ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00206

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 139 del 11/03/2019
Abbinamenti
Atto 7/00164 abbinato in data 27/03/2019
Atto 7/00277 abbinato in data 25/07/2019
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00046
Firmatari
Primo firmatario: TROIANO FRANCESCA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SPORTIELLO GILDA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
TRIZZINO GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
VOLPI LEDA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
DEL MONACO ANTONIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
IOVINO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
FOSCOLO SARA LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
PANIZZUT MASSIMILIANO LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
LOCATELLI ALESSANDRA LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
TIRAMANI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
LAZZARINI ARIANNA LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
DE MARTINI GUIDO LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
ZIELLO EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER 11/03/2019
GIORDANO CONNY MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
RUSSO GIOVANNI MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
DI LAURO CARMEN MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
BOLOGNA FABIOLA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
LAPIA MARA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
MENGA ROSA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
NAPPI SILVANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
PROVENZA NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
SAPIA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019
SARLI DORIANA MOVIMENTO 5 STELLE 11/03/2019


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
06/11/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 27/03/2019
TROIANO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 10/07/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
DE FILIPPO VITO PARTITO DEMOCRATICO
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
 
ILLUSTRAZIONE 23/10/2019
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 23/10/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO GOVERNO 23/10/2019
ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 23/10/2019
DE FILIPPO VITO ITALIA VIVA
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 29/10/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE
TROIANO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 29/10/2019
ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
ILLUSTRAZIONE 06/11/2019
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/11/2019
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 06/11/2019
ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/11/2019
NAPPI SILVANA MOVIMENTO 5 STELLE
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
LOCATELLI ALESSANDRA LEGA - SALVINI PREMIER
 
PARERE GOVERNO 06/11/2019
ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/03/2019

DISCUSSIONE IL 27/03/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 27/03/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 16/04/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 11/06/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 19/06/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 26/06/2019

DISCUSSIONE IL 10/07/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 10/07/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/07/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 25/07/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 30/07/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/08/2019

DISCUSSIONE IL 23/10/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 23/10/2019

DISCUSSIONE IL 29/10/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 29/10/2019

DISCUSSIONE IL 06/11/2019

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 06/11/2019

PARERE GOVERNO IL 06/11/2019

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 06/11/2019

ACCOLTO IL 06/11/2019

PARERE GOVERNO IL 06/11/2019

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 06/11/2019

CONCLUSO IL 06/11/2019

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00206
presentato da
TROIANO Francesca
testo di
Lunedì 11 marzo 2019, seduta n. 139

   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 32 della Costituzione italiana recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»;

    il concetto di salute, così come adottato dall'Oms nella sua carta fondativa del 1948, è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia;

    il richiamo dell'Oms allo stato di salute è da intendere come una condizione di equilibrio, dinamico, continuamente da costruire, tra il soggetto e l'ambiente che lo circonda;

    la legge 13 maggio 1978, n. 180, in tema di «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori», nota anche come «legge Basaglia», dal nome del suo promotore, lo psichiatra Franco Basaglia, è un caposaldo della legislazione nazionale in tema di salute mentale;

    tale legge ha avuto il merito di porre fine al trattamento inumano delle persone con sofferenza psichica, disponendo la chiusura degli ospedali psichiatrici (cosiddetti manicomi), passando da una logica di esclusione sociale e di emarginazione istituzionalizzata ad una di responsabilità verso il malato, di umanità, di garanzia dei diritti fondamentali della persona ed inclusione all'interno della società;

    la lungimiranza e l'audacia di questa legge è stata riconosciuta anche dalla comunità internazionale, tant'è che l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2003, l'ha indicata come «uno dei pochi eventi innovativi nel campo della psichiatria su scala mondiale»;

    secondo i dati forniti dalla Società italiana di psichiatria, dall'approvazione della legge Basaglia ad oggi sono stati curati 20 milioni di italiani, e, secondo l'ultimo Rapporto sulla salute mentale – analisi dei dati del Sistema informativo per la salute mentale – Ministero della salute, del 2016, si stima che oltre 800.000 sono state le persone che si sono rivolte ai dipartimenti di salute mentale per intraprendere percorsi di cura e trattamento e di queste sono 310 mila circa coloro che sono approdate per la prima volta in un centro di salute mentale. L'incidenza è rappresentata da pazienti al di sotto dei 25 anni, a parità di sesso;

    la Società italiana di psichiatria (Sip), durante l'ultima Giornata della salute mentale (10 ottobre 2018) ha evidenziato che già da tempo i giovani – in tutto il mondo, anche se in maniera e con percentuali diverse – sono diventati «bersaglio» della depressione, con un incremento dei casi del 20 per cento in dieci anni. La Sip evidenzia infatti che sono circa 200 mila i giovani tra i 12 e i 25 anni che soffrono di disagi vari e che di questi, circa il 10 per cento (dati Istat) si dichiara insoddisfatto della propria vita, delle relazioni sia con gli amici che con la propria famiglia e anche della salute. Dati che dimostrano «come un numero estremamente significativo di giovani vive in una situazione di difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10 per cento, di forme depressive o ansiose in questa fascia d'età»;

    sempre secondo i dati contenuti nel Rapporto sulla salute mentale, le prestazioni erogate nel 2016 dai servizi territoriali ammontano a 11.860.073 con una media di 15,4 prestazioni per utente, di cui quasi 4 su 5 effettuate in sede, l'8,2 per cento a domicilio e il resto in una sede esterna;

    dai medesimi dati emerge che nel 2016 ci sono stati 575.416 accessi al pronto soccorso per patologie psichiatriche, che corrispondono al 2,8 per cento del totale di accessi a livello nazionale in un anno. Considerando il dato non è possibile scorporare coloro che si sono presentati con una diagnosi pregressa da coloro che l'hanno ricevuta in sede di contestuale accesso al pronto soccorso. Su 576.000 casi in pronto soccorso per problemi psichiatrici, il 74,5 per cento del totale viene rinviata a casa, mentre solo il 13,2 per cento del totale degli accessi in pronto soccorso per problemi psichiatrici viene ricoverato in reparto; di questi, al 27 per cento viene diagnosticata la schizofrenia o altre psicosi funzionali, ovvero le diagnosi a più alta difficoltà di risoluzione nello spettro dei disturbi della psicopatologia;

    attualmente, il sistema di prevenzione e cura pubblica della disabilità mentale, in particolare il sistema dei dipartimenti di sanità mentale, distribuiti sul territorio nazionale, è sottoposto a enormi stress, svolgendo il ruolo di interfaccia primaria con persone affette da psicopatologia;

    i problemi principali riguardano la mancanza di risorse e personale adeguato, nonché la carenza o l'inadeguatezza delle strutture: se una parte delle persone che attualmente si rivolgono al settore privato dovesse scegliere le cure offerte dal sistema sanitario pubblico, questo non riuscirebbe ad accogliere la domanda di cura;

    la dotazione complessiva del personale dipendente all'interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, alla data del 31 dicembre 2015, risulta pari a 31.586 unità, di cui 18,6 per cento medici (psichiatri e con altra specializzazione), 6,7 per cento psicologi, 44 per cento infermieri, 9,4 per cento operatori tecnici addetti all'assistenza/operatori socio-sanitari, 6 per cento educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica, 4,3 per cento assistenti sociali;

    le strutture censite nel 2016 sono state: 1.460 servizi territoriali, 2.282 strutture residenziali e 898 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 90 per cento dei dipartimenti di salute mentale, mentre il numero dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura attivi è stato pari a 285, con complessivi 3.623 posti letto per ricoveri ordinari e 244 posti letto per ricoveri in day hospital; per quanto concerne invece le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica, ne sono state censite 22 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 1.148 e a 19 posti per day hospital. Complessivamente, nell'intero Paese, l'offerta per i posti letto in degenza ordinaria, era di 9,4 ogni 100.000 abitanti maggiorenni;

    gravissime risultano l'assenza e la continua diminuzione dei posti letto in regime di acuzie in reparti specializzati di neuropsichiatria infantile per la corretta presa in carico di episodi di break-down minorile che hanno un impatto devastante sulla salute mentale del minore oltre che sulla qualità della vita dell'intera famiglia di appartenenza, spesso sfornita di strumenti adeguati per affrontare tali drammatiche situazioni, correlate spesso ad episodi di violenza domestica;

    nonostante gli indiscussi meriti della succitata legge Basaglia, permangono alcune criticità nell'attuale sistema che devono essere superate; infatti, si è oggi di fronte ad una situazione a macchia di leopardo, con grandi differenze da regione a regione, a seconda delle risorse, delle strutture e del personale a disposizione;

    negli ultimi anni si stanno ulteriormente approfondendo le ricerche sui disturbi legati all'ansia e alla depressione, sui disturbi alimentari (a partire da bulimia e anoressia), sui disturbi pervasivi dello sviluppo, sui disturbi dello spettro autistico, sulle dipendenze da sostanze, da gioco d'azzardo patologico, e da nuove forme di dipendenza tra cui le dipendenze tecnologiche e altro;

    la prevenzione e la diagnosi precoce sono strumenti che possono, più di tutti, contrastare l'insorgere di malattie psichiche e contrastarne lo sviluppo e la degenerazione, in particolare nelle primissime fasi della vita, quando il soggetto inizia a formare la propria personalità, e durante l'adolescenza, che rappresenta un periodo di particolare fragilità e cambiamento;

    proprio in ragione di ciò, la funzione dell'assistenza psicologica è di grande utilità se inserita all'interno delle strutture scolastiche, ove, salvo rare eccezioni, vivono la propria quotidianità la totalità di giovani e giovanissimi del nostro Paese: ciò consentirebbe interventi mirati a prevenire e correggere disturbi psichici durante le fasi più delicate della crescita, sfruttando un'infrastruttura ben radicata e funzionante su tutto il territorio nazionale come il sistema scolastico italiano;

    risulta assente uno strumento omogeneo sul territorio nazionale che si occupi di intercettare e attivare correttamente i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) in sede emergenziale-ospedaliera e che possa trattare e fare un corretto invio dei casi che necessitano contestualmente di un intervento urgente anche in regime ambulatoriale, e che non possano soggiacere alla lista d'attesa, ovvero dei casi in cui non è possibile avvalersi dei posti letto nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc);

    in diverse situazioni l'utilizzo di personale sanitario non corrisponde con quello ad alta formazione specialistica iscritta alle sezioni corrette dei competenti ordini professionali in materia di salute mentale;

    la legge 29 luglio 1975, n. 405, istitutiva dei consultori familiari, ha anche lo scopo di assicurare, nell'ambito del servizio di assistenza alla famiglia, l'assistenza psicologica e sociale per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alle problematiche minorili; è una delle leggi del nostro Paese che più contraddistingue il livello di civiltà del nostro sistema sanitario e socio sanitario che, quasi incredibilmente, era riuscito ben oltre 40 anni fa ad istituire dei presidi territoriali di assistenza e sostegno alle famiglie; la rete dei consultori, così come concepita dal legislatore del 1975, appare dunque il luogo ideale per una corretta presa in carico di molte psicopatologie correlate al ciclo dell'età evolutiva, anche nell'ottica di una efficacie prevenzione;

    nel 2010 il Ministero della salute ha pubblicato il rapporto sull'organizzazione e attività dei consultori, fornendo, a distanza di 35 anni, una fotografia delle caratteristiche strutturali, organizzative e delle attività dei consultori familiari al livello nazionale e regionale. Il quadro emerso da tale rapporto, peraltro realizzato anche per verificare lo stato di attuazione del Progetto obiettivo materno infantile, rileva che nel 43 per cento delle regioni mancano atti formali relativi al coordinamento e/o l'integrazione tra i consultori familiari e altri servizi territoriali e ospedalieri e che la presenza di un budget vincolato per l'attività dei consultori è prevista nelle Asl di sole sei regioni; emerge, quindi, una sostanziale disomogeneità dei modelli operativi indicati dalle leggi regionali, accompagnata dall'assenza o dalla precarietà delle figure professionali necessarie a garantire il ruolo sistemico di sostegno alle famiglie, alle donne e ai soggetti vulnerabili che i consultori dovrebbero invece garantire;

    le carceri costituiscono un luogo in cui il problema della salute mentale si pone con particolare gravità poiché può portare anche all'insorgere di fenomeni di radicalizzazione violenta che si potrebbero poi ripercuotere all'interno della società, una volta scontata la pena; basti pensare alla violenza contro le donne, ove chi ha commesso questi reati spesso non è neppure consapevole della gravità di ciò che ha fatto ed imputa alla vittima la causa della propria, secondo i colpevoli, ingiusta, carcerazione;

    particolarmente importante è anche la funzione di ascolto, di studio del benessere organizzativo e di analisi della domanda all'interno delle organizzazioni complesse come i reparti del settore sanitario e delle forze dell'ordine, anche al fine di mettere in atto un'azione di prevenzione e di sostegno al pericolo di burn-out, problematica ormai cronicizzata all'interno delle strutture organizzative ad alta complessità, nonché al fine di formare il personale medesimo nel trattamento di primo intervento di vittime di eventi traumatici;

    lo studio di queste problematiche e la ricerca di soluzioni condivise ed efficaci non può che passare per l'incontro tra i diversi attori, istituzionali e non, impegnati quotidianamente su questi temi;

    i bisogni sanitari e i bisogni sociali delle persone con problemi psichici sono operativamente interrelati e per tale motivo assumono un ruolo decisivo le determinanti sociali, culturali, economiche e istituzionali per la produzione di prognosi positive in persone con problemi psichici e correlate disabilità sociali;

    è necessaria, prioritaria e strategica la presa in carico congiunta tra i servizi sanitari specifici delle aziende sanitarie, i servizi sociali degli enti locali, i soggetti del terzo settore, le persone destinatarie di tali servizi, le rispettive famiglie, i civilmente obbligati; una tale opzione strategica si fonda sull'incremento della sostenibilità, responsabilità, contrattualità del sistema pubblico e soprattutto dell'utente vulnerabile il quale deve poter partecipare direttamente e attivamente alla costruzione delle risposte corrispondenti ai suoi bisogni prioritari, in modo da rendere possibile allo stesso di scegliere e costruire le modulazioni pertinenti degli interventi in base alle risorse esistenti; in quest'ambito, il terzo settore svolge una funzione di particolare rilevanza e la valorizzazione di elementi di contatto tra questo e il settore pubblico e potrebbe portare ulteriore giovamento al sistema nel suo complesso;

    per trasformare i costi dei L.e.a. sociosanitari in investimenti produttivi di salute, per limitare e superare l'istituzionalizzazione o l'isolamento, non più sostenibile, delle persone con problemi psichici, alcune regioni hanno sperimentato la metodologia dei budget di salute che, nelle sue applicazioni, si è dimostrata efficace ed efficiente nel superamento dell'assistenzialismo mercantile, escludente e spersonalizzato. Ha permesso un controllo di gestione programmatico, economico e attuativo da parte delle aziende sanitarie e degli enti locali, nonché generativo ed implementativo di sostenibilità, risparmio finanziario sul versante della spesa sociosanitaria e di investimento produttivo sul versante del benessere complessivo;

    sotto il profilo metodologico, il budget di salute (le risorse umane, professionali, economiche) è parte fondante e integrante del piano terapeutico riabilitativo individualizzato, promosso, gestito e monitorato in maniera integrata e concordata tra la singola persona, gli operatori pubblici, gli enti del terzo settore idonei, gli eventuali tutori e/o i civilmente obbligati, le famiglie, attraverso l'intreccio tra l'iniziativa pubblica e le risorse comunitarie, con un approccio distico per la presa in carico della singola persona nella sua interezza;

    sono trascorsi circa 18 anni da quando la Consulta nazionale per la salute mentale, creata presso il Ministero della salute, ha terminato i propri lavori e dato grande impulso a una discussione molto fertile sul tema della sofferenza psichica, promuovendo una serie di rinnovamenti e aggiornamenti importanti;

    oggi si rende necessario e improrogabile ricreare nuovamente tale organo, con la partecipazione di dirigenti esperti del Ministero della salute e del Ministero della giustizia, di esponenti delle società scientifiche più rappresentative a livello nazionale degli operatori del settore, dell'università e della ricerca, di associazioni di pazienti e di familiari, di referenti delle regioni e degli ordini professionali;

    è fondamentale per il prossimo futuro definire dei livelli minimi di assistenza e delle procedure standard condivise su tutto il territorio nazionale, nonché approntare dei sistemi condivisi per affrontare i nuovi disturbi mentali, che ormai sono già ampiamente diffusi su tutto il territorio e che necessitano di interventi incisivi e non più differibili;

    per quanto gli investimenti nel benessere mentale abbiano un costo di cui si dovrà far carico il bilancio pubblico, gli stessi comporterebbero, come evidenziato da un numero crescente di studi economici, oltre che da una risoluzione in sede europea, nel medio e nel lungo periodo, risparmi ingenti, grazie a conseguenti riduzioni delle spese sanitarie e assistenziali, oltre che al miglioramento della qualità della vita delle persone con sofferenza psichica;

    recenti studi di economia sanitaria della London School of Economics, sulla base delle analisi dei costi-benefici degli interventi psicologici, hanno dimostrato come una programmazione basata su investimenti per la prevenzione e la cura dei più diffusi disturbi psicologici riduca drasticamente la spesa sanitaria e incida significativamente sul Pil nazionale;

    il Rapporto sulla salute mentale, già citato, con riferimento al 2016, quantifica il costo medio annuo per residente dell'assistenza psichiatrica in 75,5 euro, per un costo complessivo di 3,6 miliardi di euro, di cui 1,7 per l'assistenza ambulatoriale e domiciliare, 472 milioni per l'assistenza semiresidenziale e 1,4 miliardi per l'assistenza residenziale; tuttavia, mancano dati e proiezioni sull'impatto che un maggiore e più efficiente investimento sulla salute mentale possa apportare anche in termini di spesa pubblica sanitaria e assistenziale nel nostro Paese;

    un rapporto dell'Ocse relativo all'anno 2015, quantifica il costo dei problemi di salute mentale nel nostro Paese nel 3,3 per cento del prodotto interno lordo: una percentuale inferiore rispetto alle media europea che si assesta al 4,1 per cento, ma comunque ben al di sopra di altri Paesi come ad esempio la Repubblica Ceca ove l'impatto economico si ferma al 2,5 per cento del Pil,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rimuovere qualsiasi forma di discriminazione, stigmatizzazione ed esclusione nei confronti delle persone con disagio e disturbo mentali, promuovendo l'avvio di una campagna nazionale di comunicazione coordinata dal Ministero della salute;

   ad aggiornare, al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, includendo uno specifico riferimento ai percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale, secondo i princìpi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato volto alla condivisione delle scelte di cura;

   ad assumere iniziative per adottare un nuovo piano nazionale per la salute mentale, includendovi interventi, azioni e strategie finalizzati alla promozione della salute mentale, alla prevenzione e alla diagnosi precoce del disagio e dei disturbi, oltre che al contrasto della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

   a promuovere la seconda conferenza nazionale per la salute mentale, per un confronto vero sulle condizioni del sistema di cura per la salute mentale, dal quale uscire con un rinnovato impegno per dare piena e concreta attuazione ai princìpi della legge n. 180 del 1978, a partire dal diritto alla tutela della salute mentale e dai diritti di cittadinanza, così come indicato dall'articolo 32 della Costituzione;

   ad adottare le iniziative di competenza per verificare il rispetto della normativa in materia di trattamento sanitario obbligatorio in modo tale che vi sia uniformità di trattamento e di applicazione di questo istituto nei riguardi delle persone con disturbo mentale;

   ad adottare iniziative per assicurare, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nell'ambito della programmazione e dell'organizzazione dei servizi sanitari e sociali, la risposta ai bisogni di cura, di salute e di integrazione sociale attraverso un approccio multisettoriale e intersettoriale, al fine di favorire l'inclusione nelle attività del territorio, promuovendo l'uso del budget di salute come strumento di integrazione sociosanitaria, a sostegno dei progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati nei confronti di coloro che si trovino in condizioni di disabilità fisica o psichica tale da rendere necessari gli interventi sociosanitari integrati previsti all'articolo 3-septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, inserito dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229;

   a considerare, come dichiarato dallo stesso Ministro della salute in data 13 ottobre 2018, la salute mentale quale obiettivo prioritario nell'ambito del piano nazionale prevenzione definendone, inoltre, adeguate risorse, in sede di riparto della disponibilità finanziarie per il servizio sanitario nazionale, visti anche i livelli essenziali di assistenza, da destinare alla tutela della salute mentale;

   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare e riqualificare, sul territorio nazionale, l'attività dei consultori familiari, potenziandone gli interventi sociali a favore delle famiglie, promuovendone il ruolo nell'integrazione socio-sanitaria e ampliandone le funzioni, includendovi anche l'assistenza psicologica e sociale alle famiglie, con particolare riferimento al sostegno delle responsabilità genitoriali, alla presenza di disabilità o di patologie gravi, alla protezione dei minori e del loro corretto sviluppo psico-fisico, alla promozione di iniziative di prevenzione e di tutela in caso di violenze, maltrattamenti e abusi sessuali, alla mediazione familiare in caso di conflittualità nel nucleo familiare e alla prevenzione e il trattamento delle patologie e delle situazioni di disagio mentale;

   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per implementare i servizi territoriali in un'ottica di prevenzione del disagio, mediante l'attivazione di percorsi di sensibilizzazione e informazione con l'intervento di figure professionali adeguate, come ad esempio gli psicologi della salute, potenziando azioni di ascolto e aiuto alle persone con disagio o disturbo mentale e alle loro famiglie, attraverso l'istituzione di percorsi o reti di ascolto, anche domiciliare;

   a mettere in campo iniziative concrete volte a far fronte alle drammatiche differenze nell'accesso alle cure e ai servizi forniti dai dipartimenti di salute mentale nelle varie regioni, a tal fine prevedendo l'inclusione di un set di indicatori specifici nei principali strumenti di valutazione del servizio sanitario nazionale, attraverso i quali monitorare l'impegno delle regioni nel superamento delle eventuali disuguaglianze evidenziate;

   ad attivare presso il Ministero della salute una funzione di coordinamento per la tutela della salute mentale nelle condizioni di privazione della libertà personale e per la prevenzione e gestione delle misure di sicurezza detentive derivanti da infermità psichiche, al fine di assicurare gli interventi di monitoraggio, indirizzo e supporto per il raggiungimento degli obiettivi fissati della legge 30 maggio 2014, n. 81, in raccordo con il Comitato paritetico interistituzionale di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008.
(7-00206) «Troiano, Di Lauro, D'Arrando, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Leda Volpi, Del Monaco, Iovino, Boldi, Foscolo, Panizzut, Locatelli, Tiramani, Lazzarini, De Martini, Ziello, Giordano, Giovanni Russo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia mentale

malattia

trattamento sanitario