Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 31 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 28 marzo 2023, la Corte di Cassazione francese ha deciso di respingere a titolo definitivo la richiesta, risalente al gennaio 2020, del Governo italiano di estradizione di dieci militanti della lotta armata rifugiatisi in Francia ed arrestati nel mese di aprile del 2021;

    la Corte di Cassazione francese ha rigettato il ricorso del procuratore generale Rèmy Heitz contro il no già pronunciato il 29 giugno 2022 dalla Corte di appello, nonostante la volontà comune dei Governi italiano e francese di ottenere giustizia per le vittime delle azioni terroristiche messe in atto, negli anni passati, dagli arrestati;

    non a caso il 26 marzo 2023, il Ministro della giustizia francese, Eric Dupond-Moretti, riguardo ai dieci ex terroristi arrestati aveva detto di considerarli «assassini», auspicando la loro estradizione;

   i dieci militanti della lotta armata sono:

    Giorgio Pietrostefani, fondatore insieme ad Adriano Sofri di Lotta Continua, condannato come mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi;

    Marina Petrella, appartenente alle Brigate Rosse e condannata per l'omicidio del generale Galvaligi, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D'Urso e dell'assessore regionale della Democrazia cristiana Ciro Cirillo;

    Roberta Cappelli (Brigate Rosse), anche essa condannata per l'omicidio del generale Galvaligi, dell'agente di polizia Michele Granato e del vicequestore Sebastiano Vinci;

    Giovanni Alimonti (Brigate Rosse), condannato per il tentato omicidio del vicedirigente della Digos Nicola Simone;

    Enzo Calvitti (Brigate Rosse), condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata;

    Maurizio Di Marzio della colonna romana delle Brigate Rosse, il cui nome è legato all'attentato al dirigente dell'ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981 e, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell'Epifania del 1982;

    Sergio Tornaghi, membro della colonna milanese «Walter Alasia», condannato all'ergastolo per l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della «Ercole Marelli»;

    Narciso Manenti, di Guerriglia Proletaria, condannato nel 1983 all'ergastolo per l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio di medicina dove aveva fatto irruzione per sequestrare un medico che lavorava presso il carcere di Bergamo;

    Luigi Bergamin dei Pac (Proletari armati per il comunismo) del ben noto terrorista Cesare Battisti, condannato a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di Polizia penitenziaria, ucciso a Udine il 6 giugno 1978 dallo stesso Cesare Battisti;

    Raffaele Ventura, delle Formazioni Comuniste Combattenti, condannato a 20 anni di carcere per concorso morale nell'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano;

    la decisione della Corte di Cassazione giunge dopo il parere negativo già fornito il 7 febbraio 2023 dall'avvocato generale della stessa corte, Xavier Tarabeaux, il quale aveva consigliato di respingere il ricorso del procuratore Heitz;

   le motivazioni addotte dai magistrati francesi al fine di giustificare la loro decisione sono le seguenti:

     il fatto che alcuni dei dieci ex terroristi siano stati condannati in contumacia decenni fa e che essi non godrebbero, qualora estradati in Italia, di un nuovo processo;

     stando a quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non verrebbero rispettate le nuove vite che i dieci terroristi si sono nel frattempo create in Francia, con tutto ciò che riguarda le loro attuali professioni e famiglie, «pur tenendo conto della gravità dei fatti contestati»; secondo il Governo italiano, il lasso di tempo passato è da ricondurre unicamente ad una interpretazione distorta della cosiddetta «dottrina Mitterrand», risalente agli anni '80 del secolo scorso;

    l'allora Presidente della Repubblica francese, François Mitterrand, aveva offerto rifugio agli ex terroristi italiani ma a condizione che non si fossero macchiati di gravi fatti di sangue: condizione di sicuro non soddisfatta dai dieci terroristi in questione e da altri ancora, condannati in Italia per omicidi come quello del commissario Luigi Calabresi (Pietrostefani), del generale Enrico Galvaligi (Petrella e Cappelli) o dell'avvocato Enrico Pedenovi (La Ronga, Stefan, Gaimozzi, tutti membri dei Comitati comunisti rivoluzionari, una organizzazione paramilitare riconducibile a Prima linea);

    la «dottrina Mitterrand», quindi, era diretta a non concedere l'estradizione di persone imputate, condannate o ricercate per «atti di natura violenta ma d'ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, concedendo di fatto un diritto d'asilo a ricercati stranieri;

    i parenti delle vittime dei crimini commessi dai dieci ex terroristi possono presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di Cassazione francese;

    i ricorsi alla Corte di Strasburgo non possono essere presentati da autorità di Governo, bensì «da ogni persona fisica, organizzazione non governativa o gruppo di privati che pretenda di essere vittima di una violazione dei diritti riconosciuti nella Convenzione o nei suoi protocolli»;

    l'attuale Governo francese ha già riconosciuto il diritto dell'Italia a pretendere l'applicazione delle condanne inflitte nel nostro Paese contro i dieci terroristi ora rifugiati in Francia;

    la decisione della Corte di Cassazione francese di non accordare l'estradizione dei dieci terroristi arrestati in Francia, a seguito dell'avvio del relativo iter da parte del Governo italiano, è stata giustamente stigmatizzata da quest'ultimo, cui non può non unirsi il pieno dissenso del Parlamento italiano,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a fornire tutta la necessaria e dovuta assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi dai dieci terroristi italiani rifugiati in Francia, nella loro già annunciata intenzione di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di Cassazione francese;

2) ferma restando l'intenzione di non voler interferire in questioni interne, a proporre alla Francia la possibilità di ricorrere all'espulsione dei dieci terroristi italiani, in qualità di persone non gradite dalle autorità francesi.
(1-00102) «Foti, De Corato, Donzelli, Messina, Antoniozzi, Gardini, Ruspandini, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciancitto, Ciocchetti, Colombo, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Filini, Frijia, Giordano, Giorgianni, Giovine, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, La Porta, La Salandra, Longi, Loperfido, Lucaselli, Maccari, Maerna, Maiorano, Malagola, Malaguti, Mantovani, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Michelotti, Milani, Mollicone, Montaruli, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Pietrella, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rosso, Rotelli, Rotondi, Gaetana Russo, Sbardella, Schiano Di Visconti, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Trancassini, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Varchi, Vietri, Vinci, Volpi, Zucconi, Zurzolo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   CASASCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Tim è il primo operatore di telecomunicazioni italiano con tecnologie e servizi innovativi, che nel corso degli anni ha sviluppato una infrastruttura di rete fissa, sulla quale passano i dati e le informazioni dei cittadini, pubblica amministrazione e aziende, con una presenza puntuale sull'intero territorio nazionale, e collegamenti internazionali attraverso la controllata Sparkle. Una infrastruttura che, proprio per le sue qualità e rilevanza, è considerata strategica per la sicurezza nazionale e per lo sviluppo digitale del Paese;

   la rete di Tim è stata posta in vendita per fare fronte al forte indebitamento dell'azienda, ricevendo ad oggi due offerte concorrenti: la prima da parte del fondo d'investimento americano Kkr, la seconda da parte di Cassa depositi e prestiti in cordata con il fondo di investimento australiano Macquarie;

   il Consiglio di amministrazione di Tim ha respinto entrambe le offerte, dichiarandole inferiori alle aspettative in merito al valore della rete, lanciando al contempo una procedura competitiva di acquisto che ha come scadenza il prossimo 18 aprile 2023;

   da fonti qualificate di stampa si apprende che le due offerte concorrenti, seppur simili in valore assoluto, non sarebbero perfettamente comparabili. Secondo quanto riportato, l'offerta di Cdp e Macquarie avrebbe un vantaggio economico per le casse di Tim di oltre 2 miliardi di euro rispetto a quella di Kkr, anche grazie a una differente valutazione della rete in rame;

   l'offerta di Cdp e Macquarie, sempre secondo la ricostruzione giornalistica, comporterebbe inoltre maggiori investimenti sulla conversione della rete da rame a fibra ottica, in linea con gli impegni nazionali del PNRR, con vantaggi sul fronte dell'occupazione diretta e indiretta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati dagli organi stampa nonché se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di tutelare una infrastruttura strategica per il Paese, anche in favore dello sviluppo digitale del medesimo e delle aziende nazionali.
(4-00763)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA, PAVANELLI, MORFINO, SANTILLO e L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio Ue ha fissato, nel giugno 2022, l'obiettivo generale circa la riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;

   il Consiglio ha inoltre concordato di fissare l'obiettivo vincolante del 40 per cento di energia da fonti rinnovabili per i medesimi termini, impegnando gli Stati membri ad aumentare i contributi nazionali stabiliti nei loro piani nazionali integrati per l'energia e il clima, da aggiornare nel 2023 e nel 2024;

   il perseguimento dei predetti obiettivi impone tuttavia una accelerazione e semplificazione delle procedure autorizzative necessarie per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili (Cer), quali vettori chiave della transizione energetica e del contrasto ai cambiamenti climatici;

   nella risposta all'interrogazione 5-00207 del 12 gennaio 2023 veniva preannunciata come ormai prossima l'emanazione del decreto di incentivazione delle configurazioni che utilizzano la rete elettrica di distribuzione per la condivisione dell'energia, con l'obiettivo di dare pieno impulso a fenomeni di condivisione di energia rinnovabile, mediante la realizzazione di impianti inseriti in comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e individuale, e favorendo dinamiche di realizzazione degli impianti con processi partecipativi dei territori e con logica bottom-up;

   da tali decreti attuativi dipendono i meccanismi di incentivazione e regolamentazione delle Cer essi costituiscono una parte fondamentale per avvicinare il Paese al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Unione europea citati in premessa;

   anche nella risposta all'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00393 del 16 febbraio 2023 veniva infine preannunciata la conclusione a breve delle attività svolte nei precedenti tre mesi dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica «con la definizione dei provvedimenti attuativi»;

   non è ancora stata riportata notizia sul portale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica circa l'emanazione dei decreti attuativi citati nella citata risposta all'interrogazione immediata del 16 febbraio 2023 –:

   quali siano le motivazioni circa il ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi previsti dal decreto legislativo n. 199 del 2021, di cui in premessa le cui fasi di consultazione sono state concluse nel mese di dicembre 2022.
(5-00642)


   FERRARI, SIMIANI, BRAGA, CURTI e DI SANZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2023 è stata pubblicata, sulla testata online «Staffetta quotidiana», la bozza del decreto che disciplina gli incentivi riconosciuti alle comunità energetiche o meglio a tutte le configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili;

   si tratta di un provvedimento molto atteso, che giunge con forte ritardo rispetto ai tempi originariamente previsti, e che dovrebbe avere l'obiettivo di garantire, nell'ottica della chiarezza e della semplificazione, una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche, anche grazie alla cumulabilità della tariffa incentivante con il contributo a fondo perduto del 40 per cento dell'investimento nei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti;

   il testo della proposta di decreto dovrebbe essere il frutto di una consultazione pubblica dall'ampia partecipazione e la sua entrata in vigore è adesso subordinata unicamente all'approvazione da parte della Commissione europea, con la quale sono state avviate le opportune interlocuzioni;

   la proposta di decreto prevede una tariffa incentivante sull'energia prodotta e autoconsumata, il cui valore è differenziato per taglia di impianto e per localizzazione geografica;

   in particolare, sta destando molta preoccupazione tra gli operatori e i cittadini interessati la previsione contenuta nell'allegato 1 «Calcolo della tariffa premio spettante da applicare all'energia condivisa incentivabile» laddove prevede che gli incentivi saranno diversificati a taglia di impianto, da 6 centesimi a kWh di energia condivisa su base oraria per impianti superiori ai 600 kW di potenza agli 8 centesimi per kWh per impianti fino a 200kW. A questi va aggiunta la differenza tra il prezzo orario zonale del kWh ed i 18 centesimi a kWh di riferimento. Con un limite massimo di 12 centesimi a kWh per le regioni del nord;

   si tratta di un meccanismo che, si ritiene, possa essere di difficile applicazione e gestione e impossibile da controllare da parte dei gestori delle Cer; un meccanismo con variabili che non consentono di conoscere con precisione il valore degli incentivi e che impedisce di fatto la possibilità di programmare –:

   ove confermato il meccanismo esposto in premessa, quali iniziative intenda assumere per ovviare, prima del perfezionamento della proposta di decreto, agli inevitabili problemi applicativi che l'attuale formulazione del calcolo della tariffa premio provocherebbe, a danno della possibile capillare diffusione delle comunità energetiche sul territorio nazionale.
(5-00643)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la discarica di Malagrotta, la pattumiera più grande d'Europa, chiusa nel 2013 in forza della normativa europea, avrebbe dovuto chiudere il 31 dicembre 2007. Da allora, però, la messa in sicurezza del sito, ovvero la chiusura tombale, aspetta ancora il suo capping, il suo sarcofago per evitare la fuoriuscita di inquinanti;

   questa «copertura» è stata oggetto di rimpalli e controversie, per anni, tra il gestore del sito, la E. Giovi, poi posta sotto amministrazione giudiziaria, il comune di Roma e la regione Lazio. Successivamente il comune di Roma e la regione Lazio hanno chiesto e ottenuto dal Governo i finanziamenti (fondi europei) per 249.976.321,28 euro, per la messa in sicurezza della discarica. Il cronoprogramma è ambizioso perché prevede di utilizzare i finanziamenti, entro il 2025;

   oggi, 30 marzo 2023, arrivano a Roma i commissari per l'ambiente europei che devono vigilare, passo passo, sulla bonifica, mai avviata, di Malagrotta e quindi riferire a Bruxelles rispetto alla procedura di infrazione «EU pilot 9068-16» aperta dall'Europa nel 2016 sull'usanza, vietata, di gettare i rifiuti indifferenziati in discarica senza un trattamento idoneo a monte;

   il cronoprogramma «EU pilot 9068-16» rappresenta lo strumento più importante della funzione del Commissario quale dispositivo operativo di timing con il quale realizzare gli obiettivi dati dal decisore, di «fare presto ma anche di fare bene»;

   sulla base del cronoprogramma ruotano l'organizzazione delle riunioni, degli incontri, dei sopralluoghi, della priorità dei lavori da realizzare, i risultati da raggiungere: è strumento di misurazione dell'efficienza e dell'efficacia del lavoro svolto, al netto degli impedimenti, inconvenienti e delle risorse disponibili. Necessario ad attuare i processi di trasparenza delle procedure, degli obiettivi e anche delle realtà territoriali, è pubblico e consultabile sul sito per mettere in collegamento Istituzioni e cittadini e poter ricevere segnalazioni che possano migliorare i processi decisionali;

   la discarica di «Malagrotta» è un caso complesso e certamente è un sito di importanza fondamentale nel settore dei rifiuti in ambito nazionale, per superficie, quantità di rifiuti e stoccaggio, è il sito più esteso a livello europeo;

   l'intervento si prefigge l'obiettivo di conformare ai dettami del decreto legislativo n. 36 del 2003 (e quindi alle direttive comunitarie) la gestione di chiusura e post-operativa della discarica, in particolare, per garantire l'efficacia e l'efficienza completa dell'isolamento basale e perimetrale (polder) a garanzia della qualità delle acque di falda esterne al sito;

   complementare alla gestione del percolato è la realizzazione di un pacchetto di copertura sommitale e perimetrale che garantisca l'interruzione di fenomeni di percolazione delle acque meteoriche all'interno del corpo rifiuti; le modalità realizzative del capping dovranno inoltre essere tali da garantire la stabilità dei versanti del corpo discarica e l'impermeabilità degli argini regimando in ogni caso il decorso delle acque per incanalare i percorsi di corrivazione;

   su questo aspetto la discarica risulta ancora, per alcuni lotti, in una fase di «non stabilità», ovvero soggetta ad assestamenti topografici che non permetterebbero un intervento conclusivo definitivo ma renderebbero comunque attuabile un efficiente sistema di isolamento provvisorio che potrebbe comunque costituire un punto di partenza per l'intervento finale. Contestualmente sarà necessario controllare i flussi di biogas prodotti estraendolo tramite un sistema di raccolta e trattamento;

   i cittadini della Valle Galeria sono vigili e pure scettici perché aspettano da anni la bonifica e, adesso, sperano che la Commissione europea non abbassi la guardia e chiedono impegni e tempi certi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare, per quanto di competenza, affinché la messa in sicurezza rispetti in maniera puntuale i tempi di realizzazione degli interventi necessari, rendendoli pubblici sul sito web del Ministero.
(4-00767)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta legge «Ronchey» (legge n. 4 del 1993) è stata concepita con l'intento di dare in gestione a imprese private i cosiddetti «servizi aggiuntivi» dei musei, come ad esempio bookshop, guardaroba e caffetteria;

   il decreto legislativo n. 4 del 2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio (meglio noto come «codice Urbani») ha ampliato queste fattispecie andando ad inglobare i servizi di accoglienza, audioguide, visite guidate, mostre, vigilanza, pulizia, laboratori e didattica;

   se da un lato l'intento di questi interventi normativi era quello di favorire la concorrenza e di offrire un servizio migliore agli utenti, dall'altro questo ha determinato per diverse migliaia di lavoratori l'instaurarsi di contratti precari con retribuzioni medie molto basse;

   nel 2005 la Corte dei conti aveva evidenziato che il 90 per cento dei servizi museali era in mano a sole 8 società concessionarie, a riprova del fatto che una vera concorrenza ancora non fosse, in realtà, stata raggiunta;

   la stessa Corte aveva poi ribadito nel 2013 la necessità di indire nuove gare con criteri trasparenti dopo diversi anni di tentativi andati a vuoto a causa dei ricorsi di fronte ai Tribunali amministrativi intentati dai concessionari più affermati;

   da diverso tempo, le migliaia di lavoratori e lavoratrici dei servizi museali lamentano come queste realtà private applichino di sovente anche alle mansioni di accoglienza, bookshop, biglietteria e quant'altro il contratto «Multiservizi», quando non addirittura quello per i servizi fiduciari – che prevede una paga netta oraria di poco superiore ai 4 euro – in luogo del contratto collettivo nazionale di Federculture, da poco rinnovato, il quale invece prevede una retribuzione netta oraria di 8,50 euro;

   alla luce, quindi, di un sistema concessionario che garantisce ai privati una grandissima fetta degli introiti, soprattutto sulle prevendite e sui servizi aggiuntivi, i lavoratori spesso si vedono negate le indispensabili tutele, a partire da ferie e malattie, con la frequente applicazione contratti a chiamata per lavori di fatto full time;

   a tal proposito, il TAR di Milano con sentenza 2075 del 2019 ha chiarito che «il CCNL “Vigilanza Privata e Servizi Fiduciari” non sia coerente, per ambito tematico [...] con l'appalto per la gestione integrata dei servizi di vendita e prevendita di titoli di ingresso, visite guidate, eccetera nell'ambito del servizio di gestione dei musei civici»;

   il contratto Federculture, infatti, è l'unico contratto nazionale specifico per i lavoratori della cultura e rappresenta sia uno strumento utile per le aziende che una maggiore garanzia per i diritti degli operatori;

   la filiera della cultura è molto articolata e necessita di una corretta definizione delle diverse figure professionali che vi appartengono, le quali, se non valorizzate in modo appropriato, rischiano di non sentirsi gratificate e di offrire, conseguentemente, un servizio di minore qualità con ricadute negative anche sul piano economico;

   il problema è talmente diffuso – si stima che gli esternalizzati siano almeno il 60 per cento degli addetti ai musei, con il risultato di poter avere anche all'interno della stessa realtà lavoratori con mansioni analoghe ma condizioni contrattuali discrepanti – che nel 2019 è nata l'associazione «Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali», la quale ha peraltro presentato alla Camera dei deputati i preoccupanti risultati di una propria inchiesta sulla questione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per garantire ai lavoratori esternalizzati dei musei maggiori tutele e stabilità contrattuali, imponendo alle società concessionarie, l'applicazione del Ccnl Federculture ed evitando, in particolare, che queste possano vincere i bandi con gare al massimo ribasso.
(4-00768)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PISANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il «Nuovo Sindacato Carabinieri» è una associazione professionale a carattere sindacale militare, regolarmente autorizzata e asseverata già dal 29 luglio 2019, iscritta successivamente all'Albo Ministeriale alla posizione n. 9 che opera regolarmente e capillarmente su tutto il territorio nazionale;

   il segretario generale del «Nuovo Sindacato Carabinieri» Massimiliano Zetti luogotenente in servizio alla 1 Compagnia del 6° Battaglione Carabinieri «Toscana» di Firenze, negli ultimi mesi è stato fatto oggetto di numerose «attenzioni disciplinari» sfociate in tre sanzioni disciplinari di corpo così specificate: 9 febbraio 2022: 7 giorni di consegna, 15 luglio 2022: 7 giorni di consegna di rigore, 24 gennaio 2023: 7 giorni di consegna di rigore;

   dall'esame della documentazione acquisita e dagli articoli di stampa sulla vicenda, si evince che i fatti sono accaduti durante l'esercizio delle funzioni e la libera attività sindacale di segretario generale del Nuovo Sindacato Carabinieri, e quindi svolti dall'ispettore dell'Arma mentre era libero dal servizio e mentre utilizzava i propri giorni di ferie e di riposo non essendo ancora stato emanato il decreto sulla ripartizione dei distacchi sindacali;

   il segretario generale Massimiliano Zetti ha impugnato in via giurisdizionale i primi due provvedimenti disciplinari lamentando condotte antisindacali da parte dell'ufficiale responsabile dei procedimenti, mentre il terzo appena concluso sarà impugnato;

   dall'esame dei comunicati incriminati diramati sui social network, emerge chiaramente che Massimiliano Zetti ha reso tali dichiarazioni fuori dal servizio e nella sua veste di dirigente sindacale, rappresentando esclusivamente le migliaia di iscritti dell'associazione sindacale di riferimento, operando quindi in regime di natura privatistica;

   la legge 28 aprile 2022 n. 46, recante «Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2022, n. 110, all'articolo 14 prevede una serie di tutele e guarentigie nei confronti dei militari che ricoprono cariche elettive nell'ambito delle associazioni sindacali, seppur con le opportune e ragionevoli limitazioni, nonostante ciò, sembra che questa attività continui a trovare notevoli ostacoli;

   si ritiene deleterio e che non giovi a nessuno il muro contro muro scatenato da parte di chi è meno predisposto, sotto il profilo culturale, ad accogliere la novità delle associazioni sindacali, ed ancora più grave che ciò accentui il malessere all'interno delle Forze Armate e dell'Ordine atteso l'elevato numero di suicidi di cui ogni anno dobbiamo fare una triste conta –:

   se il Governo, nelle more dei pronunciamenti delle Autorità giudiziarie amministrative e penali interessate, che stabiliranno nel merito l'esatta dinamica dei fatti verificando l'eventuale sussistenza di atti vessatori, persecutori e mobbizzanti nei confronti del segretario generale del Senato Massimiliano Zetti, sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, sul piano normativo e amministrativo, affinché sia impedita la violazione dei diritti sindacali, nonché dei diritti costituzionalmente garantiti quale l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero di cui devono godere i cittadini in divisa, ed in questo caso cittadini che operano per conto di un'associazione sindacale a carattere privato, al fine di non lasciarli alla mercé di scelte amministrative arbitrarie.
(4-00766)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la riforma del processo civile introdotta con il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149 (cosiddetta riforma Cartabia) ha introdotto i criteri di nomina e permanenza negli elenchi dei delegati alle vendite giudiziarie formati dai vari tribunali;

   l'entrata in vigore della norma è stata anticipata al 28 febbraio 2023, con termine per presentare domanda di iscrizione negli elenchi al 31 marzo;

   i criteri per la nomina previsti dalla normativa sono tre e devono essere posseduti alternativamente tra loro. Nello specifico occorre: 1) aver svolto almeno dieci incarichi nel quinquennio precedente 2) possedere il titolo di avvocato specialista in diritto dell'esecuzione forzata 3) aver frequentato un corso specifico in tema di procedure esecutive;

   come riportato da una nota dell'Organismo congressuale forense del 9 marzo 2023, la grande criticità è rappresentata dal fatto che: quanto al punto 2) non è ancora stato istituito un corso per conseguire il titolo di avvocato specialista in diritto dell'esecuzione forzata; quanto al punto 3) i corsi specifici in tema di procedure esecutive devono rispettare delle linee guida stabilite dalla Scuola superiore della magistratura che tuttavia, a oggi, non le ha emanate;

   potrà presentare domanda per essere inserito nei nuovi elenchi soltanto il professionista che avrà ottenuto almeno dieci deleghe alle vendite giudiziarie nel quinquennio precedente ovvero dieci incarichi conseguiti tra il 31 marzo 2018 e il 31 marzo 2023, termine ultimo per presentare domanda di iscrizione negli elenchi;

   durante il periodo pandemico le esecuzioni immobiliari sono state sospese e quindi il quinquennio di riferimento comprende un lungo periodo di fatto privo di attività professionale;

   ciò comporta ovvie ricadute negative sui giovani professionisti che si vedrebbero sostanzialmente precluso l'accesso agli elenchi;

   la criticità maggiore risulta essere che un ingente numero di delegati alle vendite giudiziarie verrà escluso dai nuovi elenchi a vantaggio dei pochi che hanno già ricevuto almeno dieci incarichi o di chi attesterà di aver frequentato corsi specifici che, tuttavia, stante l'assenza delle linee guida della Scuola superiore della magistratura, non possono per certo rispettare il criterio stabilito dall'articolo 179-ter disposizione attuativa del codice di procedura civile;

   fino a che non si consentirà di poter soddisfare alternativamente ognuno dei tre requisiti per l'iscrizione negli elenchi, appare illogico e oltremodo limitativo cancellare de plano i vecchi elenchi a vantaggio di pochissimi «favoriti»; sarebbe certamente più equo consentire la nuova iscrizione secondo la normativa previgente e sostituire gli elenchi ad oggi in uso ai vari tribunali soltanto quando si potrà ragionevolmente dimostrare di soddisfare uno dei tre requisiti alternativi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a sospendere la nuova normativa fintantoché non sia possibile popolare il nuovo elenco secondo tutti i nuovi requisiti previsti alternativamente per i professionisti dalla nuova regolamentazione per evitare di dare luogo ad una discriminazione tra professionisti.
(5-00641)

Interrogazione a risposta scritta:


   BISA, BELLOMO, CAVANDOLI, MATONE, MORRONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta riforma Cartabia, tra i vari cambiamenti, ha introdotto i criteri di nomina e permanenza negli elenchi dei delegati alle vendite giudiziarie formati dai vari tribunali. La norma de qua avrebbe dovuto entrare in vigore il 30 giugno 2023; tuttavia, in sede di conversione della legge di bilancio, l'entrata in vigore è stata anticipata al 28 febbraio 2023, con termine per presentare domanda di iscrizione negli elenchi al 31 marzo 2023;

   la gran parte degli attuali delegati alle vendite si vedrà preclusa l'attività, in ragione di una situazione a dir poco paradossale: infatti i nuovi criteri per la nomina sono tre e devono essere posseduti alternativamente tra loro. Nello specifico occorre: 1) aver svolto almeno dieci incarichi nel quinquennio precedente; 2) possedere il titolo di avvocato specialista in diritto dell'esecuzione forzata; 3) aver frequentato un corso specifico in tema di procedure esecutive; la grande criticità è rappresentata dal fatto che: quanto al punto 2) non è ancora stato istituito un corso per conseguire il titolo di avvocato specialista in diritto dell'esecuzione forzata; quanto al punto 3) i corsi specifici in tema di procedure esecutive devono rispettare delle linee guida stabilite dalla Scuola superiore della magistratura che tuttavia, ad oggi, non le ha emanate;

   in sintesi, potrà presentare domanda per essere inserito nei nuovi elenchi soltanto il professionista che avrà ottenuto almeno dieci deleghe alle vendite giudiziarie nel quinquennio precedente (quindi, dato che le domande dovranno essere presentate entro il 31 marzo 2023, si parla di dieci incarichi conseguiti tra il 31 marzo 2018 ed il 31 marzo 2023). Ciò comporta ovvie ricadute negative sui giovani professionisti che si vedrebbero sostanzialmente precluso l'accesso agli elenchi;

   giova poi di ricordare che durante il periodo pandemico le esecuzioni immobiliari sono state sospese per ovvi motivi, e quindi il quinquennio di riferimento comprende un lungo periodo di fatto privo di attività professionale;

   allo stato attuale, quindi, un ingente numero di delegati alle vendite giudiziarie verrà escluso dai nuovi elenchi a vantaggio dei pochi che hanno già ricevuto almeno dieci incarichi o di chi attesterà di aver frequentato corsi specifici che, tuttavia, stante l'assenza delle linee guida della Scuola superiore della magistratura, non possono per certo rispettare il criterio stabilito dall'articolo 179-ter disposizioni attuative del codice di procedura civile;

   fino a che non si consentirà di poter soddisfare alternativamente ognuno dei tre requisiti per l'iscrizione negli elenchi, appare illogico e oltremodo limitativo cancellare de plano i vecchi elenchi a vantaggio di pochissimi «favoriti»; sarebbe certamente più equo consentire la nuova iscrizione secondo la normativa previgente e sostituire gli elenchi ad oggi in uso ai vari tribunali soltanto quando si potrà ragionevolmente dimostrare di soddisfare uno dei tre requisiti alternativi;

   si ricorda che sul medesimo argomento nella seduta del 22 febbraio 2023 il Governo ha accolto l'ordine del giorno della Lega n. 9/00888/017 –:

   se il Ministro interrogato, secondo quanto illustrato in premessa e nelle more della elaborazione delle linee guida da parte della Scuola superiore della magistratura per la definizione dei programmi dei corsi di formazione e di aggiornamento previste dall'ottavo comma dell'articolo 179-ter delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, come modificato dal decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, non reputi opportuno adottare le opportune iniziative di competenza volte ad applicare i previgenti criteri di nomina e mantenere in vigore gli elenchi già formati dei delegati alle vendite giudiziarie.
(4-00762)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la direzione aziendale della Network Contacts, colosso italiano dei call center, ha annunciato l'avvio di un processo di ristrutturazione aziendale, che partirà da aprile e che preoccupa le organizzazioni sindacali e gli stessi lavoratori e lavoratrici circa il loro destino lavorativo a causa dell'impatto negativo che tale ristrutturazione avrà sull'occupazione;

   il Piano industriale presentato alle organizzazioni sindacali prevede il trasferimento di circa 150 lavoratori della sede di Molfetta, che impiega nelle varie commesse circa 3.000 operatori, presso la sede in Sicilia e di circa 240 presso la sede di Milano;

   innanzitutto occorre evidenziare che notoriamente le retribuzioni medie percepite da questa categoria di lavoratori e lavoratrici rendono assolutamente impraticabile qualsiasi ipotesi di trasferimento;

   inoltre, da quanto dichiarato dall'azienda, a causa della riduzione dei volumi di traffico del committente Windtre, una delle commesse storiche della sede di Molfetta, per molti operatori si prefigura il ricorso alla cassa integrazione o al fondo integrativo salariale (Fis);

   a parere dell'interrogante l'azienda, in alternativa alla cassa integrazione o al fondo integrativo salariale, dovrebbe prevedere la ricollocazione dei lavoratori in esubero dalla commessa Windtre presso altre commesse già esistenti nella sede di Molfetta:

   già per il per il triennio 2019-2022 i lavoratori e le lavoratrici di Network Contacts di Molfetta avevano subito, per evitare importanti licenziamenti, un accordo peggiorativo con cui hanno dovuto svolgere ore di lavoro pagate due euro e cinquanta centesimi attraverso l'emissione di buoni pasto e si sono visti bloccare anche gli scatti di anzianità;

   a parere dell'interrogante occorre ogni sforzo da parte dei Ministri interrogati affinché venga impedito l'annunciato trasferimento di circa 400 lavoratori in altre sedi distanti da Molfetta, che prefigura una forma di mobilità-flessibilità assolutamente insostenibile, sia per i costi sociali propri di un trasferimento, sia per il livello delle retribuzioni dei dipendenti in oggetto, così come dovrà essere evitato il ricorso alla cassa integrazione o fondo integrativo (Fis) per i restanti lavoratori non coinvolti dal trasferimento, prevedendo la loro ricollocazione sulle altre commesse esistenti;

   appare paradossale all'interrogante che, ancora una volta, un'azienda prenda a pretesto il calo dei volumi per poi prevedere processi di ristrutturazione aziendale che hanno impatti devastanti sull'occupazione, scaricando i costi interamente sui lavoratori e le lavoratrici –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di giungere ad una soluzione positiva per i lavoratori e le lavoratrici di Network Contacts di Molfetta, considerati gli effetti particolarmente pregiudizievoli che si determinerebbero in termini occupazionali qualora venisse completato il processo di ristrutturazione aziendale di cui in premessa, annunciato dalla direzione aziendale.
(4-00761)


   DARA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche risulta che la società Iveco Group e Hedin Mobility Group AB, abbiano firmato una Lettera di intenti per il trasferimento delle attività di distribuzione e vendita al dettaglio in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca;

   gli stabilimenti principali di Iveco in Italia sono a Brescia, dove si fabbrica il camion Eurocargo, e a Suzzara (Mantova) dove si realizza il furgone Daily; altri stabilimenti si trovano a Torino e Foggia ove risiede la produzione di FPT Industrial, società facente parte di parte di Iveco Group;

   lo scopo principale di Iveco è quello di far crescere l'azienda e migliorarne la competitività. Nonostante ciò, quella posta in essere risulta, in ogni caso, una delocalizzazione di cui non si conoscono gli effetti per l'indotto produttivo italiano e gli stabilimenti nazionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, per quanto di sua competenza, abbia intrapreso o intenda intraprendere iniziative volte a verificare la portata e gli effetti del trasferimento di Iveco Group rispetto alla produzione italiana, con lo specifico scopo di analizzare le conseguenze che ci saranno sugli stabilimenti presenti sul territorio nazionale.
(4-00765)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Ponte Galeria a Roma, è uno dei centri attualmente operativi sul territorio italiano. I CPR sono luoghi di detenzione amministrativa, in cui persone straniere sono trattenute solo perché prive di titolo di soggiorno nel territorio dello Stato italiano, i primo firmatario del presente atto si è recato a far visita al centro di Ponte Galeria il 20 marzo 2023 per verificare le condizioni in cui le persone erano detenute;

   al momento della visita vi erano circa 80 uomini e 5 donne, a fronte di una capienza totale di circa 130. La maggioranza proveniva dal Maghreb;

   la gravissima situazione di invivibilità del centro di permanenza di Ponte Galeria è stata, negli anni, al centro di numerose denunce e anche di proteste da parte di decine di migranti reclusi in attesa di essere rimpatriati;

   proteste che spesso sono sfociate in rivolte, atti di autolesionismo e tentativi di fuga;

   nel centro è presente un'infermeria che si occupa della somministrazione delle terapie di disintossicazione – stando a quanto riferito dal direttore del centro signor Enzo Lattuca circa il 65 per cento delle persone recluse ha problemi di tossicodipendenza – e della cura di lesioni che le persone trattenute si provocano da soli;

   esiste infatti anche un grave e diffuso problema di salute mentale dei migranti, che li porta a rivolgere violenza contro sé stessi e contro le cose, problema rispetto al quale gli strumenti in dotazione del CPR sono evidentemente insufficienti;

   molti detenuti si sono lamentati per la scarsa qualità e varietà del cibo somministrato, per le docce che mancano di acqua calda e per le luci, accese esclusivamente dalle ore 17 alle 23;

   altra enorme lacuna sembra essere la mancanza totale di attività e proposte per i migranti reclusi, ai quali, in ragione di non meglio specificati motivi di sicurezza, viene tolta la possibilità di leggere, di vedere la televisione e di giocare a calcio dal momento che il campo a disposizione è chiuso anch'esso da tempo;

   inesistenti sono anche percorsi di formazione o scuole di lingua italiana –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle condizioni nelle quali versa il centro e se non ritengano urgente garantire concretamente alle persone recluse il diritto alla salute, anche mentale;

   quali siano i criteri di idoneità che determinano la presenza di migranti nel centro; se non ritengano urgente verificare la qualità della vita nel CPR a partire dai pasti somministrati sino alla strutturale mancanza di attività che è causa dell'esasperazione dei trattenuti.
(3-00301)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ormai nessuno ha più dubbi sul fatto che siano in atto importanti mutazioni nel clima del Pianeta: da decenni la comunità scientifica, anche avvalendosi di modelli matematici sempre più accurati, ha descritto come il clima stia cambiando in modo preoccupante e come le responsabilità di questi cambiamenti sia delle attività umane, a cominciare dall'uso massiccio dei combustibili fossili;

   sempre più spesso siamo di fronte a fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e devastanti. Molte specie stanno tentando di reagire al cambiamento: alcuni uccelli migratori stanno cambiando periodi di arrivo e di partenza anno dopo anno, le fioriture stanno anticipando, le specie montane si spingono, finché possono, in alta quota. Ma tutto questo ha un prezzo altissimo;

   gli attivisti di «Ultima generazione» dedicano molto tempo a come affrontare la reazione delle persone a cui provocano un disagio, al fine di rimuovere il cosiddetto «negazionismo climatico leggero», cioè la convinzione che il cambiamento climatico, pur essendo reale e documentato, avrà un impatto soltanto in un futuro piuttosto lontano;

   c'è ancora l'illusione che i cambiamenti possano avvenire progressivamente, in realtà l'unico modo per rompere la bolla di questa presunta normalità è generare un conflitto, che è già nella nostra società, in particolare tra il bisogno di riorganizzare la società per far fronte alla crisi climatica e il fatto che venga portata avanti una politica che ignora queste istanze. Purtroppo questo conflitto è ancora poco visibile;

   Ultima generazione, tuttavia, ha fatto della nonviolenza un suo principio e non prevede di abbandonarlo, perché ogni rivoluzione violenta ha portato un peggioramento della democrazia;

   in Italia altri gruppi ambientalisti finora più cauti hanno organizzato azioni più rischiose: Extinction rebellion ha bloccato un ponte a Bologna, mentre Roma Climate Strike ha fatto irruzione nell'aeroporto di Ciampino per bloccare il terminal dei jet privati;

   recentemente sono state fatte perquisizioni nelle case dei ragazzi che hanno spruzzato vernice su Palazzo Vecchio a Firenze: senza dubbio un provvedimento sproporzionato rispetto ai reati contestati che potrebbe far alzare il cosiddetto livello di scontro;

   la perquisizione e il sequestro di alcuni beni sono stati disposti – come riporta il quotidiano «Domani» del 28 marzo 2023 – dalla procura di Firenze nei confronti dei due attivisti fiorentini;

   per gli attivisti di Ultima generazione «quanto accaduto a Nicole e Giordano ci sembra più un'escalation dovuta alla forte risonanza mediatica di Firenze del 17 marzo, un'esibizione muscolare volta a dare un messaggio alla pubblica opinione, brandendo provvedimenti esemplari»;

   infine, i tre ragazzi di Ultima generazione che il 1° gennaio hanno imbrattato il portone del Senato, arrestati in flagranza e rimessi in libertà, con l'accusa di danneggiamento aggravato rischiano fino a 5 anni di carcere;

   a parere dell'interrogante occorrerebbe scongiurare che manifestazioni pacifiche di protesta contro i cambiamenti climatici vengano considerate impropriamente e gestite come se fossero vere e proprie manifestazioni violente, evitando che in sostanza siano trattati come pericolosi criminali i tanti ragazzi e ragazze che vi partecipano –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per evitare che sia innalzato il livello della tensione con riguardo a tali manifestazioni pacifiche di protesta, e per far sì che dalle istituzioni sia dato il giusto spazio alle istanze provenienti dai movimenti in questione.
(4-00759)


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione l'allerta di massimo livello scattata attorno al complesso del Malaspina, che ospita la procura, il tribunale e l'istituto penale per i minorenni di Palermo, dove la stanza del procuratore, Claudia Caramanna, è stata trovata a soqquadro; l'allerta è scattata anche all'istituto penale, dove ci sono diversi ospiti, detenuti per vari reati, ma, al momento, nessuna porta risulterebbe avere segni di effrazione;

   l'episodio, che ha i contorni di una pesante intimidazione, riveste una connotazione particolarmente grave, posto il ruolo della dottoressa Caramanna, capo dell'ufficio giudiziario per i minori che negli ultimi mesi, insieme ai magistrati del suo ufficio, ha prestato un'attenzione particolare ai figli di mafiosi e trafficanti di droga, arrivando, nei casi più gravi, a chiedere l'allontanamento dalle famiglie;

   dal suo insediamento, la dottoressa Caramanna ha svolto, con determinazione, un importante lavoro intervenendo, talvolta con misure drastiche, per offrire ai più giovani che vivono nei quartieri disagiati l'opportunità di un percorso educativo lontano dai contesti a rischio nei quali vivono;

   da tempo, il magistrato ha denunciato con insistenza un'emergenza droghe, soprattutto tra i giovanissimi, che «mettono a tacere il malessere con le sostanze, senza neanche sapere cosa assumono», come dimostrano i recenti fatti di cronaca;

   il magistrato era già stato vittima di episodi di chiara matrice intimidatoria e nel settembre 2022, infatti, le era stata assegnata la scorta dopo aver ricevuto una lettera di minacce, che, come sottolineato dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: «provengono certamente da chi intende ostacolare l'operato della nuova procuratrice in favore dei giovani palermitani. La devianza minorile è un fenomeno complesso ed estremamente pericoloso, non solo per la vivibilità della città, ma perché fornisce supporto operativo alla mafia e alla criminalità organizzata»;

   sull'ennesimo grave episodio stanno indagando gli inquirenti della procura di Caltanissetta, competente ad occuparsi dei fatti di reato commessi contro i magistrati di Palermo, che hanno esaminato anche i sistemi di videosorveglianza dell'edificio, incredibilmente fuori uso –:

   accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito, con particolare riguardo all'opportunità di potenziare i sistemi di sicurezza del complesso del Malaspina e rafforzare la protezione del procuratore Caramanna e dei sostituti, al fine di prevenire azioni ritorsive soprattutto nei confronti di magistrati impegnati ad amministrare la giustizia in territori storicamente oppressi dalla criminalità organizzata;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per implementare l'organico dell'Ufficio giudiziario dei minori di Palermo, anche in considerazione del grave allarme sociale destato dal crescente consumo di droghe tra i giovanissimi.
(4-00760)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con la relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza nel 2017, per la prima volta, il Ministero dell'interno ha reso noto lo sviluppo del Sistema informatico di gestione dell'accoglienza (Sga), che consente di tracciare il percorso dello straniero sin dal suo arrivo in Italia e di seguirne il cammino nella successiva fase di accoglienza;

   più precisamente, la responsabile del sistema del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione il 28 giugno 2017 ha indicato come lo Sga sia uno «strumento valido per l'attività di gestione e controllo dei centri, e quindi per l'attività di pianificazione dell'accoglienza»;

   ActionAid e Openpolis in questi anni hanno richiesto al Ministero dell'interno di poter ottenere i dati contenuti in questo database, considerati essenziali anche per valutare l'impatto delle politiche sull'immigrazione messe in atto dai governi che si sono succeduti;

   a seguito di un ricorso presentato da Openpolis, il Tar del Lazio, a fine aprile 2020, ha riconosciuto, confermandolo, il diritto di accedere ai dati sui centri di accoglienza;

   per valutare le politiche, pianificare e comprendere un fenomeno complesso come l'immigrazione è imprescindibile che le informazioni e i dati sulla gestione del sistema di accoglienza siano trasparenti e fruibili;

   a parere dell'interrogante andrebbero individuate forme di pubblicità dei dati presenti all'interno dello Sga capaci di fornire informazioni per ogni singolo centro e con frequenza almeno mensile, anche integrando la reportistica del cruscotto statistico del Viminale;

   nella relazione 2020 sul «funzionamento del sistema di accoglienza predisposto al fine di fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all'eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale», presentata dall'allora Ministro dell'interno Lamorgese e comunicato alle Presidenze di Camera e Senato il 21 ottobre 2022, si fa riferimento ad un nuovo sistema informatico chiamato Sua (sistema unico asilo) in cui dovrebbero confluire diverse banche dati. Tale riferimento scompare nella relazione sul 2021 comunicata dal Ministro Piantedosi il 29 novembre 2022;

   a tal proposito si segnala il costante e ampio ritardo con cui vengono rese note le summenzionate relazioni annuali da presentare per obbligo di legge, entro il 30 giugno di ogni anno;

   appare chiaro quindi all'interrogante come quest'obbligo di legge sia scarsamente tenuto in considerazione dal Ministero dell'Interno;

   le suddette relazioni rappresentano il mezzo attraverso cui i parlamentari possono valutare l'effettivo stato dell'accoglienza in Italia e gli effetti della normativa vigente garantendo uno strumento minimo di trasparenza e informazione;

   conoscere gli effetti di una pubblica attività dovrebbe essere il presupposto per procedere a una sua revisione e mettere a disposizione del Parlamento e della collettività quante più informazioni aggiornate, dettagliate e tempestive, permetterebbe di fondare il dibattito sui dati amministrativi, oggettivi, sottraendo la lettura della complessa realtà dell'accoglienza ad una lente ideologica e potendo così contare anche sui contributi della società civile e del mondo accademico;

   infine, se i sistemi informatici sopra richiamati funzionano a pieno regime, non si comprende per quale ragione il cruscotto statistico del Ministero dell'Interno presenti solo dati aggregati;

   ad oggi non sappiamo quale sia lo stato di avanzamento della relazione con i dati relativi al 2022 –:

   quale sia lo stato di funzionamento dei sistemi informatici utilizzati per la raccolta dei dati sull'accoglienza, se e come venga utilizzato il sistema Sga per monitorare e pianificare l'accoglienza e se per la relazione annuale 2022 verrà rispettata la data del 30 giugno 2023;

   quali iniziative si intenda assumere per garantire una più completa trasparenza dei dati sul sistema di accoglienza sulla base di quanto esposto in premessa.
(4-00764)