ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00324

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 230 del 01/10/2019
Firmatari
Primo firmatario: GALANTINO DAVIDE
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 01/10/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIANNONE VERONICA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 01/10/2019
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 01/10/2019


Commissione assegnataria
Commissione: IV COMMISSIONE (DIFESA)
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00324
presentato da
GALANTINO Davide
testo di
Martedì 1 ottobre 2019, seduta n. 230

   Le Commissioni IV e XI,

   premesso che:

    la legge 30 dicembre 1992, n. 503, ha costituito, per il sistema pensionistico italiano, la genesi della propria ristrutturazione strutturale e normativa;

    a seguire la legge 8 agosto 1995, n. 335, ha posto in essere, con anticipata lungimiranza, i pilastri fondamentali su cui poggiano, ancora oggi, i sistemi di valutazione per il calcolo dell'importo pensionistico maturato al termine della propria vita lavorativa. Di fatto ha creato uno spartiacque: chi alla data del 31 dicembre 1995 poteva vantare più di 18 anni di contribuzione – per il personale militare al servizio effettivo vengono aggiunti gli aumenti periodici di cui all'articolo 1849 del codice di ordinamento militare – rimaneva sostanzialmente all'interno del vecchio sistema di calcolo (cosiddetto retributivo) fatta eccezione della quota pro rata, maturata a decorrere dal 1° gennaio 2012, così come disposto dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e cioè godere al termine del servizio effettivo di un trattamento pensionistico pari all'85/90 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio. A tutti gli altri viene imposto un sistema di calcolo cosiddetto misto, con un trattamento pensionistico stimato tra il 65/70 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio;

    per tutti coloro che sono stati assunti o arruolati dopo il 1° gennaio 1996 viene imposto un calcolo del proprio assegno pensionistico esclusivamente sulla contribuzione versata: il lavoratore accantona circa il 33 per cento del proprio stipendio, in parte a carico del lavoratore e in parte a carico dello Stato, e al momento del pensionamento, al montante contributivo accumulato, viene applicato un coefficiente di conversione legato all'età del pensionamento. Più si va in pensione giovani meno sarà corposo il proprio assegno, stimato tra il 50/55 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio;

    i ruoli più esposti nei prossimi anni saranno realisticamente il ruolo di truppa, il ruolo sergenti e il ruolo marescialli avendo loro in servizio il trattamento economico più penalizzante. L'impoverimento economico ricadrà socialmente sulle famiglie di ciascun militare che oramai sessantenne, dopo 40 anni di servizio attivo dedicato alla Forza armata, invece di badare a se stesso ed ai propri cari, sarà inevitabilmente costretto ad arrotondare, con lavori estemporanei il proprio futuro;

    le lacrime dell'allora Ministro Elsa Fornero, certamente sincere, hanno espresso, allora, «plasticamente» il sacrificio previdenziale a cui tutti gli italiani sarebbero andati incontro;

    successivamente la legge 27 dicembre 2013, n. 147, e la legge 23 dicembre 2014, n. 190 hanno introdotto la rateizzazione del trattamento di fine rapporto, ovvero il trattamento di fine servizio;

    infine, la legge 28 marzo 2019, n. 26, con il congelamento dell'adeguamento dell'aspettativa di vita ha dato sicuramente sollievo a numerosi militari futuri pensionati solo nella certezza di maturazione del requisito pensionistico, senza adeguarne gli aspetti economici;

    già oggi coloro che godono del diritto alla pensione, per limiti contributivi, in regime di calcolo misto, stanno toccando per primi il taglio netto del 25/30 per cento in meno sull'assegno di pensione rispetto all'ultimo stipendio goduto in servizio;

    si hanno ancora dinanzi 18/20 anni, che separano dai primi militari che andranno in quiescenza con il metodo di calcolo «contributivo puro»; sicuramente a molti gioveranno le partecipazioni a numerose missione di pace in terre straniere, che permetteranno loro di aumentare il proprio montante contributivo, ma molti saranno «obbligati», anche in tarda età a doversi sacrificare per poter avere una vita dignitosa;

    purtroppo, nonostante la lungimiranza riformatrice che ha regolato l'accesso alla previdenza complementare e tra questi i fondi collettivi chiusi di categoria, ancora oggi per il personale militare tale opportunità resta solo una chimera. Tant'è che diversi militari hanno sottoscritto la previdenza complementare attraverso i fondi aperti, gestiti da organismi bancari, società di gestione e di risparmio o di intermediazione immobiliare: soggetti quindi a più alti rischi rispetto ai fondi collettivi di categoria, regolati sulla base di una convenzione a cui gli operatori di settore devono attenersi, oltre che bassi costi di gestione e, fattore non trascurabile, corroborati da un versamento aggiuntivo da parte del datore di lavoro,

impegnano il Governo

ad assumere iniziative per reperire le coperture necessarie, anche in vista dell'imminente provvedimento di concertazione contrattuale all'interno del quale dovrà ricercarsi la possibilità di fare accedere anche il personale appartenente al ruolo dei volontari in servizio permanente all'Istituto della Cassa di previdenza delle forze armate, costituito dal 1° luglio 2010, così come derivante dall'accorpamento delle preesistenti casse militari, e regolamentato dal codice dell'ordinamento militare, dall'articolo 1913 fino al 1920, al fine di poter corrispondere, all'atto di congedamento in pensione, una prestazione previdenziale integrativa del trattamento di fine servizio (TFS) e garantire negli anni a venire un equo trattamento economico all'interno della Forza armata.
(7-00324) «Galantino, Giannone, Deidda».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

personale militare

condizione economica

vita lavorativa