ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05946

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 502 del 06/05/2021
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/05/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 06/05/2021
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 06/05/2021
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA delegato in data 18/05/2021
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 06/05/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05946
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Giovedì 6 maggio 2021, seduta n. 502

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel porto di Sousse, in Tunisia, da oltre otto mesi, sono stati messi sotto sequestro preventivo 212 container di rifiuti provenienti dalla Campania. I costi per i container bloccati sarebbero di circa 26 mila euro al giorno, per una cifra ormai di circa sette milioni di euro. Sono arrivati in Tunisia grazie a un accordo tra la società Sviluppo risorse ambientali (Sra), un'azienda con sede a Polla, nel basso salernitano, e la tunisina Soreplast. Le due imprese hanno stipulato un contratto alla fine di settembre del 2019 per l'invio di 120 mila tonnellate di rifiuti «non pericolosi» in Tunisia al prezzo di 48 euro a tonnellata, per un totale di 5,7 milioni. Il 22 maggio 2020 è partito il primo carico, con le autorizzazioni per l'invio dei materiali della regione Campania, di settanta container e poi a luglio altri tre, per un totale di 7.900 tonnellate di spazzatura;

   da un controllo delle dogane tunisine, si è scoperto che, all'interno, non c'erano solo rifiuti plastici, ma, come denunciato da Hamdi Chebaâne – membro di Tunisie verte, una coalizione di associazioni ambientaliste, presente all'apertura dei container insieme ai componenti della commissione di inchiesta voluta dal Parlamento tunisino – «all'interno abbiamo trovato di tutto: pannolini, scarpe, pezzi di cartone, paraurti di automobili, giochi per bambini. Erano chiaramente rifiuti domestici non valorizzabili e difficilmente riciclabili». Chebaâne lo ha definito «il più grande scandalo ambientale internazionale mai accaduto in Tunisia»;

   in seguito a ciò, il 22 dicembre 2020, in Tunisia dodici persone, tra cui il Ministro dell'ambiente tunisino Mustapha Laroui, sono state arrestate e altrettante indagate per i medesimi fatti. Rispondendo ad una interrogazione al consiglio regionale, il 18 gennaio 2021 la regione Campania ha fatto sapere che, a mandare i rifiuti in Tunisia, non è solo la Sra. Dopo aver riscontrato «profili e aspetti gravi» che sono stati segnalati anche agli inquirenti, gli uffici regionali hanno negato l'autorizzazione a un'altra azienda. Nella stessa risposta si legge che, «per quanto riferibile», dall'affare dei rifiuti italo-tunisini emergerebbe «l'esistenza di organizzazioni criminose articolate e strutturate, con eventuali presunti collegamenti e ramificazioni negli enti pubblici del paese di destinazione». Ma sul caso ancora i indaga la procura della repubblica di Salerno, il Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri e la Guardia di finanza;

   secondo le indagini in corso in Tunisia i rifiuti in questione sarebbero destinati allo smaltimento in discarica o all'incenerimento, dunque, si tratterebbe di una tipologia non idonea all'esportazione tra Paesi dell'Unione europea ed extra Unione europea secondo la convenzione di Basilea e di Bamako, le cui norme dispongono che i movimenti transfrontalieri sono possibili solo ove il rifiuto sia effettivamente destinato al riciclo;

   al porto si è creato un presidio, dove si protesta al grido «la Tunisia non è né sarà mai la discarica dell'Italia». Hédi Chebili direttore generale del Ministero dell'ambiente tunisino ha detto di essere fiducioso «che la questione si risolverà di comune intesa con l'Italia, che è un Paese amico e un nostro partner imprescindibile». Mentre, Majdi Karbai, deputato dell'assemblea nazionale tunisina eletto nella circoscrizione Italia, ha affermato che: «È sconcertante che l'Italia, sempre così pronta a rimpatriare gli immigrati tunisini che arrivano via mare in Sicilia, non sia riuscita in otto mesi a rimpatriare i propri rifiuti inviati illegalmente in Tunisia» –:

   quali notizie abbia il Governo in merito alla vicenda di cui sopra, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per rimpatriare al più presto i propri rifiuti dalla Tunisia.
(5-05946)