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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 ottobre 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINI, CECCHETTI e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ancora una delusione per i comuni lombardi in merito ai progetti per rigenerazione urbana: a titolo esemplificativo, 32 enti della provincia di Bergamo che avevano riposto nel bando per comuni con meno di 15 mila abitanti la speranza di vedersi attribuire risorse per progetti altrimenti inattuabili, come il restauro di Villa regina Pacis ad Albino o il restyling del centro di San Pellegrino o ancora la nuova piazza della Libertà a Ponte San Pietro, sono rimasti «a bocca asciutta»;

   si ricorda che l'articolo 1, comma 42-43, legge n. 160 del 2019, ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l'assegnazione di contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, mentre con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021 sono stati fissati i criteri di assegnazione delle sopramenzionate risorse;

   con decreto interministeriale del 30 dicembre 2021 sono stati individuati i comuni beneficiari del contributo di cui all'articolo 1, commi 42 e seguenti, della legge n. 160 del 2019 e dal Dpcm 21 gennaio 2021, destinati ad «investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e dei tessuto sociale ed ambientate»; in seguito all'approvazione dell'elenco dei progetti beneficiari dei contributi per investimenti in opere di rigenerazione urbana, molte amministrazioni locali hanno riscontrato la mancata assegnazione delle risorse previste, pur rientrando tali progetti nella graduatoria di quelli ritenuti ammissibili, completi del target Pnrr di riferimento;

   purtroppo la causa di esclusione risiede nel criterio di assegnazione di tali contributi ai comuni, basato sull'indice di vulnerabilità sodale e materiale (Ivsm), indicatore di cui già nella precedente legislatura con diversi atti di sindacato ispettivo il gruppo Lega – Salvini Premier ha sottolineato quanto risulti anacronistico e inadeguato ai fini di un'equa ripartizione delle risorse disponibili su tutto il territorio nazionale, al netto di energie e risorse già investite per la progettazione da parte dei comuni stessi e con un'evidente disparità tra comuni del Nord e comuni del Mezzogiorno nel conferimento delle risorse previste;

   all'uopo, si ricorda il question-time n. 3-02713 e la mozione n. 1-00569 Molinari ed altri, approvata, con le quali si era evidenziata l'importanza di tener conto anche della bontà dei progetti, oltre alta preferenza delle realtà locali più svantaggiate, e si era impegnato l'allora Governo, tra l'altro, ad adottare tutte le opportune iniziative di competenza volte a «garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità» e «a migliorare ed integrare l'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) con parametri territorialmente idonei a garantire un'equilibrata distribuzione territoriale dell'intero Paese, ferma restando la quota minima del 40 per cento per il Mezzogiorno» –:

   se il nuovo Governo intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a rivedere e superare il criterio dell'indice di vulnerabilità sociale (Ivsm), al fine di premiare la validità dei progetti, garantire una più equa distribuzione territoriale dei finanziamenti ed evitare lo spreco di risorse e tempo per molti sindaci di comuni del Nord Italia, impegnati per mesi a redigere progetti di fattibilità con relativi allegati e quadri economici, di fatto esclusi aprioristicamente dalla possibilità di vincere.
(4-00016)


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 dicembre 2018, alle ore 3,19, il territorio dei Comuni di Aci Bonaccorsi, di Aci Catena, di Aci Sant'Antonio, di Acireale, di Milo, di Santa Venerina, di Trecastagni, di Viagrande e di Zafferana Etnea, in Provincia di Catania, è stato colpito da un sisma che ha provocato una vittima, diversi feriti, l'evacuazione di numerosi nuclei familiari dalle loro abitazioni, nonché gravi danneggiamenti alle infrastrutture e agli edifici pubblici e privati;

   con la delibera del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, è stato dichiarato lo stato di emergenza e lo stanziamento di 10 milioni di euro per l'attuazione dei primi interventi. Con successiva delibera del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019 è stato disposto un ulteriore stanziamento di 37 milioni di euro. Lo stato di emergenza è stato da ultimo prorogato fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 462, legge di bilancio per il 2022, legge n. 234 del 2021);

   per lo svolgimento delle funzioni di ricostruzione e di assistenza, e la relativa gestione straordinaria, è stato nominato Commissario straordinario il dottor Scalia (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2019). A tal fine, è stato dotato di una propria struttura commissariale (con 10 unità) (articolo 8 del decreto-legge n. 32 del 2019), la cui dotazione è stata poi incrementata di 5 unità (da 10 a 15) articolo 9-vicies bis del decreto-legge n. 123 del 2019);

   la nomina del Commissario straordinario e la relativa gestione straordinaria sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 463, legge di bilancio per il 2022, legge n. 234 del 2021);

   al Commissario straordinario per il sisma di Catania è stata intitolata una contabilità speciale in cui confluiscono le risorse previste dall'apposito Fondo per la ricostruzione che prevede una dotazione pari a 236,7 milioni di euro (articolo 8 del decreto-legge n. 32 del 2019);

   a favore dei comuni della città metropolitana di Catania è consentita altresì l'assunzione fino a 40 unità complessive di personale con professionalità di tipo tecnico o amministrativo contabile, per 7 ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, nel limite di spesa di 0,83 milioni di euro per il 2019 e 1,66 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 a valere sulle risorse disponibili nella contabilità speciale intestata al Commissario straordinario (articolo 14-bis del decreto-legge n. 32 del 2019, modificato dell'articolo 9-vicies bis del decreto-legge n. 123 del 2019). Tali assunzioni sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1, comma 463, legge di bilancio per il 2022. legge n. 234 del 2021);

   il Commissario straordinario è tenuto ad assicurare una ricostruzione unitaria e omogenea nei territori colpiti dagli eventi, attraverso specifici piani di riparazione e di ricostruzione degli immobili privati e pubblici;

   si rammenta che nel corso della scorsa legislatura sono state adottate norme di semplificazione per accelerare gli interventi per la ricostruzione, in caso di presenza di lievi difformità edilizie negli immobili danneggiati (articolo 20-bis, decreto-legge n. 152 del 2021), estesa anche per specifici edifici danneggiati presenti nei comuni fuori cratere (articolo 31-bis del decreto-legge n. 115 del 2022);

   risulta tuttavia all'interrogante il persistere di gravi e inaccettabili ritardi legati alla gestione del processo di ricostruzione e riparazione da parte della struttura commissariale –:

   quante siano le istanze presentate per la concessione del contributo per la riparazione/ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma e quante quelle relative alla concessione del contributo di autonoma sistemazione;

   quante siano le istanze evase rispetto al totale di quelle presentate;

   quali siano le cause dei ritardi del processo di ricostruzione e se ritenga opportuno modificare i poteri e le attribuzioni della struttura commissariale o sostituire il commissario straordinario.
(4-00019)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 29 giugno 2022, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 29 giugno 2022 n. 79, di conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante norme per velocizzare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);

   in particolare, il comma 1 dell'articolo 17-ter, recante «Misure per la funzionalità dell'amministrazione della giustizia», ha previsto la possibilità per l'amministrazione giudiziaria di assumere con contratto di lavoro a tempo indeterminato, a partire da gennaio e comunque entro il 2023, 1200 unità complessive di lavoratori a tempo determinato da inquadrare nell'area funzionale II, posizione economica F1, se in possesso di specifici requisiti;

   l'articolo 17-ter, come formulato, ha però di fatto escluso dalla stabilizzazione un numero considerevole di operatori giudiziari già in servizio presso il Ministero della giustizia quali vincitori dello stesso bando, con contratto a tempo determinato, medesima qualifica e mansione;

   tale esclusione ha pertanto creato un'ingiustificata disparità di trattamento;

   allo stato risultano esclusi: gli operatori giudiziari assunti con riserva di legge ai sensi del decreto legislativo n. 6 del 2010, articoli 1014 e 678, in quanto, pur avendo effettuato quasi due anni di lavoro alle dipendenze del Ministero della giustizia, non raggiungono il requisito dei 3 anni di servizio perché in precedenza non hanno effettuato alcuna forma di tirocinio; molti ex tirocinanti «storici» ovvero coloro che hanno svolto il tirocinio formativo ai sensi dell'articolo 37, comma 11, del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 – destinato a lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili, disoccupati ed inoccupati, che a partire dall'anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari –, perché tale tipologia di tirocinio, conclusa ad aprile 2015, non è proseguita in tutti i distretti con appositi bandi emanati dalle amministrazioni regionali e finanziati dal Fse. Anche in questo caso, per pochi mesi, questi lavoratori non raggiungono il requisito previsto dalla norma dei 3 anni di servizio; coloro che avevano svolto il tirocinio ai sensi dell'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 2013, ovvero rivolto a giovani laureati in giurisprudenza. Anche in questo caso, avendo svolto un tirocinio della durata di diciotto mesi, non raggiungono il requisito dei 3 anni di servizio;

   si aggiunga, inoltre, che qualora la procedura di stabilizzazione prevista dal decreto-legge n. 36 del 2022 dovesse attivarsi prima della fine del corrente anno, coloro che hanno preso servizio il 17 gennaio 2022 non raggiungerebbero il requisito previsto dalla norma di un anno di lavoro con contratto a tempo determinato;

   in ogni caso, risulta all'interrogante che senza un provvedimento di proroga, centinaia di operatori giudiziari vedrebbero il proprio contratto di lavoro in scadenza il 31 dicembre prossimo e, a seguire, il 16 gennaio, il 24 marzo e il 6 giugno 2023 –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative volte a disporre l'immediata proroga dei contratti in scadenza e quali iniziative intenda porre in essere al fine di ampliare la platea dei beneficiari della procedura di stabilizzazione al fine di ricomprendere tutti gli operatori giudiziari con rapporto a tempo determinato attualmente in servizio.
(3-00003)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 42 e successivi, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto l'assegnazione ai comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, nel limite complessivo di 150 milioni di euro per l'anno 2021, di 250 milioni di euro per l'anno 2022, di 550 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 e di 700 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2034;

   il successivo comma 42-bis, introdotto dall'articolo 20 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, ha previsto l'integrazione delle predette risorse, relative agli anni dal 2021 al 2026, per un ammontare pari a 100 milioni di euro per l'anno 2022 e 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024;

   la cornice giuridica di riferimento per l'erogazione di tali contributi ha trovato attuazione con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, adottato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, a seguito di un'intesa acquisita in sede di Conferenza Stato-città autonomie locali con l'Anci il 26 novembre 2020;

   in quella sede – così ha riferito il Ministro dell'interno rispondendo a un atto di sindacato ispettivo al Senato (interrogazione n. 3-03007 XVIII legislatura) – si è convenuto sulla necessità di introdurre, tra i criteri per la selezione dei progetti, quello che fa riferimento all'indice di vulnerabilità sociale e materiale definito dall'Istat. Si tratta di un criterio che trova applicazione quando l'entità delle richieste pervenute supera l'ammontare delle risorse finanziarie disponibili e che deriva dalla necessità di riconoscere una preferenza alle realtà locali più svantaggiate, in coerenza con la finalità dell'intervento legislativo;

   con la pubblicazione del decreto del capo del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno 30 dicembre 2021 è stato approvato l'elenco dei progetti ammissibili e numerosi comuni hanno constatato il mancato finanziamento dei progetti proposti, generando un diffuso e crescente malcontento tra i sindaci e le comunità locali;

   per garantire lo scorrimento della graduatoria e il finanziamento di tutti i progetti ammissibili, l'articolo 28 del decreto-legge n. 17 del 2022 ha stanziato ulteriori 905 milioni per il periodo 2022-2026 e ulteriori interventi sono stati disposti con la legge di bilancio 2022;

   in particolare, con i commi 534-542 della legge di bilancio 2022 si è stabilito che i fondi, integrati di ulteriori 300 milioni, possono essere assegnati anche ai progetti presentati dai comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, che in forma associata superano detta soglia, e ai «grandi» comuni che non risultano beneficiari del finanziamento proprio per insufficienza delle risorse;

   con decreto 19 ottobre 2022 sono stati individuati i comuni, inferiori a 15.000 abitanti, beneficiari del finanziamento di investimenti in progetti di rigenerazione urbana;

   come rilevato dal presidente dell'Anci anche tale graduatoria è stata compilata utilizzando, tra gli altri criteri, un indice di vulnerabilità sociale che l'Anci ha già più volte segnalato come non rispondente alla realtà dei territori, causando l'esclusione dall'assegnazione delle risorse di intere regioni del Paese e di comuni che hanno elaborato ottimi progetti di rigenerazione urbana e disparità che appaiono incomprensibili anche all'interno dei medesimi territori;

   il mancato finanziamento dei progetti di rigenerazione: urbana risultati ammissibili precluderebbe la possibilità di realizzare opere rilevanti per lo sviluppo di interi territori, lasciando senza risposte le attese di tantissime comunità locali;

   si ritiene fondamentale lo stanziamento di ulteriori risorse per garantire lo scorrimento delle graduatorie e la realizzazione della gran parte dei progetti già dichiarati ammissibili rispondendo alle esigenze di tutti i territori regionali –:

   a quanto ammontino le ulteriori risorse necessarie per finanziare tutti i progetti di rigenerazione urbana presentati dai comuni e dichiarati ammissibili ai sensi della normativa richiamata in premessa e se intendano adottare, nel primo provvedimento utile, le idonee iniziative normative per garantirne lo stanziamento;

   se intendano verificare, ferma restando la necessità di dispiegare una determinata quota di risorse a beneficio del comuni del Mezzogiorno, come espressamente previsto anche dal Pnrr, le forme più opportune ed efficaci per una modulazione e utile coerenza e concordanza tra il criterio dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale e quello di una effettiva ed equilibrata ripartizione territoriale dei finanziamenti tra tutte le aree del Paese: Nord, Sud e Centro;

   se intendano prevedere, in vista della ripartizione di ulteriori futuri contributi, criteri che consentano la realizzazione equilibrata, dal punto di vista territoriale, del maggior numero possibile di progetti relativi alla rigenerazione urbana, previa attenta valutazione del merito dei progetti stessi affinché il finanziamento pubblico sia diretto alla realizzazione di opere sostenibili per l'ambiente, l'ecosistema e la popolazione locale, e in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione e di mobilità sostenibile.
(2-00001) «Forattini, Serracchiani, Bonafè, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Braga, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Luca, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Ferrari, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Vaccari, Zan, Zingaretti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'esigenza di un rafforzamento di organico delle forze dell'ordine a Carpi, e della dotazione di più mezzi, è una priorità del territorio, per garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini;

   questo aumento, oltre ad affrontare una crescente complessità sociale, permetterebbe al commissariato di pubblica sicurezza di raggiungere le caratteristiche di un presidio di secondo livello, adeguato alle dimensioni demografiche e di ricchezza del tessuto economico di Carpi;

   l'amministrazione comunale ha avviato da tempo una iniziativa istituzionale in merito rivolta alla prefettura –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative volte a rafforzare gli organici delle forze dell'ordine a Carpi e riconoscere al commissariato di Polizia di quella città la qualifica di presidio di secondo livello.
(5-00003)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMATO, SPORTIELLO, BALDINO, ILARIA FONTANA, QUARTINI, IARIA e APPENDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge del 20 giugno 1952, n. 645, la cosiddetta legge Scelba, ha vietato la riorganizzazione del disciolto partito fascista e previsto i reati di apologia di fascismo, di istigazione e reiterazione delle pratiche tipiche e proprie del partito e del regime cessati;

   tali disposizioni normative intendevano punire tutte le forme propagandistiche contrarie ai principi consacrati dalla Carta costituzionale;

   la successiva legge Mancino ha ampliato le ipotesi propagandistiche della suddetta apologia;

   con l'emanazione del decreto legislativo n. 21 del 1° marzo 2018, effettuando un riordino della materia, sono state inserite le ipotesi incriminatrici di cui all'articolo 604-bis, in sostituzione dell'articolo 3 della legge 654 del 1975 e l'articolo 604-ter del codice penale ne definisce le circostanze aggravanti;

   in data 17 ottobre 2022, con atto n. 211, il comune di Sorrento ha organizzato una commemorazione della cosiddetta «marcia su Roma», in occasione della giornata in cui si verificò l'evento criminale tendente al colpo di Stato che portò al Governo il partito Fascista, il quale successivamente si macchiò di corresponsabilità in crimini contro l'umanità;

   tale atto resterà agli annali del Comune come documento ufficiale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in permessa e se non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per il ricorso alla procedura di cui all'articolo 138 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000);

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di monitorare eventi come quello esposto in premessa, nonché per garantire il pieno rispetto delle norme ordinarie e costituzionali poste a tutela dell'identità antifascista della Repubblica.
(4-00018)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la soluzione della grave crisi che affligge il tessuto sociale ed economico della Sardegna non può prescindere dall'efficiente funzionamento dei servizi pubblici e, in questo quadro, l'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) ha un ruolo essenziale nell'erogazione di prestazioni la cui domanda è in continua crescita;

   la cronica carenza di risorse umane al servizio dell'Istituto ha oramai raggiunto un livello critico tale da riverberarsi, oltre che sui carichi di lavoro degli organici attuali, sulla stessa efficienza dei servizi somministrati ai cittadini;

   è indifferibile la necessità di adottare scelte che, nel rispetto e riconoscimento dell'impegno e dell'abnegazione del personale, restituiscano certezze in tempi congrui ai tanti cittadini che si rivolgono alle sedi territoriali dell'Istituto per ottenere il riconoscimento delle prestazioni;

   con deliberazione del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) n. 54 del 21 aprile 2021 è stato approvato il «Piano triennale dei fabbisogni di personale 2021-2023»;

   il Piano è stato elaborato con l'obiettivo di portare la consistenza del personale in linea con l'assolvimento dei numerosi e complessi compiti istituzionali propri dell'Inps;

   risulta all'interrogante che a settembre 2022, la direzione generale dell'Inps ha aggiornato il piano dei fabbisogni di personale, prevedendo per l'intera regione Sardegna solo n. 41 unità aggiuntive, a fronte di un totale nazionale pari a n. 4.694;

   il fabbisogno indicato appare del tutto insufficiente sia in termini di comparazione con le altre regioni – dove in relazione a territori con popolazione ben inferiore sono state assegnate risorse umane in quantità nettamente superiori a quelle individuate per la Sardegna – sia in rapporto alle concrete necessità di funzionamento delle varie sedi locali sarde;

   il livello di produttività degli uffici isolani risulta essere insufficiente proprio per la cronica carenza di personale, così andando a inficiare la qualità dei servizi offerti ai cittadini, tanto da far diventare il caso Sardegna un esempio negativo su scala nazionale;

   il Piano del fabbisogno prevede, infatti, che alcune sedi vengano drammaticamente sottodimensionate, come le direzioni provinciali di Cagliari e Sassari, mentre alte vengono completamente trascurate, quali Carbonia, Senorbì, Lanusei, Macomer, Siniscola, Sorgono, Ghilarza, Alghero, Ozieri e Tempio Pausania, dove non si prevede alcuna integrazione di personale;

   soprattutto per le sedi periferiche, la sottostima del fabbisogno di personale rischia di pregiudicare la sopravvivenza delle stesse, con la conseguenza di sottrarre alle aree marginali della Sardegna, che quotidianamente lottano contro l'isolamento e lo spopolamento continuo, ancora una volta uffici e servizi pubblici che dovrebbero invece rappresentare un imprescindibile presidio statale proprio nelle zone periferiche del Paese –:

   se sia al corrente della situazione riportata;

   se ritenga adeguato il «Piano triennale dei fabbisogni di personale 2021-2023» approvato con deliberazione del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) n. 54 del 21 aprile 2021 e aggiornato nel mese di settembre 2022;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per sostenere un doveroso riequilibro nella dotazione di personale nelle varie sedi sarde, anche in un'ottica comparata con il resto delle regioni e tenendo conto della necessità di preservare la capillarità territoriale degli uffici.
(4-00021)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con decreti 25 marzo 2022 (n. 140119) e 14 luglio 2022, ha definito l'attivazione della misura Pnrr, Missione 2, Componente 1, Investimento 2.2 «Parco Agrisolare», finanziata con 1,5 miliardi di euro;

   la misura, a beneficio del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, prevede interventi innovativi e concreti per il superamento della attuale crisi economica ed energetica, da realizzare con un contributo a fondo perduto finalizzato ad impianti fotovoltaici ad uso produttivo, installati sui tetti di fabbricati strumentali all'attività agricola, zootecnica e agroindustriale;

   la misura stessa prevede anche interventi di riqualificazione per una migliore efficienza energetica delle strutture, tra cui smaltimento di tetti di amianto, isolamento termico e sistemi di aerazione sui tetti;

   il caro energia sta erodendo gli utili e i risparmi degli imprenditori agricoli;

   il contributo finanziato assicurerebbe un risparmio fino al 70 per cento sulla bolletta elettrica alle aziende;

   la procedura per accedere al Parco agrisolare, disposta all'articolo 7 del decreto, deve avvenire esclusivamente tramite il portale della Gestione servizi energetici (Gse) spa dal 27 settembre 2022 al 27 ottobre 2022 (1 mese);

   il soggetto beneficiario deve caricare sul portale una copiosa documentazione, tra cui: dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà (Dsan), documento d'identità (D.I.), relazione tecnica descrittiva, visura catastale, planimetria immobili, schema elettrico del progetto, dossier fotografico ante, bollette elettriche, relazione di calcolo di conversione del fabbisogno termico dell'azienda, attestazione Censimp, report dal sito Pvgis;

   nel caso in cui si volessero realizzati gli interventi complementari, in aggiunta il soggetto deve presentare: un dossier fotografico copertura in amianto, la relazione tecnica descrittiva, elaborato planimetrico, dichiarazione di «non arrecare un danno, significativo all'ambiente (DNSH)», l'attestazione di prestazione energetica – Ape;

   la misura Parco agrisolare è una scelta determinante per la sopravvivenza dell'azienda e nel contempo rappresenta l'occasione ideale per riqualificare ulteriormente le strutture agricole, rendendole competitive nel medio-lungo termine;

   il Sud Italia, destinatario del 40 per cento del finanziamento totale, soffre di carenze di informazione e di ritardi congeniti, spesso dovuti a problemi di natura amministrativa, associativa e politica;

   i ritardi già accumulati, a vario titolo, creano allarme e preoccupazione nelle aziende interessate e in quelle da poco informate, e fondati timori di non rientrare in tempo per la presentazione dei documenti a supporto della richiesta;

   l'articolo 119 della Costituzione, di recente integrato, così recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità» –:

   se, nell'ambito del progetto misura Parco agrisolare, che si completerà nel 2026, il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di introdurre una proroga dei termini posti per accedere ai benefici del Parco agrisolare, favorendo la presentazione dei documenti richiesti e una più ampia adesione alla misura stessa.
(4-00022)


   BITONCI, STEFANI e LAZZARINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le conseguenze della carenza di latte in Italia – nei primi otto mesi del 2022 la produzione è scesa dello 0,8 per cento, cominciano a far vedere i primi effetti; il primo effetto è dato da una missiva, del 18 ottobre 2022, inviata dalla cooperativa Latterie Vicentine ai propri fornitori nella quale annuncia la sospensione del confezionamento di latte Uht per i restanti mesi del 2022 a causa del «calo sensibile» dei quantitativi forniti dalle stalle associate e che per il 2023, in base ai quantitativi di latte disponibili, valuteranno se ripristinare tali referenze;

   nonostante il mercato continui a crescere e la domanda di prodotti lattiero caseari made in Italy è sempre sostenuta, soprattutto all'estero, assistiamo a dei contraccolpi legati alla crisi che il settore lattiero-caseario sta attraversando a causa dell'aumento dei costi per l'energia, i costi di trasformazione e i costi per i mangimi per l'alimentazione degli animali;

   i costi aziendali, oramai fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli allevatori portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica; il settore lattiero-caseario è tra quei settori che stanno pagando più degli altri il prezzo del momento, perché già in difficoltà a fine del 2021, dovuto anche a un prezzo del latte conferito agli allevatori non adeguato;

   i consumi di energia cominciano nella stalla con la mungitura, la conservazione in cella frigo, i trasporti, la lavorazione, i materiali necessari e i cartoni. I risultati sono la chiusura delle stalle, con la conseguenza che viene a mancare la materia prima, il latte;

   quasi una stalla su dieci (8 per cento) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività per l'esplosione dei costi con rischi per l'economia e l'occupazione ma anche per l'ambiente, la biodiversità e il patrimonio enogastronomico nazionale;

   ma a peggiorare la situazione c'è anche l'annoso problema del regime delle quote latte – non esiste più in Europa dal 2015 – che nonostante sentenze e ricorsi non è mai stato risolto definitivamente e le cartelle esattoriali non si sono mai fermate;

   sono diverse migliaia gli allevatori italiani, che, oltre a essere stretti nella morsa tra i continui rincari dei costi di produzione e i prezzi del latte alla stalla non remunerativi, combattono da oltre 25 anni con le multe per le quote di produzione del latte e che ora, con l'invio a tappeto di cartelle esattoriali, la richiesta di pagamento di multe pregresse, pignoramenti ed atti esecutivi, nonché del congelamento dei conti delle aziende, lasciano gli allevatori senza un euro; questa situazione sta portando al fallimento moltissime aziende italiane e sta pregiudicando l'esistenza stessa dell'intero settore zootecnico nazionale con il rischio di ritrovarci fra qualche anno senza stalle e quindi senza latte;

   il comparto lattiero-caseario è composto da 24 mila stalle da latte italiane che garantiscono una produzione di 12,7 milioni di tonnellate all'anno che alimenta una catena produttiva che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 200.000 persone fra occupati diretti e indotto –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato e nel medio e lungo periodo al fine di sostenere e tutelare la redditività delle aziende del comparto lattiero-caseario che sono alle prese con l'aumento generale dei costi di produzione, nonché a trovare quanto prima, per quanto di competenza, a fronte di un'analisi puntale delle somme contestate e del calcolo attraverso il quale esse sono state determinate, una definitiva soluzione alla vicenda delle «quote latte» che tiene sospesi gli allevatori da anni.
(4-00024)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   MACCANTI e COIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso fine settimana le giornaliste Carmela Giglio e Sandra Cecchi, tramite i propri canali social, hanno commentato l'elezione dei nuovi presidenti delle Camere con commenti ingiuriosi;

   nella seduta del 9 ottobre 2019, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha approvato una risoluzione su principi e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della Rai, volte a regolare la gestione e l'utilizzo dei social network (quali facebook, twitter blog, chat, forum di discussione e strumenti similari) da parte del personale e dei collaboratori dell'azienda, in considerazione della rilevanza di tale mezzo di comunicazione, dell'impatto reputazionale che può avere sull'azienda e dell'effetto che può esercitare sugli utenti la comunicazione espressa da un dipendente del servizio pubblico;

   le linee guida, in particolare, specificano l'assimilabilità della diffusione del pensiero a mezzo dei social network alle dichiarazioni rese attraverso i tradizionali strumenti di comunicazione di massa (giornali, radio, televisione) e richiamano i giornalisti alla ferma applicazione delle condotte poste in essere, del «Testo unico dei doveri del giornalista» che, all'articolo 2, lettera g), prevede l'osservanza dei principi deontologici nell'uso di tutti gli strumenti di comunicazione, ivi compresi i social network;

   le medesime, inoltre, raccomandano al personale e ai collaboratori di adottare ogni cautela affinché i pensieri espressi, i toni utilizzati e i contenuti condivisi sui social network – anche se provenienti da terzi – siano rispettosi dei principi di cui al Contratto nazionale di servizio quali l'imparzialità, l'indipendenza, il pluralismo, il principio di legalità, il divieto di discriminazione, il rispetto della dignità della persona, il contrasto ad ogni forma di violenza;

   il Codice etico del gruppo Rai prescrive ai dipendenti, collaboratori, consulenti, fornitori e partner di adeguare le proprie azioni e i propri comportamenti ai princìpi, obiettivi ed impegni in esso previsti e determina che ogni sua violazione «comporterà l'adozione di provvedimenti disciplinari, proporzionati in relazione alla gravità e/o recidività della mancanza o al grado della colpa» (articolo 13), nel rispetto del «Regolamento di Disciplina» redatto ai sensi dell'articolo 7 della legge 20 maggio 1970, n. 300 e delle disposizioni contenute nei Ccnl di lavoro applicabili;

   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto da parte dei suoi giornalisti, degli operatori del servizio pubblico e dei propri ospiti se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono, al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga opportuno valutare la possibilità di inserire nel prossimo contratto nazionale di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai disposizioni puntuali volte ad evitare il ripetersi di fatti quali quelli esposti in premessa.
(4-00020)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo il dossier di Legambiente «Mal'aria di Città 2022», pubblicato nel febbraio 2022 e riferito a dati rilevati nel 2021, su 102 città analizzate solamente 5 rientravano nei parametri fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il particolato fine (PM10) e per il biossido di azoto (NO2), mentre nessuna rientrava per il particolato fine PM2,5;

   secondo lo stesso dossier, le riduzioni delle concentrazioni di inquinanti necessarie a livello nazionale per rispettare i criteri stabiliti dall'Oms sono stimate del 33 per cento per il PM 10, del 61 per cento il PM 2,5 e del 52 per cento per il biossido di azoto;

   il perdurare di questa situazione pone l'Italia al primo posto in Europa per morti premature legate all'inquinamento atmosferico: infatti, secondo l'Agenzia europea per l'ambiente nel 2019 sono stati 49.900 i decessi prematuri causati da polveri sottili, 10.640 quelli riconducibili anche al biossido d'azoto, e 3.170 quelli dovuti all'ozono;

   nel corso del 2022, su 13 città considerate dall'analisi di Legambiente nessuna rispetta i criteri dell'Oms per la tutela della salute per quanto riguarda il PM10, il PM 2,5 ed il biossido di azoto, mentre 31 città hanno già superato il limite di 35 giorni di superamento del valore limite giornaliero per il PM 10;

   la Repubblica italiana è stata condannata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 10 novembre 2020 in quanto: «non avendo adottato, a partire dall'11 giugno 2010, misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per le concentrazioni di particelle PM10 in tutte tali zone, è venuta meno agli obblighi imposti dalla direttiva 2008/50, letto da solo e in combinato disposto con l'allegato XV, parte A, di tale direttiva, e, in particolare all'obbligo previsto da detta direttiva, di far sì che i piani per la qualità dell'aria prevedano misure appropriate affinché il periodo di superamento dei valori limite sia il più breve possibile»;

   la Repubblica italiana è stata anche successivamente condannata il 12 maggio 2022 in quanto: «è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza (...) della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa, e, non avendo adottato, a partire dall'11 giugno 2010, misure appropriate per garantire il rispetto del valore limite annuale fissato per il NO2 in tutte le suddetto zone e, in particolare, non avendo provveduto affinché i piani per la qualità dell'aria prevedessero misure appropriate affinché li periodo di superamento di detto valore limite fosse il più breve possibile, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell'articolo 23, paragrafo 1, di tale direttiva, letto da solo e in combinato disposto con l'allegato XV, punto A, di quest'ultima»;

   la Commissione europea ha avviato nel settembre 2021 un processo di revisione degli standard di qualità dell'aria in modo da adeguarli a quanto previsto dagli Standard pubblicati dall'organizzazione mondiale per la sanità;

   la consultazione pubblica della Commissione europea ha visto una grande partecipazione di cittadini e portatori di interesse italiani, che hanno manifestato la loro preoccupazione per le conseguenze sulla salute dell'attuale situazione;

   l'adozione di standard maggiormente restrittivi metterà l'Italia in una situazione di ancora maggiore difficoltà e la esporrà ad ulteriori procedure di infrazione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché l'Italia rientri nel più breve tempo possibile all'interno dei limiti di qualità dell'aria stabiliti dalla attuale normativa europea e in quelli previsti dall'adozione dei nuovi standard di qualità dell'aria da parte della Commissione europea.
(4-00023)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella serata di martedì 18 ottobre 2022, verso le ore 21.45, un edificio dell'Ateneo di Cagliari all'interno del complesso di Sa Duchessa è crollato;

   fortunatamente nessuno era presente nei locali, diversamente le conseguenze sarebbero potute essere drammatiche;

   l'edificio, che sino allo scorso anno ospitava l'Aula Magna «Vardabasso» della Facoltà di Geologia, era attualmente utilizzato come aula di lezioni e laboratori della Facoltà di Lingue e sino ad alcune ore prima del crollo era frequentato da decine di studenti e docenti;

   da organi di stampa si apprende che i magistrati inquirenti hanno aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di crollo colposo e disastro colposo e alcune persone risulterebbero al momento indagate;

   gli edifici dell'Ateneo cagliaritano, il cui patrimonio immobiliare consta di oltre 300 mila metri quadrati, dovrebbero essere sottoposti a verifiche e controlli strutturali periodici;

   da quanto si apprende, proprio l'edificio crollato, in occasione del trasferimento da Geologia a Lingue, sarebbe Stato sottoposto a interventi di ristrutturazione;

   sono tanti gli immobili universitari o comunque destinati ad attività didattiche che necessitano di interventi di manutenzione e messa in sicurezza;

   secondo Cittadinanzattiva il crollo alla Facoltà di Lingue dell'Università di Cagliari e l'undicesimo crollo dall'avvio dell'anno scolastico e segue altri 10 casi di crolli totali o parziali in scuole e università;

   è fondamentale che lo Stato, nel garantire il diritto allo studio assicuri che lo svolgimento delle attività didattiche avvenga in condizione di sicurezza;

   a parere dell'interrogante con il Pnrr si è perduta l'occasione di prevedere il finanziamento di interventi strutturali sull'edilizia scolastica e universitaria del nostro Paese, nonostante tra settembre 2021 e agosto 2022 siano stati registrati 45 casi di crollo negli istituti di vario ordine e grado, circa un episodio ogni quattro giorni di scuola-:

   se la Ministra sia a conoscenza di quali verifiche e controlli strutturali periodici vengano fatti sugli immobili dell'Ateneo cagliaritano;

   se la Ministra sia a conoscenza di quali iniziative urgenti verranno assunte dall'Ateneo per garantire agli studenti che frequentano l'Università di Cagliari di seguire le lezioni in sicurezza;

   se la Ministra sia a conoscenza delle iniziative assunte o che verranno urgentemente assunte dallo stesso Ateneo per la messa in sicurezza della Cittadella universitaria di Sa Duchessa e attraverso quali risorse;

   quali iniziative di competenza intenda assumere la Ministra interrogata affinché venga verificata la sicurezza di tutti gli edifici universitari del nostro Paese e se non intenda proporre che la prossima legge di bilancio assicuri gli indispensabili fondi al fine di finanziare tutti gli interventi necessari al consolidamento e messa in sicurezza degli Atenei.
(4-00017)