Legislatura: 18Seduta di annuncio: 494 del 26/04/2021
Primo firmatario: BOLOGNA FABIOLA
Gruppo: MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA
Data firma: 26/04/2021
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 26/04/2021
MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 26/04/2021
RITIRATO IL 23/06/2021
CONCLUSO IL 23/06/2021
BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con sindrome post-Covid (o long-Covid) si intendono una serie di sintomi che presentano coloro che sono stati affetti da Covid-19. Sono gli esiti che il Covid-19, come malattia multi organo, può avere con effetti duraturi su molti apparati del corpo umano indipendentemente dal livello di gravità con cui ne siano stati colpiti;
un recente studio pubblicato sul British Medical Journal segnala che il 70 per cento dei pazienti affetti da Covid-19 è colpito anche dalla scia lunga della malattia;
secondo ulteriori studi (Lancet) la sindrome post-Covid non è rara, 3 pazienti su 4 dei ricoverati fino a sei mesi dopo, soffrono di patologie multiorgano «coda» della polmonite interstiziale che coinvolgono cuore, occhi, pelle, polmoni. Inoltre, il trauma da pandemia può lasciare disagi psichici importanti soprattutto nelle donne: ansia, depressione e insonnia. Infatti, se la mortalità per Covid-19 è maggiore nell'uomo, la sindrome «long-Covid» è più frequente nelle pazienti donne nelle quali sono maggiori le componenti autoimmuni, sia nella fase infettiva del virus che in quella successiva;
tra i sintomi più diffusi della sindrome post-Covid vi sono stanchezza estrema, debolezza muscolare, brain-fog (nebbia cerebrale), emicrania, perdita di memoria, perdita di gusto e olfatto, insonnia, mal di gola e difficoltà nella deglutizione, postumi polmonari, dolori al petto e tachicardia;
in un lavoro pubblicato ad aprile su Cell Death Discovery si ipotizza che i danni agli organi siano causati da un'eccessiva risposta infiammatoria attivata dal virus, ma anche da una reazione autoimmune «smascherata» dal virus stesso, forse dovuta al mimetismo molecolare con alcuni componenti del nostro corpo che potrebbero essere responsabili dei sintomi di long-Covid. L'ipotesi autoimmune potrebbe giustificare la maggiore incidenza di questa sindrome nelle donne. Quindi, lo studio della comparsa di autoanticorpi nel siero del paziente e la caratterizzazione della specificità di questi autoanticorpi potrebbe essere un obiettivo importante per iniziare a identificare trattamenti personalizzati e specifici anche in base al sesso dei pazienti affetti da long-Covid;
secondo uno studio sui danni neurologici causati dal Covid-19 pubblicato ad aprile 2021 sulla rivista Brain Sciences, si pensa che la sindrome possa essere attribuita all'attività flogistica di tipo multisistemico del virus che si estende ad organi e apparati diversi da quello respiratorio, coinvolgendo nella fattispecie il sistema nervoso centrale determinando lesioni neuroinfiammatorie e alterazioni emocoagulative. Ne è dimostrazione il fatto che già nella fase iniziale di infezione molti pazienti lamentano un'alterazione del senso dell'olfatto, del gusto e cefalea, segnali questi che indicano uno spiccato neurotropismo dei virus;
in Italia alcune regioni hanno creato ambulatori appositi per una sorveglianza con follow-up dei pazienti long-Covid. Vi è la necessità di fare ricerca e chiarezza sulla tipologia dei pazienti, e sulle predisposizioni e continuare a monitorarli con forme di continuità assistenziale per osservarne gli effetti a lungo termine. Si favorirebbe così una presa in carico territoriale gestita con un approccio multispecialistico, anche nell'ottica del riconoscimento della cronicità e invalidità con un eventuale coinvolgimento di Inps –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi esiti clinici della malattia e se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza per definire linee guida nazionali per pazienti long-Covid, monitorando gli indicatori di outcome e prevenzione;
se non ritenga, più in generale, di dover attuare politiche sanitarie volte a ridisegnare il rapporto ospedale-territorio e a potenziare la medicina di genere, anche nell'ottica di un'appropriata presa in carico dei pazienti con sindrome post-Covid.
(5-05844)