Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 16 giugno 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito dell'emergenza da COVID-19 e della conseguente grave crisi economica e sociale, l'Unione europea ha presentato NextGenerationEU, un piano per la ripresa senza precedenti, per rilanciare l'economia europea e sostenere le transizioni verde e digitale, rendendo l'Europa più resiliente;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce il programma di utilizzo delle risorse del Recovery Fund messe a disposizione dall'Unione europea per il finanziamento dell'iniziativa Next Generation UE (NGEU), che nel suo complesso a livello europeo prevede lo stanziamento di 750 miliardi di euro, dei quali 672,5 erogati tramite sette programmi, sotto forma di prestiti (360 miliardi di euro) e sovvenzioni (390 miliardi di euro);

    le risorse destinate al nostro Paese nell'ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza ammontano a 191,5 miliardi di euro ripartiti in 69 miliardi di sovvenzioni e 122,5 miliardi di prestiti;

    finora il nostro Paese ha ricevuto poco meno di 67 miliardi, dei quali i primi 24,9 sono stati liquidati ad agosto 2021 in forma di prefinanziamento (9 a fondo perduto e 15,9 di prestiti). La prima rata da 21 miliardi di euro (10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti) è stata erogata ad aprile 2022, e un importo simile è stato poi incassato a dicembre 2022 per la seconda tranche;

    mentre le due prime relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR hanno dato conto del conseguimento degli obiettivi e delle riforme e le prime due rate, pari a 42 miliardi di euro, sono giunte a destinazione, per la terza e quarta rata – 35 miliardi complessivi – l'incertezza regna sovrana;

    è ancora bloccato il versamento della terza rata che doveva avvenire a febbraio 2023. Il rischio è che alla fine venga liquidata una cifra minore rispetto ai previsti 19 miliardi di euro (10 miliardi a fondo perduto e 9 a prestito). La rata è infatti appesa ad un supplemento di indagine della Commissione UE su 55 obiettivi;

    peraltro, a fine giugno l'Europa dovrebbe versare la quarta rata, ossia ulteriori 16 miliardi di euro (1,9 miliardi di sovvenzioni e 14,1 di prestiti) a fronte del nostro raggiungimento dei previsti 27 obiettivi, tra i quali la sostituzione dei treni a gasolio, la produzione di idrogeno, misure per gli asili nido da raggiungere entro il 30 giugno 2023, la riforma della giustizia civile e penale. Ma ormai non vi è nessuna certezza di niente, tanto che già da tempo la task force di Raffaele Fitto insediata a Palazzo Chigi ha previsto dei rinvii. Ovviamente, se questo avverrà, è molto probabile che porti purtroppo con sé anche un taglio dei fondi previsti;

    a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'Esecutivo manifesta troppo spesso un evidente fastidio e un'intolleranza verso tutti quei soggetti istituzionali che legittimamente in questi mesi, coerentemente al loro ruolo istituzionale, hanno sollevato perplessità, preoccupazioni e forti dubbi sull'azione di governo: dagli Uffici parlamentari circa la riforma fiscale o sugli effetti nefasti dell'autonomia differenziata, ai rapporti con Bruxelles per il dossier sulle concessioni balneari, laddove l'Unione europea ha già aperto una procedura di infrazione. A tale riguardo si ricorda che nel rapporto sull'Italia, nell'ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo, la Commissione ha sottolineato come i continui ritardi nell'implementazione di procedure competitive efficaci per l'assegnazione di licenze per la gestione di strutture marittime, lacustri e fluviali per il tempo libero e il turismo (concessioni balneari) rimangono una fonte di preoccupazione e comportano una significativa perdita di entrate;

    a ciò si aggiungono gli ulteriori rilievi critici che la Commissione europea e la stessa Corte dei conti hanno nelle scorse settimane doverosamente sollevato circa le troppe incertezze e i ritardi del Governo nell'attuazione del PNRR;

    la Commissione europea ha in particolare richiamato i rischi di ritardo nel raggiungimento di obiettivi e traguardi, chiedendo al Governo di presentare velocemente e quanto prima eventuali modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    lo stesso Commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, nei giorni scorsi dichiarava: «Non bisogna guardare alle scadenze formali ma alla realtà, e la realtà indica che l'Italia dovrebbe chiedere una quarta tranche a giugno e una quinta a dicembre: per mantenere un tale ritmo occorre che la discussione sulle richieste di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza avvenga prima possibile, altrimenti le cose diventano difficili, se si vuole mantenere il ritmo stabilito»;

    nei medesimi giorni la Corte dei conti, provocando insofferenza nel Governo, ha presentato il suo rapporto con una sua impietosa diagnosi sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa. I numeri dicono che nei primi quattro mesi del 2023, siamo a quota 1,1 miliardi di euro su una programmazione da 32,7 miliardi per l'intero 2023;

    a parere dei firmatari del presente atto, la risposta del Governo alla pubblicazione di questi dati non certo esaltanti da parte della Corte dei conti è stata di irritazione e, cosa ancora ben più grave, quella di mettere in atto iniziative legislative volte a limitare la vigilanza e ridurre i poteri di controllo della magistratura contabile sul PNRR;

    il 29 maggio 2023, l'Associazione Magistrati della Corte dei conti, ha dovuto pubblicare una nota ufficiale con la quale si «manifesta sconcerto e stupore in merito alle possibili e prossime iniziative del Governo, riportate dagli organi di stampa, volte a ridurre gli ambiti di competenza della magistratura contabile sul fronte del controllo concomitante e a prorogare di nuovo e inopinatamente il cosiddetto “scudo erariale”, introdotto nel 2020, ormai in scadenza»;

    come promesso, il Governo, il 31 maggio 2023, ha quindi presentato alla Camera un emendamento al decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, ora all'esame del Senato, esattamente con il contenuto riportato nella suddetta nota dell'Associazione Magistrati della Corte dei conti: esclusione del controllo concomitante sugli interventi del PNRR e del Piano nazionale complementare, e proroga di un anno dello scudo che impedisce la contestazione di danno erariale per colpa grave a funzionari;

    i magistrati contabili non avevano fatto altro che rielaborare ed esaminare i dati contenuti nella piattaforma regis, gestita dalla Ragioneria generale dello Stato e alimentata dai dati sugli avanzamenti che arrivano dai soggetti attuatori del PNRR, ministeri ed enti locali. Numeri che si riferiscono al periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2023;

    al 4 maggio 2023, il totale della spesa, distribuita nelle sei missioni del Piano, ammontava a poco più di un miliardo, che si è andato ad aggiungere ai 24,5 miliardi «messi a terra» dal 2020 al 31 dicembre 2022. L'avanzamento del PNRR è al 13,4 per cento. E sarebbe stato addirittura inferiore senza la spinta che è arrivata tra il 2020 e il 2022, dall'ecobonus e dal sismabonus, oltre che dai crediti d'imposta per il piano Transizione 4.0;

    sempre nel periodo gennaio-aprile 2023, la Missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica» ha visto impiegare appena 2,2 milioni di euro;

    è importante che, in sede di revisione del PNRR, il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo trovino, a maggior ragione ora dopo il disastro e la tragedia che si sono consumati in Emilia-Romagna e nelle Marche, particolare attenzione;

    tra le tante criticità e i ritardi che si stanno accumulando in modo preoccupante e che il Governo fatica sempre più a gestire, vi è inoltre la questione degli appalti per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dell'offerta di servizi educativi. Ritardi che rendono complicato il raggiungimento dei 27 target del PNRR da conseguire entro il 30 giugno 2023 per riuscire a ricevere la quarta rata da 16 miliardi di euro, e poter migliorare la qualità e l'accessibilità dei servizi;

    il programma prevede un investimento di 4,6 miliardi per la costruzione di 1.857 asili nido e 333 scuole materne entro il 2026;

    perdere i fondi del PNRR in questo ambito, sarebbe gravissimo per il nostro Paese. Secondo l'Istat, solo un bambino su tre ha accesso ad asili nido e scuole in tenera età. Il Consiglio dell'Unione europea, di recente, ha aggiornato dal 33 per cento al 45 per cento l'obiettivo che devono raggiungere gli Stati membri sul numero di bambini fino a 3 anni che dovrebbero poter accedere a sistemi e cura per la prima infanzia;

    ritardi che vedono interessare più in generale la Missione 4, che contiene gli investimenti per le scuole e le università, e le risorse impiegate sono solo il 4,7 per cento, tanto che si valuta l'intenzione di tagliare gli investimenti. Questo è il prezzo della revisione del PNRR prevista dal Governo;

    così come desta preoccupazione il ritardo sugli obiettivi in materia di salute. Sempre la Corte dei conti ha evidenziato come la Missione 6 in tema di salute presenta un tasso di avanzamento dei progetti che non raggiunge la soglia dell'1 per cento, sottolineando peraltro che non tutte le risorse finanziarie afferenti agli interventi PNRR e PNC sono state ripartite applicando il criterio della riserva del 40 per cento in favore delle regioni del Mezzogiorno;

    ad alimentare questi ritardi ha inoltre contribuito la decisione del Governo, attuata con il decreto-legge n. 13 del 2023, di spostare la governance del PNRR dal Ministero a Palazzo Chigi. Una decisione che non sta portando alcun beneficio, ma al contrario sta rischiando di produrre una ulteriore perdita di tempo prezioso;

    la Corte dei conti, nella sua seconda Relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR, valutando suddetta decisione del Governo di modificare la governance e istituire la Struttura di missioni PNRR presso la Presidenza del Consiglio, ha rilevato l'esigenza che tali modifiche strutturali e organizzative vengano attuate cercando però di evitare quei rallentamenti nell'azione amministrativa che possono compromettere il prosieguo dell'attuazione del Piano;

    la realtà è che le insicurezze e le indecisioni del Governo sull'attuazione del PNRR stanno producendo una preoccupante situazione di stallo con conseguenti ritardi che rischiano fortemente di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi previsti;

    il nostro Paese non può però permettersi di fallire la piena attuazione del PNRR. La Corte dei conti, ha calcolato nel Rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica, che i due terzi della crescita italiana nel 2023-2026 sono agganciati all'attuazione del PNRR, senza il quale la dinamica medi annua del Pil crollerebbe dal +1,2 per cento previsto, a un modesto +0,4 per cento;

    la stessa UE ha chiesto al nostro Paese di garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa per consentire un'attuazione rapida del Piano di ripresa e resilienza. Contestualmente ha altresì raccomandato all'Italia di completare rapidamente il capitolo REPowerEU per avviarne rapidamente l'attuazione;

    si ricorda che proprio per rispondere alla recente crisi energetica, l'Unione europea ha adottato una serie di misure, e in particolare il citato piano RepowerEU, finalizzate prioritariamente ad affrancarsi dalla dipendenza russa, accelerando la transizione verso l'energia pulita anche per aumentare l'indipendenza energetica dell'Unione europea dai combustibili fossili;

    conseguentemente il Regolamento (UE) 2023/435 ha inserito il Piano REPowerEU e i cambiamenti climatici nel dispositivo per la ripresa e resilienza dell'Unione europea (istituito dal Regolamento 2021/241);

    come riporta lo stesso DEF 2023, il Governo intende «rivedere o rimodulare alcuni progetti del Piano per poterne poi accelerare l'attuazione. È in fase di elaborazione il programma previsto dall'iniziativa europea REPowerEU, che comprenderà, tra l'altro, nuovi investimenti nelle reti di trasmissione dell'energia e nelle filiere produttive legate alle fonti energetiche rinnovabili»;

    se con le risorse del Piano REPowerEU dovrebbero essere finanziati fondamentalmente progetti che garantiscono l'utilizzo di energie alternative e rinnovabili e consentono di accelerare il percorso di decarbonizzazione del sistema produttivo, in realtà il Governo ha intenzione di finanziare con il REPowerEU anche quei progetti e piani di investimento delle grandi aziende statali (Enel, Eni, Terna, Snam) che poco hanno a che fare con gli obiettivi di decarbonizzazione e di superamento delle fonti fossili che caratterizzano il medesimo piano REPowerEU;

    sta di fatto che l'esigenza di integrare la riscrittura del PNRR con i piani di REPowerEU sta però diventando un ulteriore ennesimo motivo di ritardo del Governo;

    il capitolo REPowerEU da aggiungere al PNRR conseguentemente aggiornato, doveva infatti essere inviato alla Commissione europea entro il 30 aprile 2023. In realtà con l'avvicinarsi della scadenza, la data di fine aprile è scomparsa, e il Governo ammetteva realisticamente di avere bisogno di più tempo, sfruttando le regole europee che danno la possibilità di presentare i piani rivisti, fino alla data ultima del 31 agosto 2023. È evidente che se non si presentano i progetti non si otterranno le risorse;

    nonostante il PNRR, nell'ambito della Misura M2C4-4 abbia posto attenzione alle perdite della rete idrica e l'estrazione illegale di acqua, si è limitato a stanziare modeste risorse (900 milioni) dedicate alla riduzione delle perdite nelle reti per l'acqua potabile (-15 per cento target su 15k di reti idriche), quando l'OCSE nel 2013 stimava che dovremmo spendere 2,2 miliardi di euro l'anno per i prossimi 30 anni per far fronte alle necessità del Paese, per metterci in pari con il livello di investimenti per il mantenimento delle reti del resto d'Europa e ridurre le perdite d'acqua che ha raggiunto il 42 per cento;

   così come è indispensabile che il Governo dica una parola chiara e definitiva sulla sua non disponibilità di utilizzare i fondi del PNRR per aumentare gli investimenti nella difesa e in armamenti. Giova ricordare che questa è stata una opzione sostenuta nelle settimane scorse in ambito UE anche dall'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrel, che dichiarava: «La guerra è una realtà e va affrontata. Preferiremmo spendere questi soldi aumentando il benessere delle persone, come chiedono i sindaci, ma non abbiamo scelta»;

   si ricorda che il 3 maggio 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento «Act in Support of Ammunition Production» (Asap) finalizzata ad incrementare la produzione di armamenti impiegando fondi della UE;

   il 9 maggio 2023 il Parlamento europeo ha quindi approvato la procedura d'urgenza per l'esame della suddetta proposta di regolamento «Asap». Una corsia preferenziale grazie alla quale saranno ridotti i tempi di analisi delle commissioni parlamentari, e per il voto finale. Nel corso del dibattito, il commissario Ue al Mercato Interno, Thierry Breton, ha chiarito che non c'è alcun obbligo da parte degli Stati membri nell'uso dei fondi di Coesione e di quelli del Recovery, e che se alcuni Paesi vorranno utilizzarli, possono farlo;

   va segnalato inoltre come i dati delle procedure di affidamento di qualsiasi importo, censite nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di ANAC e «perfezionate», mostrano come quasi il 70 per cento degli appalti del PNRR e del PNC (Piano nazionale complementare) prevede una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di giovani under 36 e donne,

impegna il Governo:

1) a garantire che le Amministrazioni centrali coinvolte nell'attuazione del PNRR assicurino che almeno il 40 per cento delle risorse sia destinato alle regioni del Mezzogiorno;

2) a prevedere, per quanto di competenza, il massimo e costante coinvolgimento di Camera e Senato in tutte le fasi di aggiornamento e definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e anche riguardo all'utilizzo delle risorse del REPowerEU;

3) visti i preoccupanti ritardi che si stanno accumulando nell'attuazione di molti degli obiettivi e dei progetti del PNRR, a metter in atto tutte le iniziative, anche in ambito UE, al fine di escludere la possibilità di rinunciare a parte delle risorse di cui l'Italia beneficia e garantirsi la piena erogazione delle rate dei PNRR;

4) a prevedere che, in sede di revisione del PNRR, il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza del territorio e il consumo di suolo, trovino, specie dopo il disastro e la tragedia che si sono consumati in Emilia-Romagna e nelle Marche, particolare centralità;

5) a disporre, coerentemente con la raccomandazione accolta dal Governo in sede di conversione in legge del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, in sede di revisione del PNRR, un più ambizioso intervento di riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione idrica del Paese, aumentando le risorse da destinare alla sostituzione-manutenzione degli acquedotti fatiscenti;

6) ad adottare iniziative atte a garantire tutte le risorse e gli interventi previsti dal PNRR, con riguardo agli investimenti per la transizione ecologica e i processi di decarbonizzazione e di superamento delle fonti climalteranti, attraverso investimenti nel settore delle fonti rinnovabili e delle energie alternative;

7) a garantire la centralità dello sviluppo della mobilità elettrica e della necessaria capillare infrastrutturazione, nonché delle energie rinnovabili secondo gli obiettivi europei di fabbisogno elettrico da FER;

8) a escludere dal Piano REPowerEU, il finanziamento di progetti e piani di investimento che riguardino direttamente o indirettamente combustibili fossili fonti energetiche climalteranti;

9) a escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e comunque a informare il Parlamento su qualunque decisione relativa alle richiamate risorse;

10) ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche in coordinamento con gli enti territoriali, necessarie a rispettare gli investimenti e gli obiettivi del PNRR per le scuole e per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dell'offerta di servizi educativi;

11) al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi UE previsti da piano «Fit for 55», a sostenere in particolare gli enti locali ad accelerare l'efficientamento energetico anche attraverso l'installazione di pannelli fotovoltaici negli edifici scolastici, negli edifici pubblici, e negli ex-Iacp comunque denominati;

12) a garantire il pieno rispetto nelle procedure di affidamento degli appalti del PNRR e del PNC (Piano nazionale complementare) della clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di giovani under 36 e di donne;

13) a trasmettere alle Camere, in tempo utile e comunque non oltre il 30 giugno, le schede descrittive di revisione del PNRR e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU, al fine di consentirne un tempestivo e completo esame da parte dei competenti organi parlamentari, così come avvenuto in occasione della predisposizione delle Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e successivamente della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(1-00156) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 38 della Costituzione dispone che «Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera»;

    le prestazioni pensionistiche erogate dallo Stato dovrebbero quindi essere adeguate e garantire ad ogni cittadino un livello di vita dignitoso, che renda possibile almeno il soddisfacimento dei bisogni primari costituzionalmente garantiti;

    nel nostro Paese, il sistema pensionistico pubblico è strutturato secondo il criterio della ripartizione; i contributi che i lavoratori e le aziende versano agli enti di previdenza vengono utilizzati per pagare le pensioni di coloro che hanno lasciato l'attività lavorativa; per far fronte al pagamento delle pensioni future, dunque, non è previsto alcun accumulo di riserve finanziarie. È evidente che in un sistema così organizzato, il flusso delle entrate (rappresentato dai contributi) deve essere in equilibrio con l'ammontare delle uscite (le pensioni pagate) ma l'Italia combatte su due fronti una grande battaglia: l'invecchiamento della popolazione e il calo della natalità, che non permettono il raggiungimento di tale equilibrio; per superare queste criticità, nel corso degli ultimi trent'anni il sistema previdenziale italiano è stato interessato da riforme strutturali finalizzate al progressivo controllo della spesa pubblica per pensioni;

    la legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio 2023) ha introdotto, in via sperimentale, Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi entro il 2023). A differenza delle vecchie combinazioni («Quota 100» e «Quota 102») la «Quota 103» è accompagnata da un tetto alla misura del trattamento pensionistico erogabile: il quintuplo del valore lordo mensile del trattamento minimo fino al raggiungimento dell'età pensionabile;

    è stata inoltre prorogata al 2023 l'APE SOCIALE, introdotta una nuova rivalutazione con percentuali più alte per le pensioni fino a 4 volte il minimo e percentuali ridotte per gli assegni più alti e, infine, stabilito un incremento transitorio delle pensioni minime a 600 euro nel 2023 solo per gli over 75;

    opzione donna, introdotta dalla legge Maroni nel 2004 e prorogata fino al 2022, è stata modificata nell'ultima legge di bilancio: possono accedervi solo le lavoratrici che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2022, una anzianità contributiva pari a 35 anni di contributi con 60 anni di età (con sconto di 1 anno per 1 figlio, 2 anni con 2 figli o più), ma solo se rientrano in tre specifici profili di tutela: a) caregivers; b) in possesso di una invalidità civile almeno al 74 per cento; c) lavoratrici licenziate o dipendenti da aziende in crisi;

    nel biennio 2022-2023 l'età legale per il pensionamento di vecchiaia è di 67 anni e per le pensioni anticipate «standard» di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne. Sia per le pensioni di vecchiaia sia per quelle anticipate il requisito rimane congelato fino al 2026; per ciò che concerne l'assegno sociale il requisito di età nel biennio 2022-2023 è di 67 anni;

    secondo il rapporto Inps «Monitoraggio dei flussi di pensionamento» del 26 aprile 2023, in tutte le gestioni, ad eccezione degli assegni sociali, si registra un numero più basso di liquidazioni di pensioni nel primo trimestre del 2023 rispetto al primo trimestre del 2022: emerge che tra gennaio e marzo 2023 complessivamente sono stati erogati 174.610 trattamenti, meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Dall'analisi degli indicatori statistici si osserva che il rapporto tra le pensioni di invalidità e quelle di vecchiaia nel primo trimestre 2023 è leggermente più basso di quello registrato nell'anno 2022 e pari al 19 per cento; in particolare, tutte le gestioni presentano una diminuzione, eccetto la gestione dei dipendenti pubblici per cui tale rapporto aumenta di 2 punti percentuali; inoltre, le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia per il totale delle gestioni rimangono invariate nel primo trimestre 2023 rispetto all'anno 2022, attestandosi al 21 per cento in più rispetto a quelle di vecchiaia; la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili presenta nel primo trimestre 2023 un valore inferiore a quello del 2022 attestandosi al 118 per cento (128 per cento nel 2022). Infine, a livello territoriale, il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta il medesimo (49 per cento nel 2022 e 50 per cento nel primo trimestre 2023);

    secondo i dati dell'Osservatorio sulle pensioni dell'Inps del 22 marzo 2023, relativi al 2022, sono 17,7 milioni le pensioni erogate dall'Inps al 1° gennaio 2023: le pensioni di natura assistenziale sono 4.033.210 (il 22,8 per cento, che assorbe il 10,6 per cento della spesa complessiva), mentre quelle strettamente previdenziali sono 13.685.475 (il 77,2 per cento). Il costo complessivo degli assegni liquidati è di 231 miliardi di euro: 206,6 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 24,4 miliardi riconducibili all'assistenza; più di 9,8 milioni di pensioni, ovvero più della metà dei trattamenti Inps vigenti al 1° gennaio 2023, sono sotto i 750 euro mensili;

    il calo della natalità e l'invecchiamento della popolazione sta portando al continuo peggioramento di un indicatore, il cosiddetto «tasso standardizzato di pensionamento». Secondo i rapporti Istat sulle Condizioni di vita dei pensionati, nel 2018 c'erano 259 pensionati ogni mille abitanti in Italia, nel 2019 erano 260, nel 2020, 263 e nel 2021, 267. In rapporto alla popolazione dunque ci sono sempre più pensionati, e in base alle previsioni le cose sono destinate a peggiorare nel medio e lungo termine;

    nel contesto europeo, l'Italia resta tra i Paesi con la più bassa natalità, soprattutto nell'ultimo decennio, nonostante salga l'aspettativa di vita, che si attesta su una media di oltre ottanta anni. Il saldo naturale, che è il parametro utilizzato dall'ISTAT per registrare incrementi o decrementi, mette in relazione il numero dei nati con il numero dei morti in Italia ed evidenzia dunque un costante invecchiamento della popolazione italiana. Con sempre più evidenza si dimostra che le cause dell'invecchiamento e del calo delle nascite risiedono nella carenza di misure a sostegno della famiglia e, nello specifico, delle madri lavoratrici: è necessario intervenire in modo consistente per rendere conciliabile il lavoro delle donne, indispensabile per il bilancio familiare, con l'educazione dei figli e gli altri impegni all'interno della famiglia. La dimostrazione che la soluzione del problema siano gli interventi a sostegno delle madri lavoratrici sono i Paesi nordici e la Francia che, con le politiche familiari attuate negli ultimi anni, hanno ora tassi di crescita più alti;

    dalla lettura dei dati dell'Osservatorio dell'Inps sui flussi di pensione 2022, pubblicato il 26 gennaio 2023, emerge che ci sono più pensionate donne rispetto agli uomini. 779.791 è il numero delle nuove pensioni erogate nel corso del 2022 dall'Inps, tra cui troviamo 437.596 donne e 342.195 uomini. Tuttavia, non accenna a diminuire il divario di genere, dato che le donne percepiscono mensilmente una media del 30 per cento di meno rispetto agli uomini. Nel 2022 gli uomini, in media, hanno ricevuto 1.381 euro, mentre le donne 976 euro, una differenza del 29,32 per cento; nel primo trimestre 2023 l'importo medio delle pensioni liquidate è di 1.111 euro al mese. Per gli uomini l'assegno risulta in media di 1357 euro mentre per le donne si scende a 904 euro: il 33,38 per cento in meno. Su tale differenza impattano molto alcuni fattori come il gap retributivo, che da sempre penalizza le donne, le carriere lavorative discontinue, con alcuni periodi di interruzione per l'assistenza dei familiari e minori progressioni di carriera;

    sempre secondo il monitoraggio Inps, nel 2022 le pensioni che sono state liquidate con «Opzione Donna» hanno registrato un aumento di oltre il 15 per cento rispetto all'anno precedente, e hanno raggiunto quota 24.451. Sono state 9.538 le donne che hanno deciso di avvalersi della misura prima dei 59 anni; più della metà degli assegni che sono stati liquidati (12.280) alle donne beneficiarie dell'opzione ha un valore inferiore a 1000 euro;

    nel mese di dicembre 2022, l'Istat ha stimato che l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, sia aumentato dello 0,3 per cento su base mensile e dell'11,6 per cento su base annua. Più recentemente, Istat ha comunicato che nel mese di maggio 2023 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (al lordo dei tabacchi) ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e un incremento del 7,6 per cento su base annua (da +8,2 per cento del mese precedente). I citati dati dell'inflazione, gli elevati costi energetici e gli aumenti della spesa alimentare hanno reso evidente l'impossibilità di garantire standard di vita adeguati e dignitosi con gli attuali importi pensionistici minimi e hanno fortemente eroso il potere di acquisto della maggior parte dei pensionati;

    presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, su iniziativa del Ministro del lavoro e delle politiche sociali è stato avviato un «cantiere pensioni» al fine di impostare una riforma di sistema previdenziale;

    dal confronto con le associazioni sindacali sono già emersi vari aspetti quali, ad esempio, l'accesso alla pensione ai 62 anni, colmare i vuoti di contribuzione conseguenti alla precarietà giovanile, valorizzare il lavoro delle donne all'interno delle famiglie con l'anticipo pensionistico per ogni figlio avuto, rendere strutturale opzione donna nella sua versione originale e ripristinare la rivalutazione delle pensioni colpite da più di 10 anni di blocco della perequazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, iniziative dirette ad aumentare progressivamente l'importo delle pensioni minime;

2) ad individuare eventuali ulteriori risorse economiche che possano prevedere un incremento progressivo delle pensioni minime, considerando prioritariamente i soggetti più deboli sulla base di parametri anagrafici e di reddito;

3) a valutare di adottare iniziative di competenza dirette a riformare organicamente il sistema previdenziale, in accordo con le parti sociali, con lo scopo di favorire le coperture pensionistiche per i più giovani che si trovano ad affrontare un futuro lavorativo incerto, caratterizzato da precarietà, anche tramite il potenziamento delle agevolazioni per accedere a fondi pensione integrativi;

4) a valutare di adottare iniziative normative dirette a contrastare il divario pensionistico di genere con il ripristino del meccanismo «opzione donna» come definito antecedentemente alla legge di bilancio per il 2023;

5) a valutare di adottare iniziative di competenza per le lavoratrici madri, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, al fine di prevedere benefìci previdenziali consistenti in una riduzione dell'età pensionabile pari ad un anno per ogni figlio nato, fino ad un massimo di cinque anni.
(1-00157) «Gebhard, Schullian, Manes».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   AMENDOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni il territorio lucano è stato interessato da violentissime e intense precipitazioni che hanno provocato danni ad infrastrutture, ad attività economiche e a beni privati;

   particolarmente rilevanti sono i danni registrati nel comprensorio di Maratea già duramente provato dalle alluvioni dello scorso autunno;

   il maltempo ha nuovamente colpito le aree già interessate con ulteriori nuovi danni e il serio rischio di compromettere la stagione turistica;

   anche il vulture-melfese ha subìto danni con l'area industriale di Melfi che ha subìto allagamenti e danni alle infrastrutture di collegamento;

   grave anche la situazione nel materano con danni all'agricoltura e con situazioni di particolare criticità segnalate a Garaguso, Pisticci, con la frazione industriale di Pisticci Scalo sistematicamente allagata, Ferrandina e Bernalda;

   la viabilità rurale è seriamente compromessa, e si accentua il rischio dissesto in un territorio già provato e ad elevato pericolo –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza del quadro di criticità riportato e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per affrontare le conseguenze della nuova criticità registrata a Maratea, implementando le risorse già stanziate nonché per sostenere le altre amministrazioni locali duramente colpite in questi giorni e richiamate in premessa, nonché attivando un tavolo con regione, province ed Anas, per interventi concernenti la viabilità, in tempi quanto mai rapidi con la previsione di adeguati ristori.
(3-00468)

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 10 maggio 2023 è scaduto il mandato triennale del commissario straordinario unico per la progettazione e la realizzazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione di cui all'articolo 2 del decreto-legge 29 dicembre 2016 n. 243 convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2017 n. 18 e dei due sub-commissari;

   l'ufficio commissariale in questione sta attuando circa 100 interventi per un costo di oltre 3 miliardi di euro, di cui 67 in Sicilia per oltre 2 miliardi di euro di investimenti;

   in Sicilia, detta struttura commissariale, ad oggi, ha oltre 20 cantieri in corso di esecuzione per oltre 250 milioni di euro, distribuiti nelle province di Palermo, Agrigento, Trapani, Messina e Caltanissetta, che riguardano reti fognarie e impianti di depurazione in procedura di infrazione comunitaria;

   il commissario, inoltre, ha approvato recentemente numerosi e importanti progetti esecutivi per oltre 250 milioni di euro, come quelli delle reti fognarie di Misterbianco, l'adeguamento del depuratore di Caltagirone, quello di Gioiosa Marea e di Misilmeri, che non sono stati pubblicati dalla centrale di committenza Invitalia alla luce della mancata nomina del nuovo commissario;

   la circostanza che non si sia ancora formalizzata l'indicazione di una nuova terna, mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta dei Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR, mette a rischio la prosecuzione dei numerosi cantieri in corso, ma anche l'avvio delle nuove gare di lavori che erano in procinto di essere pubblicate, a causa della mancata nomina del nuovo commissario;

   l'Italia è sottoposta a diverse procedure di infrazione dall'Unione europea, per lo più a causa della carenza di depurazione proprio in Sicilia, per le quali paga ogni giorno a Bruxelles una multa di 106 mila euro, ed è notizia recente che la Commissione europea ha deciso di deferire nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver dato piena esecuzione ad una ulteriore sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sul trattamento delle acque reflue urbane;

   la situazione descritta è di enorme gravità e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali iniziative siano state intraprese e quali si intendano intraprendere per assicurare il prosieguo dell'attività commissariale volta al superamento del contenzioso comunitario in essere.
(4-01170)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO e FEDE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   con il sistema delle anticipazioni istituito con l'articolo 10-ter del decreto-legge 29 marzo 2019 n. 27 (legge di conversione 21 maggio 2019, n. 44), le imprese agricole hanno potuto contare, in questi anni, sulla possibilità di incassare una porzione dei pagamenti diretti Pac (circa il 50 o 70 per cento a seconda delle annate), in anticipo di qualche mese rispetto alla scadenza ordinaria prevista nelle regole comunitarie;

   tale misura è stata giudicata molto positivamente dagli imprenditori agricoli perché ha alleviato i problemi di liquidità, in annate molto difficili per effetto di problematiche di varia natura, come il Covid, il conflitto in Ucraina, gli eventi climatici eccezionali, le condizioni sfavorevoli di mercato;

   per il 2023 il respiro finanziario garantito dalle erogazioni anticipate Pac con fondi nazionali (messi a disposizione del Ministero dell'economia e delle finanze) non ci sarà, perché il previsto decreto di attivazione dello strumento, da emanarsi entro il 30 aprile dell'anno di domanda, non è stato pubblicato dal Ministero;

   gli agricoltori dovranno così aspettare il mese di dicembre, a meno che non intervenga una deroga – non più disposta dalle autorità di Bruxelles ma da un diretto provvedimento del Ministero dell'agricoltura – con la quale si dispone l'avvio delle operazioni di pagamento a partire dal 16 ottobre (all'articolo 44 del regolamento 2021/2116 sul finanziamento, la gestione e il monitoraggio della Pac);

   di fronte a tale mancanza – come evidenziato dall'Informatore agrario n. 21/2023, nell'articolo «Una difficoltà in più: per ora niente anticipo dei pagamenti PAC» – forti sono state le perplessità, nonché lo stupore e l'insoddisfazione, degli operatori agricoli, manifestati attraverso le relative organizzazioni sindacali di rappresentanza;

   a parere degli interroganti, non si spiegano le ragioni per cui un utile strumento che ha ben funzionato per quattro annate consecutive sia stato per la prima volta disapplicato, specie considerate le difficoltà che sta subendo il settore agricolo in questi mesi, come l'impatto prolungato della siccità, le gelate tardive, le recenti alluvioni, la sensibile riduzione dei prezzi dei cereali e di altri seminativi che si è registrata negli ultimi tempi –:

   se intenda rimediare alla carenza sottolineata in premessa, attraverso iniziative di competenza da mettere in campo nell'immediato, al fine di prevedere la possibilità di pagamento anticipato al 31 luglio, oppure, in assenza delle tempistiche necessarie, se intenda almeno avviare con urgenza la richiesta di anticipo dei pagamenti al 16 ottobre 2023, in modo da mettere in condizioni gli organismi pagatori di provvedere a svolgere le necessarie operazioni per iniziare i pagamenti a partire dalla seconda metà del mese di ottobre 2023.
(5-00995)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   alcune delle principali associazioni venatorie e i produttori di armi e munizioni hanno chiesto di intervenire politicamente sull'Ispra affinché, nei suoi pareri sui calendari venatori, ignori i dati scientifici e il diritto europeo;

   Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf accusano che il mondo che gira attorno alle «doppiette» vuole che l'istituto «autorizzi la caccia agli uccelli durante i periodi della migrazione prenuziale, vietata dalla direttiva Uccelli per i gravi impatti che determinerebbe a danno delle specie»;

   a parere degli interroganti l'iniziativa fatta da parte dei cacciatori e dei produttori di armi pare gravissima. Questi, gli esponenti politici di questo mondo e pronunciamenti di Ministri, ad avviso degli interroganti spingono il Governo a mettere a tacere l'Ispra, che a norma di legge è l'organo autonomo di consulenza scientifica per lo Stato, denigrandone l'operato e l'autorevolezza scientifica riconosciuta e apprezzata a livello internazionale. Con il rischio che una procedura di infrazione comunitaria – con relative sanzioni – venga attivata;

   alla base della polemica c'è la dura lettera sui calendari venatori regionali 2023/2024 inviata dalla «Cabina di regia unitaria del mondo venatorio» (Federcaccia, Enalcaccia, Associazione libera caccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia, Comitato Nazionale Caccia e Natura) ai Ministri competenti (ambiente e agricoltura);

   dopo aver visionato le osservazioni formulate per Liguria, Trentino e Marche, le «doppiette» criticano «l'enfatizzazione della veste dell'Ispra quale “ente statale delegato alla protezione della fauna” così come l'esaltazione del “rilievo centrale” dei pareri dell'istituto, richiamando al riguardo giurisprudenza, peraltro ormai datata e superata»;

   Ispra sarebbe colpevole di aver «ignorato nei suoi pareri le più recenti decisioni, cautelari e di merito» che «hanno posto il dubbio sull'attendibilità dei pareri dell'Istituto in quanto generici e totalmente avulsi da una effettiva e doverosa indagine istruttoria circa le diverse caratteristiche morfologiche, climatiche e ambientali delle singole regioni»;

   per le «doppiette» «l'Ispra deborda dal ruolo di Organo tecnico consultivo» stabilito dalla legge sulla caccia 157 del 1992 e «sembra quasi volersi sovrapporre alla potestà legislativa statale e comunque invadere la facoltà riconosciuta in via esclusiva alle regioni»;

   il Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) ha deciso di ricostituire il comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, sospeso e non rinnovato nel 2012, e di procedere all'adozione, del piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica predisposto con Ispra;

   lo scorso 10 maggio 2023 la conferenza Stato-regioni ha trovato l'intesa su entrambi i punti, con alcune prescrizioni: il comitato dovrà essere organo tecnico consultivo «per tutto quello che concerne l'applicazione» della legge n. 157 del 1992, con rinnovo quinquennale;

   nella versione proposta dal Masaf, del comitato – presieduto dal Ministro o suo delegato – fanno parte un rappresentante del Ministero dell'agricoltura e uno dell'ambiente, uno delle regioni e uno delle province (rappresentanti di nomina politica dunque), tre delle associazioni venatorie, due delle organizzazioni agricole, uno delle associazioni ambientaliste del Consiglio nazionale, uno a testa per Unione zoologica italiana, Ente nazionale cinofilia e Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina, ancora uno dell'Ente nazionale per la protezione degli animali e uno dell'Ispra, escludendo il Club alpino Italiano;

   è facile immaginare come, in caso di voto, le posizioni degli ambientalisti e dei rappresentanti della ricerca scientifica abbiano un ruolo pregiudizialmente minoritario. La conferenza Stato-regioni intanto ha approvato lo schema chiedendo al Ministero di portare da uno a tre membri la rappresentanza delle regioni e di valutare se allargare la rappresentanza delle associazioni venatorie a tutte quelle riconosciute dalla legge n. 157;

   il rischio è che ci sia più potere ai cacciatori e meno agli scienziati, e che il predetto Comitato sia più rappresentativo di posizioni «corporative» che degli interessi generali che prevedono la fauna selvatica proprietà indisponibile dello Stato, concetto rafforzato dalla modifica della Costituzione agli articoli 9 e 41;

   l'allarme è condiviso dal Wwf, secondo cui «ciò che preoccupa è l'idea di trattare la gestione faunistica come qualcosa che riguarda solo i cacciatori» –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intendano intraprendere i Ministri interrogati e se non ritengano fondato l'appello delle associazioni ambientaliste, ovvero serio il rischio che nei prossimi anni tutto il potere sia spostato nelle mani dei produttori di armi e delle associazioni venatorie a discapito di quanto sostenuto da chi dispone della conoscenza scientifica;

   quali siano le intenzioni in merito all'Ispra – oggi sotto attacco – che è sempre stato un istituto che ha tutelato tutti gli interessi in campo, a garanzia delle associazioni agricole, ambientaliste, venatorie, delle specie animali selvatiche e non, in particolare di quelle protette e particolarmente protette, della biodiversità e della qualità degli ambienti naturali e del paesaggio e delle direttive europee.
(4-01172)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Castiraga Vidardo, in provincia di Lodi, in un'area di oltre 10.000 metri quadri, è presente l'impianto di Ecowatt Vidardo;

   l'impianto svolge l'attività di termovalorizzazione di combustibile solido secondario (Css) ricavato da rifiuti speciali non pericolosi e non riciclabili nonché biomasse di scarto, con fini di produzione di energia elettrica;

   a gennaio 2023 è stata data comunicazione dell'acquisizione per il 61,98 per cento di Ecowatt Vivardo Srl da parte del Gruppo Itelyum, operatore nel settore di gestione ambientale;

   lo scorso 18 maggio 2023 la società ha presentato alla regione Lombardia, nel sistema informativo lombardo per la valutazione di impatto ambientale, una istanza di modifica della linea esistente di termovalorizzazione di biomasse e di rifiuti non pericolosi nonché per la realizzazione di due nuove linee di termovalorizzazione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi;

   l'ampliamento della linea esistente comporterebbe un consistente aumento quantitativo di rifiuti trattabili, passando da 35.000 tonnellate a circa 54.000 tonnellate, le due nuove linee di termovalorizzazione avrebbero invece una potenzialità di circa 100.000 tonnellate;

   la capacità complessiva dell'impianto, secondo le modifiche di ampliamento proposte, aumenterebbe di ben cinque volte quella attuale, arrivando a circa 154.000 tonnellate l'anno;

   da quanto si apprende da fonti di stampa, il 22 maggio la provincia di Lodi ha chiesto alla regione un chiarimento sull'attribuzione della competenza sul provvedimento e ha evidenziato numerosi profili di criticità, in termini di inquinamento ambientale, traffico veicolare e incidenza sulla popolazione limitrofa, sottolineando come «la fattibilità di un impianto di queste dimensioni non potrà che scontrarsi con pareri contrari delle amministrazioni locali e degli abitanti»;

   la notizia del potenziale ampliamento dell'impianto ha infatti suscitato fin da subito grande apprensione non solo tra i cittadini ma anche nelle amministrazioni locali che si sono esposte in modo critico sull'iniziativa definita dallo stesso sindaco di Marudo «potenzialmente pericolosa e che sicuramente non migliorerà la qualità di vita del territorio»;

   la proposta di ampliamento aggraverebbe ancora di più l'attuale situazione del territorio lodigiano che da anni è area prediletta per l'insediamento di inceneritori e strutture logistiche;

   nel 2022 uno studio italiano condotto dalle università di Bologna e Bari e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e pubblicato sulla rivista «Science of the Total Environment», colloca il lodigiano al primo posto nazionale nella mortalità per tumori, confermando in particolare la tesi «più inquinamento, maggiori tumori» già evidenziata nel 2021 dall'epidemiologo Paolo Crosignani, già direttore dell'Unità complessa di epidemiologia ambientale dell'istituto dei tumori di Milano, per il quale «per l'inquinamento i lodigiani perdono un anno e mezzo di vita ogni anno»;

   al concreto danno per la salute dei cittadini delle zone interessate, si affianca l'annoso problema dell'incessante consumo del suolo: il rapporto 2022 di Ispra ha sottolineato come la cementificazione in Lombardia stia crescendo in modo esponenziale segnalando nella provincia di Lodi un consumo del suolo nel 2021 di oltre 9.500 ettari –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, con interlocuzioni con gli enti preposti, il gruppo proponente e i sindaci dei comuni coinvolti, per scongiurare che l'annunciato ampliamento dell'impianto Ecowatt Vidardo nel lodigiano possa aggravare l'attuale situazione di inquinamento ambientale e mettere quindi in pericolo la salute dei cittadini.
(4-01174)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOSCHI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «legge Ronchey» (legge n. 4 del 1993) ha introdotto la possibilità di dare in gestione a imprese private i cosiddetti «servizi aggiuntivi» dei musei e il decreto legislativo n. 42 del 2004 recante il codice dei beni culturali e del paesaggio ha ampliato questa fattispecie;

   il Ministro interrogato nelle sue comunicazioni sulle linee programmatiche del dicembre 2022 ha evidenziato che l'Italia, definita superpotenza culturale globale, in realtà registra solo cinque siti a pagamento in cui si supera il milione di visitatori e che si rende necessario attuare politiche per portare cittadini e turisti italiani e stranieri, a frequentare di più i musei e le aree archeologiche meno frequentate;

   per raggiungere questo condivisibile obiettivo è necessario investire in managerialità, innovazione e multicanalità, favorendo altresì accordi con tour operator internazionali, di numerose competenze e di altissima efficienza e reattività;

   da indiscrezioni di stampa inizialmente è sembrato che il Mic, nell'annunciare alle direzioni museali il lancio di una nuova piattaforma pubblica, avesse inteso fare a meno dei concessionari dei servizi aggiuntivi, cioè delle imprese che operano per la valorizzazione, gestione dei beni e delle attività culturali;

   in un articolo del Sole 24 Ore del 15 maggio 2023 è stato poi riassunto il contenuto di una comunicazione del direttore generale della Direzione musei, dottor Massimo Osanna, che sembrerebbe fare marcia indietro perché precisa che, nell'ambito dei processi di digitalizzazione e innovazione previsti dal Pnrr, sarà realizzata una piattaforma che consentirà «la gestione di servizi di biglietteria online, colmando una enorme lacuna, se si considera che attualmente, dei 498 luoghi della cultura, solo circa 75 sono gestiti da un concessionario», consentendo l'accesso ai luoghi della cultura, anche quelli gratuiti, attraverso il proprio dispositivo mobile o sito web;

   la medesima comunicazione sembra quindi stabilire che «la piattaforma non è concepita come esclusivo canale di biglietteria online ma è predisposta in modo da potersi interfacciare con altri provider di bigliettazione online per consentire ai luoghi della cultura che hanno già un concessionario e hanno in essere sistemi di e-ticketing di continuare a utilizzarli»;

   la cultura è uno dei settori nei quali lo Stato deve investire e anche grazie al Pnrr da alcuni anni gli investimenti sono aumentati, ma ciò non vuol dire rinnegare il ruolo, la capacità di innovazione, la volontà di investire del privato, anche perché lo sviluppo, in particolare dei siti cosiddetti minori, può avere un forte impulso da una virtuosa sinergia pubblico-privato;

   questo è particolarmente vero nel Mezzogiorno, territorio ricco di luoghi della cultura, musei e parchi archeologici, che con poche eccezioni sono purtroppo meno visitati, anche se egualmente ricchi di capolavori –:

   come il Ministro interrogato intenda intervenire sui sistemi di integrazione fra il settore pubblico e il settore privato per i piccoli come per i grandi attrattori culturali, al fine di favorire una proficua cooperazione, ispirandosi al principio di sussidiarietà;

   se intenda, quindi, confermare i sistemi di integrazione fra il settore pubblico e il settore privato già introdotti a partire dalla cosiddetta «legge Ronchey» di trenta anni fa, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del settore.
(5-00993)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il tratto costiero che va da capo Palinuro a Sapri è caratterizzato da un susseguirsi di cale e spiagge delimitate da alte pareti rocciose che, oltre ad ospitare particolari endemismi e specie protette, hanno un elevatissimo valore identitario al punto da essere parte dell'iconografia del Cilento;

   la suddetta area è interamente, sottoposta a vincolo paesaggistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004 (decreto ministeriale 13 febbraio 1959) ed è compresa nel piano territoriale paesistico «Cilento costiero», approvato con decreto ministeriale 4 ottobre 1997 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1998, che la classifica come «Zona di conservazione integrale e riqualificazione ambientale (C.I.R.A.)», rientra nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è classificata sito di importanza comunitaria Sic «Pareti rocciose di Cala del Cefalo» (IT8050038) ed è compresa nella lista dei patrimoni dell'Unesco dal 1998;

   a far data dal dicembre 2022 il sindaco del comune di Camerata, invocando impropriamente le procedure di somma urgenza – che a suo parere gli avrebbero consentito di ignorare qualsiasi vincolo di legge, ivi incluso quello posto a tutela del paesaggio – ha avviato la demolizione di parte del complesso costituito dalla falesia, dai massi ciclopici e dalla vegetazione spontanea, prospiciente la strada provinciale 562 tra Marina di Camerota a Palinuro, nel tratto compreso tra cala Finocchiara e spiaggia La Vela, all'altezza del chilometro 5+500 e il chilometro 5+700, in assenza delle autorizzazioni che pure sarebbero state necessarie per qualsiasi attività (autorizzazione paesaggistica, parere dell'Ente Parco, Valutazione di incidenza ex Direttiva 92/43/CEE «Habitat»);

   gli ordini di sospensione dei lavori impartiti e reiterati dalla Soprintendenza Abap di Salerno e dall'Ente parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non sono valsi ad arrestare le demolizioni che, iniziate nel mese di febbraio 2023 con mezzi meccanici, sono proseguite in dispregio degli ordini impartiti fino a tutto il mese di maggio, anche con plurime e devastanti esplosioni, che hanno creato ulteriori e ancora non quantificabili dissesti del monumentale complesso paesaggistico;

   la grottesca vicenda è stata già oggetto di due interrogazioni parlamentari presentate dall'interrogante, la prima al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica e la seconda al Ministro della giustizia, in relazione ad eventuali omissioni o ritardi da parte della competente procura della Repubblica che, seppur tempestivamente informata dell'evolversi dei fatti, non ha ritenuto di impedire, con proprio provvedimento cautelare e urgente ex articoli 253 e 321 del codice di procedura penale, che le supposte violazioni di legge fossero portate a ulteriori conseguenze, né che, con le progressive e incontrastate attività, fosse alterato lo stato dei luoghi la cui conoscenza era indispensabile per l'accertamento dei fatti;

   a parere dell'interrogante, infine, la mancata applicazione o la violazione delle norme contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio in attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, come nel caso di specie, delegittimano l'operato stesso del Ministero della cultura che alla tutela di quel patrimonio è istituzionalmente preposto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e quali iniziative di propria competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere affinché le disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio in attuazione dell'articolo 9 della Costituzione vengano costantemente e rigorosamente applicate in maniera tale da scongiurare gravi e irreversibili danni al patrimonio paesaggistico.
(4-01176)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le associazioni Ristretti Orizzonti, la Conferenza nazionale volontariato giustizia, Sbarre di zucchero insieme ad altre 149 associazioni che si occupano del mondo carcerario hanno dato avvio ad una campagna volta a consentire ai detenuti ristretti nelle carceri italiane di poter continuare ad avere contatti a distanza tramite video chiamate e telefonate con i propri affetti così come disposto durante il periodo dell'emergenza Covid;

   nel 2022 negli istituti penitenziari italiani si sono suicidati 84 detenuti: è il numero più alto dal 1990, l'anno in cui è iniziata la raccolta dei dati;

   il tema dei suicidi in carcere è ormai una emergenza su cui occorre intervenire immediatamente e l'individuazione di forme di comunicazione che consentano ai detenuti di aumentare le connessioni con l'esterno del carcere può rappresentare un deterrente, come peraltro sostiene anche lo psichiatra Diego De Leo, studioso di suicidologia, il quale, come riporta un articolo del 4 maggio 2023 pubblicato sul sito «ristretti.org», ha affermato che: «Aumentare le opportunità di comunicazione e le connessioni con il mondo “di fuori” non solo renderebbe più tollerabile la vita all'interno dell'istituto di detenzione, ma sicuramente aiuterebbe nel prevenire almeno alcuni dei troppi suicidi che avvengono ancora nelle carceri italiane»;

   secondo l'articolo 15 dell'ordinamento penitenziario il trattamento del condannato e dell'internato è svolto anche «agevolando opportuni contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia»;

   come riporta il già citato articolo pubblicato sul sito «ristretti.org», il 4 maggio 2023, un detenuto ha scritto: «Poter telefonare ogni giorno a casa aveva aiutato la mia famiglia a ritrovarsi. Ora ritornare da una telefonata al giorno a una telefonata a settimana di dieci minuti significa riperdersi. Questo periodo lo ricorderemo con i miei cari per esserci persi di nuovo»;

   durante l'emergenza Covid è stata adottata una buona soluzione che ha contribuito a mantenere i detenuti più sereni grazie al rafforzamento dei loro affetti, introducendo la possibilità di effettuare videochiamate e telefonate quotidiane così da permettere alle persone detenute di chiamare casa molto più spesso, in alcune carceri anche ogni giorno, e, attraverso le videochiamate rivedere le loro case e le famiglie lontane;

   le regole pre-pandemia prevedono 10 minuti di telefonata a settimana e 6 ore di colloquio al mese, il che vuol dire, ad esempio, che un genitore detenuto può dedicare al figlio al massimo tre giorni all'anno –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato al fine di contrastare il numero elevato di suicidi negli istituti penitenziari italiani, tra cui il mantenimento della possibilità di effettuare videochiamate e telefonate quotidiane, così come avvenuto durante il periodo di emergenza sanitaria, senza tornare alle regole pre-pandemia, al fine di garantire per tutte le persone detenute un effettivo esercizio del diritto all'affettività in carcere;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia pienamente garantito il diritto alla salute, anche psicologica, delle persone ristrette.
(4-01171)


   PELLICINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Busto Arsizio, nella seduta del 25 maggio 2023, preso atto dell'insostenibile situazione in cui da tempo versa l'Ufficio del giudice di pace di Busto Arsizio, con sede dislocata nel comune di Gallarate, ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il Foro di Busto Arsizio, dopo aver premesso che:

    presso il citato ufficio vengono iscritti a ruolo annualmente più di 5.000 procedimenti nel settore civile e sopravvengono circa 300 nuovi processi nel settore penale;

    l'Ufficio ha in forza soltanto tre giudici di pace (ora Gop) nel settore civile (di cui uno peraltro è anche impegnato nel settore penale) e uno solo nel settore penale;

    per far fronte alla grave carenza, sono stati recentemente applicati dal Presidente del tribunale due Gop per un limitato periodo di tempo;

    inoltre va rilevato che, quanto al personale amministrativo, rispetto ad una pianta organica di nove unità, se ne trovano effettivamente in servizio solamente tre a tempo pieno e una a tempo parziale;

    proprio in ragione delle gravi carenze citate, le udienze di precisazione delle conclusioni in sede civile vengono rinviate di tre anni (attualmente al mese di aprile 2026);

    la dilatazione dei tempi è destinata a peggiorare, in ragione dell'estensione della competenza per valore del giudice di pace a seguito della cosiddetta riforma Cartabia;

    è stato evidenziato che le cancellerie sono costrette a restare aperte al pubblico soltanto in giorni e a orari ridotti e a restare chiuse per il resto del tempo, allo scopo di poter organizzare il lavoro essenziale;

    inoltre, nei casi di improvvisa malattia o assenza del personale di cancelleria, gli uffici assai frequentemente rimangono chiusi senza alcun preavviso all'utenza, con evidenti disagi e disservizi per tutti;

    predetta situazione ha causato un'intollerabile difficoltà per gli avvocati e per gli utenti tutti nell'accesso alla giustizia e nella gestione dei propri tempi;

    tra l'altro, il territorio di Busto Arsizio è uno dei più dinamici a livello nazionale dal punto di vista imprenditoriale, pertanto, il malfunzionamento dell'ufficio del giudice di pace sta creando pregiudizio, oltre che ai cittadini, anche a moltissime imprese, le quali, a causa dei ritardi della giustizia, rischiano di perdere terreno in tema di competitività;

    sarebbe pertanto auspicabile che la pianta organica amministrativa dell'ufficio sia effettivamente ed interamente coperta e che siano assegnati all'ufficio nuovi magistrati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di consentire all'ufficio del giudice di pace di Busto Arsizio di tornare ad operare con efficacia ed efficienza.
(4-01175)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   PADOVANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cipe, ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge n. 152 del 1991 (legge di conversione n. 203 del 1991), avviava il programma di edilizia residenziale inteso a favorire la mobilità dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato, deliberando, in particolare, un periodo minimo di locazione non inferiore a 12 anni e la decadenza automatica dell'assegnazione alla data di cessazione dell'incarico di servizio (punto 5 della deliberazione 20 dicembre 1991 del Cipe);

   in data 13 novembre 1997 il prefetto di Verona stipulava una convenzione con l'Ater per la realizzazione di 70 alloggi di edilizia agevolata con vincolo di locazione di 23 anni per il personale della polizia di Stato;

   in data 7 febbraio 2005 veniva sottoscritto per i citati alloggi un contratto di locazione a canoni agevolati, secondo i principi di proporzionalità ai redditi degli assegnatari, proprio per non penalizzare i dipendenti impegnati nella lotta alla criminalità organizzata;

   l'articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, dispone espressamente ai commi 1-bis e 1-ter che «Gli alloggi concessi ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152 [...] rimangono in godimento del locatario anche qualora il locatario stesso sia riformato totalmente o parzialmente per malattia, anche non dipendente da cause di servizio. Nel caso di pensionamento dell'assegnatario, i predetti alloggi rimangono assegnati in locazione per un periodo di ulteriori tre anni dalla cessazione dall'incarico. Nel caso di decesso dell'assegnatario, i predetti alloggi rimangono assegnati in locazione al coniuge o agli aventi diritto, che ne facciano richiesta, per un periodo di ulteriori tre anni a partire dal decesso dell'assegnatario. Gli alloggi finanziati in tutto o in parte ai sensi dell'articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152 [...] possono essere alienati dagli enti proprietari e trasferiti in proprietà agli assegnatari, prima del periodo indicato al punto 5 della deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica del 20 dicembre 1991, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 15 del 20 gennaio 1992, e prima del periodo eventualmente indicato da convenzioni speciali concernenti i singoli interventi. Nel caso in cui l'assegnatario acquisti l'immobile esso viene automaticamente liberato dal vincolo di destinazione»;

   nel corso degli anni tali alloggi sono stati liberati e riassegnati a seguito del trasferimento del personale, ma una decina di immobili sono stati locati per più di 18 anni dagli stessi dipendenti che, a causa di stipendi modesti, nonostante il loro contribuito negli anni alla lotta alla criminalità, non hanno potuto acquistare una casa di proprietà;

   oggi, tale personale, raggiunta l'età della pensione, si trova, insieme alla propria famiglia, nella grave situazione di dover abbandonare gli immobili, senza alcuna possibilità di riscatto e in un caso secondo quanto consta all'interrogante l'Ater avrebbe addirittura attivato la procedura di sfratto giudiziario;

   per quanto consta all'interrogante, altre regioni, come ad esempio la Puglia, hanno previsto la possibilità per i dipendenti di acquistare l'alloggio assegnato, come previsto per legge;

   a parere dell'interrogante, sarebbe opportuno offrire al personale di polizia, trasferito per motivi di servizio e, peraltro, impegnato al servizio dello Stato, spesso in operazioni di contrasto alla criminalità organizzata, la possibilità di assicurare a sé e alle proprie famiglie una stabilità abitativa –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per promuovere una disciplina uniforme sul territorio nazionale che consenta al personale dipendente delle amministrazioni dello Stato, assegnatario di un alloggio di edilizia agevolata, di riscattare gli alloggi assegnati dopo un apprezzabile periodo di anni di locazione, in linea con la legge citata in premessa.
(4-01169)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Libero Consorzio Comunale di Siracusa versa in stato di dissesto finanziario dal 2018, dichiarato con deliberazione del consiglio provinciale n. 15 dell'11 maggio 2018;

   tra i fattori che hanno contribuito a rendere disastrosa la situazione finanziaria di questa, come di altre ex province siciliane, rientrano la riduzione e/o azzeramento dei trasferimenti statali e il cosiddetto prelievo forzoso operato dallo Stato a partire dal 2012 attraverso il contributo di finanza pubblica;

   l'ex provincia di Siracusa, oltre ad aver visto praticamente un blocco nell'erogazione delle funzioni essenziali assegnate, si è trovato in condizione di non poter pagare regolarmente gli stipendi ai propri dipendenti;

   seppur negli anni, grazie agli interventi del M5S, nella direzione della riduzione del prelievo forzoso da un lato e dello stanziamento di fondi per la manutenzione di strade e scuole dall'altro, si è cercato di alleggerire il peso della gestione ordinaria, le difficoltà gestionali legate alla carenza di risorse finanziarie causate dal perdurante contributo alla finanza statale continuano a creare notevoli difficoltà nella gestione delle fondamentali attività istituzionali di questo ente;

   nel febbraio 2022, data l'estrema difficoltà di poter raggiungere entro l'anno il riequilibrio in funzione del persistente forte disavanzo e al fine di scongiurare l'ipotesi di un conseguente secondo dissesto, dato che il 2022 era l'ultimo anno del quinquennio concesso dal Tuel per la chiusura della procedura, è stato approvato l'emendamento al cosiddetto «mille proroghe» che ha concesso ulteriori cinque anni alle province in dissesto per dimostrare l'equilibrio finanziario, a patto che avessero presentato una ipotesi di bilancio riequilibrato entro il 2022;

   l'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, tuttavia, presenta ancora un forte squilibrio di parte corrente pari ad oltre 4 milioni di euro e permangono immutate le criticità legate agli accantonamenti obbligatori che hanno fatto registrare un disavanzo finale totale di 57 milioni nel preconsuntivo 2021;

   l'ente lamenta che a fronte dei significativi trasferimenti per gli interventi relativi alla viabilità ed alle scuole pervenuti sia dalla regione che dallo Stato per spese in conto capitale, non vi è stato un analogo flusso di risorse per gli interventi di parte corrente;

   il problema resta il mantenimento del prelievo forzoso che, seppur ridotto rispetto ad alcuni anni fa, rimane consistente;

   la gestione provvisoria dell'ente è avvenuta esclusivamente grazie all'anticipazione del tesoriere a titolo oneroso, con il pagamento, tuttavia, degli interessi passivi –:

   quali iniziative urgenti di competenza i Ministri interrogati intendano adottare in materia di prelievo forzoso nei riguardi delle ex province e, nello specifico, di quelle che siano in situazione di pre-dissesto e dissesto finanziario e quali altre finalizzate a consentire agli enti in dissesto di giungere ad un risanamento della condizione finanziaria, che non può prescindere da una revisione sostanziale del contributo alla finanza statale, sia per le quote arretrate che per quelle correnti, permettendo così agli stessi di tornare ad una sana ed efficiente gestione dei servizi.
(3-00469)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ONORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in base agli ultimi dati pubblicati sul portale dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) sul totale di oltre 65 milioni di cittadini italiani 6.041.037, risultano essere residenti all'estero (Aire);

   le prossime elezioni dei membri del Parlamento europeo si terranno dal 6 al 9 giugno 2024;

   per quanto concerne i cittadini italiani residenti oltre confine, l'esercizio del diritto di voto all'estero risulta essere fondamentale;

   in generale, i cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti all'Aire possono esercitare il diritto di voto all'estero nel luogo di residenza per le elezioni dei membri della Camera e del Senato, per i referendum abrogativi e costituzionali di cui agli articoli 75 e 138 della Costituzione e per le elezioni dei membri del Parlamento europeo (Pe) spettanti all'Italia;

   nel dettaglio, il voto all'estero per l'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo disciplinato dalla legge 24 gennaio 1979 n. 18 e dal decreto-legge del 24 giugno 1994, n. 408 (convertito in legge 3 agosto 1994, n. 483). In base alla suddetta normativa, alle elezioni del Parlamento europeo possono partecipare solo i connazionali residenti in un Paese membro dell'Unione europea (UE) e iscritti all'Aire (tali connazionali possono anche optare per partecipare all'elezione dei rappresentanti al Parlamento europeo spettanti al Paese membro di residenza);

   in base alla normativa vigente, invece, i cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea potranno esercitare il diritto al voto nel contesto delle prossime elezioni parlamentari europee solamente se si recheranno in Italia;

   oltre ai connazionali italiani, i cittadini di Bulgaria, Cipro, Danimarca e Grecia residenti all'estero in Paesi extra Unione europea potranno votare per le menzionate elezioni esclusivamente nel Paese d'origine. Invece gli altri Paesi membri dell'Unione europea prevedono la possibilità per i propri cittadini residenti all'estero in Paesi extra Unione europea di votare presso l'ambasciata o il consolato del Paese di origine –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di consentire ai cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea di votare alle prossime elezioni parlamentari europee senza doversi recare in Italia;

   se non si ritenga necessario valutare la possibilità di adottare iniziative volte a modificare la menzionata normativa al fine di contemplare adeguate garanzie in termini di esercizio di diritto di voto anche rispetto alla specifica categoria dei cittadini italiani residenti all'estero in Paesi al di fuori dell'Unione europea.
(5-00994)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   TASSINARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione della situazione eccezionale, caratterizzata dalle misure di contenimento atte a prevenire il contagio da COVID-19, l'articolo 103, comma 2, del decreto-legge n. 18 del 2020 ha sospeso per l'intera durata dello stato di emergenza i termini dei procedimenti amministrativi e prorogato gli effetti degli atti amministrativi in scadenza fino a 90 giorni dopo la cessazione del ridetto stato di emergenza;

   in materia di formazione obbligatoria di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha precisato che, in coerenza con le disposizioni sopra citate, la mancata effettuazione dell'aggiornamento non precludeva lo svolgimento dell'attività lavorativa che avrebbe dovuto riprendere dopo la fine dell'emergenza sanitaria;

   l'ispettorato nazionale del lavoro, anche in forza dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 146 del 2021 che ha previsto il rafforzamento dei controlli in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (articolo 13), sta procedendo a controlli documentali sull'adempimento degli obblighi di formazione obbligatoria relativi agli ultimi cinque anni: detti controlli stanno riguardando, fra le altre, piccole attività con rischi bassi come ad esempio mercerie, negozi di abbigliamento, farmacie, parafarmacie, parrucchiere, profumerie, cartolibrerie, bar, etc.;

   le verifiche documentali effettuate in micro-attività (anche con un solo dipendente) hanno portato alla irrogazione ai datori di lavoro di numerosissime e cospicue sanzioni (per un importo di 1.500,00 euro in alternativa all'arresto da due a quattro mesi), per l'omessa formazione dei lavoratori assunti durante il periodo della pandemia, lavoratori per i quali il rilascio del relativo attestato di formazione della sicurezza sul lavoro risultava successivo all'assunzione, ovvero per aver il datore di lavoro ottenuto l'attestato del corso di formazione di Rspp (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) in una data posteriore rispetto all'apertura dell'attività o alla stesura del documento di valutazione dei rischi (sanzione pecuniaria di circa 1.800 euro);

   ciò è avvenuto in ragione delle sospensioni e dei ritardi nell'approntare i corsi di formazione da parte degli enti di formazione preposti, a causa della pandemia da COVID-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al riguardo.
(4-01173)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   CASU. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2019 viene emanato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali il decreto n. 74 «Adozione del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro»;

   in data 1° luglio 2021 la Giunta regionale siciliana ha attivato le «procedure di concorso per il potenziamento del personale dei centri per l'impiego – iniziative»;

   con decreto n. 5040 del Dirigente generale del Dipartimento della funzione pubblica e del personale – Regione Siciliana – Assessorato regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica, del 23 dicembre 2021, è stato bandito un concorso pubblico per titoli ed esami per l'assunzione di 487 unità di personale a tempo pieno e indeterminato (categoria C) per il potenziamento dei centri per l'impiego in Sicilia: 176 vincitori ricopriranno il ruolo di istruttore amministrativo contabile (Cpi-Iac) e 311 quello di istruttore operatore mercato del lavoro (Cpi-Oml);

   a quanto si apprende da notizie di stampa, la selezione è stata gestita dal Formez come curatore della procedura pubblica, le prove scritte si sono svolte nel maggio 2022 e vi hanno preso parte circa 25 mila candidati. Successivamente una commissione designata dalla Regione Siciliana ha attribuito i punteggi per i titoli ai candidati considerati idonei (1622 e 955 rispettivamente per il profilo Cip-Iac e Cip-Oml) e, con due distinti decreti del Dirigente generale del Dipartimento della funzione pubblica e del personale – Regione Siciliana – Assessorato regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica (n. 4267 del 19 ottobre e n. 5109 del 29 novembre 2022), sono state approvate le due graduatorie e proclamati i vincitori. L'operato della commissione è stato, però, soggetto a numerosi ricorsi al Tar, tanto che il 26 aprile 2023 la Regione Siciliana ha pubblicato due avvisi pubblici per comunicare l'avvio del procedimento di annullamento delle due graduatorie e la convocazione della commissione chiamata a riesaminare i titoli dei candidati idonei, senza tuttavia definire tempi certi che, invece, sono necessari per i candidati idonei ma anche per rispondere alle esigenze di rafforzamento dei Cpi ed, in generale, delle Ppaa;

   al riguardo si ricorda che nell'ambito della conversione del decreto-legge n. 44 del 2023 relativo alla Pa (A.C. 1114), per iniziativa del Gruppo del Partito Democratico è stato approvato un emendamento che autorizza le amministrazioni centrali e le Agenzie a stipulare convenzioni volte ad attingere il necessario personale tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei nei concorsi Ripam, e che in data 6 giugno 2023, sempre durante la conversione del citato decreto, è stato approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad agire affinché le convenzioni autorizzate siano stipulate nel più breve lasso di tempo possibile –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in merito alle questioni sopra esposte e quali urgenti iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, anche alla luce dell'impegno assunto nell'ambito dell'iter di conversione del cosiddetto decreto Pa in merito allo scorrimento delle graduatorie Ripam in corso di validità, al fine di rispondere celermente alla carenza di personale nei centri per l'impiego (Cpi).
(3-00470)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in una nota congiunta diffusa nei giorni scorsi l'Ema (l'Agenzia Ue del farmaco) e l'Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sollecitano le autorità nazionali ad agire tempestivamente per la realizzazione della campagna di vaccinazione anti-Covid;

   per le due più importanti istituzioni sanitarie europee il Covid circola ancora e resta una minaccia soprattutto per i più fragili. In tal senso: «una vaccinazione tempestiva in vista di una potenziale ondata di casi di COVID-19 in autunno e nell'inverno è essenziale per proteggere le persone dalla forma grave della malattia ed evitare che i sistemi sanitari siano sopraffatti»;

   ci si riferisce, in particolare, alle «persone di età pari o superiore a 60 anni, persone con un sistema immunitario indebolito e condizioni sottostanti che le espongono a un rischio maggiore indipendentemente dall'età e le donne incinte»;

   inoltre, per Ema ed Ecdc la vaccinazione degli operatori sanitari dovrebbe poi «essere presa in considerazione anche a causa della loro probabile maggiore esposizione a nuove ondate di Covid e del loro ruolo chiave nel funzionamento dei sistemi sanitari»;

   le due istituzioni europee suggeriscono anche di ricorrere ai nuovi vaccini adattati alle varianti di Omicron a cui si sta lavorando da tempo e che dovrebbero essere pronti per il prossimo autunno, assicurando – in tal modo – una maggiore protezione contro le ultime varianti della famiglia XBB.1;

   è fondamentale che anche l'Italia cominci a predisporre tutte le iniziative necessarie per essere pronti con la nuova campagna vaccinale in autunno, partendo se possibile già da inizio novembre con le prime somministrazioni;

   la platea delle potenziali vaccinazioni coincide di fatto con quella dell'influenza e se si contano solo gli over 60 si arriva a 18 milioni di italiani a cui aggiungere almeno 2 milioni tra soggetti fragili e operatori sanitari;

   tuttavia, nei documenti istituzionali nazionali, al momento, non sono indicate le linee guida circa l'organizzazione della campagna vaccinale anti-Covid per i prossimi mesi. Anche il nuovo Piano nazionale della prevenzione vaccinale 2023-2025, non ancora approvato dalla conferenza delle regioni e delle province autonome, a oltre un anno e mezzo dal termine dei lavori del tavolo tecnico incaricato dal Ministero della salute di perfezionare la proposta di Piano (31 dicembre 2021) e a quasi un anno dal termine della revisione dei contenuti dello stesso piano da parte del gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni (22 maggio 2022), non contiene, nella versione pubblicata, riferimenti al COVID-19, anche se è certo che la convivenza con il virus durerà alcuni anni;

   in aggiunta a ciò, anche all'interno del calendario vaccinale allegato al piano, che d'ora in avanti potrà seguire un percorso di aggiornamento distinto rispetto al Piano in funzione degli scenari epidemiologici, delle evidenze scientifiche e dell'innovazione in campo biomedico, la vaccinazione anti-Covid non è citata neanche con riferimento specifico agli individui over 60 e fragili;

   la vaccinazione è lo strumento di prevenzione più costo-efficace nel contrastare e prevenire le infezioni, le morti premature a essa correlate e la sostenibilità dei sistemi sanitari e dei sistemi socio-economici –:

   quali siano i tempi previsti per l'approvazione del Piano nazionale della prevenzione vaccinale 2023-2025, ancora in attesa del via libera dalla conferenza delle regioni e delle province autonome, a oltre un anno e mezzo dal termine dei lavori del tavolo tecnico incaricato dal Ministero della salute di perfezionare la proposta di piano e a quasi un anno dal termine della revisione dei contenuti dello stesso piano da parte del gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni;

   quali iniziative di competenza si intendano promuovere per sostenere le coperture vaccinali per tutti i vaccini inseriti nel calendario vaccinale e rafforzare gli sforzi per superare la «vaccine fatigue», definita in letteratura come l'inerzia o «l'inazione delle persone nei confronti delle informazioni sui vaccini a causa del burden percepito e del bournout», che si sta manifestando con sempre maggiore intensità nel nostro Paese.
(5-00996)