ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00514

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 371 del 14/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: TESTAMENTO ROSA ALBA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/07/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DEL SESTO MARGHERITA MOVIMENTO 5 STELLE 14/07/2020
TUZI MANUEL MOVIMENTO 5 STELLE 14/07/2020
VILLANI VIRGINIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/07/2020
CASA VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/07/2020
CARBONARO ALESSANDRA MOVIMENTO 5 STELLE 14/07/2020


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/05/2021
TESTAMENTO ROSA ALBA MISTO-L'ALTERNATIVA C'È
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/05/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA
CARBONARO ALESSANDRA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 12/05/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/05/2021

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00514
presentato da
TESTAMENTO Rosa Alba
testo di
Martedì 14 luglio 2020, seduta n. 371

   La VII Commissione,

   premesso che:

    il graduale ma costante aumento dell'impiego di personale volontario nel settore culturale italiano ha sicuramente consentito negli ultimi decenni di recuperare una parte importante del patrimonio culturale, destinato in alternativa a essere abbandonato o rimanere semisconosciuto, nonché di costruire una stretta relazione tra le comunità, nell'ambito delle quali sono nate e cresciute le organizzazioni di volontariato, e il patrimonio ad esse appartenenti, garantendo indirettamente la salvaguardia e la tutela di quest'ultimo. L'impiego dei volontari, avvenuto sia in contesti e attività che richiederebbero la presenza di professionalità altamente specializzate, sia nell'ambito di attività che non necessitano di una formazione di alto livello, come le attività di vigilanza e custodia dei siti o luoghi di cultura, deve certamente essere valutato con favore se considerato come strumento in grado di promuovere una maggiore coesione e responsabilità sociale, nonché una più ampia sensibilizzazione al tema della salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio culturale;

    pur riconoscendo il valore dell'opera prestata dai volontari in ambito culturale è, tuttavia, essenziale precisare che le forme volontaristiche non possono sostituirsi alle prestazioni lavorative vere e proprie e che qualsiasi tipo di ragionamento sui temi del riconoscimento dei diritti e della dignità delle professioni culturali e della partecipazione attiva, responsabile e consapevole dei cittadini alla vita di una comunità non può prescindere da una netta demarcazione del ruolo dei professionisti dei beni culturali da quello dei volontari;

    negli ultimi anni, a fronte di una crescente difficoltà da parte della nostra classe politica di sostenere economicamente una visione pubblica delle politiche riguardanti i beni culturali nazionali, si è registrato un considerevole aumento del ricorso ai volontari nel settore culturale. Secondo, infatti, il Rapporto Istat «i musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia» pubblicato il 28 gennaio 2019 e riguardante l'anno 2017, gran parte dei musei e degli istituti di cultura sono sprovvisti di addetti ai servizi didattici, di personale amministrativo o addetto alla conservazione e manutenzione del patrimonio culturale. In molte realtà culturali mancano addirittura i direttori. A fronte dell'assenza di professionalità, il 65 per cento dei musei impiega invece personale volontario e il 15 per cento degli istituti impiega più di 5 volontari. Dati preoccupanti che fanno emergere con chiarezza il fatto che la carenza di personale viene colmata con un ricorso sistematico al volontariato, quindi a forza lavoro a costi molto contenuti, presso tutti i luoghi di cultura, quindi archivi, biblioteche, musei, aree archeologiche. Ciò avviene anche a causa di un quadro normativo che indubbiamente favorisce il ricorso massiccio alle organizzazioni di volontariato in ambito culturale;

    il quadro normativo di cui sopra è costituito dalla legge 14 gennaio 1993, n. 4, meglio conosciuta come «legge Ronchey», che permette al Ministero per i beni e le attività culturali di stipulare convenzioni con organizzazioni di volontariato aventi finalità culturali, con l'obiettivo di integrare l'attività lavorativa del personale dell'amministrazione. Ad essa si aggiunge l'articolo 112 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (cosiddetto Codice dei beni culturali e del paesaggio) in cui si prevede che, al fine di regolare servizi strumentali comuni destinati alla fruizione e alla valorizzazione dei beni culturali, lo Stato, le regioni, gli enti pubblici territoriali e ogni altro ente pubblico possono stipulare accordi anche con le associazioni di volontariato che abbiano finalità di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali. Infine, all'articolo 117, comma 1, lettera e) dello stesso codice è espressamente prevista la possibilità per i gestori di servizi aggiuntivi di organizzare servizi di intrattenimento per l'infanzia, di informazione, illustrazione, guida e assistenza didattica sul patrimonio culturale e questo, indubbiamente, incentiva il ricorso delle varie amministrazioni pubbliche ad accordi con le associazioni culturali ai fini del reclutamento di volontari da impiegare nell'organizzazione di tali attività e servizi;

    tale quadro normativo ha tuttavia agevolato la trasformazione del volontariato in vero e proprio lavoro gratuito mascherato, nonché incentivato il suo sistematico utilizzo in sostituzione del lavoro retribuito e qualificato. Molto spesso, infatti, vengono affidate ai volontari mansioni particolarmente gravose e di responsabilità, come l'apertura di un museo, l'inventariazione e la catalogazione del patrimonio libraio e archivistico ai fini della digitalizzazione, la conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio documentario e culturale complessivo, l'attività di guida turistica. Tale evoluzione non ha fatto altro che alterare il mercato del lavoro nel settore, condizionandone non solo le possibilità di accesso da parte dei professionisti e i loro livelli retributivi, ma anche la qualità dei servizi culturali offerti. A ricorrere al volontariato sono sia i privati che attraverso il sistema di cooperative e onlus reclutano volontari, generando, profitti esenti da tasse e contributi, sia il pubblico, con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) e gli istituti di cultura statali che spesso pubblicano bandi volti al reclutamento di personale volontario a copertura dei servizi necessari;

    gran parte dei lavoratori del settore culturale vivono una condizione di precarietà, con contratti di lavoro praticamente inesistenti o che prevedono un semplice rimborso spese a titolo di compenso, venendo spesso reclutati come volontari per sopperire all'assenza di personale all'interno delle strutture culturali. Inoltre, il riconoscimento di alcune professionalità culturali, come l'archeologo, l'archivista, il bibliotecario, il demoetnoantropologo, l'antropologo fisico, l'esperto di diagnostica e di scienza e tecnologia dei beni culturali, gli storici dell'arte, avvenuto con la legge 22 luglio 2014, n. 110, in piena linea con gli atti di indirizzo europei relativi al Quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l'apprendimento permanente (EQF), risulta essere del tutto frammentario e incompleto a fronte di alcune professioni come l'educatore museale, il paleontologo, il manager del patrimonio culturale che, pur esistendo nel panorama universitario o già operanti nel mercato del lavoro, sono ignorate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, precludendo di fatto a tali profili l'accesso ai bandi di concorso e il riconoscimento delle relative tutele,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa, anche di carattere normativo, volta a definire in maniera precisa e puntuale gli ambiti di attività e le mansioni riservate alle varie categorie di professionisti dei beni culturali, nonché quelle strettamente riconducibili al mondo del volontariato, considerato sia in forma singola che associata;

   ad adottare iniziative per prevedere che, nell'ambito dell'organizzazione dei servizi aggiuntivi per la fruizione, anche didattica, del patrimonio culturale, i concessionari partecipanti ai relativi bandi siano in possesso di determinati requisiti organizzativi e precisi standard innovativi, nonché facciano esclusivamente riferimento all'utilizzo di risorse umane altamente qualificate e/o abilitate e applichino i contratti collettivi nazionali di settore;

   ad adottare iniziative per definire con chiarezza l'esclusiva funzione di supporto del personale volontario, compreso quello legato a progetti di alternanza scuola-lavoro, rispetto all'attività istituzionale del personale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, evitando che l'ampia partecipazione di giovani e cittadini alle attività di valorizzazione del patrimonio, seppur auspicabile e meritevole, conduca, in capo ai volontari, alla nascita di vincoli di subordinazione, nonché all'assegnazione ai medesimi di compiti e responsabilità particolarmente gravose e alla definizione di orari di lavoro che nulla hanno a che vedere con lo status di volontario;

   a sostenere ogni utile iniziativa normativa volta a includere nel sistema degli elenchi dei professionisti dei beni culturali, istituiti presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, anche le figure professionali di educatore museale, paleontologo, manager del patrimonio culturale, realtà lavorative già da molti anni operanti nel settore, ma del tutto ignorate dal punto di vista legislativo e quindi impossibilitate ad accedere ai bandi di concorso e al sistema di tutele previsto dalla normativa vigente.
(7-00514) «Testamento, Del Sesto, Tuzi, Villani, Casa, Carbonaro».