Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 20 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    il 1° giugno 2023 partirà ufficialmente la nuova disciplina del brevetto unitario europeo e la città di Milano ospiterà la terza sede del Tribunale unificato dei brevetti – una nuova corte internazionale con giurisdizione sui brevetti unitari e sui brevetti europei (Tub);

    la sede di Milano è stata assegnata all'Italia dopo che con la Brexit Londra è uscita dal trattato istitutivo del TUB, grazie al lavoro diplomatico del Governo Draghi che ha evitato che le competenze della sede di Londra venissero divise tra le altre due corti principali, cioè quella di Parigi e quella di Monaco di Baviera;

    il nuovo brevetto unitario consentirà di ottenere, con un'unica procedura centralizzata, una protezione brevettuale uniforme ed estesa in tutti gli Stati membri dell'Ue che hanno aderito al nuovo sistema, senza, quindi, la necessità, di dover ottenere una convalida in ciascun Paese, che comporterebbe costi ben maggiori. Di conseguenza, il nuovo Tribunale unificato dei brevetti consentirà, con una sola causa, di ottenere una decisione efficace in tutti i Paesi europei;

    l'Italia è uno dei Paesi membri dell'Unione europea con il maggior numero di brevetti registrati. In Italia sono iscritte a ruolo ogni anno circa 500 cause di brevetti, di cui 224 solo a Milano e di queste 200 di brevetti europei. Quanto a deposito dei brevetti, la Lombardia risulta essere la prima regione con circa 10.000 domande l'anno e, più in generale, è notoria la vocazione dell'impresa italiana in importanti settori della farmaceutica, della chimica, della siderurgia e della metallurgia;

    anche molte associazioni del settore industriale hanno sottolineato l'importanza che l'Italia ospiti una sede del Tribunale unificato dei brevetti che permetterebbe – come ricordato in una intervista dal presidente di Confimi – «le migliori opportunità all'industria domestica di potersi difendere al meglio senza il rischio di avere processi all'estero, non in lingua italiana e con costi aumentati da cinque a 30 volte»;

    le controversie brevettuali e di proprietà intellettuale previste dal trattato per Londra, sono quelle in materia di scienza medica-veterinaria e igiene, brevetti farmaceutici privi dei certificati di protezione supplementari (Spc), biotech non farmaceutico, agricoltura, food e tabacco, articoli personali e domestici, sport e mondo del divertimento;

    il settore della chimica e metallurgia dovrebbe essere di competenza della sede tedesca, mentre della sede francese i brevetti farmaceutici dotati di Spc, che pur non essendo la maggioranza dei brevetti registrati, rappresentano il 90 per cento di quelli che hanno avuto successo sul mercato e dunque i più remunerativi;

    si è aperto da tempo il confronto per una ridefinizione delle competenze delle tre sedi della Divisione Centrale, in quanto, come riportato dagli organi di stampa e secondo quanto rappresentato dagli stakeholder professionali e industriali nel ciclo di audizioni, non è scontato che le competenze di Londra siano assegnate automaticamente a Milano;

    una ripartizione delle competenze non completa arrecherebbe un grave danno industriale e renderebbe meno efficace la funzionalità della sede milanese del TUB;

    la trattativa con l'Unione europea e la Francia e la Germania per il riparto delle competenze non sembra ancora chiusa, nonostante il margine temporale sia ormai risicatissimo e ogni ulteriore ritardo da parte italiana particolarmente deleterio,

impegnano il Governo

ad attivarsi immediatamente per una positiva conclusione della trattativa, evitando da una parte che si riproponga una partenza provvisoria del TUB con due sole sezioni della Divisione centrale che arrecherebbe un pregiudizio all'Italia vanificando il lavoro svolto dal Governo precedente e operando al fine di assegnare alla sede della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti della città di Milano un perimetro di competenze certo e ampio nel comparto del settore farmaceutico e chimico, che garantisca alla sede il prestigio che merita anche considerando il peso del nostro Paese nell'attuale panorama brevettuale europeo.
(7-00091) «Quartapelle Procopio, Peluffo, Della Vedova, Amendola, Boldrini, Guerini, Porta».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    ai sensi dell'articolo 121 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante nuovo codice della strada, l'idoneità tecnica necessaria per il rilascio della patente di guida si consegue superando una prova di controllo delle cognizioni (esame teorico) e una prova di verifica delle capacità e dei comportamenti (esame pratico), secondo direttive, modalità e programmi stabiliti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sulla base delle direttive dell'Unione europea;

    ai fini del conseguimento della patente l'aspirante può presentare apposita istanza al competente ufficio della motorizzazione civile o, in alternativa, iscrizione presso una delle autoscuole presenti sul territorio, le cui norme sono disciplinate dall'articolo 123 del codice della strada;

    l'esame teorico verte su argomenti relativi alla segnaletica stradale, ad elementi di meccanica, alla sicurezza stradale e del veicolo;

    ai sensi del successivo articolo 122, solo previo superamento dell'esame teorico, è rilasciata dal competente ufficio della motorizzazione civile o dall'autoscuola un'autorizzazione per esercitarsi alla guida (cosiddetto «foglio rosa»), la cui durata è di dodici mesi, durante i quali all'aspirante è permesso esercitarsi per affrontare l'esame pratico, purché al suo fianco si trovi un istruttore o un accompagnatore di età non superiore a 65 anni;

    l'articolo 23 del decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59, recante «Attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE», prevede che le prove di controllo delle cognizioni e di verifica delle capacità e dei comportamenti, utili al conseguimento delle patenti di guida, si conformino ai requisiti, minimi di cui all'allegato II del medesimo decreto legislativo;

    l'articolo 122, comma 5-bis, del codice della strada, come introdotto dall'articolo 20, comma 2, lettera b), della legge 29 luglio 2010, n. 120, prescrive, ai fini del conseguimento della patente di guida di categoria B, esercitazioni obbligatorie in autostrada o su strade extraurbane e in condizioni di visione notturna presso un'autoscuola con istruttore abilitato ed autorizzato, demandandone la disciplina e le modalità di svolgimento delle esercitazioni ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

    il relativo decreto ministeriale 20 aprile 2012 prevede che, a decorrere da maggio 2012, l'aspirante al conseguimento della patente di guida di categoria B deve effettuare almeno sei ore di esercitazioni obbligatorie di guida presso un'autoscuola, con istruttore abilitato ed autorizzato;

    da più parti si sostiene che il mero superamento degli esami per il conseguimento della patente, così come attualmente sono svolti, non garantisce un'adeguata formazione dei conducenti e tantomeno che gli stessi rispettino le norme del codice della strada e abbiano un atteggiamento consapevole e rispettoso della vita propria e altrui;

    la preparazione per l'esame di teoria è nozionistica e spesso i candidati memorizzano le domande contenute nella banca dati ministeriale e le relative risposte senza averne realmente compreso il significato, anche per via del linguaggio utilizzato e della costruzione delle frasi, non sempre facilmente comprensibili per stranieri, persone con disturbi dell'apprendimento, bassa scolarizzazione, eccetera;

    a questo si aggiunge l'utilizzo di app, social media, lezioni on line che tendono a favorire un apprendimento individuale, mnemonico, superficiale, nel quale mancano completamente il trasferimento di esperienze ed emozioni (docente-allievo) e di condivisione che solo lezioni in presenza con docenti qualificati possono garantire;

    anche gli esami pratici di guida sono spesso superficiali e sicuramente non uniformi su tutto il territorio nazionale, come dimostrano le statistiche degli esiti degli esami pubblicate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Inoltre, l'obbligatorietà di solo sei ore di guida certificata e, peraltro, soltanto per il conseguimento della patente B non è sufficiente ad avere un'adeguata preparazione alla guida;

    per quanto concerne il personale esaminatore degli aspiranti al conseguimento della patente di guida, i commi 3, 4, 5 e 5-bis, dell'articolo 121 del codice della strada, prevedono che gli esami sono effettuati, su base volontaria, da dipendenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo la frequenza di un corso di qualificazione iniziale e l'esame di abilitazione. Il permanere nell'esercizio della funzione di esaminatore è subordinato alla frequenza di corsi di formazione periodica;

    già da tempo persistono su tutto il territorio nazionale una serie di problematiche legate alla operatività del personale degli uffici della motorizzazione civile, in particolare in merito agli esami di conseguimento della patente di guida; tali criticità si sono accentuate durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19;

    innanzitutto gli uffici delle motorizzazioni di tutta Italia soffrono da tanto una grave mancanza di personale; il numero di funzionari addetti agli esami non è sufficiente a coprire le richieste e i tempi medi di attesa per l'effettuazione delle prove di guida arriva ultimamente fino a 4/5 mesi;

    la maggior parte degli esami di guida è ormai effettuata fuori dal normale orario di lavoro degli esaminatori (e quindi in straordinario), sulla base della disponibilità concessa dagli stessi, che hanno un'età media di 58 anni;

    per sopperire alle carenze di organico degli uffici della motorizzazione civile, si è spesso operato attingendo al personale degli uffici delle province confinanti o addirittura della sede centrale del Ministero;

    l'articolo 13, comma 6-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21 al fine di ridurre le liste di attesa in materia di svolgimento delle prove di verifica delle capacità e dei comportamenti per il conseguimento della patente di guida, ha previsto che le prove pratiche, in conto privato, possano essere svolte, fino al 31 dicembre 2023 anche da personale qualificato abilitato degli uffici della motorizzazione civile in quiescenza,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa per rafforzare il sistema dell'educazione stradale, nonché della formazione dei conducenti nell'ottica di una sempre maggiore sicurezza stradale;

   a valutare, al fine del conseguimento della patente di guida, l'obbligatorietà di un percorso di formazione sia teorico che pratico presso le autoscuole presenti sul territorio;

   per quanto concerne la formazione teorica, ad adottare iniziative volte ad inserire nel programma del corso obbligatorio anche l'approfondimento di aspetti non nozionistici che esulano dalle domande dei questionari di esame, tra i quali: a) alcool e droghe; b) percezione del rischio; c) responsabilità civile e penale; d) primissimo soccorso in caso di incidente; e) cause più frequenti di incidenti stradali e comportamenti per la prevenzione;

   per quanto riguarda la formazione pratica alla guida, al fine di migliorare la sicurezza stradale e ridurre il rischio di incidenti, a prevedere, con ogni iniziativa di competenza, un aumento delle ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere prima di poter svolgere l'esame per la patente di categoria B, nonché a introdurre un adeguato numero di ore di esercitazioni obbligatorie presso un'autoscuola per il conseguimento della patente per la guida di un ciclomotore o un motociclo;

   ad adottare iniziative, anche normative, volte a dare piena attuazione a quanto previsto dalla direttiva 126/2006/CE con riferimento all'estensione delle patenti di guida della stessa categoria (da patente A1 a patenti A2 e A, da patente B a patente B96, da patente cod. 78 a patente cambio manuale) prevedendo solo percorsi di formazione in luogo della mera ripetizione dell'esame;

   ad assumere opportune iniziative di competenza atte a superare gli attuali problemi organizzativi e di carenza di personale che impediscono agli uffici della motorizzazione civile di erogare i servizi e, in particolare, a smaltire il cronico arretrato, specie per quanto concerne gli esami di guida, che creano disagi e disservizi nei confronti dei cittadini e delle imprese interessate, autoscuole in primis;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a bandire concorsi per assumere esaminatori e tecnici del settore, ad incrementare le assunzioni attingendo anche da graduatorie di altre amministrazioni e ad assicurare la possibilità, per coloro che sono stati assunti, di sostenere celermente gli esami di abilitazione;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere che il personale assunto degli uffici della motorizzazione civile, adeguatamente formato e abilitato a svolgere la funzione di esaminatore, effettui gli esami di guida nel normale orario di lavoro (e quindi in prestazione ordinaria), a cui potrà essere affiancata eccezionalmente la possibilità di effettuare esami in orario straordinario;

   nelle more della definizione del programma di nuove assunzioni e di formazione nel comparto, al fine di ridurre l'arretrato in materia di svolgimento delle prove di verifica delle capacità e dei comportamenti per il conseguimento delle abilitazioni di guida, ad adottare le iniziative di competenza volte a prorogare l'utilizzo, in qualità di esaminatore ausiliare, di personale qualificato abilitato degli uffici della Motorizzazione civile collocato in quiescenza;

   sempre con l'intento di smaltire le liste di attesa relative agli esami per la patente di guida, a valutare l'opportunità di coinvolgere temporaneamente, in funzione di esaminatore, personale qualificato proveniente da altri settori, come ad esempio dalle forze armate e/o dalle forze di polizia, o delegare l'effettuazione di alcuni procedimenti in seno alle autoscuole;

   a valutare l'opportunità di creare un apposito albo o registro degli esaminatori, contenente gli abilitati alla funzione di esaminatore per il conseguimento della patente di guida;

   a porre in essere tutte le iniziative necessarie ad uniformare su tutto il territorio nazionale l'attività degli uffici della motorizzazione civile per lo svolgimento degli esami per il conseguimento delle patenti di guida;

   ad avviare un percorso di riforma della disciplina vigente in materia di organizzazione, funzionamento, personale e compiti della direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui alla legge 1o dicembre 1986, n. 870.
(7-00092) «Caroppo, Sorte».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ORLANDO, PELUFFO, GNASSI e DI BIASE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 20 marzo 2023 è stata pubblicata sul sito Europe in Space un'inchiesta dedicata ad Avio (Avio under the microscope) con una riflessione su come l'azienda sta utilizzando il supporto istituzionale, analizzando le possibili cause che hanno portato al fallimento di tre lanci del vettore Vega;

   la tesi sostenuta è che i fallimenti siano da imputare ad una politica di riduzione dei costi, successiva alla collocazione in borsa nel 2017, che ha causato una drastica riduzione dei controlli di qualità;

   vengono analizzate le attività finanziarie della società evidenziando una serie di criticità quali il riacquisto di azioni per un valore che supera largamente l'utile aziendale, sfruttando come veicolo la costituita In Orbit s.p.a., fondata dallo stesso Ceo con altri 50 manager di Avio;

   si ricorda che il 29,6 per cento delle quote di Avio è detenuto da Leonardo spa, che ne è quindi il maggior azionista –:

   se sia vero che almeno due dei tre fallimenti dei veicoli di lancio Vega siano il risultato diretto di scarso controllo di qualità e di riduzione dei costi;

   se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente Ceo di Avio e maggiore azionista di Orbit s.p.a., sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo, che ammonterebbe a oltre il milione di euro annuo, sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi;

   quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell'azienda a fronte degli importanti contributi dell'Agenzia spaziale europea, dell'Agenzia spaziale italiana e del PNRR.
(5-00732)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel 1975 e 1976 furono adottati due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° settembre 1975 e quello del 15 luglio 1976, con cui si introdussero dei tetti alle negoziazioni tra discografici/AIE ed emittenti pubbliche e private;

   a seguito di una segnalazione della Commissione europea, il Comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, insieme al Dipartimento per l'editoria, supportò, nel 2015, la revisione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che recava la modifica della disciplina sulla determinazione e sulle modalità di ripartizione dei compensi per diritti connessi in campo musicale, destinati ai produttori dei fonogrammi e agli artisti interpreti ed esecutori, sia in relazione agli utilizzatori privati che quelli pubblici;

   l'aggiornamento normativo si rese necessario per scongiurare l'avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, alla luce di una richiesta di informazioni, EU Pilot n. 5167/MARK, del 17 settembre 2013, con cui si evidenziava la contrarietà della normativa italiana alla disciplina comunitaria;

   dopo un lungo e condiviso iter interno alle amministrazioni, sentite le categorie interessate, il nuovo decreto ha aggiornato soltanto il provvedimento decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° settembre 1975 relativo alle emettenti superando il parametro del 2 per cento, oggetto della contestazione da parte delle istituzioni europee ed introducendo, nell'ambito delle attività di negoziazione tra operatori del settore e utilizzatori, princìpi generali che rimandano all'equità e alla ragionevolezza e a generici criteri quali il valore economico dell'effettivo utilizzo dei diritti negoziati e della natura delle opere protette;

   di contro, l'identico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1976, riguardante il concessionario pubblico, continua a restare in vigore, usufruendo di un'eccezione rispetto a suddetta procedura di infrazione: lasciando cioè in essere un tetto dell'1.5 per cento dei ricavi per la negoziazione dei diritti connessi. Ovvero, un parametro in contrasto con il diritto dell'Unione europea che penalizza imprese e artisti e agevola solo l'utilizzatore pubblico;

   il Governo pretende che il Gruppo Meta rispetti a pieno i diritti degli autori e musicisti italiani, mentre dall'altro, la Radiotelevisione Italiana S.p.A. (RAI) continua a godere di un eccessivo privilegio nei confronti di artisti, interpreti, esecutori e case discografiche –:

   se il Governo, alla luce delle novità introdotte dal decreto legislativo n. 208 del 2021 e dal decreto legislativo n. 177 del 2021, intenda adeguare i tetti per lo sfruttamento delle opere fonografiche anche per il concessionario pubblico e non creare discriminazioni tra operatori del settore e, soprattutto, agire in tutela di artisti, interpreti ed esecutori.
(4-00870)


   MARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano «Le Cronache» del 15 aprile 2023 si apprende che il terreno che il comune di Salerno ha messo a disposizione della società di calcio Salernitana a Cupa Siglia per l'eventuale realizzazione di un centro sportivo in realtà non sarebbe nella sua disponibilità né in quella della provincia;

   su quell'area, infatti, insiste una vicenda non ancora definita e legata alla costruzione di un termovalorizzatore, progetto che inizialmente fu promosso dal sindaco di Salerno e che poi naufragò in quanto la provincia, che avrebbe dovuto provvedere alla realizzazione, non diede seguito al progetto;

   il Governo, all'epoca, stanziò trenta milioni di euro per la realizzazione del termovalorizzatore che furono gestiti e utilizzati dal sindaco e commissario ad acta per indennizzare i proprietari dei terreni espropriati;

   secondo quanto riportato nell'articolo pubblicato dal quotidiano «Le Cronache» «Proprio per la cifra sborsata e poi la mancata costruzione del termovalorizzatore, il terreno passò nella disponibilità della Presidenza del Consiglio»;

   se ciò fosse vero saremmo di fronte ad un fatto grave, sia perché il comune si impegna su aree che non sono nella sua disponibilità e sia perché apprendiamo che per quei terreni sono stati spesi ben trenta milioni di euro e nessuna opera è stata realizzata –:

   se l'area che il comune di Salerno ha indicato alla società di calcio Salernitana a Fuorni nord per l'eventuale realizzazione di un centro sportivo sia nella disponibilità o meno del comune di Salerno e se risponda al vero che siano già stati investiti e spesi trenta milioni di euro senza alcun apparente ritorno per la collettività e il territorio su cui il terreno insiste e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano porre in essere per destinare l'area alla realizzazione di progetti diversi dal termovalorizzatore.
(4-00877)


   PULCIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che nell'estate del 2020 la struttura del commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, a suo tempo guidata dal dottor Domenico Arcuri, annullò una ingente commessa per la fornitura di mascherine da parte della società JC Electronics, a causa di una «svista», vale a dire una mail mai letta che certificava la conformità dei dispositivi oggetto della commessa;

   la società JC Electronics srl, infatti, in forza di un contratto stipulato nel marzo del 2020, aveva poi eseguito con la continuità e l'urgenza richiesta, nel rispetto della normativa tecnica di certificazione dei prodotti importati, sino a luglio dello stesso anno, allorquando il commissario Arcuri ha risolto il rapporto senza preavviso e ha bloccato il pagamento del materiale già consegnato;

   il commissario, subito dopo aver risolto il contratto con JC, commissionò l'importazione di circa ottocento milioni di mascherine, provenienti da un unico affidatario, un affidamento in merito al quale il nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza nell'informativa finale afferma: «La scrupolosità seguita dalla struttura commissariale per le mascherine della Jc non sembrerebbe essersi registrata con gli acquisti in Cina delle mascherine fatte dalla stessa struttura con la mediazione del giornalista Rai Mario Benotti. In particolare, le mascherine importate da Benotti presentavano delle criticità sia in fase di sdoganamento che in relazione all'autenticità delle certificazioni»;

   l'indagine della procura di Roma a carico di Arcuri, scaturita dai citati rilievi, si è conclusa con la richiesta di archiviazione per mancanza di «dolo intenzionale», ma la società JC Electronics, a oggi ancora in attesa del saldo delle fatture, ha avviato un'azione giudiziaria in sede civile chiedendo un risarcimento di mezzo miliardo di euro –:

   considerati gli ingenti danni di natura patrimoniale che potrebbero derivare allo Stato dalla vicenda esposta in premessa, se non si intendano adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, con particolare riferimento a quanto accaduto nel periodo descritto, volte a far luce sulla correttezza delle procedure amministrative seguite.
(4-00880)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tra Italia e Perù non è stata ancora stipulata una convenzione fiscale per evitare le doppie imposizioni e per prevenire l'evasione e l'elusione fiscale sebbene sia passato quasi un anno da quando con il decreto ministeriale del 4 maggio 2022 del Ministero dell'economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 12 maggio 2022 anche il Perù risulta incluso (Allegato D) nei Paesi «white list» che attualmente sono impegnati a scambiare le informazioni fiscali con l'Italia;

   sotto il profilo fiscale quindi il Perù è una giurisdizione che consente ora di garantire un adeguato standard di scambio automatico di informazioni nel settore fiscale e la reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale con l'Italia;

   l'assenza di una Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e Perù ha creato problemi di potestà impositiva e di doppia tassazione per le numerose collettività di emigrati, lavoratori e pensionati e ha compromesso e limitato anche l'avvio di attività economiche e finanziarie di imprese italiane e peruviane con l'applicazione incerta o penalizzante di norme che se invece fossero regolate da una convenzione eliminerebbero le doppie imposizioni sui redditi e/o sul patrimonio dei rispettivi residenti e contrasterebbero l'elusione e l'evasione fiscale;

   risulta all'interrogante che i Ministeri competenti abbiano avviato da tempo i contatti con le controparti peruviane per la stipula di una Convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali –:

   se non si ritenga necessaria ed urgente la stipula di una Convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e Perù e a tale fine quali iniziative si intenda adottare per verificare la disponibilità della controparte peruviana all'avvio al più presto dei negoziati, e soddisfare così le aspettative e le richieste pressanti di cittadini e imprese, al fine di eliminare le doppie imposizioni sui redditi e/o sul patrimonio e stimolare così una ripresa dei rapporti economici e finanziari tra i due Paesi.
(5-00729)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILLI, FORMENTINI, COIN e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto si legge nell'annuario statistico della Farnesina del 2022, le borse di studio offerte da Paesi stranieri ed Organizzazioni Internazionali a cittadini italiani nel 2022 sono state in tutto 492 di cui, in ordine di numero, 180 dalla Corea del Sud, 100 dal Giappone, 81 dalla Svizzera e 35 da Israele;

   nello stesso anno, le borse di studio offerte dal Governo italiano a studenti italiani, stranieri e cittadini italiani residenti all'estero sono state in tutto 4.842, ma non è nota la loro ripartizione –:

   quante siano state le borse di studio offerte dal Governo italiano a studenti italiani, quante quelle a studenti stranieri e quante quelle concesse a cittadini italiani residenti all'estero, nonché la loro ripartizione per paese;

   a quanto ammontino i costi relativi a queste borse di studio in aggregato e la loro ripartizione per paese;

   se nel prossimo annuario statistico della Farnesina sia possibile separare i dati relativi al numero ed ai costi delle borse di studio offerte dal Governo italiano a studenti italiani da quelli relativi alle borse per studenti stranieri e per cittadini italiani residenti all'estero con i relativi costi.
(4-00871)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   l'ipotesi di reintroduzione dell'orso è nata nel 1996, con il progetto Life Ursus per la tutela della popolazione di orso bruno finanziato dall'Unione europea;

   il progetto è stato promosso dal Parco naturale Adamello Brenta in collaborazione con la provincia autonoma di Trento e l'Ispra; a tal fine è stato predisposto uno studio di fattibilità, in base al quale si è stabilito che c'erano le condizioni per reintrodurre gli orsi;

   in particolare sono stati studiati parametri ambientali (vegetazione, altitudine, esposizione, pendenza, presenza d'acqua, clima) e antropici (strade e abitati, densità popolazione, turismo, densità bestiame);

   è emerso che nelle Alpi centrali erano ancora presenti circa 2000 chilometri quadrati di ambienti idonei alla presenza dell'orso e si è valutato se la presenza dell'orso, in un'area così densamente antropizzata, avrebbe potuto sollevare problemi per danni alle attività o per l'incolumità dell'uomo;

   nello studio di fattibilità sono state analizzate le seguenti problematiche: compatibilità di un grande carnivoro in un Paese densamente abitato; sostenibilità dei conflitti; capacità delle amministrazioni di gestire il progetto;

   la fase preparatoria ha previsto un sondaggio di opinione, da cui è emerso che più del 70 per cento era a favore del ripopolamento; la percentuale ha raggiunto addirittura l'80 per cento con l'assicurazione di adottare misure di prevenzione e di emergenza; il parco ha pianificato questi provvedimenti nelle linee guida;

   nel corso dello studio di fattibilità sono state definite misure per eliminare o ridurre al minimo il rischio di aggressioni degli orsi, attraverso: capillare e specifica informazione, considerato che bastano semplici norme di comportamento per ridurre al minimo il rischio di aggressione; creazione di un «Emergency team», composto da persone appositamente addestrate per applicare misure dissuasive per gli orsi; procedere alla loro eventuale cattura e trasferimento, in modo da assicurare la sicurezza delle persone;

   nello studio di fattibilità si afferma che l'obiettivo del rilascio è raggiungibile a patto di comprendere che «questo richiederà da parte delle amministrazioni e dei tecnici impegnati uno sforzo lungo e straordinario»;

   al fine di garantire il mantenimento degli impegni, l'Unione europea ha erogato due finanziamenti Life, con l'obiettivo di: salvaguardare la biodiversità evitando l'estinzione dell'orso bruno sulle Alpi;

   dare continuità alla positiva esperienza di convivenza tra uomo e orso nel territorio; sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle principali ricchezze naturalistiche della regione; acquisire importanti dati scientifici relativamente alla biologia e all'etologia della specie;

   il programma prevedeva un accurato sistema di monitoraggio attraverso radiocollari e marche auricolari radioemettitrici, la cui corretta gestione avrebbe consentito un controllo capillare e costante di tutti gli individui della popolazione ursina;

   il progetto esecutivo per la reintroduzione viene completato da tre ulteriori programmi operativi, che definiscono ruoli e compiti dei soggetti responsabili rispettivamente di «ricerca scientifica», «monitoraggio periodico della popolazione» e «valutazione dei danni»;

   a quanto risulta gli interroganti sono state riscontrate numerose carenze nella corretta attuazione del piano: scarsi e tardivi investimenti per posizionare bidoni anti-orso; mancanza di corridoi faunistici che permetterebbero la diffusione degli orsi su territori più vasti, diminuendo così le probabilità di incontro con l'uomo; cartellonistica scarsa, inadeguata e non aggiornata; mancata inibizione al transito delle persone ove presenti cucciolate; mancata installazione di recinzioni elettrificate anti-orso; mancata gestione di monitoraggio; continuo foraggiamento della selvaggina a scopo venatorio, tramite mangiatoie con frutta e mais che attirano inevitabilmente anche gli orsi –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire un quadro analitico e dettagliato delle modalità di utilizzo delle risorse stanziate fino ad oggi per il progetto di ripopolamento degli orsi in Trentino;

   a quanto ammonti l'investimento complessivo – europeo, statale e provinciale – per la realizzazione del progetto e quali strategie siano state adottate per un corretto monitoraggio degli orsi anche a lungo termine;

   quali iniziative siano state adottate per garantire il corretto e continuo funzionamento dei dispositivi di monitoraggio previsti dal piano;

   se la squadra di emergenza prevista dallo studio di fattibilità sia stata istituita e, nel caso, da chi sia composta e quali siano le azioni poste in essere nelle situazioni di emergenza verificatesi;

   quali iniziative di comunicazione e sensibilizzazione siano state effettivamente adottate;

   quali informazioni siano in possesso del Ministro interrogato in merito al monitoraggio della popolazione, considerato che al momento non si hanno dati ufficiali sulla sua consistenza;

   se il Ministro non ritenga opportuno avviare un'interlocuzione con la provincia di Trento per sapere se intenda rispettare gli impegni assunti con il progetto «Life Ursus» e, in tal caso, promuovere le iniziative di competenza necessarie per garantire la massima sicurezza possibile, nel rispetto del piano d'azione Pacobace per le situazioni che potrebbero richiedere la deroga al divieto di cattura o uccisione dei grandi predatori e previo esperimento delle valutazioni scientifiche del caso (in particolar modo attraverso Ispra) ai fini della concreta valutazione del rischio per l'incolumità pubblica, escludendo l'abbattimento come misura ordinaria di gestione.
(2-00136) «Sergio Costa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Di Lauro, Caramiello».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AMBROSI, DE BERTOLDI e URZÌ. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la gravissima vicenda accaduta nei boschi del monte Peller nel comune di Caldes in provincia di Trento, che ha provocato l'attacco mortale da parte di un orso nei riguardi di Andrea Papi esperto podista di 26 anni, ripropone una serie di problematiche connesse alla convivenza tra gli animali selvatici e le comunità locali del Trentino ed impone al contempo, un'accelerazione sulle politiche di vigilanza a livello territoriale;

   al riguardo, il presidente della Provincia di Trento, intervenendo sull'episodio, ha evidenziato come il progetto iniziale, non sia più praticabile, considerata l'esistenza attuale di oltre un centinaio di esemplari, che si spostano all'interno di un'area ampia circa 1.500 chilometri quadrati, (1/4 dell'intero territorio provinciale) fortemente antropizzata, creando un forte disagio tra la popolazione;

   si rileva come la tragica vicenda, metta in luce che sin dall'inizio del progetto di reinsediamento, tutti i vertici PAT, si siano dimostrati alla prova dei fatti non all'altezza, incombendo in una reiterata inosservanza dei protocolli nel gestire la convivenza con gli animali, non tutelando la popolazione né il comparto turistico, pilastro dell'economia trentina;

   si evidenziano altresì le prime rinunce da parte dei turisti in Val di Sole, tra cui la pesantissima disdetta della nazionale svizzera di Orienteering;

   le pressioni esasperate, da parte degli animalisti e la loro cultura demagogica, hanno condizionato pesantemente le politiche di prevenzione e di tutela della sicurezza pubblica; l'ordinanza da parte del Presidente Fugatti, che ne ha disposto l'identificazione e il successivo abbattimento da eseguire a seguito delle analisi dei laboratori della Fondazione Mach, se da un lato, appare inevitabile per garantire la difesa della comunità locale, dall'altro rileva i ritardi causati nel passato, dall'assenza di coordinamento delle politiche di prevenzione e redistribuzione sul territorio degli animali selvatici, nell'interesse della sicurezza pubblica;

   a parere degli interroganti inoltre, desta sconcerto la decisione del 2021 da parte del tribunale amministrativo di Trento, che ribaltando la precedente ordinanza cautelare, ha decretato la non validità dell'ordine di cattura di alcuni orsi fra i quali quello identificato con il nome JJ4, che risulterebbe dalle analisi genetiche, proprio quello che ha aggredito la scorsa settimana Andrea Papi uccidendolo;

   gli interroganti evidenziano altresì, come sia urgente e indispensabile peraltro, avviare ogni opportuna iniziativa, volta ad effettuare un'analisi rischi/benefici/costi sostenuti col suesposto progetto denominato: «Life Ursus», ed evidenziano come non sia stato fatto un referendum tra la popolazione valligiana prima della sua attivazione anche in considerazione del fallimento che ha dimostrato tale iniziativa nella gestione dell'orso e nel garantire di conseguenza in primis la sicurezza della popolazione;

   la prospettiva di prevedere una mappatura e un piano di trasferimento mirato degli orsi, unitamente ad un innalzamento dei sistemi di controllo e di vigilanza, risulta a giudizio degli interroganti, indifferibile e necessario, alla luce della gravità di quanto accaduto, in relazione alle dimensioni del territorio evidentemente troppo piccolo e fortemente antropizzato –:

   quali valutazioni di competenza, i Ministri interrogati intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condividano le criticità in precedenza richiamate, in relazione ai ritardi attualmente esistenti nel territorio trentino, nelle politiche di prevenzione e di controllo e gestione degli animali selvatici, in particolare degli orsi, presenti attualmente nella medesima regione;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza urgenti e necessarie intendano assumere, anche in raccordo con l'ISPRA e le Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, al fine di valutare in tempi celeri, ogni azione utile a proseguire l'originario progetto di reintroduzione degli orsi in sovrannumero nell'arco alpino, intervenendo sulle criticità che nel tempo si sono verificate.
(5-00730)


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel commentare l'esito del vertice del G7 a Sapporo, in Giappone, il Ministro Pichetto Fratin ha sottolineato che «i biocarburanti potranno sostituire benzina e diesel e mantenere viva l'industria dell'automobile italiana»;

   da un'attenta lettura del comunicato finale del summit di Sapporo emerge invece un generico riferimento alla promozione dei carburanti sostenibili a zero emissioni di carbonio, compresi i carburanti biologici e sintetici sostenibili;

   in base agli studi effettuati – inter alia il paper del marzo 2023 predisposto da Environment & Transport – si può affermare che i veicoli alimentati sia con i biocarburanti sia gli e-fuels sono di gran lunga più inefficienti e ad elevato impatto emissivo rispetto ai veicoli elettrici;

   in ogni caso nel comunicato del G7 si afferma l'impegno di raggiungere il 100 per cento di vendite di veicoli elettrici al 2035, in linea con l'orientamento europeo, e di raggiungere l'obiettivo delle emissioni zero del settore stradale entro il 2050;

   l'assenza di una politica chiara e determinata rischia, paradossalmente, di penalizzare – oltre all'ambiente, i cittadini e la loro salute – proprio l'industria automobilistica italiana, che avrebbe bisogno di maggiori certezze riguardo alle proprie politiche industriali e che rischia di essere isolata nel panorama internazionale dove la strada è tracciata in modo decisamente più netto –:

   se il Ministro intenda fornire adeguate informazioni – anche per quanto riguarda l'andamento delle emissioni negli anni – sul percorso individuato per garantire il rispetto degli impegni assunti al G7 in merito all'elevata decarbonizzazione del settore stradale entro il 2030, la sua totale decarbonizzazione entro il 2050 e la vendita di soli veicoli elettrici a partire dal 2035.
(5-00734)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2023, dopo una lunga indagine che è iniziata nel 2018, si è aperto il processo, a carico dei vertici aziendali della WTE proprietaria di diversi impianti in provincia di Brescia (Quinzano, Calcinato e Calvisano), accusati di smaltimento illegale di decine di migliaia di tonnellate di fanghi da depurazione sversati come «emendanti» sui terreni agricoli di 7 province lombarde e in altre tre regioni italiane tra gennaio 2018 e agosto 2019;

   tra gli indagati, spiccano i nomi dell'amministratore della società Giuseppe Giustacchini, e quello dell'allora direttore dell'AIPO (Agenzia Interregionale per il Fiume Po), ente strumentale delle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto costituita nel 2003 in attuazione dell'articolo 89 del decreto legislativo n. 112 del 1998, in sostituzione del disciolto Magistrato per il Po;

   nel procedimento penale si sono costituiti parte civile Legambiente, Ambiente Futuro Lombardia Provincia di Brescia, una decina di comuni della zona interessata, oltre alla provincia di Brescia, ma non il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e la regione Lombardia che sul tema hanno la competenza in via concorrente e che da un'eventuale provata frode sarebbero sicuramente parti lese nella vicenda –:

   quali ragioni, per quanto di competenza, abbiano impedito quella che, a parere dell'interrogante, sarebbe una giustificata, oltre che opportuna, decisione di costituirsi parte civile nel procedimento ricordato in premessa.
(4-00867)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Lonato del Garda, in provincia di Brescia, al confine con la provincia di Mantova, è in progettazione un nuovo polo logistico ad opera della società milanese Develog S.r.l.;

   il progetto interessa un'area a destinazione produttiva di circa 93 mila metri quadrati, con evidenti ricadute in termini di consumo del suolo;

   da tempo i comitati locali e associazioni ambientaliste sollevano importanti critiche al progetto, prima fra tutte la localizzazione del polo a poca distanza dal Sito di importanza comunitaria (Sic) Complesso Morenico di Castiglione delle Stiviere, parte della Rete Natura 2000, della prossimità rispetto alle Fornaci romane e alla Sorgente del Rudone, rischiando così di impattare negativamente sul delicato ecosistema circostante compromettendone la sua naturalità e funzionalità;

   come già evidenziato dall'interrogante nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-00153 del 9 dicembre 2022, alle importanti criticità di tutela ambientale, si affiancano inoltre problematiche idrauliche per lo scarico delle acque, nonché in termini di mobilità nel territorio interessato;

   nonostante le diverse proteste, anche recenti, contro il progetto del nuovo polo logistico messe dai comitati del territorio, nonché da Legambiente di Castiglione, il sindaco di Lonato pare intenzionato a far proseguire l'opera;

   successivamente alla prima conferenza di servizi del 30 settembre 2022, durante la quale sono state richieste opere di adeguamento alla viabilità, e non solo, la società che dovrebbe realizzare l'opera infrastrutturale ha inoltrato una nuova soluzione progettuale che ha recepito tuttavia solo in minima parte le osservazioni critiche evidenziate in precedenza;

   come risulta dal verbale della prima seduta della conferenza di servizi, numerosi enti presenti hanno evidenziato le diverse criticità del progetto, principalmente per ragioni di carattere idraulico, idrologico, ambientale, presenza del Sic e urbanistico, in particolare dal comune di Castiglione, dalle province di Mantova e di Brescia, dal consorzio Garda Chiese, Parco del Mincio e Sovrintendenza;

   il sindaco di Castiglione ha dichiarato mezzo stampa che se il comune di Lonato dovesse procedere «nonostante 10 pagine di parere negativo che abbiamo ben articolato, nonostante i pareri negativi dei vari enti consultati, noi procederemo per vie legali e metteremo il veto anche con l'ente gestore del Sic»;

   il 13 aprile 2023 si è riunita nel palazzo del municipio di Lonato del Garda la commissione urbanistica comunale per discutere del parere in ordine al «Piano attuativo per la realizzazione di un fabbricato a destinazione d'uso logistica – Ambito di trasformazione 13 (AdT) – Develog 6 Srl da eseguirsi lungo I SPBS567»;

   dal verbale della seduta della Commissione urbanistica si apprende che «la società Develog 6 Srl ha diffidato il Comune di Lonato del Garda a provvedere sollecitamente, e comunque entro 15 giorni, alla conclusione del procedimento in oggetto e, per alla conclusione del procedimento e, per l'effetto, all'adozione del Piano Attuativo proposto con ogni più ampia riserva, anche risarcitoria»;

   l'interrogante rileva l'inopportunità di inviare una «diffida» al comune di Lonato in pendenza del parere della commissione, perché potenzialmente in grado di condizionare il giudizio dei membri della commissione;

   la stessa commissione, nonostante le criticità acclamate, nella seduta del 13 aprile 2023 ha dato parere favorevole all'adozione del Piano, condizionato alla necessaria soluzione di numerose criticità, in modo particolare, chiedendo che il fabbricato «favorisca l'integrazione dello stesso con il contesto ambientale di appartenenza, che riduca l'impatto sul Sic e sulla viabilità pubblica» –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti coinvolti, intendano porre in essere iniziative atte a scongiurare la realizzazione del nuovo polo logistico di Lonato del Garda al fine di tutelare un'importante ecosistema ambientale e, in particolare, il sito di importanza comunitaria Complesso Morenico di Castiglione delle Stiviere.
(4-00875)


   PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione parlamentare n. 4-00175 è stata posta in evidenza la situazione di grave criticità causata dal superamento, per il secondo anno consecutivo, del valore obiettivo per il Nichel nella centralina di monitoraggio del quartiere Prisciano di Terni;

   le descritte criticità – si è rilevato – risultano evidenti anche in ragione della quotidiana presenza di polveri su tetti, balconi, auto e vegetali che si trovano nel territorio ternano. Ad aggravare la situazione, inoltre, vi è la frequente presenza di forte vento che causa lo spostamento di polvere nera proveniente dalle scorie dell'acciaieria;

   alla predetta interrogazione codesto Ministero ha fornito risposta confermando integralmente le criticità prospettate. Secondo il parere di codesto Ministero, il Piano regionale dell'Umbria sulla qualità dell'aria, adottato con deliberazione di giunta del luglio 2023 e attualmente in fase di Vas, potrà assumere un ruolo importante per far fronte alla denunciata situazione di criticità;

   nell'aggiornamento del Piano – secondo quanto affermato nella risposta – dovrebbe essere previsto un intervento volto allo svolgimento del ciclo di lavorazione delle scorie siderurgiche in ambiente chiuso e confinato, nonché volto all'installazione di impianti di abbattimento delle emissioni. Inoltre, si fa riferimento a un impegno da parte della ragione Umbria ad implementare una serie di misure volte a ridurre le concentrazioni di Pm10, tra cui il contenimento delle emissioni da traffico e da riscaldamento domestico;

   le rassicurazioni fornite dal Ministero, tuttavia, non trovano riscontro nella posizione espressa dalla regione, la quale – per tramite dell'assessore Morroni – in data 7 febbraio 2023, in risposta all'interrogazione del consigliere regionale Thomas De Luca, ha affermato la mera volontà di adoperarsi al fine di «predisporre e realizzare adeguati progetti finalizzati a ridurre le emissioni di polveri aerodisperse» soltanto dopo avere affermato quanto emerso in fase sperimentale riguardo al progetto di lavorazione delle scorie siderurgiche in ambiente chiuso e confinato risultato non realizzabile a causa di «problemi di sicurezza in ambiente di lavoro»;

   tale posizione della regione Umbria smentisce quanto affermato dal Ministero in riscontro all'interrogazione n. 4-00175 –:

   tramite quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, alla luce di quanto affermato in premessa e in ragione delle acclarate descritte criticità, intenda intervenire per migliorare la qualità dell'aria nell'area del ternano.
(4-00876)


   DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'attività della azienda chimica Caffaro è iniziata nel 1906 con la produzione di soda caustica oltre vari composti, fra, cui fitofarmaci e pesticidi. Dal 1938, l'azienda ha avviato la produzione di policlorobifenili (Pcb), terminata nel 1984. La Caffaro ha utilizzato nel ciclo produttivo altri composti chimici come: cloro, mercurio, arsenico, tetracloruro di carbonio;

   inizialmente l'attività era posta al di fuori del contesto urbano di Brescia: con l'espandersi della città, l'azienda è stata progressivamente inglobata nel tessuto cittadino;

   l'attività produttiva con sversamenti inquinanti, oltre ad aver contaminato i terreni sottostanti, ha contaminato aree a sud dell'azienda mediante lo scarico delle acque industriali nelle rogge;

   dalle indagini ambientali avviate nel 2000 è emerso un inquinamento del suolo con valori fino a migliaia di volte oltre i limiti di legge (concentrazioni soglia di contaminazione, Csc);

   nell'area dello stabilimento gli inquinanti – quali policlorobifenili (Pcb), policlorobenzodiossine e dibenzofurani (PCDD/F), mercurio, arsenico, solventi – si sono spinti nel sottosuolo fino a una profondità di oltre 40 metri, determinando conseguentemente anche la contaminazione della risorsa idrica sotterranea;

   il Ministro dell'ambiente, con decreto del 24 febbraio 2003, ha definito il perimetro dell'area Caffaro quale Sin;

   nel luglio 2021, con decreto del Ministero della transizione ecologica, è stato nominato commissario straordinario del sito l'ingegner Mario Nova;

   a ottobre 2021, dopo la sottoscrizione nel 2020 dell'accordo di programma «Per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del S.I.N. Brescia Caffaro», è stata raggiunta l'intesa con la Caffaro Brescia per garantire la messa in sicurezza del sito: la società si fa carico delle spese di potenziamento del sistema di barrieramento idraulico esistente mediante l'aggiunta di nuovi pozzi di emungimento e nuovi filtri per limitare la diffusione dei contaminanti dallo stabilimento verso l'esterno;

   nel gennaio 2022 viene approvato il decreto relativo al progetto definitivo di bonifica dell'area comprensivo del bando di gara, quest'ultimo pubblicato a febbraio 2022; tuttavia, a dicembre 2022, la commissione di valutazione ha decretato l'esclusione per inammissibilità dell'unica offerta ricevuta presentata, ritenendosi conseguentemente l'avvio di una nuova procedura;

   il 7 marzo 2023 è scaduto il contratto di affitto con Caffaro, ormai in liquidazione, non producendo più da tempo nel sito industriale; tuttavia, al termine di un'interlocuzione con il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il nuovo liquidatore ha autorizzato la Caffaro Brescia a restarvi;

   giorni fa la Caffaro Brescia ha comunicato ai rappresentanti sindacali di voler procedere a breve al licenziamento di tutto il personale attualmente operante sul sito, così motivando tale decisione: «difficoltà a sostenere tutti gli impegni e oneri relativi alla attività ordinaria (gestione barriera idraulica, presidio e sicurezza del sito) oltre alle altre attività in essere» e in risposta alle mancate indicazioni e risposte da parte del Ministero dell'ambiente su come far fronte a tutti agli impegni;

   oltre alle conseguenze occupazionali, preoccupa gravemente il rischio ambientale: la diga antiveleni composta da pozzi sempre in funzione che pompano acqua dalla falda che viene successivamente filtrata e immessa nel reticolo idrico superficiale rappresenta l'unica soluzione per evitare la diffusione nella falda delle sostanze inquinanti presenti quali Pcb, diossine e metalli pesanti –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare con riguardo al Sin «Brescia-Caffaro» per scongiurare le possibili importanti ricadute che deriverebbero dal licenziamento collettivo da parte della società Caffaro Brescia del personale rimanente operante nell'attività di gestione della barriera idraulica e se, in accordo con il commissario straordinario, non s'intenda adottare le iniziative di competenza volte a velocizzare la procedura di gara per i lavori di bonifica del sito anche mediante lo stanziamento di ulteriori risorse.
(4-00879)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i prossimi giochi olimpici invernali si svolgeranno in Italia con l'edizione di Milano-Cortina 2026;

   il dossier della candidatura di tale importante evento riportava come tutte le sedi sportive fossero già esistenti, compreso lo sliding center, cioè l'impianto per la pista da bob, skeleton e slittino, discipline per le quali si dichiarava sufficiente la ristrutturazione della pista «Eugenio Monti» di Cortina;

   il Comitato olimpico internazionale, in più occasioni, ha sostenuto come non fosse necessario costruire nuove piste di bob;

   è previsto, invece, un progetto per la demolizione e la ricostruzione della pista preesistente, ora chiusa per gli elevati costi di gestione;

   il progetto della nuova opera contempla lo stanziamento di ingenti risorse a carico delle pubbliche casse, ovvero fra i 100 ed i 120 milioni di euro per, come affermato dal presidente della regione Veneto Zaia, nonché spese non sostenibili per la gestione della struttura: si calcolano circa 1,3 milioni di euro annui;

   la ricostruzione sulla pista esistente richiederà la liberazione di più di 9 ettari di terreno e l'eliminazione di 2,7 ettari di un bosco di circa 200 larici secolari;

   il paesaggio della zona interessata dall'opera, secondo quanto denunciato da cittadini e ambientalisti, verrà completamente modificato a causa della mole e dalle caratteristiche della nuova struttura;

   contro il progetto della nuova opera è stato presentato, in data 31 marzo 2023 da Italia Nostra, col supporto di altre associazioni ambientaliste, ricorso al Tar del Lazio per l'annullamento della determina di conclusione della relativa conferenza di servizi di approvazione;

   in Italia c'è un precedente recente, ossia le Olimpiadi invernali di Torino del 2006, in cui venne costruita una nuova pista da bob dal costo esorbitante, 110 milioni di euro, che, a causa dello scarso utilizzo e degli elevati costi di gestione, rimase in funzione soltanto per sei anni –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati affinché si valuti l'ipotesi di adottare scelte alternative sostenibili da un punto di vista sia economico che ambientale alla demolizione e ricostruzione della pista «Eugenio Monti» di Cortina per dar vita ad un nuovo sliding center.
(4-00878)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Artem Uss, cittadino della Federazione Russa, figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Aleksandr Uss, amico personale di Putin, è stato arrestato all'aeroporto di Malpensa, in ottemperanza ad un mandato di cattura americano, lo scorso 17 ottobre 2022;

   il tribunale federale di Brooklyn, New York, ha reso noti i 12 capi d'imputazione per cinque cittadini russi, tra cui Uss, tra i quali compaiono violazione d'embargo nei confronti del Venezuela per contrabbando di petrolio verso Cina e Russia, frode bancaria, riciclaggio e soprattutto esportazione illegale di tecnologie militari dagli Usa alla Russia (accusati anche Juan Fernando Serrano Ponce, a capo di una società con uffici anche in Italia, e Juan Carlos Soto, che avrebbero fatto da intermediari per contratti petroliferi illeciti per Petroleos della Venezuela S.A., la compagnia petrolifera statale venezuelana); secondo il Dipartimento del tesoro statunitense avrebbero creato «una rete russa che si procurava tecnologie militari e sensibili a doppio uso da produttori statunitensi e le forniva a utenti finali russi»;

   risulta, inoltre, che la Procura anti terrorismo ipotizzi un ruolo attivo di Uss nell'acquisto di tecnologie hi-tech di guerra proprio per conto del presidente russo;

   l'arresto di Uss è stato condannato dal Cremlino: «Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss, detenuto in Italia», ha dichiarato il portavoce di Putin, Peskov;

   risulta inoltre che il 19 ottobre 2022 il Dipartimento di giustizia americano abbia fatto avere al Ministero della giustizia una prima nota con la quale il procuratore di New York avvertiva l'Italia di un «altissimo pericolo di fuga», esortando a tenere Uss in carcere fino all'estradizione;

   a fine novembre 2022 la Corte di appello di Milano ha accolto la richiesta degli avvocati di Uss di ottenere gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, in attesa dell'estradizione negli Stati Uniti, da scontare nella sua abitazione a Basiglio, Milano, affittata dalla moglie Maria Yagodina, la quale il 13 marzo però, spariva, e presumibilmente faceva ritorno in Russia;

   con una seconda nota, stavolta firmata da un funzionario dell'ambasciata e indirizzata al direttore generale degli affari internazionali e della cooperazione giudiziaria del Ministero della giustizia, gli Stati Uniti hanno chiesto all'Italia di assicurare in carcere Uss per tutta la durata del procedimento di estradizione, nota alla quale, si apprende, il Ministro avrebbe risposto fornendo rassicurazioni sulla sicurezza della condizione di detenzione domiciliare a cui era sottoposto il detenuto; lo scorso 21 marzo 2023 sempre la Corte di appello di Milano ha dato il via libera all'estradizione di Uss negli Stati Uniti, e, il giorno dopo, alle ore 13.52, scattava l'allarme innescato dal braccialetto elettronico, ma quando le forze dell'ordine arrivavano nell'appartamento di Uss lo trovavano ormai vuoto;

   da quanto ricostruito nelle indagini l'imprenditore russo in poche ore ha lasciato l'Italia, con documenti falsi e grazie al supporto di una rete di persone (4-5 gli indagati) che ne avrebbe agevolato la fuga;

   Uss, arrivato in Russia, ha dichiarato ad un'agenzia vicina al regime di Putin che «persone forti e affidabili sono state con lui e che il Tribunale italiano sulla cui imparzialità inizialmente contava, ha dimostrato la sua chiara parzialità politica e che sia pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi»;

   dalla documentazione che la Corte d'appello di Milano ha inviato al Ministro Nordio, in seguito ad una sua richiesta di chiarimenti, emerge che in materia di estradizione la legge prevede che la Corte d'appello – articolo 299, comma 4 del codice di procedura penale – non può aggravare d'ufficio la misura cautelare applicata se non nel caso di trasgressione, mentre secondo l'articolo 714 del codice di procedura penale il Ministero della giustizia può in qualsiasi tempo chiedere l'aggravamento;

   dalla medesima relazione risulta che il Ministro non inviò alla Corte d'appello di Milano la nota del Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti che chiedeva di far tornare in carcere Uss, a cui erano stati concessi i domiciliari, e che, invece, il Guardasigilli si limitò a girare il 9 dicembre 2022 la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota solo 3 giorni prima –:

   quali siano state le motivazioni che hanno indotto il Ministro interpellato a valutare che non vi fossero seri elementi, anche eventualmente provenienti da altre articolazioni governative, tali da indurlo a chiedere un rafforzamento delle garanzie al fine di evitare che l'estradando Uss si sottraesse alla consegna, a prescindere dal consenso del medesimo all'estradizione, come previsto dall'articolo 701 del codice di procedura penale, nonché quali siano le motivazioni per le quali non abbia considerato realistiche le preoccupazioni espresse nelle due successive note inviate dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, e perché non le abbia prontamente inviate all'autorità giudiziaria procedente.
(2-00135) «Braga, Serracchiani, Provenzano, Quartapelle Procopio».

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALFONSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 2005 al 2023, su impulso della procura di Pescara, sono stati celebrati 14 procedimenti, gran parte dei quali risulta all'interrogante che si siano conclusi con assoluzione piena: concorso di G. Dezio, accordi di programma-urbanistica comune di Pescara, Green Connection, Housework, Mare-Monti, trasferimento Maria Pia De Simone, decesso Mario Pagliari, aiuti alla Pescara-Calcio, Parco del Lavino, palazzine via Caduti per servizio, Rigopiano, Parco delle Rose, Pescara-Porto, immobile via Rigopiano-Pescara;

   nell'ambito di tali procedimenti, gli inquirenti si sono avvalsi di un tempo addirittura superiore a quello massimo consentito per la durata delle indagini preliminari, pari a 24 mesi decorrenti dalla data di iscrizione degli indagati nel registro delle notizie di reato (articolo 407 codice di procedura penale);

   il «gigantismo» dell'attività investigativa compiuta in relazione a fatti destinati a rivelarsi «non sussistenti» all'esito dell'accertamento giurisdizionale è fenomeno patologico che interessa più in generale il nostro sistema processuale penale, come è stato da tempo segnalato dalla comunità scientifica e dagli operatori della giustizia penale;

   due sono, in particolare, i principali profili rispetto ai quali può cogliersi la natura «degenere» del descritto fenomeno: da un lato, la produzione a carico dello Stato di ingenti costi non recuperabili; dall'altro lato, i riverberi negativi sofferti dall'indagato-imputato innocente. Nell'attesa dei tempi «irragionevoli» del procedimento, egli rimane spesso esposto, oltreché agli effetti immediati del suo coinvolgimento nella vicenda penale, ad un'anomala attenzione mediatica, alimentata da letture capziose degli atti d'inchiesta, che favoriscono frettolose condanne fuori dal processo, a totale detrimento della presunzione d'innocenza garantita dall'articolo 27 della Costituzione;

   punto di innesco di simili cripto-condanne è sovente rappresentato dal contenuto e dalla indebita diffusione delle informative di polizia giudiziaria previste dall'articolo 347 codice di procedura penale, che, compendiando attività compiute ai sensi dell'articolo 330 codice di procedura penale nelle primissime battute dell'indagine, veicolano premature ed improprie rappresentazioni del fatto oggetto d'indagine. Spinti, a parere dell'interrogante, da una logica predatoria, gli investigatori tendono infatti ad affidare, a tali atti, apodittiche ricostruzioni della condotta addebitata all'indagato, elaborate unilateralmente e caratterizzate da una enfatizzazione in senso colpevolista delle informazioni raccolte;

   ciò concorre alla gestazione di quel pre-giudizio pesantissimo con cui il soggetto si trova a dover affrontare la devastazione della propria vita personale e l'esperienza processuale, segnata dalla costruzione di «castelli accusatori» edificati su fondamenta talmente gracili da esporsi a brucianti smentite in giudizio. L'esito assolutorio non è, però, sufficiente a rimuovere le tracce lasciate dal lungo lavorio investigativo, che finiscono per indugiare nella «fedina» del soggetto e rischiano di intaccarne sine die la reputazione malgrado l'assoluzione;

   una rapida rassegna giurisprudenziale restituisce, d'altronde, l'immagine di una limitatissima applicazione di condanne per i reati (articoli 326, 379-bis, 684 codice penale) configurabili al ricorrere di violazioni degli obblighi di segretezza in fase di indagini o dei divieti di pubblicazione, a testimonianza dell'esistenza di una tolleranza diffusa nei confronti di tali comportamenti illeciti;

   ne discende l'esigenza di un intervento normativo teso a razionalizzare «a monte» il materiale prodotto dalla polizia giudiziaria, il quale finisce per rivestire, nella prassi, un ruolo estremamente rilevante, nonostante sia inutilizzabile ai fini della decisione giurisdizionale;

   in questa prospettiva, è opinione dell'interrogante che occorra soprattutto promuovere correttivi volti a compulsare la polizia giudiziaria ad una maggiore prudenza descrittiva, nell'ottica di arginare l'uso e l'abuso di aggettivi ed espressioni «stigmatizzanti», per imporre, al contempo, l'impiego di un linguaggio cauto, dal tenore possibilista, improntato all'uso del modo verbale condizionale –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, un attento monitoraggio circa i fenomeni segnalati in premessa, con particolare attenzione all'utilizzo di aggettivi apodittici, allo stile e al metodo di elaborazione e redazione delle relazioni della polizia giudiziaria, nonché al rispetto degli obblighi di segretezza, anche al fine di promuovere iniziative normative volte ad accrescere l'efficacia della tutela dell'indagato, sia sotto il profilo delle concreta operatività della presunzione di innocenza, sia rispetto ai danni connessi alla violazione dei vincoli di segretezza, specie laddove il procedimento penale si concluda con una piena assoluzione.
(4-00882)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nell'area del comune di Carfizzi (Kr) da alcuni mesi continuano a verificarsi ricorrenti disservizi nel funzionamento della rete della telefonia e nei collegamenti internet, con gravi disagi per gli utenti;

   le ripetute segnalazioni indirizzate alle Società fornitrici del servizio, in particolare Tim e Vodafone, non hanno sortito alcun effetto;

   l'assenza di copertura di rete per intere giornate o per lunghi periodi, senza alcun preavviso, determina difficoltà e ingenti danni agli utenti, alle attività commerciali e al buon funzionamento del comune;

   in particolare, il telefono cellulare per molti cittadini e, in particolar modo, per i numerosi anziani ivi residenti o domiciliati, rappresenta l'unico strumento di comunicazione, soprattutto là dove emergano problemi di salute o necessità di soccorso;

   il territorio di Carfizzi ha registrato di recente il rientro di numerosi lavoratori, che si sono trasferiti nel luogo di origine per svolgere la propria attività in smart working e il continuo malfunzionamento della rete rischia di pregiudicare loro la possibilità di insediarsi stabilmente nella località, con grave pregiudizio per la sopravvivenza stessa del paese e per l'intero indotto economico dell'area;

   il protrarsi di questa situazione acuisce ulteriormente l'isolamento del territorio e il suo spopolamento ed è comune a numerose aree interne del territorio nazionale, assumendo particolare gravità in territori, quale quello calabrese, particolarmente colpiti dalla crisi demografica ed economica –:

   se i disservizi ripetuti e continuati quali quelli denunciati in premessa riguardino anche altre aree del Paese e in quale misura, nonché quali iniziative di competenza urgenti ritenga di dover porre in essere affinché le società fornitrici assicurino la corretta erogazione dei servizi di telecomunicazioni su tutto il territorio nazionale e se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno coinvolgere l'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni al fine di valutare una specifica attività istruttoria.
(4-00872)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONGEDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 2 marzo 2023, RFI ha presentato il progetto di riqualificazione degli spazi della stazione di Lecce, per un investimento complessivo di 14 milioni di euro con i fondi del PNRR destinati al miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Sud;

   il suesposto progetto e orientato a conseguire obiettivi di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico, attraverso l'adozione delle migliori pratiche internazionali, nonché il monitoraggio e la gestione dei consumi idrici ed energetici;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia come gli interventi per migliorare l'accessibilità al servizio ferroviario, rappresentino un capitolo rilevante dell'intero progetto, in considerazione delle previsioni di riqualificazione degli spazi esterni ed interni del fabbricato storico di stazione e di abbattimento delle barriere architettoniche e di nuovi spazi da destinare ad alcuni servizi, il cui completamento dei lavori stimati dovrebbe concludersi nel 2026;

   l'interrogante rileva in tale ambito, come la suesposta stazione si trovi in uno stato di manutenzione e di inefficienza (il plesso architettonico è completamente sprovvisto di ascensori e l'unico montascale presente non è utilizzabile da due anni);

   i disservizi, in termini di accessibilità e fruibilità degli spazi ferroviari, risultano particolarmente gravosi per le persone diversamente abili, gli anziani e chiunque soffra di una mobilità ridotta;

   la presentazione del progetto di riqualificazione, a giudizio dell'interrogante, non ha migliorato le condizioni complessive, nonostante le associazioni dei consumatori e gli utenti avessero più volte denunciato questa deprecabile situazione;

   a tal fine, l'interrogante evidenzia altresì come RFI abbia sostenuto come sia in fase di realizzazione, un programma pluriennale di interventi di ristrutturazione e di adeguamenti, mirati a favorire la fruizione quanto più possibile in autonomia degli spazi e dei servizi da parte dei viaggiatori con disabilità o a mobilità ridotta nelle stazioni più frequentate della rete;

   al riguardo, risulta significativo rilevare la prescrizione del Regolamento europeo n. 1300/2014, che prevede (in caso di rinnovo o ristrutturazione) l'esonero per le stazioni esistenti (che hanno un flusso giornaliero di passeggeri, associato in arrivo e in partenza, pari o inferiore a mille viaggiatori, calcolato in base a una media su un periodo di 12 mesi) dell'obbligo della tenuta di elevatori o rampe, che sarebbero altrimenti necessari per garantire un percorso privo di gradini, nel caso in cui un'altra stazione entro 50 chilometri lungo lo stesso itinerario, disponga un percorso privo di ostacoli pienamente conforme;

   in queste circostanze, il progetto delle stazioni comprende disposizioni per la futura installazione di un ascensore e di rampe per rendere la stazione accessibile a tutte le persone con disabilità o le persone a mobilità ridotta (si applicano le norme nazionali per organizzare il trasporto di persone con disabilità e di persone a mobilità ridotta con un mezzo accessibile tra la stazione non accessibile e la prossima stazione accessibile lungo lo stesso percorso) –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se sia a conoscenza delle condizioni di evidente precarietà e inefficienza in cui si trova la stazione di Lecce, come riportato altresì in premessa;

   se RFI abbia disposto le necessarie misure volte a garantire gli standard previsti dal Regolamento UE n. 1300/2014, in particolare nella fase di realizzazione degli interventi urbanistici previsti nel progetto di riqualificazione degli spazi di stazione di Lecce ossia per i prossimi quattro anni;

   quali siano infine le iniziative di competenza che intenda adottare, al fine di garantire nei prossimi anni la fruibilità della stazione di Lecce da parte delle persone con mobilità ridotta, anche attraverso una maggiore vigilanza per la piena applicazione delle normative per l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle more di realizzazione dell'intero progetto in questione.
(5-00731)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le strutture di trattenimento per stranieri irregolari sono disciplinate dal testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998), che all'articolo 14 ha previsto la creazione di strutture destinate al trattenimento di stranieri irregolari destinati all'espulsione. La più recente modifica è stata prevista dall'articolo 19, comma 1 del decreto-legge n. 13 del 2017 che ne ha mutato il nome in Centri di permanenza per i rimpatri (CPR);

   il trattenimento presso CPR ha luogo nel momento in cui non sia possibile eseguire con immediatezza l'espulsione a causa di situazioni ostacolino la preparazione del rimpatrio o l'effettuazione dell'allontanamento;

   la normativa attuale dispone che la permanenza in CPR abbia un periodo complessivo di 30 giorni e debba limitarsi al tempo necessario, secondo i principi di adeguatezza e proporzionalità fra misura restrittiva ed esigenze di disciplina dell'immigrazione. Una proroga ha carattere eccezionale e non è automatica e, in caso, non può eccedere i 180 giorni;

   in data 19 maggio 2022 il Ministro dell'interno ha adottato, superando il precedente decreto datato 20 ottobre 2014, l'unità direttiva recante «Criteri per l'organizzazione e la gestione dei centri di permanenza per i rimpatri previsti dall'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, 286 e successive modificazioni»;

   l'articolo 1 di tale direttiva stabilisce che nei CPR è assicurata l'assistenza nonché il pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona anche in considerazione di provenienza, fede religiosa, stato di salute fisico e psichico;

   l'articolo 3 stabilisce che «lo straniero accede al Centro previa visita medica effettuata di norma dal medico della ASL o dell'azienda ospedaliera [ed è] volta ad accertare l'assenza di patologie evidenti che rendano incompatibile l'ingresso e la permanenza del medesimo nella struttura»: tale incompatibilità può configurarsi con la presenza di disturbi psichiatrici, patologie acute o cronico-degenerative che non possano ricevere le cure adeguate in comunità ristrette;

   l'inchiesta «Rinchiusi e sedati: l'abuso quotidiano di psicofarmaci nei CPR italiani» pubblicata da «Altreconomia» e presentata in conferenza stampa presso i locali della Camera dei deputati il 6 aprile 2023, sembra avvalorare le denunce che negli ultimi anni si sono susseguite da parte di associazioni umanitarie, attivisti e specialisti del settore che hanno esposto una situazione nella quale la diffusa somministrazione, anche non consenziente, di psicofarmaci ai migranti reclusi in queste strutture risulterebbe la regola;

   l'altissimo ricorso a psicofarmaci quali Quetiapina, Olanzapina o Depakin, indicati nella terapia di schizofrenia e disturbo bipolare, Pregabalin (antiepilettico), Akineton, utilizzato per il trattamento del morbo di Parkinson, risulta ulteriormente preoccupante in quanto «a differenza della realtà carceraria, nel CPR la cura della salute non è affidata a medici e figure specialistiche che lavorano per il Sistema sanitario nazionale, bensì al personale assunto dagli enti gestori il cui ruolo di monitoraggio si è dimostrato carente»;

   è necessario sottolineare che l'acquisto e la inevitabile somministrazione di questi medicinali configura, a parere dell'interrogante, una vera e propria violazione della normativa che sta alla base degli stessi CPR: se, infatti, una prescrizione legislativa prevede che persone con determinate patologie non possano essere ospitate nei CPR (ex articolo 3 direttiva ministeriale) non è comprensibile la ragione della presenza di percentuali di spesa così alte per l'acquisto di farmaci congruenti con quelle stesse patologie;

   d'altro canto, se gli acquisti di questi farmaci non sono congruenti con dei piani terapeutici, è opportuno ritenere che vi sia un loro utilizzo quasi selvaggio, che porta a ritenere che gli ospiti non siano opportunamente informati, il che potrebbe avere risvolti gravi anche sotto il profilo penale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario adottare iniziative ispettive anche al fine di garantire il rispetto della stessa normativa ministeriale in materia di CPR.
(3-00344)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COLOMBO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come programmato, in data 31 agosto 2022 è terminato il Soccorso tecnico urgente del distaccamento stagionale dei Vigili del fuoco nel comune di Bellaria-Igea Marina;

   da diversi anni tale presidio è una struttura fondamentale all'interno del dispositivo di soccorso del Comando regionale dei Vigili del fuoco durante la stagione estiva;

   va considerato il forte aumento delle presenze turistiche che si registra lungo tutta la riviera romagnola ed in particolar modo nelle strutture ricettive di Rimini e provincia anche grazie agli innumerevoli eventi che ormai costituiscono un punto fermo nell'estate riminese e che da sempre richiamano centinaia di migliaia di turisti;

   va altresì considerata la rilevante presenza di cantieri pianificati per i prossimi 15/18 mesi, concomitanti con l'inizio della fase più importante dei lavori sulla SS16, si prevedono consistenti problematiche relative alla viabilità sull'asse costiero nella parte nord di detta provincia, con inevitabili ripercussioni sui tempi del Soccorso tecnico urgente;

   l'apertura del distaccamento tecnico stagionale da giugno a fine agosto ha permesso di ovviare a tali criticità garantendo un efficace e funzionale presidio sul territorio, riequilibrando il baricentro del dispositivo di Soccorso tecnico urgente, facendo contare, nel solo 2022, 262 interventi;

   i locali sono stati messi a disposizione dal comune di Bellaria-Igea Marina (Centro polifunzionale di Protezione civile) che ha curato anche la manutenzione e la pulizia degli stessi;

   si ritiene indispensabile la presenza di tale presidio –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di una maggiore durata nell'apertura stagionale del Distaccamento dei Vigili del fuoco di Bellaria-Igea Marina dal 1° giugno al 30 settembre per l'anno 2023 e dal 1° maggio al 30 settembre per gli anni successivi.
(4-00866)


   MARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo agricolo «Nicola Nappo» di Scafati è stato oggetto di diversi atti di intimidazione da parte della criminalità organizzata che, evidentemente, vorrebbe interrompere l'esperienza di agricoltura sociale e legale che i gestori portano avanti da cinque anni su un bene confiscato a vocazione agricola più grande dell'agro Nocerino-Sarnese;

   il fondo, dall'agosto del 2018 è affidato e gestito dalla A.T.S. (associazione temporanea di scopo) Terra Vi.Va. – con Cgil, Flai Cgil, Finetica e Arci Ferro 3.0 – che di recente, attraverso il Comune di Scafati, ha ottenuto un finanziamento di circa un milione di euro per il recupero dei fabbricati presenti all'interno del terreno appartenuto al clan camorristico Galasso;

   l'elenco dei danni causati da questi veri e propri assalti vanno dallo sversamento di rifiuti, ai furti di mezzi e attrezzi agricoli e di piante ma anche di portafogli e oggetti personali di proprietà di attivisti e ortolani, al danneggiamento delle auto;

   a parere dell'interrogante, tali intimidazioni rappresentano dei chiari messaggi da parte di chi non vuole che nel territorio si pratichino forme di legalità attraverso iniziative concrete, come quelle che da anni si svolgono su uno dei beni confiscati più grandi della provincia di Salerno ed è compito delle Istituzioni supportare e difendere i gestori e i volontari che da anni, stanno rilanciando un intero territorio, nel segno della legalità, promuovendo le vere eccellenze dell'Agro nocerino sarnese;

   l'importanza del sequestro e della successiva confisca dei patrimoni mafiosi nell'azione di contrasto a tutte le forme di criminalità organizzata è ormai unanimemente riconosciuta ma per evitare che la criminalità riprenda il sopravvento è necessario supportare adeguatamente chi riutilizza, socialmente e in modo produttivo, i beni confiscati –:

   quali iniziative di competenza, anche attraverso il prefetto e il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, intenda assumere per garantire maggiore sicurezza, sostegno e agibilità ai gestori e volontari del Fondo agricolo «Nicola Nappo» e all'associazione Terra Vi.Va., oggetto di diversi atti di intimidazione, a partire dalla previsione di una maggiore vigilanza e sorveglianza da parte delle forze dell'ordine, affinché episodi come quelli richiamati in premessa non debbano più ripetersi.
(4-00869)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sede di Ospedaletto dell'azienda Vodafone ha avviato il 12 aprile 2023 le procedure per il licenziamento di 97 persone su 271;

   più di un terzo degli operatori del call center potrebbero quindi essere licenziati entro giugno;

   l'azienda ha reso noto testualmente che: «alla luce dell'inarrestabile trasformazione strutturale del mercato, guidata da una straordinaria pressione competitiva, confermiamo la necessità di avviare una profonda trasformazione e modernizzazione del nostro modello operativo per continuare a investire e competere in modo sostenibile»;

   gli esuberi che riguardano la sede di Ospedaletto rappresentano solo una parte di un piano di licenziamento che riguarderà tutta Italia;

   si tratta per la maggior parte di donne tra i 40 e i 50 anni che incontreranno quindi le prevedibili difficoltà nel trovare un nuovo impiego;

   mentre i lavoratori si preparano ad organizzare uno sciopero, nei prossimi giorni verrà avviato un tavolo negoziale con i sindacati e, in caso di fallimento, un successivo tavolo ministeriale;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che molte lavoratrici e lavoratori, con oggettive difficoltà di reinserimento a causa dell'età, possano trovarsi improvvisamente senza impiego.
(4-00873)


   BENZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio 1998 Poste italiane è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni, denominata Poste italiane s.p.a. A seguito di questa conversione i dipendenti delle Poste italiane sono transitati da un regime di natura pubblica a un regime di natura privata, senza soluzione di continuità, arrecando un evidente e grave danno economico a coloro che sono stati assunti prima del febbraio del 1998;

   l'articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, ai fini di provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturate fino alla data del 28 febbraio 1998, stabilisce quanto segue: «A decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente Poste Italiane in società per azioni (...) al personale dipendente della società medesima spettano (...) il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma», ovvero che la prestazione debba essere calcolata sulla base dei valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998, congelando di fatto l'indennità di buonuscita dei dipendenti postali;

   il trattamento del sopracitato articolo è stato riservato esclusivamente ai dipendenti di Poste italiane, al contrario di casi analoghi di altri dipendenti transitati dal regime «pubblico» a quello «privato» come, ad esempio, i dipendenti di Ferrovie dello Stato s.p.a.;

   i dati della gestione commissariale del fondo buonuscita per i lavoratori di Poste italiane riportano quanto segue: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, che consentano ai lavoratori di Poste italiane s.p.a. sia a quelli cessati che a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati.
(4-00881)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Grassano, importante centro della provincia di Matera, circa un migliaio di cittadini si trova senza copertura assistenza da parte di un medico di medicina generale;

   l'Asm Matera lo scorso 14 aprile 2023, secondo quanto appreso dall'interrogante, ha proceduto a ripubblicare il bando per l'assunzione a tempo determinato di un medico per 12 mesi, bando pubblicato per la seconda volta considerato che il primo è andato deserto;

   sta crescendo la preoccupazione per molti cittadini grassanesi che, dopo il pensionamento del medico che li aveva in cura, non sanno come fronteggiare le necessità legate al proprio stato di salute;

   si fa presente che vi è una alta incidenza di popolazione anziana, spesso con patologie croniche o con il continuo bisogno di presìdi sanitari che solo un medico di medicina generale può prescrivere;

   sono già diverse le segnalazioni di persone dimesse dagli ospedali che necessitano di una continua assistenza medica per il monitoraggio delle terapie prescritte;

   la stampa locale ha riportato questa criticità evidenziando l'allarme dei cittadini e dello stesso sindaco che ha chiesto di individuare una soluzione;

   dal punto di vista territoriale, situazioni come quella di Grassano si stanno purtroppo moltiplicando evidenziando una carenza strutturale molto difficile da affrontare;

   vi è il serio rischio che per molti cittadini, come appunto per quelli di Grassano, venga ad essere pregiudicato il diritto alla salute costituzionalmente garantito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti locali interessati, al fine di far luce su quanto sta accadendo a Grassano, con l'obiettivo che presto a tutti i cittadini possa essere garantita adeguata copertura sanitaria con la presenza di un nuovo medico di medicina generale.
(5-00733)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 gennaio 2019, moriva il maresciallo dell'Arma dei carabinieri Eugenio Fasano;

   secondo il racconto di alcuni testimoni, Fasano si sarebbe sentito male subito dopo essere rientrato negli spogliatoi, a seguito di una partita di calcetto con alcuni colleghi. I fatti in descrizione, sarebbero avvenuti in Roma, presso il circolo Antico tiro a volo di via Vajina. Arriverà al pronto soccorso soltanto dopo più di un'ora;

   la perizia dei Consulenti tecnici d'ufficio porta avanti la tesi della morte naturale. Nella relazione dei medici, viene riportato che il decesso sarebbe legato ad un arresto cardiaco terminale da insufficienza multi-organo e shock cardiogenico conseguente ad un infarto acuto del miocardio in soggetto sottoposto ad angioplastica primaria;

   tuttavia, i Consulenti tecnici di parte, nominati dalla famiglia del maresciallo, la pensano diversamente. Per loro, infatti, il decesso sarebbe stato causato, invece, da «un trauma, caduta, spinta, aggressione, calcio al torace o altro evento contundente traumatico al torace». Quindi, l'infarto – si legge nelle conclusioni – non sarebbe la causa prima della morte ma la conseguenza di un altro evento;

   pertanto, sulla morte del maresciallo Fasano esistono due tesi contrapposte: quella della morte naturale e quella di un violento pestaggio;

   diversi sono gli articoli di stampa nazionale che si sono occupati del caso: 29 luglio 2021 «La Repubblica» – Il giallo del maresciallo morto dopo la sfida a calcetto con i carabinieri. La famiglia: «chi sa parli» –. Lo stesso giorno si registra un articolo del «Messagero» – Risultano poco chiare le circostanze della morte del carabiniere Eugenio Fasano, di 43 anni, deceduto il 24 gennaio 2019. Anche il famoso programma televisivo «Chi l'ha visto» si occupa del caso il 15 dicembre 2021. Sul giornale on-line «Roma H24» del 13 giugno 2022 – Eugenio Fasano ucciso a calci e pugni, parlano i dottori Labella e Merolla, autori della perizia richiesta dalla famiglia del carabiniere – è riportata la notizia della presenza di una consulenza medico-legale che ipotizza possibili responsabilità di terzi nella cassazione della morte;

   il procedimento giudiziario è ancora in corso, a seguito dell'ordinanza con cui il GIP ha rigettato l'istanza di archiviazione, restituendo gli atti al PM perché effettui nuove e ulteriori indagini, e disponendo l'integrazione di tutte le prove richieste dagli avvocati dei familiari del maresciallo Fasano –:

   se, per quanto di competenza, i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   se, pur nel rispetto dell'autonomia e della indipendenza della magistratura, siano stati disposti, per quanto di competenza, accertamenti di natura amministrativa presso gli uffici coinvolti nell'evento, compreso le strutture sanitarie e con quali risultati.
(4-00874)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta a Tag43 la nomina di Federica Celestini Campanari a direttrice generale dell'Agenzia nazionale per i giovani (Ang) varata dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 gennaio 2023, sarebbe sub iudice della Corte dei conti, la quale avrebbe eccepito sui requisiti dichiarati dalla stessa Celestini Campanari;

   la direttrice dell'Agenzia nazionale per i giovani, che dichiara di possedere una laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali ma che in realtà avrebbe conseguito soltanto una laurea triennale, nel mese di marzo 2023 è stata nominata Commissario straordinario della nuova Agenzia italiana per la gioventù;

   il ruolo ricoperto è equiparabile a quello di un dirigente di seconda fascia, con un compenso che si aggira intorno ai 105 mila euro lordi annui;

   sempre secondo quanto riportato dalla fonte di stampa, l'aver inserito nel cosiddetto decreto Pnrr un articolo che prevede la trasformazione dell'Agenzia nazionale per i giovani in Agenzia italiana per la gioventù (Aig), appare all'interrogante una evidente forzatura per aggirare le criticità avanzate dalla Corte dei conti rispetto alla nomina della direttrice generale e mantenere così il ruolo affidato a Federica Celestini Campanari, sia perché l'Ang non gestisce risorse messe a disposizione dal Piano e dunque, sarebbe estraneo alla materia sia perché le funzioni di Presidente della nuova Agenzia italiana per la gioventù saranno svolte da uno dei tre componenti del Cda che sarà nominato entro 30 giorni dalla conversione del decreto, dall'Autorità politica delegata in materia di politiche giovanili;

   l'Agenzia nazionale per i giovani ha in carico fondi europei destinati esclusivamente all'Erasmus Youth e allo sport, programmi incardinati per lo più sul valore primario della cittadinanza europea, e una piccola quota del Fondo politiche giovanili;

   insieme alla nuova denominazione vengono anche affidate ulteriori funzioni alla nuova Agenzia italiana per la gioventù che, di intesa con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si potrà occupare di cooperazione nel settore della gioventù, a livello europeo, internazionale e con gli italiani all'estero;

   la stessa fonte di stampa considera Federica Celestini Campanari persona molto molto vicina alla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il riassetto istituzionale dell'Agenzia per i giovani appare funzionale soltanto al suo mantenimento alla guida dell'ente;

   a parere dell'interrogante, sarebbe già grave aver affidato la direzione dell'Agenzia nazionale per i giovani ad una persona priva dei titoli previsti ma lo sarebbe ancor di più se le modifiche introdotte dal decreto cosiddetto Pnrr servissero solamente a consentire alla stessa persona di poter continuare a guidare l'ente nonostante i rilievi che la Corte dei conti avrebbe mosso rispetto alla sua nomina –:

   se risponda al vero che l'attuale direttrice dell'Agenzia nazionale per i giovani risulti priva dei titoli previsti tanto che la Corte dei conti avrebbe eccepito sui requisiti dichiarati dalla stessa direttrice e quali iniziative intendano assumere affinché, anche nella nuova denominazione, l'Agenzia italiana per la gioventù venga diretta da personalità debitamente qualificate e competenti.
(4-00868)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Manzi e Berruto n. 7-00089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zingaretti, Orfini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Cangiano e Raimondo n. 5-00720, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghirra.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Braga n. 2-00128 del 18 aprile 2023.