ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05782

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 488 del 16/04/2021
Firmatari
Primo firmatario: ZARDINI DIEGO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/04/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 16/04/2021
Stato iter:
29/04/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 29/04/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 29/04/2021
Resoconto ZARDINI DIEGO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 16/04/2021

DISCUSSIONE IL 29/04/2021

SVOLTO IL 29/04/2021

CONCLUSO IL 29/04/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05782
presentato da
ZARDINI Diego
testo di
Venerdì 16 aprile 2021, seduta n. 488

   ZARDINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Togo, da quasi 58 anni la famiglia Gnassingbé controlla la politica e l'economia del Togo, a partire dal colpo di Stato militare del 13 gennaio del 1963. Alla morte del presidente Eyadéma Gnassingbé, nel 2005, il suo posto di «presidentissimo» è stato subito coperto dal figlio, Faure Gnassingbé, proprio come se il Togo fosse una monarchia;

   le ultime elezioni presidenziali, che avrebbero dovuto garantire l'alternanza al potere in Togo o un quarto mandato a Faure Gnassingbé, si sono svolte il 22 febbraio 2021. I vescovi del Togo hanno esplicitamente parlato di irregolarità: «il voto si è svolto in un clima relativamente pacifico, ma per quanto riguarda la trasparenza e l'equità di queste elezioni, in coscienza, non si può dire lo stesso». Philippe Kpodzro, arcivescovo emerito di Lomé, il cui domicilio era stato circondato dalla polizia, impedendogli di uscire, dopo che il prelato aveva chiesto alla popolazione di manifestare il 28 febbraio, ha dichiarato che il vincitore era in realtà Agbéyomé Kodjo, ma che secondo i dati ufficiali, ha ottenuto il 18,37 per cento dei voti contro il 72,36 per cento del presidente uscente Faure Gnassingbé. Agbéyomé è stato incriminato e, secondo notizie a mezzo stampa, ha finito per rifugiarsi all'ambasciata americana in Togo per sfuggire alla cattura;

   i primi mesi del quarto mandato di Faure sono stati segnati dall'assassinio di più persone, anche militari che sembrano criticare «il sistema». Niente di nuovo, difatti, già nel 2016 il resoconto di Amnesty International denunciava «uso eccessivo della forza, tortura, arresti e detenzioni arbitrari, impunità...»;

   ciononostante, l'opposizione in Togo resiste e la gente è scesa in piazza per protestare per chiedere diritti e partecipazione. Ma, purtroppo, le proteste sono culminate con l'arresto di centinaia di attiviste ed attivisti. Su tutte ricordiamo il leader dell'opposizione, Brigitte Adjamagbo Johnson e Gerard Djossou, tutt'ora in carcere con l'accusa di «attentato alla sicurezza interna dello Stato». Brigitte Adjamagbo è una donna di spicco per il Paese africano: giurista, professoressa universitaria, difensore dei diritti umani e prima donna ad essersi candidata alla presidenza nel 2010, ma che oggi pare essere vittima di ritorsioni proprio per la sua attività;

   inoltre, ad aggravare il contesto, nel nord-ovest del Togo si è sviluppato un conflitto etnico iniziato nel maggio 2020 tra i Lamba e i Konkomba, degenerato in una vera e propria guerra civile, che ha già causato morti, feriti gravi e danni materiali significativi inclusa la distruzione di case, raccolti, bestiame. Per ripararsi in questa situazione di insicurezza, le persone hanno abbandonato le loro case per cercare rifugio in alcune scuole e famiglie molto lontane. Vi sono più di 5.000 rifugiati, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. E l'intervento del Governo nella risoluzione del conflitto e nel ristoro della popolazione è stato occasionale, lasciandole popolazioni sole davanti alle loro case danneggiate o demolite, con granai saccheggiati o bruciati –:

   quali notizie abbia il Governo in merito alla violenta repressione dei diritti umani e se voglia esprimere una ferma condanna di suddetti atteggiamenti da parte delle forze di Governo in carica in Togo;

   quali azioni intenda intraprendere il Governo, sia nelle relazioni bilaterali con il Togo che nei consessi europei ed internazionali, per promuovere una rapida soluzione del conflitto etnico sfociato nel Paese e sostenere lo stesso in merito alla situazione politica, anche attraverso la liberazione senza condizioni di tutti gli oppositori politici incarcerati in diverse parti del Togo cui sono impediti i diritti di difesa e di visita di parenti e compatrioti e il ritorno immediato in tutta sicurezza dell'ex Arcivescovo di Lomé, Monsignor Fanoko Kpodzro e i suoi più stretti collaboratori in Togo.
(5-05782)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 29 aprile 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05782

  La situazione politica in Togo suscita diverse ragioni di preoccupazione, a causa della scarsa tutela dei principi democratici e delle numerose limitazioni all'accesso dello spazio politico per le opposizioni. Il Paese è infatti governato dal 1967 ininterrottamente dalla famiglia Eyadéma Gnassingbé [Eiademà Ghnassingbé], la cui prolungata permanenza al potere ha reso il Togo uno dei Paesi più stabili della regione sub-sahariana, ma anche uno dei meno democratici. L'attuale Presidente Faure Gnassingbé [For Ghnassingbé] è in carica dall'aprile 2005, rieletto per un quarto mandato quinquennale il 22 febbraio 2020. L'estrema frammentazione dell'opposizione non lascia per il momento intravedere la possibilità di un cambiamento concreto a breve termine.
  Le elezioni presidenziali di febbraio sono state monitorate da osservatori dell'Unione Africana, della Comunità Economica degli Stati dell'Africa occidentale (l'ECOWAS) e da una delegazione dell'Unione europea, della quale ha fatto parte anche l'Italia. Gli osservatori internazionali hanno riscontrato lo svolgimento pacifico e ordinato del voto, mentre disordini si sono verificati subito dopo il voto, a seguito del mancato riconoscimento della vittoria di Gnassingbé da parte di alcuni esponenti delle opposizioni. Le proteste sono state duramente represse dalle forze dell'ordine.
  Lo stato di emergenza decretato dal Governo nell'aprile 2020 per far fronte alla pandemia da Covid-19, successivamente prorogato quattro volte, è andato ad insistere su un contesto democratico già fragile, limitando ulteriormente la libertà di espressione e di manifestazione e provocando un aggiuntivo fattore di malcontento.
  La situazione in Togo è seguita con grande attenzione anche in ambito europeo. La stabilità del Paese e la cooperazione sul piano politico e di sicurezza, in un contesto regionale caratterizzato da numerose fragilità, quali la minaccia terroristica proveniente dal vicino Sahel ed il fenomeno della pirateria sempre più diffuso nel Golfo di Guinea, sono le principali direttrici su cui si concentra l'azione dell'Unione europea. In particolare, nell'ambito del dialogo politico ex articolo 8 dell'Accordo di Cotonou, e di concerto con l'ECOWAS, l'Unione europea ha recentemente sensibilizzato le Autorità del Togo in merito alla necessità di rafforzare le istituzioni in senso maggiormente inclusivo e democratico, di adottare misure a favore della partecipazione della società civile alla vita democratica e, più in generale, di garantire la tutela e il rispetto dei diritti umani.
  Negli ultimi anni sono emersi alcuni, primi segnali positivi di miglioramento del quadro di tutela dei diritti umani in Togo.
  Il 3 novembre 2015 il Paese ha approvato il nuovo Codice Penale, riforma da tempo monitorata e caldeggiata dall'Unione europea, che introduce il reato di tortura, il reato della tratta di esseri umani, nonché alcune norme contro la violenza sulle donne e norme per il contrasto della corruzione.
  La pena di morte era stata ufficialmente abolita il 23 giugno 2009 e da allora il Togo ha sempre votato a favore della moratoria universale sulle esecuzioni delle Nazioni Unite. Il 16 settembre 2016 il Paese ha anche aderito al «Secondo Protocollo Opzionale del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici del 1966» rendendo di fatto irreversibile l'abolizione della pena di morte.
  Sempre in ambito Nazioni Unite, l'ultima «Revisione periodica Universale» del Consiglio Diritti Umani dell'ONU che ha interessato il Togo si è tenuta il 31 ottobre 2016. Delle 195 raccomandazioni avanzate in quell'occasione, la Delegazione del Togo ne ha accettate 136 (quasi il 70 per cento). Tra queste rientrano tutte e tre le raccomandazioni proposte da parte italiana: (1) firma e ratifica del Protocollo facoltativo alla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne; (2) maggiori sforzi per prevenire e combattere le forme di discriminazione e di violenza contro donne, bambini e persone vulnerabili, adottando una nuova legislazione e campagne di sensibilizzazione nazionale; (3) garanzie a tutela delle donne vittime di violenza, come un'assistenza adeguata e il riconoscimento della violenza come reato perseguibile penalmente.
  Il Togo è attualmente Membro del Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, in un secondo mandato consecutivo, fino a fine 2021 e ha esercitato la Vice Presidenza del Consiglio Diritti Umani per il Gruppo Africano nel 2020.
  Il 30 settembre 2020 il Presidente Gnassingbé ha nominato come nuovo Primo Ministro Victoire Tomegah-Dogbé, ex Capo di Gabinetto e prima donna nella storia togolese a ricoprire tale incarico, che segna pure uno sviluppo importante nella promozione dell'uguaglianza di genere.
  A tali segnali positivi fa da contrappeso la perdurante scarsa apertura delle istituzioni in senso più democratico. Prova ne è il fatto che ad oggi il Togo non abbia ancora accettato la richiesta di visita avanzata già nel 2019 dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il diritto di riunione pacifica e la libertà di associazione, di nazionalità togolese, Clément Voule [Clemdn Vul].
  Anche sul piano bilaterale, seguiamo con attenzione gli accadimenti del Paese, a cominciare dal conflitto – richiamato dall'Onorevole – che nel maggio 2020 ha coinvolto le comunità Lamba e Konkomba. Le tensioni tra le due comunità scaturiscono essenzialmente da controversie legate alla transumanza del bestiame, dovute più spesso alla scarsa definizione dei confini tra i terreni che non a intolleranze di natura etnica. Si tratta di conflitti a «bassa intensità» che assumono contorni meno gravi rispetto a quanto avviene in altre parti del Continente africano, a cominciare da Paesi vicini come il Ciad, la Costa d'Avorio o la Nigeria. Nel gennaio dello stesso anno, peraltro, il Governo togolese aveva adottato un Piano operativo per la gestione della transumanza, al fine di favorire una soluzione pacifica delle controversie in materia. Secondo le informazioni rese pubbliche dallo stesso Governo togolese, i conflitti legati alla transumanza nel 2020 avrebbero causato 12 morti, 14 feriti e circa 1.600 sfollati.
  L'Italia continuerà a monitorare questo aspetto e, più in generale, la situazione in Togo, con particolare riguardo alla tutela dei diritti umani, anche in stretto coordinamento con gli altri membri dell'Unione europea e naturalmente in ambito multilaterale attraverso le iniziative delle Nazioni Unite. La prossima sessione di Revisione Periodica Universale cui si sottoporrà il Togo a gennaio 2022 potrà senz'altro costituire un'utile opportunità per formulare ulteriori raccomandazioni in materia di diritti umani e libertà fondamentali.