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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 31 gennaio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    secondo i dati della Commissione europea gli edifici sono responsabili a livello dell'Ue di circa il 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate al consumo di energia. I dati sono riferiti al complesso degli edifici che, secondo la relazione sullo Stato dell'Unione dell'energia del 2021, è per il 65 per cento a uso residenziale. Il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e l'acqua calda per uso domestico rappresentano l'80 per cento dell'energia consumata dalle famiglie. Il 35 per cento del parco immobiliare dell'Ue ha più di 50 anni e quasi il 75 per cento è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l'1 per cento;

    il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, che rientra nelle iniziative del pacchetto «Fit for 55» per allineare la normativa dell'Unione in materia di clima ed energia all'obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050;

    tale revisione è strettamente collegata con le restanti iniziative del «Fit for 55», ovvero la revisione delle direttive sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili (renewable energy directive - RED II) e sull'efficienza energetica (energy efficiency directive - EED);

    in estrema sintesi, la proposta di revisione della Commissione, mira a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050. La proposta originaria è oggetto di negoziato a livello europeo;

    il Consiglio del 25 ottobre 2022 ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta della Commissione convenendo che per quanto riguarda i soli edifici nuovi, dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero, e tutti gli altri edifici nuovi dal 2030;

    si pone in evidenza e appare condivisibile la possibilità prevista per gli Stati membri di applicare delle eccezioni per alcuni edifici tra cui gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa;

    per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del loro parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050, come indicato nei loro piani nazionali di ristrutturazione edilizia;

    come dichiarato in una lettera al Il Sole 24 ore del 19 gennaio 2023, il Ministro Pichetto Fratin, presente al consiglio dello scorso 25 ottobre, ha quindi confermato che non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030, non sono previsti obblighi per i proprietari dato che la realizzazione degli obiettivi di ristrutturazione è in capo agli Stati membri, non si prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati;

    il Ministro ha quindi ribadito che si tratta di una misura che consente ampi margini di elasticità, che declina un impegno già assunto dal nostro Paese, la neutralità carbonica al 2050, e che tiene conto delle peculiarità del nostro Paese indicando, per gli edifici esistenti, un percorso a tappe da qui ai prossimi 27 anni;

    gli Stati membri hanno poi convenuto di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare e hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile, tra cui punti di ricarica per automobili e biciclette elettriche all'interno o in prossimità degli edifici, cablaggio per infrastrutture future e parcheggi per biciclette. Hanno inoltre introdotto passaporti di ristrutturazione volontari per gli edifici;

    gli Stati membri hanno convenuto di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuo di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale e le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni cinque anni;

    presso il Parlamento europeo, l'atto è tuttora all'esame della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre) che dovrebbe concludere i suoi lavori il 9 febbraio 2023, La discussione in plenaria dovrebbe avere luogo indicativamente nella seduta del 13 marzo 2023. Una volta adottata la posizione negoziale potranno essere avviati i «triloghi» con Consiglio e Commissione europea;

    per il conseguimento di tali più ambiziosi obiettivi di ristrutturazione del parco edilizio europeo gli Stati membri potranno prevedere incentivi finanziari di varia natura anche a valere sulle risorse disponibili stabilite a livello dell'Ue, quali tra l'altro il Fondo sociale per il clima, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e i fondi della politica di coesione;

    nella prospettiva della Commissione, gli investimenti nella riqualificazione energetica dovrebbero costituire anche un'opportunità per l'economia e in particolare per il settore edile, che rappresenta circa il 9 per cento del Pil europeo e impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza PMI;

    per quanto attiene al nostro paese, il Cresme, nel XXXIII rapporto congiunturale sul mercato edilizio, nel giudicare positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarisce che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9 per cento (il più alto in Europa) e che il solo superbonus ha contribuito con un +22 per cento alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;

    il parco immobiliare italiano, come risulta dalla Strategia nazionale per la riqualificazione energetica, è costituito per la maggior parte da edifici a uso residenziale (12,42 milioni) aventi più di 45 anni (oltre il 65 per cento) e in prevalenza rientranti nelle classi energetiche F e G (rispettivamente il 25 per cento e il 37,3 per cento degli immobili censiti dal Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica – Siape nel periodo 2016-2019, sulla base delle elaborazioni dell'Enea);

    secondo Enea una avanzata riqualificazione del parco edilizio che non rientra in interventi di ristrutturazione integrale pone attualmente ancora non poche criticità, anche e soprattutto in quei contesti fortemente urbanizzati sottoposti a vincoli, anche dal punto di vista paesaggistico, storico e ambientale:

    tuttavia il nostro Paese non è all'anno zero: per contrastare le difficoltà appena descritte, tra i meccanismi di incentivi implementati, il rapporto annuale efficienza energetica dell'Enea richiama il superbonus, In particolare, si legge che al 30 settembre del 2022, il numero degli interventi incentivati raggiunge quota 307.191 e un ammontare di investimenti ammessi a detrazione di oltre 51 miliardi (35,3 per lavori già terminati) Il risparmio energetico conseguito risulta pari a 9.410,5 GWh/anno:

    per quanto riguarda l'Ecobonus, si legge sempre nel rapporto Enea, nel 2021 si è assistito a un notevole incremento degli interventi agevolati attraverso tale strumento, il cui numero risulta più che doppio rispetto al 2020, superando la soglia del milione (1,04 milioni), Questo risultato spinge il numero di interventi effettuati dal 2014 a 3,7 milioni. Dal 2007, anno di avvio della misura, il numero di interventi incentivati dall'Ecobonus è di circa 5,5 milioni. In termini di investimenti, nel 2021 sono stati mobilitati circa 7,5 miliardi di euro. I risparmi energetici ottenuti grazie agli interventi effettuati nel 2021 ammontano ad un totale di 2.652 GWh/anno (+95 per cento rispetto al 1362,14 del 2020) portando a 11.152 GWh/anno il contributo della misura dal 2014 e a circa 21,700 GWh/anno dall'avvio;

    il Centro studi Cni stima che negli ultimi due anni sono stati ristrutturati dal punto di vista energetico, attraverso il Superbonus 110 per cento, 86 milioni di metri quadrati per 359.440 edifici già completati e ulteriori 122,000 edifici in fase di completamento per un totale di quasi 482.000 edifici che hanno effettuato il doppio salto di classe energetica;

    i dati riportati finora indicano in maniera non discutibile che soprattutto a partire dal 2020, nella filiera edilizia, sono stati prodotti notevoli effetti espansivi in termini di produzione di reddito e di occupazione, con effetti di innovazione, di riorganizzazione e di riqualificazione della filiera stessa e dei servizi di ingegneria e architettura, di riqualificazione del patrimonio edilizio residenziale e di risanamento anche interno delle abitazioni con un sensibile abbattimento dell'inquinamento indoor e dei relativi costi sociali, diretti e indiretti, e con l'acquisizione da parte dell'intero settore, di un know-how specifico per tutto quello che riguarda l'efficientamento energetico, la messa in sicurezza antisismica, la produzione di energia e calore in modalità ecosostenibile;

    il superbonus e gli altri incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica possono dunque rappresentare un utile modello di riferimento da considerare anche su scala più elevata per valutarne l'applicabilità, con i necessari adeguamenti, a interventi più ampi di rigenerazione urbana, nella misura in cui forme di incentivazione possano rivelarsi utili a favorire un maggiore coinvolgimento di capitali privati nelle politiche di trasformazione urbana finalizzate alla transizione ecologica delle città e, in particolare, delle grandi aree metropolitane;

    alla luce di quanto esposto finora è evidente che il proseguimento degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire, infine, una vera opportunità per il sistema Italia di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e di rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo attraverso una ulteriore azione di politica industriale che favorisca lo sviluppo di materiali e processi innovativi, affidando ad Enea il compito di effettuare direttamente ovvero di coordinare, a livello nazionale, lo studio e l'aggiornamento, in accordo con l'evoluzione tecnologica, delle tecniche e dei materiali utilizzati in particolare per quanto riguarda il processo di efficientamento energetico degli edifici e la ricerca di nuove soluzioni per installare il fotovoltaico anche nelle città storiche che ospitano grande parte del patrimonio immobiliare italiano, anche con l'introduzione, per un periodo di tempo in forma sperimentale, di strumenti di incentivazione, anche di natura non fiscale, che, in coerenza con la logica sottesa agli incentivi già vigenti, mirino a promuovere operazioni di rigenerazione urbana di gruppi di edifici, aree dismesse e lotti interclusi, con particolare riferimento agli interventi di sostituzione edilizia, garantendo in tal modo un effetto moltiplicativo in termini di abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni, maggiore sostenibilità urbana, ambientale e sociale c concorso agli obiettivi di contrasto alla crisi climatica;

    il successo di questa misura è determinato principalmente dalla possibilità di cedere il credito, possibilità che ha reso accessibile a tutti la riqualificazione del proprio immobile;

    anche alla luce del virtuoso percorso già avviato da circa un decennio, sono senz'altro condivisibili gli obiettivi generali della direttiva Ue che mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra degli edifici, ad aumentare il tasso e la profondità delle ristrutturazioni edilizie, a migliorare le informazioni sul rendimento energetico degli edifici e a garantire che tutti gli edifici siano in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione;

   inoltre, tale direttiva va nella direzione di una maggiore garanzia di sicurezza energetica e contribuirà a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diminuire la domanda di gas naturale;

   avere edifici più efficienti significa anche rendere le famiglie e le imprese più resistenti agli shock dei prezzi dell'energia la cui volatilità potrà essere sensibilmente ridotta;

   occorre però prestare particolare attenzione alta differente classificazione, a livello di singolo Stato dell'unione, delle nuove classi energetiche (Energy Performance contract). Come evidenziato dalla BCE, stabilire criteri comuni per le classi migliori e peggiori per ogni stato membro, senza armonizzare le definizioni e metodologie rischia di ridurre la comparabilità tra gli Stati con riferimento ai possibili squilibri tra le banche europee;

   appare inoltre fondamentale perseguire e continuare la riqualificazione energetica anche del patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi, quali a esempio il conto termico e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche. Occorre inoltre prevedere la proroga della misura del Superbonus 110 per cento per gli edifici adibiti ad edilizia residenziale pubblica, che spesso coincidono con quelli abitati da famiglie in condizioni di povertà energetica,

impegnano il Governo:

   a confermare presso le competenti sedi europee l'impegno del Paese al raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista dell'obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica nel 2050 e ad adottare, contestualmente, le opportune iniziative negoziali nelle competenti sedi europee volte a garantire che il testo finale della direttiva citata in premessa assicuri al nostro Paese la necessaria flessibilità, anche temporale, in fase di attuazione in ragione della peculiarità del patrimonio edilizio nazionale, e confermi la possibilità di escludere dall'ambito di applicazione della citata direttiva taluni edifici, quali gli edifici protetti, quelli di valore architettonico o storico, i luoghi di culto e attività di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa e a prevedere una metodologia più armonizzata per la definizione delle nuove classi EPC, anche al fine di evitare impatti negativi sulle esposizioni immobiliari degli istituti di credito;

   in vista dell'adozione della nuova direttiva, ad adottare le iniziative di competenza in sede di Unione europea affinché gli ambiziosi obiettivi di efficientamento energetico siano accompagnati da adeguati strumenti finanziari stanziati a livello europeo, un vero e proprio nuovo piano industriale green, affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolare modo sulle fasce economicamente più deboli, e sulle imprese;

   ad adottare iniziative volte a garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia degli strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico del Paese, prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche e prevedendo la proroga della misura del Superbonus 110 per cento per gli edifici adibiti a edilizia residenziale pubblica;

   ad adottare iniziative volte a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica finanziati dagli strumenti vigenti rimuovendo gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali anche mediante l'eventuale coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti Spa;

   a valutare le iniziative necessarie al raggiungimento dei nuovi obiettivi e la predisposizione del piano nazionale di ristrutturazione degli immobili anche attraverso il monitoraggio nel corso degli anni dei dati relativi al numero di immobili che hanno ottenuto un miglioramento della classe energetica, anche beneficiando delle detrazioni previste a tal fine, tra cui il Superbonus 110 per cento che presenta come requisito il conseguimento di due classi energetiche più elevate e all'esito dello svolgimento di indagini conoscitive da parte del Parlamento in materia;

   ad adottare iniziative normative per un riordino della legislazione vigente in materia di incentivi fiscali edilizi, anche mediante stesura di un testo unico, che razionalizzi, stabilizzi, metta a sistema e preveda che tali strumenti siano commisurati in modo proporzionale agli interventi caratterizzati da maggiore efficacia dal punto di vista dell'efficientamento energetico, al fine di consentire un orizzonte temporale di lungo termine per gli investimenti di famiglie e imprese.
(7-00041) «Simiani, Peluffo, Braga, Curti, Di Sanzo, Ferrari, De Micheli, Di Biase, Gnassi, Orlando, De Luca».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la scuola esercita la sua funzione educativa anche attraverso la ristorazione scolastica, che rappresenta il luogo privilegiato per l'educazione alimentare;

    l'obiettivo della ristorazione scolastica non si limita oggi al mero sostentamento alimentare, ma contribuisce anche alla promozione di comportamenti alimentari idonei al miglioramento dello stato di salute, favorisce l'accrescimento culturale e stimola alla socializzazione e all'uguaglianza tra alunni che magari provengono da tradizioni, etnie, o stati sociali diversi tra loro;

    il servizio di ristorazione deve ovviamente fornire un pasto appropriato, in un contesto adeguato, assicurandone la qualità nutrizionale e il pasto in mensa ha anche il ruolo di orientare, attraverso un approccio educativo, il comportamento alimentare del bambino verso uno stile salutare e consapevole, elevando il livello qualitativo dei pasti e mantenendo saldi i principi di sicurezza alimentare;

    la valenza educativa arriva oltre le mura scolastiche raggiungendo tutta la famiglia, sia tramite lo stesso bambino che può raccontare a casa le conoscenze acquisite a scuola, sia direttamente, consultando il menù scolastico e acquisendone la composizione;

    dal XXII rapporto «Ecosistema scuola» di Legambiente, appena pubblicato, arrivano dati entusiasmanti sulla qualità del servizio mensa nelle scuole del Paese: il 96,5 per cento dei bandi delle amministrazioni comunali per l'assegnazione del servizio mensa richiede la somministrazione di pasti biologici; il 97,6 per cento la stagionalità degli alimenti; la media di biologico nei pasti è del 59,4 per cento; le mense in cui vengono serviti pasti con prodotti Igp e Dop sono il 77,3 per cento quelle con prodotti a Km0 sono l'84,3 per cento;

    dal 26 gennaio 2023 possono essere commercializzate nell'Unione europea le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta, essiccate. L'autorizzazione, proposta dalla Commissione europea e approvata dagli Stati Ue, segue quella concessa, a partire dalla fine del 2021, prima alle larve gialle della farina, poi alla locusta migratoria e da ultimo ai grilli sempre in forma congelata, essiccata o in polvere;

    la Commissione europea ha ricevuto già molte altre domande di commercializzazione che ad oggi sono in attesa di istruttoria ma le recenti decisioni lasciano presagire che l'elenco degli insetti commestibili e vendibili liberamente nell'Ue sia pronto ad allungarsi;

    Bruxelles vede gli insetti, e le proteine alternative in generale, come una risposta all'aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell'insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della corrispondente, crescente domanda di proteine tra le classi medie;

    non sono note, ad oggi, le misure che la Commissione intende intraprendere, a tutela sicurezza alimentare dei cittadini europei, per chiarire quali siano i metodi di produzione dei prodotti che arriveranno in Europa, in considerazione del fatto che la maggior parte di questi insetti proviene da Paesi extra Ue, come Vietnam, Tailandia o Cina;

    altresì non è ancora chiaro in che modo sia preservata la salute dei cittadini rispetto all'elevata allergenicità di questi cibi, già verificata soprattutto nei soggetti allergici a crostacei, acari della polvere e ai molluschi;

   l'attacco alla sovranità alimentare del nostro Paese, sferrato dalle multinazionali per colpire i nostri agricoltori e i nostri allevatori, è giunto ad un punto cruciale, come provano i video di giovani influencer che diventano facilmente virali nel web e l'impegno di star di Hollywood, solo da ultima Nicole Kidman, che sponsorizzano il consumo di insetti;

   in Inghilterra è stata persino avviata una ricerca che interessa bambini tra i 5 e gli 11 anni e coinvolge 4 scuole primarie, in cui a mensa verrà offerto un prodotto chiamato «VeXo», ovvero un mix di insetti e proteine vegetali;

   come rilevato da un'indagine condotta da Coldiretti-lxé, il 54 per cento degli italiani è contrario agli insetti a tavola, il 24 per cento è indifferente, solo il 16 per cento è favorevole e il 6 per cento non risponde e per la grande maggioranza della popolazione il cibo a base di insetti è considerato «estraneo alla cultura nazionale»,

impegna il Governo:

   a proseguire la sensibilizzazione nelle scuole sull'importanza di una corretta alimentazione che non può prescindere dal consumo di prodotti a filiera corta;

   a stilare un protocollo d'intesa fra i Ministeri dell'istruzione e del merito, dell'agricoltura e della sovranità alimentare e della salute, affinché sia bandito l'uso dei «novel food» nelle mense scolastiche.
(7-00042) «Sasso».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    con il decreto legislativo n. 150 del 2015 si è provveduto al riordino della normativa in materia di Servizi per il lavoro e di politiche attive assegnando alla responsabilità delle regioni la funzionalità dei Centri per l'impiego;

    nel sistema italiano i Centri per l'impiego sono dunque i principali erogatori di servizi delle politiche attive per il lavoro chiamati a fornire ai cittadini un complesso di rilevanti misure di politica attiva rivolte al rapido reinserimento dell'utente all'interno del sistema produttivo attraverso azioni di orientamento e formazione in grado di garantire un miglior allineamento della domanda e dell'offerta di lavoro nell'ambito di un impianto pubblico unitario costituito da una Rete nazionale con la definizione di ruoli, funzioni e responsabilità dei diversi attori (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Anpal, regioni e province, area vasta, città metropolitane, enti accreditati);

    dal 2017 l'Anpal esercita il ruolo di coordinamento della «Rete dei servizi per le politiche del lavoro» nell'ambito di una governance condivisa con le regioni e le province autonome, nel rispetto della competenza concorrente tra Stato, regioni e province autonome in materia;

    la Rete ha composizione di natura sia pubblica che privata (Inps, Inail, Anpal Servizi S.p.A., Agenzie per il lavoro, il sistema delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, le Università e gli Istituti scolastici, i fondi interprofessionali, Inapp, associazioni datoriali e sindacali) stante l'esigenza di valorizzare le sinergie e la cooperazione tra servizi pubblici e privati;

    il quadro attuale dei Servizi per l'impiego conserva dunque una forte peculiarità regionale in cui le regioni, tramite le Agenzie regionali o attraverso modelli di governance basati su una rete dei soggetti accreditati, sono titolari dell'articolazione territoriale dei servizi e dell'attuazione delle politiche del lavoro nei rispettivi sistemi locali, assicurando il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni, definiti e sostenuti a livello nazionale;

    di un Piano per le nuove competenze, il potenziamento dei centri per l'impiego e il rafforzamento del sistema duale;

    il PNRR dedica alle politiche attive del lavoro ben 4,4 miliardi di euro, e altri 500 milioni vengono dal piano React-Ue; un inedito assoluto per la lotta alla disoccupazione nel nostro Paese, al centro della quale GOL mette proprio le regioni e i loro Centri per l'impiego;

    in entrambi i casi appare indispensabile, per la riuscita delle misure messe in campo, un profondo rafforzamento dei Centri per l'impiego, che preveda investimenti adeguati in termini di personale altamente qualificato, in infrastrutture informatiche, nonché un efficace coinvolgimento nel sistema delle politiche attive di tutti gli attori istituzionali, ciascuno secondo le proprie competenze;

    il Piano di potenziamento, infatti, ha destinato specifiche risorse per l'assunzione di 3.000 unità di personale dei Cpi nel 2020, ulteriori risorse per l'annualità 2021 destinate all'assunzione di 3.000 unità di personale nonché alla stabilizzazione dei 1.600 addetti a tempo determinato assunti in attuazione del Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro del 21 dicembre 2017; infine, le risorse stanziate nel triennio prevedono l'assunzione in organico di 11.600 unità di personale che si andranno ad aggiungere alle 7.852 unità censite alla fine del 2018;

    eppure secondo quanto si apprende dalla stampa online (www.ilfattoquotidiano.it del 15 settembre 2022), «Invece il piano straordinario per il potenziamento dei Centri per l'impiego partorito nel 2019 e implementato nel 2020 è in ritardo in tutta Italia. Gli operatori assunti sono un terzo di quelli previsti, due regioni su tre non sono nemmeno a metà strada e Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise sono ferme a zero.»;

    se sono le regioni del Nord ad avere il maggior carico di lavoro per gli effettivi contatti con i Cpi, è il Sud che affronta una situazione più pesante per gli operatori se si prende in considerazione invece il bacino di utenza «potenziale»;

    la qualità dei servizi offerti dai Centri per l'impiego presenta nel complesso numerose criticità, nonostante alcune positive eccezioni, collocate in particolari aree del Paese;

    le maggiori criticità che si riscontrano nei Centri per l'impiego – ed in particolare in quelli del Mezzogiorno – si legano alla carenza di personale, all'ammodernamento delle infrastrutture e delle dotazioni tecnologiche non ancora soddisfacenti, alla scarsa interoperabilità degli uffici, alla mancanza di un efficace raccordo con gli altri operatori pubblici (scuola, università) e privati (agenzie per il lavoro e sistema della bilateralità), nella insoddisfacente capacità di intermediare tra la domanda e l'offerta di lavoro;

    in Campania – nonostante la carenza di personale – si è costituito un Comitato Idonei Centri per l'Impiego della regione Campania al fine di ottenere lo scorrimento delle graduatorie di un concorso per lo sblocco delle assunzioni di numerose unità di personale per i Centri per l'impiego;

    la regione Campania ha indetto un bando per efficientare le strutture adibite a ospitare i Centri per l'impiego della regione stanziando la somma di 5,3 milioni di euro per un bando che mira ad ammodernare i centri per l'impiego in Campania (https://www.italiaoggi.it/news/campania-bando-per-la-ristrutturazione-dei-centri-per-l-impiego-202209211124326467 del 21 settembre 2022);

    con decreto n. 8 del 17 gennaio 2022 la regione Campania ha approvato un avviso pubblico per procedere ad una selezione per acquisire le candidature di messa a disposizione, a titolo gratuito, da parte di Enti Terzi pubblici o privati della Campania, di sedi fisse da adibire a Cpi e/o Sportello di prossimità per l'erogazione di servizi per il lavoro (https://www.coscienzasociale.org/centri-per-limpiego-e-sportelli-di-prossimita-cercasi-sedi-per-erogare-i-servizi/);

    in Calabria si segnalano criticità: le sedi dei Cpi di Vibo Valentia e di Cosenza non sono operative da circa due anni; non va meglio per i Centri per l'impiego della provincia di Reggio Calabria, quelli di Gioia Tauro e Locri;

    non vi è dubbio che affinché il sistema pubblico possa operare il suo naturale ruolo di regia sul territorio, necessiti di un investimento continuo in personale, in strutture dotate di effettiva capacità di intermediazione tra la domanda e l'offerta di lavoro e in sistemi – efficaci ed inclusivi – di protezione, formazione, orientamento e riqualificazione dei lavoratori soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, dove più forte si avverte la crisi economica e occupazionale;

    i Centri per l'impiego svolgono un ruolo fondamentale nell'ambito della ripartenza dell'occupazione lavorativa, soprattutto in questo periodo nel quale il sistema dei servizi e delle politiche del lavoro è stato del resto messo a dura prova dalla crisi economica come dimostrano anche le risorse stanziate dal PNRR;

    appare, pertanto, necessaria una accelerazione nell'adozione di tutte le misure utili affinché i Centri per l'impiego possano fornire tempestivamente un sistema efficiente ed efficace di servizi per l'impiego ed in particolare nelle regioni del Mezzogiorno,

impegna il Governo:

   adottare le opportune iniziative di competenza, d'intesa con le regioni, al fine di velocizzare le procedure assunzionali, rafforzare le infrastrutture e le dotazioni organiche dei Centri per l'impiego – soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno – per garantirne il pieno funzionamento e colmare il cosiddetto mismatch tra la domanda e l'offerta di lavoro;

   ad adottare le opportune iniziative tese a favorire la crescita professionale degli operatori connessa ad un incremento degli organici e a un ammodernamento delle strutture dei Centri per l'impiego ed in particolare di quelli delle regioni del Mezzogiorno;

   a prevedere la costituzione di una piattaforma o di sistemi informatici con approcci, metodologie e sistemi informativi tra i vari Centri per l'impiego in grado di dialogare attraverso l'integrazione delle banche dati esistenti a garanzia di un sostanziale rafforzamento delle politiche del lavoro che favorisca l'incontro tra domanda e offerta di lavoro;

   ad adottare le opportune iniziative di competenza volte a favorire gli investimenti – nel rispetto di un preciso cronoprogramma – da parte delle regioni – ed in particolare dalle regioni del Mezzogiorno delle risorse finalizzate all'implementazione del Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro anche attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della rete (pubblici e privati) ivi comprese le agenzie per il lavoro accreditate per l'intermediazione della domanda e offerta di lavoro;

   ad intraprendere le iniziative di competenza opportune finalizzate alla piena implementazione e interoperabilità delle piattaforme digitali per il coordinamento rispettivamente dei Centri per l'impiego e dei comuni;

   ad intraprendere, per quanto di competenza, ogni iniziativa utile al fine di favorire lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti dalla regione Campania (nel 2019 e nel 2021) banditi per l'assunzione di operatori dei Centri per l'impiego;

   a promuovere le necessarie iniziative, per quanto di competenza, affinché la regione Campania intraprenda le iniziative opportune per la ristrutturazione delle sedi dei Centri per l'impiego e l'apertura di nuove sedi attraverso le risorse assegnate secondo un preciso cronoprogramma.
(7-00043) «Carotenuto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   nel 2022 la media del Prezzo unico nazionale (PUN) dell'energia elettrica era 303 euro al MWh mentre dal 1° al 27 gennaio 2023 è di 176 euro al MWh. Tali valori sono superiori rispetto alla media dell'anno 2020, pari a 39 euro al MWh. Questi livelli di prezzi impattano direttamente sull'economia e sulla crescita dell'inflazione minando la competitività del Paese;

   dai dati del Centro studi di Unimpresa su base Banca d'Italia emerge che gli italiani attingono dai propri conti correnti per affrontare il caro bollette scalfendo la liquidità. Tra luglio e ottobre c'è stato un deflusso di 50 miliardi di euro;

   lo sviluppo delle rinnovabili ha comportato e può ancora contribuire alla riduzione dei costi di generazione dell'energia. Già alla fine del 2021, in Spagna l'energia prodotta da eolico e fotovoltaico è stata assegnata all'asta a 30,5 euro per MWh;

   l'International Renewable Energy Agency (IRENA) nel report Renewable Power Generation Costs mostra che nel 2021 il costo delle rinnovabili è diminuito, nonostante l'incremento dei prezzi delle materie prime. Grazie all'elettricità da rinnovabili, solo nei primi mesi del 2022 l'Europa ha evitato l'importazione di circa 50 miliardi di dollari di gas fossile;

   per l'Irex Annual Report 2022 di Althesys, gli investimenti in Italia sulle rinnovabili nel 2021 sono aumentati: 13,5 miliardi (+48 per cento rispetto al 2020). Eppure, su 264 nuovi progetti ben 188 (oltre il 70 per cento) risultavano fermi al palo;

   nello scenario «Fit for 55» al 2030, gli investimenti in Italia sono stimati nell'ordine di 296 miliardi di euro con ricadute importanti: fino a 332 miliardi di euro e 450 mila occupati al 2030. Per Althesys, i benefici potrebbero arrivare a toccare i 450 miliardi e i 470 mila occupati nello scenario Repower EU, attraverso l'installazione di 85 GW aggiuntivi di rinnovabili. La realizzazione degli obiettivi comporterà la riduzione di circa 21 miliardi di metri cubi di gas, rafforzerà la sicurezza del nostro Paese e lo renderà più autonomo energeticamente dai fornitori stranieri;

   tra i fattori che più influiscono negativamente sulla crescita delle rinnovabili c'è l'inefficienza degli iter autorizzativi, che durano in media 1 o 1,5 anni per il fotovoltaico e circa 5 anni per l'eolico;

   ai sensi dell'articolo 10 del decreto-legge n. 50 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, costituisce condizione di procedibilità delle procedure di valutazione di impatto ambientale l'allegazione dell'atto del competente soprintendente del Ministero della cultura relativo alla verifica preventiva di interesse archeologico;

   nella sostanza, vanificando gli interventi di semplificazione degli ultimi anni, si ritarda la presentazione di progetti per opere necessarie alla transizione energetica individuate nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) e agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tale ritardo difficilmente quantificabile, può variare dai 30 giorni nei rari casi in cui il soprintendente non richiede l'avvio della verifica, fino ai 120/150 giorni per il procedimento o più, nel caso in cui per i saggi archeologici sia necessario l'accesso coattivo ai terreni;

   la verifica preventiva è ovviamente una attività imprescindibile e necessaria, ma non è affatto essenziale che sia compiuta prima della presentazione dell'istanza per la valutazione di impatto ambientale. Tale verifica può essere svolta durante la realizzazione dell'opera, come da prassi consolidata in Europa. Infatti, data la natura delle opere in questione – nel caso di impianti fotovoltaici si tratta della realizzazione di alcune palificazioni per profondità dell'ordine del metro – nel caso di eventuali rinvenimenti archeologici, è possibile adottare agevolmente adeguamenti in corso di cantiere;

   imporre che la verifica sia fatta prima dell'avvio della procedura di valutazione dell'impatto ambientale esprime una valutazione di prevalenza dell'interesse archeologico rispetto all'interesse e alla rapidità del procedimento e, poiché ritarda opere necessarie per la transizione ecologica e la difesa del territorio, appare contrastare con l'interesse alla salute, alla sicurezza del territorio e alla tutela dell'ambiente che la disciplina costituzionale ed europea considera prevalenti. Per far fronte alla crisi energetica, il regolamento europeo 2022/2577 per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili richiede agli Stati membri di provvedere affinché in sede di ponderazione degli interessi giuridici delle procedure di pianificazione e autorizzazione, sia data priorità alla costruzione e all'esercizio degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché allo sviluppo della relativa infrastruttura di rete –:

   se e quali iniziative ritenga opportuno adottare per ridurre i tempi della verifica preventiva di interesse archeologico nei processi autorizzativi e se ritenga opportuno che la stessa possa essere svolta in parallelo alla procedura di valutazione di impatto ambientale, anziché prima.
(2-00063) «Cappelletti».

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 23 gennaio 2023 il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto una conferenza stampa a margine di una visita che ha effettuato in Algeria per alimentare e sviluppare una partnership strategica sul fronte energetico che il suo predecessore Mario Draghi aveva avviato subito dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, nel corso della quale ha dichiarato che uno degli accordi principali mirerebbe a «giungere ad un incremento delle esportazioni di energia dall'Algeria all'Italia e potenzialmente all'Ue, studiando anche la realizzazione di un nuovo gasdotto per l'idrogeno»;

   il suddetto nuovo gasdotto per l'idrogeno altro non è che il vecchio gasdotto di Galsi acronimo di Gasdotto Algeria Sardegna Italia, un progetto che mira alla realizzazione di una pipeline ossia una conduttura sottomarina lunga 832 chilometri destinata all'importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia continentale attraverso la Sardegna, a cui dal 2003 collabora un consorzio societario costituito da Sonatrach (compagnia nazionale algerina degli idrocarburi), Edison, Enel, SFIRS regione Sardegna, Gruppo HERA, SNAM GAS e Wintershall;

   il tracciato della pipeline partirebbe dalla stazione di compressione di El-Kala (Draouche) in territorio algerino approdando a Porto Botte, in Sardegna; da qui risalirebbe verso nord riprendendo il mare nei pressi della stazione di compressione di Olbia per approdare, infine, in Toscana, vicino a Piombino (LI);

   secondo il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune: «si tratta di una condotta speciale, diversa, non come quelle esistenti perché riguarderà gas, idrogeno, ammoniaca e anche elettricità», aggiungendo che la stessa: «....farà dell'Italia un distributore di queste energie per tutta l'Europa»;

   il progetto iniziale non alludeva al trasporto d'idrogeno e sarebbe servito esclusivamente a rafforzare la partnership energetica con l'Algeria tramite il gas fossile. Tra l'altro, com'è noto, a Piombino, città di approdo dell'infrastruttura, la comunità intera si oppone alla realizzazione del rigassificatore;

   poiché la produzione di idrogeno in Algeria sarebbe ancora agli albori, di conseguenza anche lo sviluppo di un'economia dell'idrogeno, l'output di H2 e i piani per espanderlo sembrano davvero minimi, inoltre l'H2 verde prodotto in Algeria costa 11 volte più del gas fossile per unità termica, è pertanto, più che probabile che la pipeline Galsi finirebbe con il trasportare solo gas fossile –:

   se il progetto riportato in premessa sia coerente con gli impegni di decarbonizzazione assunti dell'Italia a livello internazionale e se siano a conoscenza di quali siano i piani o progetti concreti di produzione di H2 e di utilizzo o stoccaggio geologico della Co2 in Algeria e se la loro tempistica sia compatibile con i suddetti impegni.
(4-00364)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato finanziato un piano con l'obiettivo di realizzare 264.480 nuovi posti tra asili nido e scuole dell'infanzia entro la fine del 2025;

   il dicembre 2021 è stato pubblicato l'Avviso pubblico prot. 48047 in attuazione del decreto del Ministro dell'istruzione 2 dicembre 2021, n. 343 per «consentire la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili nido e delle scuole dell'infanzia»;

   la dotazione finanziaria complessiva del suddetto avviso è pari a 3 miliardi di euro;

   in seguito a numerose difficoltà riscontrate nella fase di presentazione delle domande da parte dei comuni e in quella di valutazione dei progetti presentati, le graduatorie del suddetto bando sono state pubblicate nel settembre 2022, aggiornate poi tra ottobre e novembre 2022;

   ad oggi, malgrado i progressi, risultano ancora circa 300 progetti ammessi con riserva;

   considerate tali difficoltà ma atteso che il 30 giugno 2023 rappresenta il termine ultimo per il raggiungimento della milestone concordata con l'Unione europea relativamente all'avvio dei lavori, la scadenza per l'aggiudicazione degli stessi è stato prorogato dal 31 marzo al 31 maggio 2023;

   nonostante la proroga, però, molte amministrazioni locali aggiudicatarie delle risorse denunciano la difficoltà di procedere con la pubblicazione dei bandi di progettazione e di quelli per all'affidamento dei lavori entro tale data;

   tale difficoltà deriva dal brevissimo lasso di tempo intercorso tra la pubblicazione delle graduatorie e il termine per l'aggiudicazione dei lavori, insufficiente per consentire a molti comuni di iscrivere a bilancio le risorse riconosciute e di accertarne, dunque, la formale disponibilità al fine della pubblicazione dei suddetti bandi;

   tali ulteriori ostacoli potrebbero provocare un doppio danno: da un lato sottraendo a molti comuni l'opportunità di finanziare infrastrutture sociali di vitale importanza per le comunità residenti, e dall'altro impedendo al nostro Paese di raggiungere i fondamentali obiettivi concordati in sede comunitaria, gettando al vento i copiosi investimenti dedicati a tal fine dal Pnrr –:

   se confermi quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per consentire a tutti i comuni assegnatari di risorse di procedere con la pubblicazione dei bandi nel rispetto dei termini previsti e permettere, così, il pieno utilizzo delle risorse destinate dal Pnrr al «Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia».
(5-00322)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il 23 gennaio 2023 Juan Carrito, un giovane esemplare di orso bruno marsicano, già famoso per le sue innocue scorribande e benvoluto da tutti, è stato investito e ucciso mentre attraversava la statale 17, una strada a Castel di Sangro (AQ). La stessa strada dove due anni fa a perdere la vita, nello stesso identico modo, era stata un'altra orsa di questa specie autoctona che conta solo una sessantina di esemplari rimasti;

   la morte di Juan Carrito, animale simbolo del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, e con esso della natura e della biodiversità, ha riportato ancora una volta all'attenzione dell'opinione pubblica, il discorso sulla sicurezza che va garantita agli orsi e a tutti gli animali selvatici che popolano i nostri territori e i parchi nazionali;

   come riportato nel Rapporto orso marsicano 2020, gli incidenti stradali sono la terza causa di morte per gli orsi. «La fauna (e in particolare l'orso) attraversa le strade in funzione del volume di traffico, quindi le strade diventano più facilmente attraversabili quando ci sono pochi veicoli che le percorrono». Il problema, però, oltre all'effettivo numero di veicoli in transito, è causato dalla velocità dei veicoli stessi;

   durante l'esame alla Camera della legge di bilancio approvata a dicembre, il Governo ha bocciato un emendamento, presentato dall'interpellante, che dava vita a un fondo triennale per complessivi 12 milioni di euro, proprio finalizzato alla creazione di passaggi faunistici;

   tali passaggi – come ha ricordato l'Enpa (Ente nazionale protezione animali), permetterebbero di migliorare la sicurezza stradale, creando degli attraversamenti sicuri per gli animali. Una soluzione efficace, questa, già adottata da molti Paesi europei. Oltre a questi interventi, da molti anni proprio l'Enpa chiede che vengano applicati i sistemi di dissuasione previsti dal progetto «Life Strade», i quali consentono di allontanare gli esemplari selvatici dalla carreggiata, avvisando in tempo reale gli automobilisti circa la presenza degli animali sulla sede stradale;

   dossi e bande su asfalto, poi, sono strumenti efficacissimi per limitare la velocità delle autovetture – prima causa di incidenti, secondo l'Istituto superiore di sanità – e, di conseguenza per prevenire sinistri stradali, salvando così vite umane e animali. Ma anche su questo tema la politica e le istituzioni sono sostanzialmente e drammaticamente assenti;

   sempre nella notte tra lunedì 23 e martedì 24 gennaio scorso, nel territorio del Parco dei Monti Sibillini, un altro incidente stradale ha provocato la morte di due lupi e il ferimento di un terzo, che tuttora versa in gravi condizioni. Il conducente non si è fermato per prestare soccorso, come prescrive l'articolo 189 del codice della strada, ma si è dato alla fuga e ha fatto perdere le sue tracce. Non si può escludere la possibilità che l'investimento dei lupi sia stato il frutto di un comportamento doloso, anche considerando il clima di allarme sociale e di odio alimentato contro questa specie. L'Enpa si è dichiarato pronto a costituirsi parte civile qualora dovessero emergere profili di rilevanza penale in merito al sinistro stradale;

   per evitare il ripetersi di eventi come quelli di cui sono stati vittime i tre lupi dei Sibillini e l'orso Juan Carrito è fondamentale che siano utilizzati quei sistemi di dissuasione quali i dossi stradali, in grado di limitare la velocità degli autoveicoli e quindi di evitare incidenti più o meno intenzionali, così come le centraline e i sensori sonori e ottici di ultima generazione che monitorano eventuali attraversamenti della carreggiata da parte degli animali (e dei pedoni);

   la realtà è che mancano politiche che prevedano azioni concrete per mitigare il nostro impatto sulla preziosa biodiversità. Gli interventi di messa in sicurezza delle strade per il bene della fauna e delle persone, soprattutto in quei territori dove la natura è predominante, non possono essere demandati solo alle associazioni o ai Parchi –:

   se non intenda avviare, di intesa con gli enti territoriali, un Piano straordinario di tutela e protezione degli animali selvatici al fine di aumentare la sicurezza stradale e limitare al massimo gli incidenti di cui in premessa, prevedendo tra l'altro la creazione di passaggi faunistici per gli attraversamenti sicuri degli animali, sistemi di dissuasione come i dossi stradali, in grado di limitare la velocità degli autoveicoli, così come le centraline e i sensori sonori e ottici;

   se non ritenga necessario adottare iniziative volte ad assicurare adeguati finanziamenti a tale piano, del tutto in linea con le politiche per la biodiversità, portate avanti dall'Unione europea;

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere idonei incentivi e benefici agli enti locali ed enti parco che adottano iniziative efficaci volte a promuovere e ottimizzare la convivenza con i selvatici, attraverso lo strumento della prevenzione.
(2-00066) «Bonelli, Evi».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, CARLONI, DAVIDE BERGAMINI, BRUZZONE, PIERRO, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, CANDIANI, CAPARVI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   le aziende agricole italiane stanno vivendo un momento di crisi economica particolarmente drammatico, quale epilogo di alcuni eventi avversi e concatenati che hanno caratterizzato le ultime due annualità;

   nel 2021 tutta l'economia ha subito i colpi dell'emergenza sanitaria da COVID-19; nel medesimo anno diverse aree agricole sono state colpite da eventi atmosferici particolarmente intensi che, in alcuni casi, hanno azzerato l'intera produzione;

   anche il 2022 è stato un anno «nero» per le coltivazioni (-2,2 per cento in volume), causato da eventi climatici manifestatisi attraverso un aumento dell'intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi, con basse temperature primaverili, eccezionali ondate di calore nel periodo estivo e pressoché totale assenza di precipitazioni, che hanno condizionato le produzioni e influenzato l'offerta dei prodotti agricoli a livello prima di tutto nazionale, poi europeo e mondiale;

   inoltre, nel 2022 il terribile conflitto, ancora in corso, ha acuito le crisi già in atto nel settore. Nell'Unione europea a 27 l'incremento medio dei costi di produzione delle aziende agricole, sulla base della stima preliminare dei conti economici dell'agricoltura dell'Istat, è stato del 23,1 per cento, con valori al rialzo di almeno il 10 per cento in tutti gli Stati;

   secondo i dati Istat, nel 2022 sono aumentati sensibilmente i prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori (+23,6 per cento), con balzi che riguardano i fertilizzanti (+63,4 per cento), i prodotti energetici (+49,7 per cento) e gli alimenti per animali (+25,1 per cento);

   il comparto agricolo nell'Unione europea ha registrato anche un calo del volume della produzione del 3 per cento;

   è necessaria una più equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera per tutelare il reddito degli agricoltori; si devono creare le basi affinché, nelle relazioni tra i diversi anelli della filiera, le condizioni di forza contrattuale non possano trasformarsi in vere e proprie pratiche sleali;

   nonostante il «decreto crisi ucraina» abbia previsto la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari in essere, allungando il relativo periodo residuo di rimborso, permangono tuttora criticità per la loro ricontrattazione;

   in un momento come quello attuale, a causa della congiuntura dei fattori legati all'aumento dei costi di produzione, al calo conseguente della produzione e al cambiamento climatico, hanno chiuso l'attività 3.363 imprese agricole –:

   se e quali provvedimenti, alla luce dei dati Istat citati in premessa, intenda adottare con urgenza anche al fine di intervenire sulla moratoria dei mutui agrari, nell'ottica di tutelare il reddito degli agricoltori italiani.
(3-00144)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo le elaborazioni statistiche dell'International Food Policy Research Institute, calcolate sugli anni 2018-2020, circa un terzo delle esportazioni globali di grano proviene da Russia e Ucraina, ma l'Italia si approvvigiona dai due Paesi citati solamente per il 3,2 per cento, se si considera il grano tenero, e per il 2,5 per cento, se si osserva invece il dato sulle importazioni di grano duro;

   nonostante i principali fornitori di grano dell'Italia siano Canada, Grecia, Ungheria, Stati Uniti, Francia e Austria, le forti oscillazioni dei prezzi a livello internazionale, dovute alle quote delle esportazioni globali detenute da Russia e Ucraina, hanno colpito duramente i principali mercati agricoli mondiali, tra cui il nostro Paese;

   la coincidenza della crisi alimentare conseguente allo scoppio della guerra in Ucraina, della crisi energetica globale e dei periodi di siccità che si sono verificati nel 2022 hanno causato un aumento del 23 per cento dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori;

   anche nelle ultime settimane, diversi osservatori internazionali – tra cui John Baffes della Banca mondiale e Joseph Glauber dell'International Food Policy Research Institute – hanno evidenziato come, nonostante la caduta dei prezzi del grano e di altre colture, il rischio di nuovi aumenti dei prezzi sia ancora presente, soprattutto per via dell'imminente decisione sul rinnovo dell'accordo sul grano del Mar Nero tra Russia e Ucraina, per gli effetti dei cambiamenti climatici e per il rapporto tra scorte e utilizzo del grano che ha fatto registrare il valore più basso dal 2008 (58 per cento);

   secondo i dati pubblicati da Coldiretti nel mese di gennaio 2023, nel 2022 le famiglie italiane hanno speso quasi 13 miliardi di euro in più per acquistare cibi e bevande rispetto al 2021 –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, sia a livello nazionale sia nelle opportune sedi internazionali, per tutelare il settore agricolo e i consumatori del nostro Paese dai rischi di nuovi aumenti dei prezzi dei prodotti venduti e dei prodotti impiegati.
(3-00145)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO, PAVANELLI, AMATO, PENZA, MORFINO, SERGIO COSTA e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha modificato il suo nome in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e conseguentemente l'acronimo di riconoscimento da Mipaaf è divenuto Masaf;

   ciò si è reso necessario a fronte delle nuove attribuzioni ad esso conferite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di tutela della sovranità alimentare garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, il sostegno della filiera agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura, il coordinamento delle politiche di gestione delle risorse ittiche marine, la produzione di cibo di qualità, la cura e la valorizzazione delle aree e degli ambienti rurali, la promozione delle produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali;

   tale cambio nella denominazione del dicastero agricolo comporta tuttavia che le etichette delle certificazioni dei prodotti a denominazione, nonché dei prodotti biologici riconosciuti, vengano adeguate relativamente alla dicitura sull'organismo di controllo; ovvero: da «Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf» a da «Organismo di Controllo autorizzato dal Masaf»;

   si ricorda che il mondo delle Dop agricole è un sistema complesso e organizzato che in tutto il territorio nazionale coinvolge 198.842 operatori e 291 consorzi di tutela autorizzati dal Ministero, mentre nel settore del biologico operano oltre 70 mila aziende monitorate da 16 organismi di controllo autorizzati;

   il necessario cambio di etichetta sarebbe una sorta «tassa speciale» che andrebbe a colpire migliaia di aziende agricole, imprese di trasformazione e distribuzione, tutte eccellenze italiane dell'agroalimentare che, anziché vedersi agevolate dall'amministrazione, potrebbero imbattersi nella ennesima complicazione burocratica, in un momento in cui, dopo la crisi causata dalla pandemia da COVID-19, l'intero settore Dop Igp si trova in una fase di crescita;

   la stessa situazione si era verificata già nel 2018, quando l'articolo 1 del decreto-legge n. 86 del 2018 (legge n. 97 del 2018) aveva trasferito al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali le funzioni in materia di turismo; allora la soluzione fu trovata nell'impiego delle etichette già realizzate fino ad esaurimento delle scorte, anche se dopo qualche mese il Ministero tornava ad essere Mipaaf;

   alla luce di tale situazione, nonché del fatto che, ad oggi, nessun organismo di controllo è ancora stato autorizzato dal nuovo dicastero, sarebbe importante intervenire al fine di tutelare e rassicurare le imprese del comparto, evitando loro un tale dispendio economico e burocratico;

   per garantire il funzionamento del mercato unico europeo, la facoltà dello Stato membro di prevedere proprie disposizioni aggravanti gli obblighi delle imprese e degli operatori è strettamente limitata a ragioni specifiche in situazioni di particolari gravità, non ravvisabili nel caso di specie –:

   se ritenga percorribili iniziative di indirizzo agli uffici competenti perché valutino l'impiego delle etichette già realizzate fino al loro esaurimento, nonché la possibilità di concedere l'utilizzo alternativo di entrambe le denominazioni del dicastero in parola, fino alla completa transizione, al fine di evitare conseguenze gravemente dannose per l'economia e la vita delle imprese coinvolte.
(5-00323)


   CARAMIELLO, PAVANELLI, AMATO, PENZA, MORFINO, SERGIO COSTA e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il 21 settembre 2022, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 7, e dall'articolo 7, comma 1, del decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 13 giugno 2022, sono stati definiti, attraverso un avviso pubblico, le modalità e i termini di presentazione delle domande di accesso alle agevolazioni previste a sostegno degli investimenti materiali e immateriali nella logistica agroalimentare per ridurne i costi ambientali ed economici e per sostenere l'innovazione dei processi produttivi;

   tale avviso si colloca nell'ambito della Misura M2C1, Investimento 2.1 «Sviluppo logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall'Ue, e prevede con una dotazione pari a 800 milioni di euro, «il sostegno agli investimenti materiali e immateriali (quali locali di stoccaggio delle materie prime agricole, trasformazione e conservazione delle materie prime, digitalizzazione della logistica e interventi infrastrutturali sui mercati alimentari), agli investimenti nel trasporto alimentare e nella logistica per ridurre i costi ambientali ed economici e all'innovazione dei processi di produzione, dell'agricoltura di precisione e della tracciabilità (ad esempio attraverso la blockchain)»;

   l'avviso, molto dettagliato, prevede il conseguimento di precisi target e milestone stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, inoltre, affida all'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa SPA – Invitalia, la gestione delle attività di supporto tecnico operativo all'attuazione della procedura; secondo quanto previsto dall'avviso, infatti, le domande potevano essere presentate esclusivamente attraverso una procedura telematica dalle 12 del 12 ottobre 2022, alle 17 del 10 novembre 2022;

   si specifica, inoltre, che le imprese beneficiarie hanno diritto alle agevolazioni nei limiti delle risorse previste dal decreto in parola, pari, per gli anni dal 2022 al 2026, a 500 milioni di euro a valere sui fondi del Pnrr;

   il giorno 10 novembre 2022, a poche ore dallo scadere del termine previsto dall'avviso, sul sito web del dicastero in indirizzo, è comparso un avviso di differimento della chiusura della piattaforma telematica per la presentazione delle domande, spostando il termine al 17 novembre 2022;

   le ragioni sono state indicate nelle numerose istanze di richiesta di proroga da parte delle associazioni delle imprese del settore; tuttavia, a parere degli interroganti, una dilazione concessa a pochissime ore dalla scadenza potrebbe generare non poche perplessità, specie da parte delle imprese che, nel rispetto dei tempi, hanno provveduto alla chiusura della domanda;

   la presentazione del progetto di investimento era comunque molto complessa poiché richiedeva il rispetto di numerosi criteri ed obiettivi che vanno dalla capacità di ridurre gli impatti ambientali, alla capacità di incidere sulla filiera agroalimentare, fino a processi di innovazione e digitalizzazione;

   la riapertura del termine potrebbe, di fatto, aver danneggiato o comunque potenzialmente ridotto le possibilità di accesso alle risorse da parte delle imprese beneficiare, specie alla luce del fatto che, ad un maggior numero di domande non corrisponde un maggior numero di risorse;

   una tale proroga, infine, potrebbe far incorrere nel rischio di sforare la milestone prevista dal Pnrr quale ad esempio la milestone M2C1-3, da conseguire entro il 31 dicembre 2022: «Pubblicazione della graduatoria finale nell'ambito del regime di incentivi alla logistica» –:

   quali siano state le ragioni di un così scarso preavviso per il differimento dei termini di una procedura così particolare come quella citata in premessa e se non si ritenga che tale proroga possa aver danneggiato i soggetti che hanno presentato la domanda nei tempi inizialmente previsti; se non si corra, infine, il rischio di sforare target e milestone previsti dal Pnrr compromettendo l'utilizzabilità delle risorse economiche.
(5-00324)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i cosiddetti «certificati bianchi», ovvero i titoli di efficienza energetica (TEE), sono previsti dal decreto del Ministro delle attività produttive del 20 luglio 2004 e certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell'efficienza energetica;

   al fine di valorizzare e scambiare i certificati bianchi è stato creato un registro elettronico dei Titoli di efficienza energetica del Gestore dei mercati energetici (GME). Sulla base delle linee guida di cui alla delibera EEN 9/11 del 27 ottobre 2011 possono essere ottenuti un numero di titoli pari al risparmio realizzato in favore dei soggetti che effettuano interventi di efficienza energetica;

   con decreto del Ministero dello sviluppo economico 28 dicembre 2012 l'accesso al meccanismo dei certificati bianchi è previsto, oltre che per i soggetti «obbligati» a conseguire gli obblighi quantitativi nazionali annui di incremento dell'efficienza energetica, anche per soggetti «volontari»;

   le amministrazioni comunali che a fronte di opere di efficientamento energetico possono accedere ai certificati bianchi si affidano spesso a delle «ESCo», società di servizi energetici che vengono delegate dalle amministrazioni pubbliche a gestirne i loro conti sui quali il GME, su indicazione del Gestore servizi energetici (GSE), emette i certificati;

   la possibilità di delegare altri soggetti a gestire per loro conto i certificati emessi, lascia talvolta gli enti pubblici all'oscuro dell'avvenuta emissione di detti certificati così come della loro valorizzazione effettiva. Tale configurazione ha comportato, nel tempo, una serie di contenziosi circa le modalità con cui sono stati gestiti e valorizzati i titoli;

   considerato che le amministrazioni pubbliche, al netto di eventuali deleghe a terzi, restano proprietarie dei titoli emessi e che devono essere informate circa l'emissione di certificati bianchi in loro favore, si è resa necessaria la pubblicazione di dette informazioni per la relativa collocazione dei titoli sui mercati ambientali del GME –:

   quali iniziative abbia intrapreso per rendere disponibile, ovvero agevolare e promuovere, la consultazione pubblica dei Titoli di efficienza energetica emessi in favore delle singole pubbliche amministrazioni.
(4-00367)


   BAGNASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il tunnel della val Fontanabuona fa parte dell'accordo di ristoro sottoscritto il 14 ottobre 2021 tra regione Liguria, comune di Genova, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Autostrade e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nel quale Aspi si è impegnata a realizzare, fra le altre cose, interventi per 930 milioni di euro sul territorio: 700 milioni di euro per il tunnel subportuale di Genova e 230 milioni di euro per il collegamento dell'autostrada A12 con la val Fontanabuona;

   il progetto definitivo del tunnel è stato presentato il 19 aprile 2022. Si tratta di un'opera da 230 milioni di euro con un nuovo svincolo sull'autostrada A12 e una rampa lunga 5,6 chilometri in gran parte sotterranea con due gallerie per collegare la costa del Tigullio con il suo entroterra, a Moconesi;

   il progetto prevede la realizzazione di uno svincolo completo, che si innesta sull'autostrada A12 nel tratto compreso tra le gallerie esistenti Giovanni Maggio e Casalino, con rampe di immissione/uscita sia in direzione Genova sia in direzione Livorno;

   il collegamento vero e proprio tra la costa ligure e la val Fontanabuona consisterà in una rampa di circa 5,6 chilometri, con sviluppo principalmente in sotterraneo attraverso la realizzazione delle gallerie Caravaggio e Fontanabuona di lunghezza rispettivamente pari a 2093 e 2583 metri;

   il 3 marzo 2022 Aspi ha inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la documentazione progettuale (Progetto definitivo comprensivo di studio di impatto ambientale) conforme alle linee guida per l'esame dei progetti emanate dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, e il 31 marzo 2022 ha presentato l'istanza per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale, trasmettendo al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica lo studio di impatto ambientale aggiornato;

   tuttavia, ad oggi, nessuna risposta è pervenuta dall'intestato Ministero e, di conseguenza, i lavori non sono ancora stati avviati –:

   alla luce di quanto esposto e con riferimento alla «Procedura di Valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, e verifica del Piano di Utilizzo, ai sensi dell'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2017», a che punto sia lo stato del procedimento e l'iter amministrativo al fine di pervenire all'effettivo avvio dei lavori e della realizzazione del «Collegamento tra la Valfontanabuona e l'Autostrada A12 Genova-Roma», in merito al quale il comune di Rapallo si è espresso con delibera di Giunta n. 230 del 4 luglio 2022.
(4-00369)

CULTURA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CHERCHI e AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da un sondaggio commissionato da Euroqroup for Animals effettuato in 8 Paesi europei all'inizio del 2021, il 77 per cento degli italiani ha dichiarato di essere favorevole allo stop dell'uso degli animali nei circhi, in quanto convinti che la detenzione, l'addestramento e l'esibizione in spettacoli comportino gravi sofferenze e maltrattamenti agli animali;

   in Italia non esiste un registro nazionale pubblico che evidenzi quanti animali siano detenuti nei circhi, e quanti di questi siano registrati sul territorio nazionale;

   rimane altresì ignoto quale sia il tasso di riproduzione degli animali nei circhi, nonostante la Lega Anti Vivisezione (LAV) abbia stimato, tramite un monitoraggio sul territorio, che attualmente vi siano 2.100 animali detenuti in poco più di 100 circhi, tra i quali un numero elevato di animali provenienti da specie in via di estinzione, quali elefanti, tigri, leoni, ippopotami, rinoceronti e altri;

   la legge 29 dicembre 2022, n. 197, denominata «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025», all'articolo 15 autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro della cultura, ad apportare, con propri decreti, variazioni compensative di bilancio, in termini di residui, di competenza e di cassa, tra i capitoli iscritti nel programma «Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo», nell'ambito della missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici» dello stato di previsione del Ministero della cultura, relativi al Fondo unico per lo spettacolo;

   il settore delle attività circensi ha beneficiato a lungo di finanziamenti statali stanziati dal Fondo unico per lo spettacolo (FUS);

   il 15 luglio 2022 è stata approvata definitivamente dalla Camera la legge 15 luglio 2022, n. 106 recante «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo», la quale delega il Governo ad approvare, entro nove mesi dall'entrata in vigore della sopracitata legge, un decreto legislativo attuativo finalizzato a rivedere le disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti con l'obiettivo di superare gradualmente l'utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse –:

   se il Ministro intenda rispettare la tempistica per dare concreta attuazione alla delega, adottando le iniziative di competenza affinché schema di decreto legislativo venga approvato al Consiglio dei ministri, al fine di superare efficacemente l'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti, garantendone il benessere, anche alla luce di quanto realizzato nei diversi Paesi europei;

   se intenda valutare l'opportunità di predisporre incentivi nei criteri di assegnazione dei contributi del Fondo unico per lo spettacolo per le attività circensi e gli spettacoli viaggianti che decidano di dismetterne totalmente l'impiego nelle proprie attività.
(5-00321)


   CONGEDO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di anni dall'incendio doloso che la notte del 27 ottobre 1991 danneggiò gravemente la parte interna del teatro Petruzzelli di Bari, il recupero strutturale e funzionale fu assicurato grazie ad un Protocollo di intesa concepito, redatto e «imposto», alle parti private, come strumento per regolare le spese della ricostruzione (interamente a carico degli enti pubblici territoriali tramite una costituenda fondazione) e la futura gestione in favore della medesima fondazione;

   successivamente, la legge n. 310 del 2003, nell'istituire la Fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e teatri di Bari ha sancito al comma 6 dell'articolo 1 che: «la Fondazione di cui al comma 1 acquisisce, previo accordo con gli enti pubblici territoriali interessati, i diritti d'uso esclusivo sul teatro Petruzzelli di Bari, in conformità al Protocollo d'intesa sottoscritto a Roma il 21 novembre 2002, tra la regione Puglia, la provincia e il comune di Bari e le parti private»;

   da allora, la famiglia Messeni Nemagna, ha difeso strenuamente la validità ed efficacia di quel protocollo, provvedendo alla consegna del teatro per l'esecuzione dei lavori, secondo i progetti, condivisi ed approvati;

   tuttavia, nell'imminenza del termine per l'esecuzione del cronoprogramma quadriennale del Protocollo, il Governo Prodi, nell'ottobre 2006 dispose dapprima l'esproprio del teatro con un decreto-legge d'urgenza inserito nella legge finanziaria; poi, con una ordinanza di protezione civile, nominò commissario straordinario per la ricostruzione, con i poteri della protezione civile, l'ingegner Angelo Balducci;

   la Consulta, nel 2008 bocciò la norma espropriativa per abuso dei requisiti dell'articolo 77 della Costituzione sulla decretazione d'urgenza. Successivamente due sentenze della Corte d'appello di Bari, la n. 1976 del 2021 e la 1977 del 2021 hanno dichiarato, rispettivamente: una, che il teatro non è mai passato al comune di Bari dopo l'annullamento dell'esproprio, rimanendo di proprietà privata, e l'altra, su concorde eccezione degli enti pubblici territoriali e della fondazione, ha stabilito, l'inefficacia del Protocollo d'intesa solo perché la provincia di Bari, benché autrice di delibere e stanziamenti finanziari consequenziali, non avrebbe formalmente ratificato la firma apposta dal suo Presidente pro tempore avvocato Vernola;

   nel contempo, la prima delle due sentenze ha posto a carico della famiglia, proprietaria quei costi della ricostruzione anticipati dalla parte pubblica e che per il Protocollo d'intesa dovevano restare a suo carico;

   la situazione degli eredi Petruzzelli rispetto al teatro è, a oggi, quella di esserne proprietari senza poterne percepire, dal giorno della riapertura, cioè dal 2009, alcun frutto tanto meno quelli previsti dal Protocollo d'intesa, vedendosi di contro richiedere pure il pagamento dell'IMU per il periodo (compreso tra il 2016 e il 2021) nel quale il comune ha mantenuto il possesso del bene stesso, dichiarandosene proprietario e disponendone a proprio piacimento –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda attuare al fine di pervenire a una risoluzione adeguata e definitiva, nel rispetto dei legittimi interessi pubblici e privati, dell'annosa vicenda della ricostruzione e della gestione del Teatro Petruzzelli di Bari.
(5-00325)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 177 il Corpo forestale dello Stato, forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nonché nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare, è stato assorbito dall'Arma dei Carabinieri che è subentrata nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'ente disciolto integrandone i reparti nella propria struttura organizzativa;

   l'Arma dei Carabinieri è subentrata anche come datore di lavoro degli operai forestali (a tempo determinato e indeterminato – OTD e OTI) che hanno mantenuto lo status di personale civile assunto a supporto dei compiti istituzionali dell'Arma (ex legge 5 aprile 1985, n. 124: «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste»);

   invero le attività svolte dal personale operaio non vanno solo a supporto dei compiti istituzionali, ma spesso consistono direttamente in compiti istituzionali come elencati dall'articolo 2 della legge 6 febbraio 2004, n. 36, in forza di successive interpretazioni delle norme e soprattutto attraverso declaratorie operative;

   ciononostante al personale OTI e OTD continua ad essere applicato il Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) di diritto privato, individuato in quello degli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria;

   oltre all'anomalia di lavorare per lo Stato senza vantare un contratto pubblico, il personale citato non può, per esempio, fruire di tutte le tutele per l'infortunistica sul lavoro, beneficia con molta difficoltà della legge n. 104 e gli sono precluse alcune forme di congedo, non perché il contratto degli idraulici forestali non preveda dette tutele, ma perché il Protocollo aggiuntivo al contratto siglato dall'Arma con le Organizzazioni sindacali non ha previsto il recepimento di alcuni diritti in tema di infortunistica, né ha recepito i successivi aggiornamenti normativi;

   il numero complessivo dei citati lavoratori è di circa 1.500 unità e ogni anno l'Arma dei Carabinieri ha necessità di assumere personale a tempo determinato per l'assolvimento delle mansioni necessarie allo svolgimento di compiti istituzionali;

   sarebbe, pertanto, sufficiente un intervento normativo che individui le qualifiche necessarie allo svolgimento dei compiti istituzionali e preveda l'assunzione dei citati lavoratori come operai del Ministero della difesa, anche alla luce del fatto che vi è una corrispondenza perfetta di figure professionali, di mansionario e di retribuzione tra i profili e le declaratorie di mestiere del Protocollo Aggiuntivo al CCNL degli Idraulici forestali con i profili professionali dei contratti di lavoro del comparto Ministeri –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza, anche normative, per l'inserimento nei ruoli del Ministero della difesa del personale OTI e OTD assunto ai sensi della legge n. 124 del 1985 e successive, prevedendo una pianta organica del personale operaio destinato a svolgere mansioni presso l'Arma dei Carabinieri e disponendo l'assunzione nei ruoli attraverso un sistema di reclutamento speciale riservato al personale che già prestava la propria professionalità per il soppresso CFS ed ora presta servizio per i Carabinieri ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177.
(4-00363)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in data 27 dicembre 2021 è stato firmato un accordo tra Ita Airways e la startup True Italian Experience, una piattaforma digitale nata con lo scopo di mettere in rete operatori della filiera turistica per la promozione del turismo italiano nel mondo;

   Ita Airways ha già corrisposto in un anno oltre 4,5 milioni di euro più IVA a favore di True Italian Experience per i servizi offerti dalla piattaforma tra il mese di dicembre 2021 e la fine del 2022;

   stando alle informazioni disponibili e riportate sul quotidiano Domani in data 26 gennaio 2023, il contratto siglato tra Ita Airways e True Italian Experience prevede ulteriori compensi per 10.250.400 euro a favore della piattaforma digitale per il periodo 2023-2025;

   da quanto si apprende guardando le informazioni societarie presenti sul sito internet di True Italian Experience, anche Trenitalia, società del gruppo Ferrovie dello Stato, interamente di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, ha in essere una partnership esclusiva per il trasporto ferroviario con la True Italian Experience;

   effettivamente non risultano disponibili dati pubblici che facciano chiarezza su questi accordi commerciali –:

   se sia a conoscenza degli accordi in essere tra Ita Airways e Trenitalia con la startup True Italian Experience e quali siano i termini sottoscritti dalle due aziende di proprietà pubblica con la controparte;

   quale sia il reale apporto di True Italian Experience in termini di business per la compagnia aerea Ita Airways (in particolare) e per Trenitalia;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare sia in termini di trasparenza che in termini commerciali, qualora i suddetti accordi si rivelassero di ridottissimo o nullo valore economico per le società a controllo pubblico citate.
(2-00064) «Pastorella, Richetti, Benzoni».

Interrogazioni a risposta immediata:


   FOTI, MATERA, OSNATO, ANTONIOZZI, GARDINI, MESSINA, RUSPANDINI, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU, TESTA e TREMONTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 155, della legge n. 197 del 2022, legge di bilancio 2023, ha introdotto una modalità agevolata di definizione dei cosiddetti avvisi bonari relativi a quanto richiesto a seguito dei controlli automatizzati delle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti e dai sostituti d'imposta e dei controlli automatizzati sulle dichiarazioni Iva, il cui pagamento rateale, ai sensi dell'articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, è ancora in corso alla data di entrata in vigore della legge di bilancio (1° gennaio 2023);

   sono sorti, tuttavia, alcuni dubbi interpretativi riguardo alla possibilità di applicare la disciplina sopra indicata anche agli avvisi bonari concernenti le comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva (cosiddette Li.Pe.), anche in considerazione del fatto che la norma non richiama espressamente l'articolo 21-bis del decreto-legge n. 78 del 2010, facendo riferimento solo alle dichiarazioni Iva di cui all'articolo 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, nonostante, a decorrere dall'anno d'imposta 2017, il controllo automatico sia effettuato anche sulle «comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva»;

   d'altro canto, il citato articolo 21-bis del decreto-legge n. 78 del 2010, che ha introdotto le comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva, all'ultimo periodo del comma 5, richiama espressamente l'articolo 54-bis, comma 2-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, che con riferimento alle liquidazioni periodiche Iva, prevede che l'Agenzia delle entrate possa controllare la tempestiva effettuazione dei versamenti dell'imposta, anche prima della presentazione della dichiarazione annuale, anche in mancanza di pericoli per la riscossione;

   va infine ricordato che, secondo quanto previsto dalla vigente normativa, il termine entro il quale il contribuente deve procedere al pagamento della prima rata delle somme dovute a seguito della definizione agevolata è molto stringente (30 giorni dal ricevimento dell'avviso bonario) e che il mancato rispetto di tale termine importa che la definizione non produca effetti e che si applichino le ordinarie disposizioni in materia di sanzioni e riscossione –:

   se intenda assumere urgenti iniziative, ove necessario anche di carattere normativo, al fine di chiarire l'applicabilità delle disposizioni di cui in premessa anche agli «avvisi bonari» aventi ad oggetto le comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva (Li.Pe.).
(3-00140)


   DE LUCA, PROVENZANO, UBALDO PAGANO, D'ALFONSO, AMENDOLA, LACARRA, STEFANAZZI, LAI, GRAZIANO, IACONO, TONI RICCIARDI, BARBAGALLO, MARINO, STUMPO, SARRACINO, SCOTTO, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo per lo sviluppo e la coesione è, congiuntamente ai fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell'articolo 119, comma 5, della Costituzione italiana e dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   per il ciclo di programmazione 2021-2017, il Fondo è stato rifinanziato per 73,5 miliardi di euro;

   è opportuno ricordare che la chiave di riparto prevede che la dotazione complessiva deve essere impiegata per un importo dell'80 per cento per interventi da realizzare nei territori delle regioni del Mezzogiorno e del 20 per cento nelle aree del Centro-Nord;

   ad oggi, fatta eccezione per alcune misure coperte nel biennio 2021-2022 a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027, la maggior parte delle risorse (circa 58 miliardi di euro) è ancora nella disponibilità del fondo;

   preoccupano, infatti, i gravissimi ritardi sulla ripartizione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, considerato che il loro riparto sarebbe dovuto avvenire già entro il 2021;

   la mancata ripartizione ha gravemente compromesso l'utilizzo di queste risorse, fondamentali per l'avvio di progetti e la realizzazione di opere tese al raggiungimento dell'obiettivo del riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire garanzie sulle tempistiche per la ripartizione delle risorse ancora disponibili a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027.
(3-00141)


   GADDA, MARATTIN, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in base all'Accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri del 1974, successivamente sostituito dal nuovo accordo avvenuto con scambio di lettera a Roma il 23 dicembre 2020 – attualmente in attesa della definitiva ratifica parlamentare – e che, quindi, presumibilmente, entrerà in vigore non prima del 2024 – il frontaliere residente nei comuni di frontiera, qualora svolga delle intere giornate di lavoro su suolo italiano, è tenuto a dichiarare all'Agenzia delle entrate la quota di reddito maturata in quelle circostanze;

   in aggiunta, in base al diritto comunitario (articolo 14 del regolamento (CE) n. 987/2009), una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare nel comune di residenza entro il 25 per cento del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso;

   durante il periodo pandemico, entrambi questi vincoli sono stati sospesi da un accordo amichevole firmato da Svizzera e Italia il 18-19 giugno 2020, permettendo quindi maggiore flessibilità per lavoratori e per le stesse imprese;

   il 22 dicembre 2022 i rappresentanti di entrambi i Paesi hanno convenuto di non rinnovare questo accordo amichevole oltre il 31 gennaio 2023, comportando in tal modo un ritorno alle vecchie regole e imposizioni fin dal 1° febbraio 2023;

   questa decisione determinerà notevoli impatti sugli 89.742 lavoratori transfrontalieri italiani che quotidianamente si recano a lavorare nella vicina Svizzera e una necessaria modifica dei flussi di lavoro e dell'organizzazione interna delle imprese, che ormai, in oltre due anni e mezzo, si erano consolidati ed efficientati;

   oltretutto, la decisione si trova in aperto contrasto con la posizione dell'Unione europea, la quale ha invece prorogato fino al 30 giugno 2023 la sospensione delle implicazioni del telelavoro dei frontalieri sul piano delle assicurazioni sociali –:

   se sia intenzione del Governo riaprire un tavolo negoziale con la controparte svizzera e siglare urgentemente un nuovo accordo amichevole che, quantomeno, garantisca una nuova proroga allineata alle disposizioni contributive comunitarie, al fine di evitare che a partire dal 1° febbraio 2023 i lavoratori transfrontalieri vedano crescere la tassazione sul proprio salario in questo momento storico di grave crisi energetica e di spirale inflazionistica.
(3-00142)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   TODDE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 25 dicembre 2017 avveniva la tragica morte dei fratelli Francesco e Matteo Pintor, rispettivamente di 23 e 16 anni, a causa di un incidente stradale avvenuto nel tratto tra il km 63+700 e il km 64+700 della strada statale 129, cosiddetta «trasversale sarda». La vicenda, oltre che aver suscitato l'attenzione della società civile e dei rappresentanti politici, è stata oggetto di una battaglia civile che, grazie al ruolo svolto da un'associazione non a scopo di lucro costituitasi ad hoc, ha condotto all'approvazione di un progetto di rettifica plano altimetrica del tratto stradale interessato dal suddetto incidente. Infatti, tale modifica del tracciato si è resa necessaria alla luce della non conformità del tratto stradale rispetto al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 5 novembre 2001;

   il sinistro che ha coinvolto la vettura sulla quale viaggiavano i fratelli Pintor parrebbe imputabile esclusivamente alla conformazione del guard-rail che, sfondando l'abitacolo del veicolo, ha ucciso i due giovani. Alla luce di ciò, le cause dell'incidente, come confermate dalle numerose perizie svolte, sono riconducibili all'omissione, da parte del gestore del tracciato stradale, delle azioni che avrebbero garantito la sicurezza ed evitato la fatalità del sinistro. Infatti, le medesime perizie svolte hanno confermato come «un doppio terminale sovrapposto curvo e concavo al posto di quello dritto non avrebbe reso l'evento così nefasto»;

   come statuito dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 9547 del 2015: «la custodia esercitata dal proprietario o gestore della strada non è limitata alla sola carreggiata, ma si estende anche agli elementi accessori o pertinenze, ivi comprese eventuali barriere laterali, con funzione di contenimento e protezione della sede stradale». Tuttavia, a oggi risulta difficoltoso, in sede penale, dimostrare l'effettiva responsabilità dei soggetti gestori delle reti stradali rispetto alla mancata messa in sicurezza delle stesse;

   la circolare operativa del Ministero dell'interno 300/A/2251/16/124/68, dando informazioni applicative sulla legge 23 marzo 2016, n. 41 (recante l'inserimento nel codice penale dell'articolo 589-bis, rubricato omicidio stradale), prevede al punto 1.1 che: «Il reato può essere commesso da chiunque viola le norme che disciplinano la circolazione stradale, che sono costituite da quelle del codice della strada e delle relative disposizioni complementari. In virtù di tale previsione, il reato ricorre in tutti i casi di omicidio che si sono consumati sulle strade, come definite dall'articolo 2 comma 1, codice della strada, anche se il responsabile non è un conducente di veicolo. Infatti, le norme del codice della strada disciplinano anche comportamenti posti a tutela della sicurezza stradale relativi alla manutenzione e costruzione delle strade e dei veicoli»;

   a tal riguardo, si segnala come il Consiglio di Stato, con la pronuncia n. 567 del 7 marzo 2017 ha dichiarato inammissibile un ricorso dell'Anas contro la predetta circolare attuativa;

   tuttavia, in sede di applicazione giurisdizionale della normativa in materia di omicidio stradale non sembra esserci sufficiente chiarezza circa l'ambito di applicazione soggettiva e oggettiva del suddetto articolo 589-bis, conducendo a una situazione di incertezza e, potenzialmente, di mancata applicazione dell'istituto dell'omicidio stradale nei confronti dei soggetti gestori delle infrastrutture stradali –:

   quali iniziative di carattere normativo intendano adottare i Ministri interrogati al fine di prevedere meccanismi sanzionatori e preventivi di atteggiamenti omissivi dei gestori delle reti stradali che possano condurre alla presenza di elementi di pericolosità oggettiva delle infrastrutture;

   quali iniziative, anche di carattere normativo intendano adottare al fine di garantire piena applicazione dell'articolo 589-bis del codice penale anche nei confronti dei soggetti gestori delle infrastrutture stradali;

   quali iniziative anche di carattere normativo, intendano adottare al fine di prevedere strumenti di prevenzione degli incidenti stradali.
(3-00148)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 novembre 2022, l'interrogante ha effettuato una visita all'interno della Casa Circondariale «Carmelo Magli» di Taranto;

   la Casa Circondariale prevede una capienza di 500 detenuti, adeguata a seguito del completamento del padiglione Jonio e la sua riapertura parziale, disposta per far fronte alle esigenze legate all'emergenza epidemiologica COVID-19;

   nonostante l'aumento della capienza regolamentare dei detenuti da 307 a 500, la pianta organica del personale di polizia penitenziaria non è stata simmetricamente riparametrata, e attualmente prevede solo 277 unità, fissate con del provvedimento del capo dipartimento 29 novembre 2017, in ossequio alla legge 7 agosto 2015 n. 124;

   di recente sono state assegnate ulteriori 22 unità appartenenti al ruolo maschile degli Agenti/Assistenti di polizia, ma solo 16 unità hanno effettivamente assunto servizio;

   l'attuale organico effettivo è di 309 unità (cui bisogna sottrarre 27 unità tra sospensioni dal servizio, passaggi a ruoli civili, assenze per fruizione articolo 42 decreto legislativo 151 del 2001, C.M.O. e trasferimenti presso altra sede) a fronte di una popolazione detenuta di circa ottocento ristretti, ed è insufficiente a garantire i livelli di sicurezza minimi all'interno della struttura, a rischio non soltanto dei detenuti, ma anche del personale di polizia;

   la Direzione generale detenuti e trattamento ha rimarcato la necessità di «assicurare con urgenza la completa e corretta operatività del nuovo padiglione Jonio» al fine di redistribuire la popolazione detenuta e garantire il rispetto degli standard previsti dalla normativa europea;

   la traslazione di parte dei detenuti nel nuovo padiglione dovrebbe essere a maggior ragione accompagnata da un aumento del personale di polizia in servizio;

   sono state promosse numerose manifestazioni di protesta e stati di agitazione da parte delle organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria per evidenziare le gravi criticità della struttura;

   si sono verificati numerosi episodi di suicidi fra i detenuti, violenze verbali, fisiche e aggressioni nei confronti degli agenti;

   l'assistenza sanitaria risulta insufficiente soprattutto verso i detenuti con problemi psichiatrici –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza per il potenziamento dell'organico della casa circondariale di Taranto, attraverso l'adeguamento della pianta organica alle nuove capienze dell'istituto e con lo scorrimento della graduatoria vigente risultante dall'ultimo interpello per trasferimenti a domanda del personale del Corpo di polizia penitenziaria, nonché attraverso un interpello straordinario del ruolo ispettori, al fine di garantire i servizi connessi all'avvio completo del padiglione Jonio, la sicurezza degli agenti e l'assistenza sanitaria dei ristretti.
(4-00365)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRAZIANO, SCOTTO, SARRACINO, LAUS, GRIBAUDO e FOSSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale dell'elettronica Jabil S.p.A., con stabilimento a Marcianise (CE), lo scorso 23 settembre ha annunciato 190 licenziamenti dei lavoratori sui 440 attualmente in forza, allo scadere del trattamento di cassa integrazione che, secondo le ultime informazioni, dovrebbe concludersi con la fine del mese di febbraio;

   in vista di tale termine, in mancanza di soluzioni alternative, l'azienda avvierà la procedura di licenziamento;

   il recente incontro del 24 gennaio 2023 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, con i sindacati, i delegati del Ministero e l'azienda si è concluso senza un nulla di fatto, con i rappresentanti della multinazionale che si sono mostrati inamovibili dalla decisione di un licenziamento collettivo per ridurre drasticamente il personale nel sito di Marcianise;

   anche l'ipotesi di cassa integrazione per transizione occupazionale, proposta dal Ministero del lavoro, è stato ribadito che verrà valutata dall'impresa solo qualora fosse ritenuto uno strumento utile al raggiungimento degli obiettivi aziendali, cioè per avere la certezza di rimanere con 250 lavoratori sui 440 oggi in forza;

   un atteggiamento inaccettabile e irresponsabile che si limita a scaricare sul territorio e sui lavoratori le scelte di progressivo ridimensionamento che sta attuando da anni, dopo aver acquisito tutte le aziende del territorio che operavano nel settore dell'elettronica;

   l'azienda non ha presentato nessun progetto serio di ricollocazione sul territorio, ma ha proposto il nome di un'azienda che, secondo le organizzazioni sindacali, già risulterebbe in ritardo sul pagamento di alcuni istituti retributivi dei propri dipendenti;

   a tutt'oggi, quindi, non è stata trovata alcuna soluzione industriale alternativa per evitare una nuova emorragia occupazionale;

   la vertenza Jabil si trascina dal giugno 2019, e in passato i rappresentanti dell'impresa si erano dichiarati disponibili alla predisposizione di un piano di riassorbimento dei lavoratori in esubero, attraverso un progetto industriale poi illustrato nel febbraio del 2022, accolto favorevolmente dalle organizzazioni sindacali;

   il territorio di Caserta non può continuare a perdere presidi industriali importanti e livelli occupazionali;

   occorre una strategia complessiva per riportare il territorio di Caserta in un ruolo strategico all'interno della regione Campania, per salvare i livelli occupazionali e per un piano industriale serio, nel solco del PNRR e della transizione ambientale ed ecologica –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per la prosecuzione del confronto con la multinazionale Jabil S.p.A. e le organizzazioni sindacali al fine salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali dell'impianto di Marcianise, assicurando ogni iniziativa utile anche per l'attuazione del citato piano di riassorbimento e riallocazione del personale considerato in esubero, preservando il tessuto industriale e professionale della provincia di Caserta.
(5-00326)


   PROVENZANO, BARBAGALLO, MARINO e IACONO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la lunghissima e travagliata vicenda della reindustrializzazione del sito industriale di Termini Imerese, iniziata con la chiusura dello stabilimento Fiat nel 2011 e poi con il sostanziale fallimento della esperienza Blutec, non ha ancora trovato una efficace soluzione che assicuri il pieno e fattivo riutilizzo produttivo dell'area e lo sviluppo della occupazione;

   l'area industriale di Termini Imerese è area di crisi complessa e oggi è inserita nella Zes Sicilia Occidentale;

   nel corso del tempo sono purtroppo sopravvenute ulteriori chiusure di attività come la Emmegi (ex Parmalat), la Blue Boats, aziende dell'indotto ex Fiat, con la perdita di migliaia di posti di lavoro;

   l'area industriale presenta numerose e gravi carenze, tra le quali: l'assenza di un polo servizi attivo, la mancanza di un depuratore consortile la cui costruzione è iniziata 17 anni fa ma mai completato; la mancata realizzazione di una rete Bul;

   in data 20 marzo 2020, tra il Ministero dello sviluppo economico e la Regione Siciliana e stato stipulato un accordo di programma quadro volto a sostenere l'innovazione produttiva e industriale in Sicilia con validità fino al 31 dicembre 2025. I fondi previsti sono circa 213 milioni di euro a carico dello Stato, di cui 15 milioni destinati a Termini Imerese, e 217 milioni di euro a carico della regione di cui 90 milioni per Termini Imerese;

   in data 5 novembre 2021 il Ministro dello sviluppo economico ha approvato il programma presentato dai Commissari straordinari della Blutec in a.s. secondo l'indirizzo di cui all'articolo 27, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270;

   in merito alla strumentazione di agevolazione nazionale, si ipotizzava il ricorso alle agevolazioni previste dalla legge n. 181 del 1989, tramite una assegnazione di risorse pari a 15 milioni di euro; alle agevolazioni previste dalla normativa relativa ai Contratti di sviluppo tramite un'assegnazione di risorse pari a 20 milioni di euro destinate a sostenere programmi di sviluppo realizzati da piccole e medie imprese;

   la norma regionale sul pensionamento dei lavoratori, che consente di sbloccare un fattore negativo che ha pesato sulla vicenda e cioè l'obbligo posto alle aziende di un reimpiego dell'intera manodopera presente, non ha trovato ancora piena attuazione;

   il Polo meccatronica valley si è fatto promotore, già lo scorso anno, di una iniziativa a cui hanno risposto alcune importanti aziende nazionali ed estere al fine di presentare una proposta che riguardasse la reindustrializzazione dell'area ex Fiat e Blutec, puntando su innovazione e sostenibilità –:

   in considerazione di quanto riportato in premessa quale sia lo stato di avanzamento del processo di reindustrializzazione dell'area di crisi complessa industriale di Termini Imerese, anche in relazione all'evoluzione della vicenda ex Blutec, nonché quali iniziative di competenza intenda assumere per la stipula di un nuovo e specifico accordo di programma quadro al fine di promuovere l'insediamento di nuove realtà produttive in grado di rilanciare il sito anche dal punto di vista occupazionale puntando su innovazione e sostenibilità.
(5-00332)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   sull'asta del fiume Po, nelle sue prossimità e sui suoi affluenti, sorgono numerosi ponti ammalorati, in particolare i ponti stradali;

   con ripetuti atti di sindacati ispettivo nel corso della XVIII legislatura sono state messe in evidenza le criticità di numerose strutture, alcune già interdette al traffico pesante, alcune in via di interdizione, alcune da ricostruire;

   l'articolo 1, comma 891, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha previsto un importante stanziamento pluriennale, dal 2019 al 2023, di 250 milioni di euro, per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e per la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali ed è iniziato un monitoraggio di queste e di altre infrastrutture nazionali, dal quale emerge un variegato e mobile quadro di gestione che non favorisce l'efficienza e la sicurezza dei trasporti ed il rispetto della concorrenza nelle gare di appalto;

   attraverso il Po, in particolare sulle strade statali, passa buona parte delle merci italiane esportate e importate, che determinano il 60 per cento del prodotto interno lordo italiano e riguardano una parte significativa dell'export e import nazionale;

   i veicoli che transitano quotidianamente sui ventitré ponti principali del Po, di cui quattro autostradali, sono più di quattrocentomila, con oltre settantamila mezzi pesanti;

   dalla ricognizione riportata nel decreto ministeriale n. 1 del 2020 risultano essere 183 su 255 i ponti con degrado strutturale alto, 42 i ponti con limitazione di portata, 5 con limitazione del traffico, 4 chiusi totalmente e altri interessati da lavori di manutenzione;

   il ponte della Becca a Pavia, ad esempio, dal 2010 è interdetto ai mezzi pesanti ed è oggetto di frequenti manutenzioni ed interventi di messa in sicurezza che spesso portano alla chiusura totale del traffico per diversi giorni all'anno. La strada su cui insiste il ponte è ormai di competenza Anas ed è necessaria la costruzione di una nuova infrastruttura, per la quale è già stato finanziato il progetto preliminare ed è necessario l'inserimento delle spese connesse alle fasi successive nell'aggiornamento del Cdp Anas;

   il ponte di Casalmaggiore, fra le province di Cremona e Parma ma con rilevanza strategica anche per il transito verso la provincia di Mantova, ha visto un'interruzione totale al transito fra il 7 settembre 2017 e il 5 giugno 2019 per degrado dell'impalcato ed è stato sottoposto a lavori di «cerchiaggio»; ancora si attende di sapere chi costruirà il nuovo ponte;

   il ponte di Viadana-Boretto, fra le province di Mantova-Reggio Emilia e che risulta essere destinato al passaggio ad Anas, è stato oggetto di lavori di manutenzione nel 2019 che hanno comportato una prolungata chiusura fino al mese di giugno 2019;

   per il ponte di Guastalla-Dosolo risulta essere in corso la progettazione esecutiva riguardante interventi di riqualificazione e messa in sicurezza;

   il ponte di Borgoforte (Mantova), costruito nei primi anni '60, presenta ormai uno stato di degrado avanzato; è stato oggetto di un intervento di rinforzo strutturale delle tre pile in alveo, ma il degrado avanzato e generalizzato del calcestruzzo induce a ritenere urgente un intervento di manutenzione straordinaria e di consolidamento statico sulle 41 pile e 40 campate in golena (travi, mensole, pilastri, appoggi) nonché sugli elementi secondari quali parapetti, marciapiedi, pavimentazione;

   sul ponte di San Benedetto Po (Mantova) il traffico pesante è interrotto dal 2012 e fu presentata segnalazione ad Anac per la gara che si concluse con l'assegnazione dell'esecuzione dei lavori ad una società extraregionale, che assegnò in subappalto buona parte dei lavori a un'azienda locale poi interdetta dalla white list antimafia; si attende la costruzione del by-pass temporaneo per congiungere il nuovo ponte alla terraferma, nonché la nuova gara di appalto per la costruzione del tratto di ponte in golena;

   per il ponte di Ostiglia, in attesa del passaggio del sedime ferroviario ad Anas, secondo recenti dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sarebbero stati messi a disposizione 3 milioni per la progettazione –:

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare iniziative per procedere con la nomina di un commissario straordinario che possa supervisionare i lavori di manutenzione/ricostruzione nonché se intenda adottare iniziative di competenza al fine di inserire il ponte della Becca nel primo aggiornamento utile del Cdp Anas e se corrisponda al vero che siano stati stanziati nuovi fondi dedicati alla progettazione del ponte di Ostiglia.
(2-00065) «Barzotti».

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del 24 gennaio 2023 la morte di un orso bruno marsicano, conosciuto col nome di «Juan Carrito»: l'orso sarebbe stato investito da un'automobile sulla strada statale 17 vicino a Castel di Sangro nei pressi della galleria per Roccaraso;

   l'orso bruno marsicano, sottospecie dell'orso bruno, è attualmente a rischio estinzione e la morte evitabile di un giovane esemplare, in una popolazione già estremamente ridotta comporta gravissimi rischi per la loro sopravvivenza;

   grazie ad un emendamento approvato in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 121 del 2021, è stata introdotta all'articolo 1, comma da 6-sexies a 6-novies, una disposizione che prevede, per le nuove infrastrutture, l'obbligo di prevedere la costruzione, nell'ambito delle infrastrutture di tipo, stradale, autostradale e ferroviario, di infrastrutture complementari atte a consentire il passaggio in sicurezza di fauna selvatica nelle aree in cui è maggiore la loro presenza nel territorio;

   in altre parole, infrastrutture come ad esempio sottopassaggi o ponti, che possano consentire l'attraversamento in sicurezza della fauna selvatica;

   tale sistema avrebbe potuto salvare la vita di «Juan Carrito» e di chissà quanti altri esemplari di fauna selvatica, anche a rischio di estinzione;

   tuttavia, dal momento dell'approvazione della suddetta norma, nonostante l'articolo 1, comma 6-octies, del decreto-legge n. 121 del 2021, prevedesse l'attuazione tramite l'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il Ministro della transizione ecologica, ad oggi nulla è ancora stato realizzato, rimandando ancora l'effettiva realizzazione di tale previsione –:

   quale sia lo stato dell'arte dell'attuazione delle norme previste dall'articolo 1, commi da 6-sexies a 6-novies, del decreto-legge n. 121 del 2021, e in particolare del decreto attuativo del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, da adottare di concerto con il Ministro della transizione ecologica.
(3-00139)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MANES. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

  il tunnel del Monte Bianco ha bisogno di interventi di manutenzione per il rifacimento della pavimentazione stradale e per il risanamento della parte superiore del piano viabile in cemento armato. Tali interventi determineranno lavori per il TMB di una durata di tre mesi all'anno per i prossimi diciotto anni;

  facendo riferimento al TMB si sottolinea come da qui transiti una parte importante del flusso di export di merci italiane verso la Francia e l'asse nord-europeo, non solo merci della regione, ma soprattutto delle regioni del Nord-Ovest. Il TMB è poi la tradizionale via d'accesso del flusso di turisti francesi, svizzeri e nord europei verso la Valle d'Aosta e l'Italia tutta;

  è necessario, pertanto, che i Governi francese e italiano si esprimano con certezza su come mitigare le chiusure dovute ai lavori e soprattutto sulla possibilità di costruire in tempi limitati, una seconda canna in parallelo all'attuale che comporterebbe da una parte un aumento della sicurezza per gli utenti;

  la realizzazione di una seconda canna avrebbe ripercussioni positive per diminuire l'inquinamento dell'areale di riferimento;

  risulta pertanto necessario, che, nel rispetto dell'integrità ambientale del territorio, il Governo italiano interloquisca con il Governo francese per trovare le più veloci e migliori soluzioni tecniche al fine di garantire il mantenimento di un corridoio europeo di assoluto primo piano. La Francia al momento ha espresso un parere negativo al tunnel parallelo, mentre sembra esserci un'apertura su un tunnel di base più lungo con nuove tecnologie intermodali per i mezzi pesanti con ingresso a quota altimetrica più bassa –:

  quali iniziative di competenza intenda adottare per concordare con le autorità regionali valdostane e savoiarde e soprattutto con il Governo francese l'avvio di un confronto politico e tecnico urgente affinché si possa addivenire ad un accordo che permetta di potenziare, nel rispetto della tutela ambientale dei territori, questa importante infrastruttura fondamentale non solo l'economia della Valle d'Aosta ma anche per quella del nostro Paese.
(5-00327)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO, FERRARI e FORATTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte sul fiume Po tra i comuni di San Benedetto Po e Bagnolo San Vito, rappresenta un'infrastruttura viaria di importanza cruciale per il sistema dei collegamenti e della mobilità per territori lombardo-emiliani, di cui è nota l'importanza economica;

   l'attuale ponte fu realizzato a metà degli anni '60 dall'Anas e purtroppo già nel 1987 iniziarono i primi problemi strutturali;

   nel 2001 il ponte è stato chiuso per lavori di ristrutturazione e la strada statale 413 interrotta. Il ponte ha, quindi, subito una serie di dissesti che hanno causato una limitazione al transito dei mezzi pesanti e l'impossibilità di ristrutturare il ponte con caratteristiche di prima categoria, agibile a tutti i mezzi;

   nel 2010 la gestione del ponte è passata dall'Anas alla Provincia;

   nel 2012 il sisma ha compromesso il ponte in maniera irreversibile facendo quindi emergere la necessità della Costruzione di un nuovo ponte;

   l'appalto per la costruzione del nuovo ponte è stato vinto dalla ditta Toto spa nel 2017, la quale ha presentato un progetto che si sarebbe dovuto concludere nel 2019;

   a oggi i lavori per la realizzazione del nuovo ponte di San Benedetto Po sono infatti ancora in essere e non è chiara la data di ultimazione;

   in risposta all'interrogazione Senato n. 3-00163 il Ministro interrogato ha affermato che sono in previsione due modifiche normative per arrivare alla procedura negoziata diretta per l'assegnazione dei lavori e che si stanno reperendo le risorse necessarie per far fronte al caro materiale;

   occorre far di tutto per evitare che il territorio sul quale insiste il ponte di San Benedetto Po e Bagnolo San Vito subisca nuovi danni nella ricerca della soluzione giuridicamente sostenibile è più idonea per proseguire l'opera di costruzione del ponte. In questi anni, il tessuto sociale ed economico dell'area ha pagato un prezzo altissimo e non è più possibile procrastinare a tempo indeterminato una situazione che rischia di indebolire l'economia di questa parte della provincia –:

   quali siano le iniziative normative che intende adottare ed entro quali termini temporali.
(5-00328)


   ILARIA FONTANA, CAPPELLETTI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la superstrada Pedemontana veneta è stata finanziata mediante project financing, con prevalenza di capitale privato e l'apporto di un contributo pubblico, l'infrastruttura ultimata rimarrà in concessione al costruttore per 39 anni;

   la sostenibilità finanziaria è correlata all'effettivo flusso di traffico. Il rischio «di domanda» è in capo alla regione Veneto;

   a fronte del costo di 2 miliardi e 258 milioni di euro, di cui 915 erogati da Stato e regione, la regione Veneto corrisponderà al concessionario dell'infrastruttura ulteriori 12 miliardi e 108 milioni di euro per canone di disponibilità. L'apporto pubblico per quest'opera sarà dunque di 13 miliardi e 23 milioni di euro, al netto dell'Iva. Questo significa che (a fronte di un'opera di 94,5 chilometri più 68 di opere complementari) verranno corrisposti al concessionario 80,14 milioni di euro più Iva al chilometro per realizzare l'opera e remunerarne la gestione e la manutenzione nel periodo della concessione;

   la fine lavori del progetto definitivo fissata al 31 gennaio 2016, con l'adozione di atti convenzionali è slittata all'11 settembre 2020. Attualmente il cantiere non ha ancora ultimato i lavori;

   l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), con delibera n. 1202 del 2017 sulla Pedemontana Veneta, ha stabilito che non è stata adeguatamente motivata la metodologia utilizzata per la quantificazione del canone di disponibilità oltre che «non è ammissibile lo slittamento del termine di ultimazione dei lavori al 30 settembre 2020, senza una corrispondente/adeguata riduzione del termine di durata della gestione»;

   la Corte dei conti, nella relazione del marzo 2018 sul rapporto concessorio della Pedemontana Veneta, riporta le deduzioni di Anac, secondo cui i ritardi sull'esecuzione dell'opera «per fatto o colpa del Concessionario non possono che riflettersi sullo stesso quale mancato introito della gestione dell'infrastruttura per tutta la durata del ritardo complessivamente maturato; diversamente, verrebbe alterata l'allocazione del rischio di costruzione in capo al Concessionario» –:

   di quali informazioni disponga, per quanto di competenza, in merito alla maturazione delle penali, e al conseguente iter di riscossione, per la ritardata consegna dell'opera, nonché in merito alle iniziative adottate in esecuzione della citata delibera Anac, nella parte in cui prevede la riduzione degli anni di concessione dell'opera in considerazione del ritardo accumulato nel corso della sua realizzazione.
(5-00329)


   RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea 1 della metropolitana di Torino è stata inaugurata nel 2006, cinque anni dopo l'inizio dei lavori, garantendo a milioni di passeggeri ogni anno spostamenti rapidi, veloci e ambientalmente sostenibili;

   negli ultimi anni, anche per il tramite della società pubblica «Infra.To», sono stati presentati e approvati diversi progetti di prolungamento della stessa linea 1, in direzione ovest e sud;

   i lavori per il primo tratto sono cominciati negli ultimi anni e prevedono, una volta completato ad inizio 2024, un prolungamento di oltre 3 chilometri e 4 fermate aggiuntive fino all'intersezione con la tangenziale ovest;

   a fine 2021 è stato inaugurato il secondo prolungamento verso sud, con 2 fermate aggiuntive;

   il nuovo capolinea verso sud, la stazione «Bengasi», è diventato in un anno la terza stazione più utilizzata della linea, a dimostrazione della bontà degli investimenti sui progetti di prolungamento verso zone residenziali periferiche;

   secondo una classifica della startup italiana «Sensoworks» Torino è la prima città italiana per emissioni di CO2, la 52esima al mondo;

   ridurre le emissioni e garantire ai cittadini spostamenti rapidi e, oltretutto, indipendenti dal traffico di superficie o dalla disponibilità di parcheggi, sono obiettivi che si dovranno estendere ulteriormente, come richiesto anche dai sindaci di Moncalieri e Nichelino, i cui comuni beneficerebbero enormemente da un ulteriore prolungamento della linea 1 verso la tangenziale sud;

   a questo si lega anche il progetto di realizzazione della linea 2 con un prolungamento verso il comune di Orbassano;

   questi interventi, peraltro già progettati in via preliminare da Infra.To, consentiranno di avvicinare non solo numerosi centri della prima cintura, ma intere aree, come la Val Sangone, che oggi soffrono la mancanza di collegamenti con Torino;

   come si apprende dalla stampa, su richiesta del Presidente della regione e del sindaco di Torino, il Ministro per le infrastrutture ha affermato di voler nominare un commissario straordinario con il compito di gestire direttamente le gare e l'affidamento dei lavori della Metro 2, con l'obiettivo di concludere la progettazione entro fine anno –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'appalto di cui in premessa, con particolare riferimento all'inserimento nella progettazione definitiva delle tratte più periferiche.
(5-00330)


   MAZZETTI, CORTELAZZO e BATTISTONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno (FiPiLi) soffre di carenze strutturali annose che la rendono una strada incompatibile con la modernità e gli standard di sicurezza che dovrebbe avere una arteria che collega il capoluogo toscano con il più grande aeroporto e porto toscano di Pisa e Livorno;

   l'ente proprietario è la regione Toscana e la gestione amministrativa e tecnica è della città metropolitana di Firenze in base a una convenzione sottoscritta tra le province attraversate e la proprietà (città metropolitana di Firenze, provincia di Pisa, provincia di Livorno, regione Toscana);

   dal 1° ottobre 2022 sono ripresi i lavori dopo la pausa estiva di tre mesi fino a tutto il mese di settembre. Alla fine di giugno si erano verificati gravissimi disagi al traffico che avevano obbligato migliaia di cittadini a rimanere bloccati sotto il sole perché non era stato comunicato che c'erano dei problemi nei cantieri. Ciò aveva portato alla convocazione presso l'Assessorato competente della ditta che esegue i lavori lungo la FiPiLi e all'applicazione di una sanzione pecuniaria;

   il 5 dicembre 2022 le code hanno raggiunto una lunghezza di 4 chilometri, a causa del cantiere nell'area fiorentina tra Empoli e Montelupo Fiorentino a causa del restringimento di carreggiata ivi presente. La conseguenza di tale intasamento ha provocato problemi anche lungo la strada statale Tosco Romagnola nell'abitato di Empoli e sulla strada statale n. 67;

   nel corso del 2023 sarà costituita «Toscana Strade», la società in house della regione Toscana che gestirà, in primo luogo, la FiPiLi e in futuro potrebbe estendersi anche ad altre arterie regionali. Si prevede l'ipotesi di introdurre un pedaggio per i tir da cui la nuova società di gestione, secondo le stime, potrebbe incassare circa 14 milioni di euro l'anno;

   da quanto sopra esposto appare evidente agli interroganti la sottovalutazione da parte della regione Toscana della necessità di avere un sistema viario pienamente efficiente e di considerarlo invece come fonte di maggiori entrate, come dimostrano anche le oltre 163 mila multe per eccesso di velocità comminate sulla FiPiLi in due anni e mezzo –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative per verificare i problemi di sicurezza della superstrada FiPiLi, anche disponendo un sopralluogo in ordine alle caratteristiche strutturali della strada da parte di tecnici specializzati del Ministero.
(5-00331)

Interrogazione a risposta scritta:


   APPENDINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti ha espresso – con la delibera n. 9 del 2020 – la necessità dell'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa;

   tale organismo, inizialmente previsto presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti, in forza di quanto disposto dall'articolo 12, legge 9 dicembre 1998, n. 431, è stato più volte richiesto da diversi enti e soggetti (dalle regioni, ai comuni, sindacati inquilini e della proprietà, Ance, Federcasa, associazioni laiche e religiose, movimenti) quale utile strumento per contrastare il disagio abitativo;

   con decreto ministeriale 1° marzo 2005, n. 374, sono state finalmente definite l'organizzazione e le funzioni del citato organismo, ai fini, altresì, del collegamento con gli omologhi osservatori istituiti dalle regioni con propri provvedimenti. In forza del citato decreto, la struttura era stata incardinata nell'ambito della Direzione generale per l'edilizia residenziale e le politiche urbane e abitative, all'interno del Dipartimento per le infrastrutture stradali, l'edilizia e la regolazione dei lavori pubblici. Essa risultava articolata in due sezioni (sezione ricerca analisi e valutazioni, sezione sistema informativo) supportate da una segreteria tecnica, con una dotazione complessiva di sette unità di personale, di cui tre nella sezione dedicata alle analisi e valutazioni. La struttura prevista nel decreto ministeriale comprendeva, altresì, la presenza di una Commissione tecnica, composta da otto membri, con compiti di supporto, nonché di un Comitato con la partecipazione di quattro rappresentanti del Ministero e un rappresentante per ciascuna regione, avente la funzione di raccordo con gli omologhi organismi regionali;

   all'Osservatorio era stato riconosciuto un'importante ruolo di cerniera fra le politiche abitative seguite a livello centrale e le competenze in materia affidate agli enti territoriali, oltre che di interlocutore autorevole ed aggiornato con i corrispondenti organi operanti negli altri Paesi europei;

   tuttavia, il suddetto Osservatorio è rientrato nell'ambito applicativo delle disposizioni recate dall'articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, che hanno previsto un taglio lineare del 30 per cento delle spese sostenute dalle amministrazioni centrali dello Stato nel 2005 per il funzionamento di commissioni e organismi collegiali comunque denominati. Pertanto, esso è stato soppresso, in forza di quanto disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 maggio 2007, recante il riordino degli organismi operanti presso il Ministero delle infrastrutture, secondo le modalità dettate dal regolamento adottato immediatamente dopo con decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007 n. 93;

   successivamente, il Ministro pro tempore Enrico Giovannini informava, con un comunicato del 28 aprile 2022 (si veda https://mit.gov.it/comunicazione/news/politiche-abitative-nasce-al-mims-losservatorio-nazionale-della-condizione) che: «Al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) viene istituito l'Osservatorio Nazionale della Condizione Abitativa (Osca) per approfondire, attraverso la creazione di un sistema informativo, le situazioni abitative nazionali e territoriali, in particolare quelle connesse con l'edilizia residenziale pubblica, analizzare i fabbisogni e sviluppare strategie per orientare le politiche dell'abitare e monitorarne gli effetti»;

   ad oggi non è dato conoscere gli effetti di tale decisione e la concreta operatività di tale decisione –:

   se sia intenzione del Governo dar seguito al decreto del Ministro pro tempore Enrico Giovannini che istituisce l'Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa e di quali poteri e risorse intenda dotarlo e a partire da quando ritenga possa iniziare ad operare.
(4-00368)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASO e CAFIERO DE RAHO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 19 gennaio 2023, a Pozzuoli in provincia di Napoli, un camion per la raccolta dei rifiuti di proprietà della «De Vizia Transfer SpA», è stato dato alle fiamme con un'azione plateale, in pieno stile camorristico;

   come riportato dalla testata «Il Mattino», in un articolo del 20 gennaio 2023 firma di Gennaro Del Giudice «Racket dei rifiuti a Pozzuoli, bruciato camion per la raccolta: in azione tre uomini armati e incappucciati», le modalità del raid sono inquietanti: «tre uomini con i volti coperti da passamontagna, di cui uno con pistola in pugno, hanno bloccato all'interno di un parco privato il mezzo, un costipatore adibito alla raccolta dei rifiuti, e sotto la minaccia dell'arma hanno fatto scendere l'autista e l'operaio addetto alla raccolta; poi hanno cosparso di benzina la cabina di guida e hanno appiccato il fuoco. In pochi minuti le fiamme hanno divorato il mezzo, davanti agli occhi terrorizzati delle due vittime, dipendenti da oltre dieci anni della De Vizia»;

   un'azione pianificata nei minimi particolari, con i tre malviventi che hanno atteso che il mezzo giungesse nelle vicinanze di alcuni cassonetti posti in un tratto in salita e poco illuminato per poi bloccare ogni via d'uscita all'autista. Nessuna parola pronunciata al cospetto delle vittime, se non l'invito ad abbandonare il mezzo;

   sul posto sono prontamente intervenuti i mezzi dei vigili del fuoco che, con non poche difficoltà, hanno raggiunto il camion in fiamme tra le auto in sosta ed hanno spento l'incendio;

   un vero e proprio agguato che per modalità sarebbe da ricondurre al più classico degli «avvertimenti» da parte della criminalità organizzata, in una città, Pozzuoli, nella quale secondo quanto riportato nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia (secondo semestre 2021) «i numerosi provvedimenti cautelari e le sentenze emesse nel corso degli ultimi anni a carico del clan LONGOBARDI-BENEDUCE colpendo gli elementi ora di una fazione ora dell'altra hanno determinato ricorrenti e altalenanti rimodulazioni interne del gruppo. Accanto a tali storici sodalizi cercherebbero un proprio spazio anche gruppi criminali emergenti spesso composti da ex affiliati che fanno sentire la propria presenza soprattutto attraverso le attività estorsive praticate in danno dei cantieri edili e navali, nonché degli stabilimenti balneari nella zona del Rione Toiano e di Licola. Recenti misure restrittive hanno riguardato in particolare gli elementi dei due gruppi criminali che convivono nella zona di Monteruscello»;

   secondo quanto riportato nell'articolo summenzionato, l'ipotesi della matrice camorristica è proprio tra quelle seguite dai carabinieri della stazione di Pozzuoli che hanno acquisito le testimonianze delle due vittime e la denuncia sporta dal rappresentante della sede puteolana della «De Vizia» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per potenziare l'attività di prevenzione e controllo al fine di reprimere le attività dei clan storici e stroncare sul nascere lo svilupparsi degli emergenti cartelli criminali.
(4-00366)


   CARAMIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i comuni di Portici ed Ercolano, appartenenti alla fascia costiera vesuviana della città metropolitana di Napoli, presentano una popolazione residente che supera i 100.000 abitanti a fronte di un'estensione di 24 chilometri quadrati. Confinanti tra loro e senza soluzione di continuità, detti comuni sono connotati da una conurbazione ad alta densità abitativa, con forti riflessi sulla percezione e sulla reale condizione di sicurezza e vivibilità;

   al fine di garantire una crescente capacità di risposta all'aumentata sensibilità ai problemi della sicurezza delle comunità interessate, in data 18 luglio 2007, fu sottoscritto un protocollo d'intesa tra prefettura, regione, provincia e i suddetti comuni con l'obiettivo di promuovere «forme associative tra i Comuni di aree omogenee per la gestione comune di servizi, tra cui in via prioritaria quelli di competenza delle Polizie Municipali, ai fini di una ripartizione razionale delle risorse sul territorio in misura maggiormente rispondente ai bisogni di sicurezza cittadina». In particolare, l'attività di collaborazione recava il fine ultimo di sostenere azioni di controllo tese ad assicurare un miglioramento della percezione di sicurezza ed un rinnovato rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini;

   nonostante le più rosee aspettative, il «Comitato Intercomunale di Sicurezza e Solidarietà» tra i comuni dell'area vesuviana, promosso con la sottoscrizione del suddetto protocollo d'intesa datato 2007, non ha sempre sortito gli effetti attesi. Purtroppo, con l'acuirsi della crisi economica e sociale l'escalation criminale è aumentata, mettendo a dura prova la popolazione residente;

   da marzo 2018 ad oggi, si sono susseguiti numerosi «raid» criminali nei comuni di Portici ed Ercolano: continui furti collegati alla «banda del crick» (come soprannominata dalla stampa locale), aggressioni da parte di baby gang, addirittura l'esplosione di una bomba fatta esplodere all'ingresso di una palestra porticese;

   solo negli ultimi mesi, invece, si segnala: l'esplosione di 30 colpi di pistola contro un cancello e un'auto presso Portici (ottobre 2022); la deflagrazione di un'altra bomba carta davanti ad un bar di Portici (novembre 2022); colpi d'arma da fuoco contro un'azienda di coibentazioni di Ercolano (novembre 2022); un furto presso un parrucchiere di Portici (gennaio 2023); raid negli uffici comunali di Palazzo Borsellino, presso Ercolano (gennaio 2023). Da ultimo, in data 27 gennaio 2023, in pieno giorno e in una zona molto popolata (trattandosi dell'area mercatale), una donna è stata raggiunta da 2 colpi di arma da fuoco partiti da uno scooter che sfrecciava in zona. In particolare, un colpo ha perforato il gluteo, forandole la gamba destra;

   attesa la necessità di garantire un presidio più capillare sul territorio e di rafforzare l'organico in forza ai Commissariati competenti – come anche richiesto a gran voce da alcune sigle sindacali di Polizia – lo scrivente ha incontrato il Questore di Napoli, ponendo l'attenzione sull'emergenza-sicurezza che vive l'area appena descritta e sull'urgenza di incrementare il presidio delle forze dell'ordine, anche al fine di scongiurare vittime innocenti tra la popolazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire una risposta concreta, ad horas, a seguito dei numerosi episodi di criminalità verificatisi nell'area in oggetto, contribuendo anche a migliorare la percezione di sicurezza e rinnovando il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini;

   se il Ministro interrogato condivida l'opportunità di incrementare il numero di volanti e uomini in servizio nell'area in oggetto, così d'accogliere anche la richiesta di alcune sigle sindacali legate alle forze dell'ordine che, nel chiedere rinforzi e nell'annunciare una protesta a tutela dei poliziotti del Commissariato di Portici-Ercolano, lamentano altresì una seria stanchezza fisica e psicologica.
(4-00371)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio nazionale i tempi di attesa per sbrigare le pratiche relative al rilascio del passaporto si attestano tra i 4 e gli 8 mesi, ma in alcuni casi si raggiunge l'anno. Nel 2022 sono stati rilasciati 1 milione e 816 mila passaporti, con una media di 151 mila al mese;

   il significativo aumento delle domande presentate, nell'ordine di alcune migliaia di richieste ha prodotto una congestione difficilmente gestibile dagli uffici competenti, le cause sono da ricercare nella ripresa dei flussi turistici dopo l'emergenza sanitaria da COVID-19 e nell'uscita dall'Unione europea della Gran Bretagna, che rappresenta una delle mete più frequentate per ragioni di lavoro, di studio o di turismo. A tali ragioni si aggiungono le lentezze che molte amministrazioni comunali stanno incontrando nel rilascio delle nuove carte d'identità e che stanno spingendo molti italiani a richiedere il passaporto come documento di riconoscimento;

   inoltre, si sono riscontrate difficoltà nel prenotare in tempi ragionevoli un appuntamento tramite procedura on-line dal sito ufficiale della polizia di Stato, dove trovare uno spazio disponibile è diventato quasi impossibile. Per tentare di ovviare al problema gli stessi uffici suggeriscono di provare l'operazione al mattino presto sperando di trovare uno dei nuovi slot inseriti nei 21 giorni successivi, ma le possibilità di riuscita sono scarse. Il problema diventa ancora più complicato nel caso in cui a dover rinnovare sia un italiano residente all'estero;

   per far fronte a suddette problematiche taluni uffici hanno creato uno sportello dedicato alle emergenze, in altri casi si è optato per le aperture degli uffici competenti nel fine settimana o ancora per i cosiddetti open day passaporti. Tuttavia, si tratta di misure tampone e non sempre risolutive. Nel caso degli open day, ad esempio, in molte città che hanno aderito all'iniziativa si sono verificati rilevanti problemi organizzativi e di gestione, con tensioni e malori;

   in base all'articolo 16 della nostra Costituzione: «ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi», strumentale all'esercizio di questo diritto è il passaporto, pertanto, la situazione di congestione sopradescritta richiede una celere soluzione poiché le risposte finora fornite rappresentano correttivi validi ma non immediati –:

   quali iniziative si intenda porre in essere affinché tutti i cittadini possano avere i documenti necessari all'espatrio in tempo utile e se a tal fine si voglia valutare l'opportunità di garantire il prolungamento automatico della validità dei passaporti che vanno in scadenza, in modo da diminuire il peso sugli uffici preposti e favorire lo smaltimento delle pratiche, o di istituire un accordo bilaterale tra Italia e Gran Bretagna per consentire l'utilizzo della carta di identità per gli spostamenti fra i due Paesi.
(4-00373)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta immediata:


   ORRICO, CASO, AMATO, CHERCHI, FRANCESCO SILVESTRI, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI, FENU, PELLEGRINI, ILARIA FONTANA, AIELLO, QUARTINI, CARAMIELLO e SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 25 gennaio 2023 il Ministro interrogato ha parlato di una possibile differenziazione degli stipendi dei docenti; in particolare, ha dichiarato che: «La sfida è capire come fare per far sì che il lavoratore che ha un costo della vita più alto in un certo territorio abbia uno stipendio più alto. Chi vive e lavora in una regione d'Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più»;

   le parole del Ministro interrogato hanno sollevato numerose inevitabili critiche basate sul fatto che garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico;

   appare contraddittorio che, nel momento in cui si dice di voler premiare il merito, in particolare nella scuola, le variazioni contrattuali possano scattare non in base al lavoro svolto ma alla localizzazione territoriale;

   appare evidente e preoccupante la stretta connessione tra il progetto del Ministro interrogato di differenziare gli stipendi dei docenti in base al territorio in cui lavorano e l'autonomia differenziata per le regioni;

   già oggi il sistema di istruzione è attraversato da diseguaglianze profonde, pertanto bisogna trovare soluzioni efficaci per diminuire i divari, non per accentuarli; inoltre, è invece necessario un investimento serio sul sistema scolastico italiano tramite risorse che facciano aumentare gli stipendi di tutti insegnanti in linea con gli standard europei;

   critici anche i sindacati, che ritengono, invece, necessario mettere in campo interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli che impediscono a un docente di condurre, a parità di stipendio, una vita dignitosa anche nelle grandi aree urbane, notoriamente più care rispetto a quelle delle piccole province, e dunque intervenendo, ad esempio, su alloggi e trasporti;

   a fronte di tutte le polemiche su una possibile differenziazione degli stipendi dei docenti, lo stesso Ministro interrogato, sabato 28 gennaio 2023, ha tenuto a specificare che «la vera sfida è pagare di più tutti gli insegnanti» –:

   se non ritenga dunque urgente attivarsi affinché siano stanziate le risorse appropriate per adeguare gli stipendi di tutti insegnanti agli standard europei, valorizzando il loro ruolo centrale all'interno delle istituzioni scolastiche, anche al fine di garantire a tutti il diritto allo studio con pari dignità e opportunità.
(3-00143)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ad accogliere il Ministro dell'istruzione e del merito Valditara, il 25 gennaio 2023 nella sala conferenze dell'hotel Europa all'evento «PNRR Piano scuola 4.0», oltre al sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, c'erano gli studenti dell'istituto agrario San Benedetto, del liceo Buonarroti, dell'istituto comprensivo Frezzotti Corradini e del Giulio Cesare di Latina;

   l'appuntamento è stato aperto dal coro di quelli dell'istituto comprensivo Giulio Cesare di Sabaudia che, con la divisa della scuola e la mano destra sul cuore, hanno cantato l'inno della scuola e quello nazionale, mentre gli studenti del «San Benedetto», con un fazzoletto verde al collo, hanno salutato il Ministro e, come riportato dal quotidiano «La Repubblica» del 29 gennaio 2023, si respirava un'atmosfera d'altri tempi; con tutta evidenza si trattava di una manifestazione di partito e il coinvolgimento ad una liturgia di partito delle scolaresche è stato, ad avviso dell'interrogante, del tutto fuori luogo;

   con il PNRR Piano scuola 4.0, il Ministero dell'istruzione, nell'ambito della linea di investimento, ha inteso investire 2,1 miliardi di euro per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e, al tempo stesso, con un'altra specifica linea di investimento, promuovere un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico;

   la denominazione «Scuola 4.0» discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali;

   il Piano Scuola 4.0, sempre ad avviso dell'interrogante, nulla ha a che vedere né con il ripristino delle gabbie salariali – proposta priva di senso che può aprire una spirale di provocazione divisiva nel Paese – né con forme di umiliazione degli studenti, tantomeno con conferenze ove si possa respirare un'atmosfera del passato ventennio;

   si ricorda che il sottosegretario Durigon non è nuovo a queste provocazioni, già nella scorsa legislatura si è dimesso dall'incarico di sottosegretario per l'economia e le finanze per porre fine alla bufera politica scatenata dalla sua proposta di intitolare ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, un parco di Latina già dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, trucidati dalla mafia nel 1992 –:

   quali iniziative, anche di natura disciplinare, il Ministro interrogato intenda adottare nei confronti dei dirigenti scolastici e dei docenti presenti all'iniziativa che, a parere dell'interrogante, hanno coinvolto, loro malgrado, in una iniziativa di partito i loro studenti, molti dei quali minorenni e senza la necessaria autorizzazione dei genitori o loro tutori;

   se corrisponda al vero che il Ministro interrogato stia valutando di ripristinare «gabbie salariali» tra il personale scolastico.
(4-00372)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   APPENDINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre 2020 Katia Pellegrino, impiegata dell'azienda Emmecitecnica di Leinì in provincia di Torino, rientra a lavoro dopo la sua seconda maternità senza più poter svolgere la sua abituale mansione di tipo amministrativo;

   una volta rientrata, infatti, le viene richiesto di occuparsi della reception e rispondere alle chiamate, mentre prima della maternità gestiva il rapporto con le banche, il settore acquisti coordinando sei indirizzi di posta elettronica;

   dopo il suddetto demansionamento la settimana scorsa, e dopo diciotto anni di lavoro presso l'Emmecitecnica, la sig.ra Pellegrino riceve una lettera di licenziamento per «giusta causa» che lei non ha firmato in attesa di adeguate motivazioni supportata dai colleghi che hanno indetto quattro ore di sciopero e successive mobilitazioni;

   al momento le cause del licenziamento riportate dai giornali sono ascrivibili al caro energia;

   si rileva inoltre che la consigliera di parità della città metropolitana di Torino, Michela Quagliano, racconta di aver ricevuto e ascoltato una sessantina di persone con problemi legati al lavoro e il 70 per cento di questi riguardanti proprio la maternità e la richiesta di firmare «patti di non gravidanza» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare le lavoratrici e chi vive situazioni quali quella descritta in premessa.
(3-00149)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 115 del 2022 ha equiparato i dottorandi e gli assegnisti di ricerca ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ai fini della presentazione delle istanze per l'ottenimento della cosiddetta indennità una tantum da 200 euro istituita dall'articolo 32 del decreto-legge n. 50 del 2022;

   i requisiti previsti per l'ottenimento dell'indennità sono: titolarità di una borsa di dottorato ovvero di assegno di ricerca al 18 maggio 2022, iscrizione alla Gestione separata e reddito complessivo derivante da rapporti di lavoro non superiore a 35.000 euro per l'anno 2021;

   il Consiglio nazionale degli studenti universitari, nella mozione del 12 gennaio 2023, denuncia che dal novembre 2022 sono giunte al Consiglio innumerevoli segnalazioni di dottorandi e assegnisti di ricerca che, seppur in possesso dei suddetti requisiti, lamentavano che le istanze per l'indennità, regolarmente presentate attraverso i portali telematici dell'INPS risultavano respinte per l'assenza di uno o più degli stessi requisiti;

   nonostante l'INPS disponga della documentazione attestante la situazione reddituale dei dottorandi, autocertificata in fase di compilazione dell'istanza stessa e della loro iscrizione alla gestione separata, la procedura di verifica sul possesso dei requisiti, avvenuta mediante controlli automatici, come esplicitato dalla stessa INPS con il messaggio n. 4314 del 30 novembre 2022, in molti casi ha dato esito negativo nonostante gli istanti possedessero tutti i requisiti previsti;

   attraverso l'allegato 1 al suddetto messaggio, l'INPS ha richiesto al dottorando e assegnista di produrre documentazione già in possesso dell'INPS, in aperta violazione, secondo l'interrogante, dell'articolo 32, decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, il quale dispone che le pubbliche amministrazioni e i gestori di pubblici servizi sono tenuti ad acquisire d'ufficio le informazioni oggetto delle dichiarazioni sostitutive, nonché tutti i dati e i documenti già in possesso delle pubbliche amministrazioni;

   l'articolo 19 del decreto-legge n. 144 del 2022, ha previsto l'erogazione da parte dell'INPS, a domanda, di una ulteriore indennità una tantum pari a 150 euro ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e ai dottorandi e assegnisti di ricerca con contratti attivi alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 50 del 2022 e iscritti alla gestione separata. L'indennità è corrisposta esclusivamente ai soggetti che hanno reddito derivante dai suddetti rapporti non superiore a 20.000 euro per l'anno 2021;

   la circolare 16 novembre 2022, n. 127 dell'INPS afferma che «una ulteriore indennità una tantum di 150 euro, a domanda» è riconosciuta «ai dottorandi e assegnisti di ricerca»;

   a parere dell'interrogante vi è il rischio che per tale ulteriore indennità una tantum l'INPS provveda nuovamente, attraverso strumenti centralizzati automatizzati, al rifiuto ingiustificato e illegittimo delle domande pervenute da dottorandi e assegnisti di ricerca;

   per assegnisti e dottorandi è importante percepire tali indennità anche per fronteggiare il forte peso dell'inflazione e la perdita di valore reale subita dalle borse di dottorato negli ultimi tempi, come peraltro denunciato dal CNSU che, in una mozione chiedeva al Ministro un incremento delle borse per il 2023 proprio per contrastare la tendenza inflazionistica in corso che ha fatto decrescere il potere d'acquisto della borsa di oltre cento euro –:

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché l'INPS provveda al riesame d'ufficio di tutte le domande di accesso all'indennità una tantum finora presentate dai dottorandi di ricerca e dagli assegnisti di ricerca al fine di ovviare all'ingiustificato e illegittimo respingimento delle stesse avutosi fra novembre e dicembre 2022 e contestualmente modifichi i suoi strumenti algoritmici alla luce dei requisiti specifici richiesti ai dottorandi e assegnisti di ricerca per l'ottenimento dell'indennità richiamata in premessa, in ottemperanza alle disposizioni normative e alla luce degli indebiti respingimenti posti in essere dallo stesso istituto previdenziale.
(4-00370)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato clamore la dichiarazione del Ministro dell'istruzione e del merito Valditara, il quale ha affermato: «Chi vive e lavora in una regione d'Italia in cui più alto è il costo della vita, potrebbe guadagnare di più», quindi proponendo una differenziazione territoriale delle retribuzioni degli insegnanti pubblici;

   il Ministro interrogato in una successiva intervista, pur ribadendo: «Il contratto è nazionale e tale deve restare», ha comunque aggiunto: «si può tenere conto delle differenze territoriali del costo della vita attraverso il contratto integrativo», che appare come un mezzo surrettizio di reintroduzione di antiche gabbie salariali in tutta la pubblica amministrazione;

   questa volontà di riaprire impostazioni divisive tra i lavoratori del Nord e del Sud, con un intreccio evidente con la proposta del Governo sull'autonomia differenziata, estenderebbe in realtà i già esistenti divari;

   differenziazioni retributive basate essenzialmente sul costo della vita non hanno in realtà alcuna motivazione plausibile, tenuto conto che non si tengono in considerazione le differenze territoriali, ad esempio, in materia di qualità ed efficienza dei servizi pubblici, nonché spesso il maggior carico fiscale regionale e comunale, che rende la proposta di una contrattazione accessoria, ad avviso degli interroganti, inaccettabile;

   i lavoratori della pubblica amministrazione non stanno chiedendo certo differenziazioni retributive, anche surrettiziamente introdotte con accordi integrativi territorialmente differenziati, ma il finanziamento dei rinnovi contrattuali per il triennio 2022-2024, una periodica formazione, lo sblocco del turn over e la stabilizzazione dei precari, nonché una digitalizzazione della pubblica amministrazione che consenta a questa di essere all'altezza delle richieste dei cittadini e delle imprese –:

   se non ritenga la proposta di reintrodurre differenze retributive attraverso una contrattazione accessoria, che tenga conto solo delle presunte differenze territoriali del costo della vita, foriera di ulteriori divisioni, non tenendo conto delle differenze tra il Nord e il Sud in materia di servizi pubblici e maggiore imposizione fiscale, mentre sussiste la necessità, al contrario, di procedere al finanziamento dei rinnovi contrattuali per renderli in linea con quelli europei, al superamento della precarietà nella pubblica amministrazione, alla digitalizzazione e alla formazione.
(3-00146)


   BATTILOCCHIO, NAZARIO PAGANO, PAOLO EMILIO RUSSO, DEBORAH BERGAMINI, SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha annunciato che il Governo sta lavorando alla predisposizione di un pacchetto di misure volto a prevedere la semplificazione e lo snellimento delle procedure burocratiche relative ad autorizzazioni per l'avvio di attività economiche;

   il futuro intervento normativo avrebbe come effetto nell'immediato lo «sfrondamento» di diverse procedure amministrative che riguardano le attività artigiane, per proseguire nel 2024 alla semplificazione di altre procedure e altri iter, con l'obiettivo di arrivare nel 2026 ad un'opera di sburocratizzazione complessiva comprensiva di circa seicento procedure;

   come ha sempre sostenuto il Presidente Silvio Berlusconi, la semplificazione amministrativa e burocratica, oltre a rappresentare uno strumento di tutela e rispetto dei diritti del cittadino nel rapporto con lo Stato, costituisce una misura di fondamentale importanza sotto il profilo economico, con particolar riferimento alle piccolissime, piccole e medie imprese –:

   quali iniziative intenda porre in essere il Governo al fine di dare piena attuazione al percorso di semplificazione con particolare riguardo all'avvio di attività economiche.
(3-00147)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Cattoi e altri n. 1-00049, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Magi, Aiello, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Auriemma, Baldino, Barzotti, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Conte, Sergio Costa, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, D'Orso, Fede, Fenu, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Lovecchio, Morfino, Onori, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza, Raffa, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Santillo, Scerra, Scutellà, Sportiello, Todde, Torto, Traversi, Tucci, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciocchetti, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, De Corato, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Filini, Gardini, Giorgianni, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, Loperfido, Maccari, Malagola, Malaguti, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Messina, Michelotti, Milani, Mollicone, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rotelli, Sbardella, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Vietri, Vinci, Zucconi, Zurzolo, Varchi.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Dori n. 5-00318, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zanella, Bonelli, Borrelli, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Foti n. 7-00025, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 36 del 16 gennaio 2023.

   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    sono prossimi alla conclusione i lavori, avviati oramai da oltre diciotto mesi, della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo, sul progetto di rifusione della direttiva sull'efficienza energetica nell'edilizia (Com (2021) 802 final);

    detto provvedimento, contenuto nel pacchetto «Fit for 55», segna le politiche energetiche nazionali con un rilevante impatto per il comparto edilizio; nel testo della proposta di direttiva, ora all'esame del Parlamento europeo, sono presenti – infatti – una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili volti a fare scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica troppo ravvicinata e senza prendere in dovuta considerazione le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano;

    in particolare, tra le proposte di compromesso che saranno poste all'esame della Commissione Itre (energia) del Parlamento europeo, il 6 febbraio 2023, gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere dal 1° gennaio 2030, almeno la classe energetica E, inoltre dal 1° gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D;

    in Italia, gli edifici ad uso residenziale sono 12.420.0000, per un totale complessivo di abitazioni pari a quasi 32 milioni; lo stock edilizio italiano ha più di 45 anni o è stato costruito nel periodo antecedente l'entrata in vigore della legge 30 marzo 1976, n. 373, recante «Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici»;

    se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, si stima che dovranno essere ristrutturati oltre nove milioni di edifici residenziali; nel testo del provvedimento non è prevista, infatti, per gli Stati membri, la sufficiente flessibilità per adattarsi al contesto nazionale, per valutarne la fattibilità, le necessità economiche e verificare la capacità finanziaria dei proprietari e dei conduttori, chiamati ad approntare gli interventi predetti; per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, in un arco temporale così limitato, è necessario disporre di obiettivi realistici; la proposta di direttiva oltre a rappresentare un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, costituisce anche un serio pericolo per le banche e per le loro garanzie: una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano, farebbe conseguentemente emergere un problema creditizio;

    appare evidente, dunque, che più si va verso la direzione di una tassazione eco-patrimoniale, più si generano le condizioni di impoverimento degli italiani e più si creano problemi per il sistema creditizio italiano, la proposta di direttiva stabilisce, inoltre, che dal 2030 potranno essere edificati solo edifici a emissioni zero, prevedendo che negli stessi il residuo fabbisogno energetico possa essere soddisfatto solo da fonti rinnovabili generate in loco, con ciò di fatto indicando un unico vettore energetico ed escludendo tutte le altre tecnologie che non possono garantire il rispetto del principio della – generazione in loco –, senza peraltro fondare tale limitazione su una corretta analisi sull'intero ciclo di vita delle diverse fonti e vettori energetici;

    facendo riferimento solo alle fonti rinnovabili di energia generate in loco si esclude infatti la possibilità che il residuo fabbisogno energetico dei nuovi edifici al 2030 possa essere soddisfatto con fonti rinnovabili (quali il biometano, il bioGPL, o altri prodotti rinnovabili anche da carbonio riciclato) che non sono generati in loco ma che vengono stoccati presso l'edificio o che alimentano lo stesso tramite rete;

    di conseguenza, le limitazioni poste dalle definizioni di edificio a emissioni zero (o quasi-zero) non solo risultano in contrasto con il principio di neutralità tecnologica, ma rappresentano un ostacolo allo sviluppo degli investimenti per la produzione dei gas rinnovabili, settore in cui l'Italia vanta eccellenze nazionali;

    le citate limitazioni penalizzano in modo rilevante la nostra Nazione, che vedrebbe bloccati i progetti in atto per la produzione di gas rinnovabili così come di apparecchiature in grado di impiegarli con elevatissimi rendimenti energetici, progetti che sono, invece, in grado di contribuire alla decarbonizzazione non solo degli edifici di nuova costruzione ma di tutto il patrimonio edilizio già esistente, anche in considerazione del fatto che l'impiego di gas nella climatizzazione invernale consente di minimizzare l'impatto del settore del riscaldamento anche sulla qualità dell'aria di molte aree in ambito nazionale,

impegnano il Governo

a seguire con estrema attenzione l'evoluzione della prospettata normativa di prossima adozione, facendo valere in sede europea la peculiarità dell'Italia, una Nazione a proprietà immobiliare diffusa e dal patrimonio edilizio risalente nel tempo, dotata di una efficiente rete di stoccaggio e distribuzione di prodotti energetici in grado di rifornire anche gli edifici di nuova costruzione a più basso fabbisogno energetico.
(7-00025) «Foti, Caramanna, Mantovani, Rotelli, Mattia, Benvenuti Gostoli, Iaia, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Ambrosi, Caiata, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Pietrella, Rotondi, Antoniozzi, Colombo, Comba, Giovine, Maerna, Schiano Di Visconti, Zucconi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Gadda n. 4-00326 del 25 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Matera n. 5-00296 del 25 gennaio 2023.