Legislatura: 18Seduta di annuncio: 420 del 02/11/2020
Precedente numero assegnato: 4/04317
Primo firmatario: GIACHETTI ROBERTO
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 02/11/2020
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
- MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 02/11/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 22/12/2020 Resoconto FERRARESI VITTORIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA) REPLICA 22/12/2020 Resoconto GIACHETTI ROBERTO ITALIA VIVA
MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 02/11/2020
DISCUSSIONE IL 22/12/2020
SVOLTO IL 22/12/2020
CONCLUSO IL 22/12/2020
GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 7 dicembre 2019, sul sito www.leiene.it è apparsa una notizia riguardante una delle tante iniziative di disobbedienza civile sulla cannabis portate avanti dall'esponente del Partito Radicale e già deputata nella XVI legislatura, Rita Bernardini;
Rita Bernardini – si legge – trovata in possesso di 32 piante di marijuana sul balcone di casa sua, non sarebbe stata arrestata su indicazione del procuratore di Roma Michele Prestipino. L'obiettivo sarebbe stato quello di evitare la risonanza mediatica che quell'arresto avrebbe potuto comportare, essendo la Bernardini da anni impegnata in battaglie per la legalizzazione della cannabis;
a sostenere questa tesi è un carabiniere del Nucleo radiomobile della compagnia Roma Cassia, Enrico Sebastiani, che quest'estate eseguì in un primo momento l'arresto della ex parlamentare. Il militare avrebbe anche presentato un esposto alla procura di Perugia. In sintesi, questa sarebbe la sua versione dei fatti: i carabinieri in un primo momento avrebbero arrestato Rita Bernardini per aver violato il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti. Una volta giunta in caserma, però, le cose cambiano: il superiore di Sebastiani, che era tra i militari coinvolti nell'arresto, gli avrebbe ordinato di rilasciare la donna. Sempre secondo la ricostruzione del carabiniere Enrico Sebastiani, l'indicazione di rilasciare Rita Bernardini a piede libero sarebbe arrivata direttamente dal procuratore della Repubblica in persona. La paura del procuratore sarebbe stata la seguente: un arresto di quel tipo avrebbe provocato una grande risonanza mediatica, e dunque meglio evitare;
c'è un problema però: l'arresto di Bernardini, quando arriva l'intervento del procuratore Prestipino, sarebbe stato già «eseguito e comunicato» all'ex deputata. Si sarebbe però deciso di procedere in violazione delle regole, costringendo i militari ad accompagnare la donna al suo domicilio. Il militare Sebastiani avrebbe protestato per questa decisione, ricevendo il mese successivo un procedimento disciplinare laddove, invece, ad avviso dell'interrogante, il medesimo avrebbe dovuto ricevere un encomio. L'accusa sarebbe quella di essersi intromesso inappropriatamente nell'accordo preso dal procuratore con il suo superiore;
leiene.it riportano anche la reazione di Rita Bernardini sulla vicenda: «Sia chiaro, io sono dalla parte del carabiniere che ha protestato per il mio mancato arresto e sono contro la Procura di Roma che, violando la legge, da anni vanifica le mie disobbedienze civili per la legalizzazione della cannabis, in particolare, per il diritto effettivo di cura». L'ex parlamentare radicale sperava infatti in un arresto, come aveva spiegato il suo avvocato, Giuseppe Rossodivita, che è stato contattato da Le Iene telefonicamente, «in modo che la questione possa essere portata, attraverso il processo, al centro di un dibattito pubblico»;
«noi de Le Iene – è scritto nell'articolo – vi abbiamo raccontato la vicenda del mancato arresto di Rita Bernardini. "Sono stata denunciata a piede libero per la coltivazione di sostanze stupefacenti, 32 piante alte tra un metro e un metro e venti", aveva dichiarato l'ex parlamentare, portata in caserma. "Esprimo tutto il mio disappunto per la decisione della Procura di Roma di non procedere al mio arresto, come accade a tutti i cittadini che vengono sorpresi a coltivare marijuana. Così si usano due pesi e due misure e la legge finisce per non essere uguale per tutti"»;
l'ex deputato Tancredi Turco, il 1° aprile 2015, presentò l'interrogazione a risposta scritta n. 4-08661 che in premessa riportava il lungo elenco delle disobbedienze civili su hashish e mariujana condotte negli ultimi 20 anni da Rita Bernardini –:
se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se sussistano i presupposti di fatto e di diritto per un'iniziativa ispettiva presso la procura di Roma che non ha proceduto all'arresto dell'on. Bernardini.
(5-04920)
In relazione all'atto parlamentare indicato in oggetto, in cui si lamenta che la Procura di Roma, in persona del procuratore f.f. Michele Prestipino, avrebbe impedito ai Carabinieri di procedere all'arresto di Rita Bernardini – ex parlamentare del partito radicale – per coltivazione di sostanze stupefacenti, avendo trovato nel balcone di casa della ex parlamentare 32 piante di marijuana, si osserva quanto segue.
La circostanza del supposto mancato arresto sarebbe stata oggetto di protesta da parte di Enrico Sebastiani, militare che avrebbe voluto invece procedere all'arresto e che, secondo la prospettazione dell'interrogante «avrebbe avuto un procedimento disciplinare anziché un encomio».
I fatti sono stati inoltre ricostruiti in un servizio delle Iene, secondo cui l'arresto sarebbe mancato solo per voler del Procuratore della Repubblica di Roma.
Si chiede dunque se il Ministro della giustizia e il Ministro dell'interno siano a conoscenza, e se sussistano i presupposti di fatto e di diritto per un'iniziativa ispettiva presso la procura di Roma che non ha proceduto all'arresto dell'Onorevole Bernardini.
La nota della Procuratore Generale della Corte d'appello di Roma pervenuta in data 23 gennaio 2020 e corredata dalla relazione di servizio del Pubblico Ministero di turno per gli arresti il giorno di cui trattasi ha evidenziato che non vi è stato alcun coinvolgimento del dottor Prestipino nella vicenda, invece gestita dal sostituto procuratore della Repubblica dottoressa Giulia Guccione di turno in quella data.
È inoltre emerso che nessun arresto è stato impedito dalla Procura di Roma, né formalmente (in quanto, secondo il codice di rito, il pubblico ministero non ha potere di impedire gli arresti), ne sostanzialmente, essendo stati gli stessi superiori gerarchici del maresciallo Sebastiani dell'avviso di procedere alla denuncia a piede libero della Bernardini, come si procede usualmente nei casi in cui si tratti di mera coltivazione domestica, priva di proiezioni esterne.
Non appaiono pertanto violate disposizioni di legge o principi di diritto, ovvero elementi relativi a specifiche condotte negligenti o deontologicamente non corrette; non si ravvisano pertanto condotte disciplinarmente rilevanti dei magistrati coinvolti nella vicenda.