ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00368

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 258 del 13/11/2019
Firmatari
Primo firmatario: BALDINI MARIA TERESA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 13/11/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ACQUAROLI FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019
BOND DARIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
CARRARA MAURIZIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
SQUERI LUCA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
BARELLI PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
FIORINI BENEDETTA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
POLIDORI CATIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 27/11/2019
DALL'OSSO MATTEO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/12/2019


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 14/11/2019 02/12/2019
Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 14/11/2019

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 27/11/2019

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 02/12/2019

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00368
presentato da
BALDINI Maria Teresa
testo presentato
Mercoledì 13 novembre 2019
modificato
Lunedì 2 dicembre 2019, seduta n. 269

   La X Commissione,

   premesso che:

    il comparto lapideo, segnatamente nel distretto italiano dell'Apuo-versiliese, si attesta in un segmento produttivo-commerciale di eccellenza, nel quale rientrano le imprese di estrazione e quelle di trasformazione del marmo e di altre pietre, che ha subito un'evoluzione – in termini economico-occupazionali – significativa nel corso degli ultimi decenni, in ragione dell'influenza di nuove dinamiche di mercato legate in particolare all'immissione di prodotti finiti a basso costo di lavorazione estera e di prodotti ceramici sintetici capaci di innescare effetti distorsivi;

    la lavorazione del marmo in Italia è contraddistinta da una storia millenaria che ha reso i luoghi noti a livello internazionale, sinonimo nell'immaginario comune di eccellenza artistica ed artigianale in ragione della specificità e della bellezza della materia prima, unitamente alla competenza e dall'indiscutibile capacità artistica delle maestranze artigianali italiane;

    il combinato disposto della specificità e della qualità naturali dei materiale escavato dalle cave del citato distretto e della notorietà dei capolavori dell'arte e dell'architettura che si sono succeduti nei secoli anche attraverso illustri artisti, in primis Michelangelo, che hanno fatto del marmo toscano veicolo di eccellenza e straordinarietà, unitamente alle competenze delle maestranze e al patrimonio di expertise consolidatisi sul territorio sia sul fronte della escavazione che su quello della lavorazione in laboratorio, rendono quello italiano, un prodotto di eccellenza, espressione più elevata e nota del made in Italy;

    complessivamente a livello nazionale, stando ai dati delle camere di commercio, le imprese operative nel settore della lavorazione del marmo e della pietra sono 2.522 ed occupano circa 10 mila addetti;

    nello specifico, si evidenzia, stando ai dati di Confindustria, che il distretto lapideo dell'intero comprensorio apuo-versiliese, delle province di La Spezia, Massa Carrara e Lucca, conta 1.090 addetti nel comparto estrattivo e 3.346 in quello della trasformazione, per un totale di 4.436 addetti;

    si segnala che i dati relativi al primo semestre 2019 delle esportazioni italiane di pietra naturale si attestano ad 1.679.295 tonnellate, per un valore complessivo di 906 milioni di euro: rispetto allo stesso periodo del 2018 si segnala una riduzione delle quantità dei prodotti esportati configurabili in -7,63 per cento; nello specifico, stando ai dati rielaborati dal Centro studi internazionale marmi e macchine (Imm) sulla base di quelli Istat, nel 2018 il valore dell'esportazione di marmo in blocchi e lastre grezzi si è attestato a 641.374 tonnellate mentre quello del marmo lavorato a 348.916 tonnellate; dati che segnalano in maniera particolarmente chiara il rapporto sussistente tra esportazione di prodotto grezzo, destinato alla trasformazione all'estero, e prodotto lavorato sul territorio nazionale quindi legato ad una filiera produttiva totalmente italiana;

    con riferimento all'esportazione di marmo lavorato, nel primo semestre del 2019 si è registrata una riduzione del 14,59 per cento delle quantità, sebbene vi sia stato un aumento del valore unitario pari al +6,06 per cento che ha compensato in modo parziale il calo del valore complessivo;

    risulta determinante tenere conto del trend che ha subito l’export italiano del marmo: partendo dai dati elaborati da Imm si è passati dalle circa 630 mila tonnellate di marmo lavorato esportate all'inizio degli anni ’90 ai dati attuali, mentre, di contro, l’export di marmo in blocchi e lastre grezzo è passato dai circa 170 mila tonnellate dei primi anni ’90 alle 641.374 tonnellate del 2019: pertanto nel corso di quasi un trentennio si è arrivati al dimezzamento del valore del prodotto lavorato esportato, mentre con riferimento all'esportazione del materiale grezzo si è quasi sestuplicato;

    nel distretto Apuo-versiliese, che si configura come leader nel settore delle esportazioni italiane, nel primo semestre 2019 le esportazioni di marmo lavorato si attestano su un valore di 216,93 milioni di euro con un calo del 4,76 per cento rispetto al primo semestre 2018: per quanto riguarda la sola produzione della città di Carrara dal 2000 ad oggi, si è registrato un calo dell'estrazione attestabile intorno al 30 per cento;

    come evidenziato dai dati summenzionati, diversamente da quanto accadeva in passato, attualmente risulta che la maggior parte del materiale estratto sia esportato in blocchi di materiale grezzo per essere poi oggetto di trasformazione delocalizzata in territori extra europei, con la conseguenza di compromettere significativamente le potenzialità nel comparto in termini produttivi ed occupazionali: il numero delle botteghe artigiane, delle segherie e dei laboratori un tempo impegnati nella lavorazione artigianale del marmo risulta essere in diminuzione in ragione della contrazione della domanda di prodotti italiani e dell'assenza di misure ed iniziative che possano garantire la tutela della continuità produttiva, in un settore di eccellenza che risulta ormai essere di nicchia, e della trasmissione delle conoscenze artigianali delle maestranze;

    infatti, attualmente il mercato del marmo è caratterizzato da nuovi sbocchi in Paesi, come Cina e India, dove il costo della lavorazione e trasformazione del prodotto grezzo risulta notevolmente più basso, e dunque più competitivo in ragione del costo della manodopera, rispetto ai costi nazionali: nello specifico, si evidenzia come la Cina è il primo buyer del marmo in blocchi grezzo di provenienza italiana, detenendo il 52 per cento della quota dell’export italiano, e nel corso del primo semestre 2019 è stato registrato un incremento della quantità di marmi grezzi esportati verso il mercato cinese del 13 per cento del valore. Di contro, la quota di export italiano verso la Cina relativa al prodotto lavorato si attesta soltanto intorno al 2 per cento;

    risulta al proponente che molte imprese italiane, segnatamente operanti nel settore dell'edilizia, prediligono acquistare in Cina i prodotti della lavorazione del marmo esportato in blocchi dall'Italia, in ragione dei costi che risultano inferiori rispetto al prodotto offerto dal mercato italiano, malgrado sul costo finale del prodotto lavorato in Cina influisca il 25 per cento degli oneri logistici: fattore che evidenzia in maniera eloquente la sperequazione in termini di costi tra prodotto lavorato italiano e prodotto lavorato cinese, malgrado – paradossalmente – la provenienza della materia prima sia in entrambi i casi italiana;

    pertanto, è in costante crescita l’appeal dei mercati esteri, segnatamente dei Paesi emergenti, per l'ultimo step della lavorazione del marmo ed, in ragione del ridotto rischio correlato all'estrazione di blocchi di grosse dimensioni rispetto alle attività di ritaglio di precisione, le aziende italiane prediligono limitare l'estrazione ai blocchi grezzi da destinare poi quasi esclusivamente al mercato estero, come confermato dai dati suesposti;

    si ritiene ulteriormente evidenziare che negli ultimi anni sul mercato sono approdati prodotti ceramici e compositi, che richiamano nella loro definizione il marmo e che ambiscono a sostituirlo nell'edilizia: molti di questi prodotti, dai costi contenuti in ragione della loro natura di prodotto sintetico industriale e della scarsa qualità, sono di importazione e rischiano di attuare una dinamica di mercato distorsiva in ragione della scarsa chiarezza che sussiste in capo alla materia prima utilizzata;

    pertanto, il comparto risulta condizionato dalla concorrenza di quei Paesi, India e Cina in primis, che possono contare sia su un'abbondanza di materia prima da cui far derivare prodotti sintetici a costi inferiori, sia sulla manodopera a basso costo che determina un costo finale ridotto anche del prodotto di marmo lavorato rispetto allo stesso prodotto lavorato in Italia, ma nel contempo è condizionato dalla crescita esponenziale sul mercato di prodotti simil-marmo di derivazione sintetica che – in assenza di un identificativo chiaro – possono essere venduti come marmo e acquistati come tale dai consumatori italiani;

    malgrado nel corso degli anni sia stato affrontato il tema di un marchio identificativo della originalità del marmo del suddetto distretto, nei fatti non si è approdati ad una iniziativa risolutiva che potesse garantire una legittima identificazione del prodotto al fine di offrire ai consumatori e alle aziende utilizzatrice dei prodotti la garanzia dell'autenticità dei prodotti ed esorcizzare la strutturazione di una sorta di filiera del «falso marmo»;

    l'ipotesi della definizione di una filiera lunga estrazione-trasformazione totalmente italiana e del suo sviluppo al fine di consentire la promozione del prodotto finito italiano rappresenta una prospettiva auspicabile per la valorizzazione dell'eccellenza italiana, che presuppone l'introduzione di misure atte a consentire anche l'aggregazione delle piccole imprese nella prospettiva di far fronte alle sempre più complesse dinamiche di mercato;

    si evidenzia che, a livello locale, sono state introdotte norme che si orientano nella prospettiva della tutela della filiera locale: in Toscana, con la legge regionale 5 agosto 2019, n. 56, recante Nuove disposizioni in materia di cave, che ha novellato le leggi regionali n. 35 del 2015 e n. 65 del 2014 è stato previsto «l'impegno alla lavorazione nel sistema produttivo locale di almeno il 50 per cento del materiale da taglio», al fine di consentire la lavorazione dei blocchi di materiale da taglio sul territorio per esorcizzare la delocalizzazione massiva dei processi produttivi;

    sebbene le tecniche, il know how e la qualità mantenute dalle realtà del suddetto distretto risultino indiscutibili in ragione dell'unicità e della raffinatezza dei prodotti e della lavorazione, queste rischiano di essere compromesse dalle dinamiche del mercato che, in ragione della delocalizzazione della trasformazione finale unitamente alla sovrapposizione nel mercato di prodotti sintetici erroneamente assimilati al marmo, rischiano di inficiare l'immagine del prodotto, le sue potenzialità e la sua collocazione nel mercato come prodotto di eccellenza;

    sarebbe auspicabile garantire la promozione dei marmi italiani come prodotti di eccellenza privilegiandone la valorizzazione del prodotto lavorato e trasformato in Italia, al fine di tutelare la specificità del prodotto rispetto ad altri prodotti presenti sul mercato internazionale, consentendo nel contempo il mantenimento di una filiera esclusivamente italiana;

    l'introduzione di un marchio del marmo italiano dop potrebbe rappresentare una iniziativa valida nella prospettiva di tutelare l'esclusività della materia prima, la sua tracciabilità e difenderla degli effetti distorsivi sul mercato della concorrenza sleale operata dai prodotti anche di derivazione estera, frutto di lavorazioni sintetiche, non documentate e non tracciate;

    si sottolinea ulteriormente che uno degli elementi ostativi per la crescita del comparto va ricercato nel basso livello di aggregazione tra imprese che rappresenta un deterrente per la creazione di una filiera territoriale: secondo un'indagine dell'istituto di studi e ricerca della camera di commercio di Massa Carrara il 62 per cento degli operatori artigianali ed artistici non è interessato ad essere parte di reti o consorzi tra imprese;

    alla suddetta criticità va ad aggiungersi anche l'assenza di un processo di continuità formativo-culturale capace di coinvolgere attivamente anche le scuole ed i giovani che porti alla valorizzazione della trasmissione delle conoscenze e delle expertise, anche considerando che secondo la suddetta indagine il 23,5 per cento delle imprese campionate over 50 pensa di chiudere l'attività, e solo il 3 per cento è disposto a cedere il testimone ad un proprio erede o soggetto terzo;

    desta particolare attenzione anche il versante dei prodotti di derivazione della coltivazione delle cave, considerati spesso come prodotti da smaltire, anche al fine di ridurre l'impatto idrogeologico: risulta ai firmatari del presente atto che annualmente i derivati del marmo si attestano in circa 3 milioni di tonnellate, di cui soltanto una parte risulta essere riutilizzata in processi produttivi secondari, che interessano molti ambiti dal settore delle cartiere a quello farmaceutico, a conferma del carattere multitasking e delle potenzialità dei prodotti di derivazione;

    sul versante delle esportazioni di tecnologie si evidenzia che, secondo le statistiche ufficiali di settore elaborate del Centro studi di Confindustria Marmomacchine, rispetto al 2017 in cui è stata registrata una crescita del 24,7 per cento rispetto all'anno precedente, configurandosi come massimo storico dell'esportazioni estere di macchine, impianti, attrezzature, utensili e consumabili, per un totale di 1.253 milioni di euro, nel 2018 le esportazioni hanno subito una riduzione del 10,5 per cento: nonostante la contrazione, il comparto della tecnologia per la lavorazione del marmo e delle pietre in generale rappresenta un segmento di eccellenza italiano, riferimento mondiale indiscusso, su cui appare auspicabile incrementare la ricerca e lo sviluppo, al fine di consentire il mantenimento di livelli elevati di avanguardia e dunque detenere un primato mondiale costante sul versante delle esportazioni di settore,

impegna il Governo:

   a predisporre adeguate iniziative volte alla tutela del distretto del marmo Apuo-versiliese e dell'intero settore lapideo italiano, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo dei processi locali di filiera del marmo, dall'estrazione alla trasformazione e alla lavorazione;

   ad agevolare, per quanto di competenza, anche attraverso il coinvolgimento degli enti territoriali e delle associazioni di categoria, l'individuazione di misure incentivanti finalizzate all'aggregazione delle imprese del distretto, sia escavatrici che di trasformazione, nella prospettiva di favorire la creazione della filiera territoriale;

   ad intraprendere ogni utile ed opportuna iniziativa, al fine di promuovere specifici percorsi di formazione, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni competenti, per la valorizzazione dell'eccellenza artigianale del marmo e per lo sviluppo delle conoscenze di settore e al fine di garantire la continuità e la trasmissione del patrimonio artigianale e produttivo del territorio;

   a sostenere la definizione di un marchio del marmo italiano dop, al fine di tutelare l'esclusività della materia prima e la sua tracciabilità e difenderla dagli effetti distorsivi della concorrenza sleale sul mercato;

   a promuovere, per quanto di competenza, la definizione di una economia circolare correlata alla filiera attraverso il riutilizzo dei materiali derivati dell'escavazione del marmo;

   a sostenere iniziative volte alla promozione della ricerca e dello sviluppo nel comparto delle tecnologie correlate all'escavazione e alla lavorazione del marmo e delle pietre in generale, al fine di consentire il mantenimento di livelli elevati di avanguardia e dunque detenere un primato mondiale costante sul versante delle esportazioni di settore.
(7-00368) «Baldini, Acquaroli, Foti, Ferro, Bucalo, Montaruli, Rizzetto, Lucaselli, Galantino, Frassinetti, Mantovani, Butti, Ciaburro, Caretta, Bond, Carrara, Squeri, Barelli, Fiorini, Polidori, Dall'Osso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

esportazione comunitaria

industria edile

costi salariali