ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07026

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 591 del 09/11/2021
Firmatari
Primo firmatario: EMILIOZZI MIRELLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 09/11/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 09/11/2021
Stato iter:
25/11/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/11/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 25/11/2021
Resoconto EMILIOZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 09/11/2021

DISCUSSIONE IL 25/11/2021

SVOLTO IL 25/11/2021

CONCLUSO IL 25/11/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07026
presentato da
EMILIOZZI Mirella
testo di
Martedì 9 novembre 2021, seduta n. 591

   EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il «Campus Don Bosco» nel quartiere di Mekanissa ad Addis Abeba in Etiopia, è una struttura gestita dalla Fondazione Opera Don Bosco net Mondo, e comprende una scuola con quasi 3.000 studenti (dalla prima alla dodicesima classe), un centro di formazione professionale (Training and Vocational Centre) e un centro che accoglie i bambini della zona, provenienti da famiglie estremamente povere;

   secondo quanto risulta all'interrogante, venerdì 5 novembre 2021 la polizia etiope avrebbe fatto irruzione presso la casa provinciale dei Salesiani, nella zona di Gottera, arrestando 38 persone, tutte di origine tigrina. Tra gli arrestati ci sarebbero 17 Padri salesiani, oltre a operatori umanitari e dipendenti della struttura;

   la notizia, dapprima diffusa da fonti locali, è stata poi confermata dall'Agenzia di stampa Fides e secondo quanto si apprende la polizia non avrebbe comunicato né il motivo degli arresti, né il luogo di detenzione;

   soltanto nell'ultima settimana sarebbero stati arrestati oltre 4.000 cittadini etiopi di origine tigrina ad Addis Abeba;

   inoltre, come riportato dal sito di informazione «Africa ExPress», agenti di polizia sarebbero entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba costringendo sacerdoti e monaci tigrè a interrompere le funzioni religiose. I religiosi sarebbero poi stati caricati su furgoncini delle forze di sicurezza e condotti in luoghi non identificati;

   i Salesiani sono presenti in Etiopia nel 1975, Da allora hanno stabilito una presenza significativa in cinque regioni del Paese. Una di queste è proprio il Tigray, centro di un conflitto che nel giro di solo un anno è diventato la peggiore guerra in atto al mondo, con un numero infinito di profughi e la quasi totalità della popolazione ridotta allo stremo;

   i Salesiani, nella loro tradizione di radicamento nel campo dell'educazione, gestiscono asili, scuote primarie, scuole superiori e centri di orientamento e formazione professionale. Al momento, la provincia conta 100 membri residenti in una quindicina di case sparse in tutto l'immenso Paese africano. Le loro attività sì svolgono per mezzo di tre centri missionari, 5 parrocchie, 6 scuole tecniche, 13 centri giovanili, 13 scuole primarie e secondarie e 2 centri per bambini di strada;

   il centro di formazione Don Bosco a Mekelle è stato bombardato dall'aviazione militare etiope il 29 ottobre 2021. L'attacco aveva provocato 14 morti e oltre 20 feriti;

   in un clima di generale caos e incertezza, desta grande preoccupazione l'escalation di repressione ora portata avanti nei confronti dei religiosi in Etiopia, anche perché in quasi cinquanta anni di attività le strutture della Don Bosco non avevano mai subito attacchi e persecuzioni. Le sue opere caritatevoli avevano messo sempre al sicuro le sue strutture, anche perché ha sempre goduto del rispetto e della gratitudine di tutta la popolazione etiope –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda assumere il Ministro interrogato, anche a livello multilaterale, con i partner internazionali e in particolare nell'ambito dell'Unione europea e sotto la guida delle Nazioni Unite per:

    a) far cessare immediatamente gli attacchi e la repressione contro i civili in Etiopia;

    b) proteggere le strutture religiose e dei salesiani presenti in Etiopia da ulteriori attacchi militari e dalla repressione della polizia.
(5-07026)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 25 novembre 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-07026

  Il Governo, e in particolare il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale continuano a seguire gli sviluppi della crisi in Etiopia con massima attenzione ed estrema preoccupazione.
  Siamo particolarmente allarmati per l'escalation militare, ormai perdurante e che si è estesa dal Tigray anche alle regioni Amhara, Afar e Oromia, in particolare a seguito della ripresa dell'offensiva militare da parte delle forze federali e della recente avanzata del Tigray People's Liberation Front e dell'Oromo Liberation Army, unitisi operativamente.
  La gravissima situazione umanitaria nel Paese desta ulteriore attenzione. Nelle regioni dell'Etiopia settentrionale, le Nazioni Unite stimano che oltre 5 milioni di persone necessitino di assistenza umanitaria. Tutte le parti in causa si oppongono, di fatto, a un accesso umanitario pieno e incondizionato nelle zone di conflitto con il risultato di impedire il ripristino dei servizi di base nelle aree maggiormente colpite. Ai segnali positivi manifestati dalle parti non sembrano ancora seguire attività concrete per facilitare le necessarie operazioni logistico-organizzative.
  In risposta al continuo deterioramento del quadro di sicurezza, per cercare di arginare i rischi connessi alla contrapposizione tra forze rivali, il 2 novembre il Premier Abiy Ahmed ha deliberato lo stato di emergenza nazionale. Tale decisione ha determinato l'allentamento di numerose garanzie individuali e il drastico aumento delle attività di sorveglianza e controllo sulla popolazione locale e sui residenti stranieri nel Paese, con la conseguente proliferazione di perquisizioni e arresti, soprattutto nella Capitale.
  Tra i destinatari di simili provvedimenti, come rilevato dall'Interrogante, è rientrato anche il «Centro Don Bosco» di Mekanissa, quartiere periferico di Addis Abeba, dove i padri salesiani offrono attività educative e di formazione professionale a beneficio di bambini e adulti emarginati. Lo scorso 5 novembre le Autorità di Polizia locali hanno posto in stato di fermo alcuni operatori del Centro, tra cui tre sacerdoti stranieri e il connazionale Padre Isidoro, condotti presso una struttura della Polizia federale per approfondimenti. Il rapido intervento della nostra Ambasciata ad Addis Abeba ha permesso il rilascio del connazionale il giorno stesso, insieme alla liberazione degli altri tre sacerdoti.
  Oltre a Padre Isidoro, le misure di arresto hanno coinvolto anche altri connazionali. Alberto Livoni, rappresentante nel Paese dell'ONG italiana VIS, tratto in stato di fermo il 6 novembre dalla Polizia federale etiope, è stato successivamente rilasciato il 14 novembre, grazie all'intermediazione della nostra Ambasciata ad Addis Abeba. Don Cesare Bullo, fermato il 13 novembre, è stato rimesso in libertà il giorno stesso, sempre grazie al tempestivo intervento della nostra Ambasciata. Entrambi, il 15 novembre, hanno già fatto rientro in Italia.
  Al momento, non risultano salesiani italiani in stato di fermo. La situazione del Centro Don Bosco di Addis Abeba e delle altre strutture religiose e dei salesiani presenti in Etiopia continua, ad ogni modo, a essere seguita con la massima attenzione dalla Farnesina e dall'Ambasciata ad Addis Abeba.
  Sul piano politico, l'Italia ha avviato uno stretto coordinamento con i partner internazionali, primi fra tutti l'Unione Europea e gli Stati Uniti, per intensificare le pressioni diplomatiche nei confronti di tutti gli attori coinvolti, per cercare di favorire una soluzione politica della crisi in atto. In quest'ottica, l'Italia sostiene il tentativo di mediazione tra tutte le parti in causa dell'Alto Rappresentante dell'Unione Africana per il Corno d'Africa, Obasanjo [pronuncia: Obasangio] – pur nella consapevolezza che il filo negoziale è sempre più sottile e che le parti in conflitto sembrano fortemente prediligere la strada bellica come unica soluzione possibile. Anche le ultime dichiarazioni dell'Alto Rappresentante non lasciano spazio all'ottimismo, in uno scenario dove le reciproche richieste dei belligeranti sembrano speciose e mutualmente inaccettabili.
  Simili tentativi di mediazione della Rappresentante Speciale dell'Unione Europea per il Corno, Weber, e dell'inviato Speciale degli Stati Uniti, Feltman, sono pienamente sostenuti dall'Italia e dall'Unione Europea. A questi si aggiunge l'iniziativa personale del presidente Kenyatta che da qualche giorno (in raccordo con gli Stati Uniti) sta cercando di fare pressioni sul governo e sul Fronte Popolare di Liberazione del Tigray (TPLF) per ottenere un cessate il fuoco immediato e la ripresa dei negoziati.
  In linea con le posizioni dell'Unione Europea, nello scenario attuale, perseguiamo convintamente le seguenti priorità nei confronti dell'Etiopia: immediata cessazione delle ostilità; avvio urgente di un processo di dialogo nazionale; incondizionato e reale accesso umanitario alle aree di conflitto; ritiro delle forze eritree dal territorio etiope; seguiti operativi e credibili alle indagini indipendenti sulle gravi violazioni dei diritti umani riscontrate dalle parti in causa.
  Abbiamo riaffermato tali aspettative in tutte le occasioni di interlocuzione politica con le autorità etiopi, da ultimo durante il colloquio telefonico tra il Ministro Di Maio e il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri etiope Mekonnen del 15 novembre. Nel corso della conversazione, l'Italia ha reiterato la forte preoccupazione per la crisi in Etiopia e il vivo auspicio di un'immediata cessazione delle ostilità, propedeutica all'avvio di un genuino processo di riconciliazione nazionale. Un'altra occasione per veicolare questi messaggi era stata offerta dall'incontro bilaterale del 7 ottobre scorso tra la Vice Ministra Sereni e l'uscente Ministro etiope dell'Acqua, dell'irrigazione dell'Energia, Sileshi Bekele, svoltosi a Roma a margine della terza Conferenza Ministeriale Italia-Africa.
  Sul piano dei diritti umani, l'Italia ha sostenuto fin dall'inizio la missione d'inchiesta sul Tigray della Commissione Africana sui Diritti dell'uomo e dei Popoli, che opera nel contesto dell'Unione Africana, nonché l'indagine congiunta della Commissione Etiope per i Diritti Umani e dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, avviata nel mese di maggio, i cui risultati sono stati resi noti il 3 novembre. Il rapporto conclusivo constata diffuse, continuate e gravissime violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, violazioni perpetrate da tutti gli attori in causa.
  Abbiamo ribadito il nostro appello al pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario anche nel quadro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite. In particolare, durante la 47a sessione del Consiglio Diritti Umani (svoltasi dal 21 giugno al 13 luglio), l'Italia ha sostenuto, insieme agli altri Paesi dell'Unione Europea, una risoluzione di condanna delle gravi violazioni e abusi dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Tigray.
  Da ultimo, nel quadro della 48a sessione del Consiglio Diritti Umani (dal 13 settembre all'11 ottobre), l'Italia è intervenuta su questo tema, oltre che mediante l'intervento dell'Unione Europea – a nome dei 27 Stati Membri – e l'adesione alla dichiarazione congiunta sul Tigray promossa dagli Stati Uniti, anche a titolo nazionale in occasione del Dialogo Interattivo sulla situazione dei diritti umani in Tigray con l'Alta Commissaria Bachelet, per ribadire le nostre priorità per la regione.
  Inoltre, in risposta alla decisione del Governo federale etiope di espellere i funzionari delle Nazioni Unite, nel corso di questa ultima sessione del Consiglio Diritti Umani l'Italia ha aderito insieme a tutti gli altri Paesi dell'Unione europea (ad eccezione della sola Ungheria) alla dichiarazione congiunta promossa dal Regno Unito per riaffermare il sostegno alle agenzie delle Nazioni Unite e al loro personale, e chiedere al governo etiope di ritirare immediatamente la decisione di espulsione e di consentire ai funzionari ONU di avere nuovamente accesso al Paese senza ulteriori impedimenti. L'Italia ha anche aderito, insieme ad altri 31 Stati, inclusi 21 Paesi europei, alla démarche promossa dal Canada il 15 novembre scorso nei confronti del Rappresentante Permanente dell'Etiopia presso le Nazioni Unite a Ginevra, per denunciare l'arresto e la detenzione arbitraria del personale delle Nazioni Unite.
  Nella consapevolezza che lo scenario politico, securitario e dei diritti umani sia in continuo deterioramento e sia certamente preoccupante, come Governo e come Farnesina continueremo a lavorare, insieme ai principali partner europei e internazionali, per indurre le parti a una immediata cessazione delle violenze, a consentire generale e completo accesso umanitario per la popolazione in stato di bisogno, a porre in essere misure effettive e veritiere per dare seguito ai risultati del rapporto congiunto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e della Commissione Etiope per i Diritti Umani e ad avviare una genuina riconciliazione nazionale.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

religione

arresto

aviazione militare