ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00728

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 569 del 22/09/2021
Abbinamenti
Atto 7/00333 abbinato in data 03/11/2021
Atto 7/00750 abbinato in data 24/11/2021
Firmatari
Primo firmatario: CENNI SUSANNA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/09/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
INCERTI ANTONELLA PARTITO DEMOCRATICO 30/09/2021
AVOSSA EVA PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2021
CAPPELLANI SANTI PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2021
CRITELLI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2021
FRAILIS ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 03/11/2021


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 03/11/2021
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 03/11/2021
BUBISUTTI AURELIA LEGA - SALVINI PREMIER
GADDA MARIA CHIARA ITALIA VIVA
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/12/2021
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 05/10/2021

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 03/11/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/11/2021

DISCUSSIONE IL 03/11/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 03/11/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 24/11/2021

DISCUSSIONE IL 07/12/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 07/12/2021

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00728
presentato da
CENNI Susanna
testo presentato
Mercoledì 22 settembre 2021
modificato
Mercoledì 3 novembre 2021, seduta n. 587

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'Assemblea generale dell'Onu ha dichiarato il 2021 l'Anno internazionale della frutta e della verdura (Aifv). Tale decisione è stata presa dalle Nazioni Unite con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza dei consumatori sui benefìci nutrizionali e per la salute legati al maggior consumo di frutta e verdura, come parte di una dieta diversificata e bilanciata e, al contempo, per «indirizzare l'attenzione politica alla riduzione delle perdite e degli sprechi di questi prodotti»;

    secondo le stime della Fao, nel 2018, nel mondo sono state prodotte 868 milioni di tonnellate di frutta e 1.089 milioni di tonnellate di verdura. Qualità non sufficienti a soddisfare il fabbisogno individuale, stimato dall'Oms a 400 grammi al giorno;

    la produzione di frutta e verdura (fresca e trasformata) rappresenta uno dei più importanti settori dell'agricoltura europea. La gran parte della frutta e verdura consumata ogni giorno proviene da Spagna, Italia, Polonia, Francia e Paesi Bassi;

    in Italia, nell'ultimo anno, il valore della produzione ortofrutticola è stato pari a 11,4 miliardi di euro, il 23,2 per cento del totale della ricchezza generata dall'intero settore primario. Quasi la metà grazie alla produzione di frutta;

    le norme comunitarie sulla commercializzazione di frutta e verdura hanno imposto caratteristiche standard ai prodotti: dimensioni, colorazione della buccia, qualità organolettiche, grado brix (la percentuale di zuccheri presenti); si tratta di parametri che non tengono conto dei tempi e della variabilità della natura e, soprattutto, delle ripercussioni della crisi climatica sull'intero comparto; anche se l'obiettivo dell'Unione europea è quello di coniugare la qualità dei prodotti ed una corretta commercializzazione, la standardizzazione attuale e lo schema regolamentare particolarmente rigido conseguente possono promuovere effetti controproducenti;

    il nuovo regolamento comunitario (regolamento delegato (UE)2019/428), nato a seguito delle valutazioni del gruppo di lavoro sulle norme di qualità dei prodotti agricoli istituito presso la Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Europa (Unece); indica infatti, molto dettagliatamente, come un prodotto deve essere commercializzato. Oltre a escludere giustamente i prodotti non integri e con parassiti, sono presenti parametri rigidi, ad esempio, sulla colorazione della buccia o il calibro, ovvero il diametro del frutto; secondo i dati della Grande distribuzione organizzata, quasi il 90 per cento della frutta presente sugli scaffali è di «prima scelta» (categoria «Extra» e «I»). La seconda scelta trova invece uno Spazio residuale;

    tali dinamiche distributive, già penalizzanti per la frutta e la verdura coltivata tradizionalmente, sono ulteriormente restrittive per i prodotti biologici. La produzione biologica si differenzia, infatti, da quella ordinaria per l'utilizzo di un metodo di coltivazione che, a cominciare dalla esclusione dei pesticidi, impedisce e comunque ostacola profondamente la standardizzazione;

    lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo, lo spreco alimentare costa complessivamente circa l'1 per cento del Pil nazionale, con una stima che oscilla tra i 12 e i 16 miliardi di euro. In Italia, circa il 21 per cento dello spreco di frutta e verdura, secondo i dati Fao, avviene direttamente nei campi. Si tratta di alimenti che vengono scartati, lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost, spesso a causa di imperfezioni, di mancata adesione agli standard che uniformano i prodotti a fini commerciali;

    quasi tutti i prodotti agricoli sono interessati da queste restrizioni. Per fare alcuni esempi, secondo il rapporto Ismea sulla competitività della filiera agrumicola in Italia, il 30 per cento degli agrumi che non trova sbocco nei mercati tradizionali finisce nell'industria di trasformazione, per farne succhi e olii essenziali. Nonostante i prodotti di seconda categoria non siano quindi esplicitamente sinonimo di qualità inferiore;

    le dinamiche legate alla commercializzazione di frutta e verdura hanno, come ulteriore ricaduta negativa, l'importazione di prodotti dall'estero (a cui ricorre la Grande distribuzione organizzata in mancanza della prima scelta di origine nazionale);

    facendo, alcuni esempi, dati forniti da Ismea, nella campagna 2019/2020 rivelano che le importazioni di arance sono aumentate del 17 per cento rispetto all'anno precedente, mentre le importazioni dei kiwi stanno aumentando esponenzialmente;

    appare quindi evidente che l'attuale regolamentazione europea, nata per favorire la commercializzazione di prodotti di qualità e aumentare la competitività dei mercati, si è trasformata in un boomerang, che garantisce sopravvivenza solo a quelle produzioni che riescono a assicurare un'alta percentuale di prodotti di prima scelta;

    in Europa sono state attuate molte campagne di sensibilizzazione, da parte di supermercati, associazioni e start-up contro lo spreco alimentare, promuovendo frutta e verdura «brutte»; campagne in questa direzione sono state incentivate in Francia, Spagna, Germania, Austria, Svizzera e Danimarca, ottenendo buoni risultati;

    anche nel nostro Paese sono state fatte alcune esperienze in questa direzione: nel 2020 NaturaSì ha lanciato con Legambiente un'iniziativa pilota mirata a ridurre lo spreco nei campi, Cosìpernatura, che propone un'ortofrutta non standardizzata ma buona e biologica. Sono state messe in vendita 795 tonnellate, con una riduzione del 50 per cento del prezzo rispetto ai prodotti standard;

    inoltre «Bella Dentro», start-up milanese fondata dai due giovani imprenditori raccoglie l'ortofrutta «brutta» dalle aziende agricole nazionali, a cui lascia decidere il prezzo di vendita. È la start-up a pagare i costi di spedizione dei prodotti, mentre il confezionamento (succhi, confetture e prodotti essiccati) è ad opera dell'Officina cooperativa sociale di Codogno, dove lavorano ragazzi autistici e con deficit cognitivi, che diventano così protagonisti di un circuito virtuoso. La frutta salvata viene venduta, oltre che per strada, anche a ristoranti e gruppi di acquisto solidale. Hanno di recente inaugurato un punto vendita a Milano, che sta incontrando un grande successo di pubblico;

    nell'Unione europea i consumatori hanno un elevato livello di consapevolezza sui temi della sicurezza degli alimenti, con particolare riferimento ai pesticidi, agli inquinanti ambientali e agli additivi alimentari (indagine speciale Eurobarometro, aprile 2019, «Food Safety in the UE»);

    le norme comunitarie appena citate sulla commercializzazione di frutta e verdura appaiono in palese contrapposizione con i contenuti e le finalità della strategia Farm to Fork della stessa Unione europea;

    la strategia Farm to Fork (F2F) è il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente. È la prima volta che l'Unione europea cerca di progettare una politica che proponga misure e obiettivi che coinvolgono l'intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, passando naturalmente per la distribuzione. L'obiettivo di fondo è rendere i sistemi alimentari europei più sostenibili di quanto lo siano oggi. Ogni Stato membro dell'Unione europea dovrà seguirla, adottando norme a livello nazionale che consentano di contribuire a raggiungere gli obiettivi stabiliti dell'Unione europea. I Paesi membri godranno di eventuali misure di sostegno aggiuntive nel corso dell'implementazione della strategia;

    tuttavia oggi, a dispetto delle apparenti buone intenzioni elencate nella strategia Farm to Fork, l'estetica e l'apparenza dei prodotti freschi, in particolare per la frutta, sono ancora gli unici criteri con cui viene commercializzato un prodotto;

   attualmente, a Bruxelles, è in corso una revisione delle norme di commercializzazione vigenti, che spesso ostacolano gli sforzi volti a rendere il sistema alimentare più efficiente e sostenibile, come indicato dalla Farm to Fork,

impegna il Governo:

   ad attivarsi concretamente adottando iniziative in sede europea affinché, nel pieno rispetto della qualità e di una corretta commercializzazione della frutta e della verdura, ma coerentemente con gli indirizzi comunitari della citata strategia Farm to Fork, vengano modificate alcune caratteristiche standard dei prodotti di frutta e verdura, con particolare riferimento a quelli provenienti da agricoltura biologica;

   ad adottare iniziative per incentivare le iniziative commerciali promosse dalla filiera, finalizzate alla vendita dei prodotti integri ma le cui caratteristiche standard non appartengano alla cosiddetta «prima scelta»;

   a realizzare campagne di informazione per promuovere modelli di consumo sostenibili, per contrastare lo spreco alimentare, finalizzate all'acquisto di prodotti agricoli integri ma non di «prima scelta».
(7-00728) «Cenni, Incerti, Avossa, Cappellani, Critelli, Frailis».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto agricolo

frutticoltura

norma di commercializzazione