ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00209

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 142 del 15/03/2019
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00021
Firmatari
Primo firmatario: SURIANO SIMONA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 15/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIRAGUSA ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
DE CARLO SABRINA MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
CAPPELLANI SANTI MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
EHM YANA CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
OLGIATI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
ROMANIELLO CRISTIAN MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019
PERCONTI FILIPPO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 15/03/2019


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
26/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/03/2019
SURIANO SIMONA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/03/2019
SCALFAROTTO IVAN PARTITO DEMOCRATICO
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER
 
PARERE GOVERNO 26/03/2019
DEL RE EMANUELA CLAUDIA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 26/03/2019

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 26/03/2019

ACCOLTO IL 26/03/2019

PARERE GOVERNO IL 26/03/2019

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 26/03/2019

CONCLUSO IL 26/03/2019

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00209
presentato da
SURIANO Simona
testo di
Venerdì 15 marzo 2019, seduta n. 142

   La III Commissione,

   premesso che:

    gli Yazidi sono un'antichissima popolazione presente soprattutto nell'area mesopotamica e sono considerati «kuffar», infedeli, dai fanatici terroristi visto che la loro religione è una sorta di sincretismo nato dal contatto e dalla contaminazione di diverse religioni, compresi il cristianesimo e l'islam. Essi parlano inoltre il curdo ed evitano i matrimoni misti. Nei loro confronti è stato posto in essere un programma di eradicamento mirato e sistematico in quanto gruppo etnico;

    il 3 agosto 2014 i combattenti del Daesh, nel momento culminante della loro politica di espansione territoriale, penetrano nei luoghi dove vive la maggioranza degli yazidi nel mondo. Si tratta del territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq e al confine con la Siria;

    quello stesso giorno i militanti dell'Isis massacrarono più di 3000 esseri umani, tra cui molti anziani, e rapirono poco meno di 7000 donne e bambini per ridurli in condizioni di schiavitù;

    due settimane dopo l'assalto di Daesh veniva rinvenuta la prima fossa comune che rivelò al mondo questo genocidio;

    oggi, dopo la caduta delle roccaforti Isis in Siria (Raqqa) e in Iraq (Mosul), molti degli yazidi fuggiti all'estero stanno rientrando nei loro luoghi d'origine ma sono tanti gli sfollati di Ninive e Sinjar che vivono ormai da 5 anni nei campi profughi nel Kurdistan iracheno;

    molti di loro continuano a vivere nel territorio di Shengal nell'Iraq nordoccidentale vicino al confine con la Siria, nonostante qui abbiano subito esecuzioni di massa e siano stati costretti a sopravvivere oppressi da una crudele sofferenza psicologica permanente, in questo luogo gli yazidi vogliono continuare a esistere;

    secondo dati recenti, mancano all'appello ancora più di 3000 prigionieri dell'assalto dell'agosto del 2014 e, nelle ultime fasi di liberazione delle sacche resistenti del Daesh nelle roccaforti della Siria nord-orientale, si continuano a fare macabri rinvenimenti. Nel mese di febbraio è stata scoperta l'ennesima fossa comune di civili yazidi intrappolati nell'assedio. «Il Daesh sta usando gli yazidi rapiti come scudi umani» riferisce la Premio Nobel per la Pace 2018 Nadia Murad;

    le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno fornito prove fotografiche di questo genocidio ancora in corso e hanno pubblicato immagini di bambini liberati. L'Isis ha provato a cancellare il loro senso di appartenenza all'etnia curda addestrandoli in campi speciali all'interno del programma «Cuccioli del Califfato» per farli diventare soldati e kamikaze; oggi purtroppo non parlano più nemmeno la loro lingua madre;

    secondo un recente rapporto dell'organizzazione non governativa Human Rights Watch, «i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti». Sono ancora tante le donne vittime di abusi sessuali continui e ripetuti. Molte di loro vengono addirittura vendute come schiave;

    secondo i dati diffusi dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, il mercato della schiavitù sessuale può aver tristemente inciso per 21 milioni di dollari sulle casse dell'economia del califfato. Allo stato attuale, per l'Isis ridare la libertà a queste donne ha un prezzo che va da 20.000 a 30.000 dollari e, con quasi 3000 donne ancora nelle mani del califfato e una crisi interna all'organizzazione terroristica, il rischio concreto è che questa tratta possa essere intensificata per finanziare la guerra;

    l'articolo 2 della convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui anche Siria e Iraq sono parte, dice che la sussunzione della fattispecie genocidiaria è legata a una precisa ratio di sterminio anche solo di una parte di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso;

    nel settembre 2017 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 2379, che istituiva un team investigativo per aiutare il governo iracheno a raccogliere, conservare e analizzare le prove dei crimini commessi dai combattenti del Daesh, e di fatto quindi anche con riferimento al genocidio yazida;

    la stessa Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria si è espressa sull'intera vicenda utilizzando il termine «genocidio yazida»;

    la richiesta avanzata anche da Nadia Murad è quella di impegnare le Nazioni Unite affinché mandino osservatori in Iraq fra gli Yazidi in modo da creare le condizioni per farli rientrare nei territori d'origine in sicurezza perché «senza protezione internazionale non c'è certezza che il terrorismo e il genocidio non tornino»;

    a livello internazionale, alcuni governi (tra cui Canada, Australia, Francia, Kuwait, Norvegia, Germania e Grecia) hanno dato il loro supporto con politiche di reinserimento nei territori d'origine dopo aver avviato programmi di protezione nei relativi Paesi;

    l’Human Rights Watch (Hrw) sostiene, inoltre, che i processi in corso per crimini commessi contro gli yazidi sono destinati a un nulla di fatto e gli imputati sono principalmente accusati di «appartenenza, supporto o assistenza allo Stato islamico». Il rischio è quindi che le prove del genocidio possano «perdersi, nel tempo, nelle fosse comuni che le autorità locali tardano a portare alla luce» e nella debole efficienza del sistema giudiziario iracheno;

    alcune ong sostengono che le autorità irachene non stiano proteggendo adeguatamente le fosse comuni rinvenute dal 2014, nonostante una specifica legge lo imponga, e questo rende difficile rintracciare e identificare le persone scomparse,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini di cui sopra e per riconoscere ufficialmente il genocidio yazida;

   a farsi promotore in seno al Consiglio dei diritti umani all'Onu e in ambito europeo di un'iniziativa per l'istituzione di un tribunale ad hoc per giudicare i crimini relativi al genocidio yazida e garantire piena giustizia alle vittime;

   ad assumere iniziative, nei consessi internazionali, affinché le violenze sessuali perpetrate durante i conflitti di guerra vengano punite come crimini di guerra;

   ad acquisire, presso le Nazioni Unite, elementi circa lo stato dell'arte del lavoro fatto dal team investigativo attivato nel 2017 con la risoluzione n. 2379 del Consiglio di sicurezza dell'Onu;

   ad assumere le iniziative di competenza affinché si creino le condizioni per accelerare le procedure per il riconoscimento dei corpi rinvenuti nelle fosse comuni e per il censimento delle persone ad oggi presenti nei campi profughi in modo da avere contezza dei possibili sopravvissuti al genocidio;

   ad assumere iniziative per l'intervento degli osservatori internazionali nella regione del Sinjar in modo creare le necessarie condizioni umanitarie e di sicurezza per il rientro degli esuli yazidi
(7-00209) «Suriano, Sabrina De Carlo, Cappellani, Ehm, Olgiati, Romaniello, Perconti, Siragusa».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

omicidio

crimine contro l'umanita'

diritti umani