ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/05187

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 442 del 17/12/2020
Firmatari
Primo firmatario: LUPI MAURIZIO
Gruppo: MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO
Data firma: 16/12/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MAGI RICCARDO MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI 16/12/2020


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 16/12/2020
Stato iter:
17/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/12/2020
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
 
RISPOSTA GOVERNO 17/12/2020
Resoconto SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 17/12/2020
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 17/12/2020

SVOLTO IL 17/12/2020

CONCLUSO IL 17/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-05187
presentato da
LUPI Maurizio
testo di
Giovedì 17 dicembre 2020, seduta n. 442

   LUPI e MAGI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo le elezioni presidenziali dei 9 agosto 2020, proteste di massa sono scoppiate in tutta la Bielorussia contro le frodi elettorali, riconosciute anche dall'Unione europea e dagli Stati Uniti, che, insieme a molti altri Paesi, non hanno riconosciuto Lukashenko come legittimo presidente;

   la violenta repressione delle proteste ha comportato una serie di gravissime violazioni dei diritti umani che hanno indotto l'Unione europea e gli Stati Uniti a imporre sanzioni;

   secondo alcuni osservatori, i dipendenti del Ministero dell'interno bielorusso marchiano le persone arrestate con diversi colori per definire il tipo di tortura e di maltrattamento a cui saranno sottoposte, comprese le mutilazioni;

   alla fine di novembre 2020 si contavano oltre 25.000 persone imprigionate dalla polizia durante le varie manifestazioni di protesta e 144 prigionieri politici;

   secondo la Commissione internazionale per le indagini sulle torture in Bielorussia, le azioni delle forze dell'ordine hanno portato alla morte di almeno quattro persone, ma altri osservatori parlano di almeno 9 morti, incluso l'artista Roman Bondarenko;

   di solito, dopo alcuni giorni di prigionia e torture, i manifestanti vengono rilasciati in cambio di una dichiarazione di rinuncia «a partecipare alle attività eversive», ma ci sono anche casi in cui i corpi vengono ritrovati nei boschi o spariscono nel nulla;

   dopo oltre 100 giorni di proteste sempre più profughi bielorussi cercano rifugio;

   secondo il Ministero dell'interno bielorusso, dall'inizio dell'autunno 2020, nonostante la chiusura delle frontiere a causa del Coronavirus, circa 10.000 bielorussi si sono trasferiti in Polonia, 3.000 in Ucraina e 500 in Lituania e Lettonia; secondo i dati Belstat, in due mesi sono andate all'estero più persone rispetto all'intero 2019;

   docenti e discenti sono tra i gruppi più colpiti: più di 47 docenti e ricercatori sono stati licenziati, oltre 347 studenti sono stati arrestati e almeno 110 sono stati esclusi dalle Università, mentre circa 191 stanno cercando di lasciare il Paese per continuare a studiare;

   di fronte a violazioni così gravi dei diritti umani appare dunque improcrastinabile un intervento concreto del Governo per sostenere la popolazione bielorussa –:

   quali iniziative intenda adottare il nostro Paese sia ai fini del rilascio di un numero di visti di ingresso per motivi umanitari finalizzati all'ottenimento del permesso di soggiorno per protezione speciale, con garanzia del sostegno al percorso d'integrazione, sia eventualmente al fine di richiamare l'ambasciatore italiano a Minsk come già fatto da altri Paesi.
(5-05187)
(Presentata il 16 dicembre 2020)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 17 dicembre 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05187

  Dall'indomani delle elezioni presidenziali svoltesi in Bielorussia il 9 agosto scorso, l'Italia ha aderito alla posizione concordata al più alto livello dall'Unione europea che ne ha disconosciuto l'esito e ha richiesto la cessazione di ogni repressione, la liberazione dei detenuti politici, l'avvio di un dialogo tra Governo e opposizioni e la tenuta di nuove elezioni libere e regolari. Anche tramite le dichiarazioni dell'Alto Rappresentante UE, abbiamo espresso ripetutamente la nostra ferma condanna per le violazioni commesse dal regime del Presidente Lukashenko, chiedendo la cessazione di ogni violenza e indagini sugli abusi rilevati.
  Il perdurare delle violenze a Minsk ha motivato il nostro consenso all'adozione di due pacchetti di sanzioni individuali mirate (visa ban e asset freeze) nei confronti di un totale, ad oggi, di 55 individui, tra cui lo stesso Presidente Lukashenko, nonché appartenenti agli apparati di sicurezza e alla commissione elettorale, e ritenute a vario titolo responsabili, rispettivamente, delle repressioni e di frode elettorale. Un terzo pacchetto sanzionatorio ha ricevuto avallo a livello politico ed è attualmente in via di finalizzazione nei competenti gruppi di lavoro consiliari UE.
  L'Italia ha, inoltre, sostenuto il consenso dell'Unione europea, esplicitato nella dichiarazione del 24 settembre dell'Alto Rappresentante Borrell a nome dei 27 e nelle conclusioni del Consiglio Affari Esteri del 12 ottobre, secondo cui Lukashenko manca di «legittimazione democratica». Si tratta di una posizione politica chiara, che consente peraltro di non compromettere del tutto i potenziali canali di comunicazione con Minsk, evitando prese di posizione dalle implicazioni politiche e giuridiche incerte.
  Merita ricordare che Polonia e Lituania hanno richiesto a tutti gli Stati Membri di ritirare i propri Ambasciatori in segno di solidarietà, a seguito del richiamo dei rispettivi Ambasciatori loro imposto da Minsk (oltre ad un obbligo di riduzione del personale in sede). A tale proposito in ambito UE sono state concordate diverse iniziative, lasciando ai singoli Stati Membri la facoltà di determinare le modalità di espressione della propria solidarietà. L'Italia ha sostenuto alcune iniziative di sostegno pubblico alla solidarietà e coesione dell'UE, accettando in parallelo la richiesta polacca di assumere presso la nostra Ambasciata a Minsk la responsabilità del rilascio dei visti d'affari bielorussi per la Polonia.
  Sebbene alcuni partner UE abbiano effettivamente scelto di ritirare il proprio Capo Missione da Minsk, peraltro in via esplicitamente «temporanea» (sono tutti rientrati dopo qualche settimana), da parte italiana si è preferito evitare di contribuire ad una spirale escalatoria con il regime, anche allo scopo preservare la presenza ed il ruolo dell'Italia in Belarus. Una posizione analoga a quella dell'Italia è stata assunta da Svezia, Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Ungheria, oltre che dalla stessa Unione europea, la quale non ha fatto stato di contemplare il ritiro del Capo Delegazione a Minsk, proprio per mantenere la propria operatività nel Paese in questa fase molto delicata.
  È inoltre utile ricordare che il Governo italiano mantiene opportuni contatti con esponenti delle opposizioni bielorusse, come segnalato da ultimo dal cordiale e costruttivo colloquio avuto dal Sottosegretario Scalfarotto con i noti esponenti del Consiglio di Coordinamento delle opposizioni bielorusse, Svetlana Tikhanovskaya e Pavel Latushko.
  Con riguardo alla richiesta sui visti, l'ordinamento italiano non prevede una tipologia di visto specifica per consentire di far ingresso in territorio nazionale esclusivamente al fine di presentare domanda di protezione internazionale.
  L'esistenza o meno di tale tipologia (cosiddetto «visto umanitario» o «V.T.L. per motivi umanitari») è stata oggetto di un intenso dibattito in ambito UE in merito alla portata dell'articolo 25 del Codice comunitario dei visti, che prevede, in presenza di determinate fattispecie di urgenza, inclusi «motivi umanitari o di interesse nazionale», la possibilità del rilascio di un visto Schengen di breve soggiorno a validità territoriale limitata allo Stato Schengen emittente.
  La Corte di Giustizia dell'Unione europea in una pronuncia resa il 7 marzo 2017 [C-638/16 PPU] non ha tuttavia ritenuto conforme al diritto dell'Unione europea l'interpretazione secondo cui l'articolo 25 del Codice comunitario dei visti consentirebbe di presentare presso un'ambasciata o una rappresentanza consolare di uno Stato membro una domanda di visto al fine di poter viaggiare in piena sicurezza e legalità verso lo Stato in questione per poi presentarvi domanda d'asilo conformemente alla normativa nazionale.
  Allo stato attuale le autorità consolari italiane rilasciano V.T.L. per motivi umanitari ex articolo 25 in casi estremamente circoscritti, nell'ambito di progetti strutturati (cosiddetti complementary legal pathways) volti al reinsediamento in Italia di soggetti particolarmente vulnerabili, individuati in paesi di primo asilo con il coinvolgimento di UNHCR e OIM e spesso già presenti in campi di accoglienza da loro gestiti.
  Segnalo che non risultano al momento specifiche richieste di protezione umanitaria da parte di cittadini bielorussi. Continueremo comunque a valutare gli sviluppi della situazione anche al fine di favorire, in coordinamento con i partner UE, eventuali misure di accoglienza e protezione nei confronti dei cittadini bielorussi costretti a lasciare il Paese per sfuggire alla repressione.