Legislatura: 18Seduta di annuncio: 578 del 20/10/2021
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 20/10/2021
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Ministero destinatario:
- MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 20/10/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 21/10/2021 Resoconto PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI RISPOSTA GOVERNO 21/10/2021 Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.) REPLICA 21/10/2021 Resoconto PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI
DISCUSSIONE IL 21/10/2021
SVOLTO IL 21/10/2021
CONCLUSO IL 21/10/2021
PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
un rapporto del Kurdistan National Congress richiama l'attenzione sulle gravi e sistematiche violazioni delle convenzioni internazionali di cui la Turchia si sta rendendo responsabile nella guerra illegale in Kurdistan, a partire dalla Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, della produzione, dello stoccaggio e dell'uso di armi chimiche e sulla loro distruzione;
già negli anni '90, l'esercito turco, oltre ad utilizzare metodi di guerra «sporca», come uccisioni extragiudiziali, torture, incendi di villaggi e spopolamento forzato, ha iniziato ad impiegare armi chimiche, che negli ultimi 30 anni hanno ucciso decine di combattenti curdi e civili, tra cui donne e bambini;
la Turchia ha addirittura aumentato l'utilizzo di queste armi vietate a livello internazionale, soprattutto quando ha occupato parti del nordest della Siria (Rojava) che erano state precedentemente liberate dallo Stato Islamico (IS) dai combattenti siro-curdi e dalla Coalizione internazionale;
le armi chimiche sono state dislocate dalla Turchia durante l'invasione di Afrin nel 2018 e l'occupazione di Gire Spi e Serekaniye nell'ottobre 2019. L'uso del fosforo bianco durante un raid aereo turco sulla città di Serekaniye ha suscitato una diffusa protesta internazionale;
nonostante tutti questi episodi siano stati verificati ed esistano ampie prove, il Governo turco e i responsabili militari non sono mai stati condannati per i loro crimini da Stati e Istituzioni internazionali;
dal 23 aprile 2021 si è registrato un uso massiccio di armi chimiche da parte della Turchia nelle regioni di Metina, Zap e Avaşîn del Kurdistan meridionale (Kurdistan iracheno);
il citato rapporto evidenzia la gravità di una situazione ormai insostenibile per il Kurdistan e pone la necessità di un intervento urgente contro ciò che, a parere dell'interrogante, costituisce un crimine contro l'umanità e un crimine di guerra;
le istituzioni internazionali, a parere dell'interrogante, hanno il dovere di proteggere le popolazioni, i valori e gli accordi internazionalmente riconosciuti, condannando chiunque si sottragga al rispetto di tali obblighi come quello del divieto di utilizzo di armi chimiche nei conflitti –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo sia a livello bilaterale, sia presso le sedi degli organismi europei e internazionali, per ottenere un immediato arresto degli attacchi militari da parte della Turchia e dell'uso da parte dell'esercito turco di armi chimiche, nonché per l'assunzione dei conseguenti provvedimenti nei confronti del Governo turco responsabile della sistematica violazione delle convenzioni internazionali.
(5-06890)
I rapporti tra Ankara e Baghdad sono storicamente condizionati dalla questione del terrorismo separatista curdo. La presenza in Iraq del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, noto con l'acronimo PKK, è considerata dalla Turchia una minaccia esistenziale. A fronte del deterioramento della cornice di sicurezza e della scarsa fiducia rispetto alla capacità delle autorità irachene di farvi fronte, Ankara concepisce la propria presenza militare nel Kurdistan meridionale come essenziale per garantire la stabilità e la sicurezza della regione.
Nel giugno del 2020 la Turchia ha avviato la più importante operazione militare in territorio iracheno dal 2015. Dopo una serie di raid aerei compiuti il 14 e 15 giugno, l'«operazione Artiglio d'Aquila», Ankara ha lanciato l'operazione «Artiglio di Tigre», offensiva di terra che ha visto l'impiego delle forze speciali con il supporto di elicotteri, droni e artiglieria pesante. Obiettivo sono stati gli avamposti del PKK situati nell'Iraq settentrionale, in particolare nelle aree di Qandil, Hakurk e a nord di Erbil. L'intervento militare si è concluso il 5 settembre 2020 con la creazione sul campo di una sorta di «zona cuscinetto» lungo il confine tra Turchia e Iraq, presidiata da forze turche.
I bombardamenti dell'aviazione turca sono stati immediatamente condannati dalle autorità irachene, portando alla convocazione dell'Ambasciatore turco in Iraq. Ferma condanna è giunta anche dal Segretario Generale della Lega Araba e, più in generale, da parte dei media arabi, scagliatisi contro il danneggiamento delle proprietà civili, degli insediamenti agricoli e dei campi profughi di Makhmur e Sinjar. Le autorità turche hanno, da parte loro, rivendicato la legittimità delle operazioni, giustificandole con la necessità di rispondere con decisione alla presunta politica di «pulizia etnica» condotta dal PKK, dalle Unità di Protezione Popolare curde, note come YPG, e dal Partito dell'Unione Democratica curdo, noto come PYD.
Di fronte al rinnovato attivismo del PKK, a febbraio la Turchia ha lanciato una nuova offensiva di terra, l'operazione «Artiglio di Tigre 2». Gli scontri sul terreno tra le forze turche e i guerriglieri curdi sono stati preceduti, il 10 febbraio, da bombardamenti aerei contro le installazioni del PKK sul monte Gara. Il ritrovamento in una caverna di quella montagna dei cadaveri di 13 militari e agenti di sicurezza turchi, rapiti tra il 2015 e il 2016, ha portato a un rafforzamento dell'impiego dello strumento militare da parte di Ankara. La notizia dell'esecuzione dei prigionieri, che sarebbero stati giustiziati durante l'avvicinamento dei militari turchi al covo del PKK, ha infatti avuto profonde ripercussioni sull'opinione pubblica turca. Modeste e timide sono invece risultate le reazioni da parte di Baghdad e di Erbil.
Per il Governo iracheno le incursioni turche rappresentano una grave violazione della propria sovranità e minaccia all'integrità territoriale, ma allo stesso tempo Baghdad evita prese di posizione nette che rischierebbero di compromettere equilibri molto delicati per la stabilità del Paese.
Il 23 aprile, come ricordato anche dall'interrogante, la Turchia ha lanciato due nuove operazioni contro il PKK, denominate «Artiglio Lampo» e «Artiglio Fulmine». L'azione, concentratasi nelle aree di Melina, Avashin, Duhok, Qandil, Zap, Sulaymaniyah e Gara, è stata collegata a medesime operazioni effettuate nel Nordest della Siria, soprattutto in prossimità del confine iracheno.
Il Ministero della difesa turco ha comunicato che dal 23 aprile al 5 settembre sono stati «neutralizzati» 244 terroristi tramite incursioni dell'aviazione e dell'esercito, che solo occasionalmente hanno visto la partecipazione «sul terreno» dei reparti speciali. In base a quanto riportato dalla stampa turca, nelle operazioni avrebbero perso la vita anche 6 militari turchi.
Per quanto riguarda il coinvolgimento di vittime civili, fonti aperte riportano i seguenti incidenti: due vittime in un bombardamento a Duhok il 26 maggio; quattro vittime di etnia yazida a seguito di un raid contro una clinica il 18 agosto; sempre per un bombardamento a Duhok, due turisti che si sarebbero per errore trovati in una zona a rischio il 28 agosto; due vittime e due feriti gravi a seguito di attacchi aerei nell'area di Sinamoka il 7 settembre; una vittima in un raid a Suleimania il 16 settembre.
In merito all'utilizzo di armi chimiche da parte delle Forze armate turche in territorio iracheno, la Farnesina non dispone di dati o informazioni che confermino quanto segnalato. Il Governo continuerà a monitorare la situazione, attribuendo massima importanza alla tutela della popolazione civile.
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):organizzazione internazionale
arma chimica
questione curda