ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00805

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 652 del 08/03/2022
Firmatari
Primo firmatario: CARETTA MARIA CRISTINA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 08/03/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 08/03/2022


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
10/03/2022
Fasi iter:

RITIRATO IL 10/03/2022

CONCLUSO IL 10/03/2022

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00805
presentato da
CARETTA Maria Cristina
testo di
Martedì 8 marzo 2022, seduta n. 652

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il 30 aprile 2021, le autorità italiane hanno presentato alla Commissione europea il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con la finalità di rilanciare il Paese dopo la crisi pandemica, mediante interventi a favore della transizione ecologica e digitale, di una riforma strutturale del sistema economico e di una riduzione della sperequazione economico-sociale tra differenti aree del Paese;

    il Pnrr prevede 134 investimenti e 63 riforme, impiegando risorse totali pari 191,5 miliardi di euro provenienti dal Dispositivo di ripresa e resilienza (cosiddetto Recovery and Resilience Facility, Rrf), inquadrato nell'iniziativa Next Generation EU della Commissione europea;

    a fronte di 191,5 miliardi di euro, 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi sono erogati nella forma di prestito, a cui si aggiungono 30,6 miliardi di euro tramite il cosiddetto Fondo complementare o Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc e 13 miliardi di euro tramite l'iniziativa React-EU (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe), che non costituisce un maggior flusso di risorse economiche ma costituisce un'integrazione delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale europeo (Fse) per la programmazione 2014-2020, permettendone un utilizzo più flessibile, fino al 2023, in modo da poter rispondete alle esigenze sopravvenute in conseguenza della pandemia COVID-19;

    il Pnrr si compone di sei missioni, sedici componenti articolati in tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale; il tutto incardinato sulla base del principio Do Not Significant Harm (DNSH), dunque l'esigenza di non arrecare danni ambientali;

    la governance del Pnrr di cui al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevede un'attuazione del piano basata sul raggiungimento di obiettivi intermedi e di traguardi finali, con scadenza ultima di termine del Piano nel 2026; l'erogazione delle risorse del Pnrr da parte della Commissione europea è dunque subordinata al conseguimento dei citati obiettivi e traguardi;

    a fronte dell'anticipo erogato in data 13 agosto 2021, equivalente a 24,9 miliardi di euro, ossia equivalente al totale stanziato per un Paese membro, ai sensi dell'articolo 13 del citato regolamento n. 2021/241, l'erogazione di ogni rata è vincolata dal conseguimento di determinati obiettivi e traguardi, nella forma di riforme e investimenti;

    l'erogazione della prima rata, prevista per il 31 dicembre 2021, ed equivalente a 21 miliardi di euro, è vincolata dal raggiungimento di 51 obiettivi e risultati entro tale data;

    l'erogazione della seconda rata, prevista per il 30 giugno 2022, ed equivalente a 21 miliardi di euro, è vincolata dal raggiungimento di 47 obiettivi e risultati entro tale data;

    sulla base del citato meccanismo, l'erogazione delle rate è prevista su base semestrale, ed unicamente a seguito del conseguimento di determinati obiettivi e traguardi, per un totale di 527 tra obiettivi e traguardi da raggiungere entro il 30 giugno 2026;

    traguardi e obiettivi, dunque investimenti e riforme incardinati nel Pnrr sono basati sulle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea e del Consiglio europeo, elaborate nel quadro del cosiddetto Semestre europeo, identificando una serie di priorità, dal mercato del lavoro, alla concorrenza, alla giustizia ed alle politiche industriali, da rispettare;

    ne consegue che il rispetto degli obiettivi del Pnrr è vincolato dal raggiungimento di determinate riforme e politiche di stampo europeo, non necessariamente sottese al principio di interesse nazionale, come nel caso di politiche restrittive sul piano fiscale;

    gli articoli 11 e 12 del citato regolamento n. 2021/241 prevedono l'impegno del 70 per cento delle risorse del Pnrr entro il 31 dicembre 2022, e l'impegno del restante 30 per cento entro il 31 dicembre 2023;

    come indicato dal citato articolo 11, per il 30 per cento delle risorse, da impegnare entro il 31 dicembre 2023, corrisponde ad un valore che può essere rimodulato da Paese membro a Paese membro, sulla base dell'andamento di crescita macroeconomica stimata entro il 30 giugno 2022, comportando anche una eventuale riduzione di tale importo;

    con riferimento al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il Pnrr prevede risorse per 3,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono 1,2 miliardi di euro provenienti dal Fondo complementare, per un totale di 4 investimenti e 13 traguardi ed obiettivi da raggiungere; le principali iniziative in capo al Mipaaf di cui alla relazione sull'attuazione del Pnrr prevedono interventi per lo sviluppo logistico nel campo agroalimentare, per lo sviluppo del parco agrisolare nazionale, per la meccanizzazione del settore agricolo ed alimentare e per lo sviluppo dell'agro-sistema irriguo;

    nella versione finale del Pnrr, nell'ambito di tutte le fonti di energia rinnovabile, non sono stati inseriti riferimenti alle biomasse solide, nonostante il loro impiego rispetti tutti i criteri di sostenibilità previsti dal Piano;

    lo sviluppo dell'energia da biomasse permette il rilancio delle aree interne e della filiera lignicola, dando luogo ad una filiera legno-energia, che permetterebbe di operare nel quadro di una politica di gestione forestale maggiormente sistemica con le esigenze di transizione ecologica e di mercato vigenti, anche rispetto al rilancio del legno come materiale fondamentale nel processo di transizione verde;

    nonostante il patrimonio forestale italiano sia cresciuto in modo consistente negli ultimi 50 anni, arrivando nel 2021-22 ad occupare il 38 per cento del territorio, gli utilizzi dello stesso rappresentano meno del 30 per cento della crescita annua dei boschi, quota largamente inferiore rispetto alla media europea, che, se aumentata contribuirebbe a ridurre le importazioni dall'estero, garantendo la resilienza e la sussistenza di catene di fornitura nazionali, a sostegno anche dei comparti produttivi nazionali; incentivare la produzione lignicola a livello nazionale permetterebbe, inoltre, di disporre di una maggiore quota di scarti e sottoprodotti per produrre pellet e cippato, nonché di maggior legno di alta qualità per costruzioni e arredo;

    come è noto, le capacità di lavorazione e trasformazione del legno da parte del comparto lignicolo italiano sono largamente inferiori rispetto a quelle di competitor come Austria o Danimarca, con la conseguenza che spesso il legno, con riferimento a quello raccolto nelle aree del nord Italia, viene inviato oltre frontiera per una prima lavorazione, riacquistato nella forma lavorata ed impiegato delle filiere italiane, con costi inutilmente elevati per produttori e consumatori, a fronte di una grande opportunità per la creazione di distretti del legno, posti di lavoro, crescita economica di indotto e affermazione di processi produttivi del legno completamente Made in Italy;

    la Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea prevede risorse per circa 391 miliardi di euro, di cui circa 51 miliardi di euro per l'Italia (tra 40 miliardi di risorse dell'Unione europea e 11 miliardi di cofinanziamento nazionale e regionale), vincolati da princìpi di condizionalità ambientale e dai cosiddetti Ecoschemi, andando a ridurre lo stanziamento netto per pratiche non vincolate a livello ambientale; il contesto geopolitico internazionale conseguente all'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa ha reso sempre più costose e difficilmente praticabili le politiche di transizione verde, data anche l'enorme dipendenza di Unione europea ed Italia per il gas naturale proveniente dalla Russia, con pesanti ripercussioni economiche e sociali che sono destinate ad impattare sull'indice dei prezzi ed il tasso di inflazione, portando a rallentamenti nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    negli ultimi dieci mesi il costo dei fertilizzanti è cresciuto di oltre il 130 per cento quello dei mangimi di oltre il 40 per cento trainato da soia e mais;

    Russia e Bielorussia contano per oltre il 40 per cento delle esportazioni mondiali di potassio e per oltre il 20 per cento di ammoniaca, prodotti necessari per la produzione di fertilizzanti;

    larga parte dei prodotti e delle materie prime necessarie per i processi produttivi agricoli transitano tramite il Mar Nero;

    Russia e Ucraina coprono il 20 per cento delle esportazioni globali di grano, il 25 per cento di quelle di orzo ed oltre il 75 per cento di quelle di olio di semi di girasole, materie prime vitali per l'industria alimentare europea;

    il blocco delle esportazioni di nitrato di ammonio, ulteriore materia prima necessaria per la produzione di fertilizzanti, disposto da Mosca, ha portato ad un aumento del suo costo da 250 euro a oltre 670 euro a tonnellata, con una serie di rincari a catena su numerose materie prime dovute al conflitto bellico in corso, come il rincaro dell'urea, da 350 euro a tonnellata nel 2021 a 800 euro a tonnellata, del perfosfato minerale da 170 euro a 330 euro a tonnellata;

    come indicato dalle associazioni di categoria, almeno il 30 per cento delle imprese agricole è costretta a ridurre i propri raccolti a causa di questo turbamento economico internazionale;

    considerando che l'Italia importa il 64 per cento del grano destinato alla produzione di pane ed il 44 per cento di quello necessario per la pasta, l'attuale scenario porta a una prospettiva di rincari per produttori e consumatori tale da poter pregiudicare il dispiegarsi degli effetti del Pnrr, rendendone gli ambiti di intervento insufficienti se non obsoleti a fronte di uno scenario di difficile e dura sostenibilità economica delle aziende agricole;

    il mutato scenario internazionale può pregiudicare l'attuazione degli investimenti del Pnrr richiede una logica d'intervento mirata a garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per integrare l'attuazione del Pnrr con interventi a sostegno di biomasse e filiera lignicola, anche sulla base di quanto delineato in premessa;

   ad adottare iniziative per introdurre misure di sostegno di medio-lungo periodo a favore del comparto agroalimentare, con riferimento al rincaro dei costi delle materie prime alla luce dello scenario delineato in premessa, garantendo in ogni caso la sostenibilità economica delle aziende agricole;

   ad adottare iniziative per scongiurare rincari dei prodotti agroalimentari a danno di consumatori e produttori alla luce delle dinamiche delineate in premessa.
(7-00805) «Caretta, Ciaburro».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

economia aziendale

energia rinnovabile

conseguenza economica