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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    nelle competenti istituzioni Ue è in fase di redazione il nuovo Regolamento F-Gas che revisiona il Regolamento 517/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 sui gas fluorurati a effetto serra e che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006. Il nuovo Regolamento intende disciplinare la sostituzione dei gas fluorurati, impiegati in numerose attività produttive nazionali, tra le quali spicca il loro uso all'interno di vari dispositivi e impianti tra i più comuni e conosciuti, come quelli di refrigerazione, di condizionamento e nelle pompe di calore;

    il nuovo Regolamento, è ora nella fase procedimentale di Trilogo, tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo. Il nuovo Regolamento, pur contenendo obiettivi ambientali pienamente condivisibili, produrrà effetti dannosi, quantunque non intenzionali, poiché finita per danneggiare la filiera produttiva nazionale della refrigerazione e del condizionamento, ambito nel quale l'Italia è nazione guida in Europa e nel mondo. Inoltre, il testo approvato dal Parlamento europeo, se non modificato, causerà l'uscita dal mercato della maggior parte degli impianti e dei gas attualmente in commercio, rendendo se non proprio impossibili, certamente molto complicate anche le riparazioni delle macchine esistenti e utilizzate sia per attività produttive che per un uso domestico;

    se realizzata in tali forme, la transizione ecologica produrrà alcune importanti distorsioni ed esternalità negative, tra le quali le principali, per il numero dei soggetti coinvolti e la portata degli effetti, sono:

     l'obbligo de facto, dal 1° gennaio 2024, di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari (quelli utilizzati da supermercati, negozi di alimentari, industria alimentare, ospedali, ed innumerevoli ulteriori casi) in luogo della loro manutenzione, poiché gli unici gas ammessi dal nuovo Regolamento per le manutenzioni risultano incompatibili con la grande maggioranza degli impianti installati;

     sempre dal 1° gennaio 2024 potranno essere acquistati unicamente impianti di refrigerazione stazionari che utilizzino un ristretto novero di gas. Questa decisione non tiene conto della transizione virtuosa già effettuata dal settore e avrà un impatto molto negativo, con rischio concreto di chiusure, sulle imprese che producono impianti con altri gas esclusi dal nuovo Regolamento e operano da decenni in Italia con successo;

     dal 1° gennaio 2027 il bando dei refrigeranti fluorurati nei nuovi impianti di condizionamento d'aria (aria condizionata e pompe di calore) con sistemi split di potenza inferiore a 12 chilowatt comporterà gli stessi effetti descritti per gli impianti di refrigerazione stazionari ma su una platea di destinatari molto più ampia poiché riguarderà tutti gli impianti di condizionamento domestico e gran parte dei condizionatori per uso commerciale (negozi, bar, ristoranti, alberghi, e altro);

    le misure considerate nel loro complesso comporteranno, a causa di materie prime alternative insufficienti – poiché gli unici gas ammessi dal nuovo Regolamento per le manutenzioni non sono compatibili con la grande maggioranza degli impianti installati – l'indisponibilità di nuovi prodotti sul mercato. Non saremo in grado di produrre, in numero congruo e necessario, i prodotti indispensabili alla transizione ecologica in atto. Si pensi alla necessità di utilizzare le pompe di calore, quindi non potremo soddisfare la domanda, con conseguente rischio di speculazione sui prezzi e approvvigionamento dall'estero di gas refrigeranti importati illegalmente;

    a causa di ciò, presumibilmente si creeranno le condizioni che determineranno la violazione degli standard previsti nell'attuale Regolamento F-gas producendo un risultato paradossale. Infatti, la filiera non ha avuto tempi di preparazione sufficienti, poiché il testo è stato presentato dalla Commissione europea nel 2022 e alcuni limiti previsti nel testo originario sono stati ulteriormente inaspriti con le modifiche apportate al provvedimento dalla Commissione ENVI. Da ultimo, il divieto è stato esteso al condizionamento degli autobus e ai trasporti refrigerati;

    Il Governo italiano, in particolare il Ministero dell'ambiente che segue direttamente il dossier, ha una posizione equilibrata e realistica mentre quella che emana dal Parlamento UE appare motivata – come in numerosi, ulteriori, analoghi casi – da convinzioni di natura prettamente ideologica. L'Italia è solo una delle 27 Nazioni che potranno determinare i contenuti dell'eventuale compromesso finale, ma si ritiene che il tema meriti di essere affrontato adottando una visione realistica e scientifica, in grado di tutelare al meglio il nostro ambiente, e contemporaneamente, consentendo la prosecuzione delle attività produttive del tessuto industriale a salvaguardia dell'economia nazionale;

    alla luce di quanto esposto e con il fine di adeguare la nuova regolamentazione per superare le criticità sopra rilevate,

impegnano il Governo:

   ad avviare specifici e maggiori approfondimenti sul tema, in particolare promuovendo uno studio di fattibilità per consentire a tutti gli interlocutori interessati – istituzioni, cittadini, produttori e consumatori – la conoscenza diffusa delle conseguenze derivanti dalla normativa in oggetto, quindi la consapevolezza effettiva degli esiti della attuazione della nuova normativa poiché, essendo estremamente tecnica, non consente un'agevole comprensione degli effetti che determinerà nella quotidianità dei cittadini e delle attività commerciali e industriali;

   ad attivarsi ulteriormente in sede di Trilogo poi, considerando la posizione sino ad ora espressa come quella più utile ed efficace perché più equilibrata e realistica rispetto a quella espressa dal Parlamento UE, al fine di modificare l'impianto del provvedimento, per giungere almeno al risultato minimo consistente nella revisione della portata dei divieti e dei tempi di sostituzione degli F-gas;

   ad attivarsi perché le istituzioni europee competenti valutino la fattibilità tecnica e gli effetti indesiderati della riduzione dei gas inclusa nella proposta europea, anche alla luce della attuale crisi energetica e del potenziale aumento della domanda di F-gas, poiché il testo eccessivamente ambizioso votato dal Parlamento UE danneggerebbe la filiera produttiva nazionale della refrigerazione e del condizionamento, ambito nel quale l'Italia è un'eccellenza nel panorama mondiale, oltre che europeo;

   ad attivarsi affinché le istituzioni europee competenti valutino le conseguenze della drastica riduzione delle quantità di gas fluorurati consentite sul mercato, a partire dalla possibilità che si origini un fiorente mercato del commercio illegale di F-gas o possibili effetti speculativi;

   ad attivarsi affinché le istituzioni europee competenti valutino il rischio di compromissione della transizione energetica degli Stati membri dell'Unione europea, in particolare a causa della riduzione della disponibilità di apparecchiature di refrigerazione e condizionamento dell'aria, nonché per l'uso di alcuni materiali isolanti ad alta efficienza, essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici in tutta la Unione europea, con la possibilità di compromettere altresì la diffusione su larga scala delle pompe di calore e, di conseguenza, minacciare la effettiva realizzazione del programma REPowerEU.
(7-00090) «Foti, Zucconi, Mattia, Antoniozzi, Caramanna, Benvenuti Gostoli, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Iaia».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IACONO, BARBAGALLO, MARINO e PROVENZANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in relazione a quanto annunciato dal Governo sia a mezzo stampa che nell'ambito della illustrazione delle linee programmatiche presso la competente commissione parlamentare, vi sarebbe l'intenzione di riformare il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 in materia di contributi e sostegno all'emittenza locale;

   come noto si tratta di materia delicata soprattutto a seguito degli anni della pandemia e dei riverberi che essi hanno avuto per il settore, nonché perché investe direttamente il principio costituzionale del pluralismo culturale e dell'informazione;

   già diversi organismi di rappresentanza del settore hanno avuto modo di sollecitare al Governo, purtroppo senza risposta, interventi finalizzati a sostenere le emittenti economicamente disagiate di accedere alle risorse già nell'anno in corso al fine di scongiurare la chiusura di 200 imprese e la conseguente perdita di un migliaio di posti di lavoro;

   è stato altresì richiesto un modo più efficace e meno farraginoso per consentire alle stesse imprese di poter aggiornare i propri dati di accesso presso la piattaforma Sicem proprio con l'obiettivo di non penalizzarle e per evitare che i previsti benefìci di legge possano essere disponibili quando purtroppo diverse imprese correrebbero il rischio di essere già chiuse;

   tra le principali richieste formulate all'Esecutivo, secondo quanto consta agli interroganti, ci sono l'abrogazione delle soglie del numero minimo di dipendenti per l'accesso ai contributi, come anche da sentenza del Consiglio di Stato, il ripristino del principio di proporzionalità per assegnazione dei punteggi, destinare il 70 per cento del fondo alle emittenti televisive locali con quota del 20 per cento destinata alle comunitarie in parti uguali e il 50 per cento, proporzionalmente, alle commerciali con particolare attenzione all'informazione e il 30 per cento alle radiofoniche;

   è stata avanzata anche la proposta di abrogare il parametro Auditel per quel che concerne il requisito sempre più controverso degli ascolti TV e che incide per il 30 per cento del punteggio, formulando come alternativa di attribuire all'Agcom l'indagine di ascolto;

   rispetto a tali questioni ad oggi non risulta esservi stata da parte del Governo adeguata attenzione –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di affrontare le questioni riportate in premessa attivando con tempestività un tavolo di confronto con l'obiettivo di salvaguardare pluralismo e livelli occupazionali a livello di territori in un settore strategico non solo dal punto di vista economico ma soprattutto culturale e della qualità della democrazia stessa del nostro Paese.
(5-00727)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 197 del 29 dicembre 2022, all'articolo 1 comma 453, al fine di razionalizzare la spesa, semplificare gli adempimenti e incrementare l'efficienza nell'erogazione delle misure di sostegno finanziario da parte del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e degli enti dallo stesso controllati o vigilati, prevede alla ricognizione degli organismi, dei comitati e delle commissioni, comunque denominati, operanti presso il suddetto Ministero e degli organi degli enti dallo stesso controllati o vigilati, alla revisione della rispettiva composizione;

   ai fini dell'acquisizione del parere, il 13 aprile 2023, è stato trasmesso alla conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano lo schema di decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste recante ricostruzione del comitato tecnico faunistico venatorio nazionale (Ctfvn) in attuazione dell'articolo 1 comma 453 della legge 29 dicembre 2022, n. 197;

   la ricostruzione del Ctfvn si è resa necessaria in quanto rappresenta la sede tecnico-scientifica più idonea per affrontare l'emergenza relativa alla gestione della fauna selvatica e all'attuazione delle nuove misure relative alla gestione e al contenimento della fauna selvatica;

   il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, secondo quanto previsto dall'articolo 8 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 è un organo tecnico consultivo per tutto quello che concerne l'applicazione della legge sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio;

   la mutata composizione del Ctfvn ha ridimensionato tra gli altri il numero dei rappresentanti delle regioni, delle organizzazioni professionali agricole, delle associazioni venatorie nazionali e delle associazioni di protezione ambientale, privando lo stesso di figure con evidente esperienza e competenza in materia faunistico-venatoria, in materia di gestione della fauna e in materia di tutela dell'ambiente –:

   quali criteri il Ministro interrogato abbia individuato in ordine alla nuova composizione del Ctfvn e quali eventuali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al fine di fornire una adeguata rappresentanza alle regioni, alle organizzazioni professionali agricole, alle associazioni venatorie nazionali e alle associazioni di protezione ambientale in seno al Ctfvn.
(5-00728)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LAMPIS, FOTI, MATTIA, DEIDDA, MURA, POLO, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, MILANI, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   risulta sottoscritta l'intesa stipulata il 14 luglio 2005 fra il Governo, le regioni, le province autonome e le autonomie locali ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in materia di concessioni di beni del demanio marittimo e di zone di mare ricadenti nelle aree marine protette, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 174 del 28 luglio 2005;

   è tuttora vigente la convenzione stipulata tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – Direzione generale per la protezione della natura e del mare e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), resa esecutiva con decreto prot. 16706/PNM del 2 agosto 2016, per la realizzazione degli studi propedeutici all'istituzione, tra le altre, dell'area marina protetta «Capo Spartivento», nei comuni di Domus de Maria e Teulada, provincia del Sud Sardegna;

   è stata acquisita l'intesa della regione autonoma della Sardegna sullo schema di decreto istitutivo e sullo schema di decreto di approvazione del regolamento di disciplina delle attività consentite nell'area marina protetta «Capo Spartivento» nel mese di settembre dell'anno 2020;

   è stato espresso il parere favorevole della conferenza unificata nella seduta del 5 novembre 2020, repertorio n. 137/CU –:

   con quali tempistiche sia prevista l'emanazione del decreto di istituzione dell'area marina protetta «Capo Spartivento» e del decreto di adozione del regolamento di disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell'area marina protetta in questione, non conoscendosi il motivo in base al quale, ad oggi, l'iter procedimentale non sia ancora giunto a compimento.
(5-00722)


   BATTISTONI, CORTELAZZO e MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la proposta di istituzione di un Parco marino del Piceno e del relativo ente di gestione risale agli anni 2000, già respinta nel 2008 da tutti gli enti e le amministrazioni interessate, non convinte per la mancanza di una seria analisi di impatto attività economiche esistenti, connotate da una elevata densità;

   a fine 2021 la proposta di Parco marino è stata ripresentata, per un'area ridotta a circa la metà rispetto alla proposta originaria (da Porto S. Elpidio a Martinsicuro) ma sulla base degli stessi studi e con lo stesso regolamento di 20 anni addietro;

   la proposta prevede 34 chilometri di litorale interessando il territorio costiero di sette amministrazioni comunali con caratteristiche eterogenee per popolazione, lunghezza di costa, tipologia e numero di imprese nel settore della pesca e nell'indotto (lavorazione, distribuzione, cantieri e servizi navali), nel turismo (dagli hotel ai campeggi), nella balneazione;

   nei 20 anni trascorsi tra le due proposte, la situazione del territorio ha registrato significative evoluzioni, sia nel numero di iniziative imprenditoriali (nella sola Cupra Marittima si è passati da 1.500 ad oltre 4.000 postazioni balneari fruibili da maggio a settembre) che nella qualità dell'offerta turistica;

   sul fronte della pesca, si registrano sensibili passi in avanti verso l'obiettivo della sostenibilità, soprattutto attraverso la funzione svolta dai consorzi per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi con l'attrezzo denominato «draga idraulica», rispetto al quale la Commissione europea ha recentemente confermato la compatibilità con gli obiettivi della politica comune della pesca e del regolamento (UE) 2022/2587;

   nello schema di decreto ministeriale contenente il progetto ed il regolamento dell'area protetta compaiono, a detta degli operatori, disposizioni di forte impatto sulle imprese, in particolare per quelle della pesca con draga idraulica, in quanto, nelle ipotizzate zone D del progetto non sarebbero consentite tali attività, come dichiarato da Ispra;

   risulta che diverse realtà imprenditoriali del mondo della pesca, balneazione, turismo e commercio, nonché alcune amministrazioni comunali avrebbero già sottoscritto petizioni per l'interruzione dell'iter per l'istituzione del Parco –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a interrompere l'iter per la costituzione del Parco marino del Piceno, attesa la sostanziale uniformità ambientale del tratto di costa interessata e alla luce delle diverse posizioni contrastanti generatesi, evitando così di correre il rischio di compromettere fiorenti e caratteristiche economie della regione.
(5-00723)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il parassita Toumeyella Parvicornus o Cocciniglia Tartaruga, descritto dal Comitato fitosanitario nazionale come molto aggressivo e con riproduzione esponenziale, dopo essere approdato nel 2014 dall'America in Campania, lasciando dietro di sé la devastazione del patrimonio arboreo, dal 2018 è arrivato nel Lazio ponendo a rischio oltre 1 milione di pini domestici cresciuti lungo il litorale laziale e nella città di Roma, la cui perdita determinerebbe un danno enorme dal punto di vista paesaggistico, ambientale ed economico;

   nel corso del 2020 l'infestazione si è estesa in modo considerevole interessando quasi tutti i quartieri di Roma, colpendo la pineta litoranea della Riserva Statale del litorale Romano, sia di Roma che di Fiumicino, l'Appia Antica, Ostia, Ostia Antica, Castel Fusano, la zona dell'Eur, la Cristoforo Colombo, l'Area Archeologica Centrale, i pini presenti nei parchi pubblici storici, come Villa Borghese, Villa Pamphili, Villa Glori, Villa Ada oltre che vaste zone come, il Pineto, Saxa Rubra, il parco di Veio, l'Aventino e molti altri numerosi viali e consolari;

   nonostante gli stessi servizi fitosanitari suggeriscano l'adozione di misure fitosanitarie urgenti per la prevenzione, cura, controllo e contrasto alla riproduzione del parassita, con l'impiego di trattamenti appropriati, come antagonisti naturali e metodo di endoterapia, considerando che la diffusione esponenziale del parassita in aree estese dell'ambiente urbano e nelle pinete litoranee ponga l'impossibilità di agire con interventi chimici in chioma, recentemente è stato denunciato dai comitati e dalle associazioni ambientaliste la devastazione della pineta di Castel Fusano, con l'abbattimento di centinaia di pini della macchia mediterranea;

   il parco urbano pineta di Castel Fusano, un'area protetta di 916 ettari istituita nel 1980 dalla regione Lazio, parte della riserva naturale statale del Litorale Romano, è la più ampia area verde di Roma Capitale, importante ecosistema dato dalla ricchezza vegetazionale e faunistica, dovuta anche alla contiguità con la «Tenuta Presidenziale di Castel Porziano» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire con urgenza, con atti di propria competenza, per scongiurare tale disastro ambientale con opportune risorse finanziarie da investire per garantire le adeguate strutture organizzative e strumentali territoriali, in grado di far fronte con efficacia al controllo dei patogeni e dei parassiti delle piante e per la lotta alla loro diffusione al fine di tutelare il patrimonio arboreo e ambientale della Pineta di Castel Fusano e più in generale della città di Roma.
(5-00724)


   ILARIA FONTANA, PAVANELLI, MORFINO, SANTILLO e L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio Ue ha fissato, nel giugno 2022, l'obiettivo generale circa la riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;

   il Consiglio ha inoltre concordato di fissare l'obiettivo vincolante del 40 per cento di energia da fonti rinnovabili per i medesimi termini, impegnando gli Stati membri ad aumentare i contributi nazionali stabiliti nei loro piani nazionali integrati per l'energia e il clima, da aggiornare nel 2023 e nel 2024;

   il perseguimento dei predetti obiettivi impone tuttavia una accelerazione e semplificazione delle procedure autorizzative necessarie per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili (Cer), quali vettori chiave della transizione energetica e del contrasto ai cambiamenti climatici;

   nella risposta all'interrogazione 5-00207 del 12 gennaio 2023 veniva preannunciata come ormai prossima l'emanazione del decreto di incentivazione delle configurazioni che utilizzano la rete elettrica di distribuzione per la condivisione dell'energia, con l'obiettivo di dare pieno impulso a fenomeni di condivisione di energia rinnovabile, mediante la realizzazione di impianti inseriti in comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e individuale, e favorendo dinamiche di realizzazione degli impianti con processi partecipativi dei territori e con logica bottom-up;

   da tali decreti attuativi dipendono i meccanismi di incentivazione e regolamentazione delle Cer essi costituiscono una parte fondamentale per avvicinare il Paese al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Unione europea citati in premessa;

   anche nella risposta all'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00393 del 16 febbraio 2023 veniva infine preannunciata la conclusione a breve delle attività svolte nei precedenti tre mesi dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica «con la definizione dei provvedimenti attuativi»;

   non è ancora stata riportata notizia sul portale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica circa l'emanazione dei decreti attuativi citati nella citata risposta all'interrogazione immediata del 16 febbraio 2023 –:

   quali siano le motivazioni circa il ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi previsti dal decreto legislativo n. 199 del 2021, di cui in premessa le cui fasi di consultazione sono state concluse nel mese di dicembre 2022.
(5-00725)


   FERRARI e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2023, nel Trentino occidentale, a Caldes, un ragazzo di 26 anni è stato ucciso nel bosco da un'orsa catturata successivamente il 18 aprile;

   la legge vigente della provincia autonoma di Trento n. 9 del 2018, in coerenza con la normativa nazionale ed internazionale a tutela delle specie protette, prevede che la provincia (...) «per garantire l'interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica e motivi tali da comportare conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente, può, acquisito il parere dell'Ispra, limitatamente alle specie Ursus arctos e Canis lupus, autorizzare il prelievo, la cattura o l'uccisione, a condizione che non esista un'altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente della popolazione della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale»;

   nel 2015, in ragione del notevole incremento demografico degli orsi sulle Alpi centro-orientali, le amministrazioni responsabili dell'attuazione del piano di azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro orientali (Pacobace), su iniziativa della provincia di Trento, hanno concordato con il Ministero dell'ambiente e Ispra una modifica del piano d'azione, prevedendo l'inclusione della categoria «orso che provoca danni ripetuti a patrimoni per i quali l'attivazione di misure di prevenzione e/o di dissuasione risulta inattuabile o inefficace» tra quelle per le quali può essere consentita «l'attivazione di azioni energiche, comprese la cattura per captivazione permanente e l'abbattimento»;

   ferme restando tutte le azioni prescritte dal Pacobace, che devono essere poste in essere e l'obbligatorietà della richiesta di autorizzazione al Ministero per ogni intervento di rimozione, occorrerebbe chiarire quali siano state le interlocuzioni tra la provincia autonoma di Trento ed Ispra finalizzate ad affrontare la problematica in oggetto;

   a seguito della tragedia di Caldes, il Ministro ha annunciato l'istituzione di un tavolo tecnico tra Ministero, Ispra, regione Trentino Alto Adige e provincia di Trento sulla gestione dell'orso in Trentino;

   per garantire la convivenza serena tra le specie è indispensabile una piena attuazione del Pacobace, al fine di tutelare la biodiversità e la sicurezza –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere con la rappresentanza tecnica di Ispra nel citato tavolo tecnico per valutare soluzioni che rendano compatibile il progetto Life Ursus con la sicurezza della popolazione.
(5-00726)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   COMBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il cda della fondazione Milano-Cortina ha sancito che la città di Torino resterà fuori dalle Olimpiadi invernali del 2026;

   i risultati dell'analisi finanziaria comparata tra il progetto di Rho Fiera e quello dell'Oval del Lingotto, quest'ultimo presentato dal comune di Torino e dalla regione Piemonte, non hanno convinto l'organo decisore sull'opportunità di scegliere la «capitale delle Alpi» come uno dei teatri dei giochi invernali;

   la candidatura di Torino come una delle sedi è legata principalmente alla possibilità di utilizzare l'impianto Oval che, già usato in occasione delle Olimpiadi del 2006, avrebbe comportato un risparmio di risorse pubbliche quantificato da autorevoli fonti di stampa in una cifra pari a 20 milioni di euro;

   Giuseppe Sala, sindaco del capoluogo lombardo, ha manifestato già da tempo l'intenzione di organizzare nell'area Fiera di Rho le gare di pattinaggio di velocità su pista lunga, annullando le ambizioni di Torino e con esse la possibilità di realizzare in concreto un notevole risparmio di risorse pubbliche;

   la prospettiva milanese dell'impianto dedicato al pattinaggio di velocità è stata stranamente valutata in maniera positiva dal Comitato olimpico internazionale;

   tenendo conto del profilo temporaneo dell'impianto, assoluta novità nella storia delle Olimpiadi invernali, a parere dell'interrogante, sarebbe stato più ragionevole che il Comitato olimpico internazionale avesse valutato positivamente la riconferma dell'Oval, con annessi risparmi di spesa, piuttosto che un nuovo impianto nel capoluogo lombardo –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire chiarimenti in ordine alle risorse finanziarie necessarie al progetto di pista da pattinaggio di velocità di Rho Fiera, specificando anche le motivazioni sulla base delle quali sia stata ritenuta non idonea la pista già esistente di Oval;

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere, in accordo con le regioni coinvolte, per favorire la ristrutturazione dell'Oval di Torino in alternativa alla realizzazione del progetto di Rho Fiera, anche al fine di evitare uno spreco di denaro pubblico.
(4-00865)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'inizio del 2015 in Emilia, e segnatamente a Reggio Emilia, è scattata l'operazione antimafia denominata Aemilia, un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che ha portato all'arresto di 160 persone, di cui 117 in Emilia-Romagna, accusate a vario titolo dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, detenzione illegali di armi, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti e altro;

   i contorni di quella vicenda, fino pochi giorni orsono sconosciuti, sono emersi a seguito di numerose notizie di stampa. Risulta, infatti, che il sostituto procuratore della D.N.A., Roberto Pennisi, che per circa due anni ha affiancato come pubblico ministero il collega della procura di Bologna, dottor Mescolini, nelle indagini sulla penetrazione della 'ndrangheta cutrese in Emilia, abbia evidenziato una non banale questione: «Una organizzazione mafiosa per essere tale ha bisogno di legami nella politica, nell'economia, nella finanza. Altrimenti è una normale banda di criminali e gangster. Ecco, in Emilia è mancata esattamente questa parte dell'indagine. Era l'indagine che io volevo fare, e che non è stata fatta»;

   dalle dichiarazioni del dottor Pennisi risulta che in quell'indagine «Non si vollero toccare i politici dem». Pennisi aveva predisposto una informativa, diversa da quella del collega di Bologna, in ordine ai soggetti che avrebbero dovuti essere destinatari di provvedimenti restrittivi, lasciando fuori alcuni elementi per poter proseguire l'indagine. Secondo il dottor Pennisi «il collega Mescolini mise solo in parte alcuni aspetti della mia informativa. E fu la sua ad andare al Gip. Avevo stilato anche uno stralcio per il passaggio dell'indagine ad altri livelli»;

   lo stralcio non venne disposto e furono indagati soltanto due esponenti di Forza Italia, Giuseppe Pagliani, capogruppo a Reggio Emilia, e Giovanni Bernini, assessore a Parma. Entrambi sono stati poi prosciolti da ogni accusa;

   tale situazione ha comportato la reazione dell'ordine degli avvocati di Reggio Emilia che ha visto nella vicenda minate le fondamenta stesse dello Stato democratico. A fronte della protesta si è assistito alla levata di scudi dell'Anm, dimentica, fra l'altro, dell'allontanamento del pubblico ministero Mescolini da parte del Csm da Reggio Emilia, proprio in virtù dei suoi rapporti con il Partito Democratico;

   sembrerebbe, inoltre, esistere una relazione del dottor Pennisi nella quale si sottolineavano le criticità dell'indagine Aemilia: una relazione dalla quale emergerebbe una differente storia di quel processo in cui vennero incriminati solo due politici di centrodestra, innocenti, ma nessuno dei tanti nomi importanti della sinistra di governo della regione che comparivano nelle carte processuali sembra essere implicato;

   la vicenda, ove confermata, costituirebbe, a parere dell'interrogante, un precedente gravissimo che metterebbe a serio repentaglio l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Invero l'indagine ha evidenziato che il clan dei cutresi avrebbe, per anni, concluso ogni tipo di affare, dagli appalti alle costruzioni sino all'affidamento di servizi, apparentemente all'insaputa delle pubbliche amministrazioni competenti –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere in ordine alla vicenda rappresentata.
(3-00343)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, AMATO e PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   l'ascolto della persona minore di età è un diritto previsto e riconosciuto da tempo, ma ancora non pienamente rispettato; la Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, al secondo comma dell'articolo 12, prevede che «si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale»;

   il diritto all'ascolto rappresenta, quindi, un tassello fondamentale del principio del superiore interesse del minore sancito all'articolo 3 della Convenzione, che ne costituisce il perno, finalità e insieme strumento di tutela delle persone di minore età;

   l'ascolto del minorenne è un diritto espressamente disciplinato anche nell'ordinamento interno e deve essere obbligatoriamente garantito in tutti i procedimenti civili finalizzati all'emissione di provvedimenti relativi all'affidamento ai genitori e alla responsabilità genitoriale, e comunque in tutti i procedimenti che incidono sullo status del minore, compresi i procedimenti di tutela;

   ascoltare i bambini e i ragazzi è dare attuazione a un diritto. E non un diritto qualsiasi. Bensì un diritto sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989;

   sembrerebbero tutt'oggi inascoltate le richieste del minore J.C., figlio della signora Giada G., nonostante anche il Ministero della giustizia, rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo, abbia rilevato che «Il pieno diritto di ascolto del minore nel caso trattato sembrerebbe essere completamente trascurato ed anche la volontà di quest'ultimo»;

   ed invero, in spregio alla normativa vigente in materia, nonché alla consolidata giurisprudenza, nella vicenda in parola la magistratura avrebbe ritenuto «superflua» l'acquisizione del compendio probatorio relativo agli incontri con il minore e alle sue richieste, adottando provvedimenti fortemente e drasticamente incidenti sulle sue condizioni di vita materiale e relazionali;

   secondo quanto consta all'interrogante, oramai dal 2015, il minore sarebbe, inoltre, limitato anche nella pratica sportiva: sarebbe ostacolato il suo talento, nonché vietato l'accesso a tornei e al circolo dove dalla tenera età ha sviluppato la sua passione per il tennis, senza trascurare lo studio scolastico;

   il gioco è un diritto, come indicato e sancito nell'articolo 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

   appare doveroso e urgente un intervento delle Istituzioni per far luce sulle gravi omissioni e negligenze sopra evidenziate –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative il Ministro della giustizia intenda adottare con la necessaria urgenza per valutare l'esistenza di presupposti per l'eventuale esercizio di azioni di carattere disciplinare e ispettivo nei confronti delle autorità coinvolte nella vicenda;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano intraprendere per garantire il pieno rispetto dei diritti dei minori onde scongiurare il rischio che, come nel caso di specie, si arrechi grave pregiudizio ai soggetti minori, influenzando e compromettendo irrimediabilmente il loro pieno sviluppo psicofisico.
(4-00862)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della vicenda relativa all'avvocato S. I., del foro di Roma, la quale si è vista rigettare dal tribunale di Roma un'istanza, ampiamente documentata, di legittimo impedimento a presenziare ad un'udienza penale;

   l'avvocato doveva assistere il figlio di due anni, ricoverato per un intervento in day hospital;

   sembrerebbe che, nonostante il parere favorevole del pubblico ministero, il tribunale abbia motivato la propria scelta di non dare seguito alla richiesta dell'avvocato con il fatto che il bambino avrebbe potuto essere accompagnato in ospedale dal padre, e abbia proceduto, quindi, all'esame di un testimone;

   pur rientrando nelle scelte discrezionali attribuite all'organo giudicante, tale provvedimento di rigetto dell'istanza di rinvio per legittimo impedimento della trattazione dell'udienza apparirebbe comunque ingiusto ed in contrasto con i principi fondamentali del diritto alla difesa;

   quanto accaduto è grave e desta preoccupazione poiché, ad avviso dell'interrogante, risultano compromesse le basilari garanzie proprie del diritto di difesa; purtroppo, non sembra essere un caso isolato;

   il diritto di difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del giudizio ed è uno dei principi cardine del nostro ordinamento costituzionale;

   non è tollerabile che la funzione difensiva, indispensabile garanzia dei diritti e delle libertà dei cittadini, possa subire simili limitazioni;

   e che nella nostra epoca, una madre lavoratrice debba vedere frustrato il proprio diritto alla genitorialità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda porre in essere, con la necessaria urgenza, per verificare l'esistenza di azioni di carattere ispettivo in relazione alle gravi criticità segnalate in premessa;

   se e quali iniziative di carattere normativo intenda adottare in materia perché sia effettivamente garantito da parte dall'autorità giudiziaria procedente il pieno rispetto dei principi e del diritto alla difesa, costituzionalmente garantito.
(4-00863)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'IML è una storica azienda meccanica del comprensorio del Tigullio operante nella componentistica, specializzata nella produzione di bulloneria e tiranti per il settore petrolchimico, con un'occupazione che fino a pochi anni fa vantava oltre 100 addetti;

   nell'aprile del 2018 lo stabilimento è stato gravemente danneggiato da una frana, che ha intaccato anche la produttività e accelerato la situazione di crisi;

   la situazione è peggiorata fino all'istanza di fallimento, e l'indicazione di un curatore fallimentare nell'aprile scorso;

   in questi mesi sono stati erogati gli ammortizzatori sociali anche in vista di una ristrutturazione dell'azienda e la possibile acquisizione da parte di nuovi soggetti;

   recentemente, la proprietà ha rifiutato il concordato preventivo, soluzione necessaria per prevedere la prospettiva di rilancio dell'azienda;

   al momento sono 29 i lavoratori coinvolti nella crisi industriale, che rischiano di non avere garanzia neppure sugli ammortizzatori sociali;

   i lavoratori attendono ancora il pagamento dello stipendio di settembre 2022, la tredicesima 2021, i buoni benzina maturati dallo scorso giugno, nonché alcune liquidazioni. Ci sono inoltre alcuni contenziosi pendenti per il mancato versamento dei contributi al fondo pensionistico complementare Cometa;

   la IML rappresenta un'importante realtà produttiva nell'ambito del tessuto industriale ligure –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare, anche attraverso l'attivazione di un apposito tavolo di crisi, al fine di garantire le opportune forme di sostegno ai lavoratori coinvolti, nonché per individuare e sostenere eventuali possibilità di rilancio produttivo del sito IML di Bargonasco.
(5-00713)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a ottobre 2022 è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Sardegna, Rfi e Anas per costituire un gruppo di lavoro finalizzato a monitorare gli iter progettuali e realizzativi degli interventi già pianificati, e reperire risorse per lo sviluppo di nuovi progetti di upgrading infrastrutturale sulla rete di mobilità Rfi e Anas;

   l'attuale pianificazione di Rfi prevede, nell'orizzonte di piano industriale, investimenti sull'isola per circa 2 miliardi. Tra quelli di maggior rilevanza si evidenziano:

    raddoppio Decimomannu-Villamassargia, per migliorare prestazioni e regolarità del servizio Cagliari-Iglesias/Carbonia;

    collegamento con l'aeroporto di Olbia;

    elettrificazione della Rete Sarda, per cui sono attualmente finanziati solo alcuni interventi di elettrificazione;

    interventi per la riduzione dei tempi di percorrenza sulle relazioni Cagliari-Sassari, Cagliari-Olbia, Olbia-Sassari;

   nonostante gli interventi previsti, la città di Nuoro continuerà a essere servita solo da una linea ferroviaria regionale a semplice binario a scartamento ridotto e a trazione diesel gestita da Arst e rimarrà l'unico capoluogo di provincia non collegato alla rete nazionale;

   durante la presentazione del progetto preliminare di Rfi sul raddoppio della tratta Decimomannu-Villamassargia sarebbe emerso che il tracciato dovrebbe passare sopra un cantiere per la realizzazione di un nuovo polo scolastico nel comune di Uta e sopra alcune abitazioni. Sembrerebbe anche che sia stata prevista la traslazione di 500 metri in direzione Siliqua della attuale stazione ferroviaria, dove sono in corso alcuni interventi a cura della città metropolitana di Cagliari;

   il suddetto importante polo scolastico nel comune di Uta, potrà contare su un finanziamento di 11 milioni nell'ambito dell'Asse 1-Scuole del Nuovo Millennio del piano straordinario per l'edilizia scolastica promosso dalla regione Sardegna;

   il comune di Uta ha anche ottenuto due finanziamenti per interventi nella medesima area: uno per recupero dei vecchi edifici dell'Agris per trasformarli in centro di educazione ambientale, e un altro a valere sui fondi PNRR per realizzare una scuola dell'infanzia;

   la scelta progettuale del raddoppio Decimomannu-Villamassargia, ha provocato la contrarietà degli amministratori locali, che pur riconoscendo l'utilità dell'opera non sono mai stati coinvolti nella definizione dell'iter dell'intervento –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza volte a dare soluzione, anche con il coinvolgimento degli amministratori locali, alle criticità della progettazione del raddoppio Decimomannu-Villamassargia, che attualmente dovrebbe passare sopra il nuovo plesso scolastico e su alcune abitazioni, in un'area naturalistica di grande pregio.
(5-00714)


   TOSI, CAROPPO e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i presidenti di Tirolo, Alto Adige e Baviera, Anton Mattle, Arno Kompatscher e Markus Söder hanno firmato nei giorni scorsi una dichiarazione d'intenti per realizzare un sistema digitale a slot di gestione del traffico pesante lungo l'asse del Brennero;

   tra i tantissimi pareri motivatamente contrari, quello di Thomas Baumgartner, presidente di Anita, il quale ha sottolineato come «il sistema di gestione del traffico regolato tramite la prenotazione obbligatoria dei transiti di mezzi pesanti è contrario al principio di libera circolazione, uno dei pilastri su cui si fonda l'Unione europea, oltre che risultare di impossibile attuazione sia dal punto di vista pratico, sia da quello operativo»;

   anche il presidente Fai-Conftrasporto, Paolo Uggè, ha dichiarato: «L'azione che intendono effettuare, sembra voler vanificare gli interventi del Ministro Salvini; sembra quasi una volontà di isolare l'Italia con le sue merci e la sua economia»;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, prima di questa ennesima forzatura d'oltralpe, aveva già giustamente preso posizione con forza, proponendo una procedura di infrazione nei confronti dell'Austria, la quale da anni viola apertamente il principio sopra richiamato, con l'imposizione di fasce orarie per il passaggio dei Tir, prassi che in realtà aumenta il traffico e l'inquinamento, comprimendo il transito dei mezzi solo in alcune ore della settimana;

   inoltre, questo illegittimo sistema di vincoli stabilito a Nord del Brennero ha l'effetto di danneggiare, oltre alle imprese di trasporto italiane, anche le nostre produzioni, perché ogni ritardo o sosta dovuto ai blocchi austriaci aumenta ovviamente il costo delle spedizioni;

   si determina quindi una sleale concorrenza a danno del made in Italy, rispetto a tutte le merci che invece circolano liberamente nel resto d'Europa –:

   quali ulteriori iniziative di competenza e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di contrastare ed impedire le sistematiche violazioni della libera circolazione delle merci da parte dell'Austria.
(5-00715)


   TRAVERSI, IARIA, CANTONE e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il settore marittimo e portuale rappresenta un asse di sviluppo fondamentale per il Paese. In Italia il settore marittimo (merci e passeggeri), prima della pandemia, ammontava a 12,7 miliardi di euro, ed era il quarto per capacità di attivazione sull'economia grazie agli oltre 48 mila posti di lavoro;

   il rilascio delle certificazioni dei lavoratori marittimi e il relativo rinnovo continuano ad essere disciplinati in modo non molto chiaro dall'ordinamento italiano, producendo problematiche che impediscono il normale svolgimento della professione;

   nello specifico la normativa italiana impone parametri più restrittivi rispetto alla «Convenzione Internazionale STCW», discostandosi così dall'applicazione letterale della direttiva 2008/106/CE, quale modificata dalla direttiva 2012/35/UE, non osservando le specifiche previsioni indicate nella sezione A-I/11 riconvalida dei certificati di competenza COC, e del Capitolo VI addestramento di base COP; par. 4 tavola A-VI/1-1; A-VI/1-2 della Convenzione Internazionale STCW;

   oggi, pertanto, l'adeguamento e il rinnovo dei certificati dei «lavoratori marittimi italiani» è particolarmente complicato, in quanto problemi essenzialmente burocratici non consentono ai lavoratori il regolare svolgimento della propria professione, nonostante l'esperienza maturata negli anni, cosa che considera la Stcw;

   si consideri che le certificazioni sono lo strumento con cui il lavoratore marittimo può svolgere la sua professione, ottenuti con esami sostenuti sotto il controllo delle Capitanerie di Porto, sia con l'esperienza maturata a bordo di navi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, s'intendano adottare al fine di tutelare il comparto e garantire equità di trattamento normativo attenendosi alle disposizioni internazionali Stcw, evitando la concorrenza di altri Paesi.
(5-00716)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 2006 in Italia i medici possono prescrivere terapie con farmaci a base di cannabis ad uso medico e, nel 2016, è stata avviata una produzione nazionale presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm);

   dal sito del Ministero della salute si apprende che la prescrizione di cannabis ad uso medico in Italia trova applicazione nel trattamento di numerose patologie, tra cui il dolore cronico o quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale, l'effetto ipotensivo nel glaucoma, la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali causati dalla sindrome di Tourette, nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv, come stimolante dell'appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell'appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids;

   nonostante ciò, i pazienti che si sottopongono a cure con cannabis medicinale subiscono ancora un forte pregiudizio che spesso porta a sottovalutarne l'efficacia delle terapie, nonché a una valutazione pregiudizievole riferita alla loro capacità di svolgere determinate attività, quali la guida di un autoveicolo;

   al fine di ottenere la valutazione medica necessaria per rinnovare la patente di guida, il conducente che assuma cannabis medicale si rivolge alla commissione medica provinciale, la quale verifica i requisiti di idoneità;

   stando al decreto ministeriale 9 novembre 2015, i soggetti in terapia sono esentati dalla guida per almeno 24 ore dall'ultima somministrazione con cannabis per uso medico;

   ne consegue una distinzione tra pazienti in possesso di prescrizioni terapeutiche non quotidiane, solitamente giudicati idonei alla guida con una validità di durata inferiore a quella standard, e pazienti in possesso di prescrizioni giornaliere, per i quali la commissione medica valuta l'idoneità;

   non esistono al momento linee guida uniformi a livello nazionale che indichino quando un conducente che assuma una terapia con cannabis medicinale sia da considerarsi idoneo alla guida;

   ciò comporta che, spesso, i conducenti incorrano in valutazioni aleatorie e, soprattutto, disomogenee sul territorio nazionale;

   sarebbe auspicabile che le valutazioni delle commissioni mediche, frutto di analisi caso per caso, risultassero quantomeno coerenti tra loro in linea generale, al fine di evitare di incorrere in differenze di trattamento dei cittadini a macchia di leopardo sul territorio italiano –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per uniformare gli standard valutativi atti alla concessione dell'idoneità di guida per i pazienti a cui sia stata prescritta una terapia a base di cannabis medicale, evitando di compromettere l'autonomia decisionale delle commissioni mediche locali.
(5-00717)


   DARA, MACCANTI, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   perdurante la gravissima carenza di personale presso molti Uffici della motorizzazione civile, l'innesto di professionalità esterne nelle procedure di revisione periodica dei veicoli pesanti rappresenta un'importante risorsa per recuperare livelli di servizio adeguati alle esigenze della domanda in tutte le funzioni di motorizzazione erogate sul territorio;

   con il decreto ministeriale 15 novembre 2021, n. 446 si è dato avvio al processo di attuazione del novellato articolo 80 del codice della strada, che prevede al comma 8 che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti possa affidare in concessione quinquennale le revisioni periodiche dei «veicoli pesanti» ad imprese di autoriparazione, ad imprese di commercio di veicoli che esercitino, con carattere strumentale o accessorio, l'attività di autoriparazione e a consorzi e a società consortili, anche informa di cooperativa;

   con circolare del 20 dicembre 2022, la direzione generale per la motorizzazione civile ha disposto che a partire dal 1° febbraio 2023, le direzioni territoriali, in quanto organismi di supervisione potranno autorizzare sedute di revisione presso centri autorizzati ex legge n. 870 del 1986 designando, per l'esercizio delle funzioni tecniche connesse, un ispettore autorizzato regolarmente iscritto al Rui;

   alcune direzioni generali territoriali hanno emanato direttive volte a specificare che la presenza di ispettori autorizzati non dovrà in nessun modo inficiare l'operatività in conto privato del personale dell'amministrazione in ragione della disponibilità fornita, affermando dunque una sorta di «diritto di precedenza» dei dipendenti pubblici rispetto ai soggetti privati autorizzati;

   tali circolari della direzione generale e delle direzioni territoriali hanno generato confusione sia presso il personale dell'amministrazione sia presso i privati autorizzati;

   il personale tecnico di vari uffici della motorizzazione civile ha proclamato uno stato di agitazione nazionale, in relazione alla correlata introduzione della figura dei cosiddetti «ispettori autorizzati»;

   il personale tecnico della sezione di Mantova, ad esempio, ha revocato la disponibilità a effettuare operazioni tecniche in «conto privato» e presso officine esterne;

   per tale motivo, l'Ufficio citato ha dovuto porre in essere misure riorganizzative straordinarie per garantire la continuazione del servizio. In particolare, relativamente al periodo intercorrente tra il 20 marzo e il 30 aprile 2023, le sedute esterne di collaudi e revisione sono state riprogrammate –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per superare le criticità, esposte in premessa, che interessano numerose motorizzazioni civili, tra cui quella di Mantova, nonché per garantirne il regolare funzionamento.
(5-00718)


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da numerosi articoli di stampa si apprende che lo scorso 3 aprile 2023 a Roma si è verificato un tragico incidente stradale nel quale ha perso la vita un uomo di 72 anni, Calogero Palmeri, mentre percorreva il tunnel di Prima Porta in sella al suo scooter, che è stato tamponato da un furgone;

   con una media di 561 feriti e 7,9 vittime ogni giorno, 1 ogni 3 ore, gli incidenti stradali attualmente sono in Italia la prima causa di morte per i giovani, oltre ad essere la prima causa di morte del lavoratore in itinere, con un costo sociale complessivo pari a 16,4 miliardi di euro, ovvero lo 0,9 per cento del Pil nazionale, secondo i dati Aci-Istat 2021;

   i dati relativi al 2022, anche se non ancora ufficiali, indicano in oltre tremila i morti in scontri e collisioni. Il 2023 – basti pensare ai cinque ragazzi di Fonte Nuova – è iniziato con percentuali terrificanti; solo nella capitale e provincia, l'incidente dello scorso 3 aprile, ha causato la 45a vittima dall'inizio dell'anno per incidente stradale;

   la violenza stradale ha un costo umano, emotivo e sociale, molto pesante ed è necessario intervenire a sostegno di tutte le vittime e delle loro famiglie garantendo pienamente ristoro e assistenza; a tal fine lo scorso novembre 2022 il gruppo del Partito Democratico ha presentato una proposta di legge (A.C. 638) a firma Casu, Bakkali, Barbagallo, Ghio, Morassut avente ad oggetto «disposizioni concernenti l'assistenza alle vittime di reati nella circolazione stradale sul lavoro» che attende ancora di essere calendarizzata;

   lo scorso mese di dicembre 2022 il Ministro interrogato aveva annunciato l'adozione entro aprile 2023 di misure emergenziali per la sicurezza stradale a cui sarebbe seguita una revisione organica del codice della strada entro l'estate per aumentare la sicurezza stradale;

   l'Unione europea punta a ridurre del 50 per cento i decessi stradali e, per la prima volta, anche i feriti gravi, entro il 2030. Tale obiettivo è contenuto nei piano d'azione strategico della Commissione sulla sicurezza stradale e fa parte del progetto «Vision Zero» volto a raggiungere l'azzeramento delle vittime della strada entro il 2050 –:

   a quali iniziative di carattere normativo il Ministro interrogato stia effettivamente lavorando per aumentare la sicurezza stradale e garantire pieno sostegno alle vittime della strada ed alle loro famiglie.
(5-00719)


   CANGIANO e RAIMONDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la decarbonizzazione della mobilità è uno degli obiettivi del programma «Fit for 55» ed è incentivato attraverso diversi strumenti finanziari come il CEF Transport, uno dei tre programmi previsti dalla Connecting europe facility (Cef), volto allo sviluppo delle infrastrutture e alla modernizzazione delle reti transeuropee;

   la rete autostradale italiana è parte della TEN-T, la rete transeuropea dei trasporti che si pone l'obiettivo di contribuire allo sviluppo del mercato interno, rafforzare la coesione economica e sociale, collegare le regioni insulari, e rendere il territorio dell'Unione più accessibile ai Paesi limitrofi;

   la missione 2, componente 2, investimento 4.3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) stanzia risorse per l'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica al fine di sviluppare un'adeguata rete infrastrutturale per la mobilità elettrica con 7.500 punti di ricarica pubblici nelle superstrade e di circa altri 13.750 punti, sempre pubblici, nei centri urbani;

   il mercato delle auto elettriche è in costante espansione anche in Italia dove si registrano sempre più immatricolazioni. Nel solo mese di marzo 2023 le immatricolazioni di auto elettriche hanno registrato un progresso dell'82 per cento, per un totale di 8.170 unità. Di conseguenza, alla luce di un bacino di utenza in costante ed esponenziale crescita, diventa di fondamentale importanza garantire il diritto di ogni cittadino a poter ricaricare il proprio veicolo;

   gli operatori economici del settore (Cpo) si impegnano quotidianamente per distribuire la rete di infrastrutture di ricarica in modo più capillare possibile: ad esempio, nel periodo gennaio-marzo 2023 sono stati posati in media circa 340 nuovi punti di ricarica a settimana;

   nel maggio 2021, l'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) con la delibera n. 77 del 2021 ha definito gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali fissando il termine di conclusione del procedimento al 28 febbraio 2022, successivamente prorogato al 28 ottobre 2022 ma senza aver prodotto alcun esito operativo rilevante e risolutivo –:

   con quali tempistiche e modalità verrà consentito agli operatori economici del settore (Cpo) di poter partecipare a procedure pubbliche per la concessione di spazi lungo le arterie autostradali destinati all'installazione di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici.
(5-00720)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARAMIELLO e MORFINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   la problematica del razzismo negli stadi è un fenomeno molto serio che affligge il mondo del calcio e dello sport in generale: nonostante le politiche e le campagne istituzionali, i comportamenti discriminatori continuano ad essere un problema diffuso;

   il razzismo negli stadi può manifestarsi in diverse forme, come gli insulti razzisti, le espressioni di odio, le aggressioni fisiche e le discriminazioni in base alla razza o all'etnia, il che rappresenta una grave violazione dei diritti umani. Dunque, è necessario che gli stadi siano luoghi di inclusione, dove la diversità sia rispettata e celebrata, e non oggetto di discriminazione e odio. Pertanto, è importante che i tifosi, gli atleti, le autorità sportive e le istituzioni lavorino insieme per creare un ambiente di gioco sicuro e accogliente per tutti, indipendentemente dalla loro razza o etnia;

   in particolare, è importante educare i giovani e le nuove generazioni al rispetto della diversità e dell'uguaglianza, in modo da prevenire comportamenti discriminatori e razzisti fin dall'infanzia. Le scuole e gli istituti educativi possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di valori come la tolleranza, l'inclusione e il rispetto delle differenze;

   per combattere il razzismo negli stadi, dunque, sono stati adottati diversi provvedimenti, come l'introduzione di sanzioni disciplinari più severe, la promozione di campagne di sensibilizzazione e l'adozione di politiche di tolleranza zero. Tuttavia, questi sforzi non sono ancora sufficienti per eliminare completamente il problema;

   anche in Italia, purtroppo, questo fenomeno è diffuso e coinvolge non solo i calciatori e i tifosi provenienti da Stati stranieri ma anche i cittadini che provengono dal Mezzogiorno d'Italia, spesso etichettati – in senso dispregiativo – col termine «terroni»;

   da ultimo, in occasione della gara di Champions League Milan-Napoli, disputatasi in data 12 aprile 2023 e trasmessa in mondovisione, alcuni tifosi milanisti hanno esposto uno striscione recante «via Raffaele Stasi 40/46 – Na», un messaggio all'apparenza criptico e insignificante. Tuttavia, il riferimento è ad un civico dov'è ubicato un negozio di una società italiana operante nella grande distribuzione organizzata di saponi: chiaro il messaggio razzista, un esplicito riferimento ad un vecchio coro ingiurioso contro i napoletani, definiti «colerosi e terremotati che col sapone non si sono mai lavati»;

   la gravità del gesto è amplificata dal fatto che si tratta di una gara valevole per una competizione internazionale, il che getta ombre su un episodio che va affrontato dalle istituzioni italiane, al netto dell'appartenenza politica. I regolamenti della Uefa e della Figc prevedono il pugno duro contro gli striscioni, le scritte, i simboli e i cori di discriminazione per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica. Eppure, a livello italiano, si è intervenuti raramente per punire episodi di discriminazione legati alla provenienza regionale o macroregionale e, quasi sempre (giustamente) per motivi attinenti al colore della pelle;

   ciò premesso, è fondamentale che le autorità sportive, le forze dell'ordine e tutti gli attori preposti all'ordine pubblico, anche sulla scorta dell'ultimo episodio avvenuto in occasione della partita Milan-Napoli, siano pronte ad agire con determinazione e immediatezza anche in caso di comportamenti razzisti che non devono essere fatti passare come «sfottò» negli stadi, onde evitare di alimentare stereotipi e atteggiamenti denigratori tra italiani. Sotto questo profilo, la mancanza di intervento può essere interpretata come un'approvazione tacita del comportamento, e questo può incoraggiare ulteriori atti di discriminazione –:

   come si intenda intervenire per contrastare, all'interno degli stadi, i fenomeni di discriminazione aventi ad oggetto tifosi e atleti nati nel Mezzogiorno o in altre parti d'Italia.
(4-00858)


   FRANCESCO SILVESTRI e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 20 aprile 2023 si disputerà allo stadio Olimpico l'incontro tra le squadre di calcio Roma-Feyenoord, nell'ambito dell'Europa League;

   preso atto della decisione di vietare la vendita di biglietti ai tifosi del Feyenoord;

   la preoccupazione per l'incolumità dei tifosi, dei cittadini e degli stessi agenti delle forze dell'ordine nonché per la garanzia della tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico in merito all'evento calcistico è aggravata dai drammatici e traumatici fatti succedutisi a brevissima distanza, l'8 gennaio 2023 e il 15 marzo 2023, che hanno visto scatenarsi e consumarsi, in entrambe le occasioni, una guerriglia tra bande violente di ultras, che, nel primo caso – giunti nella città ospitante, Napoli, pur sprovvisti di biglietti in forza del divieto di acquisto – hanno comunque potuto entrare in città, hanno danneggiato e messo sotto scacco una intera città per un'intera giornata e gran parte della notte successiva, e, nell'altro, un tratto autostradale della A1, portando alla drastica decisione, a causa della gravità, della violenza e dell'estensione degli atti compiuti, di chiudere l'Autostrada, con ulteriori pesantissime conseguenze anche sulla circolazione nazionale;

   giova ricordare che i violenti scontri dell'8 gennaio 2023, si sono consumati nello stesso tratto autostradale – corrispondente all'area di servizio di Badia Al Pino – in cui, l'11 novembre 2007, entrando in contatti due gruppi di ultras di squadre avverse, si è consumato l'omicidio del giovane Gabriele Sandri ed era, per questo, un luogo a tutt'oggi considerato di gravissimo rischio ove è da scongiurarsi ogni eventualità di un contatto tra frange estreme di tifo organizzato collegato ad eventi sportivi calcistici che, invece, purtroppo, si è realizzato nuovamente;

   gli eventi calcistici in parola, compreso quello atteso, oltre alla pericolosità da scongiurare, hanno in comune la prevedibilità, dovuta all'annuncio, largo in molti casi, del loro svolgimento;

   fatti gravi e violenti quali quelli riportati hanno il potere, altresì, di distruggere le competizioni sportive e lo sport, il suo valore sociale e la sua funzione educativa e formativa;

   come indicato sul sito web istituzionale, il Dicastero dell'interno «si pone come garante della sicurezza del cittadino, della tutela dell'incolumità e delle libertà individuali garantite dalla Costituzione» ed «è sul territorio che si manifesta l'autorità di un Governo nel realizzare determinati fini», tra i quali «l'ordine pubblico e la cura dei propri cittadini»;

   gli interroganti confidano nella maturata e compiuta valutazione ex post in ordine all'adeguatezza degli indirizzi, della strategia e delle azioni poste in essere in occasione dei predetti eventi calcistici dell'8 gennaio e del 15 marzo –:

   quali iniziative, in ordine alle attività finalizzate alla prevenzione, alla garanzia del suo svolgimento in sicurezza e alla tutela e al mantenimento dell'ordine pubblico, intenda adottare in occasione dell'incontro del 20 aprile 2023.
(4-00859)


   ASCARI e AMATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il signor Massimiliano Fazzari è un collaboratore di giustizia dal 2015. Principale teste di accusa nel processo contro il clan dei Casamonica, è stato inserito nel programma speciale misure di protezione di cui al decreto-legge n. 8 del 1991, convertito dalla legge n. 82 del 1991;

   la normativa, al fine di consentire il reinserimento sociale e la possibilità di intraprendere una nuova vita, iniziando anche un'attività lavorativa, prevede la possibilità, su richiesta degli interessati, di cambiare le generalità;

   si è appreso da fonti di stampa che, a causa di falle nel sistema di copertura e protezione dei collaboratori di giustizia, il signor Fazzari è stato esposto ad un serio e concreto pericolo per la propria incolumità (quotidiano Domani, articolo del 29 marzo 2023 dal titolo «I nuovi rischi per il pentito che ha inchiodato i Casamonica»);

   ed invero, a seguito di un controllo di polizia per violazione delle norme del codice della strada, è stata svelata la sua identità ed è stato aperto un procedimento penale a carico di Massimiliano Fazzari;

   ciò succede perché su tali nuove generalità vengono trasferite le risultanze del casellario giudiziario e del centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno, con la conseguenza di esporre i collaboratori di giustizia, in caso di ordinari controlli di polizia, ad accertamenti rivelatori della loro precedente identità, nonché di rendere difficoltose sino ad ostacolare le ricerche di un nuovo impiego, vanificando così la ratio dell'istituto;

   si è appreso, altresì, che anche l'appartamento messo a disposizione del Fazzari dallo Stato, sarebbe riconducibile a questi perché, durante la lettura dei contatori delle utenze, pare sia stato affisso sul portone dell'appartamento del collaboratore un foglio con la scritta «Ministero dell'interno»;

   per tale motivo nell'ottobre 2023 sarebbe stato previsto un suo trasferimento, ad oggi non ancora attuato «perché il cambio di destinazione sarebbe avvenuto con i documenti originari e non con quelli di copertura» in considerazione dei lunghi tempi di attesa stimati in 4/5 mesi;

   queste criticità potrebbero seriamente compromettere la tenuta dell'istituto della collaborazione disincentivando gli interessati a intraprendere una simile scelta;

   i collaboratori di giustizia sono fondamentali nell'azione di contrasto al crimine organizzato, fortemente radicato nella nostra Nazione;

   grazie al loro contributo è stato possibile arginare il potere mafioso e dei gruppi terroristici, e comprendere le strategie criminali;

   è compito delle istituzioni valutare l'opportunità di un intervento proiettato a garantire effettiva tutela a chi ha deciso di cambiare vita e ha concretamente fornito un apporto collaborativo, rimuovendo tutte le criticità presenti nel sistema. La collaborazione con la giustizia va incentivata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   se e quali iniziative di propria competenza, anche di carattere normativo, intendano intraprendere per risolvere le criticità della normativa vigente in materia, anche valorizzando norme già introdotte a tutela della riservatezza delle persone ammesse a speciali misure di protezione, al fine di incentivare la collaborazione con la giustizia assicurando effettiva tutela e protezione ai collaboratori.
(4-00861)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, il Ministro per le disabilità, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'associazione «Nessuno è escluso» è nata per raccontare la storia di Roberta, una bambina unica, nata a maggio 2016 con una patologia molto rara, la displasia campomelica acampomelica, una patologia multifattoriale che colpisce principalmente le ossa e molto rara, per la quale al momento non c'è una cura, ma si possono trattare solo i sintomi correlati;

   tra enormi difficoltà la bambina ha trovato un modo alternativo di comunicare e ha cominciato ad andare a scuola con l'apertura verso un campo esperienziale che l'ha portata a migliorare sensibilmente la sua condizione e a migliorare la sua qualità di vita;

   è di qualche tempo fa la notizia di un giovane studente di Napoli, Francesco, di poco meno di 16 anni e con una disabilità grave, costretto a frequentare la scuola solo «per qualche ora al giorno ma torna a casa da scuola inzuppato di pipì. La sua famiglia non ce la fa più e decide di ritirarlo dalla scuola autodenunciandosi pubblicamente. Della storia di Francesco ne parla qualche quotidiano, qualche tv e poi basta»;

   sempre da Napoli, i genitori di Simone, un ventiduenne costretto a letto e sedato poiché soffre di una grave forma di ADHD, di disturbo intellettivo e comportamentale che è divenuto oramai ingestibile con conseguenze anche gravi, fanno appelli disperati poiché abbandonati da un sistema secondo cui «Tutti i bambini con problemi mentali fino a diciotto anni sono seguiti dalle NPI poi dopo solo quelli con problemi psichiatrici (Bipolari e Schizofrenici) vengono presi in carico dall'Igiene Mentale gli altri: ADHD, Autistici, Ritardo Mentale, Disturbi Comportamentali, vengono presi in carico dalle Neuroriabilitazione del territorio che ha solo il compito di accettare l'ingresso nelle RSA a regime Convitto e Semiconvitto, strutture però individuate dai genitori dei pazienti»; Simone, in sostanza, è costretto a restare in casa senza alcuna assistenza infermieristica o di supporto, sotto effetti di sedativi e farmaci, poiché non rientra nel range dei malati psichiatrici;

   Roberta e Francesco hanno bisogno, durante l'orario scolastico, di un'assistenza adeguata infermieristica o del personale di supporto, che consenta loro di permanere nell'ambiente scolastico per le ore del normale ciclo scolastico, e come loro ci sono tanti altri studenti nella stessa condizione di deprivazione scolastica; Simone ha bisogno di un supporto infermieristico che non lo costringa in un letto, sedato, a soli 22 anni, senza alcun diritto e senza relazioni;

   senza voce, questi bambini, ragazzi o giovani adulti sono sostenuti dai genitori e, talvolta, dalle associazioni da loro costituite, che lottano quotidianamente per i diritti fondamentali dei loro figli, in primis per il diritto allo studio e poi per abbattere le barriere architettoniche e culturali e per migliorare la qualità della vita dei loro figli;

   la vita di questi genitori è fatta di appelli alle istituzioni e di ricorsi ai tribunali per garantire la frequenza scolastica dei loro figli o l'accesso a luoghi di socialità, appelli che trovano temporanee riscontro solo nel momento in cui qualche organo di informazione decide di ricordare la loro storia e i loro diritti negati ma che, invece, richiedono interventi strutturali e risorse idonee;

   dai risultati dell'ultima indagine sull'inclusione scolastica emerge che nell'anno scolastico 2021/2022 sono più di 316 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (pari al 3,8 per cento degli iscritti), circa 15 mila in più rispetto all'anno precedente (+5 per cento), e la disponibilità di assistenti all'autonomia varia molto sul territorio con un rapporto alunno/assistente pari a 4,5 a livello nazionale. Nel Mezzogiorno il rapporto sale a cinque, con punte massime in Campania dove supera la soglia di 12 alunni con disabilità per ogni assistente; nelle scuole, inoltre, sono ancora presenti molte barriere fisiche e soltanto una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità;

   al di fuori dell'ambiente scolastico, il disagio è ancora maggiore con le famiglie lasciate sole, senza la possibilità di garantire ai propri figli il complesso di attività, relazioni e interessi di cui hanno diritto: diritto al gioco, al tempo libero, a coltivare interessi e relazioni –:

   quali iniziative di competenza, i Ministri interrogati, intendano porre in essere per porre fine al diniego dei diritti fondamentali dei minori e giovani con disabilità, sia nell'ambiente scolastico sia nei contesti informali e meno istituzionalizzati, al fine di incentivare la loro partecipazione sociale e culturale, nella prospettiva della migliore qualità di vita;

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere per assicurare, anche con risorse congrue, in ambito scolastico ed extrascolastico, il personale infermieristico o di supporto necessario per garantire ai minori e giovani con disabilità il diritto alla partecipazione alla vita sociale, relazionale e culturale, in condizioni di parità con gli altri;

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, anche tramite ogni potere sostitutivo consentito, affinché le strutture territoriali scolastiche e sanitarie garantiscano i servizi e il supporto necessari a tutelare il diritto allo studio e il diritto alla salute.
(2-00134) «Sportiello».

Interrogazione a risposta orale:


   SCARPA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   la prima strategia quinquennale (2020-2025) dell'Unione europea per l'uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, non binarie, intersessuali e queer riafferma come diritto fondamentale la libertà di essere se stessi e se stesse e definisce le direttrici per garantirla e tutelarla all'interno del territorio europeo;

   in materia di percorsi di transizione e tutela dell'identità di genere l'ordinamento italiano è carente rispetto ad altri Paesi dell'Ue;

   nell'ambito della propria autonomia, su tutto il territorio nazionale, numerose Università e numerosi istituti scolastici d'istruzione secondaria hanno avviato la possibilità di attivare delle cosiddette «carriere alias» da parte di studenti e studentesse la cui identità di genere non sia congruente al sesso biologico assegnato alla nascita. La «carriera alias» è quindi un'opzione che lo studente o la studentessa in transizione, transgender o non binaria possono indicare all'atto dell'iscrizione. Generalmente, la persona che opziona la suddetta carriera sceglie un nome d'elezione che verrà utilizzato nei documenti e nelle comunicazioni interne, formali o informali, dell'istituto scolastico o universitario;

   l'esistenza della «carriera alias» consente di rispettare la dignità della persona, tutela la privacy ed è di supporto al benessere psicologico del singolo;

   non esistono linee guida ministeriali che regolamentino in maniera uniforme il funzionamento delle «carriere alias», lasciando all'autonomia dei singoli istituti la definizione dei criteri;

   il consiglio d'istituto del liceo «Marco Polo» di Venezia ha adottato un regolamento che istituisce la possibilità di opzionare la «carriera alias». La scelta della scuola ha sollevato contestazioni all'esterno, culminate in una lettera, ad avviso dell'interrogante, intimidatoria, indirizzata alla scuola da parte della sezione locale del partito di Fratelli d'Italia, che ha addirittura imputato alla scuola presunti reati, come la sostituzione di persona e il falso ideologico: un atto di grave ingerenza politica che mina l'autonomia della scuola –:

   quali siano le opinioni del Ministro in merito e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano adottare per tutelare l'autonomia scolastica da ingerenze politiche di ogni genere;

   se vi sia l'intenzione di garantire in tutte le scuole del territorio nazionale la possibilità di opzionare la «carriera alias», strumento di inclusione e rispetto della dignità personale.
(3-00342)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della legge 12 marzo 1999, n. 68 dispone l'obbligo di assunzione di determinate percentuali di persone con disabilità, a carico di aziende che abbiano un numero di dipendenti superiore a 15, che sono obbligate a presentare una «dichiarazione PID» (Prospetto informativo disabili);

   l'articolo 9 della stessa legge dispone che i datori di lavoro pubblici e privati obbligati sono tenuti ad inviare in via telematica agli uffici competenti un prospetto informativo dal quale risultino il numero complessivo dei lavoratori dipendenti, il numero e i nominativi dei lavoratori computabili nella quota di riserva, nonché i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i lavoratori disabili. Il datore di lavoro non è tenuto ad inviare il prospetto se non avvengono cambiamenti nella situazione occupazionale tali da modificare l'obbligo o da incidere sul computo della quota di riserva. La stessa normativa ha disciplinato l'invio telematico dei prospetti informativi, attraverso il «Servizio informatico dei lavoratori con disabilità»;

   in proposito, la IX relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, presentata al Parlamento nel gennaio 2021 (Doc CLXXVIII), riporta che il totale dei soggetti obbligati che hanno effettuato per il 2018 le dichiarazioni secondo normativa ammontano a 90.603 (settore privato) e 4.864 (organizzazioni pubbliche), per un totale di 501.880 posti di lavoro teoricamente riservati a persone con disabilità, ma con un numero di «scoperture» pari a 145.327;

   l'articolo 15 della legge n. 68 del 1999, dispone che le imprese che non adempiono agli obblighi di cui all'articolo 9, sono soggetti alla sanzione amministrativa, sanzioni disposte dalle direzioni provinciali del lavoro i cui relativi introiti sono destinati al Fondo di cui all'articolo 14;

   con i decreti ministeriali nn. 193 e 194 del 2021 sono stati adeguati sia il contributo esonerativo che le imprese private e gli enti pubblici economici, in presenza di determinate condizioni, possono pagare ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della legge n. 68 del 1999 a titolo di esonero parziale dall'obbligo di assunzione, sia la sanzione amministrativa dovuta ai sensi dell'articolo 15 della stessa legge;

   dal 1° gennaio 2022 la sanzione è pari a 196,05 euro per ogni giorno di mancata assunzione del lavoratore disabile. In caso di mancato invio del prospetto informativo disabili alla scadenza a decorrere dal 1° gennaio 2022, la sanzione amministrativa è pari a 702,43 euro, maggiorata di 34,02 euro per ogni giorno di ulteriore ritardo;

   l'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 333 del 2000 ha disposto che l'attività ispettiva in materia di assunzioni obbligatorie e l'irrogazione delle sanzioni siano esercitate dagli Ispettorati territoriali del lavoro, disposizioni confermate e ribadite dalla direttiva n. 1 del 2019 della Presidenza del Consiglio;

   ai sensi dell'articolo 20 della Convenzione OIL C81 dell'11 luglio 1947, l'Ispettorato nazionale del lavoro pubblica un rapporto annuale per illustrare i risultati dell'azione ispettiva svolta dall'INAIL l'anno precedente;

   il rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale, anno 2020, dedica poche e sommarie righe al tema «lavoratori diversamente abili»;

   riporta testualmente il rapporto: «Sono state in materia accertate 327 posizioni lavorative non coperte, con illeciti prevalentemente riscontrati [...] nei settori della Sanità e assistenza sociale [...] delle Attività manifatturiere [...], del Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli [...] e dei Servizi di comunicazione e informazione [...]. Ad analoghi risultati conduce l'analisi del rapporto tra violazioni riscontrate e ispezioni definite con contestazione di illeciti, fatta eccezione per i settori delle Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento [...] e delle Attività finanziarie e assicurative [...] dove tale rapporto è leggermente superiore a quello riscontrato nell'ambito del Commercio» –:

   se si ritenga che l'attività indicata in premessa sia parte integrante e importante della missione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, meritevole di attenzione da parte del Governo e se il Ministro interrogato sia in possesso di dati analitici e attendibili sulle ispezioni effettuate su tutto il territorio nazionale dagli ispettorati territoriali in materia di rispetto della legge n. 68 del 1999 da parte dei datori di lavoro pubblici e privati, sul numero di violazioni riscontrate, sul numero e sull'ammontare delle sanzioni irrogate e, conseguentemente, sulle somme destinate – anno per anno e regione per regione – al fondo di cui all'articolo 14 della citata legge n. 68 del 1999;

   se non si ritenga urgente adottare iniziative di competenza volte ad avviare una riforma complessiva della normativa per assicurare in maniera più efficace il rispetto del collocamento obbligatorio sia nelle imprese private che presso gli enti pubblici.
(2-00133) «Ciocchetti».

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ISTAT ha recentemente certificato che si ricorre di più al portafoglio per colmare il divario tra necessità e capacità tempestiva di offerta: aumenta chi ha pagato interamente a proprie spese sia visite specialistiche (dal 37 per cento del 2019 al 41,8 per cento nel 2022) sia accertamenti diagnostici (dal 23 per cento al 27,6 per cento nel 2022). Rispetto all'anno pre-Covid mancano all'appello ancora quasi 3,4 milioni di prime visite (il 15,5 per cento in meno quindi) per raggiungere i circa 22 milioni del 2019 e oltre 5,5 milioni di visite di controllo (cioè ne sono state erogate quasi il 17 per cento in meno) per eguagliare gli oltre 32,5 milioni sempre del 2019;

   tutto questo accade a fronte di circa 1 miliardo stanziato tra il 2020 e il 2022 dallo Stato proprio per il recupero delle liste di attesa ma per una buona parte ancora non speso dalle regioni, mentre al contrario i cittadini sono costretti a mettere mano sempre più al portafoglio per curarsi;

   in data 18 aprile 2023, come appreso dagli organi di stampa, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha pubblicato il riepilogo dei dati elaborati che consentono di conoscere i tempi d'attesa per le visite specialistiche o prestazioni diagnostiche monitorate nelle regioni italiane;

   nell'ultimo quadriennio, tra il 2019 e il 2022, l'Agenas ha misurato una significativa flessione dei volumi, quindi del numero di esami effettuati nella regione Umbria, superiore alla media nazionale;

   nel riepilogo si segnala in particolare il secondo peggior risultato italiano per quanto riguarda le ecografie ginecologiche con un -25 per cento in quattro anni. La sanità regionale umbra perde terreno anche nell'ambito delle «prime visite di altra tipologia» dove l'arretramento vale il quinto posto per crollo del numero di prestazioni eseguite: -25,3 per cento mentre in Italia ci si è fermati in media a -14 per cento;

   il servizio sanitario umbro appare appesantito e fragile nelle diverse componenti. Restano le criticità relative alla integrazione effettiva tra strutture sanitarie e territorio tra enti locali, Asl e aziende ospedaliere. Non è più rinviabile una nuova programmazione e una diversa organizzazione dei servizi l'obiettivo di rendere ancora più incisivo il monitoraggio dei tempi di attesa, quindi il controllo dei risultati ottenuti –:

   quali iniziative per quanto di competenza e in raccordo con enti e istituzioni territoriali, intenda promuovere, anche per le motivazioni espresse in premessa, affinché le regioni, ed in particolare l'Umbria, tornino al pieno delle loro potenzialità nell'erogazione di prestazioni ambulatoriali, diagnostiche abbattendo le liste di attesa e recuperando contestualmente tutte le prestazioni sanitarie arretrate.
(5-00721)

Interrogazione a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 296 del 2006, all'articolo 1, comma 796, lettera o) ha disposto la riorganizzazione delle reti di diagnostica di laboratorio di analisi, pubbliche e private, delegando le regioni ad approvare il relativo piano;

   la legge n. 133 del 2008, ha previsto tra i criteri generali per l'accesso all'accreditamento istituzionale una soglia minima di efficienza pari a 200.000 prestazioni annue;

   con l'accordo del 23 marzo 2011 in sede di conferenza Stato-regioni è stato adottato il modello di riorganizzazione in rete;

   nelle linee guida del suddetto accordo si specifica «l'autonomia delle singole regioni (...) alla traduzione alla traduzione operativa [dei criteri per la riorganizzazione] ritenuta più consona alle specifiche realtà territoriali»;

   il documento chiarisce che «al fine di evitare concentrazioni e possibili posizioni dominanti, vanno vietate le aggregazioni che prevedano l'ingresso di soggetti economici diversi dalle strutture di laboratorio»;

   con la D.G.R. 16 maggio 2017 n. 736, la regione Puglia ha approvato il suo modello organizzativo, consentendo alle strutture private accreditate eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica strumentale e ai laboratori operanti nel territorio di organizzarsi in qualunque forma di aggregazione prevista dal codice civile;

   nello specifico, la deliberazione ha previsto due modelli («A» e «B»), accomunati dall'obiettivo del raggiungimento delle 200.000 prestazioni annue:

    «A», scelto da più del 90 per cento dei laboratori, consistente nella libera scelta di aggregazione di strutture fino al raggiungimento di 200 mila prestazioni annue;

    «B», costituito da un solo hub (cui riferiscono diversi punti prelievo) obbligato al raggiungimento della stessa soglia;

   nel 2022, secondo quanto appreso dall'interrogante, il Dipartimento salute della regione avrebbe comunicato, in evidente contrasto con la normativa regionale citata considerata come «norma transitoria», la decisione di eliminare il modello «A» e imporre il passaggio al modello «B», trasmettendo un apposito cronoprogramma al Ministero della salute;

   una consolidata giurisprudenza amministrativa (su tutte, la sentenza n. 4517 del 24 luglio del 2018 del Consiglio di Stato, Sez. III) conferma che:

    le 200.000 prestazioni devono intendersi come erogate dall'intera rete e non dal singolo laboratorio;

    conseguentemente, i laboratori incapaci di raggiungere tale soglia non possono essere obbligati a regredire a meri punti prelievo:

   la legge regionale Puglia n. 30 del 2022, all'articolo 23 (approvato all'unanimità), conferma che «il valore soglia di efficienza delle 200.000 prestazioni [...] all'interno dell'aggregazione secondo il modello A è riferito alla aggregazione e non già alla singola struttura»; tale disposizione è stata di recente impugnata dal Consiglio dei ministri innanzi alla Corte costituzionale;

   dai documenti inviati dal Dipartimento salute all'avvocatura regionale e trasmessi alla commissione sanità dalla stessa avvocatura, sembra che il Dipartimento voglia «suggerire» l'inopportunità di costituirsi nel giudizio;

   contestualmente, secondo quanto consta all'interrogante, il medesimo Dipartimento salute avrebbe recentemente emanato circolari recanti l'obbligo per le Asl di inserire nei futuri contratti una espressa clausola risolutiva nel caso di sentenza di incostituzionalità dell'articolo 23, costringendo in tal caso i laboratori alla conversione in centri prelievo in tempi strettissimi;

   si consideri inoltre che:

    gli esami di laboratorio forniscono i dati per l'80 per cento delle diagnosi e sono fondamentali per le terapie salvavita e le strutture pubbliche non riescono a garantire tali servizi in tempi brevi;

    le strutture accreditate hanno affrontato costi importanti per adeguarsi ai criteri sanciti con la D.G.R. n. 736 del 2017;

    in caso di conversione al Modello «B», moltissime strutture sarebbero costrette alla chiusura o alla cessione ad aziende multinazionali, causando il licenziamento di centinaia di professionisti e favorendo il consolidamento di posizioni dominanti espressamente vietate dall'accordo del 2011 –:

   se intenda chiarire le motivazioni, anche giuridiche, sulla cui base il Governo ha inteso promuovere l'impugnazione della norma pugliese richiamata in premessa, pur conoscendo le gravi conseguenze che ne potrebbero derivare.
(4-00860)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   COMBA. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   le rivelazioni e le ricostruzioni giornalistiche venute alla luce nella puntata di lunedì 17 aprile 2023 nel corso della nota trasmissione televisiva di Rai3 «Report», suffragata da interviste riferite da alcuni dei protagonisti dell'epoca e stralci di intercettazioni occultate per 17 anni, gettano nuove ombre sullo scandalo giudiziario e sportivo che ha coinvolto il calcio italiano nella primavera-estate del 2006, dai media battezzato «calciopoli»;

   la frase, «per diffuso sentimento popolare», che si rinviene nella principale motivazione alla base del costrutto giuridico determinante la pena afflittiva destinata all'unica società punita nei processi, ancora oggi pone tra gli esperti di diritto pesanti interrogativi su quanto deciso nei giudizi di merito;

   secondo diversi esperti di economia sportiva e non solo, negli ultimi 17 anni la vicenda «calciopoli» è stata il vero motivo della perdita di appeal mediatico del nostro calcio, che da sistema sportivo primo nel mondo tra gli anni '80 e '90 e fino al 2005, è diventato uno dei «sistemi calcio» meno seguiti e meno apprezzati per ovvie ragioni di credibilità, onore ed immagine, con conseguente caduta economica di introiti televisivi, pubblicitari e di interessi indiretti;

   oggi, secondo il più recente Report Calcio della Figc, malgrado il danno prodotto da «calciopoli», il calcio coinvolge in Italia 28 milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, quasi 1,4 milioni di tesserati e circa 568.000 partite ufficiali disputate ogni anno, di cui il 64 per cento di livello giovanile;

   il calcio professionistico rappresenta uno dei principali settori industriali nazionali e un asset strategico dell'intero «sistema Paese», un comparto economico in grado di coinvolgere 12 diversi settori merceologici nella sua catena di attivazione di valore, con un impatto sul Pil italiano pari a 10,2 miliardi di euro e oltre 112.000 posti di lavoro attivi;

   a livello fiscale e contributivo, il solo calcio professionistico ha prodotto nell'ultimo triennio (malgrado il COVID-19) un gettito complessivo pari a quasi 1,5 miliardi di euro (1,476 miliardi nel 2019, +6 per cento rispetto al 2018), dato che equivale a circa il 70 per cento del contributo fiscale generato dall'intero sport italiano;

   a distanza di 17 anni milioni di cittadini italiani meritano che sia fatta chiarezza su una vicenda che ad oggi rimane molto enigmatica in relazione sia alle sentenze della giustizia sportiva che a quelle della giustizia ordinaria, che ad avviso dell'interrogante hanno probabilmente determinato un corso del tutto distorto e mistificatorio della ricostruzione della realtà dei fatti di campo e non –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di rilanciare il sistema sportivo e industriale del calcio professionistico italiano, profondamente pregiudicato dalle vicende descritte in premessa.
(4-00864)

Apposizione di firme ad interrogazioni

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Zan e altri n. 3-00339, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bakkali.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-00340, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vinci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Bonelli n. 4-00727 del 24 marzo 2023;

   interrogazione a risposta orale Dara n. 3-00304 del 4 aprile 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALMICI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   al fine di risolvere le criticità del sistema di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago di Garda, nel 2017 veniva firmata la dichiarazione di intenti sul livello delle acque del lago tra le province di Mantova, Brescia e Verona e il comune di Peschiera del Garda;

   il 30 novembre 2020 il Consiglio provinciale di Brescia, con l'approvazione della «Mozione Sarnico», deliberava che le infrastrutture di depurazione, anche a progetto, dovessero essere localizzate «nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso»;

   alla luce del citato atto di indirizzo, l'ufficio d'ambito di Brescia chiedeva ad Acque Bresciane, società in house della provincia di Brescia che gestisce il servizio idrico integrato, di individuare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia e con i regolamenti regionali;

   il 9 aprile 2021 Acque Bresciane trasmetteva all'Ufficio d'ambito della provincia di Brescia la relazione Prot. 31745 «Valutazione nuovi scenari localizzativi» e lo studio redatto con la supervisione scientifica dell'università di Brescia «Confronto fra scenario a progetto e nuovo scenario alternativo» nei quali si comunicava che il nuovo scenario rispondente alla citata mozione del Consiglio provinciale risultava quello di Peschiera + Lonato;

   in particolare, nella relazione si concludeva: «Per le scelte progettuali sopra sintetizzate, la soluzione Lonato consente un significativo contenimento anche dei costi di esercizio, in particolare dei costi energetici del sistema di collettamento. Per tutte le considerazioni sopra esposte Acque Bresciane conferma la sostenibilità tecnica della soluzione Lonato, in alternativa alla soluzione a progetto, e si rimette alle determinazioni dell'ATO rispetto alla prosecuzione dell'iter autorizzativo»;

   nonostante ciò, con decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80 (articolo 17-octies, comma 7), veniva stabilito che «Al fine di consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e la conseguente tempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al termine della propria vita tecnica, il Prefetto di Brescia è nominato Commissario straordinario, con i poteri di cui all'articolo 4, commi 2 e 3, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del lago di Garda»;

   il predetto decreto, prevedendo la nomina di un Commissario straordinario, escludeva, di fatto, la provincia di Brescia e tutta la sua comunità da ogni decisione, tanto che l'allora prefetto di Brescia, Attilio Visconti, in qualità di Commissario straordinario, con una nota del 23 luglio 2021, ben prima, quindi, della conversione in legge del provvedimento di iniziativa governativa, annunciava che «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori che verranno ubicati a Gavardo e Montichiari», disattendendo del tutto la delibera del Consiglio provinciale di Brescia con la quale si stabiliva, come detto, che le infrastrutture di depurazione dovessero essere localizzate «nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso»;

   l'ipotesi del depuratore del Garda realizzato nei comuni di Gavardo e Montichiari prevede un investimento di oltre 170 milioni di euro, da aggiornare, nonché elevati costi di gestione, oggi lievitati anche a causa dell'aumento del costo delle materie prime e dei costi energetici: si pensi all'onere dell'energia di una rete che, in termini di chilometri, si raddoppia e che prevede due depuratori anziché uno solo;

   il progetto è stato, peraltro, portato avanti nonostante i diversi pareri negativi, non solo del Consiglio provinciale, ma dello stesso Commissario europeo per l'ambiente, Virginijus Sinkevičius, che in risposta a un'interrogazione ha dichiarato: «Lo smaltimento fognario è disciplinato dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. I dati comunicati dall'Italia indicano che Gavardo e Montichiari non soddisfano i requisiti di trattamento»;

   a parere dell'interrogante, inoltre, non sussistono i presupposti di necessità e urgenza di cui all'articolo 120, secondo comma, della Costituzione che avrebbero consentito all'allora Governo di sostituirsi alla provincia, avendo la stessa già assunto decisioni in materia;

   la Repubblica italiana, in tutte le sue articolazioni, sancisce il principio di leale collaborazione, in base al quale i diversi livelli di governo devono cooperare fra loro, in quanto, nonostante le diversità di funzione e struttura, essi fanno pur sempre parte del medesimo ordinamento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga sussistano i presupposti per revocare la nomina del Commissario straordinario per il sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e tornare a una gestione ordinaria.
(4-00783)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
  L'intervento relativo al nuovo sistema di collettamento fognario-depurativo del lago di Garda è stato finanziato nell'ambito della convenzione operativa sottoscritta il 28 dicembre 2017 tra il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la regione Lombardia, regione Veneto, ufficio d'ambito di Brescia, consiglio di bacino Veronese, associazione temporanea di scopo Garda Ambiente. Il costo complessivo delle opere da realizzare è pari a 220 mila euro, di cui 100 mila stanziati dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica a valere sulle risorse dell'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016.
  Suddetta convenzione aveva lo scopo di garantire la realizzazione coordinata del programma operativo di infrastrutturazione delle opere di collettamento e depurazione relative al servizio idrico integrato, in modo da renderle adeguate alla necessità del territorio e a garantire la sicurezza ambientale e la tutela del lago di Garda.
  Attesa la strategicità delle opere da realizzare, l'azione di monitoraggio viene svolta da parte di questo Ministero per il tramite della cabina di regia, prevista dalla convenzione operativa, a cui partecipano tutti i sottoscrittori della stessa convenzione.
  Relativamente agli interventi da realizzare sulla sponda bresciana, a cui il Ministero contribuisce per un importo di 60 milioni di euro, rilevato il considerevole ritardo determinato dalla difficoltà di individuare una possibile localizzazione dell'impianto di depurazione finalizzato alla dismissione della condotta sublacuale, è stato istituito nel giugno 2020 un tavolo tecnico per verificare i possibili impatti ambientali delle opere di collettamento e depurazione sui corpi idrici recettori, compreso il bacino del fiume Chiese.
  A tale tavolo hanno partecipato, oltre i firmatari della convenzione operativa, l'autorità di bacino del distrettuale del fiume Po, l'Arpa Lombardia, il consorzio di bonifica Chiese, il consorzio di bonifica Garda Chiese, due rappresentanti designati dai comuni del bacino del fiume Chiese ed i sindaci dei comuni di Montichiari, Gavardo e Muscoline.
  Il tavolo tecnico ha inteso approfondire e valutare tutti gli aspetti ambientali delle nuove opere, acquisire un quadro di dettaglio sullo stato di consistenza delle condotte sublacuali del lago di Garda e indicare eventuali prescrizioni tecniche da recepire in fase di progettazione delle opere per mitigare gli impatti ambientali sui corpi idrici, anche in relazione alla presenza ed alla frequenza degli sfiori provenienti dai manufatti di scarico delle reti di collettamento miste circumlacuali.
  I lavori del tavolo tecnico, si sono chiusi il 2 settembre 2020 ed hanno confermato la compatibilità delle acque depurate provenienti dalla soluzione progettuale in discussione con la qualità del fiume Chiese. Si riteneva, pertanto, all'esito dei lavori del suddetto tavolo, oramai definita la soluzione progettuale che prevedeva la realizzazione di un nuovo impianto a Gavardo ed il potenziamento dell'impianto di Montichiari.
  Stante la situazione di stallo nell'avanzamento realizzativo dell'opera, il Governo, nell'ambito delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 92 del 2021, ha nominato il prefetto di Brescia in qualità di commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle opere.
  II Commissario straordinario nel luglio 2021 «ha comunicato che, a conclusione delle valutazioni eseguite sulle varie alternative progettuali esistenti, la cosiddetta soluzione Gavardo-Montichiari garantisce le migliori
performance dal punto di vista tecnico e ambientale».
  Inoltre, è opportuno evidenziare che lo stesso commissario straordinario ha ritenuto di istituire un tavolo tecnico di consultazione composto da rappresentanti della regione Lombardia, provincia di Brescia, ufficio d'ambito di Brescia e la società Acque Bresciane, al fine di favorire ogni utile confronto in ordine alle opere da realizzare.
  In data 13 gennaio 2023 il Commissario ha informato della richiesta, da parte del comitato di coordinamento presidio 9 agosto, di sospensione dell'
iter in corso per l'affidamento dell'incarico per la progettazione definitiva dell'intervento in questione. La richiesta è motivata dall'approvazione da parte del Consiglio regionale della Lombardia di 2 emendamenti che stanziano 120.000 euro per effettuare uno studio sull'ecosistema del fiume Chiese.
  Si rappresenta che per tutte le questioni ambientali connesse allo sviluppo della proposta progettuale in argomento, potranno essere portate osservazioni ed adottate ulteriori decisioni e prescrizioni a seguito dei pareri che tutti i soggetti competenti potranno esprimente in ambito Valutazione di impatto ambientale, prevista per i nuovi impianti di depurazione a livello regionale, nonché nella conferenza dei servizi decisoria di cui alla legge n. 241 del 1990, che sarà convocata per l'approvazione del progetto definitivo, compresi gli esiti dello studio che verrà effettuato sul fiume Chiese a seguito dello stanziamento della regione.
  Si ritiene in fine che, se i motivi di urgenza nella prosecuzione dell'
iter realizzativo verranno valutati tali da poter consentire la sospensione momentanea delle procedure di affidamento della progettazione dell'opera, sarà opportuno attendere l'acquisizione degli esiti dello studio che la regione Lombardia affiderà per le valutazioni sullo stato ecologico del corso fluviale, così come auspicato dall'interrogante.
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa, su iniziativa del Consorzio di bonifica della Piana di Venafro (Isernia) sarebbe stato siglato un protocollo di intesa tra lo stesso Consorzio di Bonifica e sedici comuni, ricadenti in un vasto territorio delle province di Isernia e Caserta, finalizzato ad estendere l'attuale comprensorio irriguo del consorzio, oggi limitato alla destra orografica del fiume Volturno nel territorio di Venafro, alle pianure di Capriati e Torcino (Caserta);

   detto protocollo d'intesa sarebbe attuato attraverso un progetto strategico che prevede la costruzione di vasche per l'accumulo delle acque pluviali, la realizzazione di una condotta acquedottistica associata alla costruzione di un ponte stradale sul fiume Volturno e altre opere connesse di rilevante impatto ambientale;

   l'area oggetto dell'intervento ricade in parte nella Zona speciale di conservazione – IT8010027) denominata «Fiumi Volturno e Calore Beneventano» e in quella presente nel medio Volturno, per la conservazione della lontra europea (Lutra lutra), entrambi siti della Rete Natura 2000, e quindi il progetto di eventuali nuove infrastrutture deve essere soggetto alla procedura e relativo parere di Valutazione d'incidenza, ricompresa nell'ambito della procedura di Valutazione impatto ambientale ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, articolo 5, comma 4;

   le aree ove verrebbero realizzate le nuove infrastrutture previste dal progetto strategico sarebbero interessate inoltre da diversi vincoli paesaggistici derivanti dalla presenza di fiumi, torrenti e corsi d'acqua e di territori ricoperti da foreste e boschi ripariali, oltre che oggetto di specifici vincoli derivanti da dichiarazione d'interesse pubblico a norma dei decreti ministeriali 23 giugno 1975 (Comune di Venafro) e 11 febbraio 1976 (Comune di Pozzilli);

   la localizzazione delle nuove infrastrutture previste risulterebbe in contrasto con il Piano Stralcio di Tutela Ambientale dell'ex Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, recepito all'interno del sistema di pianificazione dell'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino meridionale che prevede il «Progetto Conservazione Zone Umide – Area Pilota Le Mortine», adottato ai sensi del comma 1 dell'articolo 18 della legge 18 maggio 1989, n. 183 e successivamente approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 aprile 2006 Gazzetta Ufficiale serie generale n. 245 del 20 ottobre 2006;

   la zonizzazione del suddetto Progetto di Conservazione rimanda a specifiche discipline d'uso e divieti volte a tutelare e conservare le zone di alveo di magra o delle relative pertinenze, coincidenti in buona parte con i sistemi naturali o semi-naturali, soggetti a notevole pressione o minaccia antropica –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere affinché siano adeguatamente valutati tutti gli impatti su habitat e specie della rete Natura 2000, fortemente minacciati dall'eventuale realizzazione degli interventi oggetto del protocollo d'intesa su iniziativa del Consorzio di bonifica della Piana di Venafro (IS) e sia garantito il rigoroso rispetto delle norme di tutela sui beni e le aree sottoposte a vincolo paesistico ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
(4-00384)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, acquisiti gli elementi specifici, si rappresenta quanto segue.
  Il consorzio di bonifica della Piana di Venafro rappresenta che allo stato attuale è stato definito un mero protocollo di intesa, un atto di indirizzo politico-amministrativo di impegno per le parti coinvolte.
  Il consorzio stesso si è fatto promotore della sua divulgazione e sottoscrizione, in conformità con quanto previsto nella legge di settore della regione Molise n. 42 del 2005, con lo Statuto consortile vigente e con il Piano generale di bonifica vigente. Il protocollo di intesa, propedeutico all'eventuale approvazione di un accordo quadro o di una convenzione, è stato presentato lo scorso 4 giugno 2022 durante un'iniziativa che ha visto la partecipazione delle autorità politiche ed amministrative degli enti territoriali coinvolti e dell'autorità di bacino, nonché della cittadinanza. A seguito della ricezione delle adesioni formali da parte dei comuni aderenti, avvenute tramite deliberazioni di Giunta o consiliari, il protocollo di intesa è stato riapprovato nella stesura finale, con rinnovo del mandato per la sottoscrizione dell'atto finale al legale rappresentante dell'ente nella persona del suo presidente.
  Il protocollo di intesa tra il consorzio ed i comuni aderenti e firmatari condurrà alla predisposizione, la formale condivisione e la finale adozione di apposito accordo quadro tra le amministrazioni pubbliche interessate, individuandone le linee di intervento progettuali, ed il consorzio stesso quale capofila. Le successive convenzioni o gli accordi attuativi prevedranno le attività dettagliate da porre in essere, e definiranno i responsabili, gli obiettivi, le forme di impegno di natura istituzionale ed economica e di offerta di servizi, nonché le modalità di svolgimento e la durata dell'accordo quadro in parola.
  Ad oggi, sono stati predisposti un
master plan e progetti di fattibilità tecnico-economica approvati dal comitato esecutivo ed implementati nel «Piano Triennale dei LL.PP. del Consorzio», con elaborati redatti a cura dell'ufficio tecnico consortile ed a firma del direttore. Per il solo intervento di ampliamento del comprensorio irriguo fuori dal perimetro di competenza, già previsto nel piano di bonifica consortile vigente, i documenti tecnici e programmatici sono stati tutti predisposti e sottoscritti dal suddetto direttore, che ne ha assunto gratuitamente l'onere.
  È stata affidata la progettazione definitiva di talune opere del
master plan/studio di fattibilità, esclusivamente per gli interventi ricompresi all'interno del perimetro di competenza, restando in capo al direttore la progettazione definitiva delle opere irrigue al di fuori del comprensorio, a titolo gratuito.
  Una volta completato, il progetto definitivo sarà sottoposto all'approvazione del comitato esecutivo e del consiglio consortile per quanto di rispettiva competenza; successivamente, verrà posto a corredo e base di apposito accordo di programma, da sottoporre al tavolo istituzionale e politico di tutte le amministrazioni ed enti competenti per le determinazioni conseguenziali, come da normativa vigente. Dopo la sottoscrizione dell'accordo quadro, il consorzio indirà apposita Conferenza di servizi, ponendo il progetto definitivo approvato ad istruttoria per l'acquisizione di tutti i pareri e/o le autorizzazioni previste per legge, compresa la procedura di VIA. Le successive fasi vedranno il consorzio, in qualità di capofila e come da protocollo di intesa, proporre e candidare a finanziamento pubblico gli interventi condivisi ed approvati, con successiva progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori da porre totalmente a carico di detto finanziamento.
  Pertanto, come già anticipato e auspicato dall'interrogante e confermato dal consorzio, l'intero progetto, una volta definito, dovrà essere assoggettato a Valutazione di incidenza (VIncA), eventualmente da ricomprendere nella procedura integrata VIA-VIncA qualora il progetto sia assoggettato anche a valutazione di impatto ambientale. Le procedure consentiranno di esaminare tutti gli eventuali impatti su
habitat e specie tutelati dalla Rete Natura 2000. Tuttavia, si rappresenta che la VIncA è delegata alle autorità regionali ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, o alla Commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale, nel caso di progetti di competenza statale, atteso che la definizione del progetto risulta ancora in fase propedeutica.
  Nel merito ulteriore del progetto, il consorzio rappresenta altresì che il
master plan – studio di fattibilità del citato protocollo di intesa prevede tre linee programmatiche di intervento, fra cui in primis l'ampliamento del comprensorio irriguo consortile. Attraverso la realizzazione di opere idrauliche di adduzione, accumulo e distribuzione della risorsa idrica, si stima di riuscire ad irrigare, a pressione e per aspersione, 1.200 ettari circa di nuove aree agricole immediatamente prossime al comprensorio di competenza, ricadenti nei comuni di Ciorlano e Capriati a Volturno; parte di essi sono oggi serviti da pozzi privati. L'intervento consentirà di superare il prelievo dalla falda profonda con rilevante beneficio ambientale. È previsto altresì l'allaccio alla condotta dell'impianto irriguo in esercizio, un nuovo adduttore, la costruzione di una vasca di accumulo giornaliero e di condotte primarie di adduzione e secondarie di distribuzione, la rifunzionalizzazione della viabilità consortile esistente e la realizzazione di nuovi tratti, la costruzione di un ponte sul Volturno, atto a consentire il passaggio del nuovo adduttore, la realizzazione di collegamenti ciclo-pedonali.
  La seconda linea programmatica di interventi prevede il recupero delle risorse idriche derivanti da impianti di depurazione addotte, dopo apposito trattamento, a 3 bacini di accumulo da realizzare per l'uso irriguo consortile o, in caso di non utilizzo ai fini irrigui, reimmesse in corsi d'acqua naturali in condizioni migliori di qualità. Tali opere consentiranno di regolare un ampio volume annuo di risorsa idrica altrimenti persa ed utile per far fronte alle frequenti emergenze idriche, pur senza attingere a pozzi privati ed alla falda profonda. Contestualmente, sono previste opere atte alla rivalutazione paesaggistica ed ambientale, per la navigabilità a piccole imbarcazioni e fruibilità mediante piste ciclo-pedonali, la realizzazione di nuove strade di bonifica e la messa in sicurezza di quelle esistenti, la realizzazione di piste ciclabili nonché di impianti fotovoltaici galleggianti, da posizionarsi su parte della superficie dei bacini di accumulo; si stima una produzione annua di circa 4,5 milioni di chilowattora di energia elettrica «pulita».
  La terza linea programmatica riguarda l'opera strategica di interconnessione tra il sistema acquedottistico ad uso potabile dell'Acquedotto campano occidentale (A.C.O.) e lo schema acquedottistico, ad uso irriguo, del consorzio di bonifica della Piana di Venafro. Tale intervento risulta ricompreso nella «Legge obiettivo: 1° programma delle infrastrutture strategiche», di cui alla Delibera CIPE n. 121 del 21 dicembre 2001, e prevede «L'integrazione della portata dell'Acquedotto Campano Occidentale (A.C.O.) dal fiume Volturno-Venafro». L'intervento risulta ricompreso anche nell'ambito dei «Progetti per la ripresa dello sviluppo in Campania», previsti dalla legge n. 80 del 1984, e di interesse infrastrutturale strategico. Lo schema di progetto proposto prevede che nei mesi più freddi la portata idrica venga derivata in un impianto di potabilizzazione e da questo convogliata fino all'immissione delle acque potabilizzate nell'A.C.O., all'altezza della «finestra di Campopino», nel comune di Venafro. Lungo il percorso della nuova adduttrice è previsto lo sfruttamento del salto idraulico residuo disponibile, mediante realizzazione di centralina idroelettrica di potenza media nominale pari a 900 chilowattora. Si stima una fornitura di circa 40 milioni di metri cubi di acqua potabile e di circa 5 milioni di chilowattora di energia elettrica «pulita».
  Per la realizzazione delle opere, il consorzio di bonifica ha predisposto apposito progetto sottoposto all'approvazione del comitato tecnico-amministrativo regionale del Molise. Come riportato in apposita «Relazione» approvata dal CIPE con Delibera n. 205 del 21 dicembre 1999, le opere in questione erano state inserite nell'ambito di un più generale «Programma di Salvaguardia e valorizzazione delle risorse ambientali della valle molisana del Volturno». Il sistema era stato già sottoposto all'attenzione del Governo centrale ed in particolare al nucleo di Valutazione del Ministero per il bilancio e la programmazione economica, con positivi riscontri in quanto volto ad ottimizzare l'impiego della risorsa idrica del Volturno (per usi potabili, irrigui ed idroelettrici), tale da consentire un regolare ritorno economico da destinare alla salvaguardia delle risorse idriche stesse e dell'ambiente, nonché alla promozione di uno sviluppo economico e paesistico-ambientale dell'area della Valle. Ad oggi l'intervento è rimasto non compiuto, per carenza di finanziamenti. Si segnala al riguardo che nessun intervento è richiesto per adeguare l'Acquedotto campano occidentale, che si stima sovradimensionato rispetto alle attuali portate convogliabili, ed è pertanto già idoneo all'intervento citato che consentirebbe di fornire acqua potabile a circa 600.000 abitanti.
  Tutto ciò premesso, e attese le diverse procedure di autorizzazione che dovranno essere attivate dalle Autorità competenti, anche secondo quanto acquisito dal consorzio si evince che la progettualità delineata mostra il perseguimento di importanti obiettivi in campo ambientale, come il recupero delle acque reflue, l'uso razionale delle risorse idriche, la protezione e la ricarica delle falde acquifere, la produzione di energia da fonti sostenibili, la creazione di piste ciclabili, ma anche in ambito infrastrutturale tramite la valorizzazione dei canali consortili, la messa in sicurezza delle strade consortili esistenti – oltre ad arricchire il sostegno al collegamento sociale, economico e produttivo tra le aree interessate.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, FENU, LOVECCHIO, ALIFANO e RAFFA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2021, in occasione della Conferenza sul clima di Glasgow, 34 Paesi e cinque istituzioni finanziarie pubbliche hanno firmato un impegno congiunto («dichiarazione di Glasgow») per porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2022; l'Italia, che condivideva con il Regno Unito la presidenza della COP26, aderì solo all'ultimo minuto alla dichiarazione di Glasgow;

   Sace, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, si colloca al sesto posto globale e al primo in Europa tra i finanziatori pubblici dell'industria fossile; tra il 2016 e il 2021, Sace ha emesso garanzie (assicurazioni sui progetti o garanzie sui prestiti per la realizzazione dei progetti) per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro, che rappresentano una fetta importante dei cosiddetti «sussidi ambientalmente dannosi» italiani;

   sette tra i principali Paesi firmatari della dichiarazione hanno adottato politiche che rispettano ampiamente la promessa fatta a Glasgow: Regno Unito, Francia, Canada, Finlandia, Svezia, Danimarca e Nuova Zelanda; altri, come Paesi Bassi, Spagna e Belgio, hanno implementato la dichiarazione con politiche deboli, che lasciano ampi margini di supporto finanziario ai settori del petrolio e del gas; secondo la stampa internazionale e le organizzazioni della società civile la politica italiana di implementazione della dichiarazione è considerata la peggiore tra tutti i Paesi firmatari e per questo motivo le organizzazioni della società civile internazionale chiedono l'espulsione dell'Italia dall'impegno di Glasgow;

   la prima criticità evidenziata riguarda il ritardo e la mancanza di trasparenza: nonostante l'impegno sia stato preso a fine 2021, la nuova politica è stata resa pubblica solo a metà marzo 2023 dai canali social della coalizione internazionale Export Finance for Future (E3F), di cui l'Italia fa parte, e non da quelli ufficiali di Sace o del Ministero dell'economia e delle finanze;

   la seconda criticità riguarda i contenuti: contravvenendo a quanto pattuito, i progetti per esplorazione e produzione di gas potranno essere finanziati da Sace fino a gennaio 2026, e le deroghe presenti potrebbero posticipare ulteriormente la data ultima; per i progetti di trasporto e stoccaggio, invece, non è neanche menzionata una data ultima;

   la terza criticità è la mancanza di valutazioni d'impatto e analisi economiche, tecniche e sociali degli scenari energetici e occupazionali a sostegno delle giustificazioni sostenute in favore del continuo supporto alle fonti fossili, in particolare del gas;

   la quarta criticità è il precedente che fissa a livello globale, con il rischio che altri Paesi seguano l'esempio di un Paese G7 e adottino a cascata politiche disallineate all'obiettivo del grado e mezzo –:

   se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, ognuno per quanto di propria competenza, per avviare un processo di revisione della politica al fine di rispettare gli impegni presi dall'Italia alla COP26, coinvolgendo tutti gli attori della società e non solo le industrie beneficiarie delle garanzie, limitare il grave danno arrecato alla reputazione e alla credibilità internazionale dell'Italia e di conseguenza alla sua «agibilità politica» nel più ampio contesto della diplomazia climatica internazionale.
(4-00744)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  L'Italia resta fermamente impegnata nell'attuazione degli obiettivi dell'accordo di Parigi sul clima e del patto per il clima di Glasgow, e segnatamente – facendo particolare riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione – attraverso le iniziative tese a dismettere gradualmente il sostegno pubblico all'esportazione nel settore dei combustibili fossili cosiddetti «
unabated» (ovvero senza il ricorso a tecniche di cattura delle emissioni) e dare priorità agli incentivi per il sostegno di progetti «green», al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione e transizione verso la produzione di energia pulita.
  Peraltro, in tale contesto va considerata la crisi energetica acuitasi con il conflitto bellico russo-ucraino, che da un lato contribuisce a dare nuovo stimolo ed accelerare il processo di decarbonizzazione al fine di garantire l'indipendenza dalle fonti fossili, dall'altro implica la valutazione circa la necessità di investimenti finalizzati a diversificare le fonti e le rotte di approvvigionamento delle stesse, riconoscendo altresì al gas il ruolo di combustibile della transizione per l'abbattimento delle emissioni.
  In particolare, nell'ambito delle attività internazionali legate alla cosiddetta
Climate finance, il 4 novembre 2021 l'Italia ha sottoscritto lo Statement on International Public Support for the Clean Energy Transition nell'ambito della COP26, ovvero la costituzione della Clean Energy Transition Partnership (Cetp).
  Successivamente, l'Italia il 24 novembre 2021 ha aderito alla Coalizione
Export Finance for Future (E3F), iniziativa con focus specifico sul contributo del credito all'esportazione, proponente l'Olanda e capofila la Francia (tra gli altri Paesi europei che hanno aderito si annoverano Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, UK, Spagna, Belgio e Finlandia).
  In tale ambito, è stato previsto che dal 31 dicembre 2022 sia sospeso il supporto finanziario pubblico a nuovi progetti internazionali per la produzione di energia mediante l'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e gas), salvo circoscritte eccezioni che siano comunque in linea con l'obiettivo del contenimento entro 1.5 °C degli accordi di Parigi, con obblighi di trasparenza e condivisione stringenti delle tempistiche di implementazione per i Paesi aderenti alla coalizione
Export finance for future.
  A livello nazionale, pertanto, grazie al coordinamento continuo e serrato tra i Ministeri a diverso titolo competenti in materia e Sace, nel corso del 2022 è stata delineata una strategia sui cambiamenti climatici finalizzata a garantire una coerenza tra gli accordi sottoscritti a livello internazionale e il dibattito in corso in termini di sicurezza energetica, tenendo in dovuta considerazione anche la domanda dei principali Paesi importatori e le esigenze del mercato globale sulla produzione energetica.
  La
policy combina la flessibilità richiesta dalle attuali congiunture economiche, delineando strumenti adeguati all'assetto dell'economia nazionale ed al nostro export, ed una tempistica realistica di applicazione delle misure previste.
  A tal fine, è stato considerato l'impatto:

   della crisi energetica scaturita a seguito dell'aggressione russa all'Ucraina giusto all'esito della precedente crisi pandemica, ed è stato pertanto adottato un approccio graduale, finalizzato alla cessazione del supporto pubblico all'esportazione per i nuovi progetti legati alle fonti fossili con una programmazione temporale credibile ed una tabella di marcia operativa in cui si vanno a diversificare gli interventi nelle varie tipologie di fonte fossile – petrolio e gas – posto che il carbone è escluso dal 2021;

   della tecnologia supportata nel Paese destinatario dell'investimento.

  Ciò premesso, si rileva innanzitutto che già nel maggio 2021 Sace ha definito una policy climatica che prevede il divieto di supporto alle operazioni destinate alla produzione di energia da carbone ed all'estrazione, produzione e trasporto di carbone termico, introducendo anche il divieto di supporto per operazioni nel settore estrattivo che prevedono l'utilizzo delle tecniche del flaring e del fracking. Nello stesso anno, Sace ha altresì aderito ai cosiddetti «Poseidon Principles», il primo accordo al mondo tra istituzioni finanziarie specificatamente rivolto al settore marittimo in materia di «climate alignment», che prevede il tracciamento delle emissioni di gas a effetto serra delle navi rientranti nei portfolio delle istituzioni aderenti, ai fini del monitoraggio del rispetto degli obiettivi climatici.
  All'esito della sottoscrizione dell'Italia degli impegni presi a livello internazionale, è stata quindi finalizzata un'analisi approfondita della situazione domestica, della domanda dei Paesi importatori e delle evidenze scientifiche disponibili, e definita una strategia che si articola in:

   misure di phase in volte, per il tramite di una metodologia di classificazione, ad introdurre incentivi per «operazioni green» e operazioni di «transizione green» in ambito export credit, al fine di accelerare il processo di transizione verde:

    operazioni verdi: ovvero operazioni che contribuiscono ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali della tassonomia europea senza arrecare danno significativo agli altri obiettivi (secondo il criterio Dnsh — Do no Significant harm);

    operazioni di transizione verde: operazioni che non contribuiscono direttamente agli obiettivi della tassonomia europea, ma presentano comunque un contributo positivo nella riduzione delle emissioni climalteranti;

   misure di cosiddetto «phase out» volte a identificare un percorso operativo credibile di dismissione graduale delle fonti fossili legate al petrolio e al gas, considerando una linea temporale specifica per le varie fasi della catena del valore dei due settori; la policy è stata quindi definita sulla base di una metodologia che prevede una distinzione tra settori del petrolio e del gas.

  Difatti, il gas è un vettore energetico attualmente indispensabile ai fini del progressivo passaggio a fonti totalmente rinnovabili e, pertanto, la dismissione delle operazioni che ne prevedono l'utilizzo è maggiormente diluita nel tempo.
  In particolare, il piano di dismissione del supporto alle fonti fossili prevede:

   carbone: come già accennato, tutte le operazioni sono già escluse dal 2021;

   petrolio: operazioni di estrazione e produzione energetica «unabated» escluse da gennaio 2023; operazioni di trasporto, stoccaggio e raffinazione escluse da gennaio 2024; operazioni di distribuzione escluse da gennaio 2028;

   gas: operazioni di produzione energetica «unabated» escluse da gennaio 2023; operazioni di estrazione escluse da gennaio 2026; per tutte le altre operazioni riguardanti il gas, la definizione del termine ultimo di cessazione del supporto è rimessa all'evolversi della situazione e delle valutazioni sull'opportunità o necessità di utilizzo della risorsa, anche in ambito EU, considerata anche la rilevanza di questa fonte energetica come fonte transitoria verso la decarbonizzazione e gli obiettivi di Net Zero.

  In linea con le tempistiche di dismissione previste dal piano, sono stati identificati dei criteri per valutare l'eventuale ammissibilità di progetti esclusi dal supporto.
  I suddetti criteri sono stati classificati quali «di ammissibilità generali», applicabili a tutte le fasi della catena del valore ed in riferimento a progetti ritenuti strategici per la sicurezza energetica nazionale o progetti che, in base al Paese di destinazione, risultino comunque in linea con il piano di decarbonizzazione nazionale, volto all'abbattimento delle emissioni, ed in linea con l'obiettivo di 1,5 °C dell'accordo di Parigi sul clima.
  L'ulteriore classificazione quali «criteri di ammissibilità specifici», si riferisce a quelli applicabili solo in ambiti ben determinati della catena del valore, prendono in considerazione alcuni requisiti specifici in base al Paese destinatario del progetto e all'accessibilità energetica ivi presente; in particolare, vengono valutate la riduzione di emissioni di GHG nella conversione di impianti per l'efficientamento energetico entro determinate soglie e considerate l'esistenza o l'applicazione di sistemi di abbattimento delle emissioni cosiddetti Ccs (cattura e stoccaggio del carbonio) e Ccsu (cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio) nel progetto supportato.
  Infine, è fondamentale segnalare che la
policy elaborata da Sace prevede comunque una «clausola di sicurezza energetica» in base alla quale è contemplata la possibilità che la policy stessa possa essere modificata o sospesa nel caso di cambiamenti nelle politiche energetiche o nei piani di decarbonizzazione nazionali o europei, e Sace potrà comunque assicurare quei progetti che, su indicazione delle stesse autorità europee ed italiane competenti, siano considerati strategici dal punto di vista della sicurezza energetica ed economica nazionale e/o europea.
  In sintesi, la
policy può essere soggetta a revisione in base al contesto internazionale al fine di aggiornare le tempistiche di attuazione del programma.
  Si segnala che il documento di sintesi della
policy descritta è stata pubblicato il 20 marzo scorso sulla pagina ufficiale della piattaforma LinkedIn della coalizione Export Finance for Future e sul portale di Sace, modalità concordata e condivisa, in applicazione del principio di trasparenza reciproca, da tutti i Paesi aderenti alla coalizione medesima, ma non anche dai Paesi firmatari della dichiarazione COP26.
  Pertanto, riguardo a quanto lamentato dagli onorevoli interroganti, si ribadisce che gli obiettivi assunti a livello internazionale sono confermati, prendendo altresì atto di una crisi energetica che può richiedere nel breve termine alcuni investimenti necessari per rimediare agli squilibri ed assicurare la sicurezza energetica nazionale.
  Peraltro, la strategia europea lanciata con la comunicazione del 18 maggio 2022 «REPowerEU» a seguito del conflitto russo-ucraino prevede, come noto, la promozione degli investimenti e l'innalzamento degli obiettivi riguardo l'apporto delle fonti rinnovabili di energia e dell'efficienza energetica, del biometano e del vettore idrogeno, ma tiene altresì conto della necessità per i Paesi dell'Unione europea di rendersi indipendenti dall'importazione di fonti fossili russe, anche attraverso investimenti in infrastrutture relative al gas naturale, che siano però funzionali nel medio termine al trasporto di metano e idrogeno in
blending, di gas rinnovabili e di idrogeno al 100 per cento.
  Le previsioni della strategia REPowerEU non sono, pertanto, in alcun contrasto con il percorso e il sostegno agli investimenti nel settore del gas e, pertanto, con le garanzie Sace, bensì sono funzionali da un lato a garantire l'obiettivo politico di renderci indipendenti dalle importazioni dalla Russia e, dall'altro, a mantenere i costi dell'energia per i consumatori a livelli accettabili, senza nulla togliere agli obiettivi di decarbonizzazione.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   PAVANELLI, CHERCHI, MORFINO, AMATO e ASCARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la zona cella Conca Ternana IT1008 costituisce un'area di superamento dei limiti fissati per le concentrazioni di Pm10 dal decreto legislativo n. 155 del 2010. La medesima zona è oggetto della procedura d'infrazione comunitaria per la qualità dell'aria 2014/2147;

   per il secondo anno consecutivo e per il quinto anno su sette dall'attivazione del monitoraggio, si è verificato un superamento del valore obiettivo per il Nichel (Allegato XI decreto legislativo n. 155 del 2010) nella centralina di monitoraggio del quartiere Prisciano di Terni con una media annua di 22,6 ng/m3 e di 28,7 ng/m3 nel 2020;

   lo studio del Dipartimento di chimica dell'Università la Sapienza e dal Cnr «High resolution spatial mapping of element concentrations in PM10: A powerful tool for localization of emission sources» svolto tra il 2016 e il 2018 avrebbe attestato la presenza di nichel in Viale Brin con valori di 125 ng/m3 in estate e 70 ng/m3 in inverno;

   ancora più allarmante è il riscontro fattuale fornito dai cittadini che lamentano la quotidiana presenza delle polveri su tetti, balconi, auto, vegetali che si trovano nel territorio ternano, vieppiù, in presenza di forte vento che causa l'ulteriore spostamento di polvere nera proveniente dalle scorie dell'acciaieria;

   il rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. per il SIN Terni-Papigno in relazione a due tipologie di sorgenti emissive (S – Impianti siderurgici, D – Discarica di seconda categoria tipo B rifiuti speciali) ha attestato eccessi di mortalità, morbilità e ospedalizzazioni di diverse patologie «per cause con evidenza di associazione con le esposizioni ambientali» indicando la necessità di approfondimenti sul tumore alla mammella registrando «un eccesso di mortalità non imputabile allo screening» e che «vi è una iniziale evidenza che associa il rischio di malattia con la residenza in prossimità di impianti siderurgici». Nell'ambito della fascia d'età pediatrico-adolescenziale 0-24, invece, sono stati riscontrati eccessi nelle ospedalizzazioni e nel profilo oncologico per i tumori maligni del sistema nervoso centrale; al fine di tutelare la salute dei cittadini esposti, si ritiene necessario lo svolgimento di un'attività di sorveglianza epidemiologica e prevenzione secondaria con riferimento alle patologie con evidenza di esposizione ambientale da estendere a tutte le aree geografiche che presentino il superamento dei limiti di concentrazione definiti dal decreto legislativo n. 155 del 2010 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano assumere per porvi rimedio;

   se non intendano promuovere, tramite il Sistema sanitario nazionale, un'attività di sorveglianza epidemiologica e prevenzione secondaria nelle aree geografiche che presentino il superamento dei limiti di concentrazione definiti dal decreto legislativo n. 155 del 2010, tra cui l'area di Terni, con riferimento alle patologie con accertata evidenza di esposizione ambientale.
(4-00175)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, acquisiti gli elementi tecnico-informativi, per quanto di competenza si rappresenta quanto segue.
  Occorre premettere che la vigente normativa in materia, ovvero il decreto legislativo n. 155 del 2010, attribuisce alle regioni le competenze in materia di zonizzazione, monitoraggio, valutazione e gestione della qualità dell'aria. Al fine di garantire il rispetto dei valori limite stabiliti, le regioni adottano specifici piani e misure d'azione.
  Al riguardo, l'aggiornamento del Piano regionale dell'Umbria sulla qualità dell'aria, adottato con deliberazione di Giunta del luglio 2021 ed approvato dall'Assemblea legislativa nel dicembre 2022, è attualmente in fase di VAS – Valutazione ambientale strategica.
  Questo Ministero ritiene che il suddetto atto possa costituire un valido strumento per far fronte alla denunciata situazione di criticità, rappresentata dal superamento nelle concentrazioni dei valori obiettivo di nichel.
  Infatti, in tale proposta, si conferma tra l'altro l'inserimento della stazione di rilevamento di Terni-Prisciano nella rete di monitoraggio della qualità dell'aria, a presidio del complesso siderurgico ternano. Segnatamente, in base ai dati forniti da ARPA Umbria, nel sito di Terni-Prisciano i valori obiettivo di nichel risultano superati con frequenza nel periodo compreso tra il 2015 ed il 2022, mentre quelli di deposizione dei metalli risultano più alti rispetto a quelli misurati in altre stazioni regionali. Secondo l'ARPA, tali valori sono riconducibili alla prossimità del parco scorie dell'acciaieria di Terni, fattore che dal 2020 in poi ha inciso sui livelli delle deposizioni dei metalli nelle altre postazioni presenti in città.
  Nell'aggiornamento al Piano regionale, è altresì previsto uno specifico intervento che mira allo svolgimento dell'intero ciclo di lavorazione delle scorie siderurgiche in ambiente chiuso e confinato, nonché all'installazione di impianti di abbattimento delle emissioni nel rispetto delle migliori tecniche disponibili.
  Per ridurre la concentrazione dei metalli, che sono trasportati in atmosfera dalle polveri, si rende utile intervenire sulla concentrazione di queste ultime. Al riguardo, si segnala che nel corso degli anni il Ministero ha mantenuto costante l'attenzione anche riguardo ai fenomeni di inquinamento da PM10.
  Le regioni, infatti, vengono coadiuvate attraverso interventi sia normativi che di incentivazione, nonché nella risoluzione delle procedure di infrazione in atto.
  Nell'ambito di tali attività, il 14 dicembre 2018 è stato sottoscritto un apposito Accordo di programma con la regione Umbria, rivolto alla situazione ambientale della Conca Ternana.
  Come anche rappresentato nell'interrogazione, l'area è caratterizzata da pressioni emissive consistenti di natura industriale, residenziale e di traffico, oltre che da condizioni orografiche e meteo climatiche sfavorevoli. Si rappresenta tuttavia che, in base agli esiti preliminari di uno studio effettuato dall'ARPA Umbria, la principale causa di diffusione delle PM10 nell'area sarebbe da rinvenire nella combustione di biomassa.
  Il citato Accordo ha incluso uno stanziamento iniziale del Ministero pari a 4 milioni di euro, da attuarsi anche tramite l'aggiornamento del Piano regionale di qualità dell'aria. Da parte sua, la regione Umbria si è impegnata ad implementare una serie di misure volte a ridurre le concentrazioni di PM10; tra queste, il contenimento delle emissioni da traffico e da riscaldamento domestico. Inoltre, l'Ente ha supportato gli studi sull'origine delle sostanze inquinanti, e le indagini epidemiologiche sugli effetti per la salute della popolazione. È comunque da segnalare la tendenza positiva: dai dati forniti dalla regione, nell'arco dell'ultimo quadriennio, il superamento dei limiti stabiliti è avvenuto soltanto nell'annualità 2020.
  È altresì in corso la stipula di un atto integrativo del suddetto Accordo, con un aumento della contribuzione del Ministero fino a 29 milioni di euro, indirizzato al potenziamento di alcune iniziative regionali già intraprese, ed alla realizzazione di nuove.
  Per quanto concerne in particolare la tematica relativa alla sorveglianza epidemiologica, considerato quanto raccomandato dal quinto rapporto SENTIERI, con particolare attenzione al sito SIN regionale di cui al decreto ministeriale n. 468 del 2001 – decreto ministeriale dell'8 luglio 2002, nell'ambito dell'Accordo di programma è prevista la realizzazione di uno specifico progetto volto all'attivazione di un processo di sorveglianza della salute dei residenti dell'area interessata, sia attraverso l'implementazione delle attività del registro tumori, sia valutando in modo integrato diversi possibili determinanti di patologie cronico-degenerative (neoplasie, malattie respiratorie ostruttive e cardiovascolari ischemiche ed altre).
  In particolare, saranno valutati diversi aspetti quali gli stili di vita potenzialmente nocivi, l'esposizione ambientale ed occupazionale a xenotossici (dose esterna) e l'assorbimento a livello individuale di xenotossici, utilizzando indicatori biologici di dose interna (ad esempio concentrazioni ematiche e/o urinarie di metalli) o di effetti biologici precoci (a livello cellulare e/o molecolare). Inoltre, saranno attivati studi di sorveglianza epidemiologica in grado di descrivere la situazione dell'area e di effettuare analisi di approfondimento rispetto a quanto prodotto ordinariamente dai sistemi informativi (ReNCaM, Registro tumori regionale e altre basi dati sanitarie) e da studi che si avvalgono del confronto tra le fonti citate e con altre aree con simili caratteristiche di esposizione (come ad esempio lo studio SENTIERI).
  Tale azione sarà finalizzata allo sviluppo e all'attuazione anche delle indicazioni contenute nella V edizione dello Studio SENTIERI da parte della regione Umbria, in collaborazione con l'università di Perugia e l'Istituto superiore di sanità.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.