ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05155

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 442 del 17/12/2020
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/12/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BORGHI ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 17/12/2020


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 15/12/2020
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 17/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05155
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Giovedì 17 dicembre 2020, seduta n. 442

   QUARTAPELLE PROCOPIO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Ahmadreza Djalali, un medico iraniano-svedese, ex ricercatore anche della Vrije Universiteit di Bruxelles e del Karolinska Institutet di Stoccolma e che ha lavorato anche presso il Centro di medicina dei disastri (Crimedim) dell'Università del Piemonte Orientale a Novara, è stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l'accusa di «spionaggio» ed è attualmente detenuto nel braccio della morte del carcere di Evin;

   Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz, con l'accusa, che già ad altri stranieri e cittadini con doppio passaporto è costata anni in prigione, di spionaggio per conto di Israele, e condannato a morte. Nelle prigioni iraniane ci sono, attualmente, almeno sei cittadini stranieri o con doppia nazionalità;

   Djalali ha sempre respinto le accuse a suo carico dicendo di essere stato punito per essersi rifiutato di diventare una spia. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, il processo è stato arbitrario e iniquo: l'imputato si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta. Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui «confessasse» di essere una spia per conto di un «governo ostile». Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati più gravi;

   intanto, le sue condizioni di salute sono preoccupanti: nell'ultimo anno, tre diversi esami del sangue hanno indicato che ha un numero basso di globuli bianchi. Un medico che lo ha visitato in carcere all'inizio del 2019 ha detto che deve essere visto da medici specializzati in ematologia e oncologia in un ospedale fuori dal carcere. Dal suo arresto il 26 aprile 2016, ha perso 24 chili e ora pesa 51 chili;

   la mobilità internazionale del mondo accademico in difesa dello studioso è forte: in Italia, all'Università del Piemonte Orientale, oltre 165 scienziati hanno aderito alla maratona accademica, in diretta streaming, per salvare Djalali, mentre Sir Richard Roberts, premio Nobel per la medicina 1993, ha raccolto più di 150 firme di altrettanti Nobel per chiederne la liberazione;

   l'Iran resta uno degli Stati con il più alto numero di esecuzioni di pena capitale annue. Già nel 2016, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che esprimeva seria preoccupazione per le numerose violazioni dei diritti umani in Iran. In particolare, la risoluzione delle Nazioni Unite aveva espresso «seria preoccupazione per l'allarmante alta frequenza e aumento della pratica della pena di morte», che viene utilizzata per crimini che non sono qualificati come reati «più gravi», nei confronti di minorenni, «in violazione delle garanzie riconosciute a livello internazionale», ed esortava la Repubblica islamica a porre fine all'«uso diffuso e sistematico della detenzione arbitraria» e a rispettare «gli standard del giusto processo» –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi internazionali e nelle relazioni bilaterali con l'Iran, per sollecitare la sospensione definitiva della condanna a morte di Ahmadreza Djalali e il suo immediato rilascio.
(5-05155)