ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00517

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 373 del 16/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: DI STASIO IOLANDA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/07/2020


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00517
presentato da
DI STASIO Iolanda
testo di
Giovedì 16 luglio 2020, seduta n. 373

   La III Commissione,

   premesso che:

    la diffusione della pandemia di Covid-19 ha prodotto delle gravi conseguenze in termini sanitari, sociali ed economici in ogni Stato del mondo. Ad oggi, si contano oltre 11,5 milioni di casi accertati ed oltre mezzo milione di morti, con un tasso di diffusione in continua crescita;

    il continente latino-americano riporta delle statistiche di diffusione del virus allarmanti, con una crescita esponenziale del contagio che non accenna a ridursi. In poche settimane, il Brasile è risultato il secondo Paese al mondo per numero di contagi accertati e decessi giornalieri, peraltro ancora in aumento. Secondo gli ultimi dati della Rete ecclesiale Pan amazzonica Repam al 7 luglio 2020, in tutto il bacino amazzonico, la pandemia avrebbe colpito quasi 15 mila indigeni ed indigene appartenenti a 168 popoli e nazionalità differenti, causando circa 1.000 vittime;

    l'inadeguatezza dei sistemi sanitari, unita ai ritardi nella comunicazione, alla divulgazione di notizie e informazioni non corrette, alle difficoltà nell'adozione delle necessarie misure di distanziamento e in generale nel gestire la crisi, hanno contribuito all'esplosione ed alla rapida diffusione del contagio;

  i popoli indigeni nel mondo, in base ai dati delle Nazioni Unite, contano oltre 370 milioni di unità. Di questi, circa 150 milioni di individui appartengono in senso stretto ai «popoli tribali», che constano di 5.000 comunità in 70 Paesi sparsi nei cinque continenti;

    le comunità indigene sono riconosciute dal diritto internazionale quali difensori del patrimonio culturale ed ambientale. I dati riportano che le popolazioni indigene abitano circa il 22 per cento della superficie terrestre mondiale, dove risiede circa l'80 per cento della biodiversità del pianeta. Negli anni, numerosi rappresentanti delle comunità indigene hanno impersonato le lotte per la difesa del proprio patrimonio culturale e territoriale;

    le terre ed i territori abitati da popoli indigeni costituiscono un'importante difesa contro la deforestazione, in particolare delle foreste tropicali, che, gestite da popoli indigeni e comunità locali, secondo le loro conoscenze ancestrali, contribuiscono a immagazzinare il carbonio nell'intero bioma forestale, il che le rende preziose alleate nella lotta ai cambiamenti climatici. Oltre agli effetti dell'estrazione di risorse naturali presenti nei loro territori ancestrali o dell'accesso alle loro terre da attori «esterni», i popoli indigeni si trovano a dover fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici, sul loro stile di vita ed a causa dello stretto rapporto con la terra;

    una delle conseguenze principali della pandemia nelle terre indigene amazzoniche, in particolare nei casi dove sono colpiti anziani e donne, è rappresentata dal rischio di scomparsa delle conoscenze ancestrali e della cosmologia indigena, di cui questi soggetti sono portatori. Le conseguenze sono devastanti tanto dal punto di vista fisico che antropologico. La sopravvivenza dei popoli indigeni, non soltanto in termini fisici, ma anche culturali e spirituali, si regge infatti sulla relazione armoniosa e simbiotica che tali popoli mantengono da tempo con la natura e gli elementi naturali;

    alcuni Governi, a causa della scarsa resilienza dei propri sistemi sanitari ed economici, nonostante l'appello della comunità scientifica, per far fronte alla crisi pandemica hanno deciso di abbassare gli standard ambientali, sospendere i requisiti di monitoraggio ambientale e limitare la partecipazione delle comunità ai processi decisionali sui progetti nei loro territori;

    le condizioni di crisi e di scarsità di beni e mezzi materiali a disposizione dei singoli Paesi hanno provocato una significativa battuta d'arresto nei processi di sostegno alle popolazioni indigene, tra cui quelle della regione dell'Amazzonia che rischiano, a causa della diffusione del contagio, l'estinzione;

    molte comunità indigene amazzoniche non hanno accesso a strutture e personale medico adeguati a far fronte all'emergenza sanitaria in corso. Non dispongono, inoltre, di dispositivi di protezione individuale per evitare la diffusione del contagio. I Governi, d'altro canto, non hanno preso nemmeno in considerazione la necessità di adottare programmi di supporto specifici;

    le comunità e le organizzazioni indigene hanno attivato dei meccanismi di risposta alla pandemia fondati sulla auto-organizzazione per garantire un primo soccorso, applicando la medicina tradizionale e le conoscenze ancestrali;

    tale condizione di precarietà sociale, sanitaria ed economica, ha pericolosamente ridotto la capacità di controllo delle attività antropiche nella regione, che riveste un ruolo essenziale nella preservazione ambientale e della biodiversità per l'intero pianeta. Infatti, dall'inizio della pandemia ad oggi, si è registrato un pericoloso incremento delle minacce e degli attacchi contro i difensori e le difensore dell'ambiente, categoria già a alto rischio. Secondo quanto riportato dall'associazione Front Line Defenders, nel 2019 circa il 40 per cento dei 304 attivi difensori e difensore dei diritti umani assassinati nel mondo era un difensore dei diritti dei popoli indigeni o dell'ambiente;

    in tempo di Covid-19 diventa impossibile praticare sia le più elementari misure preventive, che i metodi ancestrali di cura e prevenzione, anche a causa degli effetti ambientali delle attività di prospezione ed estrazione di risorse naturali, di espansione dell'agribusiness o di accaparramento di terra, che, nonostante la pandemia, continuano a rappresentare un grave rischio per l'ambiente ed i diritti delle comunità locali e dei popoli indigeni;

    l'Italia si è impegnata, con la propria partecipazione al Consiglio dell'Onu per i diritti umani, ad eseguire il programma per sostenere i difensori dei diritti umani, categoria nella quale rientrano anche i difensori dell'ambiente e dei diritti dei popoli indigeni,

impegna il Governo:

   a promuovere, nelle opportune sedi, meccanismi di protezione specifici per i difensori dei diritti umani e dell'ambiente che, in questo periodo emergenziale, sono maggiormente esposti ai rischi di rappresaglie, e di promuovere una politica di «tolleranza zero» verso gli attacchi ai difensori di suddetti territori;

   ad adottare iniziative per sensibilizzare, attraverso adeguate campagne di comunicazione, circa il ruolo dei difensori della terra e dell'ambiente, sottolineando, quanto sia importante il loro apporto;

   a sostenere nell'ambito del Consiglio dell'Onu sui diritti umani una posizione di «tolleranza zero» nei confronti di chi attacca o minaccia i difensori dei diritti umani e dell'ambiente;

   ad adottare iniziative per far sospendere e disincentivare quelle attività di sfruttamento nei territori in cui vivono indigeni, che risultino nocive alla sopravvivenza delle comunità stesse, i cui esiti reiterati, dannosi per i popoli indigeni e per l'ambiente, andrebbero a minacciare la loro stessa sopravvivenza, già messa a rischio dal Covid-19;

   a promuovere il potenziamento delle misure di monitoraggio sulla tutela dei diritti umani anche da parte delle imprese, rafforzando il contributo che già offre il Piano di Azione nazionale su «Impresa e Diritti Umani»;

   a promuovere, sostenere e riconoscere la rilevanza e l'importanza dei processi di autorganizzazione e autogestione che i popoli indigeni stanno mettendo in campo in questo momento di crisi;

   a promuovere delle linee di intervento nella comunità internazionale sulla tutela dell'ambiente e del territorio come mezzo di risposta e contrasto all'emergenza pandemica in corso.
(7-00517) «Di Stasio».