Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 dicembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 16 settembre 2022, la ventiduenne iraniana di origini curde, Mahsa Jina Amini, è stata arrestata a Teheran dalla polizia «morale» iraniana, unità di polizia responsabile del controllo e degli arresti nei casi di violazione del codice di abbigliamento per le donne, per presunta inosservanza della legge sull'obbligo del velo. La ragazza, come denunciato dalla famiglia, è deceduta dopo tre giorni di coma a seguito delle violente percosse subite;

    le autorità iraniane hanno sostenuto che Mahsa Jina Amini sia deceduta per cause naturali e, non è stata dunque condotta un'indagine adeguata, le autorità, inoltre, si sono rifiutate di fornire alla famiglia della vittima la sua cartella clinica e il suo reperto autoptico. A quanto detto si aggiunga che il Capo della Polizia, generale Hossein Rahimi, ha respinto ogni accusa e definito quanto accaduto a Mahsa Amini «uno sfortunato incidente» in seguito al quale sarebbe sopraggiunto un infarto che sarebbe unica causa della morte della giovane, dimostrando di voler ignorare gli evidenti segni di violenza presenti sul corpo;

    a seguito della morte di Mahsa Amini, in più di 200 città iraniane si è sollevata una serie di proteste, inizialmente particolarmente intense nell'Iran nordoccidentale, dove vivono molti membri della minoranza curda del paese. Le donne hanno avuto un ruolo di primo piano in queste proteste, che hanno visto attivarsi inizialmente gli storici movimenti contro le discriminazioni di genere e successivamente un'ampia parte della popolazione. Moltissimi uomini e donne hanno riempito pacificamente le piazze, le università, le scuole oltre che diversi impianti produttivi, uniti sotto lo slogan «donna, vita, libertà»; numerosissimi gli atti dimostrativi di donne iraniane che hanno deciso di togliersi pubblicamente il velo mettendo a repentaglio la propria incolumità;

    la repressione attuata dalle forze di polizia è stata durissima e, secondo quanto riportato da notizie di stampa iraniane, ci sarebbero stati finora oltre 550 vittime e 30.000 arresti;

    come emerge anche dall'ultimo rapporto del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran, le migliaia di persone arrestate nelle carceri iraniane a seguito delle proteste, fra le quali anche numerosi cittadini europei ed occidentali, subiscono condizioni di detenzione inumane, sono soggetti a torture e rischiano di essere condannati addirittura alla pena capitale, in esito a procedimenti giudiziari sommari svolti in assenza delle più elementari garanzie processuali a tutela del diritto alla difesa;

    l'hijab è obbligatorio per le donne in Iran dal 1983, quattro anni dopo la rivoluzione islamica di Khomeini e negli ultimi mesi l'esecutivo guidato dal Presidente conservatore Raisi ha inasprito la sorveglianza e le punizioni: decine di donne, infatti, sono state arrestate e accusate di non indossare correttamente il velo di indossare abiti in «modi contrari alla morale»;

    la stretta sulle libertà femminili si accompagna a un'ondata di repressione del dissenso politico e culturale che ha portato all'arresto di politici di opposizione, come il noto riformista Mostafa Tajzadeh, o di uomini di cultura come i registi Mohammad Rasoulof, Jafar Panahi e Mostafa Al-Ahmad, con l'accusa di fare propaganda contro lo Stato;

    le attiviste iraniane Zahra Sedighi Hamedani, 31 anni, ed Elham Chubdar, 24 anni, impegnate nella difesa dei diritti LGBTQI, sono state condannate a morte dal tribunale rivoluzionario di Urmia con l'accusa di «corruzione sulla Terra» attraverso la promozione dell'omosessualità, sono state condannate per motivi discriminatori legati al loro orientamento sessuale e alla loro identità di genere reali o percepiti, al loro pacifico attivismo per i diritti delle persone LGBTQI, anche sui social media, e alla loro associazione con i richiedenti asilo LGBTQI in Iraq; Soheila Ashrafi, una terza attivista LGBTQI di 52 anni attualmente detenuta nella prigione centrale di Urmia insieme a Sedighi Hamedani e Chubdar, è in attesa di una sentenza per accuse analoghe;

    da decenni, in Iran donne e uomini lottano con incrollabile determinazione per ripristinare libertà e democrazia, represse dal regime teocratico, che esercita il potere contro le opposizioni con violenza e violando sistematicamente i diritti civili fondamentali;

    i movimenti di resistenza iraniani chiedono il riconoscimento dei diritti individuali e sociali ricompresi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: la libertà di pensiero, di parola, di stampa; la libertà di organizzarsi politicamente; il divieto di tortura e l'abolizione della pena di morte;

    il regime iraniano viola costantemente il disposto dell'articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani in base al quale «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.»;

    i predetti movimenti di resistenza chiedono, inoltre, il superamento del sistema normativo attuale, che ha di fatto istituzionalizzato la discriminazione sessuale, con la conseguente compressione di tutti i fondamentali diritti civili delle donne;

    secondo il rapporto Amnesty International del 2019 e dunque antecedente alle attuali proteste «le donne hanno continuato ad affrontare una radicata discriminazione sia nell'ambito del diritto di famiglia sia del codice penale, in relazione a questioni come matrimonio, divorzio, impiego, eredità e assunzione di cariche politiche». Le autorità non hanno ancora inserito nel codice penale il reato di violenza contro donne, compresa la violenza domestica e i matrimoni precoci e forzati, che sono rimasti una pratica diffusa. (...) Le autorità hanno intensificato il loro giro di vite nei confronti di attiviste per i diritti delle donne impegnate in campagne contro la legge discriminatoria che prevedeva l'obbligatorietà del velo, condannandone alcune a pene detentive e alla fustigazione per accuse come «promozione e favoreggiamento della corruzione e della prostituzione» e per avere incoraggiato lo «svelamento»;

    le molestie e la violenza contro le donne da parte della polizia «morale» sono aumentate dall'inizio del mandato del Presidente Ebrahim Raisi nel 2021 in quanto l'attuale Governo iraniano ha favorito l'adozione di leggi e progetti di legge volti a inasprire ulteriormente la condizione femminile nel Paese;

    il 6 novembre 2022, 227 deputati sui 290 che compongono il Parlamento iraniano hanno sottoscritto un documento in cui si invoca la pena di morte per chi osa manifestare contro il regime e sono già due le condanne alla pena capitale comminate nei giorni scorsi dal Tribunale di Teheran contro persone che hanno partecipato alle proteste;

    secondo tutti i report delle organizzazioni umanitarie l'Iran ha il più alto numero di esecuzioni rapportato alla popolazione, ed è in testa alle classifiche mondiali anche per quanto riguarda le esecuzioni di donne e minori;

    le agenzie che si occupano di diritti umani all'interno delle Nazioni unite hanno costantemente chiesto all'Iran di abolire la pena di morte, in particolare per i minorenni. Tuttavia, occorre evidenziare come i relatori speciali delle Nazioni unite non abbiano mai avuto il permesso dalle autorità iraniane di visitare le carceri, e in molti casi nemmeno di entrare in Iran;

    sono numerosi i Paesi europei e occidentali che hanno espresso una ferma condanna sulla feroce repressione in corso in Iran e solidarietà con le donne e gli uomini iraniani che manifestano contro il sistema di oppressione della dittatura teologica;

    Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato che «l'Ue condanna fermamente l'inaccettabile repressione violenta dei manifestanti. Siamo al fianco del popolo iraniano e sosteniamo il suo diritto di protestare pacificamente e di esprimere liberamente le proprie rivendicazioni e opinioni. Oggi imponiamo ulteriori sanzioni ai responsabili della repressione dei dimostranti iraniani»;

    dal 2011 l'Ue ha adottato misure restrittive – prorogate su base annua – connesse con violazioni dei diritti umani, tra cui: il congelamento dei beni e il divieto di visto per le persone ed entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani; il divieto di esportazione verso l'Iran di attrezzature che possono essere utilizzate per la repressione interna e di attrezzature per la sorveglianza delle telecomunicazioni;

    il 17 ottobre 2022, il Consiglio europeo ha aggiunto all'elenco delle persone ed entità oggetto di misure restrittive nel contesto dell'attuale regime di sanzioni in materia di diritti umani in Iran undici persone e quattro entità in considerazione del loro ruolo nella morte di Mahsa Amini e nella risposta violenta alle recenti manifestazioni nel paese;

    il 14 novembre 2022, il Consiglio europeo ha aggiunto all'elenco delle persone ed entità oggetto di misure restrittive nel contesto dell'attuale regime di sanzioni in materia di diritti umani in Iran altre 29 persone e 4 entità. L'elenco delle persone ed entità oggetto di misure restrittive dell'Ue nel contesto dell'attuale regime di sanzioni in materia di diritti umani in Iran comprende ora un totale di 126 persone e 11 entità;

    il 24 novembre 2022 per la prima volta nella storia dei rapporti tra le Nazioni unite e la Repubblica islamica dell'Iran, il Consiglio per i diritti umani dell'Onu, riunito in una sessione d'emergenza sull'Iran a Ginevra, ha approvato a larga maggioranza l'avvio di una indagine internazionale indipendente sulla repressione delle proteste in corso nel Paese da parte del regime,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, in sede bilaterale con la Repubblica islamica dell'Iran e nei consessi internazionali, per chiedere l'immediata sospensione di tutte le condanne a morte emesse nei confronti dei partecipanti alle proteste a seguito della morte di Mahsa Amini e a condannare con la massima fermezza la sua morte e quella delle tante e dei tanti manifestanti inermi in Iran e l'adozione di misure di repressione e di detenzione contrarie alla normativa internazionale in materia di diritti;

2) ad adottare le iniziative di competenza presso le autorità iraniane per porre immediatamente fine alla repressione violenta nei confronti dei manifestanti pacifici e al rilascio immediato e incondizionato, ritirando ogni accusa nei loro confronti:

3) a sostenere l'iniziativa promossa dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu in merito all'avvio di una indagine internazionale indipendente sulla repressione delle proteste;

4) ad intensificare ogni attività diplomatica, anche tramite l'ambasciata italiana a Teheran, sul fronte dei diritti umani e delle iniziative di solidarietà con i manifestanti e per chiedere il rispetto di adeguate condizioni di detenzione nelle carceri;

5) a condannare la discriminazione sistematica attuata dalla Repubblica islamica dell'Iran contro le donne attraverso leggi e normative che ne limitano gravemente le libertà e i diritti, tra cui la legge sull'obbligo dell'hijab e la sua applicazione violenta, le severe restrizioni alla salute sessuale e riproduttiva delle donne e ai relativi diritti nonché le violazioni dei diritti politici, sociali, economici, culturali e personali delle donne;

6) a ribadire la ferma condanna del costante deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran, anche e in particolare per quanto concerne le persone appartenenti a minoranze etniche e religiose, compresi i curdi, i baluchi, gli arabi e le minoranze religiose non sciite e non musulmane, compresi i baha'i e i cristiani;

7) a condannare tutte le forme di discriminazione contro le persone LGBTQI, e ad attivarsi per il rilascio immediato di tutte le persone incarcerate per il loro orientamento sessuale;

8) a deplorare l'uso sistematico della tortura nelle prigioni iraniane oltre che il crescente ricorso alla pena di morte e a chiedere l'immediata cessazione di ogni forma di tortura e maltrattamento ai danni di tutte le detenute e tutti i detenuti;

9) a sostenere, nel quadro della politica di azione esterna dell'Unione europea, la definizione e l'applicazione di misure sanzionatorie nei confronti dei responsabili di violazioni dei diritti umani in Iran.
(1-00036) «Serracchiani, Richetti, Onori, Fratoianni, Della Vedova, Quartapelle Procopio, Provenzano, Gribaudo, Merola, Amendola, Carè, Toni Ricciardi, De Luca, Amato, Forattini, Ghirra, Ferrari, Ubaldo Pagano, Braga, Quartini, Berruto, Mari, Andrea Rossi, Bonafè, Barzotti, Boldrini, Ascani, Fassino, Malavasi, Fossi».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il barbaro assassinio di Mahsa Amini, una giovane di origini curde arrestata il 13 settembre 2022 dalla Polizia morale della Repubblica Islamica dell'Iran per non aver indossato in modo appropriato il velo prescritto dalle leggi locali, e morta tre giorni dopo per le percosse ricevute durante la sua breve detenzione, ha generato una vasta ondata di proteste che non accenna a placarsi e coinvolge un numero sempre crescente di persone;

    prime a scendere in piazza sono state le donne iraniane, seguite rapidamente dai loro amici e parenti, quindi dagli studenti e poi anche dai ceti produttivi, che tra il 5 e il 7 dicembre 2022 hanno anche attuato uno sciopero generale, al punto che ormai il moto interessa non meno di duecento località ed ha assunto connotazione intergenerazionale;

    la protesta ha carattere pacifico e chiede democrazia e libertà;

    le autorità della Repubblica Islamica dell'Iran stanno rispondendo con crescente violenza alle manifestazioni e contestazioni, innanzitutto dispiegando le milizie di cui lo Stato rivoluzionario si è dotato dal 1979, quindi aprendo il fuoco contro i dimostranti, poi procedendo ad altri arresti arbitrari e da ultimo iniziando a comminare condanne alla pena di morte, due delle quali già eseguite ai danni di due giovani di 23 anni, Mohsen Shekari e Majid Reza Rahnawad;

    un terzo giovane, arrestato e condannato alla pena capitale per gli stessi motivi, sarebbe già nei locali carcerari dove si conducono normalmente coloro che sono prossimi all'esecuzione. Ulteriori 25 persone hanno subito la medesima sentenza, al termine di processi ritenuti sommari e di fasi istruttorie in cui si sarebbe fatto ricorso alla tortura per estorcere confessioni non veritiere;

    tra i condannati a morte vi è anche Amir Nasr-Azadani, un giovane calciatore di fama nazionale, che è stato accusato di aver partecipato a disordini conclusisi con la morte di tre agenti del regime, senza che peraltro sia stato dimostrato in modo inequivocabile che l'imputato si trovasse nella zona in cui si sono svolti i fatti addebitatigli;

    secondo Amnesty International, sarebbero almeno 44 i minorenni uccisi dalle forze di polizia iraniane, mentre il quotidiano britannico The Guardian ha dato notizia di indiscrezioni secondo le quali le milizie del regime sparerebbero alle dimostranti mirando direttamente al loro volto, ai loro seni o ai loro organi genitali, circostanza che darebbe alla repressione in atto un connotato di evidente violenza collettiva di genere perpetrata ai danni delle donne iraniane;

    le persone tratte in arresto sono inoltre certamente numerosissime, forse addirittura 14 mila o più, come sostenuto agli inizi di novembre da un alto funzionario delle Nazioni unite, Javaid Rehman;

    in conseguenza delle manifestazioni in atto in Iran e del tentativo del regime di sedarle con strumenti coercitivi che violano i più basilari diritti dell'uomo, il Consiglio dell'Unione europea ha già sottoposto a sanzioni 126 persone ed undici entità iraniane che si ritiene stiano partecipando alla repressione,

impegna il Governo:

   ad assumere le iniziative più opportune di competenza per pervenire ad una immediata moratoria delle esecuzioni capitali programmate in Iran contro coloro che siano stati condannati al patibolo a causa della loro partecipazione alle manifestazioni scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini;

   a perseguire un'azione congiunta con i Paesi alleati, amici e partner nella medesima direzione in tutti i consessi internazionali di cui l'Italia sia parte, a cominciare dall'Unione europea;

   ad adottare tutte le iniziative ritenute necessarie ad evitare che il territorio italiano possa essere utilizzato per eludere l'applicazione delle sanzioni imposte contro l'Iran da parte di chiunque abbia interesse a farlo;

   ad esercitare pressioni nei confronti delle autorità della Repubblica Islamica dell'Iran affinché cessi la repressione violenta delle manifestazioni e sia invece aperto un dialogo con le forze della società civile che chiedono il cambiamento ed il rispetto dei diritti umani.
(7-00017) «Formentini, Billi, Coin, Crippa, Centemero».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    i centri per l'impiego esercitano un ruolo fondamentale per le imprese e i cittadini nella ricerca del lavoro, favorendo l'incontro tra la domanda e l'offerta e attuando iniziative e interventi di politiche attive. Le loro attività sono indirizzate a un ampio spettro di categorie di persone che va dai disoccupati ai lavoratori in cassa integrazione, da coloro che sono a rischio disoccupazione ai lavoratori occupati in cerca di nuova occupazione. Nell'attuale congiuntura economica i centri per l'impiego assumono un'importanza fondamentale per la tenuta sociale del Paese e per la sua crescita economica. Dunque la loro presenza e il loro funzionamento più che mai vitale, soprattutto in Calabria dove la crisi economica e occupazionale finisce per produrre sottosviluppo, emigrazione e spopolamento, in una spirale viziosa inarrestabile;

    i CpI della Calabria sono in tutto 15: tre nella provincia di Catanzaro (Catanzaro, Lamezia Terme e Soverato); cinque nella provincia di Cosenza (Cosenza, Castrovillari, Corigliano, Rossano e Paola); due nella provincia di Crotone (Crotone e Cirò Marina); due nella provincia di Vibo Valentia (Vibo Valentia e Serra San Bruno) e tre nella provincia di Reggio Calabria (Reggio Calabria, Gioia Tauro e Locri). A queste si aggiungono 17 «sedi locali coordinate» (Slc), che sono funzionalmente collegate alle prime: 11 nel cosentino; 5 nel reggino e una nel crotonese;

    le sedi CpI di Vibo Valentia e di Cosenza non sono operative fisicamente da circa due anni e per le stesse, ad oggi, non si intravedono segnali di riapertura. La regione Calabria, ente responsabile, ha disposto la chiusura della sede di Vibo per ragioni di «inutilizzabilità a svolgere l'attività lavorativa» lo scorso 10 agosto 2020. Con la stessa motivazione, l'ente regionale ha disposto la chiusura della sede di Cosenza lo scorso 2 dicembre 2020. Il centro per l'impiego di Vibo serve un territorio di 34 mila abitanti, mentre la provincia di Cosenza è la più popolosa della regione;

    non va meglio ai centri per l'impiego della provincia di Reggio Calabria, quelli di Gioia Tauro e Locri. Nel primo caso – secondo la Csa-Cisal – dopo un sopralluogo del 14 aprile 2021 la regione Calabria con il Responsabile per la sicurezza e salute dei lavoratori documentavano quanto segue: «Tutte le criticità elencate non consentono l'ulteriore utilizzo dell'immobile come luogo di lavoro perché è a repentaglio l'incolumità e la salute degli operatori, con particolare riferimento alla presenza di (guano) in quantità eccessiva su alcuni balconi dell'immobile, il quale, notoriamente, può essere causa di diffusione di malattie»;

    mentre a Locri, il 12 maggio 2021, la regione Calabria con i funzionari regionali segnalavano: «La criticità più grave che rende i locali inutilizzabili ai fini lavorativi venendo compromesso il comfort generale è il mancato funzionamento degli impianti di climatizzazione. Vanno sostituiti tutti i climatizzatori esistenti perché, quei pochi ancora operanti, sono alimentati con gas non più considerati salubri e per i quali non è possibile operare alcun tipo di manutenzione»;

    ma a preoccupare non sono solo i deficit strutturali dei centri per l'impiego, ma anche la pessima gestione delle risorse umane, nonché l'irrazionale dislocazione territoriale. Facendo sempre riferimento ai dati dell'Osservatorio Cisal emerge che il totale dei lavoratori fra sedi principali e Slc è di 343 unità: 278 unità (7 categoria «A», 89 categoria «B», 65 di categoria «C» e 117 categoria «D») ai quali si aggiungono un totale di 65 lavoratori di Azienda Calabria Lavoro;

    si assiste a situazioni in provincia di Cosenza che presentano uffici con pochi dipendenti distanziati tra loro da una manciata di chilometri: Trebisacce (dove ci sono solo 2 dipendenti) e Castrovillari (dove ci sono solo 7 dipendenti) a circa 50 chilometri; Corigliano (10 dipendenti) e Rossano (12 dipendenti) distanti fra loro appena 17 chilometri; San Marco Argentano (dove ci sono solo 3 dipendenti) e Belvedere Marittimo (dove ci sono solo 3 dipendenti) a circa 50 chilometri; Cassano allo Ionio (dove addirittura non c'è nessun dipendente regionale se non una sola unità di Azienda Calabria Lavoro) e Scalea (dove ci sono solo 6 dipendenti) a 72 chilometri; Rogliano (con solo 2 dipendenti) e Amantea (con soli 9 dipendenti) a 52 chilometri di distanza;

    per non parlare poi anche della provincia di Reggio Calabria. Sedi, anche qui, che distano pochi chilometri tra di loro. È il caso della sede di Caulonia (con soli 4 dipendenti) e Locri che distano a mala pena 37 chilometri. O ancora Bagnara Calabra (con soli 3 dipendenti) e Villa San Giovanni (con soli 6 dipendenti), che distano 20 chilometri;

    la regione Calabria ha bandito dei concorsi per il reclutamento di complessive 537 unità per rafforzare i centri per l'impiego. Inoltre il Piano regionale straordinario di potenziamento prevede investimenti per l'ammodernamento fisico e tecnologico delle diverse sedi nonché l'individuazione di nuovi locali da adibire a sede e per i quali sono stanziati circa 33 milioni di euro,

impegna il Governo:

   ad intraprendere ogni iniziativa utile, per quanto di competenza, alla riapertura delle sedi dei centri per l'impiego di Vibo e Cosenza;

   ad adottare le necessarie iniziative di competenza affinché si intraprenda una profonda revisione dell'organizzazione dei centri per l'impiego della regione Calabria attraverso una logica rivisitazione delle sedi in cui considerare le nuove 537 unità lavorative, in modo da affrontare al meglio le sfide future;

   ad assumere le opportune iniziative di competenza affinché non si disperda lo stanziamento milionario messo a disposizione dallo Stato per il potenziamento dei centri per l'impiego della regione Calabria.
(7-00016) «Tucci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 dicembre 2018, alle ore 3,19, il territorio dei Comuni di Aci Bonaccorsi, di Aci Catena, di Aci Sant'Antonio, di Acireale, di Milo, di Santa Venerina, di Trecastagni, di Viagrande e di Zafferana Etnea, in Provincia di Catania, è stato colpito da un sisma che ha provocato una vittima, diversi feriti, l'evacuazione di numerosi nuclei familiari dalle loro abitazioni, nonché gravi danneggiamenti alle infrastrutture e agli edifici pubblici e privati;

   con la delibera del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, è stato dichiarato lo stato di emergenza e lo stanziamento di 10 milioni di euro per l'attuazione dei primi interventi. Con successiva delibera del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019 è stato disposto un ulteriore stanziamento di 37 milioni di euro. Lo stato di emergenza è stato da ultimo prorogato fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 462, legge di bilancio per il 2022, legge n. 234 del 2021);

   per lo svolgimento delle funzioni di ricostruzione e di assistenza, e la relativa gestione straordinaria, è stato nominato Commissario straordinario il dottor Scalia (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2019). A tal fine, è stato dotato di una propria struttura commissariale (con 10 unità) (articolo 8 del decreto-legge n. 32 del 2019), la cui dotazione è stata poi incrementata di 5 unità (da 10 a 15) articolo 9-vicies bis del decreto-legge n. 123 del 2019);

   la nomina del Commissario straordinario e la relativa gestione straordinaria sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 463, legge di bilancio per il 2022, legge n. 234 del 2021);

   al Commissario straordinario per il sisma di Catania è stata intitolata una contabilità speciale in cui confluiscono le risorse previste dall'apposito Fondo per la ricostruzione che prevede una dotazione pari a 236,7 milioni di euro (articolo 8 del decreto-legge n. 32 del 2019);

   a favore dei comuni della città metropolitana di Catania è consentita altresì l'assunzione fino a 40 unità complessive di personale con professionalità di tipo tecnico o amministrativo contabile, per 7 ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, nel limite di spesa di 0,83 milioni di euro per il 2019 e 1,66 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 a valere sulle risorse disponibili nella contabilità speciale intestata al Commissario straordinario (articolo 14-bis del decreto-legge n. 32 del 2019, modificato dell'articolo 9-vicies bis del decreto-legge n. 123 del 2019). Tali assunzioni sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 463, legge di bilancio per il 2022. legge n. 234 del 2021);

   il Commissario straordinario è tenuto ad assicurare una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti dagli eventi, attraverso specifici piani di riparazione e di ricostruzione degli immobili privati e pubblici;

   si rammenta che nel corso della scorsa legislatura sono state adottate norme di semplificazione per accelerare gli interventi per la ricostruzione, in caso di presenza di lievi difformità edilizie negli immobili danneggiati (articolo 20-bis, decreto-legge n. 152 del 2021), estesa anche per specifici edifici danneggiati presenti nei comuni fuori cratere (articolo 31-bis del decreto-legge n. 115 del 2022);

   risulta tuttavia all'interrogante il persistere di gravi e inaccettabili ritardi legati alla gestione del processo di ricostruzione e riparazione da parte della struttura commissariale –:

   quante siano le istanze presentate per la concessione del contributo per la riparazione/ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma e quante quelle relative alla concessione del contributo di autonoma sistemazione;

   quante siano le istanze evase rispetto al totale di quelle presentate;

   quali siano le cause dei ritardi del processo di ricostruzione e se ritenga opportuno modificare i poteri e le attribuzioni della struttura commissariale o sostituire il commissario straordinario.
(5-00146)

Interrogazione a risposta scritta:


   EVI e DORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo le stime delle Nazioni unite il numero dei migranti internazionali, negli ultimi due decenni, è passato da 173 a 281 milioni, e il primo continente di destinazione è l'Europa con 23 milioni di migranti internazionali;

   la migrazione per lavoro in Europa ha avuto un aumento esponenziale causato dalle disparità economiche tra Paesi e dalla libertà di movimento all'interno dell'Unione europea, con profonde conseguenze socio-economiche non solo per i Paesi di origine, ma anche per i Paesi di destinazione;

   nella quasi totalità dei casi la migrazione è il frutto di un «progetto familiare», vale a dire della volontà e necessità di ricongiungersi ai propri familiari già migranti o di assicurare migliori condizioni di vita a chi resta in patria, che tuttavia comporta l'inevitabile scompaginamento delle reti familiari trasformandole in famiglie transnazionali;

   il fenomeno delle famiglie transnazionali oggi assume proporzioni sempre più ampie a causa della facilità di spostamento degli individui, dei fenomeni di globalizzazione e dei processi migratori contemporanei; difatti, essere madri e padri ed essere migranti comporta un ripensamento profondo dei ruoli genitoriali tradizionalmente intesi;

   in particolare, l'emigrazione femminile, intercontinentale e intracontinentale, non solo incrementa la rete delle famiglie transnazionali, ma pone anche la questione della relazione di cura dei figli a distanza, poiché molte donne che emigrano lasciano i figli, talvolta molto piccoli, nel Paese d'origine per lavorare come domestiche o «badanti» prendendosi cura degli anziani;

   l'Assemblea parlamentare europea con la risoluzione 19 marzo 2021, n. 2366, ha manifestato una grande preoccupazione per l'impatto devastante che le migrazioni per motivi di lavoro hanno su bambini e adolescenti privati delle cure parentali, deplorando il comportamento di alcuni Paesi, sia di origine che di destinazione delle migrazioni, che tendono a tollerare un'eccessiva migrazione di manodopera per mere ragioni di economicità;

   i bambini sono spesso affidati a parenti e vicini e questo può portare all'abbandono scolastico, allo sviluppo di sindromi depressive, che a volte sfociano in suicidio, nonché all'esposizione dei minori a grave rischio di sfruttamento sessuale e/o lavorativo molto spesso proprio ad opera dei parenti che avrebbero dovuto prendersi cura di loro;

   la Commissione europea ha chiarito che «la raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l'infanzia (2021/1004 del 14 giugno 2021) riconosce gli svantaggi specifici cui devono far fronte i minori lasciati in un altro Paese e raccomanda agli Stati membri di adottare misure specifiche», mentre in risposta all'interrogazione E-000192/2022, a prima firma della firmataria del presente atto, ha rimarcato il proprio impegno nella protezione dei minori a livello globale; spetta quindi agli Stati membri uniformarsi a tali dettami –:

   quali iniziative urgenti, necessarie ed opportune, si intendano porre in essere al fine di adottare misure di welfare transnazionale che apportino una tutela specifica ed appropriata alle famiglie transnazionali ma soprattutto ai tanti minori che a causa della migrazione dei propri genitori sono privati delle cure e del sostegno cui ogni bambino ha diritto;

   se si intendano adottare iniziative per istituire comitati e/o organismi di cooperazione internazionale con i Paesi di partenza dei migranti che giungono in Italia per lavorare, al fine di rendere più efficace e mirata ogni azione specifica di protezione sociale;

   se si intendano adottare iniziative per rivedere la normativa riguardante il ricongiungimento familiare, abbassando i limiti di reddito previsti, atteso che il periodo pandemico, il relativo blocco delle attività produttive e l'aggravamento del quadro economico internazionale provocato dal conflitto russo-ucraino non hanno consentito ai migranti di mantenere i livelli di reddito normativamente previsti, rendendo conseguentemente impossibile ottenere il ricongiungimento con i propri cari, con grave violazione del diritto fondamentale all'unità familiare.
(4-00170)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   è assodato che la condizione di insularità sinora si sia tradotta per la Sardegna in una penalizzante carenza di servizi che l'ha esclusa dalle reti di comunicazione, trasportistiche ed energetiche, frenandone lo sviluppo socio-economico e rallentando la fuoriuscita da una crisi che se non contrastata efficacemente rischia di diventare una condizione di sottosviluppo permanente;

   la legge costituzionale del 29 luglio 2022 ha modificato l'articolo 119 della Costituzione inserendo il cosiddetto principio di insularità, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità;

   il riconoscimento del principio di «svantaggio» connesso alla condizione insulare, per come formulato nel dettato introdotto nella Carta costituzionale, comporta l'obbligo di individuare e attuare concrete misure di intervento, risorse e poteri indispensabili affinché la popolazione sarda possa raggiungere parità di diritti e opportunità;

   in proposito, già la sentenza della Corte costituzionale n. 6, datata 21 novembre 2018, ha precisato che «in relazione alla mancata definizione delle relazioni finanziarie tra Stato e regione autonoma della Sardegna secondo i canoni fissati dall'articolo 27 della legge 42 del 2009, va sottolineato come a quasi 10 anni dall'emanazione di tale legge il problema dell'insularità non sia mai stato preso in considerazione ai fini di ponderare complessivamente le componenti di entrata e spese dell'autonomia territoriale ricorrente» e conseguentemente alle premesse, ha dichiarato «l'illegittimità ... dell'articolo 1, comma 851, della legge di Bilancio 2018, nella parte in cui, nelle more della definizione dell'accordo di finanza pubblica, non riconosce alla Sardegna adeguate risorse, in considerazione del ritardo nello sviluppo economico dovuto all'insularità»;

   sono già in vigore disposizioni, come quella introdotta dall'articolo 1, comma 837, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018) che riconoscono la condizione di svantaggio grave e permanente connessa all'insularità e prevedono «in considerazione della condizione di insularità della Sardegna, che ne penalizza lo sviluppo economico e sociale, e ai fini dell'istruttoria necessaria per l'attuazione della procedura del riconoscimento in sede europea della predetta condizione finalizzata alla definizione di sistemi di aiuto già previsti per le regioni ultraperiferiche di altri Stati membri dell'Unione europea, l'istituzione di un Comitato istruttore paritetico Stato-regione»;

   tale norma che, come dedotto, prevede ai fini della procedura del riconoscimento in sede europea della predetta condizione l'istituzione di un Comitato istruttore paritetico Stato-regione, finalizzato alla definizione di speciali sistemi di aiuto, benché regolarmente approvata, non risulta all'interrogante abbia mai trovato effettiva applicazione;

   parimenti non risulta all'interrogante che sia mai stato istituito un tavolo di confronto per individuare le modalità concrete attraverso le quali dare concreta attuazione al principio di insularità –:

   se il Comitato di cui all'articolo 1, comma 837, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018) sia stato istituito, quale sia la sua composizione e che lavoro abbia svolto sinora;

   quali altre iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di propria competenza, per dare attuazione al principio di insularità e risolvere il grave squilibrio in termini di servizi e infrastrutture che frena, ostacolandolo, lo sviluppo socio-economico della Sardegna.
(4-00174)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARZOTTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la Stazione sperimentale per l'industria delle conserve alimentari (Ssica) di Parma è un ente di ricerca che opera dal 1922 sul territorio nazionale con il compito di promuovere il progresso scientifico e tecnico dell'industria conserviera italiana per i settori frutta, ortaggi, carni e pesce attraverso attività di ricerca applicata, consulenza, formazione e divulgazione;

   ex decreto legislativo n. 540 del 1999 (articolo 2) la Ssica è stata convertita in ente pubblico economico i cui soci di riferimento erano il Ministero dell'economia e il Ministero del welfare;

   con l'articolo 7 del decreto legislativo n. 78 del 2010 sono stati soppressi alcuni enti pubblici economici posti sotto la vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, denominati Stazioni sperimentali per l'industria, ed è stato dato luogo al trasferimento dei compiti e delle attribuzioni precedentemente svolti dai medesimi enti alle Camere di commercio indicate nell'allegato 2 dello stesso decreto: così la Ssica è stata inglobata in un altro ente pubblico come azienda speciale della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Parma;

   la produzione di prodotti di fattoria coinvolge nella sola provincia di Mantova 370 aziende agricole a conduzione familiare, i cui titolari sono in gran parte giovani e donne;

   dal punto di vista fiscale il salame, come le mostarde e le marmellate, sono riconosciuti come prodotto agricolo derivante da attività connessa ai sensi del decreto ministeriale 19 marzo 2004 del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo elenco continua ad essere aggiornato, ma tutti i prodotti trasformati continuano ad essere assoggettati, al pari di ogni altro prodotto trasformato, all'imposizione della Stazione sperimentale per l'industria delle conserve alimentari e dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione;

   l'articolo 12 del decreto legislativo n. 540 del 1999 che modifica l'articolo 23 del regio decreto n. 2523 del 1923 asserisce che «...per il mantenimento delle Stazioni sperimentali per l'industria debbono provvedere le imprese che esercitano le industrie per le quali le Stazioni sono preordinate od i commerci di importazione corrispondenti e gli enti pubblici locali che vi sono tenuti. Il contributo dovuto dalle imprese viene ripartito annualmente (...) in proporzione della loro capacità di produzione»;

   inoltre l'articolo 13 del regio decreto n. 2126 del 1928 recita «Alle spese per il funzionamento dell'Ente si provvede mediante i contributi obbligatori di tutti gli industriali fabbricanti di conserve alimentari del Regno (...) in proporzione dell'importo annuale dei salari risultanti dal libro paga»;

   come rilevato da tempo da alcune organizzazioni di produttori, quali Confartigianato e Cna di Modena e di Reggio Emilia, appare irragionevole che la Cciaa di Parma goda di poteri impositivi su aziende situate al di fuori del proprio territorio;

   il 25 marzo 2015 è stata pubblicata l'ordinanza della VI sezione del Consiglio di Stato sul ricorso 4703 del 2012 proposto dall'Associazione nazionale degli industriali delle conserve alimentari vegetali, Anicav, ed altri contro la Camera di commercio di Parma ed altri per il ripristino della soppressa Stazione sperimentale di matrice statale ai cui oneri di mantenimento direttamente provvedevano;

   è stato dedotto, che, da un lato la Camera di commercio di Parma non avrebbe la struttura e le competenze per assicurare il corretto esercizio delle funzioni amministrative trasferite e, dall'altro, non potrebbe assicurare l'osservanza del principio di imparzialità, essendo statutariamente deputata a rappresentare gli interessi delle imprese operanti nella provincia di Parma –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di carattere normativo intenda intraprendere per escludere i prodotti di fattoria dal pagamento dalla descritta doppia imposizione o, in alternativa, ridurre drasticamente questa imposta.
(5-00148)


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2022 la Commissione europea ha approvato il Piano strategico italiano per la politica agricola comunitaria, con circa 35 miliardi per i prossimi cinque anni a sostegno della competitività A e della sostenibilità del settore agricolo e agroalimentare;

   dal bilancio dell'Unione arriveranno 26,6 miliardi da quello nazionale 8,5 miliardi. Degli aiuti Pac, 672 milioni andranno ai giovani agricoltori, quasi 3 miliardi alle misure ambientali nei piani di sviluppo rurale 4,4 miliardi ai pagamenti diretti per pratiche ecosostenibili 413 milioni per progetti di sviluppo locale partecipativo e 2,2 miliardi di euro alla promozione dell'innovazione e della digitalizzazione;

   in pochi giorni andranno predisposti i decreti ministeriali attuativi per consentire alla Pac di poter essere realmente operativa a decorrere dal primo gennaio 2023;

   allo scopo di perseguire con efficienza ed efficacia l'obiettivo della piena attuazione della Pac sarà quindi importante definire norme di applicazione chiare e di facile utilizzo –:

   quale sia lo stato dell'arte circa l'emanazione dei decreti attuativi fondamentali per dare risposte alla grave crisi che il settore agricolo sta affrontando e per procedere con il finanziamento dei premi agli agricoltori.
(5-00149)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   numerose polemiche ha suscitato nelle scorse settimane la decisione di abbattere numerosi cipressi in filare in località San Basilio nel comune di Milazzo, uno dei tanti comuni siciliani che non hanno adempiuto agli obblighi derivanti dalle disposizioni della legge 14 gennaio 2013, n. 10 in materia di salvaguardia degli alberi monumentali presenti nel territorio;

   la Regione Siciliana vanta un prezioso patrimonio di alberi monumentali che costituiscono veri e propri tesori di un museo a cielo aperto e beni da tutelare per il loro valore naturalistico, paesaggistico e storico-culturale, ma anche per l'opportunità che offrono per lo sviluppo turistico ed educativo;

   in conseguenza delle disposizioni dell'articolo 7 della legge n. 10 del 2013, anche in Sicilia si è determinato un impulso che ha indotto il Comando del Corpo forestale della Regione Siciliana a censire ed inserire nell'Elenco regionale 306 alberi, di cui 75 ricadenti in ambito urbano. Tuttavia da una stima effettuata dall'Università degli Studi di Palermo, nell'isola si contano circa 1.200 alberi (e arbusti) che possiedono le caratteristiche di alberi monumentali;

   va evidenziato che la Regione Siciliana è l'unica regione che non ha emanato alcuna normativa in applicazione della legge n. 10 del 2013 e segnatamente dell'articolo 7, nonostante il notevole patrimonio di alberi vetusti;

   soltanto alcuni comuni hanno emanato i regolamenti del verde in cui, come quello del comune di Palermo, sono stati individuati precisi valori che determinano la necessità di richiedere il permesso per il taglio;

   il comma 3 dell'articolo 7 della legge n. 10 del 2013 dice testualmente che le regioni recepiscono le definizioni di albero monumentale di cui al comma 1 e di boschi vetusti di cui al comma 1-bis, effettuano la raccolta dei dati risultanti dal censimento operato dai comuni e, sulla base degli elenchi comunali, redigono gli elenchi regionali e li trasmettono al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   aggiunge altresì che l'inottemperanza o la persistente inerzia delle regioni comporta, previa diffida ad adempiere entro un determinato termine, l'attivazione dei poteri sostitutivi da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   l'articolo 8 della stessa legge ha operato una clausola di salvaguardia stabilendo che le disposizioni della legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e delle relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3;

   non si rintraccia alcun contrasto tra le previsioni della legge n. 10 del 2013 e lo statuto della Regione Siciliana e che, in questo caso, come ribadito più volte dalla Corte costituzionale (si veda la sentenza n. 215 del 2013) la normativa nazionale trova attuazione nell'ambito della regione –:

   se la Regione Siciliana abbia dato attuazione alla legge n. 10 del 2013;

   se risulti quanti e quali comuni siciliani abbiano dato a loro volta attuazione alla legge citata;

   se il Ministro abbia attivato il potere sostitutivo e quali iniziative di competenza abbia intrapreso e/o intenda intraprendere.
(4-00173)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCARI, AMATO e PENZA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della delicata vicenda che ha coinvolto una ragazza madre di 13 anni, privata del proprio diritto alla maternità;

   in particolare, sembrerebbe che in un comune nei pressi di Milano, una ragazza di 13 anni, italiana appartenente alla comunità sinti, avrebbe partorito un bambino avuto da un soggetto maggiorenne, attualmente indagato per il reato di violenza sessuale nei confronti della minore;

   data la tenera età e il contesto in cui si sarebbero svolti i fatti, la ragazza, decisa a portare a termine la gravidanza, sarebbe stata presa in carico dai servizi sociali territorialmente competenti e trasferita presso una cooperativa che opera a sostegno dei minori in difficoltà;

   in presenza di madri minori infrasedicenni, non potendo per legge procedere al riconoscimento del figlio, sarebbe prassi che la denuncia di nascita al comune sia fatta dai sanitari, che il comune di nascita attribuisca un cognome fittizio al minore e i servizi sociali ne informino la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni;

   successivamente, una volta disposto l'affidamento del neonato al comune di residenza della madre da parte del Tribunale per i minorenni, inizierebbe un percorso assistenziale per madre minore e neonato;

   tuttavia in questa vicenda si sarebbe invertita la tendenza: da quanto si apprende, il riconoscimento del neonato sarebbe stato consentito al padre naturale, pur se indagato per gravissimi fatti;

   di conseguenza la ragazza madre, per il solo fatto di essere infrasedicenne e, per il nostro ordinamento, inidonea a riconoscere un figlio, sarebbe stata privata dei propri diritti e costretta a trasferirsi in altro comune per poter, senza alcun diritto, accudire suo figlio;

   è inaccettabile a parere dell'interrogante che si verifichino e legittimino simili fatti. Che una madre minore venga privata del proprio diritto alla maternità e che sia costretta a subire un simile trattamento nell'indifferenza delle Istituzioni; bisogna intervenire affinché analoghe situazioni non si verifichino ancora;

   è di tutta evidenza come non si possa consentire un'applicazione delle disposizioni vigenti in materia automatica e, come in tale vicenda, fortemente pregiudizievole per i diritti del neonato e della madre minore –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di propria competenza, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare al fine di garantire effettiva tutela del diritto alla maternità delle madri infrasedicenni.
(5-00147)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   AURIEMMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Grandi Stazioni Rail S.p.A., società del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, interamente partecipata da Rete ferroviaria italiana S.p.A., in forza di convenzione del 4 luglio 2016 (registrata all'Agenzia delle Entrate – Ufficio Territoriale di Roma il 19 agosto 2016 al n. 8628 serie 3) stipulata con Rete ferroviaria italiana S.p.A., Ferrovie dello Stato italiane S.p.A. e SF Sistemi Urbani S.r.l. esercita la gestione, conduzione e manutenzione dei complessi immobiliari di 14 stazioni ferroviarie italiane (stazioni di Bari Centrale, Bologna Centrale, Firenze S. Maria Novella, Genova Brignole, Genova Piazza Principe, Milano Centrale, Napoli Centrale, Napoli Piazza Garibaldi, Palermo Centrale, Roma Termini, Torino Porta Nuova, Venezia Mestre, Venezia S. Lucia e Verona Porta Nuova), oltre che della stazione Roma Tiburtina in forza di convenzione del 1° agosto 2016;

   Grandi Stazioni Rail S.p.A., dovendo garantire – nella qualità di gestore e manutentore di tali «Grandi Stazioni» – la sussistenza e il mantenimento di adeguate condizioni di conformità tecnica e costante ottemperanza alla normativa antincendio di cui al decreto ministeriale 10 marzo 1998 («Criteri di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro») e al decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011 («Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell'articolo 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122» e successive modifiche e integrazioni), sebbene abbia attivato da ormai due anni una procedura a evidenza pubblica per l'affidamento del servizio di sorveglianza antincendio e gestione delle emergenze presso i complessi immobiliari delle richiamate stazioni ferroviarie, tuttavia a tutt'oggi non ha ancora concluso detta procedura e, conseguentemente, attivato detto servizio;

   infatti, una prima gara, indetta con bando del 27 novembre 2020, è stata poi revocata con provvedimento del 30 gennaio 2021 «...per motivi di interesse pubblico riferiti ai servizi oggetto della procedura, che inducono la stazione appaltante a procedere all'indizione di nuova procedura nei tempi utili»;

   dopo il decorso di ben dieci mesi dalla revoca della precedente gara, è stata indetta, in data 23 novembre 2021, una nuova procedura, con termine di presentazione delle relative offerte previsto per il 31 gennaio 2022;

   all'esito dell'esame delle offerte tecniche ed economiche proposte dagli operatori economici concorrenti a tale nuova procedura, in data 19 maggio 2022 è stata predisposta e comunicata la graduatoria;

   si sarebbero attesi ben quattro mesi per richiedere, in data 6 settembre 2022, i giustificativi agli operatori economici risultanti primi nella graduatoria dei due lotti messi in gara;

   benché tali operatori economici abbiano reso i giustificativi sin dal 21 settembre 2022, ciononostante a tutt'oggi non risulta ancora adottato nessun tipo di provvedimento e, conseguentemente, non attivato il servizio;

   l'attivazione del servizio di sorveglianza e prevenzione antincendio, oltre a costituire un preciso obbligo normativo ai sensi del decreto ministeriale 10 marzo 1998 (da ultimo sostituito dal decreto ministeriale 3 settembre 2021, a decorrere dal 29 ottobre 2022) e del decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 1° agosto 2011, rappresenta altresì misura a salvaguardia e tutela dell'incolumità non solo e non tanto dei rilevanti beni aziendali di cui sono composti i plessi ferroviari, ma prima ancora e soprattutto dell'integrità fisica e della stessa vita umana dei passeggeri che quotidianamente affollano le richiamate stazioni, oltre che delle migliaia di dipendenti e addetti che a vario titolo vi operano ogni giorno;

   nel far fronte a tale imprescindibile esigenza è stata indetta sin dal mese di novembre dell'anno 2020 l'apposita procedura a evidenza pubblica, tuttavia a oggi non ancora conclusa;

   tale ritardo si rivela ingiustificato, sia in ragione dei due anni trascorsi, sia in considerazione del fatto che in questo lungo lasso di tempo e ancora oggi il servizio di sorveglianza e prevenzione antincendio e gestione delle emergenze non risulta affidato a operatori economici dotati di idoneità specifica, adeguata capacità tecnica e pregressa esperienza professionale, esclusivamente dedicati ad assolvere alle esigenze di sicurezza sottese all'attività antincendio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui sopra;

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative di competenza affinché vengano adottati i provvedimenti necessari a concludere la richiamata procedura a evidenza pubblica e, conseguentemente, attivare il servizio di sorveglianza antincendio e gestione delle emergenze a garanzia e tutela della sicurezza dei passeggeri e degli addetti che quotidianamente frequentano le richiamate stazioni ferroviarie.
(4-00167)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORATTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dagli studenti del Liceo Virgilio di Milano, nella mattina dell'11 novembre 2022 un gruppo di persone appartenenti all'organizzazione neofascista del Blocco studentesco ha affisso sui muri della scuola manifesti che recavano immagini e simboli evocanti l'ideologia fascista, alla presenza di un veicolo blindato della Polizia e di alcuni agenti della Digos;

   un gruppo di studenti ha provveduto a pulire il muro imbrattato e rimuovere i manifesti col simbolo di Blocco studentesco, provocando la reazione dei neofascisti che, nonostante la presenza delle forze dell'ordine, li hanno aggrediti;

   a questo episodio si aggiunge l'ormai annuale ritrovo a Pavia di gruppi di ispirazione neofascista che sfilano per le strade della città, con il nulla osta della Questura, omaggiando Emanuele Zilli, giovane militante missino morto il 5 novembre 1973. Tale raduno ogni anno innesca tensioni e disordini nel capoluogo di provincia della bassa padana. In particolar modo, nel 2016, si sono verificati scontri tra militanti neofascisti e la Rete antifascista;

   sempre nella città di Pavia, il 19 novembre 2022 è stata inaugurata la sede de «la rete dei patrioti», promossa da ex componenti di Forza Nuova. Per rispondere all'iniziativa, Arci, Anpi Rete antifascista Pavia hanno organizzato un incontro in concomitanza, svoltosi in maniera pacifica e senza provocare disordini. Il 23 novembre, tuttavia, la vicaria del Questore ha richiesto una copia dello statuto e l'elenco soci del Comitato territoriale di Arci Pavia;

   infine, il 4 dicembre 2022 il gruppo di Lealtà e Azione ha organizzato una manifestazione contro la guerra con connotati palesemente fascisti, segnalata da più parti, tra cui esponenti del partito Sinistra italiana, che è stata fonte di tensioni nella città di Milano –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire la natura e le ragioni del ruolo svolto da Digos e Polizia negli episodi precedentemente elencati;

   se – nell'ambito del mantenimento dell'ordine pubblico – siano previste da parte del Ministro dell'interno iniziative tese a vietare questo tipo di manifestazioni di chiara matrice neofascista e a contenere le azioni delle sopracitate associazioni politiche.
(5-00150)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO e SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Castellammare di Stabia è un comune della città metropolitana di Napoli; l'ente è attualmente commissariato a seguito dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche;

   preoccupa, da quanto emerso sulle testate giornalistiche, la recente inchiesta sulle concessioni demaniali in cui pare essere coinvolto il dirigente della Polizia di Stato Gaetano Froncillo; Gaetano Froncillo è stato nominato, dal commissario straordinario, a presidio dell'area sicurezza e legalità operando in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata, di videosorveglianza, di sicurezza urbana e di verifica della corretta esecuzione delle ordinanza emanate dall'ufficio tecnico comunale; alla data di oggi non risulta agli interroganti che la sua nomina sia stata revocata o sospesa;

   fermo restando la presunzione d'innocenza si pone una questione di opportunità anche nel rapporto con la struttura comunale con gli altri enti; vi è anche da sottolineare che la gestione commissariale dell'ente comunale cade alla vigilia di ingenti spese di risorse pubbliche, quali quelle dei Fondi legati al PNRR che sono sicuramente un'occasione irripetibile di sviluppo economico e sociale per gli enti locali; la questione legata alla spesa dei fondi PNRR riguarda anche il vicino comune di Torre Annunziata, anch'esso commissariato a seguito di scioglimento per infiltrazioni camorristiche; i cittadini residenti nelle due città commissariate sono oltre centomila;

   in tal senso le sigle sindacali hanno sollecitato le istituzioni affinché si aprisse una discussione che coinvolgesse i vari livelli istituzionali sui fondi del PNRR nei due comuni commissariati e più in generale sulle questioni legate allo sviluppo socio-economico e all'occupazione –:

   se non ritenga opportuno che l'atto di nomina del funzionario Gaetano Froncillo debba essere revocato dal commissario straordinario della città di Castellammare e quali iniziative intenda intraprendere;

   se ritenga opportuno farsi promotore di un tavolo istituzionale che coinvolga – oltre ai comuni di Castellammare e Torre Annunziata – la regione Campania e la città metropolitana, prevedendo anche il coinvolgimento della forze sociali presenti sul territorio dei due enti interessati, al fine di stimolare la partecipazione di tutta la cittadinanza nel processo di contrasto dei fenomeni corruttivi relativi alla spesa dei fondi del PNRR e ai pericoli di infiltrazione e condizionamento da parte delle organizzazioni criminali.
(4-00171)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta scritta:


   L'ABBATE, PENZA, AMATO, CHERCHI, ASCARI, MORFINO, PAVANELLI, AIELLO e CARMINA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito.— Per sapere – premesso che:

   com'è noto, tra gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stato da poco avviato il «Piano scuola 4.0», ovvero uno stanziamento di 2,1 miliardi di euro per trasformare 100.000 classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e creare laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del secondo ciclo;

   per realizzare la transizione digitale in ambito scolastico viene quindi previsto lo stanziamento di ingenti risorse finanziarie, la cui gestione amministrativa, contabile sarà interamente a carico degli istituti scolastici, e in particolare del dirigente scolastico a cui sono demandati tutti gli adempimenti e le relative responsabilità in ordine agli accertamenti di legittimità, alla contrazione di obblighi, alla verifica di regolare esecuzione e alla disposizione dei pagamenti;

   per supportare gli istituti scolastici nella gestione e nell'investimento dei fondi destinati al piano scuola 4.0, sempre secondo quanto comunicato dal Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, le scuole, nell'ambito dell'autonomia, dovranno costituire dei team di lavoro dedicati per la progettazione, rilevazione, attuazione, monitoraggio e valutazione degli interventi, composti dal dirigente scolastico, dai docenti, dall'animatore digitale e da tutor esperti interni e/o esterni;

   non è chiara la determinazione delle risorse umane che dovranno far fronte alla gestione finanziaria né tanto meno sono previsti dei compensi che a detto personale amministrativo e contabile dovrebbero essere riconosciuti per un tale immane aggravio burocratico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per fornire maggiore supporto all'intera amministrazione scolastica nella gestione amministrativa, contabile delle ingenti risorse finanziarie previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di assicurare la realizzazione della transazione digitale in ambito scolastico.
(4-00168)


   PENZA. – Al Ministro dell'istruzione e del merito. – Per sapere – premesso che:

   in Italia, secondo recenti indagini, mancano circa 70 mila docenti, per cui la scuola pubblica versa in grave difficoltà;

   mancato, in particolare, i docenti specializzati nel sostegno, e al fine di sopperire a tale carenza vengono impiegati professori non forniti di titolo di specializzazione nell'insegnamento degli alunni Bes e Dsa;

   i titoli di specializzazione nel sostegno conseguiti nei Paesi europei, al momento, non vengono immediatamente riconosciuti e dunque ammessi con riserva nelle graduatorie gps;

   è inconcepibile, ad avviso dell'interrogante, che l'insegnante riceva il totale silenzio in merito alla richiesta di riconoscimento/equipollenza, quando, altresì, da direttiva europea (n. 36 del 2005) normativa italiana (decreto legislativo n. 206 del 2007), la pronuncia in merito all'istanza deve avvenire obbligatoriamente entro 120 giorni;

   la carenza di personale docente è tale per cui si continuano ad attribuire incarichi sul sostegno a personale non specializzato;

   gli alunni Bes e Dsa potrebbero ricevere una formazione non specialistica, qualora si continuasse a ricorrere a docenti privi di idoneo titolo, e questo esporrebbe il Ministero dell'istruzione e del merito ad azioni risarcitone;

   in Italia sono disponibili docenti, specializzati in altri paesi europei, che hanno presentato regolare domanda di riconoscimento dell'abilitazione e inseriti anche nelle graduatorie Gps con riserva per cui non sono ancora non destinatari di incarichi annuali;

   la giustizia amministrativa italiana, quasi all'unanimità, ha dichiarato il principio del riconoscimento automatico qualora il percorso di abilitazione sia conseguito in paesi europei e presenti gli stessi programmi didattici;

   la normativa italiana prevede — chiaramente — come requisito indispensabile, il titolo di specializzazione di insegnamento al sostegno –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di intraprendere al fine di consentire la rimozione della riserva per gli specializzati esteri presenti nelle Gps prima fascia per l'immissione in ruolo;

   se il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, immediate iniziative al fine di consentire ai docenti specializzati esteri nel Tirocinio formativo attivo per il sostegno di ricevere entro 30 giorni il decreto di riconoscimento/equipollenza titolo.
(4-00169)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emicrania è una grave malattia neurologica che esercita un notevole impatto sulla capacità di un individuo di svolgere le proprie attività quotidiane e, di conseguenza, incide sulla qualità di vita;

   l'emicrania, assieme alla cefalea di tipo tensivo e alla cefalea a grappolo, rientra tra le cefalee primarie non riconducibili a una patologia sottostante; colpisce il 15-25 per cento della popolazione generale, con una predominanza nel genere femminile con un rapporto 3:1;

   il mal di testa non riguarda solo gli adulti, è molto diffuso purtroppo anche nei minori. Tantissimi bambini ne soffrono in età scolastica, e può presentarsi già nei primi mesi di vita, nella maggior parte dei casi le cefalee che interessano i bambini sono quelle primarie che in Italia colpisce più di 8 minori su 100;

   l'Organizzazione mondiale della sanità classifica l'emicrania come una delle malattie più debilitanti, dichiarando inoltre che rappresenta una delle 10 cause primarie di disabilità per uomini e donne;

   in Italia sono 8 milioni le persone coinvolte, con una vita molto complicata, spesso non credute che devono ricorrere ad antidolorifici senza effetti nel lungo periodo, con un onere annuo calcolato in 2.600 euro a paziente, con gravi difficoltà personali e professionali;

   la patologia denominata emicrania, e così le patologie correlate definite cefalee, comportano un dolore forte, tagliente, disabilitante, che alterano, limitandole grandemente, le funzioni quotidiane della persona;

   grazie all'apporto delle associazioni di malati, è stata approvata la legge 14 luglio 2020, n. 81, recante «Disposizioni per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale»;

   la legge 14 luglio 2020, n. 81, riconosce la cefalea cronica come malattia sociale quando si presenta nelle seguenti forme: emicrania cronica e ad alta frequenza; cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; cefalea a grappolo cronica; emicrania parossistica cronica; cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; emicrania continua;

   la stessa legge indicava per l'approvazione dei decreti attuativi il termine di 180 giorni dalla pubblicazione; senza questi la legge approvata rimane un contenitore vuoto che non potrà dare risposte concrete alle difficoltà quotidiane sofferte dai malati cefalalgici;

   risulta all'interrogante che alcune regioni abbiano istituito nuclei operativi di lavoro, i quali tuttavia non sono in condizione di attivarsi perché privi delle direttive dei decreti attuativi;

   il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale è un grande traguardo, ma senza l'approvazione dei decreti attuativi rischia di rimanere una mera affermazione di principio senza che ad essa possano seguire reali progetti di sostegno per le persone affette da queste patologie;

   da fonti di stampa risulta che Lara Merighi, coordinatrice nazionale dell'associazione Alleanza cefalalgici, braccio operativo della Fondazione CIRNA Onlus, abbia rivolto un appello alle istituzioni affinché si dia attuazione ai principi della legge n. 81 del 2020 e approvati i decreti attuativi –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   se non ritenga urgente e improcrastinabile adottare iniziative affinché si attui in tempi brevissimi quanto disposto dal comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 81 del 2020, con l'emanazione del decreto attuativo, che doveva essere adottato entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, previa intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   se non intenda adottare iniziative per avviare d'intesa con le regioni una capillare campagna di informazione e comunicazione sulle patologie della emicrania cronica tenuto conto del decreto del Direttore generale n. 56 del 18 giugno 2020.
(4-00172)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-00072, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Caretta, Cerreto.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-00107 del 9 dicembre 2022.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Barbagallo n. 4-00019 del 25 ottobre 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00146.