ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00578

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 425 del 10/11/2020
Firmatari
Primo firmatario: FIORINI BENEDETTA
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 10/11/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GUIDESI GUIDO LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
BINELLI DIEGO LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
ANDREUZZA GIORGIA LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
COLLA JARI LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
DARA ANDREA LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
GALLI DARIO LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
PETTAZZI LINO LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
PIASTRA CARLO LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020
SALTAMARTINI BARBARA LEGA - SALVINI PREMIER 10/11/2020


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00578
presentato da
FIORINI Benedetta
testo di
Martedì 10 novembre 2020, seduta n. 425

   La X Commissione,

   premesso che:

    le fiere italiane sono uno strumento di grandissima importanza per la nostra economia. Il comparto delle esposizioni, infatti, genera ogni anno un giro d'affari di 60/80 miliardi di euro veicolando quasi il 50 per cento dell'export made in Italy e promuovendo relazioni e rapporti commerciali attraverso oltre 1.000 eventi fieristici dedicati a 42 categorie merceologiche differenti. Il 75,3 per cento delle imprese riconosce nelle fiere una leva di politica industriale e promozionale fondamentale per lo sviluppo proprio e del tessuto produttivo del Paese, in quanto tali manifestazioni favoriscono il contatto diretto con il mercato, la comunicazione e la valorizzazione delle competenze aziendali contribuendo in maniera determinante all'acquisizione di clienti e al posizionamento sui mercati di riferimento. Il settore fieristico, inoltre, alimenta una filiera economica che vede coinvolti attivamente organizzatori, allestitori, imprese di servizi, eventi, logistica, catering, comunicazione con un fatturato più che doppio rispetto a quello del settore, e valorizza il territorio generando un indotto complessivo che è pari ad almeno 10 volte il fatturato del comparto espositivo;

    quella delle fiere, insomma, è una vera e propria «industry» che coinvolge circa 200.000 espositori e attira oltre 20 milioni di visitatori all'anno di media. Con 2,3 milioni di metri quadrati coperti su 4,2 milioni di metri quadrati complessivi, l'Italia è il quarto Paese al mondo per superficie espositiva disponibile, dopo Cina, Stati Uniti e Germania. Le tre regioni italiane che esportano di più, Lombardia (27 per cento), Emilia-Romagna (14,3 per cento) e Veneto (13,7 per cento), sono anche quelle con la più importante presenza di Fiere a richiamo internazionale;

    è dimostrato che ogni evento fieristico determina un fattore moltiplicatore di 10-15, cioè ogni euro speso in queste realtà espositive ne porta altri 10-15, in termini di produzioni industriali ma anche e soprattutto per l'indotto. Chi partecipa ad una fiera, infatti, alloggia, pranza e cena in ristoranti del territorio, partecipa a esperienze turistiche, visita musei o beni culturali, diventa un testimonial del made in Italy nel mondo acquistando prodotti locali; senza contare gli eventi collaterali, come ad esempio i «fuori salone» che vengono organizzati in corrispondenza di un'esposizione, che nel caso di fiere internazionali sono un evento nell'evento che produce un ulteriore indotto;

    nel corso del 2020 erano programmati 947 eventi fieristici – di cui 224 internazionali, 234 nazionali, 400 regionali/locali e 89 organizzati all'estero – rivolti principalmente ai settori: tessile (15 per cento); sport, hobby, intrattenimento e arte (13 per cento); food, bevande e ospitalità (11 per cento); gioielli, orologi e accessori (7 per cento); meccanica (6 per cento); agricoltura, silvicoltura e zootecnia (6 per cento);

    a causa dell'emergenza sanitaria in corso, dal mese di marzo 2020 fino all'estate sono state rinviate o annullate oltre 200 fiere: il settore fieristico è stato infatti tra i primi ad essere fermato a causa della pandemia e tra gli ultimi a riaprire. In particolar, nel periodo dal 23 febbraio al 31 luglio sono state annullate 88 manifestazioni internazionali e 93 nazionali;

    il comparto ha provato a ripartire il 1° settembre 2020 con grandi investimenti, realizzando 43 manifestazioni internazionali e 69 nazionali, ma con l'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020 sono state annullate di punto in bianco 13 manifestazioni internazionali e 46 nazionali che dovevano svolgersi tra la fine ottobre e la fine novembre: si pensi, ad esempio, che a Modena con il solo evento Skipass dal 29 ottobre al 1° novembre erano stati coinvolti 250 espositori. Parma invece aveva organizzato dal 29 al 31 ottobre Mecspe, la fiera di riferimento per l'industria manifatturiera, con mille aziende partecipanti e gli stand già pronti, mentre Rimini aveva già programmato la manifestazione Ecomondo con 600-700 imprese presenti; inestimabili sono poi i danni per le fiere internazionali come il Mido, il più grande evento al mondo dedicato al settore mondiale dell'eyewear, l'occhialeria, che porta in Italia oltre 1.200 espositori, o ancora il Vinitaly, il principale driver del nostro mercato vitivinicolo; e ancora il Salone del mobile di Milano, anche in questo caso la più importante fiera mondiale del settore con un evento correlato, il «Fuori salone», che è diventato negli anni uno dei più importanti happening sulle tendenze dell'abitare e stili di vita; il Cersaie di Bologna, l'appuntamento più importante per l'industria delle piastrelle e materiali per l'architettura; il Cosmoprof, punto di riferimento per i prodotti di bellezza e la cura del corpo, un mercato in cui l'Italia eccelle, che organizza anche eventi in altri Paesi; ma sono solo alcuni esempi di un comparto che ha contribuito in modo rilevante allo sviluppo della nostra economia oggi in grave difficoltà;

    sul punto occorre sottolineare come le manifestazioni fieristiche vivano di programmazione e investimenti e richiedano tempi lunghi di organizzazione per chi le realizza, per gli espositori e per le società che contribuiscono alla loro preparazione. Pertanto, la chiusura dell'intero settore da un giorno all'altro e senza una pianificazione graduale e concordata con le associazioni di categoria ha determinato, nelle ultime settimane, per tutti gli operatori della filiera espositiva perdite superiori all'80 per cento del fatturato. Anche i costi sostenuti dai quartieri fieristici non hanno potuto registrare una riduzione proporzionale in quanto, nonostante i cospicui investimenti che i quartieri stessi hanno posto in essere per operare in sicurezza secondo le Linee guida regionali e il protocollo approvato dal Comitato tecnico-scientifico non è stato possibile portare a termine gli eventi programmati e rientrare delle spese;

    per questo motivo, ad oggi, il comparto fieristico risulta tra quelli più danneggiati dal lockdown e dalle misure per contrastare l'emergenza sanitaria e la diffusione del contagio: secondo alcune stime la perdita registrata dagli operatori del settore è stata di circa il 40 per cento nel primo trimestre, del 100 per cento del secondo trimestre ed è prevista del 60 per cento per il terzo trimestre, per un ammontare di circa 125 miliardi di euro, con ricadute anche nell'export delle nostre imprese e sull'indotto dei territori e di tutte le filiere collegate;

    migliaia di imprese dell'indotto tra allestitori, agenzie di servizi, di comunicazione e di eventi sono a rischio fallimento: le ripercussioni sono pesantissime soprattutto sui settori della ricettività e della ristorazione che registrano perdite catastrofiche. Secondo i dati Istat, il 38,8 per cento delle imprese italiane rischia di non sopravvivere e di chiudere entro l'anno. Il rischio di chiusura è minore, però, per le imprese italiane presenti sui mercati internazionali e questo conferma ancora una volta come sia fondamentale sostenere l'export. Secondo l'Ice ci vorranno 3 anni prima che l'export italiano torni ai livelli pre-Covid e i danni di questo «stop» prolungato avranno effetti per almeno un decennio;

    oltre, però, alla catastrofica perdita per il settore in termini economici, si prospetta anche una chiusura delle piccole fiere e, cosa non da poco, che le grandi fiere di altri Paesi possano acquisire i principali operatori del mercato italiano proprietari di prodotti fieristici interessanti a livello globale, privando così l'Italia di un asset strategico che andrebbe invece tutelato dalle mire di investitori internazionali al pari di altri settori per cui è previsto il Golden power, recentemente allargato e potenziato;

    prima del lockdown nessuno pensava alle fiere come asset strategico, ma oggi più che mai se ne sta riscoprendo il valore reale: non si può pertanto considerare questo importantissimo settore come la Cenerentola del nostro sistema economico-produttivo, ma occorre pensare ad un piano industriale organico per il rilancio del comparto, per sostenere gli operatori fieristici e l'intero indotto e per favorire l'incoming di operatori stranieri. È impensabile ragionare su una strategia di ricostruzione e ripartenza dell'economia italiana senza riaprire le fiere e, nello specifico, senza iniziative mirate ed efficaci per riavviare l'attività dell'intera filiera;

    il sistema fieristico italiano non si era mai fermato così a lungo e la mancanza di politiche di sostegno e rilancio del settore e del relativo indotto in un momento così critico pone a rischio la sopravvivenza di un comparto fondamentale per il Paese sia sul piano produttivo che su quello occupazionale. Il Recovery Plan rappresenta un'occasione importante per scongiurare il collasso del sistema ma per far questo occorre ricomprendere il settore fieristico in più linee progettuali, perché tali manifestazioni impattano l'economia italiana sotto diversi punti di vita,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per compensare nel minor tempo possibile i danni subiti dal settore fieristico per lo spostamento o l'annullamento delle manifestazioni programmate nel corso del 2020 e aumentare le risorse destinate a fondo perduto all'intero comparto, svincolando tali interventi dai limiti previsti dalle disposizioni in materia di aiuti di Stato (le cosiddette regole del «de minimis»), al fine di consentire un'adeguata copertura dei costi necessari per la ripartenza e il rilancio delle attività espositive con quanto già stanziato nei provvedimenti approvati durante l'emergenza epidemiologica ma ancora non disponibile;

   a verificare e monitorare, in sinergia con gli operatori del settore, il ricorso e l'efficacia degli ammortizzatori sociali per i lavoratori del settore fieristico e, se necessario, ad adottare iniziative per garantire percorsi di riqualificazione professionale a tutela dei livelli occupazionali;

   ad adottare iniziative per prevedere il ristoro di costi fissi non coperti da relativi ricavi per tutti gli enti fieristici e non soltanto per chi opera con manifestazioni internazionali, semplificando le modalità di accesso alle risorse in base alla percentuale della perdita del fatturato e prevedendo l'erogazione dei fondi entro la fine del 2020, con l'eventuale attivazione di un fondo ad hoc presso il Ministero dello sviluppo economico;

   a definire con gli addetti ai lavori le modalità di ripresa in sicurezza delle manifestazioni fieristiche consentendo all'intero comparto una nuova programmazione dei prossimi eventi e lo stanziamento degli investimenti necessari per far ripartire tutte le attività;

   ad adottare iniziative per ricomprendere il settore fieristico in alcune linee previste dalle proposte italiane per il Recovery Fund di più immediato intervento e utilità per l'intero comparto, tenendo conto che tra queste le aree che possono risultare strategiche per la filiera espositiva sono:

    a) la digitalizzazione e l'innovazione, posto che per il settore fieristico gli investimenti nelle nuove tecnologie sono fondamentali per attrarre e comunicare con gli espositori, per permettere ai visitatori di frequentare in modo proficuo le fiere, per rispettare le condizioni di sicurezza e che la digitalizzazione del sistema riveste un ruolo essenziale anche per mettere i settori produttivi nella condizione di potenziare la propria presenza sui mercati internazionali e per contribuire alla promozione dell'industria culturale e del turismo con il coinvolgimento di operatori che rappresentano la parte più ricca ed innovativa di questi flussi;

    b) la transizione ecologica e la rivoluzione verde, che impattano in primis con l'eco-sostenibilità ambientale dei quartieri fieristici ma anche sui processi organizzativi e sul possibile filone delle fiere tematiche;

    c) le infrastrutture per la mobilità che possono rappresentare un importante impulso allo sviluppo fieristico e con esso alla competitività del Paese anche nella logica della transizione ecologica;

    d) la salute che ha incontrato un fondamentale alleato nel settore fieristico, ove nell'emergenza, le strutture espositive sono state sedi di ospedali, di centri medici per tamponi e per ricovero di persone e potrebbero essere attrezzate a questo scopo.
(7-00578) «Fiorini, Guidesi, Binelli, Andreuzza, Colla, Dara, Galli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini».