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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    ogni anno, la «Relazione al Parlamento sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito – legge 16 marzo 1987, n. 115, recante Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito» fornisce una panoramica su questa patologia attraverso l'analisi dei dati provenienti da diversi sistemi informativi (l'ultima relazione è stata pubblicata a aprile 2022 sui dati 2019-2020);

    in Italia, in base ai dati Istat, nel 2020 si stima una prevalenza del diabete pari al 5,9 per cento, che corrisponde a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in lento aumento negli ultimi anni. La prevalenza aumenta al crescere dell'età fino a raggiungere il 21 per cento tra le persone ultra 75enni; il diabete è considerata una malattia cronica invalidante e, anche nelle forme non gravissime, può comportare costi anche molto alti per chi ne soffre;

    con la legge n. 115 del 1987 «Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito», il diabete mellito è stato inserito tra le malattie di «alto interesse sociale» con programmi e azioni dedicate appositamente alla prevenzione e alla diagnosi precoce, al miglioramento delle cure, alla prevenzione delle complicanze e al miglioramento della vita dei pazienti;

    sulla base di tale legge sono state poi predisposte una serie di agevolazioni fiscali e aiuti a chi ne soffre e ai loro familiari, soprattutto alla luce della considerazione che la malattia diabetica non riguarda solo chi ne è affetto direttamente;

    possono usufruire delle agevolazioni coloro che sono affetti da diabete mellito di tipo 1 e 2, con complicanze micro-macroangiopatiche e manifestazioni cliniche di medio grado e ha per questo un'invalidità tra il 41 per cento e il 50 per cento; da insulino-dipendente, con un mediocre controllo metabolico e un'iperlipidemia, ovvero con un aumento dei livelli di uno o più grassi nel sangue o con crisi ipoglicemiche frequenti, non trattabili con le normali terapie, corrispondenti a un'invalidità valutata tra il 51 per cento e il 60 per cento o coloro che soffrono di complicanze del diabete, fra cui la nefropatia, la retinopatia proliferante e la maculopatia, considerate invalidanti nella misura tra il 91 per cento il 100 per cento oltre all'assegno per l'indennità di accompagnamento. I malati di diabete hanno diritto anche all'esenzione del ticket sanitario per tutto ciò che concerne la malattia; iscrizione alle categorie protette in caso di invalidità superiore al 46 per cento se lavoratori dipendenti; alla pensione per inabilità alle mansioni, se dipendenti pubblici; alla pensione di invalidità, quando la malattia è talmente avanzata da compromettere una normale quotidianità; al diritto alla pensione anticipata, quando il livello di invalidità è molto elevato e con limitazioni legate all'età e ai contributi versati: pensione di vecchiaia anticipata a 55 anni e 7 mesi di età per le donne e 60 anni e 7 mesi per gli uomini, solo se con invalidità pari o maggiore all'80 per cento e con almeno 20 anni di versamenti contributivi; alle agevolazioni fiscali anche per l'acquisto di strumenti tecnologici quali pc, tv via satellite o accesso alla banda larga, per diabetici considerati disabili con un elevato livello di invalidità; alla maggiorazione di 2 mesi di contributi figurativi per ogni anno di servizio, se l'invalidità riconosciuta è tra il 74 per cento e l'80 per cento; in alcune regioni, Iva al 4 per cento sull'acquisto dell'auto ed esenzione del pagamento del bollo; in caso di invalidità, alla detrazione fiscale pari al 19 per cento sulle spese di acquisto o di adattamento di un'auto (questa agevolazione può spettare anche ai familiari) nonché le agevolazioni previste dalla legge n. 104 del 1992, (per l'assistenza alle persone con diabete);

    come si evince dall'elenco sopra riportato non basta avere il diabete per ottenere tali vantaggi e benefìci, ma bisogna ottenere anche il riconoscimento di una percentuale d'invalidità oltre una determinata soglia;

    purtroppo, come dimostrano diversi studi scientifici, la persona diabetica insulinodipendente ha un'aspettativa di vita nettamente inferiore rispetto ad un coetaneo in buona salute (8/10 anni di aspettativa inferiore); con l'avanzare dell'età, nonostante le innovazioni sul trattamento della malattia, la cronicità porta spesso ad altre patologie croniche (spesso il diabete di tipo I è di origine disimmune e colpisce in giovane età), diventa quindi sempre più difficile conciliare la vita privata, malattia e lavoro,

impegna al Governo:

   ad adottare iniziativa di carattere normativo volte ad estendere ai dipendenti pubblici la normativa già ora prevista per i dipendenti privati di poter accedere alla pensione anticipata a determinate percentuali di invalidità per coloro che sono diabetici, nonché al contempo a migliorare la normativa stessa;

   ad adottare iniziative di carattere normativo volte ad estendere i benefìci previsti dalla legge n. 104 del 1992 anche ai lavoratori con patologie croniche come il diabete di tipo I insulinodipendente.
(7-00082) «Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ONORI, APPENDINO, ASCARI, BARZOTTI, BOLDRINI, CHERCHI, FERRARI, LOMUTI, ORRICO, SCARPA, SCOTTO, SPORTIELLO e ZAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2023 il Parlamento ugandese ha approvato una proposta di legge fortemente lesiva dei diritti delle persone omosessuali. La nuova normativa contiene, infatti, misure quali il carcere per chi intrattiene relazioni omosessuali, così come per chi si rende colpevole di «promozione» dell'omosessualità. Nel contesto si arriva, addirittura, a prevedere la pena di morte per il reato di «omosessualità aggravata»;

   la menzionata legge, prima di entrare in vigore, dovrà passare il vaglio finale del Presidente Museveni, al quale spetterà la decisione di firmare oppure apporre il suo veto;

   secondo Volker Turk, Alto commissario dell'ONU per i diritti umani, l'adozione da parte del Parlamento ugandese di una nuova legislazione che prende di mira le persone lesbiche, gay e bisessuali è devastante e potrebbe erodere le conquiste fatte nel corso degli anni. L'Alto commissario ha, inoltre, affermato che l'approvazione di questa legge discriminatoria – probabilmente tra le peggiori al mondo nel suo genere – è uno sviluppo profondamente preoccupante. Infatti se il Presidente la firmerà, renderà di fatto le persone lesbiche, gay e bisessuali in Uganda dei criminali semplicemente per il fatto di esistere, di essere ciò che sono;

   il Segretario di Stato americano, Blinken, ha dichiarato che la legge contro l'omosessualità approvata dal Parlamento ugandese andrebbe a minare i diritti umani fondamentali di tutti gli ugandesi e potrebbe annullare i risultati ottenuti nella lotta contro l'HIV/AIDS. Nel contesto, il Segretario Blinken ha esortato il Governo ugandese a riconsiderare l'attuazione di tale legge;

   la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, riferendosi alla nuova legge approvata dal Parlamento ugandese, ha manifestato profonda preoccupazione, in quanto la normativa prende di mira intere comunità e utilizza le persone Lgbti come capro espiatorio. La Presidente ha, poi, ricordato che il Parlamento europeo ha ripetutamente affermato che alle persone dovrebbe essere permesso di vivere come desiderano vivere, essere chi desiderano, essere e amare come desiderano amare;

   in una nota diffusa, il 22 marzo 2023, dal Servizio per l'azione esterna dell'Ue (Seae), l'Unione europea si dice preoccupata per l'approvazione del testo, ribadendo che l'Ue è contraria alla pena di morte in qualsiasi circostanza. Inoltre, nella menzionata dichiarazione, si ricorda che secondo la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ogni individuo ha il dovere di rispettare e considerare i suoi simili senza discriminazioni, e di mantenere relazioni volte a promuovere, salvaguardare e rafforzare il rispetto e la tolleranza reciproci. La criminalizzazione dell'omosessualità, aggiunge infine l'Ue, è contraria al diritto internazionale dei diritti umani e l'Unione europea continuerà a dialogare con le autorità ugandesi e la società civile per garantire che tutti gli individui, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e identità di genere, siano trattati allo stesso modo, con dignità e rispetto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come valuti l'attuale stato delle relazioni tra Italia e Uganda;

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, intenda intraprendere per fare pressione sul Presidente ugandese affinché non si pervenga alla firma del menzionato provvedimento;

   se non si ritenga necessario promuovere, nell'ambito degli opportuni consessi internazionali, misure quali la sospensione di aiuti e sovvenzioni economiche nei confronti dell'Uganda finché non saranno garantite adeguate tutele dei diritti delle persone omosessuali, a partire dal ritiro della menzionata normativa.
(5-00648)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR – per sapere – premesso che:

   la città metropolitana di Venezia ha approvato il 22 marzo 2022 un progetto per la costruzione della cittadella dello sport di Tessera (Venezia). Il progetto vuole essere realizzato per 93 milioni di euro con i fondi europei a disposizione attraverso il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) missione 5 «Inclusione e coesione», componente 2 «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore», investimento 2.2 – «Piani urbani integrati» e per 189 milioni di euro mediante cofinanziamento del comune di Venezia;

   pochi giorni fa, la Commissione europea ha messo in dubbio l'ammissibilità di alcuni interventi selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022 per il Pnrr, tra i quali anche il progetto per la costruzione della cittadella dello sport di Tessera;

   già nella conferenza stampa tenuta il 26 novembre del 2022, alla quale ha partecipato anche l'interpellante, erano stati sollevati forti dubbi sulla conformità del progetto rispetto alle normative europee e al regolamento (UE) n. 2021/241 istitutivo del dispositivo del Pnrr ed al regolamento (UE) n. 2020/852 sugli Investimenti Sostenibili;

   in particolare, nell'incontro emerse che il progetto e la realizzazione delle infrastrutture relative avrebbero comportato il consumo di 40 ettari di suolo verde in contrasto con le finalità e il principio di «non arrecare danno significativo agli ambienti naturali» del regolamento (UE) n. 2021/241;

   inoltre, la nuova viabilità Tessera-Aeroporto prevista dal progetto a nord della cosiddetta «zona dei Concessionari», interferendo con il sito Unesco «Venezia e la sua Laguna» (C394), non rispetta la raccomandazione n. 10 della decisione WHC 44 CON.7B.50, adottata a Fuzhou (Cina) nel luglio 2021, nel quale si richiede di «Fermare tutti i nuovi progetti a larga scala proposti all'interno del sito e del suo più ampio contesto territoriale»;

   infine, nell'area dal progetto sono presenti specie protette ed è limitrofa alla Zsc IT3250031 «Laguna superiore di Venezia» e alla ZPS IT3250046 «Laguna di Venezia» tutelate, rispettivamente, dalla direttiva «Habitat» e dalla direttiva «Uccelli»;

   la provincia di Venezia con il 18,21 per cento tra le province di Italia con la maggiore percentuale di suolo consumato. Per garantire un ambiente sano è pertanto rilevante e necessario tutelare la parte di territorio verde rimanente, rispettando il diritto comunitario e la conservazione degli habitat e della biodiversità;

   nelle vicinanze delle aree interessate dal progetto sono presenti aree come quelle di porto Marghera già cementificate e da riqualificare. Alcune associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra, propongono anche di valutare un nuovo sito in cui realizzare il progetto –:

   sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, di quali elementi disponga in ordine alla conformità del progetto ai regolamenti europei per l'attuazione del Pnrr e delle direttive comunitarie, e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di valutare una nuova allocazione del progetto in aree da riqualificare.
(2-00120) «Cappelletti».

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   EVI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nel 2023 la Commissione europea presenterà una proposta di revisione della normativa europea sul benessere degli animali, che prevede anche una revisione del regolamento (CE) n. 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto e operazioni correlate, che regola la tutela del benessere animale durante il trasporto;

   l'Italia è un Paese interessato dal trasporto su lunga distanza di agnelli e giovani ovini, che vengono portati soprattutto nel periodo delle festività natalizie e pasquali;

   nel 2022, su un totale di 2.199.832 agnelli macellati in Italia (fonte Istat), 653.303 provenivano dall'estero, principalmente da Ungheria e Romania;

   questi trasporti spesso coinvolgono anche animali di poche settimane di vita e che viaggiano fino a 30 ore all'interno di camion. Nell'Unione europea, l'Italia è il primo importatore di agnelli vivi, davanti a Francia e Grecia;

   nel mese di marzo 2023 l'associazione Essere animali ha effettuato controlli su strada, partendo dalla località di Gonars fino alla provincia di Bologna e Firenze, per monitorare il trasporto di agnelli in arrivo da Romania, Ungheria e Slovacchia;

   in 6 camion su 7 sono state riscontrate violazioni, con casi gravi di sovraffollamento, agnelli incastrati nelle partizioni dei camion, sistemi di abbeveraggio non utilizzabili dagli animali e camion inadeguati al trasporto di questa specie;

   in un caso in particolare, il camion fermato presso Altedo (Bologna) presentava 200 animali in più rispetto al carico concesso e tre agnelli sono stati abbattuti dalle autorità italiane perché non più in grado di proseguire il viaggio;

   le problematiche riscontrate dalle associazioni come Essere animali dimostrano che le attuali normative non sono adeguate a garantire la protezione degli animali durante il trasporto, una delle fasi più stressanti e causa di sofferenza per gli animali allevati a fini alimentari;

   queste problematiche riguardano specificatamente il trasporto degli agnelli che ogni anno il nostro Paese importa dall'Europa orientale;

   il parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare consegnato alla Commissione europea indica la necessità di aumentare lo spazio a disposizione degli animali e di ridurre i tempi di viaggio attualmente concessi dalla normativa, anche alla luce dell'impossibilità di abbeverarli e nutrirli durante il trasporto –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali siano le iniziative di competenza che intende proporre in sede italiana ed europea per l'innalzamento degli standard di benessere animale durante il trasporto, in particolare per il trasporto di giovani agnelli e animali non svezzati in Italia.
(3-00309)


   DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE, PIERRO, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, CANDIANI, CAPARVI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni dal 17 al 19 agosto 2022 il territorio delle province di Ferrara e Modena è stato colpito da un forte maltempo, con ondate di pioggia e forte vento, che ha distrutto, oltre a interi raccolti di frutta e verdura, vigneti, oliveti, serre, magazzini, fienili e altre strutture agricole;

   i danni più rilevanti si sono avuti alle strutture e agli alberi da frutto, prossimi alla raccolta, caduti a causa del vento impetuoso, in particolare pere abate e mele, alle colture di mais azzerate da vento e acqua, alle serre e ai tunnel divelti, ai tetti di magazzini e capannoni scoperchiati, con problemi sia per le attrezzature e i prodotti ricoverati, sia in diversi casi per gli impianti fotovoltaici rovinati;

   la produzione agricola del territorio, ad esempio, era già stata messa a dura prova dalla siccità che aveva provocato stress idrico alle piante e problemi di accrescimento ai frutti che, in generale, non hanno raggiunto calibri del tutto soddisfacenti per il mercato;

   per i frutteti abbattuti vi è la necessità di mettere a dimora nuove piante, il che significa non avere frutti per 4-5 anni, fino a quando le piante non inizieranno a produrre; quindi, oltre ai danni per la mancata raccolta, andata distrutta, si vanno ad aggiungere danni per le mancate prossime produzioni;

   le associazioni che rappresentano le imprese agricole hanno segnalato l'indisponibilità delle compagnie assicurative ad assicurare i danni agli impianti frutticoli per le imprese agricole per questa tipologia di calamità;

   quella del 2022 è stata la peggior estate del decennio, con in media ben 16 fra grandinate e bufere di acqua e vento ogni giorno, con danni all'agricoltura che, per il maltempo e la siccità, superano i 6 miliardi di euro, pari al 10 per cento della produzione nazionale;

   sarebbe opportuno prevedere un provvedimento normativo di deroga per gli impianti frutticoli delle imprese agricole alle norme fissate dal decreto legislativo n. 102 del 2004, con un adeguato stanziamento finanziario, che consenta l'erogazione degli interventi compensativi del fondo di solidarietà nazionale a favore delle imprese agricole danneggiate dall'eccezionale ondata di maltempo che, al momento dell'evento, non avevano sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi –:

   quali provvedimenti intenda adottare al fine di sostenere il sistema frutticolo dell'Emilia-Romagna, già provato da quattro anni consecutivi di avversità, favorendo la ripresa dell'attività economica e produttiva e il ripristino delle strutture e delle colture danneggiate.
(3-00310)


   CASTIGLIONE, GADDA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la modernizzazione del settore agroalimentare rappresenta un elemento strategico per il rilancio dell'economia italiana e per tale ragione il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede importanti investimenti in tale ambito;

   nello specifico, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è titolare delle seguenti misure: sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, con una dotazione di 800 milioni di euro; parco agrisolare, con una dotazione di 1,5 miliardi di euro; innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare, con una dotazione di 500 milioni di euro; investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche, con una dotazione di 880 milioni di euro; contratti di filiera e di distretto, con una dotazione di 1,2 miliardi di euro, finanziati con risorse a valere sul Fondo per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   complessivamente, il Ministero ha dunque il compito di gestire 4,88 miliardi di euro;

   come affermato nella relazione della Corte dei conti presentata il 21 marzo 2023, procede «particolarmente a rilento l'avanzamento dei pagamenti» sulla missione «Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca», con un tasso di pagamento di appena il 10,7 per cento, influenzato negativamente dal mancato investimento per una migliore gestione delle risorse idriche in agricoltura, che, a fronte di stanziamenti annui per oltre 128,5 milioni di euro, vede impegni per soli 77,5 milioni;

   sempre secondo i dati della Corte dei conti, sull'investimento dei contratti di filiera e distrettuali non vi è ancora stata alcuna assegnazione di risorse; a quanto risulta, è stata concessa una proroga che ha fatto salire le domande che porteranno a possibili rallentamenti;

   anche sull'agrisolare non mancano i problemi; hanno suscitato polemiche la tempistica e le caratteristiche del bando, a partire dai limiti nella cumulabilità dei contributi e dal vincolo dell'autoconsumo, che hanno portato a una bassa percentuale di adesione;

   a questi problemi si aggiungono quelli procedimentali; è del 2 aprile 2023 l'annuncio della regione Sicilia della sospensione del rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico;

   destano preoccupazione anche dichiarazioni, come quella del capogruppo della Lega alla Camera dei deputati, onorevole Molinari, che ventilano l'ipotesi di rinunciare a una parte dei fondi; un rischio che l'Italia non può permettersi di correre, perché significherebbe perdere una straordinaria occasione di modernizzazione e sviluppo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per sbloccare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate al settore agroalimentare e colmare i ritardi accumulati.
(3-00311)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, CERRETO, CARETTA, ALMICI, CIABURRO, LA PORTA, LA SALANDRA, MALAGUTI e MARCHETTO ALIPRANDI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in base al principio di precauzione di cui all'articolo 7 del regolamento (CE) 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge recante «Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici»;

   le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare attraverso il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti sintetici. Il divieto comprende sia gli alimenti destinati al consumo umano, sia i mangimi animali;

   a seguito di ciò è stata sostenuta la tesi, ad avviso degli interroganti mendace, secondo la quale in Italia si possa importare cibo sintetico: in realtà la norma vieta non solo la produzione, ma anche l'importazione, per garantire la migliore tutela della salute degli italiani e la salvaguardia degli allevamenti nazionali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per fornire ai cittadini italiani una veritiera informazione sulla vicenda al fine di tutelare al meglio la salute dei consumatori e salvaguardare un modello produttivo basato sulla centralità del rapporto che l'uomo ha con la terra e il lavoro, che in Italia ha prodotto cibo per millenni, garantendo un modello di sviluppo efficacissimo e per tale motivo emulato, senza successo, in tutto il mondo.
(3-00312)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il settore agricolo lamenta da tempo l'esigenza di colmare il divario tra offerta e domanda di lavoro;

   il 2 aprile 2023 il Ministro interrogato, in apertura di Vinitaly, ha dichiarato che «nelle campagne c'è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza»;

   secondo i dati contenuti nel report «Il reddito di cittadinanza in relazione agli occupati a basso reddito (working poor) e ai giovani inattivi (neet)», realizzato nell'ambito del progetto di ricerca «Monitor fase 4», frutto della collaborazione tra AreaStudi Legacoop e Prometeia, la stima dei giovani in età compresa tra 18 e 29 anni percettori del reddito di cittadinanza, o componenti di nuclei familiari beneficiari della misura, che possono rientrare nella categoria degli «occupabili» ammonterebbe ad almeno 61.000 individui;

   secondo dati comunicati recentemente da Coldiretti, sono circa 100.000 i posti di lavoro disponibili nel settore, «20.000 dei quali solamente per il settore vitivinicolo» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro nel settore agricolo, con particolare riferimento ai cittadini di giovane età.
(3-00313)


   FRANCESCO SILVESTRI, BARZOTTI, CARAMIELLO e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2023 il Ministro interrogato ha dichiarato che «nelle campagne c'è bisogno di manodopera» e che «non è un modello di civiltà (...) stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza»;

   tali dichiarazioni dimostrano di non tenere conto delle esigenze del lavoro e della produzione nel settore agricolo, né delle condizioni dei braccianti e, in generale, dei lavoratori agricoli;

   infatti, secondo la stima preliminare dell'andamento economico del settore diffusa da Istat (gennaio 2023), l'instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, amplificatasi nel 2022 anche per l'effetto del conflitto russo-ucraino, ha innescato un consistente rialzo dei prezzi, con ricadute particolarmente pesanti sui costi di produzione. Inoltre, il fattore climatico ha segnato l'andamento del settore, soprattutto per la siccità: fenomeno che ha contraddistinto l'intera annata, influendo su volumi e qualità di molte colture;

   inoltre, il settore presenta caratteristiche peculiari connesse alla stagionalità e ai conseguenti cambiamenti climatici;

   è evidente, quindi, che le esigenze del primo settore produttivo del nostro Paese non possono essere ridotte e svilite a slogan né contro i poveri, né, tanto meno, nei confronti dei lavoratori del settore che, invero, devono possedere competenze adeguate alle attività svolte;

   la direzione verso cui impegnarsi deve essere quella tracciata dai regolamenti (UE) 2021/2115 e (UE) 2021/2116, con cui, per la prima volta a livello sovranazionale, nel sistema della politica agricola comune si integra il sostegno dei beneficiari con il rispetto di norme sociali che regolano il rapporto di lavoro, sia come percettori dei pagamenti diretti che di pagamenti ambientali (cosiddetta condizionalità sociale);

   per accogliere e definire il perimetro al quale si applica la «condizionalità», il Ministro interrogato ha adottato un decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 44 del 21 febbraio 2023, mentre al fine di attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza ed il Piano nazionale complementare, nonché le politiche di coesione della politica agricola comune è stato pubblicato un decreto nella Gazzetta Ufficiale n. 47 del 24 febbraio 2023 –:

   se non intenda scusarsi per le sue dichiarazioni e quali iniziative intenda adottare, anche di carattere normativo, al fine di assicurare azioni specifiche di rilancio del lavoro agricolo, di promozione dell'agricoltura «sostenibile» (Piano nazionale di ripresa e resilienza), nonché d'immediata e piena attuazione della cosiddetta condizionalità sociale.
(3-00314)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea il 21 febbraio 2023 ha presentato il «nuovo pacchetto per pesca, l'acquacoltura e gli ecosistemi marini». Il piano include vari strumenti, tra cui il piano d'azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente (Marine action plan), che prevede tra le misure una progressiva rinuncia alla pesca a strascico (nota anche come pesca a fondo mobile) entro il 2030 nelle aree marine protette;

   la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di definire a livello nazionale delle misure specifiche ed un ruolo di marcia da presentare prima della fine di marzo 2023. La raccomandazione è di utilizzare i fondi della Politica comune per la pesca o Pcp per supportare la transizione verso attrezzature di pesca più selettive, che possano ridurre le catture accidentali di specie giudicate sensibili;

   l'obiettivo del phasing out dello strascico da tutti i siti di interesse comunitario/Natura 2000 costituisce la chiara volontà della Commissione europea di bandire la pesca di questo tipo da tutti i mari europei, interessando un settore che garantisce lavoro ad oltre 20 mila imbarcati e che contribuisce per il 25 per cento agli sbarchi di prodotto ittico, con ben 7 mila imbarcazioni;

   l'adozione del piano, così come formulato dalla Commissione europea rischia di diminuire drasticamente la produzione interna del prodotto che per ovvie logiche di mercato dovrà essere colmata da un prodotto importato, proveniente da Paesi che non rispettano le regole dell'Unione europea in materia ambientale, di sicurezza e di lavoro;

   giovedì 30 marzo 2023 il Commissario europeo per l'ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius durante l'audizione presso la Camera dei deputati ha segnalato la condivisibile esigenza di mantenere un equilibrio tra l'attività economica, la redditività dei pescatori e la salvaguardia dell'ecosistema –:

   quali iniziative di competenza intenda perseguire, anche presso le istituzioni europee, al fine di accompagnare e sostenere le imprese del settore ittico per il raggiungimento degli obiettivi proposti nel nuovo pacchetto per pesca, acquacoltura e gli ecosistemi marini presentato dalla Commissione europea.
(5-00656)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREUZZA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la problematica relativa alla risalita del cuneo salino che interessa in maniera rilevante le foci dei grandi fiumi, tra i quali il fiume Brenta in Veneto, si verifica ad opera delle acque marine che, in concomitanza di portate fluviali ridotte, si insinuano nell'alveo fino ad occuparne lunghe tratte;

   tale fenomeno ha rilevanti ricadute sull'ambiente e sulle derivazioni d'acqua a scopo irriguo, con conseguenti problemi per la produzione agricola;

   tra le opere che si potrebbero realizzare per cercare di risolvere la problematica relativa al fiume Brenta c'è quella della realizzazione del ponte-diga, da collocare a circa 700 metri di distanza rispetto alla strada Romea, di cui si parla da decenni e che torna prepotentemente all'attualità adesso che le sponde del fiume sono ridotte ai minimi termini per la siccità;

   l'opera è stata progettata nel 2003 dal consorzio di bonifica Adige Bacchiglione (ora Adige Euganeo) ed è ora costituita da uno sbarramento antintrusione salina, con annessa passerella per la gestione e manutenzione, atto ad impedire la risalita dell'acqua salata dell'Adriatico nei fiumi Brenta, Bacchiglione, Gorzone ed in altri canali prossimi alla costa e la conseguente dispersione negli acquiferi superficiali del territorio circostante;

   l'intervento proposto dal consorzio è stato previsto per 15.000.000,00 dal Ministro pro tempore per politiche agricole, alimentari e forestali con decreti n. 61575 del 2005 e n. 4147 del 2007, finanziati con legge n. 350 del 2003 e legge n. 296 del 2006. Il finanziamento è stato impegnato sul capitolo 7438 del bilancio di esercizio del 2007;

   successivamente la regione del Veneto, il comune di Chioggia e il magistrato alle acque di Venezia (ora provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Triveneto), hanno chiesto l'ampliamento dell'opera progettata, pervenendo ad una nuova stesura del progetto con l'adeguamento del manufatto per il potenziamento della viabilità a diretto vantaggio del comune e della regione con l'alleggerimento del transito sulla strada statale Romea;

   nel giugno del 2009 è stato stipulato un protocollo d'intesa tra il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Triveneto, la regione del Veneto, il comune di Chioggia e il consorzio riguardante la progettazione e l'esecuzione dell'intervento denominato «sbarramento antintrusione salina alla foce del fiume Brenta» nel comune di Chioggia con il predetto adeguamento del manufatto;

   il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Triveneto, sulla base del citato protocollo d'intesa, è stato individuato quale soggetto attuatore per conto degli enti finanziatori, provvedendo a tutto quanto necessario per l'aggiudicazione ed esecuzione delle opere per un importo totale di 23 milioni di euro;

   l'iter della realizzazione, come si apprende da notizie stampa parrebbe giacere all'ordine del giorno degli uffici ministeriali i quali, non appena possibile, dovrebbero conferire il via libera all'azienda aggiudicataria dell'appalto;

   inoltre a causa dei recenti rincari dei materiali l'intero costo dell'opera ed i relativi compensi per la realizzazione dell'opera sono inadeguati rispetto a quanto fissato ormai più di dieci anni fa –:

   se i fondi previsti per la realizzazione della diga sul Brenta siano ancora disponibili, ovvero se si intendano adottare le iniziative di competenza volte ad individuare le risorse occorrenti per la realizzazione dell'opera.
(4-00787)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI e BONAFÈ. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   la pineta mediterranea rappresenta nel nostro Paese un presidio ambientale e paesaggistico straordinario ricco di biodiversità, oltre che un settore importante nell'economia forestale, spesso tutelato da apposite norme nazionali e regionali;

   tali pinete a partire dagli anni 50 del secolo scorso sono sempre più soggette a processi di invecchiamento, non seguiti da una apposita manutenzione e da strategie di rinnovamento del patrimonio forestale;

   negli ultimi anni i pini sono stati inoltre aggrediti da una concomitante presenza di più agenti patogeni, prevalentemente insetti provenienti da altri paesi tra cui:

    a) la Toumeyella Parvicornus, detta comunemente Cocciniglia tartaruga per i segni caratteristici che compaiono sul dorso che assomigliano al guscio di una tartaruga: si tratta di un parassita originario delle foreste del Nord America che, negli anni 2014-2015, è arrivato in Italia, dapprima in Campania per poi diffondersi in tutto il Paese;

    b) la Matsucoccus Feytaudi, già presente in alcune regioni, come la Toscana e la Liguria: originario delle regioni atlantiche come Francia, Spagna, Portogallo e Marocco, dove in queste regioni ha trovato condizioni climatico ambientali ottimali per la sua diffusione;

    c) la cimice americana delle conifere (Leptoglossus occidentalis Heidemann): un insetto di origine nordamericana diffuso dal Canada al Messico, rinvenuto per la prima volta in Europa nel Nord Italia nel 1999;

   si tratta molto spesso di parassiti molto aggressivi che si riproducono in modo esponenziale grazie soprattutto ai climi miti e purtroppo difficilmente estirpabili;

   tali insetti hanno determinato soprattutto la scomparsa dei pinoli: in molti casi l'abbandono delle operazioni colturali delle pinete hanno conseguentemente trasformato aree verdi in un fitto sottobosco, con esemplari spesso disseccati o comunque con una grande quantità di biomassa morta sia a terra che in chioma;

   in questo contesto va aggiunto come i profondi cambiamenti del contesto socio economico degli ultimi decenni hanno favorito il progressivo avanzare dell'insediato abitativo e delle attività produttive tra abitato e bosco: tale vicinanza legata alla scarsa manutenzione delle pinete rischia di risultare pericolosa anche in presenza di eventuali incendi;

   si aggiunga, a tutto questo, l'effetto dei cambiamenti climatici che incidono profondamente in molti contesti geografici nei quali la pineta è un elemento storicamente riconoscibile e di essenziale difesa del suolo. Le condizioni di scarsa piovosità implicano una progressiva sostituzione della copertura del suolo con generali processi di impoverimento ecologico ed ecosistemico;

   molto spesso gli enti locali competenti sono consapevoli delle problematiche relative alle pinete mediterranee ma non hanno le risorse necessarie per poter garantire interventi efficaci e puntuali di manutenzione e rinnovamento degli arbusti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di salvaguardare la presenza della pineta mediterranea su tutto il territorio nazionale, anche attraverso l'istituzione di un apposito fondo ministeriale capace di garantire risorse adeguate per finanziare i progetti e gli interventi degli enti locali preposti.
(5-00654)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALMICI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   al fine di risolvere le criticità del sistema di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago di Garda, nel 2017 veniva firmata la dichiarazione di intenti sul livello delle acque del lago tra le province di Mantova, Brescia e Verona e il comune di Peschiera del Garda;

   il 30 novembre 2020 il Consiglio provinciale di Brescia, con l'approvazione della «Mozione Sarnico», deliberava che le infrastrutture di depurazione, anche a progetto, dovessero essere localizzate «nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso»;

   alla luce del citato atto di indirizzo, l'ufficio d'ambito di Brescia chiedeva ad Acque Bresciane, società in house della provincia di Brescia che gestisce il servizio idrico integrato, di individuare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla provincia e con i regolamenti regionali;

   il 9 aprile 2021 Acque Bresciane trasmetteva all'Ufficio d'ambito della provincia di Brescia la relazione Prot. 31745 «Valutazione nuovi scenari localizzativi» e lo studio redatto con la supervisione scientifica dell'università di Brescia «Confronto fra scenario a progetto e nuovo scenario alternativo» nei quali si comunicava che il nuovo scenario rispondente alla citata mozione del Consiglio provinciale risultava quello di Peschiera + Lonato;

   in particolare, nella relazione si concludeva: «Per le scelte progettuali sopra sintetizzate, la soluzione Lonato consente un significativo contenimento anche dei costi di esercizio, in particolare dei costi energetici del sistema di collettamento. Per tutte le considerazioni sopra esposte Acque Bresciane conferma la sostenibilità tecnica della soluzione Lonato, in alternativa alla soluzione a progetto, e si rimette alle determinazioni dell'ATO rispetto alla prosecuzione dell'iter autorizzativo»;

   nonostante ciò, con decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80 (articolo 17-octies, comma 7), veniva stabilito che «Al fine di consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e la conseguente tempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al termine della propria vita tecnica, il Prefetto di Brescia è nominato Commissario straordinario, con i poteri di cui all'articolo 4, commi 2 e 3, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del lago di Garda»;

   il predetto decreto, prevedendo la nomina di un Commissario straordinario, escludeva, di fatto, la provincia di Brescia e tutta la sua comunità da ogni decisione, tanto che l'allora prefetto di Brescia, Attilio Visconti, in qualità di Commissario straordinario, con una nota del 23 luglio 2021, ben prima, quindi, della conversione in legge del provvedimento di iniziativa governativa, annunciava che «il sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda si articolerà in due depuratori che verranno ubicati a Gavardo e Montichiari», disattendendo del tutto la delibera del Consiglio provinciale di Brescia con la quale si stabiliva, come detto, che le infrastrutture di depurazione dovessero essere localizzate «nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso»;

   l'ipotesi del depuratore del Garda realizzato nei comuni di Gavardo e Montichiari prevede un investimento di oltre 170 milioni di euro, da aggiornare, nonché elevati costi di gestione, oggi lievitati anche a causa dell'aumento del costo delle materie prime e dei costi energetici: si pensi all'onere dell'energia di una rete che, in termini di chilometri, si raddoppia e che prevede due depuratori anziché uno solo;

   il progetto è stato, peraltro, portato avanti nonostante i diversi pareri negativi, non solo del Consiglio provinciale, ma dello stesso Commissario europeo per l'ambiente, Virginijus Sinkevičius, che in risposta a un'interrogazione ha dichiarato: «Lo smaltimento fognario è disciplinato dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. I dati comunicati dall'Italia indicano che Gavardo e Montichiari non soddisfano i requisiti di trattamento»;

   a parere dell'interrogante, inoltre, non sussistono i presupposti di necessità e urgenza di cui all'articolo 120, secondo comma, della Costituzione che avrebbero consentito all'allora Governo di sostituirsi alla provincia, avendo la stessa già assunto decisioni in materia;

   la Repubblica italiana, in tutte le sue articolazioni, sancisce il principio di leale collaborazione, in base al quale i diversi livelli di governo devono cooperare fra loro, in quanto, nonostante le diversità di funzione e struttura, essi fanno pur sempre parte del medesimo ordinamento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga sussistano i presupposti per revocare la nomina del Commissario straordinario per il sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e tornare a una gestione ordinaria.
(4-00783)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Val Camonica, in provincia di Brescia, è nota in tutto il mondo per la straordinaria ricchezza e varietà di incisioni rupestri, inserite nel 1979 nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO, quale primo sito italiano;

   la Val Camonica è un territorio che attira molti turisti e scolaresche, per la sua offerta culturale, mediante una significativa rete di musei e parchi;

   tra questi spiccano il Parco nazionale delle incisioni rupestri e il Museo nazionale delle preistoria della Valle Camonica (MuPre) a Capo di Ponte e il Museo archeologico nazionale della Valle Camonica a Cividate Camuno;

   anche in questi siti della Val Camonica, pur trattandosi di Musei nazionali, la cronica carenza di personale statale viene da molto tempo compensata mediante l'impiego di personale assunto da ditte o cooperative esterne, che ogni anno o due anni partecipano a un bando indetto dal Ministero per rinnovare il servizio;

   nei tre predetti siti lavorano da più di sei anni lavoratori esterni, per un totale ad oggi di 11 persone;

   a ciò si aggiunge il fatto che sin dall'inizio dell'esternalizzazione del servizio, gli appalti proposti dal Ministero, anziché proporre il contratto Federculture, tipologia più adeguata ai dipendenti museali, si fa riferimento a capitolati che suggeriscono contratti non adatti alle mansioni richieste nonché assolutamente inadeguati dal punto di vista retributivo;

   attualmente questi lavoratori percepiscono, dopo l'ultimo accordo, un compenso orario di 6,25 euro lordi l'ora a fronte dei 5,37 euro precedenti, inquadrati nel livello D del Ccnl vigilanza privata – servizi fiduciari;

   questi lavoratori sono indispensabili per il funzionamento dei siti: a inizio dicembre 2022, in attesa di trovare un accordo che prevedesse un contratto di lavoro e una retribuzione accettabili, i siti della Valle Camonica sono rimasti per giorni chiusi al pubblico;

   le città di Bergamo e Brescia sono capitali italiane della cultura per l'anno 2023. Sin dalle prime settimane si è registrato un significativo aumento del turismo non solo nelle città, ma anche nel territorio provinciale;

   il personale esterno che lavora nei siti della Val Camonica continua a vivere una situazione lavorativa estremamente precaria, in cui si richiede massima flessibilità e disponibilità in condizione di variazioni stagionali considerevoli, senza avere alcuna programmazione a lungo termine e, soprattutto, con paghe orarie non dignitose;

   i contratti di lavoro offerti dalle ditte appaltatrici non solo sviliscono il lavoro di lavoratori che quotidianamente si impegnano con professionalità e senso di responsabilità ma, più in generale, mettono a rischio la piena fruibilità dei siti culturali coinvolti e conseguentemente l'attrattività turistica dell'intero territorio;

   la situazione fin qui descritta si verifica non solo in Val Camonica, ma in tutta Italia, in tanti siti e musei statali, come dimostrano le recenti rivendicazioni dei lavoratori della cultura: rappresenta pertanto un sistema diffuso, che interessa un intero settore, particolarmente importante per il nostro Paese –:

   se il Ministro della cultura intenda effettuare un monitoraggio completo del fenomeno delle esternalizzazioni nei musei e siti culturali statali in tutta Italia;

   se il Ministro della cultura intenda adottare iniziative di competenza volte a bandire concorsi pubblici con i quali riconoscere adeguatamente la professionalità acquisita dai lavoratori già impiegati da ditte e cooperative esterne;

   se il Ministro della cultura intenda proporre, a maggiore garanzia dei lavoratori, il contratto Federculture negli appalti per la gestione dei servizi culturali;

   se i Ministri interrogati intendano farsi promotori di iniziative, anche di natura normativa, per riconoscere a tutti i lavoratori un «salario minimo», cioè un compenso minimo orario sotto il quale non si può scendere al fine di garantire dignità ad ogni lavoratore.
(4-00780)


   BORRELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'archivio storico dell'Enel, ospitato presso la Mostra d'Oltremare di Napoli, riveste un ruolo importante nell'ecosistema degli archivi storici di Enel Come riportato dal sito web dell'Enel, l'archivio «conserva un patrimonio di circa 30.000 risorse archivistiche, raccogliendo gran parte della documentazione sulla lunga avventura dell'elettrificazione del Mezzogiorno»;

   l'archivio rappresenta una rilevantissima fonte di studi storici ed economici, tenuto conto che le fasi dell'elettrificazione del Paese si interfacciano con quelle della storia dell'industria italiana e più in generale con il complessivo processo di sviluppo socio-economico del nostro Paese. L'archivio raccoglie la documentazione proveniente da archivi di varie regioni d'Italia e, in particolare, quelle carte della «Società Meridionale di Elettricità» e quelle riconducibili all'attività imprenditoriale di Giuseppe Cenzato, tutti documenti che consentono di ricostruire dettagliatamente la storia dell'elettrificazione del Mezzogiorno d'Italia;

   con decreto 2 novembre 1992, la Soprintendenza archivistica per il Lazio dichiarava gli archivi Enel «di notevole interesse storico» tutelati e vincolati dalla legge;

   nei giorni scorsi associazioni culturali e scientifiche a carattere nazionale e locale, docenti universitari, storici, archivisti, esponenti della società civile hanno lanciato l'allarme su un possibile trasferimento dell'archivio storico ed ha promosso un appello, che ha visto in breve centinaia di adesioni, per chiedere che rimanga presso la Mostra d'Oltremare e che sia finalmente valorizzato per rendere fruibile ad un'ampia platea di studiosi e di osservatori tutta la documentazione dell'industria elettrica italiana dalle origini agli anni più recenti;

   l'ipotesi prospettata, apparentemente di natura solo logistica, consisterebbe nel trasferimento fisico del predetto archivio in un deposito nel comune di Pastorano, in provincia di Caserta;

   tale ipotesi, oltre che poco percorribile, risulterebbe contraddittoria con le conclusioni assunte nell'ambito di apposito «tavolo tecnico» intercorso nel 2015 tra il Mibact, la Soprintendenza, la regione Campania, il comune di Napoli e l'Enel, tavolo che aveva previsto la realizzazione, all'interno della Mostra d'Oltremare, di un «Polo degli Archivi d'impresa», frutto della condivisione e della cointeressenza del materiale dell'archivio storico Enel con altri non meno importanti archivi d'impresa;

   già nel 2015, al momento del primo trasferimento dell'archivio dalla storica sede della ex centrale Elettrica dell'Ente autonomo Volturno di via Ponte dei Granili, l'Enel aveva manifestato il proposito di dirottare il patrimonio archivistico in un'altra regione, proposito contro cui si opposero con successo le istituzioni culturali cittadine, autorevoli personalità del mondo della cultura napoletana, esponenti della società civile che scongiurarono quella che si andava configurando come una «dismissione» di un prezioso asset di incommensurabile valore appartenente non solo alla città di Napoli ma all'intero Paese;

   il 24 aprile 2016 il progetto per realizzare il «Polo degli Archivi d'impresa» fu inserito nel cosiddetto «Patto per la Campania», sottoscritto dal presidente della regione Campania e dal Presidente del Consiglio dei ministri, con uno stanziamento di 6 milioni di euro con il fine di creare poli di archivi e musei di impresa nei principali centri regionali, a cominciare proprio da Napoli e dalla Mostra d'Oltremare;

   nel 2018 Enel avvio poi materialmente il trasferimento della documentazione da via Ponte dei Granili alla Mostra d'Oltremare. Provvisoriamente presso il «Padiglione America Latina» e successivamente il «Padiglione Libia» dopo averlo idoneamente adeguato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, se risulti richiesta di autorizzazione da parte di Enel per il trasferimento dell'archivio storico dell'Enel e se non intenda adottare le iniziative di competenza affinché l'archivio rimanga presso la Mostra d'Oltremare di Napoli e, in ossequio ai principi di tutela e valorizzazione del patrimonio industriale d'impresa, rendere fruibile tutta la documentazione dell'industria elettrica italiana dalle origini agli anni più recenti ad un'ampia platea di studiosi, osservatori e cittadini.
(4-00789)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano (cfr. Gazzetta di Parma, 27 marzo 2023) che presso l'Ufficio territoriale della Agenzia delle entrate di Parma si stanno verificando una serie di ritardi e disservizi che penalizzano utenti e professionisti;

   come risulta dal sito internet dell'Ufficio di Strada Quarta, è disposta l'apertura al pubblico solamente «dal lunedì al venerdì, dalle 8.45 alle 12.45; lunedì anche dalle 14.30 alle 16.00 – L'Ufficio riceve solo su appuntamento»;

   in particolare, diverse segnalazioni riportano che per prenotare un servizio di appuntamento digitale o con videochiamata, già di per sé difficile da programmare tramite il link indicato, bisogna attendere mediamente una settimana – talvolta anche venti giorni – per richiedere un semplice codice fiscale, una tessera sanitaria o aprire la partita Iva;

   ne consegue, trattandosi molte volte di appuntamenti temporalmente distanti, ovvero consequenziali a scadenze fiscali, il rischio in tardive dichiarazioni o imprecise comunicazioni;

   mantenere misure vincolanti di apertura al pubblico, come quelle adottate illo tempore a seguito dell'emergenza pandemica, sembrano ormai essere motivo di disagio diffuso e riscontrato in tutto il territorio nazionale, vista anche la drastica riduzione di apertura degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate competenti;

   è considerazione dell'interrogante che il buon funzionamento dei servizi pubblici digitali sia tra le priorità imprescindibili per cittadini e imprese, tuttavia senza dover limitare o pregiudicare la possibilità di confronto diretto tra contribuente e amministrazione finanziaria –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di far fronte alle criticità esposte in premessa per garantire tempestività al contraddittorio in presenza con gli uffici interessati, anche attraverso dotazioni organiche adeguate e proporzionali al numero delle pendenze giacenti e al bacino di utenza interessata.
(5-00655)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   MAGI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   con sentenze n. 32 e n. 33 del 2021, la Corte costituzionale aveva riscontrato la sussistenza di un grave vuoto di tutela dell'interesse del minore, poiché, seppur non vietato, non è garantito il riconoscimento dei legami affettivi del minore nato da procreazione medicalmente assistita praticata all'estero da una coppia dello stesso sesso. Alcuni bambini, quindi, rischierebbero di essere «non riconoscibili», subendo una compressione dei diritti da far valere nei confronti delle due persone che si sono assunte la responsabilità procreativa, tra cui i diritti al mantenimento, all'educazione, all'istruzione, nonché quelli successori, soprattutto in caso di inadempimento e di crisi di coppia;

   nelle stesse sentenze, la Corte costituzionale aveva rivolto un netto monito al legislatore, affinché colmasse il vuoto di tutela, concludendo che «non sarebbe più tollerabile il protrarsi dell'inerzia legislativa, tanto è grave il vuoto di tutela del preminente interesse del minore»;

   recentemente il Ministero dell'interno ha diffuso la circolare 3/2023, ritenendo che la pratica perseguita da alcuni sindaci della trascrizione degli atti di nascita formati all'estero, e a maggior ragione la registrazione, debba essere interrotta;

   nella medesima circolare – richiamando la sentenza della Corte di cassazione n. 38162 del 30 dicembre 2022 – si afferma che l'adozione rappresenterebbe l'alternativa che consentirebbe di dare riconoscimento giuridico al legame di fatto con il partner del genitore genetico che ha condiviso il disegno procreativo e concorso nel prendersi cura del bambino dal momento della nascita;

   la Corte costituzionale, nelle sentenze richiamate, aveva evidenziato l'inadeguatezza, in taluni casi, della «adozione in casi particolari» quale soluzione alternativa, considerato che potrebbe essere impraticabile nelle situazioni più delicate per il benessere del minore, quali la crisi della coppia e la negazione dell'assenso del genitore biologico o legale, visto che opera in ipotesi circoscritte, producendo effetti limitati, e che non assicura la creazione di un rapporto di parentela tra l'adottato e la famiglia dell'adottante e non interrompe i rapporti con la famiglia d'origine –:

   se non ritenga necessario, per quanto di competenza, intervenire sulla normativa al fine di stabilire che le due persone che si sono assunte la responsabilità procreativa siano in ogni caso riconosciute quali genitori, al fine di garantire ai nati a seguito di tecniche medicalmente assistite, inclusa la gestazione per altri, praticate ai sensi della normativa di un Paese estero o comunque al di fuori delle condizioni previste dalla normativa italiana, la tutela del diritto inviolabile all'identità, nonché la facoltà di far valere i diritti nei confronti di chi si è assunto la responsabilità di procreare.
(3-00306)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno – per sapere – premesso che:

   in Emilia, segnatamente a Reggio Emilia, vi sarebbe stato uno strano caso di infiltrazione mafiosa, ma senza amministrazioni infiltrate: questa sarebbe la paradossale conclusione che scaturirebbe, da un articolo di stampa del Giornale di inizio marzo 2023;

   all'inizio del 2015, è scattata l'operazione antimafia denominata Aemilia, un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna che ha portato all'arresto di 160 persone, di cui 117 in Emilia-Romagna, accusate a vario titolo dei reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, detenzione illegale di armi, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti e altro;

   sui contorni fino a ieri sconosciuti e politicamente importanti di tale operazione ha fatto il punto il quotidiano Il Giornale con un articolo del 9 marzo 2023, che lascia sconcertati se quanto in esso contenuto fosse effettivamente accertato;

   l'articolo de Il Giornale riporta le dichiarazioni e le parti di una relazione del sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia Roberto Pennisi, che per un breve periodo di due anni ha affiancato come pubblico ministero la Procura di Bologna nelle indagini sulla penetrazione della 'ndrangheta in Emilia, mettendo in risalto la non banale questione esposta dal magistrato:

   «Una organizzazione mafiosa per essere tale ha bisogno di legami nella politica, nell'economia, nella finanza. Altrimenti è una normale banda di criminali e gangster. Ecco, in Emilia è mancata esattamente questa parte dell'indagine. Era l'indagine che io volevo fare, e che non è stata fatta»; secondo l'articolo vi sarebbe una relazione firmata da Pennisi, rimasta nei cassetti della Cassazione e del Ministero della giustizia, in cui emergerebbe una differente, ma vera storia del processo Aemilia in cui vennero incriminati solo due politici di centrodestra, innocenti, e nessuno dei tanti nomi importanti della sinistra che comparivano nelle carte;

   il suddetto articolo scava a fondo nei legami nei risvolti di favore che vi sarebbero tra parte della magistratura, la sinistra emiliana ed il relativo sistema produttivo nonché della società da esse rappresentato –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati dall'articolo de Il Giornale del 9 marzo 2023 di cui in premessa e degli altri numerosi articoli che ne sono seguiti;

   se e nel caso quali iniziative di competenza intendano intraprendere in ordine alla vicenda rappresentata.
(2-00119) «Vinci, Foti, Maschio, Varchi, Buonguerrieri, Dondi, Palombi, Pellicini, Polo, Pulciani, Lucaselli, Pietrella, Gaetana Russo, Malaguti, Colombo, Ruspandini, Urzì, Cerreto, Mura, Mantovani, Sbardella».

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata:


   SQUERI e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dallo studio di Confcommercio «Demografia d'impresa nelle città italiane», pubblicato a fine febbraio 2023, risulta che negli ultimi 10 anni sono sparite oltre 99.000 attività di commercio al dettaglio;

   nelle 120 città medio-grandi su cui è concentrato il rapporto, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti: un calo di quasi il 20 per cento. La riduzione di negozi è più marcata nei centri storici e la gran parte delle chiusure riguarda attività considerate storiche o tradizionali;

   nei settori dove si registra una crescita, diminuisce la qualità dell'offerta. I dati Infocamere-Movimprese, aggiornati al 31 dicembre 2022, certificano che, rispetto al pre-pandemia (2019):

    a) gli hotel diminuiscono del 2,9 per cento, ma le attività di alloggio registrano un +43,3 per cento composto da bed&breakfast e Airbnb, che vanno a ridurre la disponibilità di alloggi per i residenti;

    b) la crescita della ristorazione (+4 per cento) va imputata all'incremento delle attività che offrono cibo da asporto, veloce, ma di minore qualità;

   a frenare la caduta delle attività commerciali non sono bastati gli «aiuti Covid» dello Stato, quali i contributi a fondo perduto o il credito d'imposta per le locazioni. I crediti d'imposta energia 2022-2023 per le imprese non energivore non sono riusciti a coprire, né avrebbero potuto, gli aumenti esponenziali delle bollette elettriche e del gas;

   l'inflazione nel 2022 è stata pari all'11,3 per cento (8,1 per cento prezzi al consumo). Per il 2023 le previsioni attuali viaggiano attorno al 9 per cento. Per il commercio, all'aumento generale dei costi che ne deriva, si aggiunge la lievitazione dei canoni di locazione, parametrati al 75 per cento della crescita dei prezzi al consumo;

   i canoni di locazione commerciale, classificabili come rendita, sono a libero mercato e nel corso della pandemia non si è riusciti a calmierarli. La spirale inflazionistica li aggraverà di un 15 per cento nel biennio 2022-2023;

   questo complesso di fattori amplifica il fenomeno noto come «desertificazione commerciale», contribuendo al depauperamento del tessuto socio-economico. È significativa la perdita di 11.214 bar dal 2019: meno servizi, meno vivibilità e meno sicurezza nei centri urbani –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per contrastare la «desertificazione commerciale» delle città italiane e se non ritenga opportuno valutare l'adozione di iniziative temporanee volte a calmierare almeno nel 2023 l'adeguamento delle locazioni commerciali all'inflazione, contemperando i diritti connessi alla proprietà con la necessità di tutelare le piccole e medie imprese operanti nel settore del commercio.
(3-00307)


   PELUFFO, BARBAGALLO, MORASSUT, SIMIANI, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI, ORLANDO, BAKKALI, CASU, GHIO, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore automotive e il relativo indotto è uno dei principali attori dell'economia nazionale e ha registrato nel 2021 un fatturato di 337 miliardi di euro, pari al 19 per cento del prodotto interno lordo, con oltre 1.260.000 lavoratori coinvolti;

   il 28 marzo 2023 il Consiglio energia dell'Unione europea ha adottato definitivamente, nel quadro delle iniziative «Fit for 55», il regolamento che ridefinisce, in modo più rigoroso, i livelli in materia di emissioni di anidride carbonica per autovetture e furgoni, stabiliti dal regolamento (UE) 2019/631, con il definitivo stop alla vendita di veicoli a motore endotermico dal 2035, e che include altresì un riferimento agli elettrocarburanti, prevedendo la presentazione da parte della Commissione europea di una proposta relativa all'immatricolazione, dopo il 2035, di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di anidride carbonica; non sono recati, invece, espressi riferimenti ai biocombustibili;

   in tale contesto risulta centrale sostenere la transizione gestendo il phase-out, mediante interventi efficaci per tutti i soggetti coinvolti – aziende, lavoratori, consumatori – facendoli approdare in maniera sicura nel nuovo sistema;

   l'auto elettrica si è già imposta come innovazione del settore e richiede un radicale ripensamento organizzativo e tecnologico delle filiere produttive: su questa linea Stati Uniti e Cina si sono già attivati in modo deciso, supportando l'industria e il mercato dei consumi con enormi investimenti;

   l'articolo 22 del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 3, ha istituito un fondo volto a favorire la transizione verde, la ricerca, gli investimenti nella filiera del settore automotive con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e 1.000 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, rinviando a successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri la definizione degli interventi ammissibili al finanziamento e il riparto delle risorse;

   sinora sono state ripartite le risorse relative alle annualità fino al 2024 e residuano, pertanto, 6 miliardi di euro, che sarebbe opportuno incrementare e destinare a politiche industriali volte alla riconversione del comparto in vista della scadenza del 2035 –:

   se il Governo intenda attuare politiche industriali per affrontare la transizione e realizzare un piano straordinario per l'automotive, valorizzando le potenzialità nazionali di innovazione, prevedendo strumenti per la trasformazione industriale e l'innovazione e stanziando risorse adeguate per investimenti, ricerca, ammortizzatori sociali e formazione per la salvaguardia occupazionale.
(3-00308)

Interrogazione a risposta orale:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, i vertici di Arcelor Mittal avrebbero avanzato formale richiesta per un nuovo rinvio delle misure ambientali prescritte dall'autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) del 2012, il cui vigente termine di scadenza è il 23 agosto 2023;

   in particolare, si tratterebbe del rinvio di diversi interventi: dagli impianti di raccolta delle acque meteoriche dell'area a caldo a quelli degli sporgenti marittimi, da impianti di captazione ed abbattimento fumi alle componenti elettriche di vecchia generazione disseminate nello stabilimento, fino alla bonifica degli impianti;

   l'A.I.A. ancora in vigore è stata varata più di 10 anni fa, nel 2012, ed è già stata oggetto di numerose proroghe e continui ritardi, che ne hanno allontanato ricorrentemente nel tempo interventi indispensabili per la salvaguardia dell'ambiente e per la tutela della salute di cittadini e lavoratori;

   secondo l'interrogante, un nuovo rinvio sarebbe scandalosamente inopportuno, proprio considerata l'urgenza di dare quanto prima attuazione alle suddette misure –:

   se intendano, per quanto di competenza, confermare o smentire la notizia riportata in premessa circa una nuova richiesta di rinvio dell'A.I.A.;

   se intendano, per quanto di competenza, adottare ogni iniziativa utile affinché nessuna nuova proroga dell'autorizzazione venga autorizzata;

   se intendano, per quanto di competenza, fornire informazioni riguardo all'attuale stato di attuazione degli interventi prescritti dalla suddetta autorizzazione e delle altre misure, a qualsiasi titolo previste, volte alla tutela dell'ambiente e della salute relativamente agli stabilimenti siderurgici di Taranto.
(3-00315)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   DARA, MACCANTI, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   perdurante la gravissima carenza di personale presso molti uffici della motorizzazione civile, l'innesto di professionalità esterne all'interno delle procedure di revisione periodica dei veicoli pesanti rappresenta un'importante risorsa per recuperare livelli di servizio adeguati alle esigenze della domanda in tutte le funzioni di motorizzazione erogate sul territorio, a beneficio dei cittadini e delle imprese;

   con il decreto ministeriale 15 novembre 2021, n. 446 si è dato avvio al processo di attuazione delle novellate disposizioni recate dall'articolo 80 del codice della strada, che prevede al comma 8 che il Ministro delle infrastrutture e trasporti, al fine di assicurare il rispetto dei termini previsti per le revisioni periodiche dei cosiddetti «veicoli pesanti» possa affidare in concessione quinquennale le suddette revisioni ad imprese di autoriparazione che svolgono la propria attività nel campo della meccanica e motoristica, carrozzeria, elettrauto e gommista, ad imprese che, esercendo in prevalenza attività di commercio di veicoli, esercitino altresì, con carattere strumentale o accessorio, l'attività di autoriparazione e che possano essere altresì affidate in concessione ai consorzi e alle società consortili, anche in forma di cooperativa;

   con circolare del 20 dicembre 2022, la direzione generale per la motorizzazione civile ha disposto che a partire dal 1° febbraio 2023, anche nelle more del rilascio in esercizio di un applicativo dedicato, le direzioni territoriali, in quanto organismi di supervisione, anche avvalendosi dei direttori degli uffici e delle sezioni a questi afferenti, potranno autorizzare sedute di revisione presso centri autorizzati ex legge n. 870 del 1986 designando, per l'esercizio delle funzioni tecniche connesse, un ispettore autorizzato regolarmente iscritto al RUI;

   alcune direzioni generali territoriali hanno emanato direttive volte a specificare che la presenza di ispettori autorizzati non dovrà in nessun modo inficiare l'operatività in conto privato del personale dell'amministrazione in ragione delle disponibilità fornita, affermando dunque una sorta di «diritto di precedenza» dei dipendenti dell'amministrazione pubblica rispetto ai soggetti privati autorizzati;

   oltre alla necessità di risolvere le problematiche organizzative legate ad alcuni uffici territoriali della motorizzazione, che determinano una preoccupante dilatazione dei tempi nell'esercizio delle revisioni di propria attribuzione, tale previsione contenuta nelle circolari della direzione generale e delle direzioni territoriali ha generato confusione sia presso il personale dell'amministrazione sia presso i privati autorizzati;

   occorre dunque riordinare una disciplina che vede operare insieme diversi soggetti, pubblici e privati;

   in questa situazione è stato proclamato uno stato di agitazione nazionale che ha interessato il personale tecnico di vari uffici della motorizzazione civile, in relazione alla correlata introduzione della figura dei cosiddetti «ispettori autorizzati»;

   il personale tecnico della sezione di Mantova, ad esempio, ha revocato la disponibilità a effettuare operazioni tecniche in «conto privato» e presso officine esterne;

   per tale motivo, l'ufficio citato ha dovuto porre in essere misure riorganizzative straordinarie al fine di garantire, nelle modalità possibili, la continuazione del servizio. In particolare, relativamente al periodo intercorrente tra il 20 marzo e il 30 aprile 2023, le sedute esterne (di collaudi e revisione) già assegnate e da assegnare verranno riprogrammate –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per superare le criticità esposte in premessa, che interessano numerose motorizzazioni civili del nostro Paese, tra cui quella di Mantova, nonché per garantirne il regolare funzionamento a beneficio di cittadini e imprese.
(3-00304)


   SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo una recente analisi di Assoutenti (Associazione nazionale utenti servizi pubblici) chi deciderà di muoversi in aereo per trascorrere le feste pasquali in famiglia dovrà affrontare gravosi rincari dei biglietti. Il costo dei voli nazionali, infatti, è aumentato rispetto allo scorso anno del +71,5 per cento quello dei voli internazionali del +59 per cento;

   già in relazione all'aumento dei prezzi dei biglietti aerei sulle tratte di collegamento tra le principali città italiane e la Sicilia, durante le festività natalizie, l'Antitrust ha avviato un'istruttoria nei confronti di Ryanair, Wizz Air, Easyjet e Ita per stabilire se abbiano distorto la concorrenza;

   la condizione di insularità per la Sicilia ha comportato e comporta gravi limiti e disagi per la mobilità dei residenti, aggravati dallo stato delle infrastrutture;

   l'articolo 174 Tfue riconosce gli svantaggi naturali e geografici permanenti specifici della condizione di insularità;

   la «specialità» derivante dalla condizione insulare è stata inoltre riconosciuta con risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016, nella quale tra l'altro l'Europa ricorda la necessità di migliorare i collegamenti attraverso le rotte marittime, un migliore accesso ai porti e migliori servizi di trasporto aereo, sottolineando inoltre l'importanza di sostenere lo sviluppo territoriale equilibrato delle regioni insulari che non beneficiano di un agevole accesso ai trasporti;

   la peculiarità delle isole è stata espressamente riconosciuta anche dalla nostra Costituzione che, all'articolo 119 comma 6 così recita: «la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità»;

   ad ottobre 2021 sono stati sospesi i voli in continuità territoriale nell'aeroporto di Comiso, a seguito del fallimento della compagnia Alitalia che li gestiva; i successivi tre bandi per manifestazione di interesse predisposti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Enac e Regione Siciliana con le quali si invitavano a partecipare le compagnie aeree che operavano in Sicilia, sono andati deserti e, da ultimo giunge la notizia, che l'aeroporto di Comiso è escluso delle nuove tratte di Aeroitalia previste in Sicilia;

   il trasporto aereo riveste un ruolo chiave sia per la continuità territoriale, strettamente correlata ai diritti di uguaglianza e libera circolazione dei cittadini sanciti dalla Costituzione, che per lo sviluppo economico della Sicilia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di tutelare i diritti di uguaglianza e libera circolazione dei cittadini e garantire una concreta attuazione della normativa sulla continuità territoriale.
(3-00305)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   L'ABBATE, ILARIA FONTANA, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 5 febbraio 2023 hanno avuto inizio i lavori di manutenzione straordinaria lungo la strada statale 16 Adriatica tra i territori di Torre a Mare e Mola di Bari, per la riqualificazione e messa in sicurezza dell'intero itinerario tra Bari e Lecce;

   la strada statale 16, ed in particolare il tratto compreso tra Monopoli, Polignano a Mare, Mola di Bari e Torre a Mare, è considerata tra le strade con il più alto rischio di pericolosità di incidenti stradali; secondo i dati Anas-Ministero dei trasporti si tratta di una strada percorsa in media da 46.000 veicoli al giorno ed il 59 per cento degli incidenti avviene a causa di tamponamenti, mentre il 16 per cento a causa di fuoriuscita o sbandamento;

   i suddetti lavori di manutenzione sono volti alla riqualificazione e messa in sicurezza dell'intero itinerario tra Bari e Lecce;

   nel prosieguo dei lavori sono stati eliminati gli impianti di pubblica illuminazione esistenti già da tempo nel tratto attiguo alla città di Mola, sui quali i cittadini potevano contare per una maggiore sicurezza lungo quel tratto stradale; si viene a conoscenza che il progetto finale non prevede il riposizionamento degli impianti di pubblica illuminazione lungo quel tratto, creando dunque un peggioramento della sicurezza stradale;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate, con particolare riguardo al riposizionamento degli impianti di pubblica illuminazione.
(5-00649)


   MAZZETTI, DEBORAH BERGAMINI, TENERINI, CORTELAZZO e BATTISTONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 1958 l'amministrazione provinciale di Massa Carrara predispose un progetto di massima per una strada di collegamento tra il comune di Fivizzano e i centri capoluogo, per avvicinare quel territorio alla costa. Il progetto, che prese il nome di «Direttissima Fivizzano-mare», fu approvato, ma poi accantonato;

   ripreso negli anni '70 e di nuovo negli '80 è stato recentissimamente posto all'attenzione delle Istituzioni locali dalla popolazione fivizzanese, costituitasi in uno specifico di un comitato locale che in questi anni sta sostenendo l'iniziativa, chiedendo di includerlo nella programmazione di nuove infrastrutture per la mobilità sostenibile, finanziabili con le risorse dei Recovery Fund;

   il comune di Fivizzano è uno dei più estesi d'Italia, ma è emarginato dalla viabilità e confinato all'estremo del territorio provinciale, il capoluogo, Massa, è da sempre priva di un collegamento diretto col proprio territorio. Una viabilità disagevole e tortuosa, che è stata appena alleviata dalla costruzione dell'autostrada Parma-La Spezia, infrastruttura che però non ha risolto i problemi di collegamento intra provinciali;

   Fivizzano peraltro è appetibile per l'industria turistica: la conformazione del suo territorio è fatta di colline amene in primavera, verdi altipiani e monti adatti a sport invernali e alpinismo estivo;

   un migliorato e veloce collegamento fra l'Emilia e la costa tirrenica, fino alla Versilia, può rappresentare un'opportunità per l'intera provincia di Massa Carrara, che è collocata al confine di tre regioni che praticamente la ignorano, demograficamente irrilevante e con un'economia scarsa di prospettive;

   il progetto «Direttissima Fivizzano-mare» è stato aggiornato nel 2021, integrato con le proposte arrivate da Carrara e dal Reggiano. Oggi si parla di una strada a scorrimento veloce che porterebbe in meno di 20 minuti da Carrara a Fivizzano e in circa 50 minuti a Reggio Emilia, collegandosi poi con la E6 del Brennero;

   si registrano apprezzamenti generali sia a livello provinciale, ivi compresa la provincia di Parma, che nei comuni capoluogo e in quelli attraversati. Le forze politiche locali hanno sottoscritto un atto per l'inserimento della Fivizzano-mare nel programma regionale di sviluppo;

   quali sono le valutazioni del Ministro interrogato circa il progetto indicato in premessa e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare uno studio di fattibilità sulla base delle progettualità già esistenti, allo scopo di giungere a una pianificazione esecutiva e alla realizzazione di un'opera che consentirebbe lo sviluppo di tutta la Lunigiana orientale.
(5-00650)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Assemblea generale del Consiglio superiore dei lavori pubblici del 29 settembre 2022, protocollo n. 84 del 2022, si è espressa in merito ad approfondimenti interpretativi che il comma 2-ter, articolo 2, del decreto-legge n. 121 del 10 settembre 2021, legge di conversione n. 156 del 9 novembre 2021, richiedeva per quanto riguarda il rilascio del parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici in relazione alle eventuali integrazioni o modifiche da apportare ai progetti dell'intervento viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi, nonché all'entità del corrispettivo da riconoscere alla società autostrada Tirrenica spa;

   all'esito di questi approfondimenti interpretativi, è stato ritenuto che il compito assegnato, relativo alla pronuncia del parere, possa essere adempiuto esaminando i seguenti aspetti: 1) identificazione delle eventuali «integrazioni» e delle «modifiche» da apportare ai progetti presentati per l'esame; 2) determinazione del corrispettivo da riconoscere per l'acquisto dei progetti; 3) modalità di presentazione dei progetti e termine per l'emissione del parere;

   considerata non solo la complessità del progetto di cui trattasi (187 chilometri di infrastruttura per un importo complessivo di circa 1.300 milioni di euro), ma anche la disomogeneità progettuale relativa alla tipologia, allo stato di approvazione del progetto e all'epoca di redazione dello stesso, l'Assemblea ha inoltre ritenuto che il termine dei trenta giorni decorrenti dalla data di ricezione della richiesta (ordinatorio e non perentorio) per l'espressione del parere si riferisca al progetto di ciascun lotto che Anas Spa provvederà a trasmettere al Consiglio superiore dei lavori pubblici, allegando all'istanza tutta la documentazione prevista per il livello progettuale di cui trattasi;

   sempre nel medesimo parere dell'assemblea del 29 settembre si precisa che «rimane in capo ad ANAS – quale soggetto acquirente – l'onere di acquisire tutti gli elementi ritenuti utili per consentire questo Consesso un'efficace valutazione secondo i sopra indicati criteri»;

   risulta all'interrogante che, ad oggi, non sia stato trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici da parte di Anas alcun progetto per l'espressione del prescritto parere –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché l'iter previsto non subisca ulteriori, inaccettabili, ritardi legati anche all'eventuale mancata trasmissione dei progetti al Consiglio superiore dei lavori pubblici, da parte di Anas, per l'espressione del prescritto parere.
(5-00651)


   MATTIA, MILANI, IAIA, BENVENUTI GOSTOLI, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   per collegare Puglia, Basilicata e Calabria Ionica sono necessari lavori per completare l'asse viario strategico della ex strada statale n. 175 Valle del Bradano che collega la Bradanica, attraverso la strada statale n. 7 Appia, con la strada statale n. 106 Ionica, la Taranto-Reggio Calabria, all'altezza di Metaponto;

   è una strada statale attualmente di competenza della provincia di Matera, costituita da due sole corsie, del tutto insufficiente per soddisfare la domanda mobilità di persone, prodotti agricoli, merci che dalla Sicilia, dalla Calabria e dalla fascia Ionica attraversano la provincia di Matera per proseguire verso l'Autostrada A14;

   d'estate poi quest'asse viario diventa uno dei più trafficati d'Italia perché utilizzata da tutta l'area murgiana-barese per raggiungere la costa Ionica del tarantino, del materano e del cosentino;

   ciò è aggravato dal fatto che il trasporto su gomma è l'unico che consente il transito merci e passeggeri, notevolmente aumentato negli ultimi anni per l'assenza di rete ferroviaria e di viabilità alternativa;

   con urgenza si deve realizzare la doppia carreggiata a due corsie per ciascun senso di marcia perché permette di collegare in modo funzionale le aree industriali ed agroalimentari del Barese e provenienti dall'autostrada A14 sino alla fascia costiera metapontina, collegando anche importanti comuni lucani, proseguendo verso Sud in direzione Calabria e Sicilia; è l'unica arteria stradale che collega la Bradanica, comuni materani, potentini della Valle del Bradano e l'area murgiana alla strada statale 106 Ionica; è l'unica opzione per una mole di traffico merci e passeggeri; è necessaria per aumentare la sicurezza di una strada caratterizzata da troppi incidenti stradali, soprattutto a causa delle decine di accessi poderali e incroci a raso;

   la popolazione residente nel vasto è significativo territorio lucano ha necessità, da sempre, di una rete moderna di mobilità «produttiva»;

   gli enti locali competenti non hanno realizzati i lavori necessari sopra descritti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la riqualificazione dell'importante arteria viaria, eventualmente riportandola al rango di strada statale perché si tratta di un'arteria stradale di importanza nazionale e dare così finalmente inizio all'opera di adeguamento del tratto viario per le aumentate esigenze di collegamento tra importanti territori della Nazione a causa dell'aumento esponenziale del traffico.
(5-00652)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione di quanto previsto dall'articolo 6, comma 5, del decreto-legge n. 102 del 2013 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha istituito un fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli;

   tale fondo aveva l'obiettivo di sostenere le famiglie destinatarie di sfratto per morosità, con sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone di locazione a ragione della perdita o consistente riduzione della capacità reddituale;

   nella legge di bilancio per il 2023 tale fondo non è stato però rifinanziato nonostante le richieste di Anci, delle associazioni sindacali, di volontariato e degli inquilini;

   il contributo affitto e i fondi per la morosità incolpevole hanno costituito negli ultimi anni uno strumento fondamentale per alleviare il disagio abitativo, impedendo gli sfratti e di consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare un'altra sistemazione abitativa;

   l'attuale livello degli affitti sul mercato privato della casa è infatti, per molte famiglie, insostenibile a causa della crescita dell'inflazione, della diffusione del lavoro precario con salari medio-bassi e dei livelli alti di disoccupazione;

   secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Istat sulla povertà, in Italia ci sono oltre 900 mila famiglie in affitto in condizione di povertà assoluta (il 45 per cento circa del totale delle famiglie in affitto, pur rappresentando il 20 per cento del totale della popolazione residente) e su queste pendono circa 150 mila sfratti esecutivi, di cui il 90 per cento per morosità;

   in tutta Italia vengono eseguiti giornalmente numerosi sfratti per morosità: l'attuale crisi economica, occupazionale e sociale fa presagire che l'emergenza abitativa continuerà e peggiorerà nel prossimo anno;

   moltissime amministrazioni comunali di tutta Italia hanno approvato in queste ultime settimane atti di indirizzo per sollecitare il Governo a promuovere politiche abitative efficaci e rapide e per rifinanziare il fondo per la morosità incolpevole;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intervenendo nel corso del question time alla Camera dei deputati il 22 febbraio 2023 ha ribadito che il fondo per la morosità incolpevole non «basta più» aggiungendo però che non verrà rifinanziato e che verrà sostituito da un non meglio precisato piano di interventi;

   ad oggi però il Governo non ha assunto alcun provvedimento per evitare che vengano sfrattate numerose famiglie, fino ad oggi tutelate dal fondo per la morosità incolpevole –:

   quali iniziative urgenti si intenda assumere al fine di promuovere politiche abitative efficaci ed evitare che migliaia di nuclei familiari vengano sfrattati a causa della riduzione della capacità reddituale.
(5-00653)

Interrogazione a risposta scritta:


   PELLICINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, Armando Brunini, amministratore delegato di SEA, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, ha comunicato che l'azienda ha chiuso il 2022 con ricavi per 734,8 milioni di euro e un utile netto di 182,50 milioni, annunciando che si prevede un 2023 ancora in crescita;

   l'amministratore delegato ha anche annunciato la prossima riapertura del Terminal 2 dell'aeroporto di Malpensa, chiuso da tempo a causa dei gravi problemi determinati dalla pandemia;

   nonostante le suddette buone notizie, che dimostrano la salute degli aeroporti milanesi e il positivo risveglio, dopo il COVID, del settore del turismo, non risultano ancora ripristinati i collegamenti tra Malpensa e Roma, interrotti a far data dal primo ottobre 2020, con la conseguenza che l'unico collegamento tra Milano e Roma è garantito dall'aeroporto di Linate;

   si ritiene che ciò costituisca un evidente pregiudizio per tutti coloro che vivono e lavorano nell'area nord di Milano, che si vedono costretti a sopportare i lunghi tempi di trasferimento verso Linate determinati dal forte traffico sulle autostrade A8 e A4, nonché sulle tangenziali milanesi;

   la suddetta area territoriale pedemontana nord occidentale è una tra le più importanti aree produttive a livello nazionale e merita il dovuto riconoscimento anche in termini di servizi e di collegamenti con la Capitale;

   l'aeroporto di Malpensa è situato in provincia di Varese, i cui 900.000 abitanti hanno diritto di beneficiare dei vantaggi dello scalo internazionale, oltre a doverne subire i pregiudizi in termini di rumore e di inquinamento;

   a prescindere dalle ragioni territoriali, appare comunque incomprensibile una strategia dei trasporti che di fatto rinuncia a collegare i due aeroporti italiani più importanti per dimensioni e traffico;

   si ritiene pertanto che la situazione venutasi a creare, anche a causa della pandemia, debba oggi essere superata con il ritorno alla piena normalità e con il ripristino dei collegamenti tra Malpensa e Roma Fiumicino –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di far ripristinare l'importantissimo servizio di collegamento aereo tra gli aeroporti di Malpensa e Roma Fiumicino citato in premessa.
(4-00782)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORGANTE, PADOVANI e MASCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   quattordici comuni della Valdadige, della Valpolicella fino a Bussolengo e dell'entroterra gardesano, hanno chiesto a gran voce un distaccamento permanente dei vigili del fuoco, nella parte nord ovest della provincia, per garantire tempi congrui nei soccorsi;

   in particolare, con nota Prot. 10.788 del 2022 indirizzata alla scrivente, il sindaco del comune di Dolcè si faceva promotore di un'istanza del territorio, particolarmente sentita da altri 14 sindaci di comuni veronesi, lungo un territorio di circa 300 chilometri quadrati e 100 mila cittadini residenti;

   come si legge nella nota «dopo attenta analisi e valutazione delle disponibilità offerte dal territorio avremmo individuato, di concerto con l'Ente Camera di Commercio di Verona, un immobile di proprietà di quest'ultima ubicato nel territorio, che amministro, cioè nel comune di Dolcè, e più precisamente nella zona industriale della frazione di Volgargne. La condivisione del luogo da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte deriva anche dalla posizione baricentrica rispetto l'intera area intercomunale interessata»;

   si tratta, in particolare, di un'area densamente industrializzata e strategica, anche dal punto di vista logistico, per la vicinanza della strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero e dall'autostrada A22 Brennero-Modena;

   all'indomani di un periodo impegnativo per i vigili del fuoco veronesi chiamati a numerosi interventi in più parti dell'intera provincia, sul tema è intervenuto anche Luca Cipriani, presidente veronese dell'Associazione vigili del fuoco: «Dopo il rogo che ha distrutto una importante azienda veronese, oltre ad esprimere sincera vicinanza e solidarietà all'azienda, ai lavoratori ed ai cittadini coinvolti, sentiamo la necessità di intervenire sulla discussione [...] rispetto all'apertura di possibili nuove sedi. Per completezza di informazione, va evidenziato che i Vigili del Fuoco scaligeri segnalano, da anni, che il dispositivo di soccorso della provincia di Verona soffre di una grave carenza d'organico che incide sui tempi di intervento e la risposta ai bisogni dei Cittadini» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'istanza di cui in premessa.
(4-00778)


   PADOVANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 marzo 2023 ricorreva il ventiseiesimo anniversario della morte prematura di Nicola Pasetto, avvenuta in un incidente stradale nel 1996 a neanche 36 anni;

   Pasetto, deputato prima del Movimento sociale italiano e poi di Alleanza nazionale, è stato il leader della destra veronese degli anni '80 e '90. Eletto giovanissimo in Consiglio comunale e quindi in Parlamento, ha interpretato la politica in maniera vivace, moderna, anticonformista e a volte anche spregiudicata, raccogliendo un grande consenso specialmente fra i giovani;

   la corona d'alloro che era stata collocata sulla targa commemorativa all'inizio del Lungadige che porta il suo nome è stata distrutta da mani ignote;

   non è la prima volta che la targa viene presa di mira, ma tale episodio, unitamente all'emergere su tutto il territorio nazionale di vicende analoghe, rappresentano la spia di un diffuso clima di intolleranza che nulla hanno a che fare con le idee politiche e rischiano di fomentare atti emulativi di odio;

   solo poche settimane fa all'Itis Molinari di Milano hanno cercato di impedire alla sottosegretaria Frassinetti la deposizione di un mazzo di fiori sotto la targa che ricorda Sergio Ramelli;

   si può anche essere avversari e avere visioni politiche opposte, ma se i propri ideali si perseguono con onestà, buonafede e intelligenza, deve sempre rimanere il rispetto e, perché no, la stima, in un clima di confronto rispettoso –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per prevenire e scongiurare ulteriori episodi di intolleranza ideologica, affinché casi come quello di Verona o di Milano rimangano isolati.
(4-00788)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   CANDIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che pochi giorni fa l'europarlamentare Isabella Tovaglieri era stata invitata a dialogare con i 450 alunni di un istituto agrario di Opera nell'ambito di una serie di incontri formativi promossi dagli studenti stessi, sul tema istituzioni europee;

   la parlamentare Tovaglieri era stata invitata dalla dirigente scolastica dell'istituto, su indicazione degli studenti stessi, che l'avevano scelta in quanto è fra i più giovani eurodeputati a Bruxelles e componente delle commissioni industria, ricerca ed energia e in quella per le pari opportunità;

   qualche giorno prima dell'evento, però, la dirigente lo ha annullato per accontentare un gruppo di docenti che le avevano inviato due missive (la prima non aveva sortito l'effetto sperato) chiedendo di revocare l'invito alla parlamentare a discutere di istituzioni europee in ragione della sua appartenenza politica alla Lega;

   è quantomeno singolare che dei docenti, educatori chiamati a formare in differenti ambiti disciplinari ragazzi dai 13 ai 19 anni, non abbiano ritenuto che il confronto con un deputato potesse arricchire le conoscenze e il senso critico degli stessi, ma abbiano agito per censurare una voce istituzionale perché non allineata al proprio credo politico;

   la questione è stata molto sentita nella comunità scolastica, tanto che gli studenti hanno ritenuto di manifestare apertamente contro la decisione della dirigente riunendosi davanti l'istituto dietro uno striscione con scritto «Libertà di parola e democrazia»;

   ove si voglia supporre che la scelta della dirigente sia stata dettata da una tardiva riflessione sulla poca opportunità di ospitare a scuola esponenti di partiti politici, gioverà ricordare che nello stesso istituto si sono svolti già in passato incontri con altri esponenti politici;

   sarebbe quindi particolarmente grave, dunque, se alcuni dirigenti e docenti dovessero credere di poter imporre il proprio credo politico in un'aula scolastica, ovvero di poter utilizzare la scuola come uno spazio di indottrinamento politico, addirittura ostruendo le richieste degli studenti che, come in questo caso, erano tese al confronto con chi, parlamentare eletto dal popolo quale è la deputata Tovaglieri, ha una esperienza diretta del funzionamento delle istituzioni europee –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per verificare le responsabilità della dirigente e assicurare che la scuola resti un luogo privilegiato di dialogo e non di propaganda politica.
(4-00781)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno di ogni anno, a partire dal 2011, si celebra «la Giornata mondiale della vitiligine» con l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica su questa malattia della pelle che colpisce circa 100 milioni di persone nel mondo, di cui circa 300 mila solo in Italia;

   numerose testimonianze riportate da diverse testate giornalistiche di primo piano mostrano come questa patologia, nonostante negli ultimi anni sia stata ampiamente sdoganata, condizioni significativamente la qualità di vita dei pazienti e la capacità di relazione e di interazione sociale. Cittadini e pazienti affetti da vitiligine sottolineano come l'attenzione orientata sul risvolto estetico, causato dalle macchie bianche sulla superficie cutanea, metta in ombra le vere conseguenze di questa patologia autoimmune cronica e degenerativa, ossia quelle psicologiche;

   risulta pertanto fondamentale non banalizzare la vitiligine semplicemente come una forma di malattia estetica o di malattia esterna, ma risulta importante affrontare il problema degenerativo della patologia da un punto di vista biologico, trattandosi molto spesso di una condizione associata a comorbidità con altre malattie autoimmuni o a problemi tiroidei;

   al congresso 2022 dell'American Academy of Dermatology (Aad) sono stati presentati risultati interessanti su nuove prospettive di cura, che aprono scenari importanti per una patologia ritenuta fino a oggi orfana di opportunità terapeutiche –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di promuovere una maggiore sensibilizzazione sulla patologia, in particolare sugli aspetti clinici e psicologici della vitiligine e se non intenda attivare un tavolo di confronto con le società scientifiche di riferimento, le associazioni dei pazienti e le altre parti interessate, per definire una visione strutturata sui bisogni organizzativi, per migliorare la presa in carico dei pazienti attraverso team multidisciplinari e per favorire l'adeguato supporto, clinico e psicologico, a pazienti affetti da vitiligine;

   se l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) si sia attivata con attività di horizon scanning per valutare la prossima disponibilità di nuovi trattamenti e consentire l'accesso precoce a farmaci di nuova generazione per questa patologia a tutti i pazienti candidabili.
(4-00779)


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   potrebbe rivelarsi un vaso di Pandora l'esposto presentato dal sindacato delle professioni infermieristiche (Nursid) alla Corte dei conti sulla gestione da parte della regione Campania dei fondi statali vincolati al pagamento dei personale infermieristico dipendente delle aziende sanitarie regionali impegnato nella campagna vaccinale e che potrebbe portare all'accertamento di irregolarità amministrativo-contabili, con conseguente danno erariale ed economico;

   in particolare, come si legge nell'esposto, si tratterebbe di circa 9 milioni di euro, destinati a finanziare, per l'anno 2021, al personale medico, infermieristico e agli assistenti sanitari le prestazioni aggiuntive inerenti le attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 (articolo 1, comma 464, della legge 30 dicembre 2020, n. 178) e che ad oggi non risulterebbero stati ancora erogati alle aziende sanitarie regionali, costrette, pertanto, a retribuire tali attività come compenso orario in regime di lavoro straordinario e a gravare, quindi, sui fondi contrattuali ex articolo 80 Ccnl 2016/2018 comparto sanità;

   secondo la denuncia del Nursind, infatti: «Ad oggi ci risulta che molteplici aziende sanitarie regionali abbiano inviato alla Direzione generale per la tutela della salute e il Coordinamento del Ssr le rendicontazioni delle spese sostenute nel 2021 (...) relative alle attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 ma, malgrado ciò, non hanno ricevuto dalla regione i fondi previsti»;

   nel marzo 2022, in risposta a un atto di sindacato ispettivo, la regione comunicava che «La Direzione generale per la tutela della salute ha chiarito che attualmente sono state avviate per l'anno 2021 le attività di rendicontazione con le aziende sanitarie al fine di procedere al relativo riparto dei fondi stanziati per le attività inerenti alla somministrazione dei vaccini» e, pertanto, «completata la rendicontazione con le Aziende Sanitarie, si procederà tempestivamente al trasferimento dei finanziamenti per la liquidazione delle prestazioni»;

   successivamente, nei mesi di ottobre e dicembre 2022, dietro sollecito del medesimo sindacato, la Direzione generale specificò che non erano «ancora pervenuti i riscontri e le rendicontazioni di tutte le aziende e si sta procedendo alle attività di verifica dei dati acquisiti»;

   a parere dell'interrogante, è intollerabile che, a distanza di due anni, tali operatori, al quale è dovuto un giusto riconoscimento per la dedizione instancabile e la competenza mostrata in oltre due anni di emergenza pandemica, siano ancora in attesa di percepire l'erogazione dei fondi per la remunerazione delle prestazioni aggiuntive nell'ambito delle misure di contrasto dei contagi da COVID-19 –:

  se e quali iniziative per quanto di competenza siano state assunte o si intendano assumere al fine di accertare se e in che modo siano stati utilizzati i circa 9 milioni destinati alle Aziende sanitarie regionali per finanziare al personale medico, infermieristico e agli assistenti sanitari le prestazioni aggiuntive inerenti alle attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2.
(4-00784)


   DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, comma 9-octiesdecies, del decreto-legge n. 198 del 2022 dispone che «Al fine di far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e di garantire i livelli essenziali di assistenza, in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile, le aziende del Servizio sanitario nazionale, sino al 31 dicembre 2026, possono trattenere in servizio, a richiesta degli interessati, il personale medico in regime di convenzionamento col Servizio sanitario nazionale di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza, fino al compimento del settantaduesimo anno di età e comunque entro la predetta data.»;

   con le circolari prot. A00/183/3078 del 6 febbraio 2023, A00/183/4397 del 9 marzo 2023 e A00-183/4430 del 10 marzo 2023, il Dipartimento per la promozione della salute della regione Puglia avrebbe comunicato alle Asl e alle principali organizzazioni rappresentative di categoria, di nutrire forti perplessità circa la effettiva applicabilità della norma nazionale sia alle strutture sanitarie pubbliche, sia alle strutture private accreditate pugliesi, sebbene l'articolo 12, comma 8, della legge regionale n. 9 del 2017 della regione Puglia, come modificato dall'articolo 10, comma 1, lettera b), della legge regionale n. 51 del 2021, escluda le strutture sanitarie private da tale vincolo. Tali dubbi si baserebbero su una interpretazione della norma che equipara le strutture sanitarie pubbliche a quelle private, arrivando ad attribuire natura pubblica a soggetti privati anche quando essi difettano dei requisiti necessari per la configurabilità di ente pubblico, disattendendo così i princìpi affermati dal Consiglio di Stato (Sent. 3387/2016);

   tuttavia, il Dipartimento ha formulato richiesta di chiarimento all'ufficio competente del Ministero della salute in merito all'applicabilità dell'articolo citato in relazione alla cornice normativa nazionale ed alla possibilità di estendere o meno la deroga sul limite di età del responsabile sanitario alle strutture private operanti in regime di accreditamento con il Ssr;

   sulla materia si era già espressa, a giugno 2020, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato osservando che il limite di età per lo svolgimento della funzione di responsabile sanitario di una struttura sanitaria e socio-sanitaria privata, di cui alla legge regionale n. 9 del 2017, «determina un'ingiustificata limitazione alla prestazione dei servizi professionali da parte dei medici, restringendo così l'offerta di tali servizi e comprime ingiustificatamente la libertà di iniziativa economica e l'autonomia gestionale delle strutture sanitarie e socio-sanitarie private», tant'è che la norma regionale è stata appositamente modificata;

   al riguardo, è intervenuta la stessa Corte costituzionale, che ha precisato, con sentenza n. 195 del 2021 che: «Le strutture sanitarie private sono, tuttavia, caratterizzate da una maggiore apertura al mercato e alle regole della concorrenza e possono, nella scelta del direttore sanitario, adottare criteri riferiti alla professionalità e alle competenze acquisite, senza necessariamente attenersi ai limiti di età previsti per le strutture pubbliche. Per le finalità indicate, l'età non costituisce un requisito essenziale nell'esercizio della funzione disciplinata dal legislatore regionale e non appare, pertanto, irragionevole che al vertice di tali strutture si collochi un direttore sanitario che abbia superato il settantesimo anno di età» –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga di dover dirimere, nel più breve tempo possibile, la controversia interpretativa di cui in premessa, fornendo risposta alla richiesta di chiarimenti pervenuta da parte della regione Puglia in merito alla possibilità di applicare l'articolo 4, comma 9-octiesdecies, del decreto-legge n. 198 del 2022, relativo al possibile superamento del previsto limite di 70 anni per il collocamento in quiescenza dei direttori sanitari delle strutture private accreditate e per tutti i medici convenzionati, fino al compimento del settantaduesimo anno di età.
(4-00786)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ORRICO, CHERCHI e AMATO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 14 del 24 febbraio 2023 è stato convertito il decreto-legge n. 198 del 29 dicembre 2022 detto «Milleproroghe»;

   il suddetto provvedimento legislativo contiene una disposizione che prevede come, nelle more della piena attuazione del nuovo regolamento sul reclutamento le istituzioni Afam (Alta formazione artistica e musicale) statali, per l'anno accademico 2023/24, possano assumere a tempo indeterminato docenti attingendo prioritariamente dalle graduatorie compilate dalle istituzioni statizzate per la stabilizzazione del personale e dalle vigenti graduatorie nazionali e, in subordine, mediante selezioni pubbliche per titoli ed esami;

   fino al 2021, il reclutamento a tempo indeterminato nei conservatori è avvenuto tramite graduatorie nazionali, alle quali si poteva accedere con 3 anni accademici di servizio;

   così facendo si elimina de facto il reclutamento nazionale, si cancella ogni riferimento all'abilitazione artistica nazionale e si istituiscono i concorsi di sede come avveniva decenni orsono, ignorando i diritti dei precari che garantiscono da anni la regolare erogazione dell'offerta formativa;

   questa nuova disciplina, ad avviso degli interroganti, si muove nella direzione della creazione di divari territoriali nel Paese;

   nessuna tutela è prevista per i precari Afam con almeno tre anni accademici di servizio che risultano inoltre essere numerosi –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare l'opportunità di tutelare i precari di cui sopra nella stesura del nuovo regolamento sul reclutamento dei docenti per le istituzioni Afam.
(4-00785)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato sull'edizione di Bari del quotidiano la Repubblica del 4 aprile 2023 l'Università di Bari ha ottenuto 132 milioni di euro per la ricerca e altri fondi per potenziare il personale, partecipando a bandi finanziari con i fondi Pnrr;

   l'Ateneo è risultato tra i vincitori, in rete con altri enti, di 18 progetti che prevedevano l'assunzione di ricercatori a tempo determinato, con un contratto triennale che terminerà nel febbraio 2026 e borse di dottorato;

   con i progetti vinti nei campioni nazionali e partenariati estesi – due delle formule per i maxibandi Pnrr emanati dal Ministero dell'università – l'Università di Bari ha ottenuto 134 ricercatori e 55 posizioni di dottorato, mentre altre 121 borse facevano parte di un altro finanziamento specifico per i dottorati;

   l'Ateneo ha immediatamente emanato i bandi per assegnare i posti e permettere ai ricercatori di poter cominciare il prima possibile, dal momento che ogni ritardo rispetto alla data del febbraio 2026 per il termine dei contratti triennali avrebbe gravato sulle casse dell'Università di Bari;

   contemporaneamente ha anticipato, a bilancio, i fondi necessari per le assunzioni di ricercatori e borse di dottorato per un totale di venti milioni di euro per le prime e quattro per le seconde, anche perché, essendo l'Università un ente pubblico, non avrebbe potuto stipulare contratti senza la necessaria copertura finanziaria;

   i dottorandi hanno iniziato il loro rapporto di lavoro dal primo febbraio mentre i ricercatori dal primo marzo e la prima retribuzione per le 188 unità complessive è stata pagata direttamente dall'Università, perché il Ministero competente non ha ancora provveduto a erogare, così come avrebbe dovuto, il 10 per cento di ogni finanziamento vinto dall'Ateneo, nonostante le firme dei decreti ministeriali di concessione risalgano ai mesi tra settembre e novembre;

   tale ritardo sarebbe attribuibile ad una farraginosa procedura che prevede che per un bando vinto, il Ministero invia i fondi all'hub che è l'organismo centrale che coordina il progetto vincitore e l'hub, a sua volta, deve erogare il dieci per cento agli atenei spoke, i quali li ripartiscono agli enti affiliati;

   tra i suddetti organismi vengono siglati lunghi accordi che risultano essere ancora in corso, per cui i fondi stazionerebbero ancora presso gli hub;

   una seconda causa di rallentamento è dovuta alla previsione di alcune linee guida ministeriali approvate successivamente ai decreti, secondo cui l'erogazione dei fondi per ricercatori e borse di dottorato avverrà periodicamente dopo che gli atenei, ogni 10 del mese, invieranno un report sulle spese, un sistema di controllo che rallenta ancora di più le operazioni;

   l'università di Bari ha dunque già anticipato ventiquattro milioni di euro e dovrà stanziare altri 27 milioni di euro per l'acquisto di attrezzature;

   a parere dell'interrogante è incomprensibile che venga scaricato sulle università anche il peso finanziario del Piano, dopo che per tanti mesi sono state impegnate a pieno ritmo per portare a termine tutte le operazioni richieste per partecipare ai bandi compiendo un grande lavoro progettuale e amministrativo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché le università che hanno vinto i bandi finanziati con i fondi Pnrr possano ottenere nel più breve tempo possibile i finanziamenti loro spettanti, evitando agli atenei esposizioni finanziarie così importanti.
(4-00790)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta L'Abbate n. 4-00531 del 22 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Simiani n. 5-00532 del 20 marzo 2023;

   interrogazione a risposta orale Squeri n. 3-00284 del 28 marzo 2023.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interpellanza Almici n. 2-00039 del 9 gennaio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00783.