CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 ottobre 2018
71.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018. (Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati).

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminati, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis), l'annesso, recante la relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, e i documenti allegati;
   preso atto che la Nota reca un aggiornamento del quadro tendenziale e di quello programmatico, con riferimento tanto alle grandezze macroeconomiche quanto agli obiettivi di finanza pubblica, alla luce dell'evoluzione del quadro macroeconomico rispetto allo scenario in cui si era inquadrato il Documento presentato in primavera;
   apprezzato che, nella cornice delle grandezze macroeconomiche aggiornate, si collocherà una strategia di politica economica profondamente diversa da quelle precedenti, i cui obiettivi sono l'aumento significativo del tasso di crescita, la riduzione del tasso di disoccupazione e l'evoluzione del rapporto debito/PIL su uno stabile sentiero di riduzione;
   considerato che tale strategia si fonderà su una politica fiscale meno restrittiva, con un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021, ritenuto compatibile sia con le esigenze di stimolo all'economia sia con la volontà di mantenere una gestione delle finanze pubbliche stabile ma più graduale e meglio congegnata rispetto allo scenario tendenziale;
   considerato che, attraverso un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica 2019-2021, il Governo intende introdurre il Reddito di cittadinanza che, pur connotandosi come intervento di sostegno ai redditi, costituisce allo stesso tempo una misura di attivazione, essendo legato alla messa in atto di politiche attive sul mercato del lavoro;
   tenuto conto che, contestualmente all'introduzione del Reddito di cittadinanza, il Governo intende avviare la riforma dei Centri per l'impiego, per consentire l'incontro in tempo reale della domanda e dell'offerta di lavoro e rendere omogenee le prestazioni fornite, realizzando, attraverso un piano di assunzioni di personale qualificato, una rete capillare in tutto il territorio nazionale;
   apprezzata l'intenzione di rivedere il sistema pensionistico, attraverso l'introduzione della cosiddetta «quota 100», per permettere l'accesso anticipato al pensionamento e consentire ai giovani di avere accesso al mercato del lavoro, dando modo, nel contempo, alle imprese di ringiovanire la forza lavoro;
   osservato che, tra i disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica 2019-2021, il Governo intende presentarne uno contenente misure volte a favorire l'efficienza delle pubbliche amministrazioni, che, tra gli altri interventi, prevede anche l'introduzione di strumenti biometrici per verificare le presenze dei lavoratori pubblici, l'adeguamento dei fondi destinati al trattamento economico accessorio del personale, in proporzione al numero Pag. 183delle nuove assunzioni, la possibilità per le pubbliche amministrazioni di assumere personale a tempo indeterminato in misura pari al 100 per cento del personale cessato dal servizio nell'anno precedente, reclutando, in via prioritaria, figure professionali con elevate competenze in specifiche materie, nonché di procedere, nel triennio 2019-2021, all'effettuazione di assunzioni, mediante scorrimento delle graduatorie ovvero tramite apposite procedure concorsuali indette in deroga alla normativa vigente in materia di mobilità del personale e senza la necessità della preventiva autorizzazione, da svolgersi secondo procedure semplificate e più celeri;
   apprezzato l'impegno al potenziamento della lotta alle false cooperative, costituite solo per sfuggire alle norme a tutela del lavoro, e al contrasto al lavoro sommerso e irregolare, con la previsione della sanzione dell'esclusione temporanea dalla partecipazione alle gare pubbliche;
   considerato che la Nota di aggiornamento dà conto anche dell'intenzione del Governo di intervenire anche in favore delle donne lavoratrici, con carriera discontinua, e della famiglia, attraverso l'introduzione di incentivi alla genitorialità;
   rilevato che ulteriori interventi sono previsti per rendere il lavoro a tempo indeterminato più conveniente rispetto ad altre forme di lavoro, per sostenere l'occupazione dei giovani, anche attraverso lo sblocco del turn over nella Pubblica Amministrazione secondo principi meritocratici e la riduzione del costo del lavoro, nonché, infine, per migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro, anche mediante modifiche al Testo Unico sulla Sicurezza, prevedendo adempimenti semplificati per le PMI ed aumentando le risorse da destinare al personale addetto ai controlli e alla verifica della corretta applicazione delle normative in materia,
   esprime

PARERE FAVOREVOLE

Pag. 184

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018. (Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, ROMINA MURA, VISCOMI, ZAN.

  La XI Commissione,
   esaminata – per le parti di propria competenza – la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis) che rappresenta il principale documento di politica economica e di bilancio con il quale il Governo, in una prospettiva di medio-lungo termine, traccia gli impegni e gli indirizzi delle politiche pubbliche di consolidamento finanziario e di spesa;
   premesso che la presente Nota è stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dall'articolo 7, comma 2, lettera b) della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e determinando, conseguentemente, una compressione del tempo necessario per l'esame parlamentare del documento. Inoltre, la Nota desta forti preoccupazioni per il futuro del paese perché presenta una errata strategia di rafforzamento dell'economia nazionale, peggiora la nostra esposizione agli effetti dell'instabilità finanziaria, non determinata dai solidi fondamentali economici dell'Italia ma dalla scarsa credibilità internazionale del Governo, e rischia di compromettere la fiducia faticosamente acquisita grazie ai Governi della scorsa legislatura, che ha consentito di percorrere dal 2014 un chiaro sentiero di ripresa caratterizzato da tassi di crescita del PIL sempre maggiori e da una costante diminuzione del debito pubblico;
   considerato che il documento in esame ammette di proporsi, in osservanza del cosiddetto Contratto di Governo, «ambiziosi obiettivi in campo economico e sociale, dall'inclusione al welfare, dalla tassazione all'immigrazione. Vi è inoltre una pressante esigenza di conseguire una crescita più sostenuta dell'economia e dell'occupazione e di chiudere il divario di crescita che l'Italia ha registrato nei confronti del resto d'Europa nell'ultimo decennio»;
   premesso che tale ambizione comporterà un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021, nella speranza di conseguire una crescita del PIL di almeno l'1,5 per cento nel 2019 e l'1,6 per cento nel 2020 e, nel lungo periodo, addirittura una crescita più forte rispetto al resto dell'Europa;
   ritenuto che la manovra tracciata non appare realmente in grado di promuovere una crescita dell'economia e dell'occupazione tale da generare le ottimistiche previsioni di crescita indicate dal Governo ed invece è già possibile verificare le negative reazioni dei mercati finanziari ed azionari, con il brusco innalzamento dei differenziali sugli interessi dei nostri titoli pubblici ed il corrispondente calo delle quotazioni dai valori di borsa;
   premesso che le prime valutazioni espresse dagli organismi comunitari sugli aggregati macroeconomici indicati dalla manovra sono state negative e giudizi altrettanto critici sono stati mossi dal Fondo monetario internazionale, dalla Pag. 185Corte dei Conti, dalla Banca d'Italia e, da ultimo, dall'Ufficio parlamentare di bilancio;
   considerato che tali andamenti si inseriscono in una nuova congiuntura che, come rilevato dalla stessa nota di variazione, risente marcatamente del peggioramento delle esportazioni, originato dall'affermarsi di politiche commerciali e industriali di stampo protezionistico; un approccio perseguito da quei governi che paradossalmente vengono indicati dalle forze di Governo come modelli di riferimento e come partner politici privilegiati;
   evidenziato che sui temi di più stretta competenza della Commissione Lavoro si deve registrare, da una parte, una lettura delle politiche del lavoro tutta piegata all'obiettivo dell'introduzione del reddito di cittadinanza, dall'altra, il tentativo di tradurre l'altra promessa elettorale del superamento del vigente regime previdenziale. Entrambi gli strumenti e le proposte a forte sapore propagandistico e dagli effetti finanziari tutti da delineare nel concreto;
   appare fondamentale rammentare che – come lo stesso documento è costretto ad ammettere – la profonda opera riformatrice portata avanti dai Governi a guida PD lascia in eredità un andamento dell'occupazione che nella prima metà dell'anno è stato positivo, con una crescita tendenziale dell'1,2 per cento in termini di occupati. Nel secondo trimestre, il numero di occupati (RCFL) e le ore lavorate sono cresciute rispettivamente dell'1,7 e dell'1,5 per cento sul corrispondente periodo del 2017 e il tasso di occupazione ha raggiunto il 59,1 per cento, con il tasso di disoccupazione in discesa al 10,7 per cento – i migliori risultati in tempi recenti;
   considerato che il mercato del lavoro esce rafforzato dalle misure varate nella passata legislatura: le misure di riduzione del costo del lavoro, rese infine strutturali dall'ultima legge di bilancio, attraverso il taglio dei contributi previdenziali, per un periodo massimo di trentasei mesi; i nuovi ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, il riordino dei contratti di lavoro e la disciplina delle mansioni, le semplificazioni in materia di lavoro e pari opportunità, le politiche attive, l'attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale, la riorganizzazione della disciplina degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. E poi il cosiddetto jobs act per i lavoratori autonomi, gli incentivi per l'occupazione, le misure per favorire l'utilizzo dei contratti a termine e l'apprendistato, la promozione del welfare aziendale e per l'incentivazione della contrattazione collettiva decentrata, la riduzione del cuneo fiscale con l'integrale deduzione dall'IRAP del costo del lavoro a tempo indeterminato, l'avvio e l'implementazione della «Garanzia giovani». Misure cui si sono affiancate: la riduzione del cuneo fiscale, attraverso la totale deducibilità del costo relativo ai lavoratori subordinati a tempo indeterminato dalla base imponibile IRAP; una disciplina tributaria specifica per la promozione del welfare aziendale e l'incentivazione della contrattazione collettiva decentrata;
   premesso che il pur condivisibile intento di investire nei centri per l'impiego, opera già avviata dai precedenti Governi, viene declinato meramente in funzione dell'introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza, una misura dagli effetti finanziari che poterebbero risultare destabilizzanti ed ancora avvolta da tante ambiguità e contraddizioni. La prima delle quali è quella di far discendere la condizione di povertà esclusivamente dalla mancanza di occupazione. Una visione molto restrittiva e parziale che non tiene conto dei fattori legati al contesto sociale e familiare o alla povertà educativa. Conseguenza di tale errore concettuale è quella di escludere dal coinvolgimento nella definizione del percorso di uscita dalla condizione di povertà la rete dei servizi sociali presenti sul territorio. Un approccio che vanificherebbe l'operatività ed i risultati già conseguiti dal reddito di inclusione (ReI) che, invece, si articola su due componenti: un beneficio economico Pag. 186erogato mensilmente, come da indirizzi europei, e una componente di servizi alla persona, attivata sulla base di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà. Peraltro, tenuto conto che l'effettivo potenziamento in termini finanziari, di organico nonché di organizzazione e coordinamento – anche alla luce della mancata revisione costituzionale su tale tema – richiederà tempi medio-lunghi, appare impraticabile la previsione contenuta nella nota di variazione che vorrebbe pienamente operativo il reddito di cittadinanza già nel prossimo anno. Con il rischio, più che concreto, di determinare una situazione di caos gestionale nell'applicazione del nuovo strumento di contrasto della povertà ed il conseguente immobilizzo o improprio utilizzo di ingenti risorse finanziarie che, anche solo parzialmente, sarebbero state più proficuamente finalizzate per il potenziamento del vigente Reddito di inclusione. Così concepito, il reddito di cittadinanza, anziché costituire lo strumento di contrasto alla povertà – come nell'impostazione del reddito di inserimento – si traduce in un tradizionale e oneroso intervento di politiche attive;
   tenuto conto che l'altro pilastro su cui si fondano le intenzioni del Governo nelle materie di competenza della Commissione riguarda il sistema previdenziale – anziché proseguire l'azione iniziata dai Governi a guida PD volta a reinserire sostenibili elementi di flessibilità di uscita pensionistica – è finalizzato alla riproposizione del meccanismo delle quote, fissandone la soglia al valore di 100 e motivandone la proposizione con l'esigenza «di immettere nuove risorse nel mercato del lavoro che, unitamente al progresso tecnologico, potranno efficientare l'attività sia nel comparto pubblico che in quello privato». Al riguardo giova ricordare come il 13 luglio scorso il Consiglio dell'Unione europea, approvando le raccomandazioni specifiche per Paese e i pareri sulle politiche economiche, occupazionali e di bilancio degli Stati membri, ha ribadito l'esigenza di conseguire una riduzione della spesa pubblica pensionistica, al fine di creare margini per l'ulteriore spesa sociale, raccordandola al quadro macroeconomico complessivo. Obiettivo che sembra ancor più difficile da conseguire se si considerano le contestuali proposte di misure di integrazione delle pensioni esistenti al valore della soglia di povertà relativa (di 780 euro mensili) e l'ipotesi di consentire il pensionamento anticipato, a prescindere dall'età anagrafica, al conseguimento del requisito dei 41 anni di contribuzione. A fronte di tali onerosi obiettivi, appare del tutto irrealistico immaginare di potervi far fronte, se non in termini meramente simbolici, con le misure, già all'esame di questo ramo del Parlamento, volte ad individuare nello stesso sistema previdenziale forme di risparmi che tengano conto di condizioni di equità e solidarietà;
   premesso che le ipotizzate misure di carattere previdenziale, a parte i richiamati profili di sostenibilità finanziaria, laddove non pienamente coordinate, potrebbero compromettere ed interrompere la fruibilità di istituti di flessibilità pensionistica già vigenti ed introdotti nella passata legislatura, quali l'APE volontaria, l'Ape sociale e la RITA, tagliando così fuori le migliaia di lavoratori che potrebbero usufruirne laddove fossero opportunamente prorogati;
   tenuto conto che, per quanto attiene alla volontà di contrastare il fenomeno della precarietà nel mercato del lavoro, si dà ampio spazio all'illustrazione dei contenuti del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87. Un provvedimento che nella sostanza si è tradotto nell'accelerazione del turn over nell'utilizzo dei lavoratori inquadrati con contratto a tempo indeterminato e ha paradossalmente creato ben cinque regimi diversi per i contratti a termine. Tre per i contratti in essere al 14 luglio 2018: scaduti prima della legge di conversione; scaduti dopo la legge di conversione ma prima del 31 ottobre 2018; che scadano dopo il 31 ottobre 2018. Uno per i Pag. 187contratti stipulati fra il 14 luglio 2018 e la legge di conversione; uno per quelli stipulati dopo la legge di conversione;
   considerato che la Nota individua tra i provvedimenti considerati collegati alla manovra di bilancio un disegno di legge delega recante disposizioni per la riforma del Codice del Lavoro, senza fornire alcun elemento per delinearne le finalità, le caratteristiche ed i confini, e tenuto conto che dopo la profonda opera riformatrice portata avanti nella passata legislatura, ipotizzare un ulteriore intervento di tale portata rischia di accentuare il clima di incertezza giuridica che già troppe volte caratterizza i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione e gli stessi rapporti negoziali tra le parti;
   premesso infine che neanche un cenno e, di conseguenza, nessuna risorsa aggiuntiva si prevede per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego,
   esprime

PARERE CONTRARIO.