali chiamate a svolgere funzioni sussidiarie della pubblica amministrazione a stretto contatto con l'autorità giudiziaria, affinché, in via preventiva, possano emergere situazioni in cui i professionisti subiscono intimidazioni o aggressioni durante l'esercizio delle proprie funzioni –:

   quali valutazioni il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se condivida l'esigenza, in relazione agli atti di violenza accaduti nei riguardi dei commercialisti, di ripristinare l'operatività dell'Osservatorio sulla sicurezza dei professionisti, al fine di garantire un adeguato sostegno alla categoria professionale interessata, attraverso misure di tutela e controllo, volte a fronteggiare situazioni in cui i professionisti subiscono intimidazioni o aggressioni durante l'esercizio delle proprie funzioni.
(5-00834)


   URZÌ. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 28 ottobre 1985 n. 782 disciplina l'assegnazione degli alloggi di servizio al personale della Polizia di Stato durante i corsi di addestramento e durante il servizio, anche in prova, stabilendo che «Al personale della Polizia di Stato in servizio collettivo fuori sede è fatto obbligo di alloggiare in locali messi a disposizione dall'Amministrazione. Ogni dipendente della Polizia di Stato, sussistendone le disponibilità, può richiedere di fruire degli alloggi di servizio collettivo. In tale caso l'autorizzazione è data dal responsabile dell'ufficio o reparto o istituto ove è ubicato alloggio»;

   stando a quanto segnalato da diverse sigle sindacali, attualmente gli alloggi di fatto disponibili non sarebbero, come prevedibile, sufficienti a garantire le esigenze degli aventi titolo e peraltro, tra quelli disponibili, molti necessitano di interventi di ristrutturazione che richiederebbero un notevole impegno di denaro pubblico, limitando ulteriormente le già relative possibilità di utilizzo dei medesimi;

   stando a quanto riferito all'interrogante, il problema interesserebbe tutta Italia ma sarebbe particolarmente critico nelle aree geografiche «disagiate» per collocazione geografica o costo della vita (per esempio collocate in territori ad alta vocazione turistica). Questa situazione determinerebbe la rinuncia alla sede assegnata da parte degli agenti, con danno per la disponibilità di personale destinato alla sicurezza dei luoghi interessati in cui spesso si registrano personali sott'organico e dall'età media elevata;

   gli stipendi del personale della Polizia di Stato non permettono di essere competitivi proprio rispetto al costo della vita di alcune zone d'Italia e pertanto rendono impossibile sostenere costi d'affitto elevati –:

   quali iniziative o valutazioni abbia svolto il Ministro interrogato per rispondere in prospettiva alla carenza di alloggi di servizio per il personale della Polizia di Stato, garantendo per quanto possibile al personale il diritto di poter accedere a soluzioni alloggiative adeguate ai salari o facilitazioni per supplire alla scarsa attrattività di alcune sedi di servizio.
(5-00838)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARI. – Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   il comune di Caserta, da oltre un decennio, gestisce progetti nazionali e locali per la integrazione dei richiedenti asilo sul territorio comunale (Progetti SPRAR, SAI, Siproimi, FAMI);

   lo stesso comune ha affidato il servizio di gestione del progetto SAI ad un soggetto privato, scelto attraverso l'espletamento di una gara ad evidenza pubblica, indetta per il periodo 2020-2022, un raggruppamento di imprese formato da Coop.va Innotec – Coop.va Esculapio – Consorzio Format;

   da quanto risulta il comune di Caserta ha approvato la domanda di prosecuzione del progetto SAI anche per il triennio 2023-2025, ricevendone regolare conferma da parte del Ministero dell'interno e confermato l'intenzione di individuare il soggetto gestore attraverso l'espletamento di una nuova procedura di gara da effettuarsi entro il 31 dicembre 2022;

   l'attivazione della procedura di gara è stata ritardata fino al 30 dicembre 2022, senza apparenti motivazioni, con conseguente proroga dell'incarico allo stesso raggruppamento temporaneo d'impresa, nonostante le ripetute irregolarità riscontrate dagli ispettori del Ministero nella verifica ispettiva effettuata nel novembre 2022;

   infatti, a seguito delle denunce e delle segnalazioni presentate dai consiglieri comunali di Caserta e inviate alle autorità competenti e al Servizio centrale del Ministero dell'interno, preposto al controllo dei progetti SAI, lo stesso ha provveduto ad effettuare un monitoraggio in loco nel novembre 2022, da cui sono emerse numerose incongruenze ed irregolarità;

   la progettualità SAI del comune di Caserta appare complessivamente debole, i beneficiari presenti risultavano essere 105 nonostante il finanziamento erogato coprisse 200 posti, i beneficiari del progetto non ricevevano il pocket money da quasi 9 mesi e il vitto non è assicurato dal mese di novembre 2022, la banca dati non è stata attivata regolarmente, le strutture individuate sono fatiscenti, prive di arredamenti, spesso senza servizi igienici, le condizioni igienico sanitarie sono precarie e quasi nessuna struttura è stata regolarmente attivata nel rispetto della procedura ministeriale;

   il raggruppamento di imprese non avrebbe neanche attivato la necessaria assistenza sanitaria nei casi in cui i richiedenti asilo fossero colpiti da infezioni o problemi sanitari di vario genere e non li avrebbe assistiti nei casi di ricovero ospedaliero;

   il Ministero dell'interno a metà febbraio 2023 ha sospeso il SAI di Caserta per sei mesi proprio per le criticità emerse nella gestione e predisposto il trasferimento dei richiedenti asilo presso strutture in altre province e regioni con disponibilità di posti, circostanza che ha anche pregiudicato quei richiedenti asilo che a Caserta avevano intrapreso un proficuo percorso di integrazione;

   oggi la situazione appare ulteriormente peggiorata per i circa 70 richiedenti asilo non ancora trasferiti, dal momento che sono costretti a gestirsi in autonomia, privi di vitto e pocket money;

   a parere dell'interrogante risultava indispensabile un maggior controllo da parte del comune e un intervento tempestivo per revocare l'incarico all'ATI Coop.va Innotec – Coop.va Esculapio – Consorzio Format ed avviare le procedure per recuperare eventuali fondi anticipati ma ad oggi, non risulta che nulla di tutto ciò sia stato fatto, nonostante le evidenti inadempienze da parte del soggetto gestore –:

   quali inizia di competenza intenda assumere affinché possa essere ripristinata una regolare gestione del progetto di accoglienza SAI nel comune di Caserta; se si intenda adottare ogni iniziativa di competenza per poter procedere al recupero delle eventuali somme indebitamente incassate dai gestori del servizio, valutando anche eventuali responsabilità dirette e indirette da parte del comune di Caserta rispetto all'affidamento e alla gestione del SAI di Caserta all'ATI Coop.va Innotec – Coop.va Esculapio – Consorzio Format, anche in considerazione del danno arrecato a quei richiedenti asilo che a Caserta avevano già intrapreso proficui percorsi di integrazione.
(4-00992)


   CAVANDOLI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che, in occasione di una festa in maschera organizzata per sabato 18 febbraio 2023 nella sede del centro sociale Art Lab di Parma, è stata divulgata sui social network una locandina che invitava a partecipare alla messa in scena del «delitto Meloni»; analogamente, parole offensive erano state rivolte dal centro sociale anche nei confronti dei «leghisti» in un post su Facebook pubblicato ad ottobre del 2022 per promuovere la festa di Halloween;

   sul caso del «delitto Meloni» si è mossa anche la procura di Parma che, venendo a conoscenza della vicenda attraverso notizie di stampa, ha aperto un fascicolo e valuterà se siano configurabili fattispecie di reato;

   tale episodio rappresenta l'ennesimo gesto intimidatorio e di odio messo in atto a danno della persona del Presidente del Consiglio dei ministri e del Governo che rappresenta; già nel novembre 2022, infatti, dopo neanche un mese dall'insediamento del nuovo Governo, i collettivi studenteschi a margine di una manifestazione avevano appeso a testa in giù un manichino con le fattezze di Giorgia Meloni nel centro della città di Bologna;

   più recentemente ci sono state minacce mosse nei confronti del Ministro della giustizia Carlo Nordio, del Ministro dell'istruzione e del merito Giuseppe Valditara, cui sono seguite parole di solidarietà da parte degli altri esponenti di Governo e dei partiti di maggioranza nonché l'invito a non minimizzare tali minacce ma anche ad abbassare i toni dello scontro politico;

   nessun orientamento politico o ideale può legittimare il ricorso a forme di violenza di alcun genere, che rischiano di innescare pericolose escalation e nulla hanno a che vedere con la libertà di pensiero e la manifestazione del dissenso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al riguardo e per contrastare e condannare tali forme di intimidazione.
(4-00997)


   GIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «decreto Cutro» (decreto-legge n. 20 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 50 del 2023), ha tra l'altro abolito la cosiddetta «protezione speciale» ed il correlato divieto di espulsione, restringendone il divieto solo al caso in cui «patologie di particolare gravità non [siano] adeguatamente curabili nel Paese di origine»;

   per questo motivo la questura di Cuneo ha rifiutato di rinnovare il permesso di soggiorno concesso due anni fa ad Ismail, cittadino senegalese, nonostante sia stato riconosciuto disabile mentale per le violenze subite in Libia, benefici della legge n. 104 ed abbia un piede amputato per le gravissime ferite dovute alle torture subite;

   Ismail è partito dal Senegal dal 2010 ed è giunto in Italia nel 2017, quindi dopo ben sette anni di prigionia e di torture subite nei lager libici;

   secondo la legge italiana il cittadino senegalese non possedeva i requisiti per l'asilo politico ma le sue condizioni di salute erano così evidenti che gli era stata concessa la protezione speciale, che gli ha consentito anche di iniziare un percorso lavorativo e d'inserimento;

   la decisione del Governo di abolire la protezione speciale sta creando ora nuovi «clandestini», invisibili privi di ogni diritto e che, tra l'altro, rischiano di essere facile preda delle organizzazioni criminali;

   tra gli altri, appunto, Ismail che rischia di perdere il diritto alle cure per le sua patologie fisiche e per quelle mentali, conseguenza delle torture subite. Il cittadino senegalese non è pericoloso, come spiegato dagli addetti della comunità Giovanni XXIII che lo seguono, ma soffre di deliri psicotici quando si ricreano attorno a lui le condizioni che gli ricordano ciò che ha subito;

   proprio grazie alla protezione speciale si stavano creando, come detto, percorsi di inserimento che consentissero al cittadino senegalese di poter lavorare autonomamente, ma le decisioni del Governo hanno inciso negativamente anche su questo punto –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che il cittadino senegalese in oggetto si trovi abbandonato al suo destino, nonostante abbia diritto ad essere accolto e curato, evitando di ricacciarlo nella clandestinità;

   se il Ministro interrogato abbia dati su quanti sono i «clandestini» creati dalla nuova normativa e cosa intenda fare, per quanto di competenza, per garantire i diritti a queste persone e la sicurezza di tutti, stante il rischio, che appare evidente all'interrogante, della caduta involontaria nella illegalità di soggetti divenuti «fantasmi» per effetto di una norma di legge.
(4-01000)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, BERRUTO, ZINGARETTI, VACCARI e ROGGIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nell'allegato E) del decreto ministeriale n. 259 del 9 maggio 2017, si afferma al punto 4) del piano di studi del liceo musicale e coreutico che «In fase transitoria concorrono all'insegnamento di Storia della musica i docenti abilitati per le classi di concorso 31/A, 32/A e 77/A purché in possesso della laurea in musicologia e beni musicali (laurea magistrale classe LM-45 o titoli equiparati ai sensi del decreto-legge del 9 luglio 2009 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2009) congiuntamente a diploma di conservatorio)»;

   da un'interpretazione della norma si evince come il requisito del diploma di conservatorio sia necessario all'insegnamento di storia della musica solo in caso di possesso di titoli equiparati alla laurea magistrale classe LM-45 ai sensi del decreto interministeriale del 9 luglio 2009 e non nel caso in cui si sia in possesso della laurea in musicologia e beni musicali;

   sono diverse le segnalazioni di candidati esclusi dalle graduatorie d'istituto per la classe di concorso A053 (Storia della musica), a causa della mancata valutazione del titolo di accesso, ossia la laurea in Musicologia (LM-45) o il diploma accademico in Discipline storiche, critiche e analitiche della musica (DCSL-69) dell'AFAM;

   nel settembre 2022 è stata lanciata una petizione dal gruppo «Musicologi Italiani» al fine di fare chiarezza sui requisiti necessari;

   tali segnalazioni e da ultimo la petizione, rendono necessario che il Ministro interrogato chiarisca in una nota i requisiti necessari all'insegnamento nella classe di concorso A053, specificando come in caso di possesso della laurea in musicologia e beni musicali (laurea magistrale classe LM-45) non sia necessario essere congiuntamente in possesso di diploma di conservatorio;

   sottesa alla suddetta richiesta di chiarimenti da parte del Ministro resta la necessità, auspicata dalla Società italiana di musicologia, di «armonizzare, tutelare e salvaguardare le specificità curriculari per l'accesso all'insegnamento della Storia della musica (A053), mediante il riconoscimento di titoli di studio specifici» poiché «a tutt'oggi queste considerazioni sono state puntualmente disattese in virtù della fase transitoria dell'allegato E, nota 4, del decreto ministeriale n. 259 del 9 maggio 2017. Questa fase transitoria, che avrebbe dovuto già concludersi è ancora vigente» –:

   se non ritenga opportuno, al fine di evitare nuovi equivoci e nuovi fraintendimenti da parte delle singole istituzioni scolastiche, adottare le iniziative di competenza per chiarire definitivamente come il requisito della laurea in musicologia e beni musicali (laurea magistrale classe LM-45) sia sufficiente all'insegnamento di storia della musica nei licei musicali e coreutici e che solo in caso di possesso di titoli equiparati alla laurea magistrale classe LM-45 ai sensi del decreto ministeriale del 9 luglio 2009 sia necessario congiuntamente il diploma di conservatorio;

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per porre fine alla fase transitoria dell'allegato E, nota 4, del decreto ministeriale n. 259 del 9 maggio 2017 valutando come unico titolo di accesso alla classe di concorso A053 (Storia della musica) la laurea in musicologia (LM-45) o il diploma accademico in discipline storiche, critiche e analitiche della musica (DCSL-69) dell'Alta formazione artistica e musicale, in quanto solo questi percorsi rispondono alla specificità dell'insegnamento.
(5-00830)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la legge 24 febbraio 2023, n. 14, il cosiddetto Decreto Milleproroghe, ha prorogato la pubblicazione dei bandi per il concorso ordinario e straordinario destinato agli insegnanti di religione cattolica previsto per il 2022;

   la relazione tecnica ha descritto le modalità di definizione dei posti da bandire e la distribuzione regionale, evidenziando, in sintesi, che «la stima porta a prevedere un totale di 6.442 posti da bandire e si ottiene dall'analisi dei posti che si prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici 2022/23, 2023/24 e 2024/25, ottenuti come risultato del confronto tra la consistenza della dotazione organica (corrispondente al 70 per cento dei posti complessivamente funzionanti) e il numero degli insegnanti di religione cattolica attesi, a livello regionale e distintamente per ciclo di istruzione, nell'intervallo di tempo in esame»;

   secondo la stessa relazione – stando alla quale la disposizione non comporta oneri aggiuntivi rispetto a quelli già previsti – «i posti vacanti e disponibili per il periodo considerato sono pari a 3.089 per la scuola dell'infanzia e la scuola primaria e a 3.353 per la scuola secondaria di I e II grado»;

   il 14 dicembre 2020 è stata siglata l'intesa fra il Ministero dell'istruzione e la CEI per far partire il nuovo concorso di religione cattolica, previsto dall'articolo 1-bis della legge n. 159 del 2019;

   il requisito principale di accesso è il possesso per i candidati della certificazione dell'idoneità diocesana: «è prevista la certificazione dell'idoneità diocesana di cui all'articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal Responsabile dell'Ufficio diocesano competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di concorso»;

   tuttavia, il testo dell'intesa ricorda che i posti messi a bando nella singola regione per il «personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall'Ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione» corrispondano a quanto stabilito dall'articolo 1-bis, comma 2, del decreto-legge n. 126 del 2019;

   durante la conversione in legge del decreto-legge n. 36 del 2022 è stato approvato un emendamento all'articolo 47 che modifica l'articolo 1-bis del decreto-legge n. 126 del 2019 con cui si autorizzava a bandire il nuovo concorso insegnanti religione cattolica;

   in particolare, è stata recepita la riserva per i docenti non di ruolo con almeno tre anni di servizio contenuta nell'Intesa del 2020. Inoltre, l'autorizzazione a bandire è stata sdoppiata in una procedura ordinaria e in una procedura straordinaria, quest'ultima appunto riservata «agli insegnanti di religione cattolica che siano in possesso del titolo previsto dai punti 4.2. e 4.3 dell'intesa tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Presidente della Conferenza episcopale italiana per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, resa esecutiva ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175, e del riconoscimento di idoneità rilasciato dall'ordinario diocesano competente per territorio e che abbiano svolto almeno trentasei mesi di servizio nell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali»;

   nell'attesa che vengano banditi i concorsi su menzionati, continuano a essere effettuate le immissioni in ruolo mediante scorrimento delle graduatorie generali di merito risalenti al 2004;

   nei giorni scorsi è partita l'interlocuzione fra amministrazione e sindacati che dovrebbe portare all'emanazione dei bandi di concorso;

   le organizzazioni sindacali già nel corso del primo incontro hanno chiesto di far partire entrambe le procedura il prime possibile, in modo da essere espletate entro il 2023 –:

   quando avverrà la pubblicazione dei bandi per i concorsi ordinario e straordinario destinati agli insegnanti di religione cattolica, autorizzati nel 2019 e prorogati dalla legge n. 14 del 2023, al 31 dicembre 2023.
(5-00833)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Movimento «Lottiamo Insieme» nasce come comitato spontaneo in seguito alla necessità avvertita dai circa novemila (9.320 per l'esattezza) ex lavoratori di Poste Italiane;

   questi lavoratori, impiegati a tempo determinato e con diverse mansioni, ad oggi sono entrati a far parte di una lunga graduatoria che ha permesso, di fatto, solo a pochissimi di essere assunti a tempo indeterminato;

   infatti, dopo aver superato almeno sei mesi lavorativi e fino ad un massimo di 12 mesi, è stato possibile per loro presentare domanda per essere inseriti in una graduatoria nazionale;

   si presuppone che l'esistenza di una graduatoria porti, all'occorrenza, all'utilizzo dei lavoratori che hanno già prestato servizio presso Poste Italiane S.p.a. e quindi già formati e con le necessarie competenze acquisite sul campo;

   ad oggi però, il gruppo Poste Italiane S.P.A., società controllata dallo Stato italiano, senza tener conto della succitata graduatoria nazionale, porta avanti la sua campagna di «arruolamento» di nuovi lavoratori con contratto a termine: si parlerebbe di circa 25.000 assunzioni entro il 2024;

   tra l'altro, molti degli ex lavoratori a tempo determinato e presenti in graduatoria, hanno presentato di nuovo domanda di assunzione, dal momento che la selezione non avviene attingendo alla graduatoria di persone formate, bensì assumendo nuovi lavoratori che, dopo la formazione e il breve periodo lavorativo, dal prossimo applicativo andranno ad allungare ulteriormente detta graduatoria;

   quest'ultima, come ribadisce il Movimento «Lottiamo Insieme», conta già circa diecimila ex lavoratori, che hanno svolto da 6 – soglia minima per poter entrare in graduatoria – a 12 mesi di attività lavorativa – soglia massima raggiungibile per un contratto a tempo determinato –. Restano fuori centinaia di altri lavoratori che non raggiungono neanche la soglia minima dei 6 mesi;

   inutile dire che enormi sono i sacrifici sopportati da ognuno di questi lavoratori per poter sperare in un rinnovo contrattuale: ore di lavoro (ovviamente non ufficialmente richieste) non retribuite, spostamenti dalla propria regione di provenienza, costi esuberanti di alloggio, caro-vita nelle città in cui si dispone di posti, carico di lavoro non rispondente alle ore lavorative previste da contratto;

   facendo riferimento al verbale di accordo del 21 novembre 2022 tra POSTE ITALIANE S.P.A. e le diverse sigle sindacali, si sottolinea che la graduatoria non viene presa in considerazione nelle nuove campagne di reclutamento e che si procede mensilmente ad alimentare solo il lavoro precario di cui il nostro Stato non dovrebbe andarne fiero –:

   se i ministri interrogati, alla luce di quanto esposto, non reputino urgente valutare iniziative volte ad assicurare che le assunzioni in Poste Italiane avvengano solo attingendo alla corposa graduatoria nazionale, che deve essere chiusa e bloccata al fine di garantire, nel tempo, l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori sino a completo esaurimento della stessa.
(3-00396)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLDRINI, ASCARI, BAKKALI, CASU, FERRARI, FORATTINI, GHIO, GHIRRA, GRIBAUDO, GRIMALDI, GUERRA, MALAVASI, MARINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI, SCARPA e ZANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   da un recente studio dell'area lavoro delle Acli nazionali sulla disparità salariale e di genere, emerge che il cosiddetto lavoro povero è prerogativa femminile: tra i lavoratori e le lavoratrici saltuari, coloro che hanno un reddito annuo complessivo fino a 15 mila euro sono per il 68,1 per cento donne, e al 51,5 per cento uomini;

   anche tra i lavoratori e le lavoratrici stabili, i valori registrati per quella fascia di reddito sono rispettivamente del 24,6 per cento contro il 7,8 per cento. Il 24,8 per cento delle lavoratrici, pur avendo un'occupazione continuativa, non riesce a raggiungere un reddito che superi i 15 mila euro annui, contro il 6,8 per cento degli uomini. Le under 35 con questo salario massimo sono il 31,2 per cento, rispetto al 12,7 per cento dei maschi. Fra i 36 e i 45 anni, le donne che restano sotto la soglia dei 15 mila euro sono il 25,9 per cento contro il 6,4 dei colleghi;

   stessa forbice si registra per i salari medi e alti, dove le donne con reddito alto sono il 35,6 per cento contro il 60,6 degli uomini;

   tra le lavoratrici dipendenti sotto i 35 anni, quasi la metà (49,2 per cento), pur lavorando, è povera o rischia la povertà;

   tali disparità risultano ancora più accentuate nelle libere professioni;

   è stato calcolato dalla Banca d'Italia che nel nostro Paese il differenziale tra uomini e donne nel salario di ingresso in un'impresa è pari al 35 per cento. L'Istat ha certificato che il divario sussiste anche tra chi possiede titoli di studio superiori (il 30,6 per cento tra i laureati);

   in tale contesto va inquadrato il fenomeno demografico che vede una costante diminuzione delle nascite, solo parzialmente compensato dal dato delle mamme straniere, cui si deve 1/5 delle nascite;

   come è stato ricordato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «il lavoro è parametro che permette di misurare l'effettivo livello di parità, sul terreno della occupazione e dei salari, tra donne e uomini. Al fine di verificare il rispetto di quanto disposto dall'articolo 37 della nostra Costituzione»;

   in tale prospettiva, favorire la buona e stabile occupazione per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, rimuovendo le cause che oggettivamente discriminano le lavoratrici, deve rappresentare l'impegno prioritario dell'azione pubblica;

   le recenti misure in materia di ampliamento del ricorso dei contratti a termine e dei voucher rischiano di andare nella direzione opposta, soprattutto per quanto riguarda la condizione dei giovani e delle lavoratrici, che spesso rappresentano la parte che più subisce tali forme di precarizzazione –:

   se non intendano adottare un Piano straordinario per l'occupazione femminile, al fine di correggere le sperequazioni che si registrano nei confronti delle donne nel nostro mercato del lavoro e favorire reali condizioni di condivisione delle responsabilità familiari, anche in linea con quanto previsto dal PNRR.
(5-00819)


   GRIBAUDO, LAUS, SCOTTO, FOSSI e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle telecomunicazioni è fondamentale per accompagnare il Paese nel percorso di transizione digitale, per consentire il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale del Governo e per il raggiungimento dei traguardi in termini di copertura, velocità e diffusione dei servizi;

   nonostante l'aumento della domanda di connettività, gli operatori del settore affrontano attualmente una serie di criticità dovute all'aumento dei costi, aggravate dall'inflazione crescente e dall'imprevedibile aumento del costo di approvvigionamento energetico;

   le difficoltà del settore in materia di occupazione sono numerose, come dimostrato dal piano di esuberi recentemente annunciato da Vodafone, che prevede il licenziamento di quasi il 20 per cento dei lavoratori a livello nazionale. La crisi del settore è strutturale e infatti coinvolge molte aziende del settore, tra cui TIM, WindTre e Ericsson. Si stima che circa 20 mila posti di lavoro siano a rischio solo nel perimetro delle telco, con ulteriori ripercussioni negative sull'intero sistema degli appalti. Per far fronte alla crisi, negli ultimi 15 anni il settore è ricorso a misure come gli ammortizzatori sociali, esodi incentivati e tagli nella contrattazione aziendale provocando la perdita di know-how e bloccando il ricambio generazionale;

   per questo motivo, i sindacati del comparto hanno annunciato una mobilitazione generale per il prossimo 6 giugno a difesa dell'occupazione e per il rilancio del settore, denunciando il silenzio delle istituzioni e chiedendo l'apertura di un tavolo sul futuro del settore delle TLC. Con lo sciopero, il settore richiede al Governo l'indicazione di una prospettiva di superamento della crisi che non vada a scapito dei lavoratori e di implementare un nuovo modello industriale;

   prima di arrivare a tale situazione, secondo quanto risulta all'interrogante, in occasione dell'Accordo di rinnovo del CCNL TLC del 12 novembre 2020, Assotelecomunicazioni-ASSTEL e le Organizzazioni Sindacali hanno sottoscritto l'Avviso comune per la costituzione del «Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni». Si è così avviato il percorso orientato alla piena operatività del Fondo, con l'obiettivo di disporre di uno strumento di solidarietà capace, nella prospettiva di sussidiarietà indicata dalla legge, di adattarsi ai diversificati bisogni del comparto delle telecomunicazioni, di affiancare le imprese nella gestione dei propri lavoratori in momenti di crisi e di assecondare la trasformazione digitale delle imprese della filiera, sostenendo gli investimenti che possono favorire nuovi modelli di organizzazione del lavoro;

   il 20 aprile 2022 ASSTEL e le Organizzazioni Sindacali hanno sottoscritto l'Accordo per la costituzione del Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni, propedeutico all'avvio della fase istruttoria di competenza del Ministero del Lavoro ai fini dell'istituzione del suddetto Fondo di Solidarietà;

   secondo quanto risulta all'interrogante, tale fase istruttoria non sarebbe stata conclusa dagli uffici competenti del Ministero del lavoro –:

   se corrisponda al vero quanto riportato in premessa in relazione al Fondo di solidarietà bilaterale per la filiera delle telecomunicazioni e se non si intenda adottare ogni iniziativa di competenza per giungere alla costituzione del Fondo in questione;

   quali urgenti iniziative si intenda assumere per sostenere il rilancio dell'intero settore delle telecomunicazioni, quanto mai strategico per la transizione digitale del nostro Paese.
(5-00821)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa online e sindacali di forti criticità e agitazioni legate alla condizione dei lavoratori dipendenti delle biglietterie e accessori del bacino di Modena, gestite dall'azienda Holacheck, nonché del licenziamento di una dipendente contro le iniziative sindacali prese a tutela dei diritti contrattuali e della qualità del servizio ai cittadini;

   il servizio di biglietteria del bacino di Modena, comprese le biglietterie della provincia, prima gestito in appalto per conto della società Seta Spa, dalla cooperativa «Progetto e Lavoro», a partire dal 2018 è stato affidato all'azienda Holacheck, con il conseguente passaggio del personale dipendente da una società all'altra;

   tuttavia, a causa della drastica riduzione dell'orario di lavoro e delle modifiche contrattuali, fortemente negative e penalizzanti dal punto di vista normativo e retributivo, i rapporti tra personale delle biglietterie e Holacheck sono stati connotati da tensioni e da conflitti, sfociati in una vertenza sindacale e in frequenti scioperi;

   alle rivendicazioni sindacali sembrerebbe che la Società abbia risposto ricorrendo ad attività di controllo e a quotidiane contestazioni dell'operato sino al licenziamento del personale, tra cui O.R.;

   gli operatori addetti alle biglietterie svolgono un importante servizio per l'utenza; il servizio pubblico di biglietteria è importante ed è fondamentale che sia di qualità sia per gli utenti sia per i lavoratori;

   il diritto al lavoro è costituzionalmente garantito e non è ammissibile una compressione dei diritti e delle tutele dei lavoratori –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare al fine di risolvere le criticità rappresentate in premessa, onde consentire il rispetto da parte della Società Holacheck dei diritti e tutele dei lavoratori dipendenti, e scongiurare il rischio di ritorsioni e licenziamenti come risposta alle rivendicazioni dei diritti da parte di questi ultimi.
(4-00995)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   nel decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, il capo V, norma, segue e monitora l'inserimento nel mondo del lavoro delle persone disabili presso la PA;

   le azioni rilevanti sono tre:

    1) istituzione della Consulta nazionale per l'integrazione in ambiente di lavoro delle persone con disabilità, con la partecipazione di rappresentanti dei Dipartimenti della funzione pubblica e delle pari opportunità, dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e della salute, dell'INAIL, dell'ANPAL, dell'ANCI, delle regioni, delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni di categoria; la Consulta dovrebbe proporre alle amministrazioni pubbliche iniziative e misure innovative finalizzate al miglioramento dei livelli di occupazione e valorizzazione dei lavoratori disabili, prevedere interventi straordinari per l'adozione degli «accomodamenti ragionevoli» nei luoghi di lavoro ai sensi dell'articolo 3, comma 3-bis, del decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, verificare attuazione e corretta applicazione delle disposizioni per tutela e sostegno di inserimento lavorativo delle persone con disabilità nella Pubblica Amministrazione, in cui la legge n. 68 del 1999 risulta ancora largamente evasa, in particolare forme di agevolazione e complessiva disciplina delle quote di riserva;

    2) creazione della nuova figura del «Responsabile dei processi di inserimento delle persone con disabilità», obbligatorio per le amministrazioni con più di 200 dipendenti, che dovrebbe curare i rapporti con il centro per l'impiego territorialmente competente per l'inserimento lavorativo dei disabili, nonché per l'inserimento mirato, predisporre, sentito il medico competente ed eventualmente il comitato tecnico di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68, proporre, ove necessario, soluzioni tecnologiche per facilitare l'integrazione al lavoro anche ai fini dei necessari accomodamenti, verificare l'attuazione del processo di inserimento, recependo e segnalando ai servizi competenti eventuali situazioni di disagio e di difficoltà di integrazione;

    3) il decreto legislativo del 2017 prevede una disciplina del monitoraggio sull'applicazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 nelle PPAA; le amministrazioni tenute agli obblighi assunzionali devono trasmettere i prospetti informativi di cui all'articolo 9, comma 6, della legge n. 68 del 1999, al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Centro per l'impiego territorialmente competente;

   le amministrazioni devono trasmettere al servizio inserimento lavorativo disabili territorialmente competente, al Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali una comunicazione contenente tempi e modalità di copertura della quota di riserva, indicando anche eventuali bandi di concorso per specifici profili professionali per i quali non è previsto il solo requisito della scuola dell'obbligo, riservati ai soggetti di cui all'articolo 8 della legge 12 marzo 1999, n. 68, o, in alternativa, le convenzioni di cui all'articolo 11 della citata legge;

   si tratta di informazioni necessarie a consentire l'opportuna verifica della disciplina delle quote di riserva, che devono essere trasmesse anche alla Consulta nazionale per l'integrazione in ambiente di lavoro delle persone con disabilità. Queste informazioni dovrebbero essere raccolte nell'ambito della «banca dati delle politiche attive e passive», di cui all'articolo 8 del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76;

   la disciplina ha previsto anche che, in caso di mancata osservanza delle disposizioni del presente articolo o di mancato rispetto dei tempi concordati, i centri per l'impiego avviino numericamente i lavoratori disabili attingendo alla graduatoria vigente con profilo professionale generico, dando comunicazione delle inadempienze al Dipartimento Funzione Pubblica della P.C.M. ;

   nel febbraio 2018 è stata istituita la Consulta nazionale per l'integrazione in ambiente di lavoro delle persone con disabilità;

   gli ultimi dati ufficiali noti al Parlamento relativi alle assunzioni di persone con disabilità nella P.A. sono quelli riportati nella IX Relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, presentata al Parlamento nel gennaio 2021 (Doc. CLXXVIII), relativi agli anni 2016-2018, dai quali emerge una diffusa evasione degli obblighi di legge proprio da parte delle P.A.;

   è pertanto di grande importanza per il Parlamento accedere a dati più aggiornati e completi per capire se e in quale modo le P.A. italiane svolgono quel ruolo di promozione dell'inclusività assegnato dalle leggi –:

   quali attività previste dalla legge abbia svolto la Consulta nazionale per l'integrazione in ambiente di lavoro delle persone con disabilità, con quali risultati e quali delle articolate iniziative previste dal Capo V del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 abbiano trovato riscontro nei sei anni trascorsi dal varo della normativa ad oggi, in particolare quali siano i dati analitici sul rispetto degli obblighi di assunzione da parte della P.A. italiana, strumenti di monitoraggio, controlli e applicazione di sanzioni.
(2-00150) «Ciocchetti».

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il 20 maggio 2023 entrerà in vigore la legge 21 aprile 2023, n. 49, la cosiddetta legge sull'equo compenso;

   la predetta legge stabilisce che per «equo compenso» si debba intendere «la corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme ai compensi previsti» rispettivamente per gli avvocati, i professionisti iscritti agli ordini e collegi nonché per quelli non organizzati in ordini o collegi che prestano servizi o opere a favore di terzi;

   in particolare, le disposizioni previste dalla legge n. 49 del 2023 si applicano anche alle prestazioni rese dai professionisti in favore della pubblica amministrazione e delle società disciplinate dal testo unico in materia di società a partecipazione pubblica;

   la legge prevede inoltre l'istituzione, presso il Ministero della giustizia, dell'Osservatorio nazionale sull'equo compenso, al fine di vigilare sull'osservanza delle disposizioni di cui alla legge stessa;

   la ratio della nuova normativa è quella di rafforzare la tutela del professionista che, nei rapporti con alcuni contraenti forti, potrebbe trovarsi nella condizione di accettare, pur di lavorare, accordi iniqui;

   desta pertanto grande preoccupazione la notizia della recente sottoscrizione di un accordo tra Asmel – Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali – e Lexcapital, startup innovativa e società benefit che opera come litigation funder;

   il cosiddetto litigation funding si presenta come un'operazione di investimento, diffusa in diversi paesi stranieri ma nuova per l'Italia, che prevede che un finanziatore – in questo caso una società – investa in un contenzioso legale nel quale non abbia alcun interesse, prendendo su di sé, in tutto o in parte, i costi della lite e gli eventuali rischi;

   il fine dell'accordo siglato tra Asmel e Lexcapital, secondo quanto si legge nel comunicato dell'Associazione, è quello di prevedere per oltre gli 4.100 enti locali italiani associati – quasi la metà dei comuni presenti sull'intero suolo italiano – di abbattere le spese legali cedendo a costo zero il diritto litigioso alla startup;

   in particolare, Lexcapital potrà infatti acquistare dai comuni i diritti «litigiosi» per i contenziosi attivi e, in alcuni casi, anche passivi, agendo in giudizio in sostituzione, offrendo inoltre anche attività consulenziale e di assistenza tecnico-legale. Nella nota stampa si legge: «In caso di vittoria la maggior parte dei proventi andranno al Comune mentre una rimanente parte spetterà a Lexcapital»;

   in merito all'accordo siglato, si sono pronunciate con grande preoccupazione varie associazioni forensi, tra cui Aiga e Movimento forense, sottolineando come sia necessario analizzare nel dettaglio la convenzione stipulata al fine di evitare che questa possa in qualche modo eludere la legge sull'equo compenso di recente emanazione, nonché le norme della legge professionale;

   il presidente del Consiglio Nazionale Forense, avvocato Greco, ha affermato che «l'accordo Asmel-Lexcapital va contro tutti i principi più importanti che dovrebbero governare il sistema di tutela dei diritti... A me sembra che stiamo assistendo ad una mercantilizzazione dei diritti... da quello che emerge Lexcapital compra la lite, ma non si ferma qui. Ancora più preoccupante è il fatto che venga comprata la lite della Pubblica Amministrazione... verificheremo se ci sono avvocati che accettano di lavorare senza compenso o al di sotto dei parametri indicati dalla legge sull'equo compenso...allerteremo le cabine di regia che saranno costituite in tutti gli ordini degli avvocati»;

   la preannunciata cessione da parte dei comuni dei diritti «litigiosi» a costo zero a una società privata rischia infatti di trasformarsi in un metodo per eludere la norma da poco approvata, trasformando la pretesa tributaria in una merce da scambiare al rialzo sul mercato –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di scongiurare metodi elusivi della norma sull'equo compenso con conseguente svilimento del ruolo dell'avvocato.
(3-00402)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, GIRELLI, FORATTINI, FERRARI, GHIO e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato prezzi e rimborso (Cpr) dell'AIFA, il 21 aprile 2023 ha espresso parere favorevole alla gratuità dei contraccettivi orali per le donne, con un onere totale per lo Stato stimato in circa 140 milioni di euro all'anno, su cui si dovrà esprimere il Consiglio di amministrazione dell'AIFA;

   questa decisione a favore delle donne, definita da molti di portata «storica», rappresenta un importante passo in avanti nella tutela della salute sessuale e riproduttiva, consentendo di estendere a tutte le regioni quanto previsto in Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, oltre alla Provincia autonoma di Trento;

   in un'intervista al Quotidiano Sanità, Giovanna Scroccaro, presidente del Cpr di AIFA, ha detto che «si tratta di una decisione importante, che consentirà di ampliare la platea di donne che oggi, magari, consideravano il costo di questi contraccettivi come troppo alto e per questo non ne facevano uso. Da sempre in Italia c'è uno scarso ricorso alla contraccezione e questo ora potrà cambiare.»;

   la decisione è stata accolta con favore anche dal presidente della Fnomceo per il quale il provvedimento «è condivisibile, riduce le ineguaglianze, rende le donne uguali davanti alla salute» e «consente di favorire i ceti più deboli della popolazione»;

   in modo analogo si era già espressa il Comitato tecnico-scientifico dell'AIFA;

   nel corso della seduta di interrogazioni a risposta immediata svoltasi alla Camera dei deputati il 3 maggio 2023, nel rispondere all'interrogazione n. 3-00360 indirizzata al Ministro della salute in cui si chiedeva tra i quesiti se non ritenesse «indispensabile sostenere, per quanto di competenza, la decisione del Cpr dell'AIFA, anche individuando, se necessario, le risorse pari a 140 milioni di euro al fine di consentire al Consiglio di amministrazione dell'AIFA di approvare in tempi rapidi la gratuità della pillola anticoncezionale per tutte le donne...» il Governo, rappresentato nella specie dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, dichiarava che «le valutazioni e gli approfondimenti che il Consiglio di amministrazione dell'AIFA è chiamato a svolgere in questi giorni, nel rispetto delle funzioni e prerogative allo stesso attribuite dall'ordinamento, sono finalizzati a garantire che la scelta tecnica operata dalle commissioni consultive sia in linea con il tetto programmato della spesa farmaceutica e non concorra ad alcun sfondamento del medesimo»;

   il Ministro intervenuto in aula inoltre ha affermato: «l'AIFA ha precisato che il parere delle Commissioni si riferisce esclusivamente ai contraccettivi cosiddetti "daily". Ineludibile appare, tuttavia, anche in relazione alle attribuzioni del Ministro dell'economia e delle finanze, la questione della compatibilità della tenuta finanziaria delle scelte operate nel settore farmaceutico per l'impatto sulla relativa spesa a carico del Fondo sanitario nazionale, stimato in 140 milioni di euro»;

   purtroppo, questa risposta ha evidenziato la mancanza di un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, ma anche la chiara volontà di ostacolare la scelta di garantire la gratuità dei contraccettivi orali per le donne per le quali la spesa in contraccettivi orali è, attualmente, di ben 230 milioni di euro all'anno;

   sembra del tutto evidente che l'Esecutivo non intenda dare seguito al lavoro svolto da AIFA in questi mesi per arrivare a una decisione di civiltà e di equità che non deve essere ostacolata per motivi ideologici;

   desta, quindi, grande preoccupazione rispetto alla decisione definitiva del Consiglio di amministrazione dell'AIFA, il fatto che sia in corso la riforma della governance di AIFA –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario fare chiarezza sulla volontà del Governo di dare seguito a questa importante decisione del Comitato prezzi e rimborso di AIFA, al fine di consentire al Consiglio di amministrazione di approvare in tempi rapidi la gratuità dei contraccettivi orali, nel rispetto dell'autonomia dell'Agenzia italiana del farmaco.
(5-00835)


   GIRELLI, FURFARO, CIANI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già dalle audizioni programmatiche del suo Dicastero in Commissione affari sociali il Ministro interrogato ha dichiarato l'intenzione di inserire nella prima legge di bilancio del Governo di centro destra un'indennità di pronto soccorso per il personale medico e sanitario che lavora in tale reparto per fronteggiare la grave carenza di organico e gli eccessivi carichi di lavoro;

   tale promessa non è stata mantenuta, visto che nella legge di bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022), all'articolo 1, comma 526, come modificato dal decreto-legge n. 34 del 30 marzo 2023, l'indennità per il riconoscimento delle particolari condizioni di lavoro svolto dal personale medico e sanitario operante nei pronto soccorso è stata inserita a partire dal 1° giugno 2023;

   più volte il Ministro della salute è intervenuto dichiarando la volontà di anticipare tale indennità facendola partire dal gennaio 2023 ma questo, nonostante un numero elevato di provvedimenti presentati e approvati dai due rami del Parlamento, non si è ancora verificato;

   in particolare in una intervista al quotidiano «La stampa» del 24 marzo 2023 il Ministro della salute dichiarava di voler superare l'emergenza nei pronto soccorso incentivando da un punto di vista sia di carriera che economico chi ci lavora, cercando di anticipare, quindi, a quest'anno i 200 milioni di incentivi stanziati per il 2024 nonché potenziando la sanità territoriale e la telemedicina, perché oggi la gran parte degli accessi al pronto soccorso sono codici verdi che dovrebbero essere trattati fuori dell'ospedale;

   nonostante il personale medico e sanitario sia stato in prima linea durante la pandemia e nonostante attualmente operi sotto una grave carenza di organico specialmente nei pronto soccorso la tanto promessa indennità di «pronto soccorso» è lungi dall'essere stata anticipata al 1° gennaio 2023 –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per arginare la fuga di personale medico e sanitario dai pronto soccorso e in generale per coloro che prestano servizio nei reparti impegnati in prima linea.
(5-00836)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCARPA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 264 del 2 agosto 1999 norma la programmazione nazionale degli accessi al corso universitario di medicina e chirurgia;

   il Ministro dell'università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha annunciato a mezzo stampa l'intenzione di aumentare il numero di posti per l'accesso ai corsi di medicina e chirurgia, con un incremento compreso tra il 20 e il 30 per cento;

   a partire da quest'anno, la prova di accesso al corso di medicina e chirurgia si svolgerà tramite Tolc-Med e prevederà diverse sessioni d'esame, la prima delle quali si è svolta nel mese di aprile;

   alla sessione di aprile del Tolc-Med si sono iscritti quasi ottanta mila candidati a fronte della disponibilità di posti pari a 12.256;

   nella seduta del 27 aprile 2023 del Consiglio nazionale degli studenti universitari, massimo organo di rappresentanza studentesca in Italia, è stata richiesto formalmente al Ministero dell'università e della ricerca di definire tempestivamente il numero di posti per l'accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, sia in lingua italiana che in lingua inglese –:

   se il Ministro interrogato possa fornire risposte circa i tempi e le modalità con cui procederà alla pubblicazione del numero di posti definitivo per l'accesso al corso di medicina e chirurgia in lingua italiana con riferimento all'anno accademico 2023/2024, nonché quando si procederà all'indicazione dei posti per l'accesso al corso di studio di medicina e chirurgia in lingua inglese.
(5-00831)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ambrosi e Varchi n. 5-00817, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fabrizio Rossi e Mascaretti.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-00274 del 17 gennaio 2023.